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Andanti con la perifrastica passiva
Politica
Andanti con la perifrastica passiva
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Antonella GOLINELLI
Quindi Richetti è uscito. È andato con la perifrastica passiva. Dice che non si discute più nel partito. Dice che si decide al vertice e basta. Ohi. Parliamone.
Sentite le varie esternazioni dei giorni scorsi fino ad arrivare a oggi (12 settembre) il giovane modenese comincia lamentando la mancanza di democrazia interna, che detto da un renziano di ferro fa anche un po' ridere e tradotto significa “non mi ba-
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da più nessuno”, dice che non ha mai votato in dissenso dal partito (e qui, perdonatemi, ma non gli credo nemmeno morta. Non è uno dei 101? Non ci credo), che anche stavolta si è astenuto e non ha votato contro (una di quelle posizioni ambigue e inutili che si esercitano per avere visibilità). Oggi lamentava il cambio delle linee del partito senza discussione. Come senza discussione? Non c'è stato un congresso e ha vinto Zingaretti? Mi pareva cosi.
Che poi voglio dire, se durante i congressi non si discute, non è che puoi incolpare agli altri. Noi, parte consistente interna ed esterna al partito, lo diciamo da sempre che non va bene. Quindi mi faccia capire il modenese: quando lo dicevamo noi, e- rano sciocchezze e #adesso invece son problemi seri? Di natura politica e formale? Di coscienza? Siamo sicuri? Perché è una posizione un po' bislacca.
Ma andiamo avanti. “dove sono finite tutte le posizioni della Leopolda, la legge e- lettorale del sindaco d'Italia,... ecc. ecc.”
Lo saprà il buon Richetti che la Leopolda non era un congresso ma una riunione correntizia, oltre a tutto non si sa ancora oggi chi la finanziasse? Si sarà reso conto che la linea tardo blairiana è finita nel dimenticatoio? Direi di no. Ce l'hanno in mente ancora lui, Veltroni e Prodi. Pensa te!
Insomma, alla fine va nel gruppo misto a rappresentare più Europa. Per ora da solo. Il che fa un po' ridere, considerato il governo più europeista io abbia mai visto. Negli uomini e nei termini. Considerato Gentiloni commissario europeo all'economia. Confesso di avere difficoltà a capire. Voi?
E oggi salta fuori la chicca! La federazione di Modena chiede il rientro delle quote. Il signorino si difende asserendo che Zanda (tesoriere del partito) dice che per lui è tutto a posto. Non lo metto in dubbio. Solo che non c'è solo il livello nazionale
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(25,000€ in cinque anni). Ci sono anche i livelli inferiori, il regionale, il provinciale. Gli eletti finanziano il partito in quota parte. È sempre stato cosi per gli iscritti. Solo che salta fuori che il baldo non versava da tempo, nemmeno le quote da consigliere regionale. Insomma, salta fuori una cifretta consistente. Una di quelle cifre che salvano il bilancio di una federazione. O almeno lo sostengono.
Mi viene in mente quando Bonifazi (allora tesoriere) chiese le quote a Grasso, non iscritto. Gli strali delle anime belle, dei puristi. Pagine e pagine di inchiostro. Invece per lui no. Tutti versavano le quote lui no. Il più bello. C'è una scrittura privata per queste vicende (fidatevi. Lo so), solo i consiglieri dei comuni più piccoli sono esentati dal contributo, dati gli importi veramente irrisori. Chissà come finisce sta storia. Mah.
Cosi il signorino, sempre a camicia aperta sul villoso petto, segue Calenda e va nel gruppo misto a rappresentanza di un gruppo liberal liberistico. Se queste sono le premesse e le promesse...
A questo punto però avrei una domanda per Bonifazi: Calenda le quote le ha versate? A partire da quando faceva la feluca europea, dico, finendo da ministro. Non che fosse iscritto, ma dignità vuole che se si chiede il contributo ai non iscritti lo si chieda a tutti gli incaricati.
O no?
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