N°03 Febbraio 2018 - Milano Ristampa straordinaria - Dicembre 2018
TERZO NUMERO
Approfondimento sulla messa in sicurezza dell’edificio orientale + Speciale: SCHEDATURE
è messo Consonno ?
MAComE
2 MAComE
MAComE
è messo Consonno ?
La domanda di questo numero nasce dall’esigenza di, possedute le conoscenze globali date dall’analisi territoriale e storica, avere una visione più dettagliata in un’ottica futura. Per permettere l’innesco del progetto è fondamentale infatti sapere le cause del degrado e come porvi rimedio, in modo da rendere gli edifici nuovamente agibili. Il primo scenario progettuale prevede il pieno uso di tre edifici, l’Edificio Orientale, la Balera e l’Hotel Plaza, il quale sarà attuabile solo in seguito ad una serie di operazioni preliminari volte a predisporli al loro futuro uso. La conoscenza degli edifici significa consapevolezza delle loro potenzialità e dei loro vincoli, processo cognitivo che ci fornisce gli strumenti necessari per far progredire Consonno.
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MAComE
Editori: Davide Vitali vitalidavide.vd@gmail.com 874999 Nemanja Lukac nemanjalukac.94@gmail.com 873982 Paola Ghiano paola.ghiano19@gmail.com 862858
Relatore:
prof. Stefano Guidarini
Correlatori:
prof. Christian Campanella arch. Samuele Paudice
Professori:
prof. Giancarlo Paganin prof. Paolo De Angelis prof. Daniele Palma
N°03 Febbraio 2018 Milano
TERZO NUMERO
Casa editrice
COMUNITA’ MAComE sede all’interno del centro nevralgico “la Spinada” presso Consonno Olginate (LC)
Stamperia:
Il nostro contatto di Verona
Distribuzione:
Milano e dintorni Approfondimento sulla messa in sicurezza dell’edificio orientale + Speciale: SCHEDATURE
Ristampa straordinaria Dicembre 2018 In occasione della tesi di laurea magistrale degli editori
MAComE magazine
In collaborazione con:
rivista di architettura Anno: MMXVIII Mese: II Numero: 03
AUIC Architettura Architettura delle Costruzioni
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INDICE
indice 00.
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MAComE è messo consonno ?
01.
Edificio orientale
02.
Balera
32
03.
Hotel Plaza
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Elementi strutturali Struttura portante Primaria Modellazione Midas Secondaria
04.
Dotazioni Impiantistiche
10
44
6
MAComE
05.
06.
Approfondimenti diagnostici Progetto di conservazione
50 62
Graffiti
07.
Analisi SWOT
74
08.
Bibliografia
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INTRODUZIONE
L’analisi strutturale e dello stato di salute degli edifici condotta in questo numero si concentra sull’Edificio Orientale, la Balera e l’Hotela Plaza ai fini di delineare i caratteri salienti dei protagonisti dello scenario progettuale di partenza. La rigenerazione di Consonno inizierà per l’appunto da questi tre edifici ma, trattando con l’esistente è necessario delineare un quadro conoscitivo articolato su diversi elementi quali il degrado, la resistenza delle strutture e la loro capacità di risposta, le dotazioni impiantistiche e le correlate potenzialità. L’Edificio Orientale è stato esposto per più tempo a diversi degradi motivo per cui ci è sembrato necessario approfondire l’analisi su quest’ultimo.
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magazzino
castello
edificio orientale
Hotel Plaza casa Bagno la Spinada casa custode canonica chiesa
pavesino
Rilievo
STATO DI FATTO
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Edificio orientale
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EDIFICIO ORIENTALE
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EDIFICIO ORIENTALE
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MAComE
Elementi strutturali
EDIFICIO ORIENTALE
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Elementi strutturali L’Edificio Orientale è l’edificio più grande tra quelli costruiti da Mario Bagno e vede il suo sviluppo addossato al versante della collina, delineando così un lungo fronte commerciale di circa 100 metri. I diversi piani risultano sfalsati gli uni dagli altri e presentano tre terrazze che moltiplicano lo spazio calpestabile. L’addossamento al terreno comporta il disegno di un solo prospetto che culmina con il minareto, oggetto eccentrico che si discosta dallo stile locale. I fronti minori, ortogonali a quello principale, accolgono delle scalinate così da creare un flusso di percorrenze tra la piazza a terra e le varie strade commerciali. L’aspetto longilineo e continuativo suggerisce la scansione delle aperture di dimensioni simili tra loro ma nella sua realizzazione non è stato mantenuto. Se osserviamo l’edificio dalla piazza, quindi in maniera scorciata rispetto la sua verticale possiamo pensare che le aperture rispettino un certo modulo, aspettativa che viene confutata nel momento in cui si procede con un rilievo geometrico e con il connesso ridisegno. Al piano terra gli archi non sono perfettamente uguali gli uni agli altri perché devono rispondere ad una pendenza del terreno che modifica il grado di apertura del porticato del piano terra, infatti è possibile individuare tre tipologie di archi, con un grado di apertura maggiore in corrispondenza della massima pendenza del terreno. Grazie ad una foto storica che ritrae l’edificio senza il porticato e al prospetto ufficiale del progetto, è possibile notare che l’imposta degli archi si abbassa in maniera proporzionale allo scendere del terreno, avendo quindi archi con differenti gradi di apertura. Questo cambiamento di quota permette, per quanto riguarda gli ambienti più alti, l’inserimento di piani ammezzati di servizio riscontrabile nelle stanze dell’ultimo settore di tutti e quattro i piani. Il piano primo, secondo e terzo risultano dal prospetto più modulari e ordinati, nonostante vi siano lievi discordanze dimensionali ma che possono essere assimilabili ad errori di rilievo. Come si è detto anche in precedenza, i piani si sviluppano in maniera sfalsata rispetto al piano che lo precede, eccezione fatta per
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gli ultimi due dal momento che sono sovrapposti. Questo sviluppo implica dei lavori eccessivi e spropositati di fondazioni e di movimenti terra. La sezione che ne consegue mostra come i primi tre corpi sono addossati alla collina e che il muro perimetrale del piano basso coincide con il muro di contenimento del piano che lo segue. L’epiteto attribuito a questo edificio venne chiaramente condizionato dallo stile arabeggiante che questo osteggia: tutte le aperture hanno uno stile eccentrico per il periodo e soprattutto per il luogo ed è un vero e proprio abaco di forme variopinte. Tale aspetto è dichiaratamente rintracciabile nello stile degli ultimi due piani dato che posseggono rispettivamente delle aperture con forme ad arco inflesso e altre trilobate. Questa scelta stilistica sembra essere casuale ma è condizionata da un cambio di funzione: se infatti nei tre piani bassi erano previste prevalentemente delle funzioni commerciali (nonostante
alcuni dubbi riguardo lo sviluppo del piano secondo) l’ultimo piano ha accolto fino al 2000 delle abitazioni di piccole dimensioni ma che godevano di una vista unica e mozzafiato. Questo complesso edificio articolato in più elementi apparentemente disconnessi tra loro viene uniformato attraverso l’inserimento di piastrelle di diverse forme e colore che decorano in maniera aleatoria queste pareti apparentemente neutre. Se si confronta ulteriormente il progetto depositato in comune con quello che realmente costruito, è possibile notare che sulla copertura del terzo piano era prevista solo la cupola e non il Minareto. La cupola si articola tramite un tamburo cilindrico scandito da dodici pilastri i quali poggiano su una piastra in calcestruzzo armato sorretta a sua volta da otto pilastri in cemento armato. L’intradosso della cupola svela la tecnica costruttiva della stessa: una maglia di ferro dallo sviluppo semisferico viene tamponato
e chiuso da una serie di elementi in laterizio. Per quanto riguarda i pilastri essi vanno a scaricare direttamente sulla copertura piana delle abitazioni del terzo piano e i carichi provenienti da questa vengono distribuiti al piano sottostante tramite dei pilastri che ricadono liberamente in mezzo alla zona giorno dell’appartamento ad angolo. Questa accortezza risulta essere probabilmente eccessiva ma assume una giustificazione valida se si pensa che avrebbe dovuto accogliere il carico di una cisterna d’acqua, carico che non poteva essere sorretto solo dalla copertura. Questi pilastri li ritroviamo anche ai piani sottostanti con i rispettivi sfalsamenti obbligatori dal momento che le piante non sono sovrapponibili. Il Minareto invece si sviluppa attraverso due prismi a base ottagonale cavi, entrambi sovrapposti da una struttura in calcestruzzo ognuno dei quali ospitano delle terrazze panoramiche che un tempo risultavano raggiungibili tramite una scala interna.
Elementi strutturali
nelle pagine precedenti: vista del Minareto dell’Edificio Orientale a lato: porticato piano terra Edificio Orientale sopra: piante Edificio Orientale depositate al Comune di Olginate
EDIFICIO ORIENTALE
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Infine la cupola a bulbo è sostenuta da otto pilastrini in cemento armato, ricoperta da lastre in rame ossidato. L’idea del Minareto venne a Bagno durante la costruzione dell’edificio perché non vi è traccia di questo obelisco sui disegni depositati in comune e questo è ulteriormente confermato dal posizionamento delle sue fondazioni, in adiacenza con il perimetro dell’edificio. La tipologia insediativa dei diversi ambienti risulta essere abbastanza coerente entro ciascuno piano: al piano terra gli ambienti sono di dimensioni pressoché simili tra di loro e sono dotati di un ampio spazio commerciale, dei servizi igienici e di un piccolo magazzino. Al piano primo ovviamente le dimensioni vanno gradualmente a ridursi ma mantenendo in linea di massima i servizi prima citati. Al piano secondo invece iniziano ad esserci delle discrepanze: in alcuni lavori precedenti al nostro, a questo piano venivano indicate delle abitazioni suggerito dal fatto che sono piuttosto piccole per delle funzioni commerciali ma con aperture in facciata molto ampie tanto quelle dei piani più bassi; in altre tesi invece vi sono chiare indicazioni di spazi commerciali con servizi e dei piccoli depositi, soluzione che risulta più accreditata. In tutti i piani l’ultimo ambiente ovvero quello che sorge in corrispondenza del Minareto possiede delle eccezioni: sia in pianta che in prospetto si manifestano in maniera diversa come al piano primo troviamo un intero magazzino che si sviluppa al di sotto di quello accessibile in quota. L’ultimo piano dell’Edificio Orientale possiede tre tipologie di abitazioni, non ricercate ma conseguenza di alcuni vincoli strutturali e costruttivi. La prima tipologia prevede un corridoio di distribuzione sul quale si affacciano una piccola stanza da letto, un bagno e infine un soggiorno e sala da pranzo dal quale bisogna passare per accedere al piccolo cucinino. La seconda tipologia prevede l’accorpamento di due unità abitative possibile dopo aver ricavato un’apertura nel muro tra due unità ed eliminando un corridoio, spazio che viene quindi utilizzato per ampliare le camere da letto. Infine l’ultima tipologia è condizionata anche in questo caso dalla posizione ad angolo in cui sorge: lo sviluppo prevede una piccola stanza da letto, un esiguo bagno ma una grande sala da pranzo con cucina a vista. Probabilmente l’appartamento più prestigioso dell’edificio data la finestra ad angolo che inquadra il Resegone e la natura sconfinata che caratterizza questo luogo. Purtroppo quest’edificio come altri, non presenta un sviluppo coerente rispetto al progetto depositato in comune: troviamo di fatto un andamento diverso sia in pianta che in alzato avvalorato dal fatto che il Minareto non è stato nemmeno disegnato.
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Struttura primaria
a lato: dettaglio esterno del giunto strutturale e vista interna della struttura
La struttura portante impiegata nell’edificio è scandita da pochi elementi che si ripetono nei vari piani e sono i seguenti: muro di contenimento, pilastri, travi e solaio misto. Il muro di contenimento controterra, presente nei primi tre piani, consiste in un muro in cemento armato con un’intercapedine formata dalla geometria irregolare del terreno e dal conseguente accostamento di un muro di mattoni,posto perpendicolarmente alla base. Questo muro di tamponamento sarebbe servito, oltre a circoscrivere lo spazio anche per combattere l’umidità che si sarebbe potuta presentare data la sua posizione ma fu un fenomeno largamente trascurato insieme a tutti gli altri fenomeni di degrado che sono insorti a causa di un’assente manutenzione. I pilastri dell’edificio sono in cemento armato e sono solidali con le travi principali dei solai misti, il loro posizionamento sembra essere particolarmente rigido dal momento che hanno sempre lo stesso interasse e le partizioni interne, in alcuni casi li inglobano. Tutti i pilastri sono rinforzati da degli angolari in ferro dispositivi che tentano di rendere meno vulnerabile il pilastro e allo stesso tempo più solidale con l’intonaco di rivestimento. Per quanto riguarda la trave e il solaio misto questi concorrono a creare un sistema unico e coeso dal momento che la tecnica costruttiva lo consiglia troviamo infatti un sistema misto cemento armato e elementi di alleggerimento, molto diffuso durante gli anni ‘60 in Italia. Osservando il prospetto nella sua interezza è possibile notare la presenza dei giunti di dilatazione che attraversano tutti e quattro i piani, accorgimenti strutturali che permettono eventuali movimenti dato il suo marcato sviluppo in una sola direzione.
Struttura principale
EDIFICIO ORIENTALE
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Modellazione
Elementi Gli elementi che compongono il modulo dello schema strutturale sono formati da: • Elementi verticali Muro di contenimento Pilastri incernierati • Elementi orizzontali Travi incernierate Travi continue di collegamento dell’intera struttura Vincoli Si sono addottati dei vincoli a terra di tipo cerniera.
Carichi I carichi verticali ipotizzati che agiscono sulla struttura sono dovuti dal peso proprio strutturale (G1), peso proprio non strutturale (G2), carico della destinazione d’uso (Q1) e carico della neve (S). Il peso sui solai scaricano il loro peso sulle due travi incernierate e sul muro di sostegno. Il carico orizzontale, trascurando per adesso quello del sisma (E), è dovuto dalla spinta del terreno (EH); inoltre, vi è la presenza di un ulteriore carico orizzontale di destinazione d’uso (Q1 orizzontale), che è invece dovuto dalla conformazione terrazzata dell’edificio che strutturalmente risulta separato in 3 porzioni. Non potendo trascurare questo tipo di situazione, il carico è stato ruotato ottenendo una spinta orizzontale nell’ipotesi più sfavorevole e peggiorativa. In conclusione nella struttura globale, vi è la presenza di muri perpendicolari a quelli di contenimento che svolgono una funzione di chiusura del sistema, non facendo ribaltare la parete che trattiene il terreno.
Midas
Analisi dei Carichi G1 – Pesi propri dei materiali strutturali (NTC-2008 3.1.2) Descrizione
Spessore (m)
Peso Specifico (kN/m3)
Carico areale = P.S.*A/1m (kN/m2)
Calcestruzzo
0,12
25
3,00
Blocchi di calcestruzzo forato
-
-
1,02 4,02 ≈ 4,05
G2 – Carichi permanenti non strutturali (NTC-2008 3.1.3) Descrizione
Spessore (m)
Peso Specifico (kN/m3)
Carico areale = P.S.*A/1m (kN/m2)
Guaina bituminosa incrociata
-
-
0,05
Sottofondo in calcestruzzo
0,04
24,00
0,96
Pavimento in porfido
0,03
26,00
0,78
Intonaco
0,02
20,00
0,40 2,19 ≈ 2,20
EH – Carichi orizzontali del terreno del terreno Descrizione
Altezza (m)
Peso Specificio (kN/m3)
Carico areale massimo (kN/m2)
Terreno
4,50
18,00
81,00
Qk – Carichi variabili (NTC-2008 3.1.4) Descrizione
Carico areale (kN/m2)
Q1 – Ambienti ad uso commerciale – Cat.D2 (Centri commerciali, mercati, grandi magazzini,...)
5,00
S – Carico della neve (NTC-2008 3.4.1) qs = μi * qsk * CE * Ct Valore caratteristico del carico neve al suolo qsk (NTC-2008 3.4.2): Zona I – Alpina – Provincia di Lecco qsk = 1,39 [1 + (as/728)2] kN/m2 (NTC-20083.3.8) as = 660 m s.l.m. qsk = 1,39 [1 + (660/728)2] = 2,53 kN/m2
CE – Coefficiente di esposizione (NTC-2008 3.4.3) Valori di CE per diverse classi di topografia (NTC-2008 Tabella 3.4.I) Topografia Descrizione Normale
CE
Aree in cui non è presente una significativa rimozione di neve sulla costruzione prodotta dal vento, a causa del terreno, 1,00 altre costruzioni o alberi.
Ct - Coefficiente di termico (NTC-2008 Tabella 3.4.4) Ct = 1 μi – Coefficiente di forma (NTC-2008 Tabella 3.4.3) Valori del coefficiente di forma (NTC-2008 Tabella 3.4.II) Inclinazione della falda
μi
0° ≤ α ≤ 30°
0,80
qs = μi * qsk * CE * Ct = 0,80 * 2,53 * 1,00 * 1,00 = 2,03 kN/m2 ≈ 2,05 kN/m2
Simulazione Midas Gen® 2018 Si è realizzando uno schema statico 3D su AutoCad e poi attraverso il formato .dxf lo si è importato all’interno del software agli elementi finiti. Elemento Per avere un corretto funzionamento del modello si sono differenziate le tipologie degli elementi. Per i pilastri si sono usati degli elementi di tipo “truss” (Bielle), per le travi il tipo “beam” (Travi) e per i muri di sostegno il tipo “wall” (muri). Materiale Dalle pratiche del 1966 depositate nel Comune di Olginate che hanno come oggetto “Costruzione fabbricato ad uso negozi sul mappale n.121 in fraz. Consonno” si deduce il tipo di calcestruzzo. Viene specificato che per le opere di solai, pilastri, travi, fondazioni verrà utilizzato un calcestruzzo cementizio titolato a qli. 4 di cemento 600 per mc. 0,4 di sabbia e mc. 0,8 di ghiaia o pietrisco appezzatura per c.a., impastato a terra umida e costipato entro i casseri fino a rigurgito. Si sono utilizzate delle barre d’armatura presumibilmente lisce, notate in altri edifici più degradati realizzati nei medesimi periodi dalla stessa impresa costruttrice.
Sezioni Con la funzione “Section properties” si sono definite le sezioni dei pilastri e delle travi riportate nella tabella seguente: N Tipologia Nome Altezza Base sezione sezione (mm) (mm) 1 Pilastro - Truss Pilastro_24x30 cm 240 300 2 Pilastro - Truss Pilastro_25x40 cm 250 400 3 Pilastro - Truss Pilastro_40x26 cm 400 260 4 Pilastro - Truss Pilastro_40x30 cm 400 300 5 Pilastro - Truss Pilastro_25x25 cm 250 250 6 Pilastro - Truss Pilastro_24x48 cm 240 480 7 Pilastro - Truss Pilastro_25x55cm 250 550 8 Pilastro - Truss Pilastro_50x40 cm 500 400 9 Pilastro - Truss Pilastro_30x40 cm 300 400 10 Pilastro - Truss Pilastro esterno_40x30 400 300 cm 11 Trave - Beam Trave y continua_60x35 600 350 cm 12 Trave - Beam Trave x_ 600 300 Incernierata_60x30cm Inoltre sono stati definiti gli spessori degli elementi wall con la funzione “thickness”; gli spessori usati sono 500mm, 400mm e 300mm.
Vincoli In accordo con la docenza si è deciso Con la funzione “Define support” si sono definiti i vincoli cerniera alla base di utilizzare un calcestruzzo NTC- degli elementi. Si sono vincolati le traslazioni lungo i 3 assi (D-ALL) ma le rotazioni sono rimaste libere. 2008 C28/35. Le travi incernierate sono state svincolate dal resto della struttura con delle cerniere interne usando la funzione “Beam and Relese” e impostando “Pinned-Pinned” sugli elementi interessati, così da annullare i momenti nei due nodi estremi (i-node, j-node). Piani Con la funzione “Control Data - Story” si sono definiti i piani della struttura, utili per l’analisi sismica dinamica; nel nostro caso autogenerandoli otteniamo 2 piani “1F” e “Roof”. Assegnazione dei carichi Attraverso la funzione “Self Weight” viene calcolato in automatico il peso della struttura in G1. Non verranno calcolati quelli del solaio perché nel modello verranno inseriti come carichi distribuiti sulle travi, sempre in G1.
Con la funzione “Assign Floor Loads” vengono inseriti i carichi areali nel modello (G1 G2 Q1 S) il quale in automatico calcola le aree di influenza e le distribuisce sotto forma di carico lineare sulle travi interessate. Invece con la funzione “Pressure load” vengono inseriti i carichi areali delle spinte orizzontali (EH Q1-H), tenendo conto della distribuzione triangolare e lineare. Si procede alla combinazione dei carichi (NTC-2008 2.5.3) G1
Pesi propri dei materiali strutturali
EH
Carichi orizzontali del terreno (g=18kN/m3)
G2
Carichi permanenti non strutturali
Q1
Carichi variabili - Cat D2 Ambienti ad uso commerciale
Q1-H
Carichi variabili orizzontali - Cat D2 Ambienti ad uso commerciale
S
Carico della neve
Ey
Azione sismica in direzione y
Ex
Azione sismica in direzione x
2.5.1. - SLU - Combinazione fondamentale, generalmente impiegata per gli stati limite ultimi gG1 x G1 + gG1 x G2 + gp x P + gQ1 x Qk1 + gQ2 x y02 x Qk2 + g03 x yQ3 x Qk3 + ...
Combinazione Stato limite ultimo – SLU 1
SLU 1 = 1,30 x G1 + (1,50 x G2 + 1,50 x EH) + (1,50 x Q1 + 1,50 x Q1-h) + 1,50 x 0,50 x S SLU 1 = 1,30 x G1 + (1,50 x G2 + 1,50 x EH) + (1,50 x Q1 + 1,50 x Q1-h) + 0.75 x S
Combinazione Stato limite ultimo – SLU 2
SLU 2 = 1,30 x G1 + (1,50 x G2 + 1,50 x EH) + 1,50 x S + (1,50 x 0,7 x Q1 + 1,50 x 0,7 x Q1-h) SLU 2 = 1,30 x G1 + (1,50 x G2 + 1,50 x EH) + 1,50 x S + (1,05 x Q1 + 1,05 x Q1-h)
2.5.3. - SLE - Combinazione frequente, generalmente impiegata per gli stati limite di esercizio (SLE) reversibili G1 + G2 + P + y11 x Qk1 + y22 x Qk2 + y23 x Qk3 + ...
Combinazione Stato limite esercizio – SLE 1
SLE1 = G1 + (G2 + EH) + (0,70 x Q1 + 0,70 x Q1-h) + 0,00 x S SLE1 = G1 + (G2 + EH) + (0,70 x Q1 + 0,70 x Q1-h)
Combinazione Stato limite esercizio – SLE 2
SLE1 = G1 + (G2 + EH) + 0,20 x S + (0,60 x Q1 + 0,60 x Q1-h)
2.5.5. - E-SLU - Combinazione sismica, impiegata per gli stati limite ultimi e di esercizio connessi all’azione sismica E E + G1 + G2 + P + y21 x Qk1 + y22 x Qk2 + ...
Combinazione azione sismica direzione – y – SLVy
SLVy = Ey + G1 + (G2 + EH) + (0,60 x Q1 + 0,60 x Q1-h) + 0,00 x S
Combinazione azione sismica direzione – x – SLVx
SLVx = Ex + G1 + (G2 + EH) + (0,60 x Q1 + 0,60 x Q1-h) + 0,00 x S
Combinazione azione sismica direzione – y – SLVy neg
SLVy neg = Ey neg + G1 + (G2 + EH) + (0,60 x Q1 + 0,60 x Q1-h) + 0,00 x S
Combinazione azione sismica direzione – x – SLVx neg
SLVx neg = Ex neg + G1 + (G2 + EH) + (0,60 x Q1 + 0,60 x Q1-h) + 0,00 x S
Combinazione azione sismica massima nella direzione calcolata dal software – SLV max SLV max = Emax + G1 + (G2 + EH) + (0,60 x Q1 + 0,60 x Q1-h) + 0,00 x S
Fase 3 (Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – SpettriNTCver.1.0.3.xls) Il foglio di calcolo ci chiede di definire: Categoria di sottosuolo (NTC2008 3.2.2) (Tabella 3.2.II – Categorie di sottosuolo)
C
Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 < 250 kPa nei terreni a grana fina).
E – Azioni del sisma (NTC-2008 3.2) Dal sito del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici si è scaricato il file excel “Spettri-NTCver.1.0.3.xls”, utili per definire lo spettro del sisma nella località in esame. Condizioni topografiche (NTC2008 3.2.2) Fase 1 (Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – Spettri-NTCver.1.0.3.xls) (Tabella 3.2.II – Categorie Viene geolocalizzata la struttura in esame attraverso la definizione della topografiche) Regione, della provincia e del comune. Fase 2 (Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – Spettri-NTCver.1.0.3.xls) Il foglio di calcolo chiede di definire: Vita nominale della costruzione (NTC-2008 2.4.1) (Tabella 2.4.I – Vita nominale VN per diversi tipi di opere) Tipo di costruzione
Vita nominale VN
2 - Opere ordinarie, ponti, opere infrastrutturali e dighe di dimensioni contenute ≥ 50 anni o di importanza normale
Classe d’uso (NTC-2008 2.4.2) Classe II
Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti, senza contenuti pericolosi per l’ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali. Industrie con attività non pericolose per l’ambiente. Ponti, opere infrastrutturali, reti viarie non ricadenti in Classe d’uso III o in Classe d’uso IV, reti ferroviarie la cui interruzione non provochi situazioni di emergenza. Dighe il cui collasso non provochi conseguenze rilevanti.
Periodo di riferimento azione sismica VR = VN*CU (Tabella 2.4.II – Valori del coefficiente d’uso CU) Classe d’uso
II
Coefficienti Cu
1,0
All’interno del foglio di calcolo si inserisce la Vita nominale (VN) dell’opera di 50 anni e il coefficiente d’uso (Cu ) in classe II di 1,00.
T3
Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media 15° ≤ i ≤ 30°
Valore massimo del fattore di struttura delle costruzioni in calcestruzzo (NTC-2008 7.4.3.2) (Tabella 7.4.I – Valori di qo) Tipologia Strutture a telaio, a pareti accoppiate, miste
CD“B” 3,00
qo
CD“A” 4,50
Ipotizzando la struttura debolmente armata assumiamo una classe di duttilità bassa (NTC2008 7.2.1 CD“B”) e di conseguenza un fattore di struttura pari a qo = 3,00 Regolarità in altezza – Capitolo analisi lineare o non lineare (NTC2008 7.3.1) Regolare in altezza
KR = 1
Fattore di struttura q (NTC-2008 7.3.1) Il q=1,5 per qualunque tipologia strutturale e di materiale.
Analsi dinamica modale del sisma Utilizzando “RS function” nel sottomenu “dynamic loads” viene importato lo spettro di risposta per lo stato limite salvaguardia della vita umana (SLV) ottenuto dal file excel del “Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – Spettri-NTCver.1.0.3.xls”.
Inserimento dell’azione sismica su Midas Gen® 2018 I carichi permanenti (self-weight) vengono trasformati in masse, utilizzando una funzione della finestra “Structure Type”. Invece i carichi agenti sulla struttura vengono trasformati in masse tenendo conto dei valori dei coefficienti di combinazione (combinazione sismica impiegata per gli stati limite ultimi e di esercizio connessi all’azione sismica E NTC2008 2.5.5.). Utlizzando lo scale otteniamo le masse ridotte con i coefficienti di combinazione: (1 x G1 + 1 x EH) + (0,60 x Q1 + 0,60 x Q1-h) + 0,00 x S
Vengono impostate 5 combinazioni di carico del sisma Ey, Ex, Ey neg, Ex neg, E max Per l’analisi lineare dinamica si utilizza una combinazione quadratica completa CQC (Complete Quadratic Combination) come viene definito nel paragrafo NTC-2008 7.3.3.1 al punto 7.3.3. Discretizzazione del modello agli elementi finiti Una volta applicati tutti i carichi con le varie combinazioni si è effettuata la discretizzazione del sistema per ottenere un modello più realistico. Le travi in direzione x sono state divise 20 nodi, in direzione y 10 e 5 nodi; i Muri sono stati suddivisi in 20 nodi nella direzione xy locale del sistema utilizzando la funzione auto-mesh. Data la difficoltà nel rappresentare la discretizzazione, in basso, viene mostrata solo un parte.
Conclusione Avendo svolto un rilievo speditivo in situ, senza aver effettuato alcuna prova diagnostica e non avendo i disegni costruttivi, si è tenuto un livello di conoscenza limitato (LC1), che porta a diminuire la resistenza del materiale del 35% (Fattore di confidenza FC = 1,35. NTC-2008 appendice cap.8 Tabella C8A.1.1). Segue che la resistenza a compressione di progetto del calcestruzzo che andremmo ad assumere è pari: Rck= 35 MPa (NTC-2008 tabella 4.1.I. Classi di resistenza) fck= 0,83 * 30 = 29,05 MPa (NTC-2008 11.2.10.1. Resistenze a compressione) gc = 1,50 (NTC-20084.1.2.1.1.1.Coefficiente parziale sicurezza relativo al calcestruzzo) acc = 0,85 (NTC-2008 4.1.2.1.1.1. Coefficiente riduttivo per le resistenze di lunga durata FC = 1,35 fd = acc * fck / (FC* gc) = 0,85 * 29,05 / (1,35 * 1,50) = 12,19 MPa Non avendo informazioni sulle carpenterie degli elementi, non è possibile verificare le sezioni del modello; però assumendo la resistenza di calcolo pari a 12,19 MPa come parametro di confronto con gli sforzi ottenuti con il programma, è possibile dedurre che: Con la combinazione allo SLU1 gli sforzi delle travi, pilastri e muri di sostegno sono al di sotto del valore limite prefissato. Con le combinazioni allo SLV (quelle che contengono l’azioni sismiche) non si raggiunge mai un sforzo più alto degli SLU, visto che per quest’ultimo il terreno è maggiorato del 50% (gEH = 1,50) e incide parecchio sulla struttura. Gli spostamenti allo SLE consultando la tabella dei limiti di deformabilità per gli elementi di impalcato delle costruzioni ordinarie (NTC-2008 Tabella 4.2.X) dove impone che dmax = 1/250 e d2 = 1/300 (Solo ai carichi permanenti) risulta verificato: Con la combinazione SLE1 lo spostamenti verticali massimo (in z) è di 2,790 mm che è minore dell’abbassamento ammissibile dmax=23,784 mm (5946 mm/250). Anche gli altri elementi con luci minori risultano tutti verificati. Con la combinazione solo con i carichi permanenti ha uno spostamento massimo di 1,783 mm che è minore dell’abbassamento ammissibile d2 = 19,820 mm (5946 mm/300). Anche gli altri elementi con luci minori risultano tutti verificati.
Spostamento Z SLE1 (Stato Limite Esercizio) -2,790 -2,523 -2,257 -1,990 -1,724 -1,458 -1,191 -0,925 -0,658 -0,391 0,000 0,141 Unità: mm
Sforzo combinato Travi (Beam) SLU1 (Stato Limite Ultimo) -11,325 -9,840 -8,356 -6,872 -5,387 -3,902 -2,418 -0,933 0,000 2,036 3,520 5,005 Unità: MPa
Sforzo muri ZZ (Wall) SLU1 (Stato Limite Ultimo) -12,017 -10,1982 -8,379 -6,560 -4,7409 -2,922 -1,103 0,000 2,5356 4,355 6,173 7,992 Unità: MPa
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Struttura secondaria a lato: apparato decorativo esterno nelle pagine seguenti: dettaglio stratigrafia delle partizioni e porticato esterno piano terra con stratigrafia copertura
Oltre agli elementi strutturali appena analizzati ci sono tutti gli elementi che chiudono e circoscrivono lo spazio dell’Edificio Orientale. I muri di chiusura di questi locali sono di mattoni ed hanno dimensioni molto ridotte dal momento che non sono portanti ma bensì di tamponamento, permettendo quindi l’apertura di archi molto grandi che seguono la funzione espositiva. Per ciascun piano la parete presenta un’apertura principale in cui viene collocata la saracinesca e un’altra apertura che varia per ciascun piano. Nella porzione di parete presente tra i pilastri e gli archi vi sono delle pietre forate a profilo ottagonale cementare tra di loro e ovviamente tra gli archi e il pilastro. Tutti gli archi sono realizzati in cemento armato e risultano coerenti entro il piano analizzato, eccezione
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fatta per il piano terra. come si è accennato in precedenza la pendenza del terreno ha dirette conseguenze sull’imposta dell’arco, generando quindi figure differenti. Quest’aspetto è mitigato dalla presenza del porticato il quale andamento è condizionato dal reciproco sviluppo degli archi del prospetto: le volte ribassate in cemento diventano più grandi mano a mano che il terreno scende. La struttura di questo porticato è articolata da una struttura in ferro per quanto riguarda la porzione in alzato e quella delle volte che nello specifico sembra sia composta da serie di pignatte in laterizio posizionate su uno scheletro di ferro, visibile dall’intradosso dello stesso, e reso solidare da un getto di cemento anche all’estradosso. Tra un arco e l’altro del portico la copertura è piana e articolata secondo la stessa
tecnica costruttiva vista in precedenza. Tutto questo sistema è unificato in facciata da una lamiera in ferro, ad oggi del tutto arrugginita, che scorre sinuosamente lungo il porticato e che segue l’andamento delle volte: probabilmente questa elemento applicato nascondeva un canale di scolo. Anche al primo piano le aperture risultano essere molto grandi proprio per rispondere alle funzioni commerciali che ci sarebbero state al loro interno ma qui le aperture sono rettangolari con una modanatura angolare. Come visto in precedenza il muro di tamponamento permette di avere un andamento sinuoso della sagoma della porta senza compromettere il collocamento della saracinesca e il suo utilizzo, ed anche qua è presente un arco al di sopra
dell’apertura principale. A questo piano emergono, accostate alle balaustre che circoscrivono il perimetro del terrazzo, delle lastre decorative in cemento che si sviluppano per tutta la lunghezza dell’edificio e sembra che dovessero accogliere le gronde. Anche al piano secondo troviamo una corrispondenza tra il muro perimetrale e quello contro terra del piano sottostante, la terrazza in continuità con il calpestio e di portali simili a quelli del piano sotto, fatta eccezione per gli archi ogivali convessi molto dilatati. Infine l’ultimo piano risulta strutturalmente diverso rispetto agli altri, sorgendo di infatti sulla copertura del secondo piano e affacciandosi leggermente sulla piazza posta di fronte. I muri di questo piano non risultano di dimensioni ridotte come
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quelli visti in precedenza ma sono di una dimensione normale dato il tipo di aperture che sono state realizzate. Quelle presenti sul lato dell’ingresso sono infatti delle porte di grandezze standard accostate ad ampie finestre mente sul fronte opposto le finestre sono trilobate stile che concorre alla creazione dell’aspetto orientaleggiante del prospetto principale. Su tutto il prospetto sono presenti delle piastrelle di diversi colori e di forme vagamente orientaleggiante, rintracciabili ad esempio sulle pareti del volume ottagonale del Minareto oppure delle fasce che si interpongono nelle finestre dell’ultimo piano oppure
sulle lastre in cemento addossate alle balaustre. Osservando il prospetto si possono notare i giunti di dilatazione che tagliano i quattro piani, questi hanno una conseguenza diretta sull’estetica e sull’architettura dell’edificio come la separazione delle piastrelle delle decorazioni oppure la recisione delle strade. Purtroppo, in questo caso specifico di continua incuranza del bene architettonico, sono insorti in corrispondenza di questi punti diversi elementi di degrado come gravi infiltrazioni di acqua discendente e la conseguente crescita di vegetazione al loro interno.
Per quanto riguarda i lati corti dell’Edificio Orientale sono stati sfruttati per l’inserimento delle scale, costituite da gradini in pietra posti sopra al terrapieno, le quali mettono in comunicazione i diversi piani e dislivelli, con l’intento di costruire una passeggiata continua e terrazzata. Data la funzione meno pubblica, per accedere alle residenze e alla copertura bisogna spostarsi verso il retro dell’edificio, ovvero percorrendo la strada carrabile che collega Consonno a Oggiono; così da avere un accesso privilegiato e distinto da quello che doveva possedere il flusso commerciale.
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Il
salone delle feste sarà il secondo edificio che vorremmo preparare per la messa sicurezza così che sia disponibile ed utilizzabile il prima possibile. Abbiamo già sottolineato come i progetti depositati in comune risultano essere discordanti rispetto agli edifici realmente realizzati e anche questo rientra in questa casistica. Infatti il disegno prevedeva solo un porticato in ferro con due padiglioni isolati accostati, in modo tale da costituire un portale di ingresso. Nella realtà l’edificio conserva il pergolato rettangolare e tamponato ma acquista un fronte unico che si protrae fino a metà dello stesso, che risulta essere necessario le diverse funzioni annesse al completo funzionamento della sala da ballo. Si può ipotizzare che il pergolato avesse una copertura leggera e che in corrispondenza del fronte la copertura proseguisse in modo da costituire una zona coperta per delle sedute del bar. Lungo la distribuzione del volume
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pieno troviamo al centro del perimetro un piccolo padiglione che sembra poter essere il posto in cui l’orchestra suonava. Quest’edificio, durante gli anni 60, fu il vero e proprio catalizzatore delle feste che si tennero a Consonno: molti erano i visitatori che si spingevano fin sopra la collinetta con il fine di svagarsi in questo luogo eccentrico ed extra ordinario, oltre al fatto che sarà stata una delle prime discoteche che vennero costruite sul territorio. Per quanto riguarda la struttura di quest’edificio vediamo l’utilizzo di una struttura metallica utilizzata sia per i pilastri che per le travi, dei paramenti murari, che assolvono la funzione di controventamento alla struttura metallica dato che sono leggeri ed infine si ipotizza una copertura leggera posta sopra al pergolato che non è possibile verificare dato il tuo totale decadimento. La sezione degli elementi in ferro si distingue in base alla zona e alla funzione statica che i singoli elementi sono chiamati ad assolvere, riuscendo
a identificare tre macro dimensioni: i profili maggiormente diffusi misurano circa 30x10 cm e vengono impiegati nella zona di testata dell’edificio; il secondo profilo chiuso rettangolare che misura 15x10 cm viene impiegato negli elementi di connessione tra la porzione scandita da parti in muratura e il porticato (dovendo sostenere una copertura a sbalzo) ed infine l’ultimo elemento circolare con diametro di 6 cm il quale delimita il perimetro esterno del porticato. La partizione muraria invece si può suddividere in tre categorie: la prima possiede una struttura lignea con due pannelli di tamponamento uno di fibra di legno e uno di fibrocemento, lasciato a vista. La seconda tipologia è totalmente costituita da laterizi forati standard, rifiniti da intonaco che ad oggi risulta essere fortemente danneggiato ed è impiegata come tamponamento nel volume di testata ed infine la terza tipologia consiste in una struttura mista che integra il telaio metallico al paramento murario e che affida la funzione portante ai pilastri
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circolari di ferro. Per quanto riguarda la copertura si ipotizza che vennero scelte delle lastre in fibrocemento inchiodate all’orditura principale lignea che veniva interposta molto probabilmente da una guaina impermeabilizzante, versione più quotata dato che è parzialmente rintracciabile tra i resti di questa struttura. Osservando attentamente la struttura , questa non presenta ingenti cedimenti ma lo stato di conservazione della Balera è fortemente compromesso soprattutto perché totalmente esposto agli agenti atmosferici oltre a che a tutti i danni vandalici a cui è stato sottoposto nel corso del tempo. Ad esempio il cattivo ammorsamento della muratura perimetrale con le pareti di tamponamento si manifesta con delle fessurazioni passanti che indicano il meccanismo di ribaltamento della parete, confermato dal fatto che le fessure sono di dimensioni maggiori in sommità rispetto alla base. In corrispondenza del volume d’ingresso è possibile individuare dei problemi legati al ribaltamento dei paramenti
che manifestano un movimento verso l’interno ovvero un meccanismo contrario a quello visto in precedenza. In termini generali tutti gli elemetni verticali in acciaio, essendo privi di qualunque protezione e rivestimento, sembrano essere fortemente ammalorati e riutilizzabili solo nel caso in cui si voglia riproporre lo sviluppo originario. In tutti casi è necessario verificare l’effettivo stato di salute dell’edificio tramite accurate analisi diagnostiche così da potersi accertare che questi problemi siano dei meccanismi locali e non riconducibili ad un dissesto generale del terreno.
nelle pagine precedenti: vista della Balera a lato: struttura portante della Balera sotto: struttura secondaria della Balera
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L’
ultimo edificio da noi preso in considerazione per il primo scenario è l’Hotel Plaza collocato al centro di tutto il complesso ed è anche quello che risulta essere abbandonato da meno tempo. Se anche in questa circostanza andiamo a paragonare il progetto con quello costruito, possiamo notare che le differenze sono molteplici conservando come unico punto di contatto la distribuzione in pianta ad L. Il piano terra affaccia sulla strada principale di Consonno con un’ampia e luminosa hall d’ingresso: nel progetto depositato in comune la scala principale sarebbe dovuta sorgere al centro di questo volume ma nella realtà viene realizzata addossata alla
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parete di tamponamento che divide la hall con le stanze. Il volume centrale è scandito da una serie di stanze del tutto modulari e sequenziali senza grandi cambiamenti, le quali convergono su un ampio terrazzo con vista panoramica sulla collina. Al piano di sotto, non appena si scende le scale troviamo un ampio salone comune in cui era previsto un bar, totalmente rivestito da materiali lignei e completamente senza luce naturale. Posto di fronte al salone appena illustrato parte un lungo corridoio che serve da una parte delle stanze che affacciano su un patio privato, e dall’altra parte delle piccole stanze di servizio. A questo piano il corridoio converge in un ampio salone a cui, in fase costruttiva, sono stati
aggiunti diversi volumi necessari ad assolvere alla richiesta alberghiera dell’impianto. Questo piano risulta essere particolarmente buio dato che quest’edificio si incastra nel terreno in corrispondenza dell’ingresso principale e, sfruttando la pendenza decrescente riesce ad avere della luce naturale solo nella parte retrostante, posizione in cui sono stati collocati gli spazi comuni. La strada principale ha una leggera deviazione che scende verso valle e passa vicino all’hotel e questa deviazione rende quindi accessibile anche dai mezzi la parte interessata a manovre di carico e scarico. Rispetto al progetto ci sono delle discordanze che interessano gli spazi comuni prevedendo un andamento
nelle pagine precedenti: vista interna dell’Hotel Plaza a lato: devastazione piano terra Hotel Plaza sopra: dettaglio stratigrafia partizioni interne
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in pianta abbastanza diverso ma i cambiamenti non sono databili con precisione senza conoscere quindi se vennero apportati da Fratello Bosisio quando ci fu l’ospizio oppure sono attribuibili ai cambiamenti che vennero fatti in fase progettuale. Quest’edificio è stato affrontato in maniera sommaria in quasi tutte le tesi e le documentazioni che trattano di Consonno redatti in precedenza. La documentazione in nostro possesso è veramente esigua ma nonostante ciò unendo i disegni catastali, i disegni allegati alle tesi precedenti e le informazioni ricavate dal sopralluogo da noi condotto, possiamo ipotizzare la sua struttura: le stanze hanno una struttura composta da muri portanti e
invece, per avere una superficie libera maggiore, le sali comuni sono sostenuti da pilastri in cemento. Abbiamo potuto constatare che i letti ospedalieri utilizzati durante il periodo in cui ci fu l’ospizio, sono stati deturpati e rovinati in maniera massiccia probabilmente durante il Rave Party del 2007, constatazione sostenuta dal fatto che sono i soli arredi rimasti a Consonno (gli altri edifici sono stati privati anche dei serramenti). Superato lo scenario post apocalittico in cui vertono gli ambienti interni, la struttura sembra essere ancora in buono stato e che i danni apportati riguardano principalmente i serramenti e gli arredi e che le strutture portanti sembrano indenni.
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In a lato: impianto elettrico e del gas nelle pagine seguenti: foro canna fumaria e impianti elettrico, idrico e fognario in un bagno
comune a Olginate sono conservati dei disegni tecnici che definiscono e indicano le pendenze dei tubi di scarico dell’Edificio Orientale: il documento riportano che le fognature dovessero passare vicino al muro di tamponamento fino al piano terra e confluire in una fossa biologica che sfrutta la pendenza naturale del terreno. Dal rilievo condotto è stato possibile notare che le dotazioni impiantistiche dei tre edifici principali sono fortemente danneggiate per cui necessitano, nell’eventualità di un riutilizzo, di essere rifatte completamente magari sfruttando i cavedi presenti. Individuiamo quindi la presenza di impianti idrico-sanitario, elettrico, di illuminazione, di riscaldamento, di distribuzione gas metano e di scarico e smaltimento delle acque nere e meteoriche. È possibile osservare che alcuni di questi impianti
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passano all’interno del sottofondo del pavimento, probabilmente quelli necessari per permettere agli utenti di avere l’acqua sanitaria in ciascun ambiente in cui vi è l’esigenza. Connesso a questo impianto ovviamente è prevedibile che ci fosse anche quello relativo allo scarico e allo smaltimento delle acque scure, supposizione confermata dai sanitari presenti sia nell’ Edificio Orientale che nell’Hotel Plaza, ad oggi completamente distrutti. Nel rintracciare tutti gli impianti presenti a Consonno e osservando sia le funzioni che vi erano inserite, è ipotizzabile che ci fossero delle centrali elettriche come quelle visibili nella parte nord del primo piano
dell’Edificio Orientale; avvalorato dal fatto che fino al 2000 nell’Edificio Orientale e fino al 2007 all’interno dell’Hotel Plaza ci fosse un sistema di riscaldamento, considerando soprattutto le temperature rigide tipiche della zona e per chiari motivi di confort per gli ospiti dell’ospizio. Anche per quanto riguarda l’impianto a gas metano possiamo ritenere valide le supposizioni fatte in precedenza ed è necessario ricordare che il ristorante la Spinada è tutt’ora attivo per cui tutti gli impianti prima citati sono chiaramente presenti sulla collina, escludendo forse solo quello di riscaldamento dato che il bar rimane sempre chiuso durante il periodo invernale. In aggiunta anche
la Chiesa di San Maurizio ha bisogno quasi sicuramente di un impianto di illuminazione e di acqua corrente che deve essere disponibile tutto l’anno. Per chiari motivi storici e per un mancato adeguamento normativo, non sono presenti alcun sistema di ascensori o di impianti scale mobili, attrezzatura connessa al fatto che l’intera città venne abbandonata prima che questi interventi fossero all’ordine del giorno o comunque essenziali per una totale fruizione dei vari ambienti. Bisogna però precisare che tutti i piani del minareto sono raggiungibili attraverso rampe che, in maniera indiretta, valicano le barriere architettoniche.
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Le
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considerazioni fatte in precedenza servono a stabilire e a mettere le basi per poter effettuare un progetto di conservazione il più corretto e appurato possibile. Il rilievo geometrico e le indagini visive rappresentano il punto di partenza ma non sono condizioni sufficienti bensì è necessario preventivare ulteriori approfondimenti diagnostici che vadano ad indagare con certezza il grado di degrado a cui la struttura è sottoposta. Il problema che maggiormente sta intaccando l’Edificio Orientale ed in maniera minore anche la Balera e l’Hotel Plaza, riguarda l’umidità e la presenza stagnante di acque nei cavedi della struttura e degli interstizi che nel tempo si sono creati sia nelle strutture portanti che negli elementi di rifinitura. A nostra disposizione ci sono due tipologie di indagini: quelle non distruttive oppure quelle distruttive, le quali si distinguono già a livello toponomastico, entro interventi non invasivi quali le fotografie, la termografia, l’auscultazione sonica, l’indagine ultrasonica, la magnetometria, l’endoscopia e la sclerometria e invece
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nelle pagine precedenti: degrado giunto di dilatazione e degrado di una parete causato dall’umidità discendente sopra: carotaggio a lato: attacco biologico in fessure nel pavimento nelle pagine seguenti: calcare e dettaglio stratigrafia
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interventi in cui è previsto il prelievo di materiale dal sito con conseguenti prove in laboratorio. Affinché la ricerca sai mirata e pienamente efficace è necessario stabilire una gerarchia degli interventi che nel caso dell’Edificio Orientale andrebbero a scandire quelli da fare sui calcestruzzi armati degli elementi portanti, quelli sulle murature in laterizio di tamponamento e delle prove su entrambi gli elementi. La valutazione sulle strutture portanti in calcestruzzo ci darebbe la possibilità di individuare quanto il danno causato dall’infiltrazione dell’acqua all’interno del materiale, abbia compromesso la sezione resistente dell’elemento, così da poter avere gli strumenti per decidere per una sostituzione dello stesso o un semplice rinforzo. Uno strumento a nostra disposizione per compiere un’altra indagine non distruttiva potrebbe essere quella che usa la auscultazione sonica in cui si può indagare circa lo stato di aggregazione del complesso malta-mattone in una muratura ma l’esito diventa affidabile nel momento in cui la percentuale di acqua sia relativamente bassa, cosa che presumibilmente non riguarda le nostre strutture. Proseguendo con le tecniche non distruttive, potremmo
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prendere in considerazione l’indagine ultrasonica che prevede l’utilizzo di un macchinario che mostra, al variare della lunghezza d’onda una variazione del materiale oppure la presenza di cavità all’interno di un paramento non ispezionabile. Questa tecnica potrebbe rivelarsi interessante dal momento che, soprattutto per quanto riguarda la parte strutturale contro terra sulla quale non siamo pienamente a conoscenza del suo andamento lungo tutto il suo sviluppo. Infine sia l’endoscopia (intervento invasivo ma non distruttivo) e la sclerometria osservano e testano in situ la portata dell’elemento strutturale che nello specifico consiste. Nel primo caso arrivare in punti della struttura che sono irraggiungibili e nel secondo provare la resistenza del materiale, senza prelevarne un campione; dato che questi due metodi permettono un’elaborazione diretta dei risultati senza che sia necessaria una post elaborazione.
Per ovviare ed evitare qualsiasi problematica legata alla presenza di acqua all’interno della muratura è consigliabile condurre indagini con dei martinetti piatti doppi il quale utilizzo prevede il posizionamento dei martinetti piatti in una sezione muraria isolata estrapolando le deformazioni delle murature e il corrispettivo diagramma sforzi-deformazioni. Altre operazioni da compiere sul posto potrebbero essere le indagini da fare nei punti in cui vi sono efflorescenze saline, distacchi ed esfoliazioni e rigonfiamenti degli intonaci di rivestimento e le prove necessarie da compiere è quella termografica. Infatti questa tecnica permette di rilevare le tessiture murarie che si celano al di sotto dello strato di rivestimento come l’orditura dei solai e fenomeni di disomogeneità causata sia dalla presenza di materiali diversi e sia dalla presenza di umidità, anche solo superficialmente.
Dato che la tecnica costruttiva maggiormente diffusa per questo edificio prevede l’uso del calcestruzzo è necessario abbinare una prova sclerometrica, che indica la resistenza a compressione del materiale; con una prova magnotometrica. Il connubio tra la resistenza in sito del materiale e l’individuazione dei ferri, del loro stato di salute e della dimensione dei copriferri, permette di stabilire lo stato di salute dell’intero sistema, da eventualmente approfondire tramite misurazioni elettrochimiche che indicherebbero lo steso di corrosione dei ferri. Per raggiungere un grado di sicurezza maggiore su diversi aspetti strutturali è possibile effettuare delle prove distruttive di tipo selettivo quali pull-off e carotaggi o prelievi di campioni. Su questi campioni si possono fare delle prove di carico a compressione, misurare la profondità della carbonatazione e del profilo di
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contenuto di cloruri. La valutazione riguardo alla carbonatazione serve per poter redige un modello più veritiero e affidabile che mette in luce la velocità di penetrazione di cloruri e la conseguente carbonatazione. Sono sempre utili ed esaustive ulteriori prove fisiche e analisi microstrutturali sulle porosità e permeabilità del materiale che compone la nostra struttura ed è consigliato soprattutto nel caso in cui sono stati evidenziati fenomeno di infiltrazione con correlata colonizzazione biologica, predisponendo in seguito anche uno studio biologico. Da tutte le conoscenze acquisite e ottenute da queste indagini risulta necessario stilare un piano di monitoraggio tale da tenere sotto controllo l’avanzare dello stato di degrado nel tempo, individuando in maniera oculata i parametri necessari. Ad esempio si possono applicare elettrodi di riferimento fissi per la
misura del potenziale ed il controllo della corrosione oppure posizionare delle sonde di macrocoppia per la misurazione di corrente, da ripetere con dei controlli periodici. In maniera più diretta è consigliabile la predisposizione dell’uso del deformometro per il controllo del quadro fessurativo, il quale utilizzo implica la collocazione di due pasticche a fianco della fessura presa in esame su cui ciclicamente viene collocato lo strumento misuratore, monitorando quindi i movimenti relativi a quella porzione di muratura. Per completare ed integrare la fase diagnostica è necessario condurre una valutazione della sicurezza dell’oggetto architettonico. Infatti la prima genera degli esiti riguardo le cause del dissesto e del degrado del materiale alla quale la procedura di messa in sicurezza tenta di rispondere scegliendo alcuni interventi a discapito di altri.
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Il giudizio sulla sicurezza deve essere condotto in maniera coscienziosa e deve compensare l’eventuale carenza di alcune nozioni ed informazioni non reperibili, ricerca che si basa su tre criteri. Il primo è quello storico-critico si basa sull’analisi dei fenomeni che hanno coinvolto la struttura ad esempio frane, terremoti e altri movimenti del suolo con le annesse reazioni che si possono esser manifestate; il criterio empirico-qualitativo che consiste nell’osservazione in situ delle strutture, delle lesioni e dei degradi ed infine quello analitico-quantitativo il quale si basa sull’analisi strutturale attraverso modellazioni matematiche. Da questi tre modi di analizzare la struttura è possibile estrapolare un quadro più attendibile e significativo possibile, mitigando gli errori legati ad una limitata capacità individuale di lettura di tali fenomeni.
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MATERICO PATOLOGICO E INTERVENTI ESPLOSO ASSONOMETRICO
DESCRIZIONI
INTERVENTI GRAFFITI PATOLOGICO MATERICO FOTORADDRIZZAMENTO
a lato: spaccato assonometrico dellâ&#x20AC;&#x2122;edificio orientale con, in esploso assonometrico, il rilievo materico patologico
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Progetto di conserva zione
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Dopo
aver analizzato la struttura con dei sopralluoghi sul campo a cui è seguito uno studio del suo comportamento statico fatto su un modello agli elementi finiti, sono state tratte delle conclusioni riguardanti le condizioni in cui essa verte oggi e sulle possibili problematiche a cui può andare incontro in futuro. Lo studio è stato effettuato secondo due livelli di approfondimento, uno globale per verificare la risposta della struttura alle azioni che la sollecitano e uno locale relativo allo stato di degrado degli elementi singoli il quale potrebbe portare un peggioramento della loro risposta e quindi a un collasso della struttura a livello globale. L’analisi globale è stata fatta sulla base del modello digitale della struttura, realizzato con il programma Midas Gen 2018, in cui è stata studiata la sua risposta se sollecitata dalle azioni orizzontali del sisma e dalle azioni verticali date dai carichi. Il risultato di questa analisi ha mostrato come complessivamente la struttura risponde bene a tutte le sollecitazioni, anche quelle orizzontali del sisma, amplificate dalla spinta del terreno essendo l’edificio addossato ad un terrazzamento. Il responso positivo dato da questo studio è legato alla presenza di adeguati muri di taglio, specialmente nella direzione perpendicolare al terrapieno, quella in cui l’azione è maggiore. Per quanto riguarda il progetto di messa in sicurezza, non si è ritenuto di intervenire a questo livello, in quanto la struttura risponde adeguatamente agli sforzi e ogni intervento sarebbe superfluo. Dopo aver studiato nel suo complesso la struttura sono stati analizzati, sempre sulla base del modello digitale, gli elementi puntuali che, per via di vari fattori, subiscono delle deformazioni e degli sforzi troppo elevati e vicini al loro limite. Questa è stata la base della successiva analisi locale in cui queste considerazioni sono state incrociate allo studio del degrado dei singoli elementi che può portarli a un peggioramento radicale della loro condizione, specialmente per quelli già al massimo delle loro capacità. Lo studio delle forme di degrado si è rivelato di fondamentale importanza in quanto possono portare a un indebolimento dell’elemento strutturale che non risponde più in maniera adeguata alle sollecitazioni e può subire cedimenti. L’eccessivo degrado di un singolo elemento potrebbe quindi ripercuotersi su tutta la costruzione innescando dei meccanismi di collasso globali causati dal fatto che la struttura non riesce a sopperire alla mancanza di un componente. Per la messa in sicurezza si è proceduto lavorando su tre modalità di intervento, geometria, materiale e carichi, le quali vanno ad ampliare e migliorare la risposta dell’elemento studiato. A partire quindi da una suddivisione per elementi portanti definiamo una serie di procedure per ciascuna modalità d’intervento.
a lato: indicazioni per il consolidamento di travi
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Il primo elemento strutturale da noi analizzato è la trave sulla quale è possibile intervenire per migliorare la sua geometria attraverso: • Il posizionamento di mensole in modo tale da diminuire la sua luce, andando a ridurre l’abbassamento massimo. Quest’accorgimento sarebbe indicato anche per l’elemento che, dalla modellazione Midas, risulterebbe avere un abbassamento eccessivo, vicino a quello ultimo imposto dalla normativa. • l’applicazione di fasce FRCM le quali sono composte da materiale plastico ignifugo che, collocate lungo l’asse della trave oppure in concomitanza del nodo, aumentano le prestazioni dell’elemento e migliorano le condizioni di vincolo, il che permette alla struttura di lavorare meglio. • il miglioramento delle condizioni di vincolo del nodo pilastro-trave cercando di aumentare le prestazioni considerando però il fatto che questa
soluzione sarebbe invasiva e complicata da attuare trattandosi di una struttura esistente. Per mitigare gli effetti del degrado dal punto di vista del materiale è possibile limitare il suo avanzamento procedendo con una protezione degli elementi scoperti seguita da un ripristino del copriferro il che riporta la trave, sotto il punto di vista formale, alla condizione iniziale. In questo caso infatti, per la protezione dei ferri di armatura esposti all’ambiente esterno, si suggerisce la stesura di materiale conservativo come quello venduto dalla Mapeferm, il quale impedisce che il degrado possa estendersi peggiorando le condizioni attuali. Questa non è una soluzione mirata all’aumento di prestazioni ma è una procedura conservativa dello stato attuale dell’elemento, quindi si può optare per questa scelta solo quando le condizioni della trave sono ancora accettabili.
In maniera diretta non si può intervenire sulle prestazioni globali del materiale calcestruzzo poiché si tratta un composto già definito, quindi un’eventuale iniezione di materiale, così come potremmo operare se si tratta di un elemento ligneo, si limiterebbe a essere efficace solo localmente. Per quanto riguarda la limitazione dei carichi agenti su una trave si può intervenire sulla riduzione dei carichi accidentali limitando le aree d’influenza, soluzione che nel nostro caso risulta sconveniente in quanto implicherebbe la limitazione della circolazione al piano superiore adibito a passaggio pubblico. Il secondo elemento strutturale di cui possiamo occuparci è il pilastro e andando a operare sulla geometria dello stesso suggeriamo diverse tipologie d’intervento: • l’utilizzo di nastri FRCM, con l’impostazione e funzionamento
nella pagina precedente e sopra: indicazioni per il consolidamento di pilastri nelle pagine seguenti: indicazioni consolidamento di pilastri e solaio
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similare a quelli spiegati precedentemente per le travi. • il posizionamento di cerchiature debolmente attive ossia strutture che agiscono in parallelo al pilastro senza quindi andare sostituirlo, ma collaborando apportando un aumento di resistenza e di duttilità. Questo tipo di cerchiatura per le sue caratteristiche, entra in funzione al momento della posa contribuendo fin da subito al miglioramento del comportamento strutturale dell’elemento. • il consolidamento dell’attacco a terra tramite l’accostamento di altri materiali collaboranti come l’acciaio, ampliando la sezione del pilastro e migliorandone le prestazioni.
nel corso del tempo e dall’umidità di risalita presente al piano terra. Soprattutto in una struttura come la nostra che è abbandonata da molti anni ed è sottoposta all’attacco degli agenti atmosferici in maniera incontrollata, l’operazione di impermeabilizzazione è particolarmente consigliata. Per la riduzione dei carichi che sollecitano i pilastri dell’Edificio Orientale si consiglia come nel caso precedente, di operare limitando la destinazione d’uso e la circolazione al piano primo.
Per quanto riguarda il miglioramento del materiale le problematiche sono similari a quelle sopra citate ma a queste si aggiungono quelle riferite al degrado provocato dalla perdita di impermeabilizzazione che avviene
Per quanto riguarda il consolidamento dei solai della costruzione riteniamo consigliabile, volendo lavorare sulle geometrie dello stesso, l’applicazione di nastri FRCM e utilizzare il Maperferm nei punti in cui il copriferro risulta essere mancante. Per quanto riguarda i carichi invece in questo caso è possibile, oltre che a ridurre i carichi agenti del piano superiore,
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procedere con lo sfondellamento delle pignatte che compongono il solaio. Quest’operazione consiste nel eliminare gli elementi di alleggerimento, che in questo caso non sono di laterizio ma di cemento, dall’intradosso del solaio e riempiendo le cavità appena create con del materiale isolante e leggero: così facendo il peso proprio del solaio si ridurrebbe, migliorando anche le sue prestazioni acustiche e termiche.
In aggiunta ai degradi statici ai quali la struttura è esposta bisogna prendere in analisi inoltre i diversi degradi che nel corso del tempo si sono accumulati e che interessano anche gli apparati decorativi e di rivestimento dell’edificio. Abbiamo già osservato che i vari danni antropici hanno causato e permesso lo sviluppo di diversi degradi, situazione aggravata dall’assenza di protezione permettendo la divulgazione di manifestazioni legate in primis all’umidità. La presenza di umidità nelle costruzioni è legato a diversi fattori: • può avere origini dall’esterno e derivare dal sottosuolo e risalire dentro la muratura a causa della capillarità del materiale da cui sono composte; • può essere assorbita come vapore atmosferico o quando si producono fenomeni di condensa; • può derivare da difetti di progettazione aggravati da una mancata manutenzione o da danni antropici;
Nonostante la modellazione digitale effettuata con Midas non abbia messo in luce particolari problematiche legate all’effetto delle azioni orizzontali agenti sul muro di contenimento, resistenza che è di fatto garantita dai muri di controventamento che contrastano le forze orizzontali. In previsione di un futuro progetto di conservazione o di un eventuale progetto di trasformazione implicante una modifica delle partizioni interne, sarebbe necessario inserire dei tiranti meccanici.
• può dipendere dall’improvvisa rottura di tubature o fognature o pluviali. Quando si parla di umidità nelle murature le cause possono essere suddivise entro • umidità di risalita • umidità di costruzione • umidità di infiltrazione • umidità per condensazione per ciascuna tipologia vi sono diverse modalità di intervento con il fine ultimo di allontanare la presenza dell’acqua dall’elemento strutturale, però anche in questo caso vi sono diverse modalità e strumentazioni a nostra disposizione che vanno declinate in base all’estensione del danno e alla struttura con cui dobbiamo confrontarci. Esistono di fatto dei sistemi di sbarramento che consistono nello posizionare un blocco fisico nei confronti della risalita dell’acqua all’interno della parete che prevede un intervento meccanico (taglia muro) o metodo chimico (immissione di speciali
formulati chimici idrorepellenti). In quest’ultimo caso si opera su una riduzione della sezione capillare assorbente e alla chiusura fisica dei capillari. Altro intervento possibile, sempre che la conformazione dell’edificio lo permetta, consiste nell’allontanamento fisico dell’acqua dalla parete perimetrale che diventa possibile realizzando dei drenaggi o creando delle intercapedini tali per cui l’acqua viene fisicamente allontanata dalla parete. Se invece si desidera operare in maniera diretta sul materiale si può scegliere in fase di consolidamento, un intonaco macroporoso le quali caratteristiche prevedono un incremento della capacità evaporativa delle superfici esterne. Molto spesso quando si lavora su edifici esistenti non è possibile accedere direttamente alle fondazioni ed andare quindi a drenare in maniera diretta l’acqua presente nel sotto suolo così che si consigliano
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degli interventi di drenaggio estesi che hanno come obiettivo quello di convogliare le acque, attraverso una tubazione drenante lontane dalla fondazione. In maniera meno invasiva si potrebbe prendere in considerazione l’impermeabilizzazione di pavimenti e dei muri controterra, attuabile solo nel caso in cui le condizioni statiche generali lo consentono. In maniera operativa si dovranno fare degli scavi in prossimità della fondazione, ripulire ed eventualmente risanare la parte strutturale e, prima di concludere i lavori, posizionare una nuova barriera impermeabile.
dell’intonaco attraverso delle analisi in laboratorio, così da conoscere con precisione la tipologia della malta e la successione degli strati. La modalità operativa prevede operazioni di spolveratura, durante la quale è previsto un trattamento globale di spolveratura con spazzole di saggina per rimuovere il deposito superficiali e le eventuali efflorescenze. Il consolidamento ha come scopo quello di ripristinare la compattezza e la resistenza meccanica che genera decoesione e disgregazione del materiale. Il consolidante, una volta evaporato, fissa le particelle che oramai sono disgregate e deve possedere requisiti di buon invecchiamento, di reversibilità nel tempo e di eventuali effetti secondari dannosi. A seconda delle modalità di applicazione sulla muratura possiamo avere degli esiti più o meno profondi e la scelta viene condizionata dalla porosità del materiale, dall’entità del degrado e dalla tipologia di rifinitura è presente.
L’ultimo aspetto da prendere in considerazione riguarda lo stato di fatto degli intonaci: prima di qualsiasi sostituzione o di intervento che vada a migliorare la situazione attuale è necessario compiere, come per tutti gli interventi visti in precedenza, delle analisi diagnostiche, giungendo a conoscenza della precisa composizione
Risulta diffuso che di fronte ad un’architettura dismessa e abbandonata molto spesso i visitatori e i suoi fruitori hanno il desiderio di lasciare impresso sulla materia la propria firma. Consonno è manifesto di questa tendenza: quasi tutti gli edifici sono stati imbrattati con diversi soggetti, tecniche e colori che animano fortemente le proprie pareti. Nonostante l’Edificio Orientale possegga di per sé un particolare stile, chiaramente identificativo c’è a tratti l’impressione che questi graffiti si siano generati insieme all’edificio e che stiano cercando di dare sfogo e voce ad una situazione di disagio particolarmente pesante e oppressiva. Come ogni architettura abbandonata risulta evidente che questa sia una tela sia per manifestazioni di principianti e sia per artisti specialisti, che posseggono una tecnica specifica ad espressione del proprio modo di vedere il mondo. Vengono coscientemente eliminati solo dalle pareti della Chiesa San Maurizio e dal ristorante La Spinada, con l’intento di pulire via oltre al colore anche l’alone di malessere che attanaglia Consonno. Questa forma d’arte, il quale modo di espressione può essere messa in discussione, assume una certa tristezza che sottolinea la situazione di sospensione in cui essa verte. Il nostro obiettivo è quello di conservare ogni segno, traccia e di testimonianza di chi, nel corso del tempo, si confrontò con Consonno.
“ogni modifica è una ri adattazione del periodo”
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“gli edifici sopravvivono molto più a lungo degli scopi per cui sono stati eretti” Aldo Rossi
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caso in cui sia strettamente necessario perché la condizione dell’intonaco è fortemente compromessa bisogna procedere con la stuccatura la quale va ad attenuare ed eliminare tutte le cavità e fenditure presenti, eliminando però eventuali decorazioni. Ovviamente le malte utilizzate durante il restauro devono essere compatibili con la qualità del materiale antico e preferibilmente anche con un minimo contenuto di sali solubili, una bassa porosità e granulometria, oltre ad un aspetto superficiale simile a quello originale. Un’ultima operazione che si può compiere sulla muratura riguarda la pulitura che viene realizzata con acqua e soluzioni chimicamente attive, applicate tramite impacchi e finitura meccanica. È un’operazione particolarmente delicata e se non viene condotta in maniera oculata potrebbe risultare dannosa per il rivestimento dell’edificio, eliminando ad esempio più materiale di quello che è necessario. L’ultimo passaggio fondamentale che segue tutti quelli visti in precedenza, consiste nella protezione del bene appena consolidato: è quindi consigliabile applicare uno strato protettivo idrorepellente che possa difendere adeguatamente la porzione giustappunto trattata. Quest’ultimo accorgimento è fondamentale per un completo consolidamento delle superfici murarie ma ovviamente è necessario pianificare una costante manutenzione delle superfici, che farà si che questi interventi siano meno ripetibili possibili.
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L’analisi fino ad ora condotta ha come obiettivo quello di mettere in luce differenti potenzialità, ma al contempo anche le problematiche. La vista unica di cui si può godere da Consonno e la totale immersione nel verde rappresentano delle potenzialità che andrebbero colte e sfruttate in maniera costruttiva. Lo stato in cui vertono oggi gli edifici è potenzialmente recuperabile ma è necessario un piano di manutenzione ben definito e scandito nel tempo. Il collegamento con le località limitrofe risulta inefficace, il che non rappresenta un ostacolo reale per le persone incuriosite dal borgo ma anzi accrescono la curiosità, guadagnandosi la fatica della salita. Le condizioni climatiche e l’agricoltura hanno da sempre rappresentato un potenziale per il Borgo e che, seguendo la tendenza contemporanea, rappresenta un aspetto particolarmente attrattivo e redditizio. Vi sono indubbiamente altre problematiche tra cui la necessità assoluta di smaltimento dell’amianto, che compone buona parte degli strati isolanti degli edifici e con cui risulta totalmente inaccettabile la convivenza. In totale onestà abbiamo a che fare con un complesso di edifici abbandonati e fatiscenti, che vennero eretti per soddisfare l’ego del suo mandante, a spese di una piccola comunità di contadini e che fin dalla loro nascita erano destinati al fallimento. Ma questo non è quello che Consonno è ai nostri occhi: per noi è un luogo in cui il riscatto è possibile perché in fin dei conti stiamo trattando la Città dei Balocchi, in cui i desideri e i sogni possono avverarsi perché è già successo. Alla genesi di quel che Consonno oggi è, c’era l’ambizione e il desiderio di un singolo uomo di avviare un nuovo progetto, provando una frenesia che scuote la carne in attesa che si attui pienamente. Questa è la stessa sensazione che anche noi, nel nostro piccolo, nel condurre il seguente progetto andiamo ricercando. Il pensiero latente e costante che preme sulle tempie nello sforzarsi di raggiungere il nostro obiettivo, consumare le ore a sperare che questo cambiamento avvenga e che sia per nostro volere, sperare che quello a cui ambisci possa trovare la forma e le modalità di realizzarsi. Il nostro progetto è Consonno: lo spirito di miglioramento, di ambizione, di comunità e di espressione culturale sono le fondamenta che qua acquisiscono la propria ragion d’essere. Infinite soluzioni tipologiche potrebbero essere accostate/sovrapposte/collocate/disseminate/ inculcate/sottoposte agli edifici di Consonno generando notevoli combinazioni funzionali: Residenza + Spazio Espositivo + Spa Hotel + Scuola + Agriturismo Ostello + Parco avventura + Cinema Università + Start up + Laboratori Fabbriche + Parco dei divertimenti + Centro Culturale La nostra proposta prevede una rivoluzione globale: stravolgimento completo nell’affrontare la vita, luoghi adatti ad uno spirito comunitario e solidale attraverso edifici che sostengono e si modificano con lo scorrere del tempo. Un progetto portato avanti da una con la testa tra satelliti e pianeti, uno che sa cose che gli altri non sanno di sapere e uno che si crede una volpe ma ambisce a diventare riccio. Un progetto a Consonno, basato sullo spirito che lo ha generato. Un progetto a Consonno, che trae energie e forza da quello che è.
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silenzio isolato natura cattiva reputazione DEGRADO discreto anacronistico assenza sistema fognario patrimonio storico assenza impianti culturale nessuna attivitĂ fama nessun guadagno UNICO NEL SUO GENERE decadimento strutturale
Forza
OpportunitĂ
S W O T
riqualifica agricoltura aumento visite occasionali nuovo sistema ECOSOSTENIBILE produzione di beni
Debolezza
Minaccia
frane crollo edifici furti VANDALISMO spreco di risorse nessun investitore inquinamento
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bibliografia Riccardo Nelva, Bruno Signorelli; Avvento ed evoluzione del calcestruzzo armato in Italia: il sistema Hennebique; Edizione AITEC; Milano; 1990 Giuseppe Rossellini; Consonno - Una testimonianza Kitsch in un paesaggio da non perdere; Milano; Politecnico di Milano; 1994 Ervin Luiselli, Gianmario Panzeri; Tutela ambientale come risorsa progettuale : ripensare Consonno nel parco del San Genesio; Milano; Politecnico di Milano; 2004 Luisella Aiolfi; Consonno: recupero della “citta’ fantasma”; Milano; Politecnico di Milano; 2004 Serena Previtali; Rovine contemporanee: fotografia e cinema come rappresentazione delle realtà postindustriali; Milano; Politecnico di Milano; 2007 Anna Andreotti, Stefano Colombo; Edificio Orientale – nel complesso turistico di Consonno; Milano, Politecnico di Milano; 2008/2009 Amit Even, Francesca Gialdi, Federica Lainati, Chiara Tessadori, Ambra Zizza; Consonno, il paese dei balocchi; Milano; Politecnico di Milano; 2014/2015 Laura Bernasconi, Stefano Colombo, Mariano Esposito, Martina Gaziola; Progetto di riuso per il borgo di Consonno; Milano; Politecnico di Milano; 2015 Vera Bellorti, Elisa Cuogo, Amelia Nifosì, Veronica Russo; Consonno la riqualificazione di un paese fantasma; Milano; Politecnico di Milano; 2015 Angelozzi Claudia, Colosimo Francesco; Consonnobservatory; Milano; Politecnico di Milano; 2015 Ministro delle Infrastrutture; 2008. Norme Tecniche di Costruzioni 2008; Roma Comune di Olginate. 2009. Piano di Governo del Territorio del comune di Olginate (PGT), Olginate Provincia di Lecco. 2014. Piano di Coordinamento Provinciale della Provncia di Lecco (PTCP), Lecco Carbontest; Il degrado del calcestruzzo, http://www.edilportale.com/speciali/degrado-del-calcestruzzo/Il_Degrado_del_ Calcestruzzo.pdf?@=Tecnoindagini; Accessed 29/01/2018 Mapei; Il degrado del calcestruzzo, http://www.mapei.com/docs/librariesprovider2/lines-technical-documentation/lines-technical-document-degrado-del-cls-it.pdf?sfvrsn=22ca4df4_0; Accessed 29/01/2018 Wikipedia; Consonno, https://it.wikipedia.org/wiki/Consonno/; Accessed 29/01/2018 Lorenzo Jurina; Pubblicazioni Lorenzo Jurina, http://www.jurina.it/; Accessed 29/01/2018
BIBLIOGRAFIA
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MAComE magazine