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Joe Hill, il sindacalista cantautore

Musica e Sindacato

Joe Hill, il sindacalista cantautore di Giovan Giuseppe MENNELLA

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“Ho sognato di vedere Joe Hill stanotte, vivo come me e te. Gli dissi, ma Joe, seimorto da anni; e lui: non sono morto mai. Dovunque i lavoratori lottano per i lorodiritti, lì troverai Joe Hill”. (Canzone del 1938 di Alfred Hays ed Earl Robinson)

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Joel Emmanuel Hagglund nacque a Gavle in Svezia il 17 Ottobre 1879.Era di condizione economica assai modesta, come del resto lo era la situazione e-conomica dei paesi scandinavi in quella fine dell’ottocento.

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Come tantissimi altri europei sfavoriti dalla sorte, emigrò negli Stati Uniti nel 1902, insieme al fratello. Appena sbarcato nel nuovo mondo, dovette fare i lavori più umili, come minatore, spaccalegna, muratore. Ben presto si rese conto che i suoi ideali non corrispondevano alle durissime condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti nella società statunitense i lavoratori, soprattutto gli immigrati. Per spostarsi da un lavoro all’altro, da una regione all’altra dell’immenso paese senza pagare, divenne un hobo, cioè uno che viaggiava sui treni merci senza pagare il biglietto e campando dove e come lo portava il lavoro. Probabilmente per sfuggire all’identificazione delle autorità poliziesche, cambiò il nome in Joe Hillmann, poi abbreviato in Joe Hill.

Nel 1910 partecipò alla Rivoluzione in Messico e nel 1912 a un grande sciopero dei ferrovieri in Canada, come sindacalista e organizzatore. In quello stesso 1910 si iscrisse agli IWW, gli Industrial Workers of the World, un movimento operaio che doveva diventare leggendario, anche se dopo il 1917 fu duramente represso dalle autorità americane, e sostanzialmente distrutto, divenendo però leggenda; non a caso, le varie frange della sinistra operaia internazionale, dagli anarchici agli stalinisti, avrebbero tentato di appropriarsene, dandogli l’interpretazione più consona alla loro ideologia.

Gli IWW erano nati in USA all’inizio del ‘900 in un’epoca di espansione economicae di acuto scontro di classe nelle città industriali in cui uno Stato sociale era dilà da venire e anzi sarebbe stato considerato in quel periodo poco più di un sogno.

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18I Wooblies, come si chiamavano i membri dell’organizzazione per via della storpiatura in cinese del nome del Sindacato, sostenevano l’auto-organizzazione e l’azione diretta dei lavoratori contro gli orari massacranti e lo sfruttamento, per conquistarsi una vita più dignitosa. Gli IWW, e Joe Hill, espressero forme di organizzazione e un modello di resistenza che avrebbe molto da proporre anche nella situazione attuale, dove prevalgono nel mondo del lavoro i servizi all’industria e l’esternalizzazione. La caratteristica importante del movimento è stata quella di aver costruito un’esperienza nuova, mescolando la tradizione radicale degli USA e i suoi ideali democratici con le lotte degli immigrati che s’ispiravano più ai socialismi europei. Insomma, un movimento di base che potrebbe avere un senso anche nella situazione dei lavoratori del XXI Secolo, laddove il vecchio sindacalismo categoriale è in affanno. Un tipo di sindacalismo che potrebbe esprimere oggi quei sogni che vanno oltre la costrizione del lavoro e costruire organizzazioni rispondenti alle forme strutturali del lavoro così come lo configura il capitalismo globalizzato. Infatti, non a caso, anche allora ci fu un forte contrasto tra i programmi e le azioni degli International Workers che voleva i lavoratori tutti uniti in un sindacalismo di “industria” e il Sindacato AFL che propugnava un sindacato di “mestiere” diviso per categorie. In quest’ambiente Joe Hill divenne un organizzatore del movimento operaio e un autore di canzoni popolari e rivoluzionarie, ispirate alle esperienze dei lavoratori del suo tempo. Le canzoni finivano pubblicate nell’IWW Little Red Songbook e divennero famosissime nel mondo intero. Alcuni titoli come “Rebel girl”, The preacher and the slave”, “Casey Jones” furono cantate nei raduni sindacali e negli scioperi.

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Secondo Tom Morello, un musicista ribelle di oggi, senza Joe Hill non ci sarebberostati Woody Guthrie, Bob Dylan, Bruce Springsteen, i Clash etc.

Joe Hill diceva che un opuscolo si legge una sola volta, mentre una canzone s’impara a memoria e si canta; se si prendono un po’ di fatti, rivestendoli con umorismo per renderli meno aridi e si mettono in una canzone, si possono raggiungere moltissimi lavoratori poco istruiti o troppo indifferenti per leggere un editoriale.

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21Secondo Alessandro Portelli, studioso dei movimenti operai e del folklore americano, Joe Hill si rivelò un genio della parodia; prendeva canzoni di successo, canti popolari, brani gospel e ne rovesciava il senso, mantenendone il suono. Utilizzava per esempio una canzone popolare, quella dell’eroico ferroviere Casey Jones , per trasformarlo nel crumiro che si ammazza per far correre i treni durante uno sciopero. Dalle canzoni di chiesa riprendeva la capacità di creare comunità, di cantare e improvvisare tutti insieme e le trasformava in inni all’unità operaia. Dalle bande dell’Esercito della Salvezza che annunciavano la beatitudine del Regno dei cieli, s’inventava la famosa frase “mangia e prega, campa di niente e avrai la tua torta in cielo”.

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Le sue canzoni hanno avuto un impatto fortissimo e duraturo, sono nate da dentro il proletariato ribelle, ispirate al linguaggio dei lavoratori che Joe aveva assorbito sui moli dei porti, fra i boscaioli, nelle miniere di rame, in tutti i posti dove aveva lavorato. La pubblicistica degli IWW e i canti proletari di Joe Hill furono la voce della collera e delle speranze dei lavoratori, che davano forza alle loro lotte e alla critica alla vita materiale che si conduceva. La propaganda era fatta di volantini e di forme di oralità con comizi tenuti davanti alle fabbriche e nei campi. Ma, come per molti ribelli e visionari e per molti movimenti di lotta dal basso, la sua storia non finì bene, come doveva finire anni dopo quella dell’ IWW. Nel 1913 Joe si era trasferito nello Stato dello Utah, nelle miniere di Park City presso la città di Murray, dove c’era una numerosa comunità svedese.

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Nel 1914 fu accusato dell’omicidio di un negoziante di Salt Lake City. Dopo un rapidissimo processo, fu condannato a morte. Ci fu un grande impegno del movimento operaio internazionale per evitare la condanna. Si disse che erano stati boss del rame a montare il processo, per fargli pagare il suo impegno sindacale a favore dei minatori. In realtà il caso non fu mai chiarito del tutto. In pratica fu un caso Sacco e Vanzetti ante litteram. In effetti, il clima politico e le opinioni nello Stato dello Utah non erano favorevoli al movimento operaio e agli Industrial Workers of the World.

Il Presidente Wilson riuscì ad evitare l’esecuzione per due volte, ma alla fine non ci fu niente da fare, Joe Hill fu fucilato il 19 Novembre del 1915. Pare che prima dell’esecuzione pronunciasse le parole “Don’t mourne for me: organize”, cioè non piangetemi, ma organizzatevi.

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Ai suoi funerali marciarono trentamila lavoratori. Moriva così il sindacalista, il lottatore per i lavoratori e il fantasioso cantautore e nasceva il mito di Joe Hill. Una leggenda talmente leggendaria che qualcuno ha finito per dubitare dell’esistenza stessa dell’uomo, considerandolo un archetipo, un simbolo della tradizione radicale statunitense e della lotta per la giustizia economica e sociale per le classi svantaggiate.

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Da allora, fiorirono su di lui biografie, racconti, romanzi, film, spettacoli teatrali e canzoni. Tra i film si ricorda quello di Bo Widerberg del 1971, intitolato appunto “Joe Hill”. Quelle che furono più famose, furono le canzoni, soprattutto “I dreamed I saw Joe Hill last night”. Fu composta nel 1938 da Alfred Hays ed Earl Robinson e subito resa classica da Paul Robeson e più recentemente da Pete Seeger. I versi recitano “Ho sognato di vedere Joe Hill stanotte, vivo come me e te. Gli dissi, ma Joe, sei morto da anni; e lui: non sono morto mai. Dovunque i lavoratori lottano per i loro diritti, lì troverai Joe Hill” Una traccia di questa canzone c’è in “Furore” di John Steinbeck, e nel film di John Ford tratto dal romanzo, quando il protagonista dice “Dove si lotta per dar da mangiare a chi a chi ha fame, io sarò lì. Dove c’è uno sbirro che picchia qualcuno, io sarò lì”. Poi arrivarono anche Woody Guthrie e Bruce Springsteen che pure loro cantano ”Dove c’è un poliziotto che picchia qualcuno, io sarò lì”.

Insomma, una storia appassionante e poco conosciuta, che affonda le sue radici in un’epoca di vita durissima per i lavoratori; anche dei lavoratori del mondo occidentale, che siamo portati a immaginare come sempre benedetto dalla prosperità e dalla giustizia sociale, una storia che ha qualcosa in comune con certe sofferenze e certe lotte del nostro mondo moderno e globalizzato.

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