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Tutta un’altra storia. Almeno speriamo
Politica
Tutta un'altra storia. Almeno speriamo
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Antonella GOLINELLI
Sono a Bologna all'iniziativa del PD a palazzo Re Enzo. Non c'ero mai entrata. Nemmeno in Sala Borsa. Sono finalmente riuscita accompagnando un'amica che viene da lontano. Bene cosi.
Il tempo è orribile ma non abbiamo niente di meglio da offrire al momento.
Già ieri sera è andata bene che le 6000 sardine (che poi erano quasi 11000) non si sono infradiciate di pioggia.
Certo al PalaDozza non l'hanno presa benissimo, nemmeno i vivaisti ho visto sul web entusiasti del successo. Va a sapere perché. #mognint
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Nell'attesa cominci il fatto scorro il FB e vedo le polemiche innescate dal tuìt del Matteo verde: se vinciamo noi gli ospedali saranno aperti la notte, il sabato e la domenica come in veneto. Che io dico, I say: come ti viene in mente di sparare una roba cosi? Qui? Che siamo pieni di cliniche universitarie? Di eccellenza pure! Forse si riferiva agli ambulatori, forse alla diagnostica (piuttosto avanzata tra l'altro), non saprei dire. Ma sono altro rispetto al concetto di ospedale. Non è che ti ricoverano nella TAC.
Questa la metto da pari a “abbatteremo il secondo muro di Berlino”. Io qui ci sono nata, dei gran muri non ne ho mai visti. Ma potrei essere un fantasmino e passarci attraverso. Chi può dirlo?
Il saluto dei tre caballeros, segretario cittadino di Bologna, segretario regionale e sindaco di Bologna. Quest'ultimo fa un riferimento alle opportunità e ai meriti delle donne. E sono tutti uomini. Ma non suona strano anche a voi? Mah! A me fa strano.
Segue la presentazione di chi l'ha organizzata questa faccenda, Gianni Cuperlo, che non manca l'occasione di una frecciatina al fenomeno, quel vivaista che vuole darsi al prosciugamento.
Franceschini, reduce da Venezia che evoca, ripercorre i tempi della crisi agostana, quella del Papeete per intenderci.
Qui si parla di anni 20 e dei paralleli fra quelli del secolo scorso e i prossimi venturi. Parallelismi impressionanti cui bisogna mettere argine. Bisogna mettere argine.
Il punto qui è immaginarselo come farlo e come trovare un pensiero diffuso e largamente condiviso (nda-io).
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Il ministro parla di caratterizzarsi come “forza tranquilla”... ohi... come si può essere tranquilli? Ma nemmeno pacati.
Parliamo di curdi con Hazal Koyuncuer. Ancora i curdi soffrono. Ricordo un'iniziativa alle Cappuccine di Bagnacavallo. Invitata una sindaca curda. Ci raccontò una vita terribile. Questo ancora prima degli otto anni di guerra in Siria, prima ancora di Erdogan. Sto parlando di una dozzina di anni fa, forse qualcosa in più. E siamo ancora messi cosi.
Prosegue la sfilata di rappresentanza: dipendenti in bilico lavorativo, giovani. Certo negli anni si sono azzerati interi comparti produttivi, l'edilizia per esempio, nel silenzio più totale. Ora, finalmente, si parla di lavoro perso, in pericolo e di mancanza ci prospettiva, sarà il cambio di segretario? Certo che da Sherwood si guarda con interesse almeno ai titoli. Magari sarebbe stato interessante e apprezzabile non mandarci a Sherwood.
Si legge la Segre. Parole strazianti di una sopravvissuta. Che orrore. Quanto orrore raccontato. E il pensiero corre ai quei quattro scarabocchiati esaltati da un potere che non hanno. Che vorrebbero ma non hanno. #mognint
Zingaretti ricorda la professoressa dall'aria sospesa per 20 giorni dall'insegnamento per la consegna di una ricerca di storia. Dagli esiti di questa ricerca. Ricordate la vicenda?
Blocco successivo. Si parla di donne. Finalmente un palco pieno di donne. Almeno su questo argomento. Però si compie un errore oramai antico. Si paragona e si accomuna la discriminazione di genere con la discriminazione verso gli immigrati. Sono tutti soggetti deboli ma sono vicende diverse da trattare, entrambe, con molta attenzione d molta abnegazione senza mischiare problemi e mancate soluzioni.
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Poi parla Giovannini, ex ministro del lavoro, su slides impressionanti. Parla di previsioni più che azzeccate, tutte nefaste sia chiaro. Vedremo, anche se sono quasi propensa che andrà peggio di cosi. Perchè siamo comunque troppi, troppo impoveriti e troppo impauriti. Sto parlando del globo terracqueo. Anche lui.
Ignazi. Analisi lucida anche se, a mio modesto avviso di ignorantona silvana, già datata vista la effettiva liquidità del momento politico. Ed è effettivamente difficile elaborare un progetto politico avendo dati sempre in evoluzione.
Poi Gualtieri. Lucido ed efficace. Ha rivendicato con orgoglio l'essere riuscito a trovare i 23 miliardi per la sterilizzazione dell'IVA. Confesso che mi è piaciuto. A pelle mi è piaciuto. Che non è scontato.
E allora ho fatto il bis. Oggi mi sono fatta un laboratorio. La giornata è iniziata con la relazione interessantissima di Fabrizio Barca. Lucida, estremamente lucida e appropriata ma con soluzioni complicate, molto complicate. Almeno a mio giudizio. Io non dico che le soluzioni debbano essere sempre complesse. A volte le soluzioni devono essere semplici. Più semplici sono meglio è. Perché ci si deve complicare sempre e comunque la vita? Vabbè. Da li ci siamo spostati nelle opportune e diversificate nel cerchio delle mura. Devo ammettere che i relatori erano veramente in gamba. Hanno focalizzato perfettamente i punti. Diciamo che gli interventi lo sono stati meno? Diciamolo. Alcuni esempi a volo d'uccello: per esempio vorrei affermare con forza che chi lavora per una azienda che è a maggioranza di Cassa Depositi e Prestiti non puoi affermare di lavorare per un'azienda privata. E se fai politica tu lo devi sapere. È un fondamentale. Se sei un amministratore non puoi dire che sei schiavo dei bandi o che non puoi as-
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sumere personale per biblioteche e musei se non parli della Bassanini e non ti riferisci alla fine del blocco del turn over. Ma di questo non ha parlato nessuno. Non ho sentito nessuno, nemmeno Landini ha citato il fatto, che è fondamentale per una risoluzione del problema della disoccupazione e del rinnovo del personale della pubblica amministrazione. E invece niente. Vabbè. Siamo poi tornati a Palazzo Re Enzo per la plenaria. Ho ascoltato una fila di interventi interessanti. Tutti punti di vista assolutamente condivisibili e completamente intrecciabili e che si completano l'un con l'altra. Considerazioni di ordine generale: quando si parla di chi rappresentare e come ci sono alcuni punti da chiarire. Per esempio si dovrebbe stabilire se sei ghiro o scoiattolo. Per dire. Si dovrebbe anche smettere di dire che si rappresenta. In realtà, posto si sia stabilito se si è ghiro o scoiattolo, tu non devi rappresentare qualcuno. Tu devi essere quel qualcuno. È impossibile continuare a pensare di ergersi a rappresentare la classe lavoratrice, eventualmente, partendo dalla posizione privilegiata di eletto (privilegiata poi perché?) a rappresentare i poveri operaiacci incolti e rozzi. Quelli che sono considerati poveri operaiacci molte volte sono in grado di rappresentarsi benissimo da soli. E pure meglio di tanti eletti. Quindi un po' meno spocchia, per piacere. La sovraesposizione dei giovani è vicenda carina. I giovani sono sempre belli da vedere. Però sovraesporli cosi è pericoloso, per loro intimamente, perché si creano aspettative che verranno puntualmente disattese, mi rendo conto di essere pessimista, ma lo storico dice questo. Ed è pericoloso perché si bruceranno. È inevitabile. La maggior parte verrà bruciata o si immolerà sull'altare della necessità e quello dell'ambizione. Bisogna dare tempo ai giovani di crescere e maturare. Ci vuole il
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suo tempo a fare le cose. Parliamo un attimo delle sardine. Bello sto flash mob. Si parte e via web ci si autoconvoca. È un segnale importante una piazza auto-convocata pienissima. A mio modesto avviso di ignorantona silvana posso dire che mi sono mancate le bandiere da vedere. Perché quella bella piazza piena di gente di sinistra oltre che la dimostrazione plastica della voglia e della necessità di esserci e combattere per le proprie idee. Solo che bisogna dimostrare chi si è, sempre scegliendo se si è ghiri o scoiattoli, anche coi simboli. Soprattutto a questa bella gente di tutte le età devi proporre idee precise cui possano aderire e condividere convintamente. È li la mancanza. È tutta li. (fine prima e seconda parte. Se sopravvivo alla sfacchinata vi racconto anche la terza).
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