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Piazza, bella piazza Aldo AVALLONE
Politica
Piazza, bella piazza
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Aldo AVALLONE
Quindicimila Sardine sabato 30 novembre a Napoli, dove la manifestazione è stata spostata, su indicazione della Questura, per ragioni di capienza, dalla più piccola piazza del Gesù a piazza Dante. Stessa cosa avvenuta a Milano, domenica primo dicembre, dove venticinquemila Sardine si sono ritrovate sotto la pioggia battente a Piazza del Duomo in luogo della inizialmente prevista, meno ampia, piazza dei
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Mercanti. Quarantamila a piazza della Repubblica e Firenze e seimila a Treviso, feudo leghista da anni, città che conta appena ottantamila abitanti. E poi Padova, Taranto, Cosenza, Palermo, Rovigo, La Spezia e tante altre ancora. L'iniziativa di quattro amici per protestare contro il leader leghista Matteo Salvini, nata a Bologna appena tre settimane fa, ha assunto nel giro di pochi giorni una struttura nazionale. I lettori più maturi ricorderanno la canzone di Claudio Lolli da cui abbiamo “rubato” il titolo. Il testo raccontava di una piazza incazzata per i morti assassinati dai fascisti negli anni della strategia della tensione. Erano tempi bui, culminati con la strage della stazione di Bologna il 2 agosto del 1980. Allora le piazze si riempivano per chiedere giustizia a uno Stato assente se non complice attraverso i servizi segreti deviati. Oggi le piazze si riempiono di un popolo allegro e pacifico per protestare contro il clima di odio che la Lega e il suo leader Salvini ha instaurato nel Paese. Sabato 30 novembre ero in piazza a Napoli. Nella mia lunga vita ho partecipato a centinaia di manifestazioni, dalle lotte studentesche degli anni ’70 a quelle sindacali, dal movimento dei girotondi a una presenza da osservatore al primo “vaffaday” di Beppe Grillo. Ebbene, sabato scorso a piazza Dante ho costatato di persona che il movimento delle Sardine è qualcosa di totalmente diverso da tutto ciò che si è visto finora. Certo, ho incontrato con piacere tanti compagni, anche quelli che non vedevo da anni. E questo è sicuramente un dato positivo. I delusi, gli arrabbiati, gli scontenti di sinistra (e sappiamo bene quanti ce ne siano) hanno sentito il bisogno di scendere di nuovo in piazza ad affermare con la loro presenza la speranza di un cambiamento. Ho visto anche tanta gente normale, chi non si riconosce in un ambito politico definito ma che non ha più voglia di parole di odio e d’intolleranza, quelle che hanno caratterizzato maggiormente la propaganda della destra nel nostro Paese. Ma il dato, secondo me, più rilevante è stato la presenza di tanti, tantissimi giovani. Ho incontrato i ragazzi dei centri sociali e non è stata una
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sorpresa. Ma ho incontrato, soprattutto, giovani che prima di organizzare il loro sabato sera erano lì con gli amici, con la ragazza, a guardarsi intorno per cercare di capire. Difficile quantificarne la presenza. A occhio, credo che rappresentassero almeno il trenta, quaranta per cento dei partecipanti. Ed è assolutamente confortante. Uno dei meriti maggiori delle Sardine è sicuramente quello di riuscire a parlare ai giovani attraverso i media a loro vicini e adoperando il loro linguaggio. Un merito non da poco visto il quasi totale disimpegno degli ultimi anni. La rinascita del Paese potrà avvenire solo con il riavvicinarsi dei giovani alla politica perché solo loro possiedono quell’entusiasmo e quell’energia necessari a uscire dalla palude nella quale navighiamo. In tempi recenti molti movimenti, nati sotto una forte spinta emotiva, si sono dissolti dopo pochi mesi. Chi non ricorda “I girotondi” e il “Popolo viola”? L’unico che è riuscito a radicarsi e avere uno sviluppo importante che lo ha portato fino al governo del Paese, è stato il Movimento Cinque Stelle, con il quale appare obbligatorio proporre un confronto. L’uso della Rete, l’iniziale organizzazione attraverso i social, il rifiuto di contatti con i partiti tradizionali sono elementi in comune, ma le analogie si fermano qui. Il Movimento di Grillo nacque con una forte connotazione aggressiva nei confronti del sistema politico e con una decisa caratterizzazione populista. Né di destra né di sinistra. Inoltre, i Cinque Stelle avevano nel comico genovese un leader riconosciuto che, per lungo tempo, ha gestito verticisticamente il movimento. Le Sardine sono tutt’altro. Le Sardine sono tolleranti e inclusive, si riconoscono nei valori della Costituzione, sono apertamente antifasciste. Hanno un’organizzazione orizzontale e democratica. E non hanno capi carismatici. Si tratta di differenze fondamentali che contano e conteranno ancora di più nel prossimo futuro. Il movimento è in fase di crescita rapida, sta sviluppandosi addirittura al di fuori dei confini nazionali con manifestazioni programmate a Madrid, Bruxelles,
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Parigi. La grande stampa internazionale ha dedicato pagine alle Sardine: hanno scritto di loro il Washington Post, il New York Times, il Wall Street Journal e Deutsche Welle. Finora è tutto andato liscio ma “qui si parrà la tua nobilitate”, viene da pensare, riprendendo il grande Alighieri. L’energia in gioco è tanta, il potenziale è grande ma convertire la popolarità in progetto politico è tutta un’altra storia. Le Sardine saranno capaci di andare oltre questa fase superando la fluidità e lo spontaneismo attuale? Riusciranno le forze di sinistra a trovare una sintonia con le “belle piazze” di questi giorni e a dare risposte politiche alla forte richiesta di cambiamento che viene dal basso? Domande decisive che attendono risposte chiare se vorremo provare, tutti insieme, a sconfiggere la destra.
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