MAG'ZINE ISSUE #2

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MAG'ZINE


Aug 2015 ISSUE # 2



Timeline Photo: Francesco Bellina

CONTENTS Alice Sassu

Italy

Francesco Bellina Italy

GazeBook

Manifestazione Internazionale del Fotolibro



Alice Sassu Italy

www.alicesassu.com

Alice Sassu è una fotografa documentaria e videographer. Si laurea in Filosofia nella sua terra d’origine, la Sardegna. Con un finanziamento europeo si trasferisce nei territori occupati palestinesi e, collaborando con diverse Ong, scopre la passione per il racconto fotografico. Nel 2011 a Milano frequenta la scuola di fotografia “Cfp Bauer” e conclude il suo percorso di formazione con uno stage alla Luz Photo Agency. A Milano si è occupata della relazione tra l’emergenza abitativa e la crisi economica e finanziaria. Con L’Italia sotto sfratto ha raccontato in fenomeno degli sfratti e dunque la perdita di uno dei diritti primari, ovvero la casa. Il progetto è stato pubblicato in riviste e utilizzato come supporto visivo per progetti internazionali di ricerca sulle problematiche contemporanee dell’abitare. Nel 2014, “Bellavista” un documentario co-diretto con Giampiero Bazzu racconta l’emergenza abitativa e in particolare il fenomeno delle occupazioni di immobili pubblici in una delle città turistiche sarde, Alghero. Attualmente, il film è in fase di postproduzione. Nel dicembre 2014 si trasferisce per alcuni mesi a Kolkata (West-Bengal, India) dove lavora su progetti fotografici e come videographer collabora con l’agenzia libanese Transterra Media. I suoi lavori sono stati pubblicati su Washington Post, DerSpiegel, Foto8, Verve Photo, Witness Journal, Gioia, Popoli, Redattore Sociale.




Cosa rappresenta per te la fotografia? La fotografia per me rappresenta un mezzo di comunicazione sociale, perché raccontare la complessità del reale, le sue contraddizioni, contribuisce a migliorarlo in qualche modo, ma è anche un mio personale mezzo di comunicazione, quando inizi un progetto la macchina fotografica diventa espressione di quel rapporto umano che instauri con le persone. La fotografia per me ora è una dipendenza, è un’ossessione, ma non la fotografia fine a se stessa, bensì quella che racconta la relazione tra me e le persone che accettano di essere raccontate. Come scegli un tuo progetto e perché? Principalmente scelgo un progetto per conoscere meglio un tema, per approfondirlo, per saperne di più. A volte le storie sono frutto di analisi e studi, a volte ti arrivano e basta. Da quando ho iniziato a pensare a dei progetti in maniera professionale, ho focalizzato l’attenzione sul tema della crisi economica in Italia, in particolare sul tema della casa, lavorando per diversi mesi ad un progetto sugli sfratti a Milano, e in seguito dedicandomi ad un documentario ambientato in Sardegna incentrato sull’occupazione di immobili pubblici (film ora in fase di postproduzione). Gli ultimi progetti fotografici mi hanno portato in India a Calcutta, dove ho lavorato per diversi mesi su tematiche diverse. La scelta del progetto rimane comunque sempre uno dei momenti più complessi del lavoro di un fotografo e anche quello più importante. Ci sono dei punti a favore a essere donna in questo mestiere, rispetto ai colleghi uomini. Solitamente non mi piace ragionare in termini di “genere”, sono convinta che si dovrebbe andare oltre i generi soprattutto quando si parla di ruoli professionali. Ci sono alcuni contesti in cui la tua libertà come donna è limitata, come durante la mia recente esperienza in India, ma probabilmente quella stessa condizione sociale ti apre le porte per raccontare storie che come donna sono di più facile accesso. A Calcutta ho raccontato la storia di giovani pugilesse in un quartiere musulmano della città e penso che da donna sia stato più semplice aiutarle a superare la timidezza di fronte alla macchina fotografica.


Un tuo progetto a cui sei più legata e perché? Forse perché è il più recente, forse perché è quello più complesso sia per quanto riguarda la realizzazione sia per la fase di editing, ma è certamente l’ultimo lavoro realizzato in India sulla comunità LGBT a Calcutta. Nello specifico si tratta un progetto sui Kothi, transessuali che non vivono nelle comunità chiuse e gerarchiche delle Hijras, ma provano a vivere una vita “normale” lottando contro i pregiudizi familiari e contro una società che li rifiuta. Il progetto è ancora in fase di editing e trovo difficoltà nel trovare un’anima a tutto il lavoro. È il progetto a cui sono più legata perché ho instaurato legami così profondi che sento quasi una certa timidezza nel mostrarlo. Progetti per il futuro. Vorrei poter collaborare con un team multidisciplinare e conoscere il teletrasporto. Come vedi la fotografia oggi e il suo futuro. La fotografia fotogiornalistica e documentaria è in difficoltà, ma soprattutto perché sono i media ad esserlo, e dunque il suo mezzo di diffusione. Il futuro della sua diffusione sarà il digitale da una parte e l’arte pubblica dall’altra, il fotografo Jr è un esempio di come la fotografia può stare nelle piazze, nelle strade e nelle case. Se parliamo poi di come cambia o cambierà il linguaggio fotografico allora è una domanda troppo difficile.





Francesco Bellina Italy

www.francescobellinafotografia.com

Francesco Bellina nasce a Erice, il 9 Novembre 1989. Si forma da autoditatta e predilige il fotogiornalismo. A Giugno 2014 vince il Terzo Premio e la Menzione d’onore del “Premio de la Photographie de Paris” nella categoria Press/People, nel Dicembre 2014 riceve la Menzione D’Onore per il Fotogiornalismo al Concorso “ND Awards” con la serie di ritratti denominata “Deep“. Sempre nel 2014, riceve la Menzione Speciale della Giuria - presieduta da Letizia Battaglia - nel “Concorso fotografico Peppino Impastato 2014” con un’opera sulle lotte No Muos di Niscemi. Nell’Aprile 2015 riceve il Premio “Rotta del Talento” di Roma. Nel settembre 2014 partecipa alla Mostra collettiva di tredici fotografi nazionali nell’ambito di “Zyz-annuario fotografico contemporaneo” presso i Cantieri Culturali della Zisa a Palermo. Adesso vive a Palermo e collabora con Repubblica e con alcune agenzie fotogiornalistiche. Alcuni suoi scatti sono stati pubblicati da The Guardian, The Time, Corriere della Sera, Repubblica.




Quando arriva nella tua vita la fotografia? E perché? Nella mia famiglia abbiamo sempre avuto la mania di fotografare e fotografarci, ma non per una questione artistica, quanto per “conservare” dei ricordi. Dalla usa e getta alla vecchia reflex analogica, avrò un archivio di foto della mia infanzia da fare invidia a un fascicolo della Digos. Poi, nell’adolescenza, ho realizzato che “conservare i ricordi” è solo una piccola parte di ciò che si può fare con una macchina fotografica. E ho cominciato a fotografare per passione, da autodidatta e con gli strumenti che avevo, con la “stufa alogena di schiarita”. Cos’è la fotografia per te? Non credo sia necessario definire qualcosa per praticarla e amarla. Al momento credo sia ancora una scoperta, di sé stessi e del mondo. Cosa ti spinge ad affrontare una tematica piuttosto che un’altra e come scegli i progetti a cui dedicarti? Scelgo di fare ciò che mi piace e che mi fa sentire utile. Prediligo i reportage sociali, ammesso che sia questa la definizione corretta, voglio rappresentare ciò che vedo e ciò che immagino. Scelgo ciò che mi fa stare bene, ciò che mi interessa realmente perché credo che solo in questo modo puoi realizzare un bel lavoro.


Un tuo progetto a cui sei più legato e perché? Sono ancora agli inizi e credo che i progetti più belli siano quelli a medio-lungo termine. In base a ciò che ho fatto finora posso dire di essere molto legato agli scatti che ho realizzato in Kurdistan per una serie di motivi. Sicuramente non per una questione strettamente legata alla fotografia in sé ma per l’esperienza che puoi ricevere andando in una zona come quella, circondato da persone che vivono con la schiena dritta, accorgendoti che tanti piccoli problemi che vivi nella quotidianità siano delle stupidaggini, c’è un modo fuori e merita di essere raccontato. Progetti per il futuro Sto lavorando a un progetto molto importante per me, su cui investo gran parte del mio tempo. Il mio progetto principale per il mio futuro è realizzarlo al meglio, per il resto continuerò a fotografare e a voler ancora imparare. Come vedi la fotografia oggi e il suo futuro Vedo la fotografia come un potentissimo mezzo artistico, culturale e di informazione. Non so come sarà in futuro e non sopporto la fotografia usata come insana competizione tra fotografi, credo che tutti abbiano il diritto di esprimersi come vogliono e come preferiscono, mi auguro solo che in futuro chi vorrà studiare fotografia potrà farlo, senza limiti economici o geografici.





GazeBook Manifestazione Internazionale del Fotolibro Abbiamo raggiunto Teresa, Melissa e Simone per farci raccontare nei dettagli l’iniziativa di GazeBook che vede protagonista la fotografia in Sicilia.

Cos’è GazeBook?

Gazebook nasce nel 2015 dall’idea di dare il via ad un progetto culturale ad ampio respiro il cui intento principale è quello di mettere in relazione il pubblico siciliano con il mondo della fotografia e quello editoriale attraverso l’azione divulgativa del fotolibro.

Come nasce l’idea di GazeBook?

Gazebook è un progetto che nasce dall’iniziativa di Teresa Bellina, Melissa Carnemolla, Simone Sapienza, i quali, da tempo legati al mondo della fotografia e dell’arte, hanno alla base un background formativo fotografico ed artistico presso istituti pubblici e privati sia in Italia che all’estero; vantano inoltre un’esperienza lavorativa sia da fotografi freelance che nell’organizzazione esecutiva di eventi culturali. Gazebook inoltre si avvale dell’esperienza di un comitato scientifico composto da Lina Pallotta (Fotografa e Docente), Maurizio Garofalo (Art Director), Chiara Oggioni Tiepolo (Curatore e Direttore Artistico ‘Foiano Fotografia’) e Colin Pantall (Fotografo, Critico e Docente). L’attenzione di Gazebook si concentra sui talenti emergenti della fotografia internazionale, che si sono distinti per il loro punto di vista personale, stilisticamente fresco e contemporaneo. La scelta degli autori e la loro esposizione e diffusione mira a valorizzare e ispirare le nuove generazioni alle arti visive.

Quali sono le proposte di questa prima edizione

Il tema di questa prima edizione è Dream and Reality. L’evento mira alla diffusione di una fotografia contemporanea che abbracci sia l’approccio documentario che concettuale, tra una realtà didascalica ed una immaginata. Inoltre, Gazebook rende omaggio ad una nuove verve della fotografia italiana, alla ricerca di autori e addetti ai lavori che sempre più ricoprono ruoli di riferimento a livello internazionale nel panorama fotografico ed editoriale. Il corpo principale di Gazebook è determinato dalle presentazioni editoriali dei lavori che maggiormente si sono distinti a livello internazionale negli ultimi tempi, con particolare interesse alle pubblicazioni self- publishing.


Gli incontri saranno un’occasione unica per il pubblico di approcciarsi alle dinamiche contemporanee presenti nel mondo editoriale e di avere un confronto diretto con gli autori dei progetti fotografici. All’interno della manifestazione, saranno installati dei gazebo a disposizione del pubblico che vorrà approfondire o valutare criticamente e costruttivamente le loro eventuali proposte sotto forma di portfolio o dummy. Le letture portfolio previste saranno a carattere gratuito e non legate ad alcun concorso, così come si propone il carattere professionale, informale e gioviale di Gazebook. Gazebook all’interno della Piazza del Fotolibro proporrà bookshop, laboratori e confronti con autori, costituendo un’ulteriore opportunità, per il pubblico, di arricchire al massimo la propria esperienza attraverso il contatto diretto con gli ospiti. I laboratori avranno carattere gratuito o con contributo per rimborso spese, saranno di vario livello e cercheranno di soddisfare diverse tipologie di domanda, aperti open-air o a numero chiuso in sedi specifiche. Ai laboratori e workshops, si aggiungeranno i confronti su portfolio e/o dummy. E’ previsto un grande bookshop per la vendita delle proposte editoriali presenti ed un’area espositiva dedicata a tutti gli autori presenti fra ospiti e pubblico in cui sarà possibile esporre, scambiare, discutere, le proprie realizzazioni editoriali in formato stile-dummy. Presso Piazza del Faro verrà creato ad hoc uno spazio espositivo dedicato ai fotolibri, in cui sarà possibile sfogliare i fotolibri di successo degli ultimi anni, oltre che poter interagire con autori e case indipendenti. E’ prevista l’installazione di una mostra principale open-air presso Punta Secca: “City of Dreams”, del fotografo inglese Guy Martin, vincitore del Sony World Photography Award 2014. Un’altra installazione espositiva vedrà la partecipazione del collettivo #Dysturb attraverso la disseminazione di manifesti da affissare lungo i muri pubblici dell’intero borgo; “disturberemo” la quotidianità degli abitanti locali e dei turisti con i fatti reali del mondo.

Quali sono le vostre aspettative per questo festival

Per quanto riguarda le aspettative quello che ci auguriamo e’ di aprire una nuova strada in Sicilia ad un approccio più fresco e nuovo alla fotografia, aprendo un confronto con il mondo europeo al riguardo. Il nostro speriamo sia un buon contributo di ulteriore crescita della cultura nella nostra amata Sicilia. Teresa, Melissa, Simone

Ringraziamo Teresa per aver risposto alle nostre domande e Auguriamo a Teresa, Melissa e Simone il più grande successo possibile and #cometogazebook.



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