2 minute read

Gaetano Scirea. Il Campione Buono

Sport e Storia

Gaetano Scirea, il Campione Buono

Advertisement

di Antonio CARTAGINE

Era una domenica quella del 3 settembre 1989. Il campionato era iniziato da unasettimana, perché dal giugno 1990 sarebbero iniziati nel nostro Paese i mondiali dicalcio.

Ero a casa ed in quella maledetta domenica si disputava la seconda giornata di campionato. La Juventus era una squadra operaia, ma giocava un bel calcio ed era guidata da Dino Zoff che aveva voluto come suo collaboratore più fidato, proprio quel Gaetano Scirea suo compagno di squadra e soprattutto suo amico. Allora non c’erano le pay-tv e la giornata domenicale aveva come schema quello del pranzo, le radioline accese, 90°Minuto, Domenica Sprint ed infine la Domenica Sportiva.

39

Trascinata da Totò Schillaci, la Juve s’impose nettamente a Verona, con un perentorio 1-4. Quella squadra, nettamente inferiore al Milan degli olandesi, all’Inter dei tedeschi ed al Napoli di Maradona e Careca che avrebbe vinto lo scudetto, in quella stagione riuscì ad arrivare al terzo posto a pari merito dell’Inter e a vincere la Coppa Italia e la Coppa UEFA. Ma in quella domenica Gaetano Scirea non seguì la squadra bianconera a Verona.

Era andato in Polonia per seguire il Gornik Zabrze, la prima avversaria della Juve in Coppa Uefa. Quella trasferta gli fu fatale. Durante un trasferimento rimase coinvolto in un incidente autostradale e all’epoca la benzina in Polonia era merce rara e la si teneva nelle macchine per evitare che queste potessero rimanere senza carburante. L’impatto determinò lo scoppio del veicolo e Scirea abbandonò troppo presto sua moglie Mariella, suo figlio Riccardo e tutti noi. La notizia del suo decesso

40

si seppe durante la messa in onda della Domenica Sportiva. Fu Sandro Ciotti a darla. Ricordo ancora oggi, come fosse stato ieri, il volto di Marco Tardelli che non riuscì a trattenere la commozione. Scoppiò a piangere a dirotto e dopo abbandonò lo studio RAI di Milano. In quella maledetta sera, capì cos’era il dolore. Avevo 11 anni, piansi tutta la notte e ricordo ancora gli abbracci ed il conforto di mia madre e mio padre. Gaetano Scirea era per me non solo un semplice beniamino, ma un punto di riferimento sportivo ed umano.

Oggi a trent’anni dalla sua morte, lo voglio ricordare con le parole di chi quella sera, come me ha pianto e si è commosso alla notizia della sua scomparsa: Marco Tardelli. “Gaetano Scirea era uno dei giocatori più forti del mondo, ma era troppo umile per dirlo o anche solo per pensarlo. Il suo essere silenzioso e riservato forse gli toglieva qualcosa in termini di visibilità, ma certamente gli faceva guadagnare la stima, il rispetto e l’amicizia di tutti, juventini e non. Questo non significa che fosse un debole o che non avesse niente da dire: al contrario, era dotato di una grande forza interiore e sapeva parlare anche con i suoi silenzi. Io e lui avevamo caratteri completamente opposti, ma stavamo bene insieme. Una volta venne a trovarmi al mare e giocammo insieme a nascondino. Una cosa strana per dei professionisti in Serie A, invece faceva parte del nostro modo di stare insieme e di divertirci in maniera semplice. Nel calcio d’oggi credo che si sarebbe trovato un pò spaesato, ma solo a livello personale. Calcisticamente era uno molto competente e avrebbe saputo rendersi anche autorevole. Diciamo che personaggi con il suo carattere, al giorno d’oggi, nel mondo del calcio non ce ne sono più".

41

This article is from: