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La Sinistra che verrà
Politica
La Sinistra che verrà
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Aldo AVALLONE
Appena due settimane fa, in un’intervista al Manifesto, Arturo Scotto, coordinatore di Articolo 1, ha avanzato la proposta di una costituente di sinistra per la creazione di una nuova forza politica “socialista e laburista”. L’idea di Scotto da sempre è il nostro progetto. Perciò abbiamo seguito con grande attenzione il dibattito che ne è scaturito e faremo altrettanto in futuro. Sul tema sono intervenuti dapprima Roberto Speranza e, qualche giorno dopo, in un’intervista a Repubblica, Pierluigi Bersani che ha chiesto al Partito Democratico “un gesto politico forte e generoso. Un
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passaggio creativo. Senza inseguire equilibrismi centristi”. Noi crediamo che una nuova forza che rappresenti i valori socialisti e laburisti sia non solo auspicabile ma assolutamente necessaria. Riteniamo che, al momento, non sia importante la forma che questo nuovo soggetto dovrà assumere né il nome che potrà adottare. Sappiamo bene che soprattutto le forze più forti e strutturate che ne dovrebbero far parte avranno al loro interno grandi o piccole resistenze, che o- gnuno difenderà più o meno giustamente le proprie peculiarità, che non sarà facile trovare una sintesi alle diverse anime della sinistra che, negli ultimi anni, ha manifestato maggior propensione alla differenziazione che all’unità. Per superare le riluttanze, l’unica via percorribile è ripartire dai valori e dai programmi. L’eguaglianza, la solidarietà, l’antifascismo, i diritti sono valori unanimemente condivisi. La base elettorale della sinistra nel nostro Paese è sempre stata più unita dei loro rappresentanti; le piccole e grandi scissioni avvenute negli anni scorsi non hanno mai trovato approvazione da parte degli elettori che le hanno percepite solo come operazioni di facciata, tese a mantenere potere e poltrone. Difficile non credere a questa lettura. Milioni di voti sono stati persi, andati a ingrossare le file sempre più vaste dell’astensionismo. L’IPSOS in uno studio pubblicato subito dopo le elezioni politiche del marzo 2018 scrive che “I flussi di voto evidenziano innanzitutto la disaffezione di una quota rilevante dell’elettorato di centrosinistra, poiché oltre un quinto degli elettori della coalizione Bersani 2013 ha deciso di astenersi”. Sempre secondo l’IPSOS, il PD è il partito che ha subito il travaso maggiore di voti. Il già citato 22 per cento di chi lo aveva votato nel 2013 avrebbe preferito astenersi; il 14 per cento sarebbe passato al Movimento 5 Stelle e il 7 per cento avrebbe scelto Liberi e Uguali. In valore assoluto il PD ottenne alla Camera dei deputati, nel 2013, circa 8 milioni e 650mila voti mentre SEL raggiunse quasi il milione e centomila voti. Nel marzo 2018, il PD ha ottenuto, sempre alla Camera, quasi
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6milioni e centomila voti e LEU quasi un milione e centomila. Appare evidente che il risultato di SEL e LEU è similare mentre al PD mancano all’appello oltre 2 milioni e 500mila voti. A questi, naturalmente, vanno sommati quelli persi negli anni precedenti. Noi crediamo che questi milioni di elettori di sinistra abbiano scelto la via dell’astensione (o, in misura minore, del voto ad altri partiti) in quanto non hanno ritrovato nel PD (e negli altri partiti di sinistra) un’offerta politica che li soddisfacesse. La segreteria Renzi ha definitivamente affossato ogni speranza di politiche di sinistra da parte del Partito Democratico. Ebbene, la nascita di “Italia Viva” rappresenta l’occasione, forse l’ultima, per provare a dire e a fare qualcosa di sinistra nel nostro Paese. Il colossale equivoco di un democristiano alla guida del maggior partito progressista italiano è finalmente risolto. Liberato da questo vincolo, il PD potrà iniziare a ripercorrere la strada che abbia come meta un partito rinnovato, maggiormente attento alle esigenze del lavoro che a quelle dell’impresa. Il primo passo è stato fatto. Ora si tratta di compiere il passo successivo che, secondo noi, va nella direzione di quanto indicato da Scotto, Speranza e Bersani. Gli elettori di sinistra chiedono unità: che tutti i soggetti interessati, partiti, associazioni ambientaliste, sociali, civiche, si siedano intorno a un tavolo e comincino a parlare di programmi. Un sondaggio Demopolis di qualche giorno fa indica il lavoro come principale problema sentito dai cittadini. Si potrebbe certamente partire da questo tema, discutendo di nuovi lavori, di precariato, di contratti e di diritti. Poi si dovrebbero affrontare questioni altrettanto importanti: il diritto alla salute, l’istruzione pubblica, il fisco, le autonomie regionali, l’etica. Siamo sicuri che su questi temi possa esserci convergenza di idee e proposte. Solo in seguito si potrà discutere del contenitore politico che dovrà farsi carico di portare avanti tale programma: che sia un’alleanza, una federazione o qualcosa di completamente nuovo, poco importa. Ciò che conta è che questa forza possa recuperare i milioni di voti
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persi per strada per inseguire politiche centriste che, nel corso di questi ultimi anni, hanno completamente disatteso i bisogni delle fasce più deboli della popolazione. È davvero sconvolgente come queste istanze siano state intercettate dalle forze di destra per aumentare il loro consenso. È una responsabilità storica che i partiti della sinistra si porteranno addosso e alla quale occorrerà porre rimedio.
Il nuovo governo, nato dall’urgenza e dalla necessità di contrastare la destra, rappresentaun’opportunità.
Nessuno si nasconde la difficoltà di una collaborazione con il Movimento 5 Stelle
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che ne è il maggior azionista, né con la neonata formazione renziana che vorrà farpesare i suoi voti in Senato.
Ma un immediato ritorno alle urne consegnerebbe il Paese alla destra con prospettivedavvero scoraggianti.
Allora adoperiamo questo tempo per costruire un nuovo soggetto politico unitariodi sinistra.
Che parli ai ceti popolari, ai lavoratori, agli studenti, a tutti coloro che negli ultimianni sono stati dimenticati.
Che si confronti con le organizzazioni sindacali che non sono nemici da abbatterecome credeva qualcuno.
Che riparta dalla scuola e dalla sanità pubblica.
Che, soprattutto, non si chiuda nelle stanze del potere, metta da parte i social e tornisui territori ad ascoltare la voce delle persone e i loro bisogni.
Progetto ambizioso ma se si riuscirà a realizzarlo allora i milioni di voti dispersitorneranno finalmente a casa.
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