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Ciò che veramente conta è sempre
Donne
Ciò che veramente conta è sempreinvisibile
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Antonella BUCCINI
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“Ciò che veramente conta è sempre invisibile”. Ad affermarlo, con un richiamo e- vidente ad Antoine De Saint Exupery, è imprevedibilmente Benedetta Barzini, icona della moda negli anni ’60. Benedetta Barzini, figlia di Luigi Barzini, storico inviato del Corriere della Sera e di Giannalisa Gianziana Feltrinelli, vedova di Carlo e madre di Giangiacomo, è la prima modella italiana ritratta su Vogue. E’ fotografata, tra gli altri, da Bern Stern e Richard Avedon, frequenta in amicizia Salvador Dalì, Andy Warhol, Marcel Duchamp, Truman Capote. Ma è una top model sui generis come racconterà negli anni successivi lei stessa. Dopo un’infanzia difficilissima con genitori assenti, la gratificazione non si coniuga con la posa glamour bensì con una sorta di riconoscimento, che legge come affettivo, di quel mondo che la reclama e che pure prelude alla sua fortuna professionale. Concede la sua immagine ai fotografi e alle passerelle mai la rappresentazione di sé, postulando da subito una sorta di impenetrabilità, di conservatorismo ostinato della sua persona. Un carattere che si radica ancor più negli anni successivi quando diventa giornalista, docente universitaria, sposa la causa femminista. Tutto questo, in qualche modo, passa in un singolare documentario che andrà in onda mercoledì su La Effe. Il filmato è “La scomparsa di mia madre” ed è girato dal figlio Beniamino Barrese. Si tratta dell’elaborazione di un annunciato abbandono e insieme il tentativo di fermarlo, di un’accorata ricerca di risposte ma anche una forma di esorcismo che quella scomparsa richiede. Benedetta è una donna di 75 anni, il corpo ancora esile e leggero come negli anni della moda, il viso volutamente pulito e segnato intorno a uno sguardo che non ammette licenze. Una ancora si, al figlio Beniamino al quale non si sottrae comunque in nome di quel dono di amore di madre che gli porge ma riluttante, a volte ruvida e provocatoria altre affettuosa, un dialogo fra i due politico, forte, intimo ma anche una sfida. Il dono allora è quel rincorrersi in immagini alle quali lei non dà alcun credito. Per Benedetta i ricordi affiorano alla mente senza31
l’ausilio di sembianze, apparenze, figure o rappresentazioni, diversamente, sono ricordi che valgono poco. E tuttavia emerge l’urgenza del figlio di filmare, di fermare nella memoria l’essenza di una madre straordinaria, di penetrarne le istanze in una comprensione concettuale e affettiva. Benedetta vuole infatti “scomparire”, desidera abitare un altrove, affrancarsi da stereotipi e ambiguità, approdare a un mondo essenziale lontano da tutto ciò che ha frequentato. Una forma di commiato dunque che sembra aspirare al governo dell’ultimo e ineluttabile congedo ma anche a una mediazione che permetta finalmente all’amato figlio di emanciparsi proprio da lei. Una declinazione struggente, intima, conflittuale ma comunque universale della presenza, dell’assenza e poi della separazione tra una madre e un figlio. Presentato con successo in prima mondiale al Sundance Film Festival , parteciperà al London Film festival.
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