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Piazza Fontana, i vecchi e i nuovi
Politica
Piazza Fontana, i vecchi e i nuovifascismi
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Aldo AVALLONE
Quanti anni avevate, compagni, nel 1969? E dove eravate quel pomeriggio del 12 dicembre quando scoppiò la bomba alla Banca dell’Agricoltura a piazza Fontana a Milano? Io avevo compiuto da poco sedici anni, facevo parte del collettivo del liceo che frequentavo e mi avvicinavo al movimento “Lotta Continua” fondato da poco. Ero a casa e l’edizione speciale del telegiornale mi tenne inchiodato alla sedia fino a sera con la mente turbata e l’angoscia nel cuore. Il sessantotto era stato un anno di formidabili lotte studentesche e il sessantanove aveva visto le lotte operaie per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici infiammare il Paese. Nel luglio di quell’anno gli studenti, gli operai, i proletari torinesi si erano battuti per
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un’intera giornata a Corso Traiano, riuscendo a tenere fuori dal quartiere la polizia in forze. Nel mondo si respirava un’aria nuova, una grande energia smuoveva le coscienze e noi tutti avevamo la consapevolezza che si stava per raggiungere qualcosa di veramente importante. Alle 16,37 di quel pomeriggio a piazza Fontana, le forze conservatrici compirono la prima di una lunga serie di stragi che avrebbero insanguinato la nazione negli anni successivi, con il palese scopo di spostare a destra le politiche nazionali. A quel tempo gli apparati statali erano ancora pieni di funzionari assunti nel ventennio fascista che avevano raggiunto posizioni di potere in magistratura, in polizia, nei Servizi. Qualcuno, addirittura, chiese la proclamazione dello stato d’emergenza con la soppressione delle garanzie democratiche. Diciassette morti e ottantotto feriti: questo il bilancio della bomba di Milano che cambiò la storia. Noi vecchi ricordiamo perfettamente quello che accadde in seguito: le accuse agli anarchici, l’arresto di Valpreda, Pinelli precipitato dalle finestre della Questura, le infinite indagini e i processi senza condanne. Non esiste una verità giudiziaria perché i due neofascisti di Ordine Nuovo, Franco Freda e Giovanni Ventura, che organizzarono l’attentato, non poterono essere giudicati nuovamente per un reato per il quale erano già stati assolti. Chi depositò materialmente l’ordigno non è mai stato individuato. Ma esiste una verità storica che va ben oltre a quella giudiziaria ed è certa la matrice fascista della bomba e che i Servizi segreti deviati parteciparono attivamente all’opera di depistaggio che partì immediatamente dopo l’attentato. Il titolo del libro “La strage di Stato”, si direbbe oggi un “instant book”, pubblicato poco dopo, riassunse il pensiero di tanti rispetto al coinvolgimento degli apparati statali nella strategia della tensione. Tutto ciò per noi, giovani in quegli anni, è impresso a fuoco nella memoria. Chi ha vissuto e lottato in quel periodo, finché vivrà, non potrà mai dimenticare. Ma cosa sanno i giovani e anche i quarantenni di oggi di quell’epoca? Temo pochissimo o nulla. Ho letto
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qualche tempo fa che tre ragazzi su quattro, interrogati per un sondaggio, credono che la bomba di piazza Fontana sia stata collocata dalle Brigate Rosse. La memoria è importante. Nella scuola non si studia mai la storia contemporanea e allora dobbiamo essere noi a provare a riannodarne i fili, raccontando loro quello che accadde a Milano, le cause e gli scopi di quella strage. Nell’opinione pubblica si tenta di far passare l’idea che il fascismo sia definitivamente vinto, non rappresenti più un pericolo per le istituzioni democratiche. Non è così. Il fascismo, purtroppo, è ancora vivo e vegeto. Ha semplicemente assunto altre forme, oltre a quella dell’iconografia nostalgica di Mussolini. Nel razzismo, nell’intolleranza, nel non rispetto delle opinioni diverse, nel mistificare gli avvenimenti del passato, nel linguaggio di odio che riempie i social vive un fascismo diverso, più subdolo in quanto meno riconoscibile. Non mette più le bombe ma agisce come ha sempre fatto per contrastare ogni processo riformatore e progressista. Bisogna essere vigili, non abbassare la guardia perché in queste settimane un nuovo e forte movimento pacifico e democratico, quello delle Sardine, sta dilagando nel Paese ed è in momenti storici come questi che le forze reazionarie diventano più pericolose.
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