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Era ora!

Era ora! Aldo AVALLONE

Era nell’aria. E, aggiungerei, era ora! Finalmente il prode senatore fiorentino rende

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pubblica la sua uscita dal Partito Democratico. Un tira e molla che cominciava a stancare la pubblica opinione in fremente attesa. Dentro o fuori, fuori o dentro? Questo è stato per lunghi mesi il dilemma che ha attanagliato tanti compagni impedendo loro un sonno tranquillo. Prima del voto del referendum costituzionale aveva annunciato che in caso di sconfitta avrebbe abbandonato la politica. Ma poi, perché glielo hanno chiesto in tanti, è rimasto per il bene del Paese. Dopo l’elezione plebiscitaria di Zingaretti a nuovo segretario disse che avrebbe accettato con umiltà di essere un senatore qualunque. Che avrebbe dato il suo contributo al partito da una posizione di minoranza. Mai vista una tale generosità politica da par-

te di un leader di così alto spessore! Ma poi, recentemente, è successo qualcosa di sconvolgente: alla festa dell’Unità qualcuno, nemmeno tanti, ha cantato “Bandiera rossa”. Bandiera rossa? Sì, proprio l’inno dismesso che inizia con i versi: «avanti popolo alla riscossa». E questo è stato troppo. Il leader umile non poteva più rimanere nel partito dove si ricordava in maniera nostalgica il comunismo. Quell’ideologia atroce che predicava l’eguaglianza nella libertà.

Qualche voce malevola ha sussurrato che il senatore si sia offeso perché nel nuovo governo non c’è nessun sottosegretario toscano. Ipotesi, pure illazioni di chi gliel’ha pregiudizialmente con lui, di chi non ha mai compreso la sua grandezza. Come altri che sostengono che sia tutta una manovra politica da prima repubblica, un gioco di potere per contare di più sullo scenario politico.

Personalmente auguro le migliori fortune al senatore non più umile e al suo novello partito: che quando si voterà raggiunga trionfalmente il 3 per cento! È quello che merita. Nel contempo milioni di elettori di sinistra che vagavano nell’incerto limbo dell’astensionismo stanno provando a percorrere il sentiero, arduo ma convincente, della partecipazione.

E’ necessario che alla fine del cammino trovino una casa accogliente, dove chi la abita sia disponibile, ma davvero, ad ascoltare le proposte di tutti per poi tradurle in un programma politico chiaro e di sinistra.

È questa la vera sfida che attende il Pd e tutte le forze progressiste del nostro Paese.

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