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La Democrazia (etero?)diretta

Politica

La democrazia (etero?)diretta di Fabio CHIAVOLINI

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Allora. Rousseau ha votato - e ha detto sì al governo giallorosé, con quasi l’ottanta per cento dei consensi. Bene, si dirà: la consegna del Paese alle orde nazional-sovraniste è scongiurata, almeno per ora. Tutta la vicenda, però, necessita di qualche ragionamento in più.

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Non c’è bisogno di ribadire che ogni partito politico ha il diritto di darsi le regole interne e le formule di consultazione degli iscritti che meglio gli aggradano: dalla consultazione delle viscere degli uccelli alle piattaforme digitali, ogni mezzo è lecito. Ciò che non è lecito, invece, è che tali consultazioni si svolgano secondo modalità che consentano la facile manipolazione dei risultati. Rousseau ne è l’esempio tipico: per quanto possiamo dare aperture di credito all’etica ed alla morale di Casaleggio, resta il fatto che, secondo il Garante della Privacy, è nella capacità di manipolarne o falsarne i risultati a suo piacimento - e che nella medesima condizione sono i suoi collaboratori che gestiscono operativamente la piattaforma. Bisognerebbe confidare nell’assoluta etica sua e dei collaboratori, appunto: ma hanno l’”occasione” di farlo e siamo in Italia - Paese dove sappiamo cosa comporta, alla lunga, l’occasione. Come Laburista, non ho timore della Democrazia diretta: il movimento laburista ha inventato le prime formule di “consultazione istantanea” della Base - ed ogni Partito laburista è strutturato statutariamente in maniera tale da dare ampio rilievo agli “stakeholders” politici, con vincoli che ne rendono la vita una consultazione permanente della Base (altro che votare ogni tanto su quesiti decisi da non si sa bene chi).

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Personalmente, accetto la sfida della Democrazia diretta del M5S, quindi: ma mi pongo il problema delle regole. Di seguito, vi offro una serie di proposte per rendere la Democrazia diretta un patrimonio comune del Paese e di ogni sua forza politica, nel rispetto della Costituzione Repubblicana. Non mi sembra eccessivo, né avventato, proporre una legge che:

1) istituisca la consultazione degli iscritti di tutti i partiti italiani in merito alla stipuladi alleanze politiche per il governo del Paese, delle Regioni, delle Province edei Comuni;

2) preveda medesima consultazione per l’approvazione del programma politico e

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di governo, nonché delle loro eventuali novazioni;

3) vieti la consultazione degli iscritti dei partiti in relazione ad atti parlamentari (vedi caso Salvini/Diciotti) perché, a differenza di quella sulla stipula di alleanze politiche e sui macro-programmi politici, lede con certezza il divieto di mandato imperativo per i parlamentari - principio irrinunciabile sul quale si basa una democrazia (appunto) parlamentare;

4) deleghi lo svolgimento di dette consultazione a strutture terze e pubbliche, che

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garantiscano la correttezza e segretezza del voto (al momento attuale, su Rousseau,i gestori della piattaforma possono avere contezza del voto di ogni iscritto al M5S,per ogni singola consultazione);

5) vieti la gestione delle piattaforme di consultazione ai privati;

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6) preveda l’istituzione di Albi degli Elettori, depositati presso adeguate e riservate strutture pubbliche, in maniera tale che sia possibile evitare che elettori di un partito possano inquinare le consultazioni interne di un altro (il cosiddetto “cammellamento”);

7) preveda come “già espresso” al partito politico d’appartenenza il voto degli i- scritti negli Albi degli Elettori, nelle competizioni politiche ed amministrative nazionali, sino a richiesta di cancellazione da detti Albi da parte dell’elettore (sul modello USA);

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8) crei l’istituto del referendum propositivo;

9) istituisca la figura giuridica della “petizione vincolante” che, al raggiungimento delle 100.000 firme adeguatamente certificate, vincoli l’Esecutivo ed il Parlamento alla discussione parlamentare dell’oggetto della petizione (una sorta di “mozione

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parlamentare popolare”, sul modello britannico);

10) abolisca i Consigli Comunali nei Comuni sotto i 10.000 abitanti, prevedendo l’elezione della sola Giunta comunale e sostituendo il Consiglio Comunale con un’Assemblea dei Cittadini convocata mensilmente cui possano partecipare tutti gli elettori attivi del Comune, con diritto di presentazione di emendamenti da parte di una percentuale qualificata di almeno l’1% degli elettori, sul modello svizzero (si noti che i Comuni sotto i 10.000 abitanti, in Italia, sono 6.886 su un totale di 7.914 e vi risiede il 30,13% della popolazione del Paese ed oltre il 35% dell’elettorato attivo);

11) preveda lo svolgimento abituale delle consultazioni per via telematica - se nondiversamente disposto - ma, tenendo in considerazione il problema del “digital di-

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vide” (particolarmente sensibile per le componenti più anziane, più povere e meno digitalizzate della popolazione), preveda altresì l’approntamento di “centri per il voto telematico assistito” presso ogni Municipio, in modo da rendere le consultazioni comprensibili ed accessibili anche ai Cittadini che sarebbero, altrimenti, impossibilitati a parteciparvi.

Questa è una prima proposta, naturalmente emendabile ed ampliabile. Serve solo a dire che almeno un Laburista non ha nessun timore della democrazia diretta: semplicemente, voglio che l’espressione di tale modalità di consultazione dei cittadini diventi patrimonio condiviso, normato, regolato, rispettoso dell’impianto costituzionale del nostro Paese e viatico di maggiore democrazia e non di “dittature della maggioranza”.

Alla Sinistra mi sento di dire: non temiamo la sfida su questo terreno - anzi, abbiamo il coraggio di rilanciare. La Sinistra non può aver paura del nuovo: facciamo nostre ed amplifichiamo - aiutandole a migliorare - le istanze di maggior ascolto e partecipazione che vengono

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dalle classi popolari.

A Beppe Grillo, che ha chiamato tutti alla “sfida epocale” di “un’occasione unica” - ed al quale va dato atto di essere stato determinante nella nascita del Governo giallorosé – diciamo che raccogliamo la sfida politica, caro Beppe: apriremo la Democrazia diretta come una scatoletta di tonno. Senza “Elevati” e senza gestioni private degli strumenti di partecipazione e consultazione, però.

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