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La manovra economica prossima ventura e l’Europa

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Pensieri scorretti

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Politica ed Economia

La manovra economica prossimaventura e l’Europa di Aldo AVALLONE

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Un sondaggio del 30 agosto scorso, realizzato dalla società Demopolis, ha rivelato che i primi tre provvedimenti che gli italiani vorrebbero fossero attuati dal nuovo governo sono il blocco dell’aumento dell’IVA, la riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro e l’attuazione di misure di sostegno alle famiglie. Tutte assolutamente in linea con i programmi sia del Partito Democratico che del Movimento 5 Stelle. Da una stima effettuata da Il Sole 24Ore emerge che per scongiurare l’aumento dell’IVA occorrono all’incirca 23 miliardi e per attuare le altre due misure in maniera significativa ne occorrono almeno altri 10/12.

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Si arriva pertanto a un totale di circa 35 miliardi di euro che il governo che nascerà dovrà necessariamente reperire per la manovra di fine anno. Si tratta evidentemente di una cifra importante che, per ragioni di consenso, non dovrà giungere da nuove tasse o da aumenti di quelle esistenti. Sembra davvero una sfida impossibile che il probabile Conte bis dovrà affrontare come primo passo decisivo per far sì che il cammino del nuovo esecutivo inizi in discesa. Ci aspettiamo le solite misure sul risparmio della spesa (e l’eventuale presenza di Cottarelli nella compagine di governo farebbe ben sperare) e la consueta, antica lotta all’evasione che, se dovesse davvero essere attuata seriamente, potrebbe produrre risorse inaspettate da investire per lo sviluppo. Si tratta ovviamente di provvedimenti che necessitano di una forte motivazione politica che auspichiamo possa manifestarsi ma di cui, la storia insegna, non si può essere per niente sicuri. Risorse aggiuntive potrebbero essere reperite rimodulando alcuni provvedimenti adottati dal vecchio governo, ad esempio “quota 100” che, avendo coinvolto una platea di aventi diritto minore delle aspettative, consentirà un risparmio di oltre 7 miliardi per i prossimi 3 anni. Anche il minor numero di richiedenti il reddito di cittadinanza, che non appare in discussione, potrebbe portare nelle casse dello Stato un extra gettito di circa 2 miliardi.

Eppure l’aiuto più rilevante potrebbe giungere, in maniera inaspettata, dall’Europa. Nonostante le rituali smentite è in corso in sede Ue un dibattito sull’allentamento dei vincoli di riduzione del debito dei paesi membri. Una revisione delle regole sul rapporto deficit – pil sarà utile all’economia tedesca

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da mesi in una fase di stagnazione ma a beneficiarne, oltre alla Germania, saranno a cascata tutti gli altri paesi dell’Unione. Appare evidente che un governo Pd-M5s, che metta all’angolo i sovranisti di Lega e Fratelli d’Italia, sia gradito all’Europa e ai mercati. Il calo dello spread, che è ai minimi storici, ne è la conferma più evidente.

Voci autorevoli raccolte a Bruxelles, riportate dal Sole 24Ore, parlano di una concessione all’Italia di uno sforamento del rapporto deficit-pil di un punto percentuale che, tradotto in soldoni, è pari a circa 15 miliardi di euro. Un aiuto considerevole alle finanze del nostro Paese ma, soprattutto, al governo che verrà per scongiurare l’aumento dell’IVA che avrebbe conseguenze drammatiche sui consumi e per attuare quelle misure di sostegno allo sviluppo che, mai come in questo momento, paiono assolutamente ineludibili.

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