2 minute read

Dalla parte della vita, della generazione e della cura

Next Article
Il Grande Buio

Il Grande Buio

Donne

Dalla parte della vita, della generazionee della cura

Advertisement

Antonella BUCCINI

29

C’è stato un tempo in cui il mondo era governato dalle donne. Lo racconta Ginevra Bompiani ne “L’altra metà di Dio”, ambizioso e sostanzioso testo che scava come e più di un archeologo nella ricerca dell’origine del nostro immaginario. E lo percorre attraverso tre figure, a noi contemporanei affini: la distruzione, la punizione e la mistificazione. L’indagine muove da una rinnovata lettura della Genesi, dall’analisi degli archetipi greci con incursioni nella Mesopotamia, tutti elementi fondanti della nostra civiltà, per svelarci i contorni di una società matrilineare, fiorente nel neolitico, pacifica, dove gli uomini non opprimevano le donne e le donne gli uomini. Entrambi veneravano una divinità femminile, la Grande Madre. Questa civiltà scompare con l’avvento del patriarcato mutuato dalla religione e dalla scrittura che deforma le Storie, quelle dei vinti, fino a declinare la Storia, che diventa unica, quella dei vincitori. Nonostante l’autrice ci mostri un’ulteriore e diversa versione narrata nella Genesi, la tradizione giudaico cristiana che si afferma ci racconta di Eva colpevole del suo slancio naturale alla conoscenza e di Lillith che si ribella al dominio sessuale di Adamo, libera poi, ma demoniaca. Le donne sono dunque responsabili di tutti i mali del mondo, il loro peccato è la conoscenza e la sessualità. Gli uomini trascinati nell’abisso sono incaricati di infliggere il castigo. E’ possibile, tuttavia, che il dominio dell’uomo, che avvolse in una sorta di oblio quel tempo preistorico, non sia riuscito a tacitare per sempre la paura nei confronti della donna ancora oggi incarnazione di quella divinità, quella grande madre che ha governato nella pace un mondo cancellato. Emblematica, pur essendo una storia greca che testimonia il passaggio tra diritto materno e paterno, è l’avventura di Bellerofonte. L’eroe, per una serie di vicende, chiede aiuto a Poseidone al fine di sopraffare con le sue acque la Licia, paese degli Xanti. Il popolo chiede a Bellerofonte di essere

30

risparmiato ma l’eroe non si placa. “Allora le donne gli muovono contro con le vesti alzate e la vista del loro sesso nudo lo riempie di tale terrore che gira i tacchi e scappa, tirandosi dietro le acque come lo strascico di una sposa in fuga”. La Paura, dunque, un’efficace e plausibile chiave di lettura, di tutta quella violenza esplicita o surrettizia subita dalle donne nel corso dei millenni. Del resto la mortificazione inflitta al femminile non sembra esaurire la propria funzione in una strumentale sottomissione ma assolve all’ulteriore mandato di rassicurazione e conferma dell’identità maschile. Un racconto dunque destinato a incidere sulla riflessione collettiva, fortemente partecipato dall’autrice che non si sottrae fornendo suggestioni della propria esperienza personale e che si augura, alla fine, e noi con lei “che le donne, aiutate dagli uomini, prendano la terra in mano e la riportino verso la vita. Perché la donna, al minimo dei suoi attributi, è dalla parte della vita, della generazione e della cura, qualità che ci sono ora indispensabili”.

31

This article is from: