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Un nuovo partito, non un partito

Politica

Un nuovo partito, non un partitonuovo

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Aldo AVALLONE

«Vinciamo in Emilia Romagna, e poi cambio tutto. Sciolgo il Pd e lancio un nuovo partito». Lo ha dichiarato a Repubblica il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, qualche giorno fa. Parole coraggiose assolutamente condivisibili. Da tempo auspico la creazione a sinistra di un nuovo soggetto politico che raccolga, in maniera u- nitaria, tutte le diverse proposte che si collocano nell’area progressista e socialista. Ritengo che il nuovo soggetto debba avere come priorità il lavoro, per cui sarebbe importante, anche simbolicamente, che il nome contenesse la parola “laburista”. Ma, naturalmente, non è questa la necessità principale.

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Il quadro politico sta mutando rapidamente. A destra, tra alti e bassi, si sta consolidando una coalizione a trazione leghista; il Movimento 5 Stelle è in evidente difficoltà in termini di progetto politico, per la verità mai stato troppo chiaro; difficoltà che si traduce in un sensibile calo di consenso. È difficile prevedere oggi cosa potrà accadere da quelle parti. Penso che Grillo non riuscirà a tenere unite ancora a lungo le due anime che compongono il Movimento: da un lato la posizione terzista di Di Maio, dall’altra i gruppi parlamentari che guardano con maggiore benevolenza all’attuale esperienza di governo. Dopo le numerose “fughe” individuali, non è da escludere una scissione vera e propria, soprattutto se, com’è probabile, le elezioni regionali in Emilia certificheranno una forte sconfitta. Se ciò dovesse accadere, il quadro politico cambierebbe da tripolare a bipolare, con la classica contrapposizione tra destra e sinistra. Per questo, per contrastare la destra peggiore che ci sia mai stata nel nostro Paese, la proposta di Zingaretti diviene decisiva. Occorre una forza unitaria con forti capacità di confronto con le diverse e variegate realtà che fanno riferimento, oggi, al mondo progressista: partiti, associazioni, Sardine. E, nonostante qualche segnale positivo riscontrato con la nuova leadership, questa forza non può essere l’attuale Partito Democratico. Ancora troppo vicina la segreteria Renzi con tutto quello che ne è conseguito. Ancora troppi uomini legati a un recente passato che non è stato certo edificante. Purtroppo le successive precisazioni di Zingaretti hanno spento gli entusiasmi: «Convoco il congresso con una proposta politica e organizzativa di radicale innovazione e apertura. In questi mesi la domanda politica è cresciuta, non diminuita. E noi dobbiamo aprirci e cambiare per raccoglierla. Non penso a un nuovo partito ma a un partito nuovo, che fa contare le persone ed è organizzato in ogni angolo del Paese». Non si tratta di una vera e propria marcia indietro ma di un rallentamento importante sulla costituzione di un nuovo soggetto politico davvero inclusivo e laburista. Vedremo nelle prossime set-

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timane cosa accadrà. Intanto (14 gennaio n.d.r.) Zingaretti ha presentato un piano strategico in cinque punti per rilanciare l’azione del governo. Gli obiettivi che il PD porrà all’attenzione degli alleati riguardano:

la rivoluzione verde: un piano straordinario per raggiungere in 5-7 anni, il totale efficientamento energetico di tutti gli edifici pubblici; la semplificazione burocratica: un piano per passare dall'Italia della burocrazia all'Italia semplice, per i cittadini e le imprese; riduzione delle distanze sociali: un equity act per ridurre le distanze sociali; sumentare la spesa per l'educazione: portare in cinque anni la spesa per la conoscenza a livelli Ocse, con un incremento annuo di 4 miliardi; assistenza sociale: un piano per la salute, la cura e l'assistenza, per non lasciare soli i più deboli.

Si tratta di obiettivi ampiamente condivisibili con una forte caratterizzazione sociale sui quali si potrebbe trovare un’ampia convergenza per incamminarsi su quel percorso di rinnovamento indicato da Zingaretti. Per il momento, però, sono solo buoni propositi. Parole cui devono seguire atti concreti. A cominciare da uno svecchiamento reale dell’attuale classe dirigente del Partito. È giusto concedere al segretario un’apertura di credito ma fino a quando non riscontrerò una vera apertura, il “nuovo partito” resterà una delle tante dichiarazioni buttate lì per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e avere qualche titolo sui giornali. Mi auguro, vivamente, che Zingaretti e il PD mi smentiscano con i fatti.

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