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Gran Bar Vares reloaded
Satira
Gran Bar Vares reloaded
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Antonella BUCCINI
Con particolare accortezza Gino affondava il cucchiaino nella panna. “Questo è caffè, dio bon” sussurrò senza sollevare lo sguardo dalla tazzina imbrattata. “Altro che quei puzzoni di napoletani….l’acqua…. l’aria…. paisà! Venite a Vares per un caffè fatto ad arte! Ti pare?” chiese al Palestra seduto di fronte che, immerso nella lettura della terza pagina del Gazzettino, muoveva le labbra come quando si prega in solitudine. “E poi non mi venite a dire che al sud qua… e…. là” continuò Gino lappando un ricciolo di panna sul labbro, “cioè noi qui, se ci mettiamo, le cose le facciamo per bene, noi abbiamo voglia e laurà dio bon! Mica come quei terrun che stanno a scaldare le ciapp al sole e si prendono i nostri dané Ti pare?” chiese ancora. Aveva finito la panna e il risucchio che fece per bere il caffè distolse il Palestra dal giornale. “Ma che stai a cianciare, testina! Invece di leggere il giornale… già ma tu di poli-
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tica che capisci… un cazzo capisci! Paisà terrun…. Lo sai che ha fatto il capitano? Lo sai ciaparatt?” provocò il Palestra mentre si sistemava il colletto della camicia hawaiana gettando uno sguardo alla statuina della Vergine Maria collocata proprio all’ingresso del Gran Bar Vares. Gino succhiò l’ultima goccia di caffè scuotendo la testa per dire no. “ Il capitano ha smontato la Segre, hai capito gnurant!” disse gongolante il Palestra. “Cioè?” “Il nostro grandissimo capitano è un difensore della libertà, non vogliamo bavagli noi!” “Certo e neanche lenzuola, ti ricordi tutti quelli che abbiamo fatto strappare dai balconi di quei fottuti comunisti?” “Te se propri un pirla! Noi siamo contro il razzismo, le discriminazioni, l’antise… “semino” si introdusse Gino “Antisemitismo”…. corresse il Palestra sollevando gli occhi, questa volta, direttamente al cielo “Si si volevo dire proprio quello, siamo contro gli ebrei….” “Ma va a dà via el cu!” sbottò il Palestra “Scusa e allora perché quel… come si chiama…Lenrter…. Lerna…” “Lerner” intervenne il Palestra “Si proprio lui, perché lo volevamo cacciare a Pontida quando è venuto a romperci i maroni, quell’ebreo nasone…” “Ma che c’entra. Lo volevamo cacciare perché con il suo giornalone dice tutte falsità su di noi, ecco perché. Non siamo contro gli ebrei, noi. Certo, a volte esagerano, proprio come la Segre, per esempio” rispose il Palestra. “Perché? Scrive pure lei sui giornaloni?”
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“No, che dici. Ha voluto la commissione. Una commissione che deve decidere chi è razzista e chi no. Ma il nostro capitano si è fatto sentire, eccome se si è fatto sentire” “Che ha fatto?” “Ha detto chiaro e tondo: chi è il giudice? Chi stabilisce chi è razzista? No perché se sono questi qua, i poltronari, non ci sto, ha detto. Magari qualche fighetta comunista viene a dirci che “prima gli italiani” è razzista. E no bello mio, gli italiani vengono prima di questi quattro negher morti di fame” concluse il Palestra con la stessa soddisfazione di Gino dopo la panna e il caffè. “E quindi?” “Quindi nisba! Non abbiamo votato per la commissione e quando hanno applaudito la Segre e si sono alzati in piedi noi non ci siamo mossi. Li belli seduti, indifferenti! Viva la libertà! “E certo, mica poi ti puoi alzare in piedi per tutte le sciure!….”
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