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Il Grande Buio

Etica

Il Grande Buio

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Umberto SCOTTI DI UCCIO

Come tutti i ragazzi del mondo, quarant’anni fa ero preso dall’entusiasmo e trascuravo la realtà; per esempio, ero assolutamente convinto di essere immortale, sulla base di un ragionamento di stampo epicureo. Ora sono invece convinto di quello che si dice in giro: pare che debba morire anche io. Non so esattamente quando, spero manchi molto tempo perché sto bene e me la spasso, ma la faccenda è certa: non scamperò alla morte. Nessuno può. Dunque certamente morirò, ma non so come. Spero che il trapasso sia lieve, che avvenga mentre dormo e sogno di attraversare un bel prato, mano nella mano alla compagna che ho appena baciato la sera prima, diretto a un picnic con i miei figli e tanti amici. Conto di arrivare a quel momento dopo aver speso tutto ciò che ho da

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spendere, perché dopo la morte è meglio viaggiare leggeri. Spero di arrivarci ancora dritto sulle gambe, alla conclusione di una vita serena. Ma ahimè, non è affatto scontato che vada così; la sofferenza esiste. Molti attraversano un lungo percorso di malattia e di dolore, perché non io? E se toccherà a me, cosa mi resterà da desiderare? Tranquilli, questi non sono pensieri tristi, sono pensieri normali sulla condizione umana; li ho voluti personalizzare solo per mettere a fuoco la questione, che ora affronto con spirito pratico. Ecco il punto: che diritto possiamo conservare di fronte all’ineluttabilità della morte? Più precisamente: che diritto chiediamo che lo Stato ci garantisca? C’è un codice morale largamente condiviso, indipendente dalla formazione culturale e dal credo religioso: il rispetto delle ultime volontà. Questo principio è la risposta più forte e immediata alla domanda: che resterà di noi? È un vincolo che contraiamo con i nostri cari; è un patto di solidarietà. È un contratto assicurativo della nostra dignità. Come tutti i diritti, anche questo è moderato dalla legge, in modo vario da Paese a Paese. In Italia, il rispetto delle ultime volontà non include la determinazione al suicidio; insieme a tanti altri cittadini che non conosceremo mai, ne hanno fatto le spese Piergiorgio Welby e Fabiano Antoniani, alias DJ Fabo, che hanno intrapreso una lunga e coraggiosa battaglia anche allo scopo di rendere emblematica la loro esperienza. Ed eccoci alla cronaca: la Corte Costituzionale ha sancito la non punibilità di Marco Cappato, che aveva accompagnato DJ Fabo in Svizzera per praticare il suicidio assistito. Di più, la Corte ha vincolato il Parlamento a legiferare sul tema. Considero in modo molto positivo questa sentenza: le parti politiche hanno rimandato vigliaccamente il tema troppo a lungo e ora dovranno schierarsi in modo e-

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splicito. Vorrei allora aggiungere al dibattito sull’interruzione assistita della vita u- na considerazione personale, che viene dalla mia formazione scientifica. Appena una cinquantina d’anni fa, la discussione non avrebbe avuto alcun senso. Infatti, il problema non ha nulla a che fare con “il corso della Natura”; ha piuttosto a che fare con le tecnologie che mettiamo in campo “contro” il corso della Natura. Oggi le macchine possono tenere artificialmente in vita corpi gravemente compromessi; già è una pratica frequente, ma non c’è motivo di escludere che in futuro diventi quasi una routine. In questo contesto, chiedo: è realistico immaginare un codice etico eterno e indipendente dal progresso scientifico? Ha senso cercare nell’esperienza antica le risposte a problemi morali nuovi? Eppure, è ciò che molti fanno, in modo esplicito o implicito. Infine, la domanda cruciale. Supponiamo che a me andrà male e mi toccherà un percorso molto doloroso. L’opzione naturale (smettere ogni cura e aspettare) è praticabile, ma crudele. Restano due possibilità messe a disposizione dalla tecnologia: da un lato la morte che descrivevo, quel sogno d’amore nel prato; dall’altro lo stillicidio, sedato e attaccato a un marchingegno infernale. Per conto mio, non ho dubbi: scelgo il prato, sapendo che la maggioranza degli Italiani la pensa come me (http://www.today.it/politica/sondaggi-testamento-biologico.html). Spero che il Parlamento trovi la forza di rappresentarci in modo corretto ed equilibrato.

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