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Contratti e programmi
Politica
Contratti e programmi
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Umberto SCOTTI DI UCCIO
So già cosa obietteranno i puristi: si devono guardare i contenuti. Ma questa, dico io, è una frase fatta, perché vengono prima le cose più semplici. Partiamo ad esempio dal conteggio dei caratteri, spazi inclusi: 125516 e 22118. I documenti si trovano facilmente online nel formato integrale, provare per credere: il Contratto tra M5S e Lega straccia il Programma del Governo M5S-PD. Non c’è discussione, vincono loro, quelli di prima, hanno scritto quasi sei volte di più. Se poi confiniamo l’attenzione alla Scuola, il tema di cui mi occupo di solito in questi miei commenti, la situazione si fa ancora più pesante: 3848 a 514, sette volte e mezzo di più. Non c’è partita.
Siccome ho una certa età, un occhio alla forma lo dedico volentieri. La prosa delContratto è verbosa, pesante, approssimativa. Scade nel lessico (non se ne può piùdell’accostamento tra studenti e polli), è imprecisa nella sintassi (se ne accorge per-
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fino il correttore word), tenta vanamente di essere colloquiale e invece è noiosa; purtuttavia, non mancano slanci di ottimistico idealismo. Nel Programma, d’altro canto, regna l’anacoluto, la sintesi schematica che piace tanto ai tecnici, il puntoelenco. La forma è tanto stringata da essere ansiogena, carica il lettore di aspettative deluse, lo riempie di dubbi e, infine, di tristezza. Non c’è dubbio: il Conte 2.0 (“A volte ritornano”) non somiglia al primo Conte, al punto da chiedersi: è farina del suo sacco? Ha copiato? Ha riletto prima di firmare?
Ma andiamo pure avanti: passiamo all’analisi teleologica. No, prima un inciso: i miei colti lettori avranno di certo capito che scherzo. Mettere parole difficili è necessario per far finta di avere pensieri profondi; in realtà, non ne ho. I documenti di cui parlo, inoltre, non hanno molto di filosofico, men che meno una visione finalistica, e il massimo che possiamo concedere è un carattere di suggestione. Parliamo dunque di questo: il Contratto suggerisce che l’estensore abbia adoperato molte parole per nascondere la mancanza di un disegno complessivo; il Programma, al contrario, che per nascondere la mancanza di un disegno complessivo lo scrivente abbia usato meno parole possibili.
Avendo gettato inutilmente lo sguardo in avanti, volgiamolo indietro. Leggere tutti i programmi dei Governi passati è lavoro da storico e non l’ho fatto; ho dato però una scorsa, consultando Wikipedia, all’elenco dei Ministri della Pubblica Istruzione e successivamente del MIUR, dai tempi del Regno d’Italia ai giorni nostri. Se tanto mi dà tanto, i Ministri dovrebbero rappresentare l’incarnazione dei programmi. Diciamolo chiaramente: fa molta tristezza confrontare Gentile, De Sanctis, Croce, Scalfaro, Spadolini, Mattarella, De Mauro (per citarne solo alcuni) con le figure recenti.
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Veniamo così, tra il serio e il faceto, al pianto rituale. Nei documenti e nei discorsi ufficiali, i Governi di questa legislatura citano la Scuola come elemento strategico per lo sviluppo del Paese, ma non si vede alcuna strategia e non sembra facile costruirla, perché i partiti di Governo partono da posizioni contrapposte: il PD a difesa della “Buona scuola”, il M5S contro. La sintesi toccherebbe al Ministro Fioramonti, ma per il momento parla solo di merendine e di Finlandia. E’ evidente: come gli studenti che non hanno preparato la lezione, cerca di cambiare argomento.
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