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Perché non aumentare l’IVA
Perché non aumentare l’IVA
Aldo AVALLONE
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Economia
Il governo è alle prese con la manovra economica 2020. Sui giornali si legge di tutto un po’ ma l’unico argomento che sembra interessare i media è se si riuscirà o meno a scongiurare l’aumento dell’IVA imposto dalle clausole di salvaguardia. Clausole di salvaguardia che dal 2011 ogni governo si trascina dietro come un macigno e che impediscono qualsiasi prospettiva di reale sviluppo. Si cercano ventitré miliardi di euro, non proprio noccioline. Il primo ministro Conte annuncia di averli trovati (fortunato lui!) subito smentito dalle opposizioni. Insomma questa vicenda dell’aumento dell’IVA sta, di fatto, bloccando il dibattito su tutta la legge di bilan-
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cio 2020 che dovrebbe avere altre priorità. Innanzitutto la riduzione del cuneo fiscale, di cui dovrebbero beneficiare i lavoratori a reddito medio-basso. Quindi, tutte quelle misure necessarie allo sviluppo: dagli incentivi all’assunzione agli investimenti per opere pubbliche, dalla messa in sicurezza degli edifici scolastici al risanamento ambientale. Siamo davvero così sicuri di voler usare questi ventitré miliardi per bloccare l’aumento dell’IVA? Nel dibattito in corso si leggono alcune soluzioni per recuperare i fondi. Ad esempio, aumentare l’IVA di due punti sui prodotti tassati al 10 per cento se acquistati in contanti, mentre si otterrebbe uno sconto di un punto percentuale se pagati con sistemi tracciabili. Sembra un approccio accettabile tendente a recuperare una parte di evasione fiscale. Ma sicuramente non sufficiente a reperire tutte le risorse necessarie.
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Allora, c’è da chiedersi se non sia il caso di liberarsi di queste clausole una voltaper tutte.
La soluzione è semplice: abbassare l’IVA su tutti i generi di prima necessità e aumentarlasu tutti i prodotti di lusso quali gioielli, liquori, auto di grossa cilindrata,barche, eccetera.
Se ne può cominciare a discutere o è una proposta troppo di sinistra?
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