Vivi Consapevole n 30

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ViviConsapevole, Macrolibrarsi, trimestrale, Agosto/Ottobre 2012, n.30, Poste Italiane SPA, Sped. in Abb. Post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 art.1 Comma 1. DCB ForlĂŹ

Numero 30 - Agosto/Ottobre 2012

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La Mission di Macrolibrarsi «Non dubitare mai che la capacità di un piccolo gruppo di persone motivate possa cambiare il mondo». Margaret Mead

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iffondere con passione e sensibilità i prodotti naturali e le conoscenze attraverso i quali le persone e le comunità possano sperimentare maggiore benessere e crescita interiore. L’attività di “Macrolibrarsi” è caratterizzata dalla divulgazione di libri e di prodotti con valore alternativo/ ecologico per il corpo, la mente e lo spirito: una sorta di anteposizione allo standard normale. Ciò che rende unica “Macrolibrarsi” è lo spirito che la guida, cioè uno speciale e particolare atteggiamento di

fondo, per cui le persone che ne vengono toccate ne ricevono beneficio e ampliamento nella loro vita. Un messaggio non tangibile che si trasmette per vibrazione e abbraccia un po’ ogni cosa che incontra. La missione di “Macrolibrarsi” è principalmente quella di influenzare specifici ambiti dell’esistenza con informazioni fuori dalla norma, attraverso i libri, i dvd, gli eventi e con i prodotti del vasto bio-shop utili alla conduzione di una vita più naturale. I nostri sforzi sono volti a intensificare un avanzamento culturale di stam-

po ecologico/spirituale con l’introduzione nella cultura corrente di nuovi concetti e nuove idee per il benessere di tutti. Indirettamente speriamo di anteporre al vecchio mondo, un mondo più sano e reale, di promuovere e attivare quella parte di mente più eterna e di permettere che la conoscenza più profonda possa diventare un luogo comune ed essere ovunque. La nostra meta è essere dei portavoce, dei megafoni: come tali possiamo indicare la strada e illuminarla ma ognuno la percorrerà secondo le proprie capacità, comprensione e volontà.

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che cos’è ViviConsapevole Vivi Consapevole luglio/settembre 2012 Anno IX– numero 30 Editore Macrolibrarsi

le quali le persone e le comunità possano sperimentare maggiore benessere e crescita interiore” – trovi un efficace esempio concreto in ViviConsapevole. Per questo abbiamo deciso di rendere gratuita una rivista con contenuti di grande qualità, in maniera che ne possa beneficiare il più alto numero possibile di persone. Sul sito internet viviconsapevole.it potrai Cara lettrice/lettore, scaricare gratuitamente la benvenuto al nuovo rivista in formato pdf. appuntamento con Se invece vuoi essere sicuro ViviConsapevole. di riceverne sempre una copia Anche nel 2012 abbiamo cartacea, puoi abbonarti voluto rinnovare la rivista sempre sul sito internet con cambiamenti importanti e pagare il solo costo di che speriamo possano dare gestione della spedizione. soddisfazioni a noi, a chi ci Ci piacerebbe molto ricevere segue e a chi ci seguirà. suggerimenti da parte tua su ViviConsapevole è il frutto possibili miglioramenti o sugli della passione di Macrolibrarsi argomenti che vorresti leggere nel comunicare informazioni sulla rivista. che pensiamo possano Scrivici a migliorare il mondo in cui info@viviconsapevole.it: ogni viviamo. tuo suggerimento è molto Crediamo che la nostra prezioso! mission – ovvero “diffondere con passione e sensibilità i prodotti naturali e le Buona lettura! conoscenze attraverso La Redazione

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Ideatore Giorgio Gustavo Rosso Direttore Responsabile Marianna Gualazzi redazione@viviconsapevole.it Responsabile di Redazione Romina Rossi info@viviconsapevole.it In Redazione Angelo Francesco Rosso f.rosso@viviconsapevole.it Massimiliano Cirielli m.cirielli@viviconsapevole.it Grafica e Uff. Abbonamenti Editing snc Servizi Editoriali - Cesena (FC) abbonamenti@viviconsapevole.it in collaborazione con Grazia Lospennato Ufficio commerciale Enrico Fedrigo commerciale@viviconsapevole.it Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero Claudio Accomazzo – Erba Logica Renzo Agostini Associazione Ecohousing Tina Broccoli Grazia Cacciola Lisa Casali Luca Fortuna Lorenza Garau Paolo Giordo Andrea Leone Andrea Magnolini Marco Massignan Simona Oberhammer Mauro Recchia Livio Sgarbi Silvia Strozzi Teresa Tranfaglia Luca Vignali Immagini http://www.sxc.hu http://www.shutterstock.com http://www.dreamstime.com Stampa Grafica Editoriale Printing S.R.L. Bologna


Editoriale

La Natura è il miglior medico

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elle culture tradizionali la malattia è la spia di un malessere che riguarda l’anima della persona: si tratta di un’intrusione nel nostro corpo di energie estranee che vanno a intaccare l’energia vitale da cui siamo attraversati e che generano la sua stagnazione. Compito di medici, sciamani e guaritori è quello di riportare l’equilibrio nella persona, andando a scavare fin dentro le ferite, le angosce e le paure dell’anima per capire che cosa ha provocato lo squilibrio. La malattia diventa un viaggio all’interno del proprio Sé, alla fine del quale si trova la guarigione. Se le energie negative e quindi la malattia non si riescono a debellare con il solo viaggio dell’anima, si ricorre alla somministrazione di erbe, piante e altri elementi che si trovano in Natura. In questi popoli chi cura i malati non è solo un uomo di medicina, ma è una persona che conosce i cicli della Natura e le proprietà di piante ed erbe: in alcune comunità africane i giovani destinati a essere un giorno i guaritori del villaggio, non vanno alla scuola istituzionale

fino a che non hanno appreso tutte le conoscenze sulle piante, le erbe e sui loro principi. Nel mondo occidentale invece, complice lo strapotere delle aziende farmaceutiche e la diffusione dei medicinali di sintesi, questa duplice connessione con la nostra anima e la Natura sembra essersi persa: la medicina allopatica tratta il dolore e la malattia come un sintomo slegato dalla persona da curare localmente con medicinali di sintesi che, molto spesso, curano da una parte ma provocano una nuova malattia da un’altra parte. Eppure nel mondo il 50% delle medicine è ricavato dalle piante e un quarto di tutti i farmaci attualmente prescritti dai medici è ricavato da piante, segno che la Natura ha in sé tutti gli strumenti per guarirci. Quando avvertiamo un dolore non dovremmo spaventarci, ma dovremmo soffermarci e ascoltare il nostro cuore e il nostro corpo per capire cosa non va. Spesso basta abbandonare abitudini dannose, adottare una sana alimentazione naturale, fare meditazione o anche semplicemente fermarsi e rallen-

tare il ritmo quotidiano per stare meglio. Dovremmo ristabilire il contatto con noi stessi e con la Natura, nella consapevolezza che tutto è vivo e tutto è collegato. Prenderci cura di noi, curare la salute di corpo, mente e spirito è un’azione che non dovremmo mai dimenticare o delegare, e quale occasione migliore di rigenerarci e riconnetterci con il Tutto se non l’autunno? La stagione che viene in genere considerata la fine dell’estate è in realtà il tempo di preparazione di cui la Natura ha bisogno per affrontare il freddo inverno in salute, per poi rinascere in primavera. Allo stesso modo anche noi possiamo usare l’autunno per ritrovare l’equilibrio che ci permette di stare bene, per poter vivere la primavera della nostra salute. Buona lettura e buon autunno con ViviConsapevole 30! Romina Rossi

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Indice Agricoltura ecologica Possiamo nutrire il mondo? Estratto da «Permaculture magazine» 18 Focus: curarsi naturalmente La guarigione è dei pazienti Andrea Leone 22 Guarire i traumi con le Costellazioni rituali Marco Massignan 24 Curare il diabete con alimentazione e terapie naturali Paolo Giordo 26

Bambini e genitori Nati in casa – Marianna Gualazzi 62 Donna e salute Mestruazioni dolorose: risolvile con l’alimentazione Simona Oberhammer 66 Self help La mente è la chiave di ogni successo Livio Sgarbi 68 Spiritualità Viaggio nei luoghi sacri degli Indiani Marco Massignan 70

Stevia: lo zucchero naturale a zero calorie La Redazione 30

RUBRICHE

Saper fare Costruire un forno in terra cruda con mani e piedi Andrea Magnolini e Lorenza Garau 32

Vita in fattoria L’orto del contadino contemporaneo Angelo Francesco Rosso 6

Coltivare ed essiccare le erbe per le tisane Claudio Accomazzo – Erba Logica 38 Aziende etiche Il negozio che si prende cura delle persone Intervista a Renzo Agostini 42 Comunità consapevole Abitare sostenibile Associazione Ecohousing 45

La cucina delle stagioni Curcuma: un aiuto per il sistema immunitario Silvia Strozzi 8 Cucina naturale Cena con menù a costo zero! Lisa Casali 10 Un menù (senza glutine per l’estate) per celiaci Teresa Tranfaglia 12

Rimedi naturali Miele di Manuka: il miele dei Maori comprovato dalla scienza Mauro Recchia 50

Le stagioni nell’orto Autunno nell’orto Grazia Cacciola – Erbaviola.com 14

Terapie alternative Gli antibiotici naturali – Luca Fortuna 53

Fiori di Bach Ritrovare la vitalità con Olive La Redazione 52

Trattamenti per la persona Curare il corpo con il Metodo Feldenkrais Tina Broccoli 56

Giochi 65

La musica che cura – La Redazione 58

Calendario degli eventi 79

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Guida pratica al compost 79


Stufe e dintorni

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L’orto del contadino La Fattoria dell’Autosufficienza

contemporaneo Il corso tenutosi in primavera presso la Fattoria dell’Autosufficienza ha permesso ai partecipanti di scoprire un nuovo modo di fare agricoltura

Angelo Francesco Rosso

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un mese dall’inizio del corso, a metà aprile, gli iscritti al corso per la costruzione di un orto sinergico tenuto da Antonio De Falco erano già 3 in più rispetto ai 25 previsti. Era una bellissima notizia che però ci preoccupava anche: da un lato era la testimonianza che sempre più persone stanno cambiando, si rendono conto che l’agricoltura così com’è oggi non è più sostenibile e che esistono metodi che ci permettono di ottenere di più sprecando di meno. D’altra parte però c’era la difficoltà di gestire tutte queste persone in un luogo che fino a 2 anni fa era completamente abbondonato e senza strutture agibili, oltre alla complessità oggettiva degli insegnanti a far lavorare tante persone in un orto.

Il contadino aiutante della Natura

La mattina del 30 maggio, il primo giorno del corso, fra partecipanti al corso, parenti, volontari e chi lavora abitualmente in Fattoria, si è formato un gruppo di oltre 40 persone estranee e visibilmente perplesse sul luogo, sull’insegnante, sugli altri partecipanti...

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Si può dire che il contadino è l’aiutante di Dio, l’aiutante della Natura. Fukuoka diceva che dopo Dio, viene il contadino. Non l’Imperatore, non il Re, non il Papa ma il Contadino perché non perde mai il contatto con Dio, mai…

E così… Antonio De Falco, il facilitatore come lui si definisce, ha iniziato a iniettare quella dolcissima energia naturale di calma e relax che solo poche persone sono in grado di trasmettere (i grandi maestri). I ritmi delle persone hanno iniziato a rallentare e ad avvicinarsi sempre più a quelli naturali. Antonio lo avevo conosciuto in video per la prima volta nel 2010 quando partecipai a un corso di orto sinergico tenuto da Alessio Mancin. Nel video, in pochi minuti mi trasmise un messaggio di calma e pace che sembrava venire direttamente dal cuore e della natura. Riascoltai in lui le parole che avevo anche letto nei libri di Fukuoka: «Si può dire che il contadino è l’aiutante di Dio, l’aiutante della Natura. Fukuoka diceva che dopo Dio, viene il contadino. Non l’Imperatore, non il Re, non il Papa ma il Contadino perché non perde mai il contatto con Dio, mai…». Oltre a commuovermi, il video mi mise una gran voglia di conoscere Antonio e

pensai che il modo migliore fosse quello di invitarlo a tenere un corso di orto sinergico in Fattoria.

La forza del gruppo

Quello che è successo nei successivi 5 giorni è stato straordinario: a poco a poco, un’area di terra nuda con erba e rovi alti tutt’intorno è stata trasformata in un luogo straordinario. È stato realizzato un orto bellissimo, chiamato “Si cambia musica” data la sua forma a chiave di violino progettata e scelta dai partecipanti. Sono stati realizzati muri a secco, impianto di irrigazione, scale in pietra. Il tutto è stato costruito da partecipanti con un sorriso ogni giorno più largo e con sempre più la voglia di imparare, di stare insieme, di mollare le proprie sicurezze e convinzioni. Man mano che passavano i giorni la luce negli occhi dei partecipanti ha iniziato a brillare ed era facile percepire la gioia di stare insieme, l’emozione di realizzare qualcosa in grup-


Vita in fattoria

po che avesse senso per le persone, per il luogo e per la Terra. Quando domenica pomeriggio ci siamo salutati non sono mancate le lacrime insieme agli abbracci. Si era veramente creato uno splendido gruppo. In un arco temporale più lungo penso che avrebbe potuto creare qualsiasi cosa… Ed è proprio l’aver assaggiato quella che può essere l’energia della comunità, ma soprattutto la forza che può avere un gruppo di persone coese e spinte da un unico obiettivo, pur venendo da percorsi completamente diversi, la sensazione più forte che mi è rimasta da questo corso.

Per saperne di più Per chi volesse vedere il video citato di Antonio De Falco, può cercare su Youtube: L’orto sinergico – Il contadino contemporaneo.

Sempre più persone stanno cambiando, si rendono conto che l’agricoltura così com’è oggi non è più sostenibile e che esistono metodi che ci permettono di ottenere di più sprecando di meno

Io c’ero Qualche giorno dopo la conclusione del corso, su Macrolibrarsi.it è arrivato questo feedback che mi ha fatto nuovamente scendere una lacrima ripensando alla bella esperienza vissuta. Grazie Franco! Descrivere in poche parole il corso Orto Sinergico e la Fattoria dell’Autosufficienza è impossibile. Dobbiamo solo andarci. Arrivi... 2 casette di legno e qualche rudere... tanto spazio intorno... guardi tutto molto perplesso. Lì, ad aspettarti, c’è Francesco Rosso, che con un sorriso, ti accoglie e ti da il benvenuto. Il mattino seguente ti svegli: tutto quello che cercavi, tutto quello che desideri, tutto quello che vorresti non finisse mai e che entrasse a far parte della tua vita è lì... Lì non esistono il ricco o il povero... il bello o il brutto… Lì in quel luogo incontri Antonio De Falco e tutto quello che conoscevi prima, ti sembra così piccolo, inutile, tutte le cose che sembravano così importanti svaniscono in un soffio... Antonio è la terra che dona i suoi frutti... Antonio è la sorgente d’acqua che ti disseta. Antonio è la montagna che si lascia scalare e ti accoglie... Io ho avuto la fortuna di abbracciarlo e in quell’istante mi sono unito con la sua anima. No… non si può descrivere la Vita.

Angelo Francesco Rosso Francesco, 27 anni, divide il proprio tempo fra Macrolibrarsi, azienda che si occupa attraverso i libri e prodotti di trasferire una cultura legata al benessere di corpo, mente e spirito della persona, e La Fattoria dell’Autosufficienza sogno che vive fin da quando aveva 13 anni. «A volte – scrive Francesco – quando sono in Fattoria da solo, mi capita di fermarmi e di guardare verso l’orizzonte: sento i suoni della natura e sento crescere una grande felicità da dentro. La terra ha tanta energia e felicità da darci, basta fermarsi ed ascoltare».

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Curcuma: un aiuto

per il sistema immunitario Tutti i benefici della spezia indiana e le ricette per usarla a scopo terapeutico

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l nome curcuma deriva dal Sanscrito Kum- kuma: si tratta di una pianta da sempre usata nella medicina e nella cucina indiana. Ancora oggi è l’ingrediente principale del curry indiano che si usa anche nella mostarda. Si impiega nella medicina ayurvedica da oltre 5000 anni come depurativo generale, come rimedio digestivo, in presenza di febbre, infezioni, dissenteria, artrite e disturbi epatici. La polvere della radice di curcuma di colore gialloarancio diventa rosso-marrone in presenza di costituenti chimici alcalini. L’olio essenziale contiene la curcumina (sostanza colorata e colorante che stimola la bile), proteine, glucosio, fruttosio, vitamina C. Altri componenti della curcuma sono il potassio e l’amido che costituisce il 26% di questa spezia.

Un balsamo per molti malanni

Molteplici sono le proprietà riconosciute alla curcuma: dall’azione antinfiamatoria, se si è in presenza di artrite, a quella digestiva poiché stimola la secrezione biliare favorendo la digestione dei grassi, senza dimenticare la proprietà epatoprotettiva dei tessuti del fegato, qualora siano esposti a farmaci o ad abuso di alcol. È inoltre utile nella prevenzione delle cardiopatie (come lo zenzero aiuta a ridurre il colesterolo nel sangue) e sembra che inibisca e prevenga la crescita delle cellule tumorali. Molto interessanti sono le proprietà

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antiossidanti della curcumina – la spezia che si ottiene dalla curcuma – che sono in grado di trasformare i radicali liberi in sostanze inoffensive per il nostro organismo oltre a rallentare l’invecchiamento del nostro patrimonio cellulare. La curcumina ha anche proprietà cicatrizzanti: in India infatti viene applicato il rizoma di curcuma per curare ferite, scottature, punture d’insetti e malattie della pelle con risultati veramente soddisfacenti. Si è inoltre constatato che l’effetto della curcumina è ancora più evidente quando è associato a un isotiocianato presente in verdure come il cavolo, i broccoli o il cavolo rapa. I benefici della spezia che è considerata lo zafferano delle Indie, non finiscono qui: secondo un recente studio condotto

Silvia Strozzi

dal Linus Pauling Institute dell’Oregon State University (Usa) e dell’Università di Copenaghen in Danimarca e pubblicato nel «Journal of Nutritional Biochemistry», la curcuma può essere considerata un buon aiuto per il potenziamento del sistema immunitario. Secondo lo studio, al momento del consumo della spezia, si vedrebbe l’attivazione della catelicidina, un peptide antimicrobico già presente nel nostro organismo, le cui potenzialità verrebbero addirittura triplicate. La curcuma viene già da tempo utilizzata nella medicina naturale come terapia contro le infezioni, soprattutto al tratto intestinale. Questa nuova scoperta potrebbe mettere in luce nuove terapie meno invasive per aiutarci a stare meglio.

Come utilizzare la Curcuma In cucina si utilizza per aromatizzare il tè e in tantissime ricette etniche. Se il gusto della curcuma inizialmente vi risulta un po’ troppo particolare, provate a mettere un cucchiaino di polvere nell’acqua di cottura della pasta o nel brodo di cottura dei cereali: sarà così più delicato al palato. Ecco un antipasto semplice ma di grande effetto.

Patè di seitan e curcuma 200 g di seitan lavato a mano 1 scalogno 1 cucchiaino di curcuma

1⁄2 carota - 1⁄2 gamba di sedano 1⁄2 bicchiere di vino bianco olio d’oliva extravergine Tritate le verdure e stufatele con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e uno di acqua. Aggiungete il seitan tagliato a pezzettini e il vino bianco. Lasciate stufare a fuoco lento per almeno 20 minuti. Lasciate intiepidire il tutto e aggiungete la curcuma. Frullate e servite con crostini di mais o ai cinque cereali o sistemando il composto come ripieno di tronchetti di cuori di sedano bianco.


La cucina delle stagioni

Come rafforzare le difese immunitarie? Quando le difese immunitarie s’indeboliscono, l’organismo diviene più suscettibile alle infezioni e scatta la necessità di rafforzare il nostro “esercito”.
È opportuno ricordare che le barriere naturali dell’organismo (muco, epidermide, succhi gastrici ecc.) costituiscono un’importante linea difensiva, che coopera con le difese immunitarie antigene-specifiche (anticorpi e linfociti T) per potenziare lo schermo contro gli attacchi invasori. Lo stress, associato a patologie, all’uso smodato di antibiotici e a fattori ambientali (freddo, umidità, cambio di stagione, eccessiva esposizione solare), può indebolire le difese naturali: in simili frangenti l’organismo dev’essere in grado di ripristinare e rafforzare le proprie difese immunitarie. Tante sono le risorse che la natura ha da sempre offerto all’uomo: il variopinto gruppo di piante medicinali ad azione immunostimolante si rivela un ottimo aiuto per rafforzare il sistema immunitario indebolito. Una di queste è senz’altro l’echinacea che agisce a livello del sistema immunitario, rafforzandone le difese indebolite. Il fitocomplesso è costituito da echinacoside, acido caffeico, acido cinnamico (fenilpropani), glico-proteine e molecole eteropolisaccaridiche. È particolarmente indicata per la prevenzione di raffreddore, influenza, herpes, situazioni di stress.

Silvia Strozzi Naturopata ed esperta di cucina naturale, giornalista pubblicista, Silvia Strozzi cura per Macro Edizioni la collana di cucina Cucinare NaturalMente… per la salute. Ha scritto sempre per Macro Edizioni i libri di cucina per bimbi 100 baby pappe e 100 baby ricette. Tiene con continuità conferenze e corsi di cucina naturale per la famiglia.

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Cena con menù Ricette per la salute

a costo zero! Lisa Casali – tratto da Eco-cucina

Per le occasioni importanti potete provare un menù a base di piatti sostenibili che non vi faranno sfigurare e non vi alleggeriranno troppo le tasche. I piatti di questo menù sembrano raffinati e classici e nessuno sospetterà che si tratti di gambi e bucce. E se volete fare una prova, provate a invitare i vostri suoceri…

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utti i libri e i siti di cucina che siete soliti consultare offrono ottimi consigli e ricette su come utilizzare le parti nobili dei prodotti. Questo modo di cucinare genera però una grande quantità di scarti alimentari, come bucce, gambi e foglie, che sono invece commestibili. Io ho deciso invece di impegnarmi a diffondere una cucina controcorrente, senza sprechi, sana, gustosa, che

permetta di risparmiare anche più del 20% sulla spesa. È così che è nato il progetto di Eco-cucina, che è anche il nome che ho dato al mio blog diversi anni fa: si tratta di una vera e propria rivoluzione domestica per una cucina senza sprechi, sana e saporita, che permetta di risparmiare anche più del 20% sulla spesa. L’obiettivo dell’Eco-cucina è quello di ridurre il proprio impatto ambientale in cucina. Ogni giorno compiamo decine di scelte riguardo al cibo che hanno importanti conseguenze in termini di consumo di risorse, emissioni inquinanti nell’atmosfera, nel suolo, nelle acque sia superficiali che sotterranee e come rifiuti prodotti. Non è necessario cambiare drasticamente il proprio stile di vita ma è sufficiente modificare qualche abitudine per ridurre la propria impronta ecologica. Provate con questo semplice menù ad effetto!

Cosa leggere Lisa Casali Eco-cucina Azzerare gli sprechi, risparmiare ed essere felici Gribaudo Edizioni, 2012 Lisa Casali Cucinare in lavastoviglie Gusto, sostenibilità e risparmio con un metodo rivoluzionario Gribaudo Edizioni, 2011 Lisa Casali, Tommaso Fara La cucina a impatto (quasi) zero Scarti, avanzi e gustose ricette Gribaudo Edizioni, 2011 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Lisa Casali Lisa Casali è una giovane eco-foodblogger con due grandi passioni: l’ambiente e la cucina. Laureata in Scienze Ambientali e con un Master in Management Ambientale, lavora come specialista in rischi derivati dall’inquinamento e, nel tempo libero, come chef non professionista. Il suo blog ecocucina.org, dove l’autrice – con il soprannome di “Lisca” – dispensa ricette e consigli per ridurre l’impatto ambientale in cucina e preparare ricette usando gli scarti, è un cult. Tiene la rubrica “La Cucina Economica” all’interno del programma Uno Mattina in famiglia di Rai 1 ogni sabato ed è protagonista di una nuova serie di Gambero Rosso Channel, Zero Sprechi. Collabora con diverse riviste e quotidiani come «Lifegate» o «Il Fatto quotidiano», dove tiene un blog dedicato al cibo e all’alimentazione dal punto di vista ambientale.

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Cucina naturale Quenelle di gambi di carciofo e cuori di cardo

Ingredienti per 6 persone (costo per la ricetta tra 1 e 3 euro): i gambi e le foglie esterne di 4 carciofi il cuore di un cardo 2 patate bollite 1 cucchiaino di senape 1 manciata di capperi sottaceto prezzemolo olio extravergine di oliva sale pepe in grani mandorle per decorare (facoltativo) Procedimento Lavate tutti gli ortaggi. Raschiate i gambi del carciofo. Tagliate a dadini i gambi e il cuore del cardo. Cuocete a vapore le foglie esterne di carciofo per 15 minuti e i dadini di verdura per 10 minuti. Se avete altre pentole sul fuoco, sfruttatene il vapore utilizzando i cestelli di bambù. Con uno schiacciapatate riducete le patate in purea. Unite alle patate la senape, i capperi tritati, 2 cucchiai di olio, salate e mescolate. Aggiungete la dadolata di verdure cotta e mescolate con delicatezza. Asciugate le foglie di carciofo cotte e disponetele sui piatti individuali. Aiutandovi con 2 cucchiaini formate delle piccole quenelle di composto che disporrete sulle foglie di carciofo, una quenelle per ogni foglia. Proseguite così fino a terminare il composto. Completate con un ciuffo di prezzemolo su ogni foglia, una macinata di pepe e un filo d’olio. Se avete un po’ di mandorle in casa affettatele sottilmente e tostatele leggermente in padella, quindi suddividetele sulle quenelle.

Crêpe con mousse di gambi di asparagi

Ingredienti per 6 persone (costo per la ricetta tra 1 e 3 euro): i gambi di 1 mazzo di asparagi 150 g di robiola 250 g di farina 5 dl di latte 3 uova burro sale pepe Procedimento Lavate bene le parti legnose dei gambi degli asparagi che avrete tenuto da parte. Tagliate i gambi a fette e cuoceteli a vapore per 5 minuti. In una padella sciogliete 2 cucchiai di burro e unite i gambi degli asparagi. Condite con sale e pepe e fate saltare per qualche minuto. Passate quindi i gambi al passaverdura o frullateli. Mescolate la crema di asparagi alla robiola. Mettete la farina in una ciotola e unite il latte e un pizzico di sale, mescolando finché non otterrete un composto liscio e omogeneo. Unite le uova, lavorate con una frusta e lasciate riposare la pastella per circa 30 minuti in frigorifero. Mettete sul fuoco una padella con una noce di burro e, quando è ben calda, versate un mestolino di pastella. Inclinando la padella cercate di distribuire il composto su tutta la superficie. Lasciate cuocere per un minuto, scuotendo la padella di tanto in tanto, e girate la crêpe non appena sarà dorata sul fondo. Continuate così fino a completare il composto e tenete in caldo le crêpe. In ciascuna crêpe stendete 2 cucchiaiate di crema di asparagi, quindi richiudetela e disponetela nel piatto da portata. Se volete preparare questo piatto in anticipo, disponete le crêpe in una pirofila; prima di portarle in tavola spolverizzatele con formaggio grattugiato e mettetele qualche minuto sotto il grill.

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Ricette per intolleranze e allergie

Un menù per celiaci Ecco gustose ricette vegetariane e vegane senza glutine! Teresa Tranfaglia

ANTIPASTO Pastella per frittura

Ingredienti: 1 tazza di farina di riso semi-integrale macinata sottile, 1 tazza e 1/2 di acqua tiepida 1 cucchiaino di kuzu 1 cucchiaino di sale Ponete la farina, il kuzu e il sale in una terrina, unite poco per volta l’acqua lavorando gli ingredienti con una forchetta fino a ottenere una pastella omogenea.

Borragine fritta

Ingredienti per 4 persone: 8 foglie di borragine di grandezza media pastella per frittura (vedi ricetta precedente) olio per friggere pepe Lavate, mondate e asciugate le foglie di borragine. Passatele nella pastella e subito nella padella con abbondante olio ben caldo. Fatele cuocere da ambo i lati, poggiatele su carta assorbente. Pepate. La borragine deve risultare molto croccante.

PRIMO PIATTO Riso con fiori e zucca

Ingredienti per 4 persone: 700 g di riso integrale già cotto, 700 g di zucca mondata e lavata 200 g di fiori di zucca, mondati e lavati 2 scalogni

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1 costa di sedano mondata e lavata 5 cucchiai di olio extravergine di oliva sale quanto basta 2 cucchiai di pecorino grattugiato pepe Lavate e mondate i 2 scalogni. Tagliateli e metteteli sul fondo di una casseruola. Aggiungete l’olio, il sedano tagliato, la zucca, il sale e 2 tazzine da the colme d’acqua. Lasciate cuocere per circa 25 minuti a fuoco moderato aggiungendo altra acqua nel caso si asciugasse. Unite i fiori di zucca, lasciate cuocere per 3-4 minuti. Versate il riso integrale già cotto e amalgamate a fuoco moderato per 2-3 minuti. Il piatto è pronto per essere servito con il pecorino e un po’ di pepe.

CONTORNO Funghi porcini e patate

Ingredienti per 6 persone: 2 kg di funghi porcini 2 spicchi d’aglio 4 patate lesse 5 pomodori piccoli 1 mazzetto di prezzemolo 1 peperone piccante sale quanto basta 8 cucchiai di olio extravergine di oliva Mondate, lavate e tagliate a pezzetti i funghi, sbucciate e tagliate a pezzi grossi le patate. Ponete in padella l’olio con l’aglio, fate rosolare 2 minuti, unite i funghi e fateli cuocere per circa 25 minuti mescolando ogni tanto. Unite poi i pomodori lavati e tagliati a pezzetti. Continuate la cottura per 5 minuti, in ultimo aggiungete le patate e il peperone. Lasciate insaporire il tutto. Salate, cospargete con origano. Spegnete la fiamma. Unite il prezzemolo tritato, mescolate e servite.


Teresa Tranfaglia È laureata in pedagogia e in vigilanza scolastica. Vive a Salerno. Esperta di alimentazione naturale di tipo macrobiotico, kusminiano e orto molecolare. Promuove l’alimentazione naturale per gli intolleranti al glutine, alla caseina, alle uova ecc. Ha approfondito, assieme al dottor Lorenzo Acerra, i problemi derivanti dai metalli pesanti odontoiatrici. È stata presidente dell’ADOM, una piccola associazione che si occupa delle persone intossicate dai metalli odontoiatrici (amalgama, alluminio, palladio, nichel ecc.). Ha svolto corsi di alimentazione naturale a Milano per la ERREDIEFFE, è stata relatrice per la stessa ERREDIEFFE di conferenze sull’alimentazione naturale. Ha scritto numerosi articoli sull’alimentazione naturale, sulle intolleranze alimentari e sull’autismo. È autrice per Macro Edizioni dei libri Celiachia, intolleranze, allergie alimentari; Golosità senza latticini; Golosità senza glutine.

SECONDO PIATTO Fiori di zucca ripieni

Ingredienti per 4 persone: 4 grandi fiori di zucca interi, mondati lavati e asciugati 3 cucchiai di pecorino grattugiato 2 cucchiai di prezzemolo tritato 1 uovo 100 g di gallette di riso integrale macinate 200 g di tofu fresco bianco 200 g di patate lessate e pelate Sale, quanto basta 1 grattugiata di noce moscata 2 cucchiaini di gomasio 1 cucchiaino di tahin Olio di oliva extravergine per friggere Schiacciate il tofu e le patate con un pizzico di sale, il tahin e il pecorino. Unite il gomasio, il prezzemolo e la noce moscata. Riempite i fiori di zucca con il composto ottenuto, poi chiudete i fiori, facendo attenzione a non farli rompere. Battete l’uovo con il sale. Passate i fiori nell’uovo e poi nelle gallette di riso macinate. Friggete i fiori in olio ben caldo, lasciando dorare ogni lato. Passate su carta assorbente. Serviteli caldi e croccanti.

DOLCE Torta di castagne e zucca

Ingredienti per 4 persone: 3 uova 150 g di zucchero integrale ridotto a velo 100 g di margarina biologica di soia 100 g di zucchero grezzo di canna 200 g di farina di castagne 150 g di zucca gialla, mondata, lavata e tagliata a pezzetti sottili 1 cucchiaino di cannella ½ cucchiaino di vaniglia naturale 50 ml di latte di soia o di riso 1 bustina di lievito per dolci Montate solo gli albumi con 50 g di zucchero. A parte, mondate la margarina con 100 g di zucchero di canna. Unite i 3 tuorli al composto di margarina, quindi aggiungete la farina di castagne, la cannella, la vaniglia e il lievito, sciolto nel latte freddo. Incorporate infine gli albumi mescolando dal basso verso l’alto per non smontarli. Versate il composto in una teglia foderata di carta forno, con diametro di 22 cm. Unite all’impasto la zucca a pezzetti. Cuocete in forno a 175 °C per 40 minuti. Sfornate, fate raffreddare, passate il dolce su piatto da portata, spolveratelo con altro zucchero a velo e servite.

Consigli di acquisto Teresa Tranfaglia Celiachia, intolleranze, allergie alimentari 800 ricette naturali senza glutine, uova, latte vaccino, lievito Macro Edizioni, 2012

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Autunno nell’orto Le stagioni nell’orto

Grazia Cacciola – Erbaviola.com

C

on l’arrivo al termine dell’estate, l’orto e il giardino ritrovano nuovo vigore e colori, regalandoci i frutti e le sfumature più tipiche dell’autunno: dall’arancio della zucca, al rosso delle uve, al viola delle ultime susine e il giallo verde delle prime pere. Settembre è un mese pieno di vita nell’orto e ci illude un po’ che l’estate si possa protrarre ancora a lungo. Niente di meglio che trasformare in marmellate un po’ di frutti, per portare con noi, attraverso l’inverno, i sapori e i profumi dell’estate. In ottobre di solito comincio a fare un po’ di pulizia nell’orto e nel giardino, eliminando la vegetazione ormai secca, in attesa dei primi freddi. Per consolarmi della forzata pausa invernale comincio anche a progettare le coltivazioni della prossima primavera, molte da mettere in semenzaio già a ottobre e novembre. Un altro lavoro che mi occupa dai primi di settembre è la raccolta dei semi: con una buona catalogazione avrò già molto a disposizione per la

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prossima stagione nel giardino: dai girasoli alle bocche di leone, zinnie, astri ora in fioritura, stevia arrivata a fiore e echinacea da dividere, mentre i semi degli ortaggi sono già stati quasi tutti raccolti in luglio-agosto. Non mi dimenticherò poi dei bulbi, sia quelli delle bulbose precoci di primavera che i narcisi e gli iris: meglio interrarli in settembre, dandogli il tempo di attecchire bene prima del gelo. Con molto scoramento, l’inverno scorso con i suoi due metri di neve per un paio di mesi, ha decretato la fine di tutti i miei bulbi di Scilla Siberica, regalo di una cara amica. Confido di trovarne altre tra gli scambisti di semi, pur essendo rara e poco utilizzata. Un vero peccato perché è ideale per riempire gli spazi ombrosi sotto le piante quando ancora la vege-

tazione è in riposo. I bulbi sono ricoperti di catafilli scuri violacei e vanno messi a dimora proprio all’inizio dell’autunno in un suolo permeabile alla profondità corrispondente al doppio della loro altezza, molto vicini gli uni agli altri. Non ultimo, in ottobre comincerò a predisporre tutti i ripari per insetti, dalle casette per le coccinelle, ai legni forati e canne di bambù a piccole fascine, per api solitarie e altri piccoli insetti che vorranno svernare da queste parti. Non mancheranno un paio di piccole tane nascoste nei muri, se qualche famiglia di ricci volesse soggiornare qui... cosa che mi farebbe oltremodo felice! Nonostante le mie manovre di accoglienza per ricci, per il momento riesco simpatica solo a quei mangioni di bulbi degli istrici.

Grazia Cacciola Esperta di tecniche di coltivazione ecosostenibili, è autrice di diversi volumi sull’autoproduzione e l’agricivismo, tra cui L’orto sul balcone. Coltivare naturale in spazi ristretti e L’orto dei germogli. Manuale di coltivazione e consumo. È consulente botanico per la trasmissione Geo&Geo, Rai3, ed è impegnata da anni nella diffusione dell’autoproduzione e dell’alimentazione consapevole attraverso corsi e seminari.


Le stagioni nell’orto

SETTEMBRE Semina in semenzaio: Cavoli cappucci, cipolle, indivia. Semina in vaso / piena terra: Cicorie, lattughe, ravanelli, spinaci, valeriana. Trapianti: Broccoli, cavolfiori tardivi, finocchi. Raccolta: Angurie, meloni, fagioli rampicanti, melanzane, aglio invernale, tutte le verdure da foglia, zucchine, pomodori, peperoni, patate, batate, topinambur, primi cavolfiori precoci, zucche.

OTTOBRE

NOVEMBRE

Semina in semenzaio: Lattuga e lattughini da taglio.

Semina in semenzaio: Bulbilli di aglio.

Semina in vaso / piena terra: Cicorie, radicchi, fave, piselli, ravanelli, spinaci, bietole.

Semina in vaso / piena terra: Cicorie, radicchi, fave, piselli, ravanelli, spinaci.

Trapianti: Indivia, cavolfiori, broccoli. Impianti: Indivia, cavolfiori, broccoli. Raccolta: Fagioli rampicanti, melanzane, aglio invernale, tutte le verdure da foglia, zucchine, patate, batate, cavolfiori, zucche.

Trapianti: Cavolo cappuccio primaverile. Raccolta: Cavoli, cicorie, lattughe e lattughini, sedano, porri, finocchi, prezzemolo, carote, ravanelli.

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Possiamo nutrire

il mondo? Cinque esperti danno il loro parere sui metodi migliori di fare agricoltura ecologica Estratto da «Permaculture Magazine» n. 71

Traduzione di Romina Rossi

Con la popolazione mondiale che quest’anno arriva a quota 7 miliardi, gli esperti di produzione alimentare si chiedono e discutono sull’inevitabile questione di quanto saremo in grado di nutrire noi stessi nel prossimo futuro. Viste le ineguaglianze nella nostra attuale rete di distribuzione del cibo, la crescente pressione sulle risorse naturali come la terra, l’acqua e i combustibili fossili e lo spettro di un rapido cambiamento climatico, ci chiediamo quale possa essere il nostro meglio… Come possiamo produrre cibo sano in quantità necessarie senza causare ulteriori destabilizzazioni economiche ed ecologiche?

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L’approccio biologico: l’eco-intensificazione

Bethan Stagg, Schumacher College Credo che la risposta sia nell’intensificazione ecologica o sostenibile. Con ciò intendo un approccio per usare il raccolto e i sistemi di produzione concepiti e basati sulle locali condizioni ambientali. Si tratta di usare le naturali interazioni ecologiche e i servizi dell’ecosistema che sono disponibili in determinate aree, come i cicli delle sostanze nutritive, la conservazione e la protezione del suolo, il controllo di parassiti naturali e l’impollinazione selvaggia. Massimizzando e integrando i processi biologici naturali c’è meno spreco, quindi meno bisogno di fattori esterni, come petrolio e concimi chimici e meno danni ecologici. Necessitiamo di rendimento maggiore, per cui i sistemi di produzione non sono necessariamente su piccola scala, belli dal punto di vista agrario o estetico. Possono includere costruzioni di serre di dieci acri e produzione agricola in proporzione, ma significa anche adottare un approc-

cio più biologico – progettare sistemi di produzione per ottimizzare i processi biologici e i cicli e le interazioni ecologiche. Certamente avere un suolo vivo è la chiave della eco-intensificazione. Eco-intensificazione non vuol dire che la produzione su piccola scala come i piccoli terreni o gli orti non è importante, ma significa che il sistema deve essere adatto all’ambiente. Se avete un suolo versatile e ottimali condizioni climatiche per la produzione di colture, secondo me è difficile giustificare l’uso di quel sistema per la produzione di cibo a bassa rendita. Non importa se ci sono produzioni multiple all’interno del sistema se la resa globale è bassa. www.schumachercollege.org.uk

L’agricoltura vera e propria

Colin Tudge, biologo, autore e attivista Diversamente da quanto detto, io credo


«Essenzialmente ciò che la permacultura fa è di sostituire la potenza del cervello umano per l’uso massiccio di combustibile fossile e altre risorse non rinnovabili!»

che non abbiamo bisogno di incrementare la produzione di cibo. Il mondo produce già abbastanza calorie e proteine per sfamare 14 miliardi di persone secondo Hans Herren, il Presidente del Millennium Institute, ma la quantità di cibo prodotta è attualmente orientata verso la massimizzazione della ricchezza piuttosto che verso il bisogno umano. Il modello è di incoraggiare il consumo e quindi di produrre più cibo per abbinarlo. Se ne spreca una gran quantità: nei Paesi in via di sviluppo lo spreco avviene nei campi e a causa della mancanza di infrastrutture come silos per la conservazione; nei Paesi sviluppati si verifica dopo aver raggiunto la casa delle persone (un terzo di tutto ciò che arriva in cucina secondo la FAO, Food and Agriculture Organization). In un rapporto governativo del 2011 l’agricoltura industriale era indicata come la

via da seguire – aziende agricole sempre più grandi con sempre maggior uso di fertilizzanti, pesticidi, OGM – un grande impegno per l’industria chimica. Ma il buon senso dice – e ci sono molte prove a sostegno di questa tesi – che per essere il più produttivi possibile, sostenibili e soprattutto resilienti agli eventi come un rapido cambiamento climatico, sono preferibili aziende agricole miste. È preferibile anche essere il più biologici possibile per mantenere la naturale fertilità del terreno. Mantenere questo tipo di agricoltura sarà sempre più difficile e quindi il lavoro si rivelerà più duro: non si vuole portare l’agricoltura su scala industriale, si vogliono sempre più aziende semi-biologiche a colture miste. I poteri forti diranno che queste aziende agricole non possono produrre abbastanza, ma la maggior parte delle aziende nel mondo sono in realtà di questo tipo, anche se la

maggior parte sono per lo più sottostimate. La maggior parte delle aziende agricole nei Paesi in via di sviluppo potrebbe raddoppiare la propria produzione con un aiuto logistico. Tutto è contro di loro al momento, ma anche così esse producono cibo per il 70% della popolazione mondiale. Le piccole aziende miste fanno il loro lavoro! Ad oggi le aziende industriali che attraggono tutti i fondi e gli assegni di ricerca sfamano solo il 30% della popolazione mondiale. Comunque, stanno facendo guadagnare molti soldi a poche persone. La domanda secondo me è se possiamo introdurre piccole aziende agricole miste in tutto il mondo. Se lasciamo fare ai governi e alle cooperazioni ciò non accadrà perché non genererà i soldi a cui sono tanto interessati. Quindi dobbiamo farlo noi stessi. Dobbiamo promuovere

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Agricoltura ecologica una campagna in favore di Real Farming (www.campaignforrealfarming.org) con l’idea che si verifichi “la presa di potere del popolo per la fornitura mondiale di cibo”. Nient’altro potrà fare altrettanto. Questa non è una rivoluzione, che per me implica una lotta, ma una rinascita dove decidiamo semplicemente di fare le cose in modo diverso nonostante i poteri costituiti. Possiamo intraprendere questo rinascimento in tempo? Penso che sia una cosa improbabile, ma è anche l’unica chance che abbiamo. Non possiamo permetterci di lasciare le vite dei nostri figli nelle mani dei grandi decisionisti. Essi hanno già bruciato la loro occasione e adesso non hanno intenzione di cambiare rotta. www.colintudge.com

Il calcolo del carbone

Peter Harper, Centre for Alternative Technology (CAT) Il mio interesse risiede nel come possiamo produrre il cibo di cui abbiamo bisogno in un mondo “post carbone”. Tecnicamente, noi sappiamo come decarbonizzare il sistema energetico e ridurre le emissioni di CO2, ma la produzione di cibo emette ancora una gran quantità di altri gas a effetto serra in forma di metano e protossido di azoto. Questi sono causati principalmente dal bestiame da allevamento piuttosto che dalle colture. Dal momento che non sembra esserci alcuna “correzione tecnica” per queste emissioni, stiamo studiando le implicazioni dei sistemi di nutrimento del bestiame. Questi hanno assunto la forma di una visione con un vero e proprio piano di sviluppo dello scenario del 2030 in Gran Bretagna – Zero Carbon Britain – nel quale diminuiamo la componente a pascolo dell’8090% e incrementiamo l’uso di colture perenni e da seminativi da biomasse. Comunque, i nuovi agricoltori fanno una congettura fra l’agricoltura mista e il bestiame. Al momento la Gran Bretagna impor-

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ta il 40% del proprio cibo sia per uso animale che umano. Nel modello sono importati solo i cibi non essenziali. Ci siamo chiesti, quindi: è davvero credibile? C’è abbastanza cibo ed è salutare? È economico? Migliora la sicurezza del cibo? C’è abbastanza terra? Preserva la biodiversità? Può produrre sia energia e materiali che cibo? Può fornire la propria riserva di

Permacultura

Patrick Whitefield, autore e insegnante Certo che sostengo la permacultura per la futura produzione di cibo! Essenzialmente ciò che la permacultura fa è di sostituire la potenza del cervello umano per l’uso massiccio di combustibile fossile e altre risorse non rinnovabili. Progettare attentamente policolture invece di monocolture è un esempio. Le

«Dato che la frutta fresca e la verdura provocano minori emissioni di anidride carbonica del resto del cibo, formano una parte molto più significativa della “dieta del 2030” che di quella di oggi»

carbone? Incredibilmente, la risposta a tutte queste domande sembra essere “sì”. Per esempio, le diete disegnate per la riduzione delle emissioni di diossido di carbonio sono quasi uguali alle diete create per migliorare la salute. Dato che la frutta fresca e la verdura provocano minori emissioni di anidride carbonica del resto del cibo, formano una parte molto più significativa della “dieta del 2030” che di quella di oggi. Nonostante ciò, c’è ancora bisogno di fonti concentrate di amido, olio e proteine e abbiamo bisogno di vedere attentamente come esse possano essere prodotte e usate. Uno dei principali esercizi sarà quello di progettare e creare nuovi cibi a basse emissioni di anidride carbonica che rimpiazzeranno i beni ad alte emissioni nel presente sistema; l’industria della trasformazione alimentare avrà un importante ruolo in questa parte. www.cat.org.uk

policolture possono battere le monocolture con l’uso di meno risorse esterne. Ma non sono così adatte al paradigma “fai-un’alta-fila-vendila-a basso-prezzo” dell’agricoltura industriale di cui Colin parla, e non rispondono così bene alle economie di scala o alle estreme maccanizzazioni. Coltivare funghi che consentano alle piante di avere accesso a fosfato naturale del terreno piuttosto che esaurire le scorte di fosfato del suolo è un altro esempio. L’enorme potere che ognuno di noi ha nelle proprie mani è economico: ciò che non mangiamo non sarà prodotto. E c’è anche l’opzione “coltivalo da solo”. Non è una soluzione completa ma la cosa meravigliosa è che si tratta di qualcosa che possiamo fare attivamente, quando invece tanti dei passi che compiamo per rendere verde la nostra vita è di non fare niente. Nella misura in cui coltiviamo ciò che mangiamo diventiamo produttori piuttosto che consumatori e ciò è molto responsabile. www.patrickwhitefield.co.uk


Agricoltura ecologica Diversità botanica

John Ellison, Eden Project Sono d’accordo con Bethan sul fatto che non possiamo contare solo su un approccio – devono esserci molteplici approcci. Siamo in una posizione nella quale dobbiamo considerare ogni cosa, dalla monocultura con rese elevate alla produzione in permacultura su scala locale. Qualunque sia il paniere delle metodologie che usiamo, dobbiamo produrre cibo in scala. Se guardiamo le statistiche sulle colture che ci sfamano, ce ne sono circa trenta che rappresentano la maggioranza della fornitura di carboidrati all’umanità, il 60% di questa deriva dalle principali tre: frumento, mais e riso. Siamo già in una difficile situazione in termini di resilienza al cambiamento. La resilienza potrà verificarsi solo se verranno cambiati i sistemi di agricoltura che usiamo in modo che ci

sia maggior diversità. Dobbiamo cercare di creare agro-biodiversità. L’umanità probabilmente usa 7000 su 3-400.000 diverse specie a noi conosciute; non è che una piccola parte. Quindi abbiamo bisogno di osservare lo stato brado, dobbiamo rivolgerci alla conoscenza indigena locale sulle piante e dobbiamo considerare quali specie possano essere utili in futuro. www.edenproject.com Queste sono solo alcune delle molte voci che prenderanno parte all’insegnamento del nuovo pionieristico corso Master programme on Sustainable Horticulture and Food Production che comincerà nel settembre del 2012. Accreditato presso la Plymonth University ed erogata attraverso un network di organizzazioni partecipanti che includono lo

Schumacher College, il Centre for Alternative Technology e l’Eden Project, sarà il primo foro accademico che metterà insieme alcuni fra i temi più disparati, ricerche e proposte sulla pressante domanda della produzione globale di cibo. «Inventare un futuro nel modo più positivo che possiamo immaginare dipende da noi», dichiara John Ellison dell’Eden Project. «Dobbiamo equipaggiarci con le abilità di cui abbiamo bisogno per trovare lavoro appropriato adesso e guadagnare le conoscenze strategiche per diventare agenti di cambiamento».

Per maggiori informazioni sul master per l’orticoltura sostenibile e la produzione di cibo, visitate: www.schumachercollege.org.uk.

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La guarigione

è dei pazienti

Molte malattie oltre a non essere inguaribili non sono nemmeno malattie: ecco l’esempio di Domenico che ha vinto la celiachia grazie alla liberazione delle emozioni negative

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econdo la medicina ufficiale la celiachia è “una malattia che dura tutta la vita”; più tecnicamente la fonte più autorevole in Italia (la Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia) definisce la celiachia «un’enteropatia autoimmune permanente scatenata dall’ingestione del glutine in soggetti geneticamente predisposti». E sempre secondo la stessa Relazione viene sentenziato che «a tutt’oggi non vi è possibilità di guarigione», la celiachia o malattia celiaca è considerata «la più frequente intolleranza alimentare a livello mondiale […]. L’unica terapia attualmente disponibile per la malattia celiaca è l’esclusione totale e permanente dei cereali contenenti glutine dalla dieta».

Tutto dipende da te

E invece guarire dalla malattia celiaca si può: Domenico ce l’ha fatta dopo quarant’anni, dimostrando che la guarigione è dei pazienti. Ha smesso di mangiare pane, pizza e pastasciutta fin da bambino perché altrimenti stava male. Poi 15 anni fa lo hanno etichettato come celiaco e da allora ha goduto di un buono da 120 euro al mese per l’acquisto di cibo senza glutine. Come lui centinaia di migliaia di altre persone: solo in Italia è celiaco 1 persona su

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Andrea Leone

Eppure Domenico, nonostante le “evidenze scientifiche” di una malattia da cui non si può guarire, si nutre di un sano dubbio e quindi si apre alla possibilità e al sogno che un giorno avrebbe potuto mangiarsi la beneamata pizza

100 (il Ministero della salute stima che ad oggi il numero sia di circa 100.000). Un esercito di “malati”. Eppure Domenico, nonostante le “evidenze scientifiche” di una malattia da cui non si può guarire, si nutre di un sano dubbio e quindi si apre alla possibilità e al sogno che un giorno avrebbe potuto mangiarsi la beneamata pizza. Un percorso di consapevolezza lo avvicina ad approcci alternativi, che lo conducono alla convinzione che il nostro corpo è in intima relazione con la nostra mente e le nostre emozioni. Finalmente decide, sempre con un certo margine di diffidenza, di partecipare al seminario di Liberazione della memoria emozionale (LME)1 tenuto dalla dottoressa Bardelli. Alla fine del primo giorno, attraverso la liberazione emozionale, Domenico si sente pronto ad assumere del “glutine”

avendo sentito fino in fondo l’evidente connessione tra il suo corpo e certi eventi emotivi della sua vita di quando era bambino. Da quel giorno, è ritornato a mangiare glutine in abbondanza, ben felice di aver dovuto rinunciare al buono mensile.

Liberare le emozioni

L’esempio di Domenico fa riflettere sull’importanza di riappropriarsi del nostro corpo, agendo responsabilmente, in modo attivo e critico senza costringerci o senza adagiarci su verità preconfezionate, in buona o cattiva fede, da altri, per quanto autorevoli e “scientifiche” siano le fonti. Questo passaggio è molto delicato e importante. Per trovare nuove soluzioni occorre emanciparsi dalle mappe che non sono capaci di farci trovare vie di uscita e smetterla di pensare che non ci siano soluzioni.


Focus: curarsi naturalmente La dottoressa Bardelli è molto convinta di questo e ribadisce che la guarigione è di quei pazienti che sanno esercitare la pazienza, di coloro che non vogliono una risposta subito ma che procedono con spirito critico e con mente aperta. Ed è grazie alla pazienza e all’apertura mentale che Domenico è riuscito ad abituare il suo corpo all’assunzione del glutine. Chiedo alla dottoressa Bardelli di raccontarmi meglio la vicenda di Domenico. E mi risponde raccontandomi che alcuni anni prima, durante un suo seminario di LME, «un partecipante si presentò dicendo che era celiaco da 40 anni. Erano passati talmente tanti anni che la celiachia costituiva parte della sua identità. Durante il seminario Domenico raccontò che quando era neonato la sua mamma, come si usava ai tempi, contribuiva all’economia familiare facendo la nutrice, cioè allattando bimbi di altre mamme, nel paese di campagna dove vivevano. Così come aveva potuto ricostruire dai racconti della mamma spesso accadeva che quando arrivava il bimbo da allattare la mamma staccasse il proprio figlio dal seno e dalle sue braccia e lo mettesse strillante nella culla in un’altra stanza. E che cosa riceveva in cambio la mamma? Un sacco di grano!». Per associazione quindi, era proprio il grano a staccare Domenico dalla sua mamma, dal suo buon nutrimento. Da quel momento, quindi, il grano divenne un boccone indigesto e di conseguenza il suo corpo ha iniziato a rifiutare

il grano perché associato a un dolore inaccettabile, era un “boccone” che non riusciva a digerire. «La storia di Domenico è emblematica – aggiunge la dottoressa – perché a questa prima associazione grano/dolore indigesto se ne aggiunge un’altra rafforzando la connessione e la reazione allergica. Infatti qualche anno dopo, quando era un bambino di sette anni, Domenico, sentendo di non ricevere più le dovute attenzioni e l’affetto da parte della mamma, se ne andò dai nonni, i quali, lo misero a dormire su di una cassapanca. E cosa c’era dentro quella cassapanca? Una riserva di grano!». Una volta presa coscienza di questa associazione, la dottoressa Bardelli ha guidato Domenico nel processo di liberazione della memoria emozionale che consiste essenzialmente nel ritornare con l’immaginazione all’evento aiutando il bimbo di allora a reinterpretarlo sciogliendo l’equazione grano = non amore della mamma = dolore indigesto. Domenico ha così potuto sentire che la mamma, pur staccandolo dal seno, continuava ad amarlo e che per amore dei suoi figli accettava di

Cosa leggere Maria Gabriella Bardelli La guarigione è dei pazienti Con la mappa di Hamer e l’ascolto di Claudia Rainville Età dell’Aquario Edizioni, 2012 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

nutrire anche altri bimbi. Questo tipo di esperienza insegna quindi che un lavoro su stessi, come quello compiuto da Domenico, non solo ci potrà condurre a ripristinare una situazione organica ma ci darà anche l’opportunità di sciogliere un nodo di sofferenza della nostra vita e permetterci di affrontare il processo di “guarigione”. Nota 1) LME sono seminari di 2 giorni ideati dalla fondatrice della Metamedicina, Claudia Rainville. La dottoressa Bardelli tieni questi seminari da vari anni in Italia e in Svizzera come prima consulente italiana di Metamedicina.

Guarisci te stesso Chi volesse intraprendere un cammino di guarigione attraverso la liberazione della memoria emozionale può visitare il sito www.gabriellabardelli.it da dove può scaricare gratuitamente una scheda di autoascolto che integra per la prima volta la grande lezione dell’ascolto della Metamedicina di Claudia Rainville con la mappa diagnostica delle 5 leggi biologiche scoperte dal dottor Hamer. Se vuoi rivolgere domande alla Dottoressa Bardelli su eventuali sintomi scrivici a: info@viviconsapevole.it.

Andrea Leone Nato a Torino, in crisi esistenziale a 17 anni ha attraversato l’Australia in autostop. Inquieto di spirito si è laureato in filosofia e si è trovato poi a gestire un ecoturismo sulle Ande in Venezuela con sua moglie (con cui nel tempo ha messo al mondo Tadeo e Noah) a contatto con guaritori e guerriglieri chavisti. È fondatore e presidente dello IONS TORINO, la prima community italiana dello IONS di San Francisco, che si occupa di scienza, salute e spiritualità. Operatore culturale e organizzatore di eventi. Scrive articoli ed esplora le frontiere della nostra mente convinto che “ogni cosa è illuminata”. Pagina facebook: andrea leone.

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Guarire i traumi

con le Costellazioni rituali Un nuovo metodo permette di guarire le ferite dell’anima attraverso un percorso di consapevolezza

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ino a non molto tempo fa, in alcuni ambiti psichiatrici, il trauma veniva perlopiù trattato come un danno più o meno irreversibile al cervello, che si considerava essere stato danneggiato o “rotto”. Ciò rispondeva a una visione esclusivamente funzionale dell’essere umano, considerato un corpo privo d’anima, una specie di macchina da ripristinare nel suo ruolo interattivo e quindi produttivo. Grazie soprattutto all’opera del medico e psicologo Peter Levine, creatore del metodo Somatic Experiencing® (che permette di risolvere i traumi attraverso “l’esperienza del corpo”), la definizione del trauma è radicalmente mutata negli ultimi decenni. Levine ha messo a punto un nuovo paradigma, basato sulla risoluzione dei traumi a partire dal corpo fisico e non dalla mente. Secondo Levine il trauma è nel corpo, non nell’evento che lo ha causato. Il trauma viene quindi definito come qualcosa di troppo forte, troppo improvviso, troppo, che viene sperimentato nel corpo sottoforma di congelamento energetico a livello fisico, emozionale, percettivo-sensoriale, comportamentale e di significato.

Le origini del trauma

Il trauma può essere causato da abusi sessuali, incidenti, aggressioni, terremoti e catastrofi naturali, ma anche da situazioni a bassa intensità ma reiterate nel tempo. L’atto stesso di nascere è certamente una delle cause più

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importanti di trauma; ma si può anche restare traumatizzati da un intervento chirurgico effettuato in anestesia totale. Va tenuto presente che molti traumi non sono provocati da episodi eclatanti, bensì da eventi che per gli altri possono essere apparentemente insignificanti o trascurabili, ma che su di noi provocano congelamento, blocco totale o parziale, ci fanno sentire sopraffatti, segnandoci per sempre. Il corpo fisico, il corpo emozionale e molte altre parti di noi possono restare traumatizzate anche da eventi che, per chi è intorno a noi, sono del tutto normali e privi di qualsiasi eccezionalità, mentre noi li viviamo in maniera scioccante, debilitante, con stati di impotenza, vergogna e terrore anche molto intensi. Ci sono poi traumi che nascono dal nostro passato e le cui origini sono da ricercare all’interno della nostra famiglia di origine o di appartenenza. Fra i membri di un nucleo famigliare si ripropongono e si ripetono problemi, emozioni irrisolte, sensi di colpa e di esclusione che crediamo essere nostri e che invece appartengono ai nostri antenati.

Curare il trauma curando l’anima

Se un tempo i traumi venivano trattati a livello di malattia mentale, oggi non è più così: Levine ha fatto infatti da apripista a metodi per la cura dei traumi da un punto di vista olistico, partendo cioè dalla cura della persona in tutti i suoi ambiti. Attraverso un percorso di consapevolezza, si vuole portare

Marco Massignan la persona a prendere coscienza delle paure e dei timori che lo animano (un metodo fra l’altro usato da millenni dagli sciamani per curare i loro “pazienti”). Un approccio simile lo si riscontra anche nelle Costellazioni famigliari e sistemiche, due metodi che vanno a scavare nelle dinamiche nascoste all’interno della famiglia di appartenenza e di origine per risolvere i problemi che abbiamo nella nostra vita privata, ma anche sul lavoro, all’interno della società… attraverso questo metodo la persona può comprendere che le scelte, le emozioni, i pensieri e persino i problemi che abbiamo sul lavoro e che crediamo nostri, sono spesso invece la risposta agli ordini dell’inconscio o anima collettiva della famiglia. Il compito del costellatore è far emergere queste dinamiche nascoste, così che il soggetto riconosca la realtà per ciò che è. Ciò consente di avere una visione a 360° del proprio contesto familiare sia passato che attuale, liberando un enorme potere di guarigione, dando pace, serenità e un senso a problemi apparentemente non risolvibili.

Le Costellazioni rituali

Nella mia esperienza di terapeuta sono venuto in contatto e ho avuto la possibilità di studiare e vedere i benefici sia della tecnica di Levine, il Somatic Experiencing®, sia della tecnica messa a punto da Bert Hellinger, le Costellazioni famigliari, sia delle


Focus: curarsi naturalmente millenarie tecniche usate dagli sciamani del cosiddetto mondo non civilizzato. Da queste esperienze ho potuto mettere a punto un metodo che racchiudesse e fondesse le parti salienti di tutti e tre questi approcci: è nato così il metodo delle Costellazioni rituali®, che consente di accrescere la forza di risoluzione a tutti i partecipanti, che spesso traggono enorme beneficio anche soltanto assistendo al lavoro di qualcun altro, senza “mettere in scena”

direttamente la propria storia. La forza risolutiva che si manifesta in sala, fenomeno reso possibile dall’esperienza e dalla competenza dell’operatore, è ulteriormente accresciuta dall’approccio spirituale e sciamanico, che amplia fortemente la visione e quindi la possibilità di risoluzione. Ciò avviene anche attraverso l’impiego di strumenti sciamanici come tamburi e sonagli, canti rituali, voce, suono, preghiera, meditazione e viaggio sciamanico.

Marco Massignan Marco Massignan, creatore delle Costellazioni rituali® (integrazione di Costellazioni familiari, Sciamanismo e Lavoro sui traumi), è operatore sciamanico, terapeuta olistico, formatore e ricercatore indipendente; ha al suo attivo oltre 40 libri tra opere proprie e traduzioni. Operatore certificato in Somatic Experiencing® (risoluzione dei traumi a base corporea) riconosciuto da Foundation for Human Enrichment, Boulder, Colorado, USA. Ha insegnato presso l’Università Cattolica di Milano e l’Università della Calabria ed è docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia dell’Associazione OM, Milano. Insieme alla moglie Elena Dell’Orto ha fondato e dirige Nemeton, Istituto di arte sciamanica e sistemica, presso cui offre sessioni e percorsi di crescita. Sito web: www.marcomassignan.org, email:info@marcomassignan.org.

La persona compie quindi un viaggio dell’anima verso la pace e la serenità, attraverso la presa di coscienza delle ferite e dei traumi che l’hanno offesa e attraverso la consapevolezza che per curare le malattie o i disturbi di cui soffre, va curato prima di tutto lo spirito.

Cosa leggere Marco Massignan Guarire I Traumi Ripristinare la saggezza di corpo e anima con Costellazioni rituali®, Somatic Experiencing® e Sciamanismo Uno Editori, 2012 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

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Curare il diabete Cosa mangiamo

con alimentazione e terapie naturali Paolo Giordo

Pur essendo giudicato incurabile ed ereditario, il diabete è la malattia frutto della moderna civiltà industriale e si può prevenire con una sana alimentazione associata a una sistemica attività fisica. Questa “cura” è utile anche per attenuare gli effetti e le complicanze in chi già ne soffre

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l diabete rappresenta, con le sue complicanze, una delle maggiori cause di mortalità nel mondo occidentale. Esso è dovuto a un’alterazione del metabolismo degli zuccheri. La carenza o l’inefficacia dell’ormone pancreatico insulina non permette infatti al paziente di utilizzare correttamente gli zuccheri forniti dagli alimenti, da parte delle cellule che hanno il compito di trasformarli in energia. Esistono fondamentalmente due tipi di diabete: il primo, insulinodipendente, si manifesta prevalentemente in età giovanile ed è caratterizzato dalla insufficiente produzione di insulina da parte delle cellule delle isole del Langherans pancreatiche. Spesso inizia in età infantile – come conseguenza di una pancreatite di verosimile origine autoimmune – con sintomi aspecifici come una spiccata tendenza ad ammalarsi da parte dei bambini e a protrarre tali malattie per lungo tempo. Questi casi richiedono la terapia

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sostitutiva con insulina che dura per tutta la vita. Nel secondo tipo di diabete, non insulinodipendente, si ha un esordio molto più subdolo e lento, in età adulta, in individui spesso obesi e sedentari, con turbe del metabolismo dei grassi e frequente familiarità con il diabete. Normalmente, in tutti questi individui viene consigliata una dieta che riduce i carboidrati e aumenta il carico di proteine. Questa usanza, alla lunga, comporta una maggiore acidosi a livello metabolico con conseguenti danni ai reni e al sistema vascolare di tutto il corpo (specie a livello dei piccoli vasi più sensibili all’acidosi), portando a una serie di complicanze, così dette tardive, che conducono i pazienti a conseguenze irreversibili. Nel diabete insulinodipendente la mancanza di insulina determina una condizione di chetoacidosi (la stessa che si osserva nelle diete iperproteiche che escludono i carboidrati). Nel diabete di tipo 2, invece, si ha una graduale resistenza da parte delle cellule all’azione dell’insulina che comporta un aumento dell’insulina stessa nel sangue con conseguenze nocive. Un’ipotesi correlata, molto verosimile, è che l’acidità del sangue (dovuta a un’alimentazione raffinata e ricca di zuccheri) possa danneggiare le cellule pancreatiche che producono insulina.

Sedentarietà, cattiva alimentazione ed ereditarietà: le cause del diabete

L’alimentazione occidentale moderna, specialmente europea e americana, con il consumo enorme di cereali raffinati (pane, pizza, dolci, pasta ecc.) di ogni genere e di bibite gasate e dolcificate, sottopone il nostro pancreas a un lavoro immane al quale non è preparato che, oltre ad affaticare ed esaurire funzionalmente l’organo, conduce a uno squilibrio ormonale e metabolico che sfocia primariamente nel sovrappeso e nel diabete di tipo 2. Infatti molte indagini epidemiologiche mettono in correlazione il diabete con l’obesità e la predisposizione familiare. Sino a pochi anni fa il pane, la pizza, i dolci e la pasta erano nel mirino dei diabetologi di tutto il mondo perché guardavano all’indice glicemico finale dei suddetti prodotti ma non alla durata dei picchi che questi alimenti producevano. Infatti, il picco della risposta insulinica dopo l’ingestione di carboidrati, sembra essere la chiave di comprensione del meccanismo diabetico. Il pane integrale, i vegetali e i legumi, in forza del contenuto sia amidaceo che di fibre, sembrano essere gli alimenti più indicati nella dieta del diabetico o di chi è esposto a un rischio simile. Sembra che questa dieta, conformata anche nei limiti del “carico glicemico”, cioè della quantità totale dei carboidrati introdotti, sia in grado di modulare la


Focus: curarsi naturalmente

Il diabete rappresenta, con le sue complicanze, una delle maggiori cause di mortalitĂ nel mondo occidentale

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Focus: curarsi naturalmente produzione quotidiana di insulina. Da molti anni, infatti, l’osservazione delle popolazioni dei villaggi rurali, aveva chiarito che l’alimentazione raffinata, ricchissima di zuccheri, e poverissima di fibre, associata a uno stile di vita sempre più sedentario, rappresentava il vero male dell’Occidente industrializzato, concausa del diabete e di un’altra enorme serie di malattie metaboliche e degenerative. Le fibre alimentari sono suddivisibili in due tipi: quelle insolubili e quelle solubili. Le prime comprendono la cellulosa e molte emicellulose della frutta e della verdura, dei cereali integrali, dei legumi ecc. Le fibre solubili in acqua comprendono pectine, mucillagini e altre emicellulose di alcuni tipi di frutta e altri legumi. Tali fibre hanno la funzione di rallentare l’assorbimento dei carboidrati ritardando anche i tempi di svuotamento gastrico, rallentando, in questo modo, l’assorbimento degli zuccheri. In tempi recenti è sorta una diatriba, avente al centro l’ipotesi che il cibo integrale potesse esercitare un effetto demineralizzante per il suo contenuto in fitati. Questa scoperta non ha mai rappresentato un problema per la razza umana che per molti millenni si è nutrita di cibi integrali. Il concetto di assorbimento completo e totale di ogni alimento appartiene esclusivamente alla visione chimica e meccanica moderna ma non trova senso e riscontro negli equilibri alimentari delle popolazioni rurali antiche e moderne che hanno fatto dell’assorbimento parziale la cifra imprescindibile della buona salute. Nei legumi, poi, sono proprio alcune sostanze antinutritive (ad es. gli inibitori delle proteasi) che possono giovare al diabetico. Sia le fibre che l’acido fitico aumentano la digeribilità dell’amido e influiscono positivamente sulla modulazione glicemica. Non sono forse i piatti a base di legumi e cereali

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Il pane integrale, i vegetali e i legumi, in forza del contenuto sia amidaceo che di fibre, sembrano essere gli alimenti più indicati nella dieta del diabetico o di chi è esposto a un rischio simile

integrali (pasta e fagioli, pasta e ceci, riso e lenticchie ecc.) dei cibi completi nel loro apporto di amminoacidi e minerali essenziali facenti parte delle usanze gastronomiche di ogni cultura tradizionale? Gli stessi legumi, ancor più dei cereali integrali, rappresentano un alimento indicato per i diabetici in quanto gli amidi in essi contenuti sollecitano una scarsa risposta glicemica evitando quei “picchi” così nocivi per chi soffre di diabete.

Gli alimenti amici dei diabetici

I legumi possono essere consumati sia cotti che crudi germogliati per assicurare, in quest’ultimo modo, un supplemento di vitamine ed enzimi che inevitabilmente vanno perduti durante il processo di cottura. Gli stessi cereali possono essere consumati anche in grani interi bolliti. Ne è un esempio il “Pumpernickel” il pane scuro tedesco ottenuto aggiungendo alla farina integrale dei chicchi di frumento interi bolliti. Sembra che questo tipo di pane riduca la risposta glicemica con conseguente minor utilizzo di insulina. Tra i vegetali, un ottimo ipoglicemizzante è la cipolla (come anche altre piante del genere Allium). Berne il succo o mangiarne quotidianamente in insalata può avere un effetto che si avvicina all’azione di alcuni ipoglicemizzanti orali (tolbutamide) riducendo la glicemia e il fabbisogno di insulina. Lo stesso aglio, nella dose di uno spicchio a pasto, presenta le stesse caratteristiche

ipoglicemizzanti. Per quest’ultimo, sembra che il problema legato all’odore sgradevole possa essere risolto o molto migliorato da una breve cottura a vapore (circa 15 minuti) dello spicchio con la buccia eventualmente avvolto in un piccolo foglio di alluminio. In questo caso l’aglio conserva inalterate le proprie capacità terapeutiche dimostrando una consistente termostabilità. Tutte le brassicacee, inoltre (cavoli, rape, broccoli ecc.), contenendo principi attivi solforati, mostrano anch’esse un’azione ipoglicemizzante a patto che vengano consumate crude o dopo leggera bollitura al vapore, in quanto presentano una maggiore termolabilità rispetto all’aglio. È inoltre sicuramente utile un’introduzione di acidi grassi omega-3, ricchi in EPA e DHA, gli stessi che si ritrovano nei pesci “selvaggi” (non di allevamento), come lo sgombro, le alici, il salmone ecc. Tra gli integratori utili nel diabete, possiamo ricordare il cromo che abbassa la glicemia incrementando la sensibilità all’insulina e migliorando la tolleranza al glucosio. Anche la cannella (Cinnamomum zeylanicum), usata in cucina e aggiunta ad alcuni cibi, è in grado di inibire l’assorbimento dei carboidrati a livello intestinale, facilitando il lavoro dell’insulina. Un particolare tipo di zucchina amara, chiamata anche “bitter melon” (Momordica charantia) è un ottimo regolatore del


Focus: curarsi naturalmente

Curarsi Naturalmente

metabolismo dei carboidrati: la sua azione è scientificamente dimostrata. Anche l’aloe, una pianta delle liliacee (come l’aglio e la cipolla), presenta un’attività di regolazione glicemica molto spiccata e utile nel diabetico. Tutti gli antiossidanti come la vitamina C, la E, la D, i carotenoidi ecc. proteggono, inoltre, il sistema vascolare dai danni causati dal diabete e dall’acidosi cronica.

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Paolo Giordo Paolo Giordo, laureato in medicina e chirurgia, in filosofia, specializzato in neurologia, esercita la libera professione nell’ambito delle MnC (Medicine non Convenzionali). Ha conseguito i diplomi in Medicina Psicosomatica, in Bioenergetica Medica, in Omeopatia e Omotossicologia, ha studiato Ayurveda e Floriterapia di Bach; ha inoltre al suo attivo numerose pubblicazioni su riviste su argomenti riguardanti l’alimentazione naturale, la medicina olistica e la filosofia della medicina. Per contatti: info@dottorpaologiordo.it.

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Stevia: lo zucchero naturale a zero calorie Il dolcificante conosciuto da millenni con poteri curativi

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a Stevia reubadiana è una pianta perenne che appartiene alla famiglia delle Asteracee e che cresce sulle montagne del Paraguay e del Brasile. È di piccole dimensioni, con foglie ovate opposte e fiori bianchi, piccoli e numerosi. Presso i popoli sudamericani, dove cresce, la stevia è nota per i suoi poteri curativi: gli indigeni dell’Amazzonia la usavano per curare il pancreas, servendosi delle sue proprietà antibatteriche e antifungine. Secondo studi più recenti la stevia avrebbe anche effetti benefici contro iperattività, ipertensione e indigestione. Per le sue proprietà di dolcificante è anche chiamata la “pianta dolce”.

La Redazione

Le foglie della stevia hanno uno straordinario potere dolcificante: nella sua forma naturale è circa 10-15 volte più dolce del normale zucchero da tavola. In sostanza, una foglia fresca corrisponde a un cucchiaio di zucchero

più potente al mondo. A differenza dello zucchero, però, i principi attivi della stevia non hanno alcun potere nutrizionale: sono cioè a zero calorie. Questo vuol dire che può essere usata da diabetici e obesi senza conseguenze. Essendo un estratto completamenIl sostituto dello zucchero te naturale, la stevia non ha infatti Grazie ai principi attivi di cui è ricca, controindicazioni per la salute. quali lo steviside e il ribaudioside A, Nonostante tutte queste premesse le foglie della stevia hanno uno strapositive, l’uso della stevia è stata ordinario potere dolcificante: nella dibattito di controversie fra scienziati sua forma naturale è circa 10-15 volte ed esperti, tanto che solo all’inizio del più dolce del normale zucchero da 2012 la Commissione Europea ne ha tavola. In sostanza, una foglia fresca permesso la commercializzazione in corrisponde a un cucchiaio di zucche- Italia. Va chiarito che ne era vietata la ro. Si tratta del dolcificante naturale commercializzazione, ma non la colti-

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vazione che invece era permessa: fino agli anni Cinquanta del Novecento era molto coltivata e usata al posto dello zucchero anche in Italia, proprio perché non era troppo difficile da raffinare e non dava dipendenza come altri tipi di zucchero raffinato. La polemica in ambito dell’Unione Europea sull’utilizzo della pianta dolce era quindi legata ai suoi principi attivi, che secondo alcuni studi avrebbero potuto produrre sostanze carcerogene. L’equivoco era però dovuto al dosaggio sbagliato con cui inizialmente la stevia veniva somministrata alle cavie: credendo di dover sostituire la stevia in pari quantità


Focus: curarsi naturalmente

Provala con la torta di mele! Ingredienti: - 2 cucchiai di amido di mais - 10 g di polvere di stevia - 16 g di olio di oliva - 1/2 bicchiere di acqua - 200 g di farina - 1 cucchiaino di lievito per dolci - 1 pizzico di sale - 2 mele - la scorza di 1 limone

Mescolare la maizena, la stevia, l’acqua e l’olio, poi aggiungere la farina, il lievito e il sale. Aggiungere infine la scorza di limone e versare il composto nella tortiera. Tagliare le mele a fettine e versarle sul composto. Mettere in forno caldo a 180°C per 40 minuti circa.

La stevia è nota per i suoi poteri curativi: gli indigeni dell’Amazzonia la usavano per curare il pancreas, servendosi delle sue proprietà antibatteriche e antifungine

dello zucchero, i topi di laboratorio sotto esame ricevevano massicce dosi di stevia al giorno che un essere umano, che consuma abitualmente stevia, non ingerisce nell’arco di una vita. Recenti studi hanno permesso di mettere in evidenza gli errori del passato e l’innocuità della pianta.

Come usarla

Oggi la stevia si trova in commercio anche nei supermercati. Il modo migliore e più ecologico per consumarla è però quello di coltivare la propria piantina – è una pianta molto resistente che ben si adatta a qualsiasi clima e che vuole pochi accorgimenti – usando le foglie. Se si usano fresche, si possono immergere direttamente nel tè oppure nel caffè, dove rilascerà il proprio dolcificante. Oppure si possono anche essiccare a meno di 40 °C, poi si triturano e si conservano durante l’anno. La polvere ottenuta può essere usata per dolcificare non solo le bevande ma anche dolci e altri piatti.

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Costruire un forno in terra cruda con mani e piedi Passo passo tutte le istruzione per costruire un vero forno con poca spesa

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ualcuno alle nove è già arrivato: vestiti comodi da sporcare, macchina fotografica, curiosità negli occhi e fogli e penna in tasca per appuntarsi tutti i segreti della lezione. Ma la lezione entrerà nei fogli bianchi dalle mani e dai piedi. Ecco, ormai ci sono tutti. Si forma un bel cerchio di dodici sconosciuti, arrivati qui da posti diversi, vicini e lontani, misteriosamente attratti da questo corso di autocostruzione di un forno in terra cruda, che, come scopriranno fra poco, è più che altro un cantiere. Ci sono donne e uomini, un giovane studente e un pensionato, una mamma disoccupata, un professore universitario, un giocoliere, un’architetta e un muratore, un’artigiana che gira per mercatini, un ingegnere e un impiegato, una maestra e una sarta. Un bel gruppetto di amici o di persone interessate è il primo ingrediente fondamentale per la realizzazione di un forno.

Procurarsi gli ingredienti

Ci mettiamo subito all’opera, iniziando a recuperare con secchi e carriole la nostra preziosissima materia prima: la terra del giardino. È un materiale naturale, gratuito, riciclabile e reperibile “a km

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Andrea Magnolini e Lorenza Garau

zero”, nel proprio giardino o in un campo vicino; anche chi non possiede della terra non ha difficoltà a trovare gratuitamente nelle vicinanze le 7 o 8 carriole di materia prima necessarie per il forno. C’è bisogno di terra senza sostanza organica, dunque si escludono i primi 30 cm superficiali. La terra inoltre deve essere ricca di argilla, che la rende appiccicosa quando è bagnata e molto dura quando si secca. Per capire se la terra del proprio giardino è adatta alla costruzione di un forno si possono fare dei semplici test: si impastano dei dischetti di terra pura e di terra con l’aggiunta di differenti proporzioni di sabbia, che serve a smagrire l’impasto. Si fanno seccare i dischetti all’ombra così da poter valutare qual è l’impasto migliore, che è quello che non fa crepe e non si sbriciola. I dischetti meglio riusciti si cuociono, così da verificare che la terra scelta sia anche resistente alle temperature e che non contenga minerali che provocano crepe e rotture con il calore.

Preparare le fondamenta del forno

Una volta estratta la terra necessaria, la stendiamo per bene sopra a un telo impermeabile, togliendo tutti i sassi e sassolini presenti. È possibile anche preparare la terra prima, setacciandola da secca oppure dopo averla sciolta

in acqua. Sul telo aggiungiamo della sabbia fine da fiume, con la giusta proporzione scoperta con il precedente test dei dischetti. Meglio evitare la “sabbia da frantoio”, un macinato di calcinacci che contiene anche cemento, vernici, colle e materiali poco salutari. A questo punto iniziamo a impastare con una betoniera del tutto speciale: i piedi. Qualcuno si toglie subito scarpe e calze entusiasta, qualcuno è un po’ reticente, ma alla fine pochissimi restano attorno a guardare. Poi si aggiungono l’acqua, la paglia, le chiacchiere e la musica e l’impasto funziona sempre meglio. Anche i bambini si uniscono ai giochi: è divertente, non ci sono materiali tossici o pericolosi e la terra si lava da qualunque cosa. La base per il forno e la tettoia sono già stati preparati dai padroni di casa. La base, che dev’essere di un’altezza che sia comoda per le infornate, può essere costruita in muratura, con sassi a secco oppure ottenuta sfruttando un pendio, con un piano a bolla fatto preferibilmente di calce e sabbia. La tettoia è essenziale: la terra sotto le piogge e le intemperie si scioglie.

Il piano di cottura e la cupola

Sulla base del forno iniziamo a costruire il piano di cottura, incollando


Saper fare mattoni refrattari con una “colla” ottenuta dall’impasto della terra argillosa setacciata fine con sabbia da 1 mm. Si potrebbero usare anche dei mattoni vecchi (quelli moderni estrusi si sfogliano con il calore), anche se è più difficile livellarli bene. La misura del forno deve essere proporzionata alle proprie esigenze: in un forno grande si possono cuocere tante cose contemporaneamente, ma c’è anche bisogno di più legna e di più tempo per scaldarlo. I nostri abili piedi continuano a lavorare, dando all’impasto una consistenza omogenea e morbida, così che sia quasi pronto per costruire la cupola. Intanto una piccola squadra, armata di forbici da potatura, si reca nel boschetto vicino a recuperare una trentina di polloni di nocciolo e altri rami flessibili. Ci servono per costruire una cupola intrecciata, su cui verrà modellata la volta di terra. Altre tecniche per la realizzazione della volta possono essere la centina di legno, il cumulo di sabbia o l’utilizzo diretto di mattoni crudi secchi. Ora tante mani si mettono all’opera e in poco tempo la cupola del forno è finita, e con lei anche la nostra prima giornata di lavoro. Il gruppetto si scioglie, e ognuno si muove verso casa o verso il suo alloggio per questa notte, tutti stanchi e con ancora addosso terra e sorrisi.

animali, oggetti, forme astratte e persino personaggi dei cartoni animati. La terra è un materiale fantastico, che permette di essere modellato con la fantasia per creare un forno dalle forme inaspettate. Inoltre la terra “perdona” sempre: ogni sbaglio può essere aggiustato e con un po’ d’acqua si possono rimodellare le imperfezioni. Tutti si affaccendano attorno all’opera d’arte, chi a modellare, chi a controllare da lontano la forma e la simmetria, chi a fare decorazioni con pezzetti di vecchie piastrelle. E poi per decorare si possono utilizzare anche i colori, naturali, atossici e che non sbiadiscono, offerti sempre dalla nostra terra. Di terra infatti non ce n’è una sola: anche nell’arco di pochi chilometri cambia consistenza e colore, quindi si può raccogliere un’intera tavolozza dalle infinite

sfumature di grigio, giallo, rosso, bianco, ocra, viola e marrone.

Poca spesa e molta soddisfazione

Gli ultimi ritocchi e il forno è finito. Ci sono voluti due giorni di lavoro e allegria, ventiquattro mani e piedi disposti a mettersi in gioco e sporcarsi con la terra, una cinquantina di mattoni refrattari e altri laterizi per il piano di

Rifinire i dettagli

Il giorno successivo i lavori riprendono con entusiasmo. Facciamo la bocca del forno, l’“anticamera” della bocca e lo sfiato per il fumo. Si potrebbe anche mettere una canna fumaria, soprattutto se il forno si trova dentro a una stanza o sotto una tettoia un po’ chiusa. Poi prepariamo un altro impasto con più sabbia e molta più paglia, in modo da ricoprire la prima cupola con uno strato leggero e isolante di circa 8 cm. E ora è il momento della fantasia per completare il forno... I grandi si vergognano sempre un po’, ma poi qualcuno si fa coraggio e saltano fuori fogli con disegni e schizzi, da cui escono

Un bel gruppetto di amici o di persone interessate è il primo ingrediente fondamentale per la realizzazione di un forno

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Corso pratico di costruzione di un forno in terra cruda con Andrea Magnolini 29–30 settembre 2012 dalle 9:30 alle 18:00 Fattoria dell’Autosufficienza, Loc. Paganico, Bagno di Romagna (FC)

Fare da sé

Una volta appresa la tecnica, costruirsi un forno in terra cruda è molto economico: bastano 5 persone per costruirlo in due giorni con un costo che varia dai 5 ai 40 euro. Apprenderai le abilità necessarie a realizzare forni naturali, robusti e longevi in pochi passi. Imparerai a conoscere la tua terra. Ogni terra contiene una parte variabile di argilla, una di limo, una di sabbia e una di humus. Con pochi e semplici test potrai verificarla e correggerla per renderla adatta per la costruzione e l’intonaco, impastando con i piedi e le mani. Imparerai a costruire la base per la cottura in mattoni refrattari o in vecchi mattoni di terracotta, che non si sfaldano col calore a differenza di quelli moderni. cottura, un ballino di paglia, 30 rami flessibili freschi, circa 0,5 m3 di sabbia fine da fiume, 7 carriole di terra e un po’ d’acqua. Spesa totale: 60/100 euro per i materiali e qualche piatto di pastasciutta per alimentare la “betoniera”. Per la base e la tettoia la spesa varia a seconda di come si decide di costruirle. Il nostro lavoro si conclude gustando insieme delle ottime pizze: è la prova che il “nostro” forno funziona davvero. Dopo aver cotto pizze, focacce e pane azzimo si possono togliere le braci e continuare a cuocere infornando pane, torte, grissini, verdure e poi ancora frutta e pomodori da seccare. Una volta acceso si può sfruttare tutto il calore e le varie temperature per cuocere molte cose. Per questo l’ideale è avere un forno da condividere con i vicini, un

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“forno di condominio”, attorno a cui trovarsi insieme con le proprie cose da cuocere. Il forno ci regala le ultime pizze, e poi ognuno si prepara per tornare a casa. Alcuni si costruiranno il proprio forno a casa, qualcuno si cimenterà a mettere in pratica le cose imparate, una buona parte si porta a casa appunti e conoscenze che in qualche modo torneranno utili, ma certamente tutti abbiamo passato due belle giornate insieme, provando la soddisfazione di “fare tutto con niente”. Fa molto bene ogni tanto sporcarsi di terra, ricordandosi che la natura attorno a noi offre la maggior parte delle cose di cui abbiamo bisogno e riscoprendo quei preziosi e semplici segreti e quegli equilibri tra uomo e ambiente che oggi forse sfuggono un po’.

Imparerai le tecniche per fare la cupola. Imparerai a rifinire la terra con forme morbide, simpatiche e dall´aspetto accogliente, sia per te che lo vivi tutti i giorni che per i tuoi ospiti che ne rimarranno incantati. Il secondo giorno faremo insieme una cottura razionale settimanale dove, a seconda della temperatura e del suo lento calare, si cuoceranno in successione con un solo carico di legna pizza, focacce, torte, biscotti, pane (10-15 kg) e si potrà essiccare la frutta e/o i pomodori. Saranno date inoltre tutte le istruzioni per poter cuocere una volta che il forno si asciuga completamente: imbiancatura della cupola, le braci, prove per la temperatura ecc. Per maggiori informazioni: www.autosufficienza.com;


Saper fare

Lorenza Garau È geografa, esperta del viaggiare con lentezza e di intrecci. Nativa di Milano, ma adottiva di Bologna, ha lavorato con i fiori e la terra, con i bambini e le scuole, con la fattoria e l’educazione ambientale. Le piace viaggiare, su strade poco battute e non impacchettate, a piedi, in bicicletta, in autostop, gustandosi i regali della Strada, la bellezza degli incontri, la profondità della lentezza, la fiducia nell’imprevedibilità del viaggio. Per info e contatti: http://www.passileggerisullaterra.it.

Andrea Magnolini Pedagogista, educatore ambientale, esperto di costruzioni naturali, artigiano, Andrea Magnolini ha trascorso una bella infanzia in campagna fra i campi e il bancone degli attrezzi del padre. Oggi vive in provincia di Bologna. Da sempre è interessato a come le persone imparano e all’apprendimento in generale. Negli ultimi tempi è impegnato a trasmettere ciò che ha imparato e sperimentato a sua volta. Tiene regolarmente corsi sulla realizzazione di strutture in salice vivente, orti biologici scolastici, spazi naturali di gioco per bambini, cesti e intrecci decorativi, forni in terra cruda, stufe in muratura e bioedilizia ruspante. Per info e contatti: http://www.passileggerisullaterra.it.

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Coltivare ed essiccare

le erbe per le tisane Bere una buona tazza di tisana è molto piacevole, e conoscere le operazioni necessarie per ottenerla aggiunge senza dubbio valore alla bevanda.

Claudio Accomazzo – Erba Logica

Dentro a un infuso di erbe per tisane c’è in realtà un ricco mondo di profumi, di conoscenze e di saggezza legate ai cicli della terra. Ecco in breve come coltivare ed essiccare le piante per gustare tisane che ritemprano lo spirito quando ne abbiamo bisogno. La coltivazione

Le piante utilizzate per la produzione di tisane possono essere spontanee e quindi raccolte nel loro habitat naturale, oppure coltivate per avere reperibilità sicura e qualità controllata. La coltivazione comincia con il trapianto delle piantine, fatto in autunno o in primavera generalmente con una trapiantatrice a file trascinata da una trattrice agricola. La distanza tra le file deve permettere le operazioni di pulizia previste per la lotta alle erbe infestanti e mediamente è di un metro, mentre quella sulla fila dipende dalla specie coltivata, dalle sue dimensioni e dalla sua competitività. Queste due misure definiscono il sesto d’impianto e sono un parametro di partenza fondamentale che matura con l’esperienza da parte del coltivatore. La scelta tra il trapianto autunnale e primaverile dipende dalla latitudine, dalla possibilità di irrigare

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e dalla specie coltivata. Le erbe definite annuali devono essere trapiantate tutti gli anni perché il loro ciclo vitale non permette una durata maggiore, mentre quelle dette perenni durano alcuni anni e generalmente permettono più di uno sfalcio all’anno. Una volta trapiantate, aspettando le loro dimensioni definitive per poter essere raccolte, le piantine devono essere difese da una serie di nemici e se la coltivazione è in regime di agricoltura biologica le armi a disposizione non sono molte: ad esempio, la lotta alle erbe infestanti è di gran lunga più impegnativa. Se lasciate indisturbate, nel giro di qualche mese le infestanti si impadronirebbero completamente

del terreno nascondendo addirittura i segni del trapianto e impedendo la raccolta delle specie coltivate. Si può tentare di pulire il terreno tra le interfile con la fresa che sbriciola il terreno e le infestanti, ma l’effetto dura solo qualche settimana, dopodiché l’operazione va ripetuta. Sulla fila dove la distanza tra le piantine è minore la pulizia viene fatta a mano o con l’aiuto di una zappa e l’operazione si chiama sarchiatura. Un altro grosso problema è costituito dalla presenza di un esercito di insetti masticatori e succhiatori, che durante la bella stagione, sono pronti a nutrirsi delle erbe deprezzando le foglie e i fiori. Per far fronte a questo attac-


Saper fare

Una volta trapiantate, aspettando le loro dimensioni definitive per poter essere raccolte, le piantine devono essere difese da una serie di nemici e se la coltivazione è in regime di agricoltura biologica le armi a disposizione non sono molte co occorre seguire attentamente un calendario di trattamenti con sostanze consentite come il piretro o l’olio di Neem, associate a zolfo e altri prodotti per difendersi da altri parassiti come i funghi.

La raccolta e l’essiccazione

Resistendo ai vari attacchi e contribuendo alla nutrizione delle piante con concimi consentiti, da erogare sulle foglie o da cospargere sul terreno, a poco a poco ci si avvicina al tempo balsamico, il momento in cui avviene la raccolta. Per comprendere a fondo questo concetto occorre fare una premessa. La parte di pianta utilizzata perché più ricca di principi attivi si chiama droga ed è specifica per ogni specie. Per alcune piante la droga è la foglia, per altre è il fiore, per altre ancora sono le estremità fiorite, le radici oppure i frutti. Il tempo balsamico è il momento esatto in cui nella droga sono presenti i principi attivi utili in maggior concentrazione. È ovviamente influenzato dalla latitudine e dalle caratteristiche pedoclimatiche della zona dove si coltiva ma anche dalla specie in oggetto. Per concretizzare facciamo due esempi. La camomilla, matricaria o romana, è una pianta erbacea, aromatica la cui droga è costituita dai fiori, detti capolini. Il tempo balsamico di questa specie è la fioritura, prima che i fiori appassiscano. La melissa è una pianta erbacea perenne e la sua droga è la foglia e il tempo bal-

samico è precedente alla fioritura. Nella filiera artigianale la raccolta è eseguita a mano prelevando dalla pianta solo la parte utile. Questa operazione è meccanizzabile e nella produzione industriale le erbe vengono sfalciate completamente, tramite un macchinario agricolo, tritate e poi essiccate. La separazione tra le varie parti viene fatta dopo l’essiccazione facendo percorrere al materiale un circuito pneumatico nel quale per differenza di peso si separano foglie, fiori, polveri ecc. Prelevando a mano solo la parte utile, una volta essiccata la droga viene sbriciolata delicatamente e tutte le molecole volatili più sensibili, non subendo urti, non si danneggiano conservando quindi una buona attività salutistica e profumi forti senza utilizzo di aromi o estratti. L’essiccazione del materiale raccolto viene fatta in appositi essiccatoi, all’aperto o in locali chiusi. Una corrente d’aria a circa 40 °C attraversa le erbe fresche in modo da ridurre in poco tempo l’umidità relativa facendola scendere sotto il 10%. La velocità con la quale questo processo avviene è importante perché occorre togliere nel più breve tempo possibile, acqua ai tessuti vegetali in modo da bloccare gli enzimi e rendere impossibile qualunque reazione chimica come ad esempio l’ossidazione che deprezzerebbe il prodotto. In questo modo nemmeno le muffe possono svilupparsi. La velocità ha un limite, la temperatura di 40 °C, perché non

può essere aumentata a causa della termolabilità di molti principi attivi.

L’arte di fare tisane

A questo punto la droga essiccata è pronta per essere confezionata da sola o miscelata con altre al fine di ottenere tisane con diversi indirizzi salutistici. E sono proprio le varie attività salutistiche oltre che le piacevoli caratteristiche organolettiche a rendere la bevanda una delle più antiche al mondo. Esistono tisane digestive, rilassanti, depurative, drenanti ecc., ma occorre precisare che questi termini presi in prestito dalla medicina, per quanto riguarda la bevanda, sono attività salutistiche e non terapeutiche, possono cioè favorire le funzioni organiche dell’uomo esercitando un’azione benefica e quindi salutare. Il procedimento con cui si prepara ciò che finora abbiamo chiamato per comodità tisana è importante quanto la produzione delle erbe impiegate e conoscerlo aumenta sempre di più il suo valore. In realtà ciò che si prepara è un’estrazione acquosa e a seconda del substrato da estrarre la preparazione è diversa. Se a subire l’estrazione sono parti delicate come fiori, foglie, estremità fiorite si procede con il metodo dell’infusione. Si versa acqua bollente sulla droga, si lascia in infusione da 10 a 20 minuti poi si filtra e si lascia raffreddare e il prodotto si chiama infuso. Si impiegano da 1 a 10 parti di droga per la preparazione di 100 parti di infuso. Se si parte da radi-

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Saper fare

Il tè di vite Nel panorama delle tisane non c’è molto spazio per le novità visto che le attività salutistiche più richieste sono sempre uguali e le erbe a disposizione anche. Si cerca di rendere le tisane molto profumate aggiungendo aromi ed essenze e battezzandole con nomi esotici. A questo scopo è nato il tè di vite, creato studiando il gusto e il profumo dell’infuso di vite rossa Barbera arricchito dall’aroma di una vecchia spezia preziosa: la vaniglia. L’astringenza simile al tè e il lieve colore rossastro in tazza fanno sì che si possa proporlo come infuso privo di caffeina ma buono come il tè. La ricetta di questo infuso è stata completata con l’aggiunta di acini essiccati sempre di Barbera e Vaniglia bourbon importata dal Madagascar. Il risultato è una miscela che profuma di tabacco da pipa e che infusa diventa una buona tazza di tè da bere anche alla sera e adatta a tutti.

ci, frutti, semi, rizomi allora il metodo adeguato è la decozione. Si versa la droga in acqua bollente proseguendo con la bollitura da 15 a 45 minuti poi si filtra e si lascia raffreddare e il prodotto si chiama decotto. Si impiegano solitamente 5 parti di droga per ottenere 100 parti di decotto. La tisana invece non è altro che un infuso o un decotto preparato utilizzando da 10 a 20 g di droga per la preparazione di 1l di tisana. Rispetto a un infuso o a un decotto è una soluzione estrattiva più diluita in modo da essere assunta in volumi notevoli senza che insorgano inconvenienti. Un modo per apprezzare ancora di più una tisana è dedicarsi alla progettazione di una ricetta e comprendere le difficoltà da superare per ottenere un buon risultato. Una buona ricetta deve soddisfare alcune regole: occorre innanzitutto scegliere la sua finalità salutistica e ricercare alcune erbe con l’attività desiderata, queste saranno la base della nostra ricetta. Non è il caso di concepire una ricetta fatta di deci-

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ne di erbe per fare un buon lavoro. Una buona miscela ha poche specie, identificabili, che in tazza si riconoscono. Dopodiché occorre dedicarsi alle caratteristiche organolettiche e se dalla base non si ottiene un estratto gradevole come gusto e profumo si inseriscono una o più specie con queste caratteristiche. Per ultimo bisogna occuparsi dell’aspetto estetico e se è il caso aggiungere generalmente fiori o foglie che aggiustino il colore. Di seguito alcune ricette semplici da fare in casa con tutte le varianti che vorrete.

Tisana rilassante: Camomilla fiori 4 parti, Melissa foglie 3 parti, Menta foglie 2 parti, Iperico estremità fiorite 1 parte. Tisana drenante: Ortica foglie 4 parti, Finocchio frutti 2,5 parti, Menta foglie 3 parti, Liquirizia radici 0,5 parti. Tisana depurativa: Cardo mariano frutti 4 parti, Tarassaco radici 2 parti, Finocchio frutti 2 parti, Melissa foglie 2 parti.

Claudio Accomazzo – Erba Logica Erba Logica è un’azienda agro artigianale che produce tisane biologiche fatte a mano, una per una. Tutta la filiera produttiva che è stata descritta, dalla coltivazione al confezionamento è condotta manualmente con risultati consolidati sulla qualità del prodotto. Claudio Accomazzo e Luana Giolitti conducono l’azienda dal 2010. Altre informazioni sul sito: www.erbalogica.it.


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Il negozio che si prende

cura delle persone Intervista a Renzo Agostini, titolare del negozio Terra e Sole di Rimini che da 20 anni è un’affermata realtà sul territorio

N

ell’ultimo «Terraesole news» ho scoperto che l’azienda ha compiuto 20 anni. Ci racconti com’è nato il negozio e come sono stati questi 20 anni? È una storia lunga che inizia nel 1977 quando studiavo Architettura a Venezia. Ho cominciato lì ad avvicinarmi ai movimenti ecologisti, contro il nucleare, la nonviolenza, la medicina naturale ecc. Tutte tematiche che hanno cominciato a coagularsi dentro di me, a prendere forma, a collegarsi strettamente fra di loro fino a diventare quella che oggi è la nostra visione, la nostra passione. Un percorso che ho fatto insieme a mia moglie, Antonella, fin dall’inizio. Abbiamo

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organizzato un convegno nel 1980 a Rimini – a cui partecipò anche Ivan Illich – che è stato “storico” perché per la prima volta si sono trovate a confrontarsi insieme tutte le anime dei vari movimenti alternativi. Fino al 1992 abbiamo organizzato corsi di ecologia, parlando di alimentazione, salute, energia, ambiente. Poi è nato il negozio Terra e Sole. Ci dai un po’ di numeri su Terra e Sole oggi? Terra e Sole è una realtà piuttosto complessa, che occupa uno spazio di circa 1000 mq, con un punto vendita di 300 mq, uffici e magazzini 400 mq, il centro Gymnasium (dove organizziamo tutte le nostre attività di for-

Angelo Francesco Rosso

mazione e informazione) che occupa 150 mq e il Bio’s Cafè di altri 150 mq. A Terra e Sole di Rimini lavorano 24 persone, 11 al Bio’s Cafè e altre 9 a Castiglione di Cervia (RA) dove abbiamo realizzato il laboratorio di prodotti da forno e la nostra piattaforma di distribuzione (altri 1800 mq). Tutti oramai sappiamo che l’attuale modo di vivere delle persone nel pianeta industrializzato non è sostenibile e lo sarà sempre meno. Quali strade dovrebbe prendere l’uomo perché possa esistere un futuro prospero? È una domanda difficile con una risposta molto semplice: l’uomo deve assumersi la responsabilità delle pro-


Aziende etiche

L’uomo deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni sull’ambiente, sugli altri esseri umani e più in generale sugli altri esseri viventi prie azioni sull’ambiente, sugli altri esseri umani e più in generale sugli altri esseri viventi. Nascondere la testa sotto la sabbia ci ha portato alla crisi attuale. Bisogna invece tirare fuori la testa, usare etica, e mostrare rispetto e riconoscenza verso tutto ciò che ci circonda. Questa è la ricetta giusta per rimettere le cose a posto, per ridare a tutto ciò che esiste – essere vivente, zolla di terra, albero, sasso – un valore intrinseco che non è quello economico di mercato, ma quello che deriva dal fatto stesso di esistere, di essere su questo pianeta, di farne parte integrante, di produrre e consumare energia, di essere qui a vivere un’esperienza che ha avuto un prima e avrà un dopo di noi. Questa per me è la sostenibilità: non è un problema di consumare meno, di riciclare, di andare in bici ecc., ma significa, prima di tutto, arrivare a sentirsi parte integrante di questo pianeta, scoprirsi “terrestri” con i limiti e le gioie che derivano dal fatto di essere terrestri. Probabilmente sei una delle persone in Italia che conosce meglio il mercato del biologico, avendolo vissuto come cliente, come distributore all’ingrosso e come dettagliante. Cosa ne pensi di questo mercato? Cosa rispondi a chi dice che fra bio e convenzionale cambia solo il prezzo? Il biologico permette di ritrovare il giusto rapporto fra l’uomo e la natura. Di non forzarne i ritmi, la produttività. È il concetto del rispetto, di cui parlavo sopra. Io credo che chi ha dato vita a questo percorso, una quarantina di anni fa, ha fatto una bellissima rivoluzione, contro la ten-

denza alla mercificazione del cibo e alla conseguente industrializzazione dell’agricoltura. Ora dobbiamo essere bravi a far crescere il concetto di bio, perché mangiare bio non deve significare semplicemente sostituire il cibo bio al posto di quello convenzionale nella propria dieta: servirebbe a poco. Il passo da fare oggi è quello di riportare equilibrio nel nostro modello alimentare, che è stato volutamente devastato dalle multinazionali del cibo che ci hanno portato dall’alimentazione mediterranea a una consumista ricca di grassi e proteine animali, sale, zucchero bianco, cereali raffinati ecc., con un cibo spazzatura spesso proprio a essa destinato. La differenza fra convenzionale e bio, deve essere, oltre all’assenza di pesticidi, ogm ecc., anche questa nuova cultura del cibo di cui il bio si deve fare portatore. Il bio è l’inizio di un discorso, la lettera A, ma senza la A non c’è né B né Z. Spesso mi ritrovo con persone che dicono: «io sono per il km zero, per lo slow food, per i mercatini di produttori, ma del bio non mi interessa». In questi comportamenti, spesso ideologici, vedo molta immaturità. Occorre capire che bio, km zero, mercatini, slow food fanno tutti parte di un circolo virtuoso che dobbiamo tenere insieme, stringere in sinergia, senza gare a chi è più bravo e più puro, perché l’obiettivo comune deve essere la riconquista del cibo sano e buono per tutti, nel rispetto dell’ambiente e degli altri esseri viventi.

Cosa ne pensi dello strapotere del gruppo Ecor nel mercato bio italiano? Stanno facendo il loro mestiere di distributore dando un servizio ottimo ai negozi, hanno sbaragliato una concorrenza lenta e spesso poco coraggiosa, fino a raggiungere una situazione di monopolio che non credo faccia bene alla crescita del bio nel nostro Paese. Ma non è colpa di Ecor se vinci sempre perché gli altri non giocano. Io credo invece che Ecor potrebbe fare molto molto di più proprio per far arrivare il messaggio di cui abbiamo parlato alle persone. E gli altri distributori e produttori dovrebbero rimboccarsi le maniche, guardare fuori dal proprio orticello e far concorrenza a Ecor non tanto sui prodotti, ma sulla propria capacità di promuovere cultura, che poi alla fine diventerà il più efficace dei marketing. Ogni volta che vengo a Terra e Sole scopro qualcosa di nuovo, la creatività sicuramente non vi manca. Ci anticipi qualche progetto per il futuro? Credo che il futuro prossimo sarà occupato dalla realizzazione di una lunga serie di Bio’s Cafè. Abbiamo appena firmato un contratto su San Marino, che aprirà a ottobre e un altro paio sono vicini all’accordo. Ma l’obiettivo è di realizzarne veramente tanti, perché sono uno strumento straordinario per mettere in bocca il bio anche ai più scettici, per vincere la diffidenza, per dare un servizio, per fare un bel business (sano e sostenibile).

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Aziende etiche Hai un sogno che non sei ancora riuscito a realizzare? Un sogno ce l’ho e me lo porto dietro da bambino. Mi piace scrivere e prima o poi dovrò fare un libro che sarà un po’ la mia “eredità”, ciò che vorrei lasciare, come piccolo, modesto contributo, a chi continuerà a battersi per questi ideali.

Ma io penso di vivere fino a cent’anni, quindi ho ancora tanto tempo per scriverlo! Leggi l’intervista completa su: http://bit.ly/Terra_e_Sole

Terra e Sole

Via Bramante 7/A 47923 Rimini Telefono 0541 783449 info@terraesole.it www.terraesole.it

Abbiamo intervistato Renzo Agostini Mia mamma Anna e mio babbo Sergio hanno dato il loro fondamentale contributo per mettermi al mondo il 17 marzo 1957 (anzi 9 mesi prima). Mi sono laureato in Urbanistica a Venezia nel 1983 e ho passato la gran parte della mia vita a “sbattermi come pochi” (parole di De Andrè nel concerto live con PFM) a favore del biologico e più in generale di un modo di vivere in sintonia con l’incredibile Pianeta Terra su cui abbiamo avuto la fortuna di nascere. Ho fatto questo cammino con mia moglie Antonella (con cui vanno condivisi oneri e onori per tutto quanto fatto) e con mio figlio Andrea già qui con noi a portare il suo prezioso contributo di lavoro, idee e gioventù. Ho un sogno nel cassetto, ma per quello c’è ancora molto tempo…

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Comunità consapevole

Abitare sostenibile Prende forma il progetto di cohousing in Lombardia

U

n villaggio ecosostenibile, a costi moderati, che riscopre il vivere sociale: è “Abitare Nèxus”, un progetto innovativo per la realizzazione di un complesso residenziale in cohousing rivolto a una ventina di famiglie a Pandino (CR), un territorio strategico a soli 30 km da Milano, con notevole ricchezza d’acqua ma ben collegata ai grandi centri (Milano, Lodi, Crema).

Si tratta del primo esperimento di questo genere nel territorio cremasco. Al centro del progetto, promosso dall’associazione Ecohousing in collaborazione con lo studio di architettura Giancarlo Marzorati di Sesto San Giovanni (www.marzoratiarchitettura.it) e con l’associazione NascereDonna (www.nasceredonna. it), si pone la promozione di uno stile di vita sostenibile per le famiglie, la comunità e l’ambiente.

Sostenibilità a tutto tondo

Fedele al significato del termine Nexus (in latino nesso, collegamento, gruppo) il progetto vuole realizzare un luogo in cui ritrovare uno stile di vita ecologico, cooperativo e virtuoso che aggiunge valore all’individuo, al suo potere contrattuale, ai suoi bisogni senza rinunciare alla sicurezza e alla privacy. Le abitazioni, che sorgeranno su un’area già individuata di oltre un ettaro e che verranno realiz-

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Comunità consapevole

zate entro il 2013, saranno costruite su misura in classe energetica A con spazi privati e spazi comuni a disposizione delle famiglie e della comunità che, attraverso l’eliminazione di intermediari del mercato immobiliare, costeranno alle famiglie il 20-30% in meno rispetto ai prezzi di mercato permettendo inoltre di realizzare una progettazione partecipata basata sui bisogni delle famiglie. «Vogliamo una casa che sia all’insegna di una sostenibilità anche sociale — spiega Andrea Seghizzi, presidente dell’associazione Ecohousing — che raggruppi persone diverse che potranno riassaporare insieme uno stile di vita fondato sul recupero del concetto di “corte” come luogo privilegiato di socialità e collaborazione. Il nostro target di famiglie da coinvolgere arriva fino a un massimo di 24. In questa fase stiamo selezionando le famiglie sensibili alla tematica della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Le soluzioni tecnologiche per gli impianti saranno all’avanguardia con il fotovoltaico, la geotermia, l’autonomia dal gas e le colonnine di ricarica per la mobilità elettrica. Le risposte che stanno arrivando sono entusiasmanti ed entro il mese di luglio saremo pronti per costituire la cooperativa edilizia che governerà la realizzazione del progetto». Il trait d’union di questo progetto quindi è sicuramente la sostenibilità, che sarà garantita su più piani: • Economica: grazie al supporto di istituti che gestiscono una finanza etica – la sostenibilità sarà resa possibile da un meccanismo di autofinanziamento delle famiglie associate che garantisce il risparmio perché consente loro di acquistare beni e servizi con gli stessi vantaggi dei gruppi di acquisto solidale (GAS).

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Il progetto vuole realizzare un luogo in cui ritrovare uno stile di vita ecologico, cooperativo e virtuoso che aggiunge valore all’individuo, al suo potere contrattuale, ai suoi bisogni senza rinunciare alla sicurezza e alla privacy

I principi del cohousing I principi del cohousing rappresentano una visione virtuosa ed efficiente con la quale reinventare nuovi modelli abitativi. Per il progetto di cohousing a Pandino l’Associazione s’ispira a tali principi calandoli nella realtà locale alla ricerca di un valore condiviso. Tra le caratteristiche principali che accomunano i progetti di cohousing, ci sono: 1. PROGETTAZIONE PARTECIPATA I futuri abitanti partecipano direttamente alla progettazione del “villaggio” in cui andranno ad abitare scegliendo i servizi da condividere e come gestirli. 2. V ICINATO ELETTIVO Le comunità di cohousing sono elettive: aggregano persone dalle esperienze differenti, che scelgono di formare un gruppo promotore e si condolidano con la formazione di una visione comune condivisa. 3. COMUNITÀ NON IDEOLOGICHE Non ci sono principi ideologici, religiosi o sociali alla base del formarsi di comunità di coresidenza, così come non ci sono vincoli specifici all’uscita dalla stessa. 4. GESTIONE LOCALE Le comunità di cohouser sono amministrate direttamente dagli abitanti, che si occupano anche di organizzare i lavori di manutenzione e della gestione degli spazi comuni. 5. STRUTTURA NON GERARCHICA Nelle comunità di cohousing si definiscono responsabilità e ruoli di gestione degli spazi e delle risorse condivise (in genere in relazione agli interessi e alle competenze delle persone) ma nessuno esercita alcuna autorità sugli altri membri; le decisioni sono prese sulle base del consenso. 6. SICUREZZA Il cohousing offre la garanzia di un ambiente sicuro, con forme alte di socialità e collaborazione, particolarmente idoneo per la crescita dei bambini e per la sicurezza dei più anziani. 7. DESIGN E SPAZI PER LA SOCIALITÀ Il design degli spazi facilita lo sviluppo dei rapporti di vicinato e incrementa il senso di appartenenza a una comunità. 8. SERVIZI A VALORE AGGIUNTO La formula del cohousing, indipendentemente dalla tipologia abitativa, consente di accedere, attraverso la condivisione, a beni e servizi che per il singolo individuo hanno costi economici alti. 9. PRIVACY L’idea del cohousing permette di coniugare i benefici della condivisione di alcuni spazi e attività comuni, mantenendo l’individualità della propria abitazione e dei propri tempi di vita. 10. BENEFICI ECONOMICI La condivisione di beni e servizi consente di risparmiare sul costo della vita perché si riducono gli sprechi, il ricorso a servizi esterni, il costo dei beni acquistati collettivamente.


“Abitare Nèxus” si propone di diventare un vero “ecosistema” capace di offrire servizi accessibili alla comunità tra cui una ludoteca, una sala prove musicale, un centro polifunzionale superando l’idea di una realtà chiusa su se stessa, autoreferenziale e diffondendo invece i valori dell’essere una “comunità”

• Ambientale: le costruzioni saranno realizzate per ridurre il fabbisogno energetico e quindi le emissioni di CO2, traendo energia dal sistema sole-terra-acqua e con spazi adibiti a orti per l’autoproduzione di frutta e verdura. • Sociale: il progetto si propone di riscoprire il mutuo aiuto, la collaborazione, la solidarietà di vicinato tra le famiglie e con tutta la comunità di Pandino. Grazie anche alla continua ricerca di sinergie con istituzioni e imprese,

“Abitare Nèxus” si propone di diventare un vero “ecosistema” capace di offrire servizi accessibili alla comunità tra cui una ludoteca, una sala prove musicale, un centro polifunzionale superando l’idea di una realtà chiusa su se stessa, autoreferenziale e diffondendo invece i valori dell’essere una “comunità”. Per informazioni sul progetto: www.e-cohousing.it, info@e-cohousing.it, cohousing-pandino.blogspot.it.

Associazione Ecohousing L’Associazione Ecohousing, presieduta da Andrea Seghizzi, riunisce un gruppo di famiglie del cremasco-lodigiano con l’intento di promuovere un progetto di edilizia residenziale sul territorio di Pandino, ispirandosi ai principi del cohousing. L’Associazione è un’istituzione apartitica, apolitica, aconfessionale, senza fini di lucro, che persegue il fine esclusivo della solidarietà sociale, umana, civile, culturale.

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Miele di Manuka:

il miele dei Maori comprovato dalla scienza Mauro Recchia

è

gustoso, cremoso, dal profumo e dal sapore inconfondibile: è il miele di Manuka, un prodotto totalmente naturale che arriva da una delle zone del mondo che può dirsi ancora quasi completamente incontaminata, la Nuova Zelanda. La pianta del Manuka (Leptospermum Scoparium) è un arbusto che produce dei piccoli fiori bianchi in primavera che durano solo qualche giorno, ma che ricoprono vallate intere che sembrano innevate. Il miele che le api producono da questa pianta non è solo una prelibata golosità, ma è conosciuto in tutto il mondo per avere una potentissima azione antibatterica contro molti disturbi della salute. Nonostante queste proprietà antibatteriche e antivirali fossero già conosciute e comprovate da decenni, è solo dal 2006 che la ricerca scientifica, grazie alla relazione pubblicata dal Professor Henle dell’Università di Dresda, comprende perché il miele di Manuka sia così efficace. Il merito è

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di un componente naturale presente nel miele, il Metilgliossale alimentare (un composto chimico che rappresenta un importante prodotto intermedio nei processi di glicolisi, cioè il processo anaerobico che permette agli uomini di ricavare energia dalle molecole di glucosio). Questo componente è presente anche in altri alimenti in piccolissime quantità nell’ordine di 5-10 mg, mentre nel miele di Manuka può arrivare fino a 1500 mg. A questo proposito il Professor Henle ha dichiarato: «Abbiamo dimostrato per la prima volta senza ambiguità che il Metilgliossale è il diretto responsabile dell’attività antibatterica del miele di Manuka». Per cosa è utile il miele di Manuka? Il Metilgliossale, essendo efficace nel combattere batteri come l’HelicobacterPylori o lo Staffilococco Aureo, ha un’ampio spettro di applicazioni, sia che venga assunto per via orale che per via esterna, spalmato sulla pelle.

È indicato per: * la salute dell’apparato digerente: o stomaco, o intestino tenue, o intestino crasso, o ulcera, o ulcera duodenale, o costipazone, o reflusso gastrico, o candida/parassiti, o gastrite, o coliti, o indigestione, o diarrea, o bruciore di stomaco;

* la guarigione delle ferite provocate da ulcere, bruciature, ferite acute e croniche poiché: o rimuove rapidamente i tessuti lacerati, o favorisce un ambiente umido per la guarigione delle ferite, o fornisce un’azione anti-infiammatoria, o aiuta il sistema immunitario per la guarigione;


Rimedi naturali

I benefici del miele di Manuka Sono molte le testimonianze in rete che attestano l’efficacia del miele di Manuka, ma vorrei riportare l’esperienza di guarigione dei miei due figli che, da quando usano il miele di Manuka, hanno passato quattro inverni di seguito senza mai fare un giorno di assenza a scuola per tosse o influenza e senza l’intervento di altri prodotti. E ora che si avvicina la stagione fredda, ricomincerò a dar loro un cucchiaino di miele di Manuka ogni mattina prima di colazione. Un amico di famiglia che ha un maneggio, usa regolarmente il miele di Manuka per curare le ferite che si procurano i suoi cavalli. Anche vari erboristi (che di prodotti naturali se ne intendono e ne provano), mi chiamano affermando che il miele di Manuka è stato l’unico a risolvere definitivamente i loro problemi di salute, dal reflusso gastrico ai problemi con gengive sanguinanti (grazie all’uso del Miele di Manuka MGO 30+ dentifricio con miele di Manuka).

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* l e patologie della pelle. Tramite ingestione e applicazioni topiche, si ottengono miglioramenti per: o psoriasi, o dermatiti, o acne, o eczema. Non tutto il miele di Manuka presente in commercio ha proprietà antibatteriche. La presenza del Metilgliossale – espressa in mg/ kg – deve essere dichiarata e certificata su ogni barattolo acquistato, come garanzia di assoluta qualità per il consumatore finale. Secondo il Professor Henle, la quantità minima di Metilgliossale affinché si verifichi una sicura attività antibatterica è di 100mg/kg.

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Mauro Recchia È imprenditore co-titolare di Marica Natura assieme alla moglie. Per informazioni e contatti: info@miele-manuka.com.

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Ritrovare la vitalità

con Olive Il fiore dell’energia

La Redazione

N

ei momenti di forte esaurimento fisico e mentale i fiori di questa pianta millenaria sono molto utili per ritrovare le energie perdute. Scriveva Bach che Olive è la pianta «per quelli che hanno molto sofferto fisicamente o moralmente e sono così stanchi, così esauriti che si sentono incapaci del minimo sforzo. Per loro la vita quotidiana è un pesante fardello privo di piacere». Olive, l’olivo originario del Caucaso coltivato già 1000 anni prima di Cristo, che adesso si trova negli orti dei cinque continenti, è il fiore adatto a chi si sente sfinito e ha uno stato d’animo bloccato dalla stanchezza, da una spossatezza profonda a causa di una malattia o di un periodo particolarmente stressante. Olive è per coloro che non hanno le forze, nemmeno per lavarsi i denti, e vorrebbero invece dormire per una settimana di fila. Come sono arrivati a questo stadio di esaurimento delle forze fisiche e mentali? Lavorando oltre le proprie forze, senza chiedere nulla in cam-

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bio e senza ascoltare i propri bisogni fisiologici, ma anzi, al primo accenno di stanchezza, accelerando nelle proprie mansioni, rimboccandosi ancora di più le maniche. Perseverano in una sfibrante e malsana iperattività, incapaci di accettare il fatto che l’uomo ha dei limiti fisici e psicologici, che se vengono superati portano al crollo fisico ed emotivo. Entrano in un tunnel dove non c’è più energia, ma solo stanchezza, disinteresse nei confronti della vita e terrore per le novità. Ogni compito, anche quello più semplice e abitudinario, diventa insostenibile. I delicati fiori bianchi di Olive, già simbolo dell’energia e della pace, dell’immortalità e della fertilità, donano energia sia mentale che fisica. Proprio come la pianta a cui appartengono, che è in grado di rigenerarsi anche quando i suoi rami vengono tagliati o si spezzano gettando nuovi germogli, Olive ci mette in contatto con l’energia dell’Universo, permettendoci di ricaricare le pile, e dare inizio a un nuovo ciclo più vitale e consapevole, perché ci insegna a

prendere l’energia dall’Universo, a rispettare i nostri cicli e a dosare le nostre forze. Allo stesso tempo, Olive rafforza anche il sistema immunitario. Già, perché di fronte a questi crolli e a questa mancanza di energia, è importante curare anche il fisico, al fine di riprendere le forze mentali. E allora grazie a Olive viene ritrovata l’energia per continuare il proprio cammino, la voglia di vivere nonostante la malattia e la stanchezza. E in mezzo alle nuvole si potrà tornare a vedere splendere il sole.

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Gli antibiotici

naturali

Sconfiggere i microorganismi e rinforzare le difese immunitarie con gli oli essenziali Luca Fortuna

L’

utilizzo degli antibiotici allopatici – cioè di origine chimica – è in costante aumento nella nostra società. Secondo i più recenti dati il consumo ha raggiunto dimensioni tali da essere causa di preoccupazioni per la salute e di patologie ancor più gravi dell’infezione per la quale sono stati originariamente prescritti. La ricerca contemporanea si sta concentrando unicamente sull’individuazione di nuove molecole di sintesi, o sulla modificazione di quelle a oggi disponibili, dimenticando, consapevolmente o meno, di avere a portata di mano un infinito serbatoio di sostanze naturali al quale attingere. Le profonde, fondamentali, differenze tra gli antibiotici di sintesi e quelli naturali sono rintracciabili nei loro effetti a breve, medio e lungo termine. Gli antibiotici di sintesi sono creati con lo scopo unico di annientare i batteri patogeni, anche “sacrificando” quelli benigni, come i batteri saprofiti (la nostra naturale flora batterica), che vivono sempre nel nostro organismo in uno stato di reciproca collaborazione. Gli antibiotici naturali, al contrario, aiutano a sconfiggere i microrganismi agendo da supporto alle difese organiche e non sostituendosi a esse. L’azione delle piante non è solo quella di uccidere o inibire i batteri, ma anche di rinforzare il sistema immunitario, di favorire la cicatrizzazione e la rigenerazione dei

Luca Fortuna

tessuti, di promuovere la disintossicazione del tessuto connettivo e di migliorare la funzionalità dei vari organi. Così si preservano le condizioni di “terreno”, un concetto della naturopatia che va inteso come condizione di salute dell’intero organismo. Quando ci si ammala – come nel caso in cui si contragga l’influenza, la cistite o qualsiasi altro genere di infezione – l’organismo si viene a trovare in una condizione di debolezza. Non è importante solo combattere i batteri patogeni, ma bensì rafforzare le difese immunitarie, in modo da disporre di un “terreno” in cui i batteri non possano proliferare.

Antibiotici e antibiotico-resistenza

Pochi farmaci sono stati in grado di rivoluzionare la medicina moderna come gli antibiotici. La scoperta della penicillina è stato un evento inaspettato e sconvolgente. I medici si sono ritrovati a possedere un rimedio attivo contro le malattie infettive di origine batterica come polmoniti, tubercolosi, meningiti e tifo, e hanno creduto di aver sconfitto malattie così gravi per sempre. L’esultanza però è durata poco. Subito dopo la scoperta della penicillina si scoprì che i microrganismi che avrebbero dovuto essere definitivamente sconfitti

erano invece in grado di reagire e di sopravvivere. Quasi subito si sono sviluppati ceppi in grado di resistere alle nuove sostanze antibiotiche. È una battaglia ancora in corso e molti scienziati ritengono che i batteri ne usciranno vincitori. Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è in progressivo aumento, e in Italia ha assunto dimensioni preoccupanti: i dati epidemiologici dimostrano infatti come la nostra nazione sia tra i Paesi con frequenze più elevate di microrganismi resistenti agli antibiotici e anche tra quelli con consumi più

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Terapie alternative elevati di antibiotici. Gli ultimi dati sull’antibiotico-resistenza dell’Istituto Superiore di Sanità rivelano un dato preoccupante: l’aumento di 10 volte della percentuale di ceppi di batterio di Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi, una classe di antibiotici ritenuti “salva vita’’ nelle infezioni gravi da microrganismi resistenti agli altri antibiotici. Diventa quindi fondamentale cambiare approccio nell’uso degli antibiotici, che come si è visto sono strettamente connessi con il fenomeno. Per ottenere risultati rimarchevoli non occorre tanto concentrarsi sui batteri, e quindi sulla produzione di “super farmaci”,

quanto compiere due passi molto semplici ma fondamentali: 1 - promuovere concretamente un uso più prudente degli antibiotici che andrebbero prescritti e utilizzati solo quando strettamente necessari e nelle dosi corrette; 2 - incoraggiare una maggiore attenzione verso l’igiene personale e verso il controllo e l’isolamento del paziente con infezione, quando necessario, a impedire un contagio.

Le regole per non sbagliare

Le regole fondamentali da rispettare per trarre dagli antibiotici i

massimi benefici, senza correre rischi né promuovere lo sviluppo di microrganismi resistenti, sono essenzialmente tre: • assumerli soltanto quando servono davvero, su indicazione del medico; • usare l’antibiotico giusto, nella quantità giusta, per il periodo di tempo prescritto; • evitare il “fai da te” anche quando si pensa di sapere come ci si deve curare.

Quando gli antibiotici non servono

Gli antibiotici, o più correttamente gli antibatterici, sono efficaci

Contrastare le infezioni Si possono usare gli oli essenziali certificati per aromaterapia, che hanno dimostrato la loro validità terapeutica in numerosi studi scientifici. Non solo debellano i patogeni, ma sostengono le naturali difese e tonificano l’organismo. Infine, poiché contengono centinaia di principi attivi in proporzione variabile, non c’è il rischio di antibioticoresistenza, poiché i microbi non riescono ad adattarsi alla loro struttura mutevole.

Prevenzione Verde

30 ml di Tintura di propoli 30 gocce di Olio Essenziale Ravintsara ESSENTHYA 15 gocce di Olio Essenziale Limone ESSENTHYA Aggiungere le gocce di olio essenziale direttamente nel boccetto di propoli, agitare bene e lasciar riposare 24 ore. Assumere tutte le mattine e alla sera 5 gocce della soluzione, sciogliendola in poca acqua. Si può usare dai primi freddi fino a primavera per rinforzare le difese organiche.

Antinfluenzale Aromatico

20 gocce di Olio Essenziale Timo thujanolo ESSENTHYA 50 gocce di Olio Essenziale Mirto Rosso ESSENTHYA 100 gocce di Olio Essenziale Ravintsara ESSENTHYA Emulsionare tra loro gli oli essenziali e versare 2 gocce del mix in un cucchiaio di miele di eucalipto. Assumere due o tre volte al giorno fino a completa guarigione.

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Per chi si ammala di frequente è utile questo mix:

Rinforzare le difesa

30 gocce di Olio Essenziale Eucalipto Radiata ESSENTHYA 30 gocce di Olio Essenziale Limone ESSENTHYA 30 gocce di Olio Essenziale Cedro ESSENTHYA

Emulsionare tra loro gli oli essenziali, versare 2 gocce del mix in un cucchiaino di olio vegetale di Calophylla ESSENTHYA e frizionare lungo la colonna vertebrale mattino e sera.

In caso di raffreddore, gli antibiotici non

servono mai. Il raffreddore è causato sempre e solo da virus. Il rimedio di elezione contro il raffreddore si compone da:

50 gocce di Olio Essenziale Ravintasara ESSENTHYA 25 gocce di Olio Essenziale Niaouli ESSENTHYA Mescolare tra loro gli oli essenziali. Utilizzare 2 gocce del mix emulsionate in un cucchiaio di miele di timo 4 volte al giorno per tre giorni. La tosse che si può accompagnare o meno all’influenza è uno dei fastidi più comuni nella stagione fredda. Per trattarla sono indicati rimedi che aiutano a sedarla (tosse secca) o a eliminare il muco bronchiale in eccesso

(tosse grassa). In presenza di influenza o mal di gola si associano rimedi che combattono le infezioni e rinforzano le mucose.

Per la tosse grassa:

20 gocce di Olio Essenziale Cipresso ESSENTHYA 10 gocce di Olio Essenziale Eucalipto Radiata ESENTHYA Utilizzare 1-2 gocce del mix emulsionate in un cucchiaio di miele di castagno più volte al giorno.

Per la tosse secca:

20 gocce di Olio Essenziale Cipresso ESSENTHYA 10 gocce di Olio Essenziale Sandalo ESENTHYA Utilizzare 1-2 gocce del mix emulsionate in un cucchiaio di miele di castagno più volte al giorno. Infine, non si deve dimenticare l’importanza di un ambiente sano, con aria purificata da germi patogeni, in modo da evitare la propagazione del contagio, rinforzare le mucose respiratorie e facilitare la respirazione. La miscela di oli essenziali puri INNO ALL’INVERNO, realizzata con una sinergia di Eucalipto globulus, Arancio dolce, Limone e Legno di Hoo si rivela perfetta in casa e nei luoghi di lavoro. È sufficiente diffondere 10 gocce del mix due volte al giorno per un’ora.

Leggi l’articolo completo su http://bit.ly/Antibiotici_Naturali


Terapie alternative unicamente contro i batteri. Risultano essere completamente inefficaci, quando l’infezione è virale, micotica o parassitaria. In questi casi il loro impiego è dannoso, poiché indeboliscono le naturali difese dell’organismo, danneggiando la flora batterica che, tra le altre funzioni, ha lo scopo di difenderci da virus e funghi. Inoltre non va dimenticato che gli antibiotici manifestano molti effetti collaterali e controindicazioni, in primis l’intossicazione a carico di fegato e reni, che vengono invasi da tossine. Gli organi emuntori e il sistema linfatico si trovano così a dover fronteggiare non solo l’infezione, ma anche l’intossicazione indotta dagli antibiotici, con la conseguenza che l’intero equilibrio dell’organismo viene compromesso.

Antibiotici e malattie da raffreddamento

Contro le malattie da raffreddamento, gli antibiotici servono poco e, nella maggior parte dei casi, per nulla. Influenza e sindromi simil-influenzali, raffreddore, mal di gola, otiti sono quasi sempre provocate da virus, non da batteri, e usare gli antibiotici contro i virus non solo non risolve il problema, ma al contrario lo aggrava. Gli antibiotici possono essere suggeriti dal medico soltanto in casi molto particolari. Quando si è vittima dell’influenza le uniche strategie realmente utili per tutti consistono in riposo, bere molto, mangiare cibi leggeri e nutrienti, assumere vitamine e ricorrere a rimedi per stimolare le naturali difese, rafforzare l’organismo e facilitare la respirazione purificando l’aria.

Cosa leggere

Terapie Alternative

Luca Fortuna Gli antibiotici naturali Xenia Edizioni, 2007 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Luca Fortuna Esperto di medicine naturali, è una riconosciuta autorità nel campo dell’Aromaterapia. Ama scrivere e ha pubblicato numerosi libri di successo su diverse tematiche legate alle discipline verdi. Creatore di prodotti e trattamenti venduti in oltre trenta nazioni del mondo, collabora con diverse aziende ed è impegnato in più progetti di ricerca e sviluppo. Insegna Aromaterapia a più livelli (corsi di base, specializzazioni, seminari intensivi) ed è impegnato in una fitta attività di divulgazione, per diffondere la cultura aromatica. Riceve su appuntamento per consulti individuali, e consulenze professionali.

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Curare il corpo con

il Metodo Feldenkrais Piccoli movimenti aiutano a migliorare la postura e a curare molti disturbi mettendo la persona in connessione con l’ambiente

I

l Metodo Feldenkrais è lo sviluppo di un apprendimento arrestato e si pone come obiettivo guidare la persona a riscoprire il suo corpo per ritrovare il benessere perduto. Questo metodo di auto-educazione prende il nome dal suo ideatore russo Moshé Feldenkrais, che lo ideò negli anni Cinquanta del Novecento, e si basa essenzialmente sul prendere consapevolezza dei propri movimenti e dei propri schemi motori e quindi, attraverso il movimento, di espandere la consapevolezza di sé nell’ambiente. È l’uso improprio che ciascuno di noi fa di se stesso che ci allontana dalla percezione sensoriale del nostro corpo e dalle sue capacità, troppo presi dalla corsa frenetica della vita. Già durante l’adolescenza le premature richieste sociali spingono la maggior parte di noi ad assumere atteggiamenti posturali di difesa, che a lungo andare compromettono la stazione eretta, incidendo negativamente su respirazione, muscolatura e sull’atteggiamento comportamentale che potrebbe essere più introverso o estroverso. Ma una cattiva postura ha in realtà radici molto più profonde.

La postura si sviluppa nell’infanzia

Un buona postura e un movimento armonico del corpo si sviluppano fin dalla più tenera infanzia e sono strettamente collegati allo sviluppo

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pedagogico del bambino: se parcheggiato nel box o lasciato nel girello, il bambino non compie un completo sviluppo motorio per la sua evoluzione, selezionato dalla natura per l’essere umano affinché cresca forte e abile nell’affrontare le problematiche dell’esistenza. Molti insegnanti e genitori ignorano, per esempio, che la disabilità linguistica, o “dislessia”, è

Tina Broccoli sull’apprendimento cognitivo della persona. Anche nell’età adulta è importante mantenere un buon equilibrio psicofisico: con l’avanzare dell’età infatti diminuiscono i riflessi, ma se si mantiene attiva la mente e dinamico il corpo, si sfida la gravità che tende a schiacciarlo e ad accorciarlo. L’uso abituale del computer, per esempio,

Il Metodo Feldenkrais è lo sviluppo di un apprendimento arrestato e si pone come obiettivo guidare la persona a riscoprire il suo corpo per ritrovare il benessere perduto legata alla “lallazione” che inizia nei primi mesi di vita e incide sullo sviluppo cerebrale della regione temporale. Lo confermano gli studi e le ricerche fatti da Merzenich, neuroscienziato americano. Allo stesso modo, se il bambino non striscia sul pavimento alcuni centri nervosi non maturano e se non gattona significa non c’è una perfetta integrazione tra i due emisferi cerebrali. La mancanza di questo processo sensoriale avrà delle conseguenze sul processo di apprendimento della lettura e della scrittura e di conseguenza

può portare alla fissità dello sguardo, rendendo rigidi i muscoli del collo, delle spalle e della testa dissociandola dal resto del corpo.

I benefici del Metodo Feldenkrais

Molto spesso tendiamo a non dare peso ai piccoli doloretti di ossa e corpo. In realtà è il non sapere che ci complica la vita e ci rende impotenti dinanzi ai dolori quando li sentiamo sorgere nel nostro corpo. Quando non ascoltiamo il nostro corpo o non abbiamo una buona percezione corporea, significa che


Trattamenti per la persona

facciamo uno scarso uso di noi stessi e delle potenzialità che possediamo ma in qualsiasi momento le possiamo riutilizzare con un efficace uso corporeo per migliorare la qualità della vita. Se sappiamo, ad esempio, che gli occhi organizzano il movimento del corpo, se prestiamo attenzione alla loro mobilità coordinandoli con la testa sentendone i benefici, possiamo attenuare le difficoltà o i dolori che possono insorgere nell’arco della giornata. Se sappiamo,

come sopra citato, che il bambino deve vivere sul pavimento per sviluppare tutte le strutture nervose che la natura ha predisposto stimolando la “lallazione”, lo strisciare e il gattonare, potremo abilmente creare quelle sicurezze che aiuteranno il bambino a risolvere i problemi che incontra nella vita. Un valido aiuto in questo senso viene dal Metodo Feldenkrais, la cui finalità è informare l’uomo e guidarlo nel ritrovare una postura efficiente e allineata, con l’esplorazione piacevole, facile, armoniosa e gioiosa del corpo che dona all’adolescente sicurezza, all’adulto la gioia di sentirsi vitale, all’anziano la forza di invecchiare serenamente e di percepire un corpo che può condurre a realizzare ancora i desideri. Questo metodo viene insegnato meditante due momenti con lezioni individuali (I.F. Integrazione Funzionale) e collettive (C.A.M. Conoscersi Attraverso il Movimento) in perfetta sinergia tra loro. Nelle lezioni individuali sono le mani dell’insegnante che lentamente conducono la persona a lasciare le tensioni, spesso inconsapevoli, che imprigionano il corpo, causando dolore rendendolo rigido e fragile. Nelle lezioni collettive, le parole diventano movimento. La voce dell’insegnante guida la persona a esplorare il proprio corpo, con movimento facili, inusuali, naturali e spesso dimenticati.

Tina Broccoli La dottoressa Tina Broccoli vive a Sogliano sul Rubicone (FC), è assistente trainer del Metodo Feldenkrais, e fondatrice del Centro Scientifico del Movimento Strigara (Sogliano sul Rubicone). Pratica e insegna con successo il Metodo Feldenkrais dal 1988, lavorando con bambini e adulti di tutte le età con problematiche diverse. Organizza corsi professionali per la formazione di insegnanti del Metodo Feldenkrais. Ha pubblicato diversi libri e video. Per maggiori informazioni sulla Scuola Professionale e sui corsi: Centro Scientifico del Movimento Metodo Feldenkrais® via Castello, 11 – 47030, Strigara di Sogliano al Rubicone (FC) Telefono 0541 948035 – www.centrofeldenkraiscsm.it e-mail: info@centrofeldenkraicsm.it Pagina Facebook e Twitter: Feldenkraiscsm

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La musica

che cura

Usare suoni e melodie aiuta a guarire molti disturbi e a riequilibrare la persona

O

rmai sempre più studi dimostrano l’efficacia della musica nelle terapie per curare sintomi e disturbi anche gravi. Abbiamo chiesto a Luca Vignali, musicoterapeuta che da vent’anni cura i propri pazienti con suoni e musiche, qualche informazione in più a questo proposito. Che cos’è la musicoterapia e che differenza c’è con la terapia del suono? In Italia purtroppo non c’è ancora distinzione tra musicoterapia e terapia del suono: ma è bene sapere invece che le due terapie sono differenti. La musicoterapia si applica prevalentemente in un ambiente clinico con persone con handicap diversi, la terapia del suono tratta persone con disturbi generici quali: stress, disturbi di comportamento, relazionali disturbi fisici ecc. (quindi è una terapia applicabile a una gamma molto vasta di persone). Anche le modalità di intervento e gli strumenti utilizzati sono differenti. In che modo il suono agisce e modifica il nostro stato di salute? Il suono agisce molto sul nostro corpo, sulla nostra psiche e sulle nostre emozioni. Un esempio semplice e completo si può fare con l’acqua: infatti si è constatato che il suono nell’acqua viaggia più velocemente che nell’aria. La presenza

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La Redazione

La terapia del suono tratta persone con disturbi generici quali: stress, disturbi di comportamento, relazionali, disturbi fisici ecc.

di suoni ha la capacità di modificare e cambiare la forma dell’acqua; il nostro corpo essendo composto per circa il 75% di liquido è sottoposto anch’esso a variazioni e cambiamenti e infatti tutti i suoni che sentiamo e che produciamo hanno effetti sulla nostra salute. La terapia del suono su che tipo di patologie è efficace? In cosa ci può aiutare? È possibile utilizzare il suono in tutte le condizioni e patologie. Facciamo un esempio: per chi soffre di stress o difficoltà respiratorie può aiutare molto la tecnica con la voce e di ascolto. Si tratta di tecniche che entrano in profondità nel nostro essere e influenzano le nostre emozioni represse: così facendo, questi tipi di suoni vanno direttamente a intervenire sui punti più deboli del nostro corpo modificando il loro stato. Attraverso l’uso del suono e di altre

modalità vibrazionali è quindi possibile instaurare un bilanciamento e ristabilire la normale frequenza che è alla base della salute. Che cos’è la musica dai toni puri e cosa la caratterizza come strumento di guarigione? Per suoni puri si intendono quei suoni non manipolati da strumenti elettronici (anche se questi hanno altri effetti benefici). I suoni puri come quelli emessi dagli strumenti come le campane tibetane e le campane di cristallo, creano una forma di onda purissima che attraversa gli oggetti fisici. Il corpo umano ha un buon potenziale di risonanza all’interno, che si diffonde nelle cavità del corpo, fa vibrare i cristalli e colpisce anche la struttura cristallina delle nostre ossa. Questa vibrazione ha un enorme effetto sul nostro organismo perché si propaga attraverso i percorsi nervosi fino agli organi agendo positivamente


Trattamenti per la persona

Attraverso l’uso del suono e di altre modalità vibrazionali è quindi possibile instaurare un bilanciamento e ristabilire la normale frequenza che è alla base della salute

sui sistemi, i tessuti e le cellule. Di conseguenza ne beneficiano la circolazione del sangue, il metabolismo e gli ormoni, mentre si purifica il settore aureo e gli emisferi del cervello vengono bilanciati, ristabilendo quindi una giusta frequenza di salute. Come svolgi il tuo lavoro di musicoterapeuta? Nel mio lavoro utilizzo le 3 tecniche principali: l’ascolto, la voce e il movimento, che utilizzo sia nell’ambito delle terapie individuali sia in quelle di gruppo. Utilizzo strumenti quali le campane di cristallo e le campane tibetane, il suono puntura e i diapason. I suoni prodotti dalla voce e dagli strumenti producono onde sonore di alto valore

terapeutico e di riequilibrio psicofisico. Durante le sessioni il paziente ha l’occasione di entrare in contatto con il proprio mondo interiore attraverso il suono, il movimento e la voce per rilasciare ogni tensione e riequilibrare le emozioni, per ritrovare la pace interiore.

Cosa leggere Luca Vignali L’arte di guarire con la musica Proprietà terapeutiche dei suoni nella vita quotidiana Punto d’Incontro, 2012 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

Abbiamo intervistato Luca Vignali Luca Vignali, direttore d’orchestra e musicoterapeuta, si è laureato in violino e ha proseguito gli studi di perfezionamento solistico. È stato premiato a vari concorsi nazionali e internazionali. Durante i 20 anni di studi musicali accademici ininterrotti, dall’anno 1992 ha portato avanti parallelamente anche altri studi per completare la sua professionalità complessa, tra i quali lo studio profondo sugli effetti del suono al corpo e alla mente umana. Ha ricevuto insegnamenti sul potere del suono, sulle tecniche energetiche sul suono orientale al lavoro sul corpo. Inoltre ha partecipato ai vari gruppi di Tantra: in Nepal, India, Australia e alla School of Tantra. Da questa conoscenza nella teoria e nella pratica di meditazione, suono e tantra, ha cominciato a diffondere Tantra Sound, una sintesi di tecniche con i suoni e tantra nel campo della guarigione, e dell’esplorazione interiore. Insegna il violino, individualmente e in gruppo, conduce i laboratori sull’ ascolto guidato e sulle proprietà risanatrici della musica nella vita quotidiana. Svolge seminari e sessioni individuali in Italia e all’estero. Per info e contatti: musicatantra.com.

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60 ViviConsapevole - Autunno 2012


Stufe e dintorni

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Bambini e genitori

Nati

in casa Il racconto della nascita dei miei due bambini nella mia camera da letto

E

ccola di nuovo, quella stranissima emozione di gioia incontenibile mista a panico da fine del mondo: è la fine di settembre 2011 quando scopro di aspettare un secondo figlio, e facendo un rapido calcolo mi accorgo che la data presunta del parto si avvicina a quella della mia prima bambina, nata il primo di giugno del 2009. Con la prima gravidanza io e mio marito avevamo deciso di intraprendere il percorso per partorire a casa e avevamo contattato con le ostetriche dell’associazione Il Nido di Bologna. Avevo maturato l’idea del parto in casa a seguito della visione del bellissimo dvd Il primo sguardo (Macrovideo) e dell’incontro con una delle ideatrici del video, l’ostetrica

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Polina Zlotnik: parlare con Polina, poter vedere nei suoi occhi il riflesso dei tanti momenti magici vissuti insieme alle donne e alle coppie, dell’intimità di un parto domestico non medicalizzato, mi ha fatto percepire con chiarezza che era quello il percorso che desideravo per me, per il mio compagno e per i nostri figli. E così, non senza qualche incertezza durante il percorso e dovendo combattere con la diffidenza delle nostre famiglie, al termine di una gravidanza fisiologica, la nostra prima bambina nasce di sera nella quiete della nostra camera da letto con l’aiuto, il sostegno e la professionalità delle ostetriche Monica e Annalisa. L’esperienza è stupenda: mi sento più forte, più consapevole delle mia

Marianna Gualazzi

capacità, più in sintonia con il flusso della vita e pronta per iniziare la nuova e grande avventura di una vita insieme alla bambina che è venuta tra noi scegliendoci come genitori. Nulla si spezza, nulla si interrompe, non c’è un prima e un dopo, un momento di limbo in un luogo asettico e formale come l’opedale: la vita di prima è già la vita di ora nella continuità delle pareti domestiche. Con la seconda gravidanza il percorso del parto a casa sembrerebbe scontato, eppure prima di decidere e contattare le ostetriche passano molti mesi. Si affacciano nuovi dubbi: come gestire il parto in casa con una bimba di tre anni? Forse è meglio andare in ospedale anche per avere un po’ di tempo in più per riprendermi dal parto?


Bambini e genitori Tengo aperta la porta all’idea di partorire in ospedale, penso anche di essere più forte e preparata e di poter gestire e far valere le mie esigenze anche all’interno di una struttura ospedaliera e di poter eventualmente combattere contro il protocollo in nome delle mie esigenze personali. Eppure, dopo l’ecografia morfologica che eseguo in ospedale, esco con la consapevolezza che non è lì che voglio far nascere il mio bambino. Così a metà febbraio prendo contatto

con una nuova ostetrica, che opera più vicino alla mia città e che avevo conosciuto durante il corso preparto alla prima gravidanza: Linda è una persona stupenda sia dal lato umano che dal lato professionale e intraprendere con lei questo nuovo percoso mi da subito grande sicurezza e la profonda certezza che anche questa volta tutto andrà bene e che potrò donare anche a mio figlio la straordinaria esperienza di una nascita nel rispetto dei nostri tempi nel nostro accogliente nido

familiare. Così è stato: Francesco, il mio secondo genito, si è fatto un po’ aspettare ed è nato a oltre quarantuno settimane di gestazione, dopo una travaglio bello tosto durato tutta la notte, la mattina del due giugno, alle 8 e 11 minuti. Mi ricordo di aver visto l’alba dalla finestra della mia camera da letto e di averla contemplata tra una contrazione e l’altra pensando che, come il sole stava sorgendo in quel mattino, a breve sarebbe venuto alla luce anche mio figlio.

Partorire in casa: come si fa? Informazioni pratiche e consigli utili per far nascere i propri figli in casa Tutte le donne possono partorire a casa? No, le ostetriche libere professioniste che operano a domicilio di solito si regolano in base al Protocollo di Klostermann. Malgrado sia datato, riassume l’essenziale: se una donna è sana, se il bimbo non è podalico, se non c’è sproporzione tra peso del nascituro e mamma, se il feto è unico, dopo la trentasettesima e prima della quaratatreesima settimana di gravidanza il parto può svolgersi in modo naturale. In definitiva tutte le donne con gravidanza fisiologica possono partorire in casa. Chi devo contattare per partorire in casa? Ci sono ostetriche libere professioniste che fanno questo lavoro su tutto il territorio nazionale e che prendono in carico la donna non oltre la trentaduesima settimana di gravidanza. Nel caso si scelga questo percorso è bene, a mio avviso, soprattutto se è la prima volta, scegliere per tempo l’ostetrica in modo da instaurare con lei un rapporto di fiducia che cresce e si consolida nel tempo, incontro dopo incontro. Le ostetriche seguono la donna anche dopo il parto, nel periodo puerperale, e svolgono un ruolo fondamendale nell’avvio e nel sostegno dell’allattamento al seno, una tappa spesso difficile soprattutto per le mamme al primo figlio. Devo avere il consenso di un ginecologo per partorire in casa? Assolutamente no. È una liberissima scelta dei genitori per la quale nessun medico deve garantire. Nel momento in cui l’ostetrica prende in carico la donna è lei l’unica professionista che può, qualora vengano meno le condizioni della fisiologia, indicare alla donna e alla coppia un altro tipo di percorso. Che caratteristiche deve avere la mia casa perché possa farci nascere un bambino? Nessuna in particolare, se non che sia pulita – una buona pulizia profonda prima del parto va più che bene, come quando si fanno le pulizie di primavera. Poi saranno le ostetriche a dare alla coppia una lista dell’occorrente da preparare in vista del parto: si tratta di solito di traverse monouso, garze sterili, asciugamani bianchi in quantità, borse dell’acqua calda, spumante per brindare ecc. Partorire a casa non riduce la casa simile a un mattatoio: quando le ostetriche, dopo il parto, lasciano l’abitazione tutto è perfettamente in ordine. Perché il parto possa avvenire in casa l’abitazione non deve distare più di 30 km da un ospedale di secondo livello. Chi paga il parto in casa? Lo paga la coppia. Alcune regioni (Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Trento e Bolzano) rimborsano il costo di un parto non operativo in una struttura ospedaliera e il costo di un bambino nato sano, il tutto si aggira sui 1200 euro di rimborso. Il costo di un parto a domicilio con la presenza di due ostetriche libere professioniste (come previsto dalla legge) si aggira tra due e i tremila euro. Perché partorire in casa? Per tutelare la nascita dei propri figli; per vivere un momento fondamentale della propria vita in un ambiente protetto, accompagnato da persone di fiducia e altamente professionali in grado di gestire al meglio il parto fisiologico; per iniziare con il piede giusto la nuova vita con il bambino; per non sentirti mai sola nel delicato periodo del dopoparto, potendo contare sul preziosissimo aiuto delle ostetriche per risovere i piccoli e grandi problemi di questa delicata fase.

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Bambini e genitori

Cosa leggere

Le ostetriche per il parto a domicilio

Silvia Sandri Polina Zlotnik Marshall Klaus Il Primo Sguardo - DVD Come accogliere il bambino nelle ore dopo la nascita Macrovideo, 2007 Verena Schmid Venire al mondo e dare alla luce Percorsi di vita attarverso la nascita Urrà, 2008 Sarah J. Buckley Partorire e accudire con dolcezza La gravidanza, il parto e i primi mesi con tuo figlio, secondo natura Il Leone Verde, 2012 Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

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Il sito dell’Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a Domicilio (nascereincasa.it) raccoglie, suddivisi per regione, i nominativi delle ostetriche libere professioniste che assistono nel parto a casa e delle associazioni che lo promuovono e parimenti offrono servizi in merito. Nella mia esperienza personale mi sono affidata a: Associazione Culturale “Il Nido” di Bologna e in particolare alle ostetriche Monica Padovani e Annalisa Pini. Per contatti: ilnido.bo.it. Associazione “Le Nove Lune” di San Marino e in particolare alle ostetriche Linda Manduchi e Rosalba Moni. Per contatti: lenovelune.sm. Ringrazio di cuore queste fantastiche quattro donne per la loro immensa professionalità, per la dedizione e la passione verso il proprio lavoro e le grandi qualità umane di empatia e amore.


Gioco dei puntini Tratto da: Un mondo di Puntini – dalla A alla Z, Macro Junior 2012


Donna e salute

Mestruazioni dolorose: risolvile con l’alimentazione Consigli sugli alimenti da preferire per non soffrire più durante il ciclo Simona Oberhammer

U

n appuntamento mensile pieno di disagi: questo rappresenta la mestruazione per molte donne. La dismenorrea, cioè il dolore mestruale, è un problema talmente diffuso nella popolazione femminile da essere dato quasi per scontato. Come se averlo fosse qualcosa di normale e non soffrirne un’eccezione. In realtà è l’esatto opposto. La soluzione classica a questo disturbo è l’assunzione degli antidolorifici. Ma

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non è certo una scelta ideale appesantire ogni mese l’organismo con dei farmaci. Esistono anche altre soluzioni: la Naturopatia, una disciplina che cura esclusivamente in modo naturale, ne offre diverse. Una delle più importanti riguarda l’alimentazione. Alimentarsi nel modo giusto: il cibo può agire come un farmaco La cura dell’alimentazione è il primo aspetto che la Naturopatia prende in considerazione per qualsiasi disturbo.

Nel caso di dolori mestruali una dieta sana può apportare grandi benefici. La nutrizione incide infatti in modo determinante sul livello di salute generale ma anche sul dolore, qualunque e dovunque esso sia. Il cibo agisce proprio come un farmaco: se un alimento sbagliato può generare dolore o acuirne uno già esistente, un cibo corretto è in grado di risolvere un disturbo o alleviare notevolmente uno stato doloroso cronico. Un’alimentazione sana e naturale, in caso di dismenorrea, è particolarmente utile per: • Equilibrare il magnesio. Il dolore mestruale è crampiforme perché l’utero, di fatto, è un muscolo, cioè è formato da strati e strati di fibre muscolari striate, proprio come i nostri muscoli. È proprio questa conformazione che gli permette di “dilatarsi” durante la gravidanza e di “restringersi” dopo il parto. Dato che un dismetabolismo del magnesio predispone a contratture e crampi, compresi quelli mestruali, una sua integrazione attraverso l’alimentazione è particolarmente utile. Qui di seguito ci sono alcuni consigli per riequilibrare la presenza di magnesio, un minerale che non deve mancare nell’organismo ma non deve nemmeno essere assunto in eccesso. • Equilibrare le prostaglandine. Se queste sostanze, derivate dagli acidi grassi, vengono prodotte in eccesso dal nostro organismo possono essere una delle principali cause di dolori mestruali. Alcune abitudini alimentari possono influire sul loro equilibrio. Consigli alimentari: il cibo che fa bene e il cibo che fa male1 • Attenzione ai latticini. Questi alimenti interferiscono particolarmente sull’equilibrio del calcio che, a sua volta, influenza l’equilibrio del magnesio. Se si evita un consumo eccessivo di questi alimenti si influisce positivamente sui


Donna e salute

Cosa leggere Il cibo agisce proprio come un farmaco: se un alimento sbagliato può generare dolore o acuirne uno già esistente, un cibo corretto è in grado di risolvere un disturbo o alleviare notevolmente uno stato doloroso cronico

Simona Oberhammer Vivere bene il ciclo mestruale e risolvere i disturbi con la via al femminile Edizioni Olosophiche, 2012

Ordina su macrolibrarsi.it o chiama il numero verde 800 974 001

dolori mestruali, alleviandoli nei casi più gravi ed eliminandoli nei casi più lievi. • Gli zuccheri. Vanno scelti con attenzione. Un eccesso di alimenti dolci peggiora i dolori mestruali. Anche un’alimentazione ricca di carboidrati raffinati (per esempio pane e pasta “bianchi”) è sconsigliata perché favorisce un aumento dell’insulina che a sua volta influisce sugli eicosanoidi, di cui fanno parte le prostaglandine, sostanze coinvolte in questo disturbo. Sono invece consigliati i cereali integrali e la frutta. • I grassi. Vanno evitati i grassi animali e quelli vegetali idrogenati presenti soprattutto nella margarina, nei prodotti da forno e nei dolci industriali. Va limitato il consumo di carni rosse e di tuorli d’uovo perché molto ricchi di acido arachidonico che innalza il valore degli eicosanoidi e acutizza i dolori mestruali nei soggetti sensibili. Il pesce, specialmente quello azzurro, è invece particolarmente consigliato perché ricco di omega3, acidi grassi che hanno la capacità di ridurre l’intensità dei crampi mestruali. • I semi di lino. Sono un alimento particolarmente utile in caso di dismenorrea. Acquistate quelli dorati, non quelli di colore marrone, molto più validi dal punto di vista nutrizionale. Hanno la proprietà di evitare il rilascio di alcu-

ne prostaglandine. Si consiglia di assumerne uno o due cucchiai rasi al giorno, nella macedonia, sull’insalata o con altri cibi a piacere. Migliorano anche la funzionalità intestinale, altro aspetto importante nella riduzione dei dolori mestruali. • Il caffè e l’alcol. Meglio evitarli perché riducono l’assorbimento del magnesio e aumentano l’intensità del dolore. Anche il fumo ha lo stesso effetto. • Il cibo troppo salato. Se il cibo è troppo ricco di sodio aumenta la ritenzione idrica, una delle cause dei dolori mestruali. Durante le mestruazioni la dieta dovrebbe

quindi essere iposodica. Proprio per questo motivo è importante anche bere molto, preferendo acque ad azione diuretica. • Gli alimenti ricchi di magnesio. I cibi che contengono elevati quantitativi di questo minerale, benefico in caso di dolori mestruali, sono: le mandorle, le nocciole, le noci e tutta la frutta oleosa in genere, il mais, le lenticchie, la soia, i cereali integrali, le patate. Nota 1) Tutti i consigli alimentari qui elencati vanno seguiti per tutto il mese e intensificati una settimana prima delle mestruazioni e durante le mestruazioni.

Un aspetto importante: la relazione con il femminile Oltre a curare l’alimentazione è importante però anche ricordare che i dolori mestruali sono collegati alla relazione con la propria femminilità. Se c’è un rifiuto del proprio essere donna i problemi mestruali ne sono la conseguenza. C’è infatti un rapporto molto stretto tra malattia, dolore e relazione con il proprio femminile. Come naturopata consiglio vivamente di unire gli interventi naturali a un percorso “al femminile”. In questo modo si può risolvere completamente il problema e vivere positivamente questo momento.

Simona Oberhammer È naturopata, ricercatrice e autrice di numerosi libri e articoli sul benessere. Ha ideato Olofem, un programma di crescita personale al femminile. Organizza corsi e incontri per le donne. Il suo sito è: www.olofem.com.

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La mente è la chiave di ogni successo Allenare il cervello ogni giorno permette di governare non solo i pensieri ma vivere in modo più sereno

H

o cominciato a interessarmi di sviluppo personale nel lontano 1988. Avevo 22 anni e stavo cominciando a muovere i primi passi alla scoperta della natura umana, delle sue risorse (perlopiù nascoste), dei suoi limiti e delle tecniche che permettono di esprimere il meglio di sé, soprattutto nei momenti importanti. In questi anni di appassionato lavoro ho maturato la profonda convinzione che l’essere umano sia l’insieme di corpo, mente e spirito e che separare questi elementi o considerarli in maniera disgiunta e a compartimenti stagni sia quantomeno disfunzionale a un sano ed equilibrato sviluppo della persona. In questo articolo vorrei parlarti soprattutto dell’importanza di gestire bene la mente.

Il benessere della persona dipende dalla mente

Il mondo in cui viviamo è fatto di materia, e risponde alle leggi della fisica e della chimica organica per cui, se vogliamo vivere sani e a lungo, non possiamo prescindere dall’aver cura del nostro corpo. Il mondo in cui viviamo è anche fatto di energia, per cui non possiamo nemmeno dimenticarci di sintonizzarci con tale energia superiore. Se da una parte siamo arrivati alla consapevolezza che abbiamo la necessità di mantenerci in salute e difenderci dalla sedentarietà e dalla scarsa qualità nutritiva del cibo oggi

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Livio Sgarbi in commercio, dall’altra parte credo che manchi la consapevolezza di quanto sia necessario fare altrettanto anche dal punto di vista mentale e spirituale. In questo caso non dobbiamo difenderci dal cibo spazzatura, dalla sedentarietà e dalle contaminazioni chimiche a cui il nostro organismo è sottoposto, ma piuttosto dobbiamo difenderci dallo stress, dalla pigrizia mentale, dalle influenze negative delle altre persone, dalle convinzioni negative e limitanti, e, non per ultimo, dalla spontanea tendenza della mente a pensare in negativo. Già proprio così. In anni e anni di osservazione ho verificato che la mente umana, se non governata, tende a pensare alle cose negative, insomma al peggio. Così come il corpo se non allenato e curato tende al decadimento, anche la mente necessita di attenzioni continue.

Come prenderci cura della nostra mente

La mente è il nostro “ponte di comando”, la stanza dei bottoni ed è assurdo che la maggior parte delle persone non dedichi molto tempo a capire come funzioni e come si possa governare meglio. Innanzitutto ti suggerisco di acquistare subito qualche libro che introduca a tale argomento. Non c’è investimento migliore di un buon libro in grado di arricchire la nostra mente. In attesa di ricevere a casa i libri acquistati, ti anticipo due concetti che potranno sicuramente esserti di aiuto.

• Il primo è il seguente: la mente non distingue cose vividamente immaginate da cose realmente vissute. Sto dicendo che immaginare qualcosa o viverlo davvero, per la nostra mente può essere la stessa cosa. Ad esempio di notte quando sognamo, può capitare di muoverci nel sonno perché la mente non sa che si tratta “solo di immaginazione”. Lei reagisce come se fosse tutto vero. Riesci a comprenderne le implicazioni pratiche nella vita di tutti i giorni? Se durante il giorno ti capita di pensare a qualcosa che devi fare, e lo fai pensando in negativo alle possibilità di fallire, per la tua mente sarà come se tu avessi già fallito. Lei non sa che sono solo immagini. Questo ti procurerà uno stato interiore di paura, ansia, stress esattamente le condizioni ideali per fallire!!! È per questo che si dice che tendiamo sempre a realizzare le cose alle quali pensiamo. • Il secondo concetto chiave invece è: la mente non codifica i comandi negativi. Dire a se stessi: “Non devi agitarti” è esattamente come dirsi, “Ok, agitati pure!”. Facciamo una prova Non pensare, ripeto, non pensare al colore della tua auto!!! Non ci pensare! Lo so, lo so… non sei riuscito a non pensarci… ovvio, la mente non riconosce il non. Pensa a tutte le volte che dici a te stesso “speriamo di non fallire”; “non fare cavolate”; “non ci cascare un’altra volta” ecc.


Self help Ho maturato la profonda convinzione che l’essere umano sia l’insieme di corpo, mente e spirito e che separare questi elementi o considerarli in maniera disgiunta e a compartimenti stagni sia quantomeno disfunzionale a un sano ed equilibrato sviluppo della persona

Difendersi dai pensieri negativi

Per lavoro incontro moltissime persone (imprenditori, atleti, professionisti, studenti ecc.) che vivono perennemente sotto scacco dei loro stessi pensieri. Pensano ai problemi (anche oggettivamente veri) e alle difficoltà; pensano alle probabilità di fallire e di rimanere delusi; si abbandonano a pensieri catastrofici invece di governare la propria mente. Il mio invito è di sforzarti a immaginare nella mente ciò che vuoi che ti accada piuttosto che ciò che non vuoi sperimentare. Dialoga con te stesso in positivo e crea immagini vivide di successo. Applico quotidianamente queste strategie con atleti, campioni e imprenditori di successo e posso confermarti che funziona. Non scompaiono i problemi, ovviamente, ma affronti la situazione in uno stato interiore (mentale e fisico) diverso. Infine, permettimi un’ultima osservazione. Se qualcuno cerca di danneggiarti fisicamente che fai? Cerchi di difenderti! Ma come ti comporti con chi ti danneggia quotidianamente a livello mentale? Forse, nella migliore delle ipotesi, nemmeno te ne accorgi. Spesso i pensieri negativi e

Cosa leggere Livio Sgarbi Istruzioni per vincere Un grande coach ti insegna come migliorare la tua vita e raggiungere gli obiettivi Gribaudo Edizioni, 2012 Livio Sgarbi Dai colore alla tua vita Il segreto per vivere meglio Sperling & Kupfer, 2008

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limitanti passano indisturbati ma sono in grado di contaminarti e danneggiarti enormemente. Vuoi una prova? Guardati un telegiornale delle 20 per intero. Ti sfido alla fine a non avvertire un senso strano allo stomaco. Disagio, stress, paura ecc. Il virus è entrato e ha fatto il suo effetto. Quando ti capita, prendi un bel respiro profondo e riprogramma i tuoi pensieri. Difenditi!

Livio Sgarbi Livio Sgarbi ha conseguito il Master in PNL (Programmazione NeuroLinguistica), NHR (Neuro Hypnotic Repatterning) e si è diplomato alla Mastery University/ Trainer Academy di Anthony Robbins. Svolge attività di Personal Coaching da vent’anni e tiene seminari in Europa sulla motivazione e il potenziamento delle risorse personali. È autore di numerosi libri e DVD.

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Viaggio nei luoghi sacri

degli Indiani Due itinerari in Canada per conoscere da vicino una delle culture-simbolo dei nativi americani: i Blackfoot o Piedi Neri

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riting-On-Stone Provincial Park (Aisinaihpi) Lasciando la città di Calgary, in Alberta, Canada, e dirigendosi verso sud, dopo pochi chilometri ci si accorge d’un tratto di essere nella prateria – abbandonati gli ultimi sobborghi, il cielo assume subito una dimensione preponderante, prepotente, vastissima: sono le Grandi Pianure, culturalmente rappresentate in quest’area da tribù di gruppi linguistici differenti: i Piedi Neri (algonchini, suddivisi in Siksika o Blackfoot veri e propri, Blood e Peigan), gli Stoney-Nakota (di lingua siouan) e gli Tsuu T’ina o Sarsi (lingua athapascan). Oggi, in realtà, il paesaggio è piuttosto mutato, dato che l’erba alta della prateria è stata quasi ovunque sostituita dalle monoculture estensive delle fattorie che producono soprattutto erba medica; ma esistono ancora luoghi perfettamente conservati, che continuano a essere utilizzati dagli Indiani come luoghi di ritiro spirituale e di potere. Uno di questi è il Writing-On-Stone Provincial Park, poco a Nord del confine con lo Stato americano del Montana. Per i Blackfoot questo è uno dei tre luoghi sacri principali, e costituisce

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uno dei punti di massima importanza in quella che è una vera e propria geografia sacra, comune alla concezione del territorio presente presso tutti i popoli tribali. Writing-OnStone (in lingua indiana Aisinaihpi, “Dove ci sono i Disegni”) deve il suo nome alle migliaia di incisioni rupestri e pittografie qui lasciate dagli Indiani a partire, pare, da 5000 anni fa. Quest’ampia vallata verde intagliata nel bel mezzo della prateria ha attratto per millenni gruppi di cacciatori nomadi, che qui si accampavano sulle rive del fiume, tra i boschi di pioppi e i cespugli di more, per raccogliere frutta selvatica, cacciare e sfuggire al caldo inesorabile estivo e al gelo invernale dell’ambiente della prateria. E questo ambiente, delimitato da ripide rupi di arenaria e da stranissime formazioni rocciose dette hoodoo, è sempre stato dimora di potenti spiriti di cui si poteva guadagnare il favore pregando e sacrificandosi. Ecco quindi il motivo delle incisioni rupestri, che nel periodo storico più recente sono da attribuirsi principalmente ai Blackfoot, anche se spedizioni di guerra e di caccia di altre tribù (Shoshone, Cree, Gros Ventre, Assiniboine, Crow, Kutenai) si spinsero ripetutamente fin qui

Marco Massignan lasciando testimonianza del proprio passaggio. I popoli di lingua blackfoot credono che il mondo venne creato da Napi, il Vecchio, e la vallata del Milk River non è che una delle tante cose che egli fece ai vecchi tempi, viaggiando nelle praterie dopo essere sceso dalle Montagne Rocciose. Man mano che procedette, Napi plasmò il paesaggio e pose sul terreno piante e animali. Quindi egli insegnò ai primi uomini come usare le cose che aveva creato: cibo, abiti, strumenti, medicine. Tutto veniva fornito dalla terra. A Writing-On-Stone, il mondo è rimasto in gran parte così come Napi l’ha creato. Dal punto in cui vi è la più alta concentrazione di iscrizioni si gode di una vista privilegiata sulle Sweetgrass Hills (Kàtoyissiksi), un’altra delle creazioni di Napi, un massiccio montuoso che supera i 2000 metri e che domina le praterie circostanti per molti chilometri, da cui i Nativi avvistavano le mandrie di bisonti e su cui effettuavano la ricerca della visione. Il fatto che oggi le Sweetgrass Hills si trovino dall’altra parte del confine USA-Canada, nello Stato del Montana, dimostra quanto la linea di confine sia stata tracciata arbitrariamente, spezzando in due un


Spiritualità mondo che per i Nativi continua a essere una cosa sola a livello culturale e spirituale.

Head-Smashed-In Buffalo Jump

Un altro dei luoghi-simbolo della cultura delle praterie settentrionali è costituito dallo Head-SmashedIn Buffalo Jump, nei pressi di Fort MacLeod, sempre in Alberta meridionale. Questo era uno dei tanti luoghi in cui i nativi cacciavano da sempre il bisonte provocando la caduta di intere mandrie da rupi scoscese, prima dell’arrivo del cavallo e delle armi da fuoco che resero la caccia molto più agevole. Questo “salto del bisonte” si chiama Head-Smashed-In in quanto la leggenda narra che un giorno un ragazzo si allontanò dall’accampamento e si pose direttamente sotto le rupi, al riparo delle pareti di roccia, per vedere i bisonti cadere dall’alto. La caccia fu insolitamente buona quel giorno, e le carcasse dei bisonti si ammassarono in tal numero che ben presto finirono per schiacciare l’imprudente ragazzo. Lo trovarono con la testa schiacciata dal peso degli animali (Head-Smashed-In = Testa Schiacciata In Dentro). Poi arrivarono i primi commercianti bianchi, e con loro fucili e cavalli. In quelle vaste pianure che un tempo venivano ricoperte da milioni e milioni di quei grossi animali pelosi, nel 1880 non c’era più un bisonte, sterminato spesso per divertimento o per la lingua, piatto prelibato degli Europei, mentre il resto della carcassa veniva lasciato a marcire. La disfatta del bisonte fu anche il modo principale per costringere alla resa le fiere nazioni delle Pianure. Lo Head-Smashed-In Buffalo Jump, il luogo in cui per oltre 5000 anni diversi gruppi tribali avevano cacciato l’animale al centro della loro cultura e della loro alimentazione, divenne un posto isolato e privo di significato. Gli estrattori di ossa di bisonte1, che in pochi anni saccheggiarono moltis-

I popoli di lingua blackfoot credono che il mondo venne creato da Napi, il Vecchio. Quindi egli insegnò ai primi uomini come usare le cose che aveva creato: cibo, abiti, strumenti, medicine. Tutto veniva fornito dalla terra

simi altri siti per rifornire l’industria americana, rimasero fortunatamente lontani da questo luogo, soprattutto perché si trovava distante dalle ferrovie e dalle piste più battute. Soltanto pochi decenni fa, gli archeologi cominciarono a interessarsi di quella che è una vera e propria miniera di materiale accumulatosi nei millenni (diversi metri di resti di ossa, utensili, accampamenti), e anche con la collaborazione della gente della vicina riserva dei Peigan, si giunse alla creazione dello Head-Smashed-In Buffalo Jump Interpretive Centre, che l’UNESCO ha dichiarato qualche anno fa Patrimonio dell’Umanità. Oggi, sotto molti aspetti, questo luogo è molto più di un museo con tecnologie all’avanguardia, un teatro con 80 posti a sedere, ricostruzioni ed eventi. Si tratta di un centro interpretativo, dove il visitatore viene condotto a rivivere, per quanto possibile, la cultura di quei tempi: guide native spiegano l’utilizzo degli utensili, vengono organizzati eventi culturali come pow wow (riunioni di danze sociali intertribali) e giornate per ragazzi. Sopra ogni altra cosa, questo centro ha fatto da capofila per una nuova concezione museale, che abbina tecnologia e modernità al rispetto per le culture e le lingue native, stabilendo un precedente per molti altri esempi successivi. La stessa costruzione del centro, incassata com’è nel fianco della rupe e per la gran parte sotterranea, incide il minimo possibile nell’ambiente circostante, ancora selvaggio e solitario.

Salendo in cima alla rupe, all’ultimo piano del centro, si accede a un percorso esterno che conduce al salto dei bisonti vero e proprio: il vento e l’erba fluttuante, la vista che giunge lontanissimo, il silenzio riportano ai tempi in cui i bisonti vagavano liberi nella prateria, quando la caccia era un rituale sacro da cui dipendeva la vita e non uno stupido divertimento della domenica. Nota 1) Le ossa di bisonte erano richiestissime, soprattutto per la produzione della colla.

Approfondimenti Per maggiori informazioni sulle attività che si organizzano in estate a Writing-On-Stone contattare: Writing-On-Stone Provincial Park (Aisinaihpi) Box 297, Milk River Alberta T0K 1M0, Canada Tel. 403-647-2364 Sito: http://albertaparks.ca/writing-onstone.aspx Per info e contatti sull’Head-SmashedIn Buffalo Jump: Head-Smashed-In Buffalo Jump Box 1977, Fort Macleod Alberta T0L 0Z0, Canada Tel. 403-553-2731 sito: http://history.alberta.ca/headsmashedin/default.aspx

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Stufe e dintorni

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Calendario degli Eventi Estate-Autunno 2012 Eventi

Settembre

Corso Costellazioni Familiari Formazione con dr Silvia Miclavez Scarica il programma completo su: www.alcicostellazioni.itt Tel: 0432 470551 21 Settembre

Evento Colin Campbell, autore di The China Study, in Italia Organizzatore: Diapason Sala Palladio Fiera di Vicenza (VI)

http://www.diapasonbooking.com/

29-30 Settembre

Corso Corso Pratico Per La Realizzazione Di Un Forno In Terra Cruda Relatore: Andrea Magnolini Organizzatore: La Fattoria dell’Autosufficienza Presso: La Fattoria dell’Autosufficienza – Paganico, Bagno di Romagna (FC) http://www.autosufficienza.com/

7 Ottobre

Evento Don Miguel Ruiz e Don Jose Ruiz n Italia I Quattro Accordi: Guida Pratica alla Libertà Personale e il Quinto Accordo: Guida Pratica alla Padronanza di Sé. Organizzatore: Diapason Palazzo dei Congressi di Bellaria (Rimini) http://www.diapasonbooking.com/

14 Ottobre

Seminario Il Codice Della Guarigione The Healing Code Con Il Dr. Alexander Loyd Dal Vivo Organizzatore: Diapason Hotel Michelangelo – Milano http://www.diapasonbooking.com/

Fiere - Corsi

18-19 Agosto

Fiera Festambiente Rispescia (GR)

http://www.festambiente.it

8-11 Settembre

Fiera Sana Bologna (BO)

http://www.sana.it/

8-9 Settembre

Corso L’introduzione all’Agricoltura Sinergica Relatore: Janneke Gisolf La Città della Luce Ripe (AN) http://www.lacittadellaluce.org/

8-9 Settembre

Corso Laboratorio di caseificazione (fare il formaggio) Relatore: Lorenzo Bruschi Cascina Santa Brera San Giuliano Milanese http://www.cascinasantabrera.it

11-22 Settembre

Corso Progettazione in Permacultura (72 ore) Relatore: Saviana Parodi Cagliari – Sardegna http://zebrafarm.blogspot.it/

14-16 Settembre

Corso “Intonaci in terra cruda” Relatore: Stefano Soldati Moltelepre (PA) http://www.laboa.org/

15-16 Settembre

Fiera Naturolistica 2012 San Pietro in Cerro (PC)

http://www.fieradelnaturale.it/

16 e 28 Settembre

Corso Teorico/Pratico Progettazione in Permacultura, modulo certificato (72 ore) Ecovillaggio Habitat

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Gambassi Terme (FI)

http://www.ecovillaggiohabitat.it/

30 Settembre

Corso Fare il pane in casa. Corso di panificazione con la pasta madre. Relatore: Catia Masiero Cascina Santa Brera San Giuliano Milanese http://www.cascinasantabrera.it

6-7 Ottobre

Corso Eco-Calzatura: impara a realizzare le tue “Eco-ballerine” Relatori: docenti di Città della luce La Città della Luce Ripe (AN) http://www.lacittadellaluce.org/

13-14 Ottobre

Corso Fare in casa saponi, creme, unguenti e lozioni con ingredienti naturali Relatori: Francesca Moccia e Lorena Mariani Cascina Santa Brera San Giuliano Milanese http://www.cascinasantabrera.it

13-14 Ottobre

Corso Fiori di Bach e Acque di Luce. Vibrazione e azione tra uomo e natura link al sito Feng ShuiSab Relatori: docenti di Città della luce La Città della Luce Ripe (AN) http://www.lacittadellaluce.org/

20-21 Ottobre

Corso Laboratorio di cesteria. Relatore: Francesco d’Ingiullo Cascina Santa Brera San Giuliano Milanese http://www.cascinasantabrera.it

27-28 Ottobre

Corso Autocostruzione impianto mini-eolico

Relatori: Rete Italiana di Autocostruzione Solare Cascina Santa Brera San Giuliano Milanese

http://www.cascinasantabrera.it

1-4 Novembre

Fiera Festival dell’Oriente Massa Carrara

http://festivaldelloriente.net/

1-4 Novembre

Corso Laboratorio di coltivazioni arboree (frutteto, bosco, siepi...) Relatore: Giovanni Zanni Cascina Santa Brera San Giuliano Milanese http://www.cascinasantabrera.it

17-18 Novembre

Corso Corso base introduttivo al Feng Shui Relatori: docenti di Città della luce La Città della Luce Ripe (AN) http://www.lacittadellaluce.org/

23-25 Novembre

Corso Costruire con le balle di paglia Relatori Barbara JONES e Stefano Soldati Pramaggiore (VE) http://www.laboa.org/

7-9 Dicembre

Corso Progettazione di insediamenti umani sostenibili Relatori: docenti della Scuola Cascina Santa Brera San Giuliano Milanese http://www.cascinasantabrera.it

7-8 Dicembre

Corso Realizziamo una FoodForest o foresta di cibo Relatore: Stefano Soldati Pramaggiore (VE) http://www.laboa.org


Editoriale

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