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La falsa ineluttabilità della vittoria della destra

Politica

La falsa ineluttabilità della vittoriadella destra

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Aldo AVALLONE

Un sondaggio Demopolis, pubblicato il 30 ottobre scorso, riporta le intenzioni di voto degli italiani in caso di eventuali elezioni politiche. La Lega è data al 33%, il PD al 19, il M5S al 18, Fratelli d’Italia all’8,5, Forza Italia al 6, Italia Viva al 5,8, LEU al 2,5. L’affluenza sarebbe al 70%. Eseguendo due semplici addizioni risulta che lo schieramento di centrodestra (Lega, FdL, FI) raggiunge in totale il 47,5% mentre una compagine formata da tutte le forze che appoggiano l’attuale governo arriva al 45,3%. Lo scarto, quindi, è di soli 2,2 punti percentuali. Questi numeri che, ripetiamo, rappresentano soltanto intenzioni di voto al 30 ottobre, mostrano un

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Paese diviso a metà. La prima considerazione da fare è che la narrazione comune di una destra straripante in caso di competizione elettorale è totalmente falsa. La seconda, che le forze politiche alternative a questa destra, egemonizzata dall’estremismo salviniano, per avere qualche chance di vittoria devono presentarsi unite. Ovviamente non è possibile prevedere se e quando si andrà a nuove elezioni né, fattore rilevante, con quale legge elettorale si andrà al voto. La scadenza della legislatura è al 2023 e ci si augura che possa giungere al suo termine naturale. Due punti percentuali non sono nulla e possono essere facilmente recuperati attraverso un’efficace azione di governo. Il tempo sicuramente c’è, a patto che si remi tutti nella stessa direzione, mettendo da parte egoismi e protagonismi esasperati. La manovra economica in fase di definizione, dati i presupposti, rappresenta un buon compromesso tra le esigenze di bloccare l’aumento dell’IVA, previsto dalle clausole di salvaguardia, e investire risorse a favore dei servizi ai cittadini come, ad e- sempio, lo stanziamento di due miliardi aggiuntivi al fondo sanitario nazionale. Il sondaggio Demopolis, cui abbiamo fatto riferimento, indica anche il gradimento degli italiani nei confronti di alcune misure della legge di bilancio 2020. Ebbene, il 74% degli intervistati si è dichiarato a favore della riduzione del cuneo fiscale che consentirà un lieve aumento nelle buste paga dei dipendenti con un reddito inferiore ai 35mila euro. Inoltre, il 66% si è detto favorevole alla scelta di puntare sui pagamenti elettronici, a condizione di rivedere i costi di commissione da corrispondere alle banche. Significa che il governo si sta muovendo nella giusta direzione e ci si augura che nei prossimi mesi, con maggiori risorse a disposizione, possa adottare ulteriori e ancora più efficaci misure che vadano incontro alle esigenze delle classi più disagiate. Sarebbe un’inversione di rotta significativa rispetto al precedente esecutivo e consentirebbe di recuperare facilmente i 2 punti percentuali che, ad oggi, dividono i due schieramenti.

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