Anno 5 - N° 4 APRILE 2015
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LE ELEZIONI REGIONALI DEL 31 MAGGIO 2015 RIPROPONGONO LA SFIDA DEL 2010, TRA STEFANO CALDORO E VINCENZO DE LUCA, TRA DECINE DI EMERGENZE, UNA CRISI CHE CONTINUA A MORDERE E LA GRANDE INCOGNITA DELL’ASTENSIONISMO….
PALAZZO SANTA LUCIA UN TRENO CHIAMATO
DESIDERIO!!!
L’EDITORIALE di Mario Coralluzzo
A PROPOSITO DI CORRUZIONE Vi siete mai divertiti a contare quanti ex politici, siedano o si siano seduti sulle poltrone più importanti di aziende, authority, enti, gruppi e società pubbliche o controllate dello Stato? Bene, divertitevi, e scoprirete, così, l’incredibile stile italiano di mettere ai posti di comando ex politici, “trombati” o premiati alla carriera. Dopo il conteggio chiedetevi il perché di tali scelte e quali criteri sono stati applicati nella selezione. Da quando è nata la Repubblica è sempre stato così; ex politici sempre ai posti di comando, nei comitati di controllo e talvolta, addirittura, come commissari. Tutto questo alla faccia della separazione fra politica ed affari, alla faccia del principio della divisione fra politica ed amministrazione, alla faccia della meritocrazia e, soprattutto, alla faccia del pudore e del rispetto della gente. Un’italica vergogna che non trova eguali in nessun posto al mondo. Avete mai sentito, in America, un ex capo della Fed diventare presidente del Paese o viceversa? Ovviamente parliamo di cose rilevanti e significative e non di cariche onorifiche. Bene, nel nostro Paese c’è sempre stata una continua connessione fra politica, affari, aziende e
gestione dei soldi e degli investimenti. A meno che non si voglia sostenere che chi è stato in Parlamento, o abbia avuto trascorsi nelle assemblee regionali o comunali, non sia più un politico e non coltivi più rapporti con i palazzi del potere. Basterebbero queste semplici domande per capire almeno una delle ragioni del malaffare e della cattiva gestione della cosa pubblica e basterebbe che una simile, indecorosa, pratica fosse vietata per legge; chi ha fatto politica, a qualunque livello, non dovrebbe assumere incarichi in nessuna azienda pubblica, controllata o partecipata. Gli intrecci si creano così. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, e la politica di vizi ne ha da vendere. Ecco perché l’Italia è ridotta al lumicino; comandano i gruppi di potere, i nomi sono sempre quelli e, quasi sempre, si sente puzza di bruciato. Per questo suggeriamo una piccola legge, una roba di due righe, che stabilisca il divieto assoluto, a chiunque abbia avuto incarichi politici, di averne in aziende pubbliche o assimilate, a qualsiasi livello e in qualsiasi settore. Punto e basta. Perché un ex politico dovrebbe andare a fare il capo di una banca pubblica, di un’autorità di
controllo sugli affari o di un ente che movimenta cifre enormi e distribuisce appalti a destra e a manca? Secondo quali regole? La verità è che non c’è ragione se non quella di permeare ogni tessuto dove c’è denaro, di decidere dove e come indirizzare le cose ed avere in mano le leve del Paese. E se dopo questa ‘chiacchierata’ avete ancora dei dubbi, provate a rileggere gli scandali degli ultimi trent’anni. A proposito di corruzione, il problema non è la prescrizione. È la politica che ci ha rovinati, ridotti sul lastrico e dissanguati; ci ha spremuto e continua a farlo, con una folle tassazione e se ne infischia dei nostri sacrifici e dei dolori. Ci aspetteremmo le scuse per tutto quello che hanno fatto all’intero Paese e non di essere trattati come una vacca da mungere a piacimento. Gli italiani sono buoni, creduloni e accomodanti ma non amano essere presi a lungo per il sedere…e adesso sono stanchi e furibondi, esasperati da scandali e ruberie, cartelle e pignoramenti, bugie e falsità. Altrove sarebbe scattata la rivolta, la rivoluzione e la disobbedienza; e da noi? Da noi…chissà! Ma, per favore, non tirate troppo la corda, perchè potrebbe rompersi!
politica La sua campagna elettorale ha come slogan “Mai Più Ultimi” a dimostrazione della chiara intenzione di consentire alla Campania la riconquista dei propri primati in ogni settore: dall’ambiente alla burocrazia, dall’innovazione alla sicurezza, ai trasporti alla sanità, dal lavoro al mondo dell’istruzione. Si candida - dice “per mettere in atto una rivoluzione della dignità” e per adottare un modello corretto, trasparente, efficace di utilizzo dei fondi europei che spazzi via ogni elemento di corruzione politica e personale. Mai più una regione che costringa un cittadino, un imprenditore, un professionista, ad essere offeso nella sua dignità e costretto a trovarsi un padrino politico per veder rispettati i propri diritti. La Regione che vuole costruire dovrà funzionare in maniera normalmente corretta per tutti i cittadini senza bisogno di “ammanigliamenti” di qualsiasi tipo. Si candida come esempio di concretezza, sulla base di quello che ha fatto, non delle chiacchiere. In più occasioni ha dimostrato di essere un modello di trasparenza e intende continuare in questa direzione, anche utilizzando i social network, per seguire gli aggiornamenti in tempo reale, per inviare domande e discutere. La regione dovrà diventare una casa di vetro! Vincenzo De Luca intende mettere in atto azioni concrete sin dal suo insediamento, che sente vicino, a Palazzo Santa Lucia. Uomo libero, intende portare
avanti la sua battaglia per la Campania senza gruppi di potere alle spalle, senza padroni né padrini, convinto che questa sia l'ultima occasione utile per la nostra regione, poiché altri cinque anni di immobilismo e vuoto politico ci porterebbero ad un'agonia senza rimedio. Non si può perdere la straordinaria possibilità di creare entusiasmo e dare il via ad una nuova stagione di sviluppo per la Campania. Ha già dimostrato in passato come sia possibile cambiare le cose con i fatti concreti e non con le chiacchiere - ma questo obiettivo può essere raggiunto solo con il sostegno di tutti, scendendo in mezzo alla gente e coinvolgendo attivamente i cittadini. Ha promosso una campagna di crowdfunding - ossia una sottoscrizione tra i suoi sostenitori - per affrontare le spese della campagna elettorale. Pertanto, ognuno può finanziare in prima persona questa battaglia e realizzare insieme il programma di interventi per cambiare la Campania con Vincenzo De Luca Presidente, in un contesto di assoluta trasparenza, partecipazione e correttezza. Adesso tocca agli elettori della Campania: il futuro di questa Regione è nelle loro mani. DANIELE CORALLUZZO
politica Stefano Caldoro è nato il 3 dicembre del 1960 a Campobasso ed è un politico italiano (figlio dell'ex deputato socialista Antonio) che attualmente riveste la carica di Presidente della Regione Campania. E' inoltre membro della delegazione italiana al Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea Occidentale e vice presidente della Conferenza Stato-Regioni. Stefano Caldoro si è laureato in Scienze politiche, diventando giornalista e consulente d'azienda. Ha intrapreso la carriera politica nel 1985, con l’ingresso nel Consiglio regionale della Campania in qualità di esponente del Partito Socialista Italiano. Nel 1992 è diventato deputato. Passato al Popolo delle Libertà, nel 1999 ha perso la corsa alla Presidenza della Provincia di Napoli per le fila del Pdl. Nel 2001 ha fondato il Nuovo Partito Socialista Italiano, che ha aderito alla coalizione della Casa delle Libertà. Nel 2005 Caldoro è stato nominato (nel Governo Berlusconi III) Ministro per l'Attuazione del Programma di Governo. Due anni più tardi ha assunto la direzione politica del giornale di partito Socialista Lab. Alle elezioni politiche del 2008 è stato candidato
nelle liste del Pdl in un collegio della Campania ed eletto, ha aderito al gruppo alla Camera. Nella tornata elettorale del 28 e 29 marzo 2010 è stato candidato ed è risultato eletto col 54,2% dei consensi, alla Presidenza della Regione Campania con l'appoggio dello schieramento di centrodestra formato da PDL, La Destra, UDC, UDEUR, Alleanza di popolo, Noi Sud, Alleanza di Centro-Democrazia Cristiana e Lista per Caldoro Presidente .Il 24 marzo 2014, è diventato membro del Comitato di Presidenza del rinato partito Forza Italia. Sempre nel 2014, è stato eletto vice presidente della Conferenza Stato-Regioni, attualmente presieduta dal Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino. In questa tornata elettorale cerca la riconferma a Governatore della Campania ed affronterà, nuovamente, l’ex Sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, suo avversario più accreditato per la vittoria finale, in una battaglia all’ultimo voto. DANIELE CORALLUZZO
politica e società
Con il duro scontro in atto nella nostra città, entra in crisi l’operosità di molti e la speranza di tanti, affinché si "possa uscire dalla palude” delle chiacchiere, per ridare forza alle aspettative dell’intera comunità. Cari Politici, sento l’obbligo di porre, di porvi, alcune questioni che ritengo essenziali. Quel che accade a Bellizzi è molto grave, và al di là dei confini della città, della colpevole disinvoltura di qualche dirigente locale di partito e non può essere liquidato con una scrollata di spalle o la tardiva e discutibile sconfessione da parte di qualcuno. Perché è molto grave? Non per le infelici esternazioni di chi continua a spargere ombre e dubbi sulla tenuta della legalità e della democrazia nella nostra città, sull’esistenza di malaffare a Bellizzi, sul suo dichiararsi amico di tutti e fedele difensore dei cittadini. Qui parliamo di cose con conseguenze ben più serie. Quel che accade è gravissimo, perché è la morte della politica, intesa come incarnazione di ideali, interpretazione dei diritti, realizzazione di progetti di riscatto sociale e di sviluppo economico, mossi da visioni della vita e del mondo nettamente diverse, addirittura alternative. Morta, per fare posto a operazioni di accaparramento del potere, così, senza porsi troppi interrogativi sui mezzi adoperati. Giusto allargarsi, giusto non essere un recinto chiuso, ma sempre rifuggendo dalla cinica rincorsa al voto per il voto, che si pensa di conquistare con la svendita dell’intero patrimonio di valori. Qui si celebra, ogni giorno, il funerale della politica con la P maiuscola, dei sogni, della passione pura per il bene comune. Ciò nell'assordante silenzio di chi, invece, dovrebbe intervenire per ridare speranza, suscitare entusiasmi, stimolare un sogno. A questo punto, cari politici cittadini, vi chiedo a che serve votare per l’uno o per l’altro, se alla fine, a distanza di qualche mese, si fanno gli stessi discorsi di sempre, con i protagonisti che si sono solo scambiati i ruoli? Mi domando e vi domando cos’è la democrazia e la difesa delle istituzioni, che dovrebbe rappresentare la felice sintesi tra le migliori culture della nostra gente e che rischia, invece, di apparire una melassa indistinta dove sembrano non avere senso le storie vissute, le scelte compiute e da compiere, le battaglie civili condotte e da condurre. Se scrivo a voi è perché noi cittadini vogliamo capire se esistono davvero, ancora, le ragioni di un impegno nella società e nelle istituzioni. Lo dobbiamo
capire, fuori dell'appartenenza fine a se stessa, perché il nostro unico totem deve rimanere la buona politica. Con questo tipo di politica, entra in crisi l’operosità di tanti e la speranza di molti, affinché si possa ‘ripartire’. Si acuisce la distanza tra “il palazzo” ed i cittadini, si alimentano rancori e fratture sociali. Entra in crisi perfino la credibilità della rinascita civile, da tutti voi annunciata e che affermate di voler realizzare nella città, passando dalla freschezza e dall’entusiasmo dei giovani. Credibilità che impone coerenza, rispetto delle ruoli e delle istituzioni, amore e conoscenza della propria gente. Questa comunità attende delle risposte chiare. E’ stanca di litigiosità e veleni. Il treno dello sviluppo e della ripresa passa per le scelte che la politica è capace di mettere quotidianamente in campo, qualunque sia il suo ruolo, maggioranza o opposizione. Ognuno, nel suo campo, deve essere capace di dare il meglio di sé stesso, per promuovere questo territorio, rilanciarlo, accompagnarlo nella crescita. Non basta accusarsi a vicenda delle cose peggiori. E’ il momento di ‘sotterrare l’ascia di guerra’ e cercare, nell’interesse collettivo di fare gioco di squadra. Vi prego, cari politici bellizzesi, cercate di essere appena un pò più attenti a questa nostra comunità, invece di beccarvi a vicenda e…se proprio non ne siete capaci…abbiate almeno il buon gusto di togliere il disturbo. Amen!
politica e società
CONSIGLIERI CIVICI STANCHI DELLE LOGICHE DI PARTITO. BASTA TESSERE! A quanto pare una certa sfiducia nei partiti politici, così come vengono gestiti, la si intravede anche nel Comune di Bellizzi. Questo lo si intuisce dalla dichiarazione del capogruppo di minoranza G. Salvioli : - “Oggi ci sentiamo “intrappolati” in un sistema che non condividiamo, che ci sfianca. Infatti, osserviamo con preoccupazione il crescente avvilimento che attanaglia i nostri cittadini ormai rassegnati ad un sistema dietro al quale si celano le solite facce e i soliti interessi personali. Noi metteremo a disposizione le nostre forze, le nostre esperienze, per riconfermare un progetto già avviato in precedenza, un’aggregazione civica territoriale che non si preoccupa dei partiti, ormai a corto di idee e privi di etica, ma concentrandoci sui cittadini bisognosi di un riferimento. Il traguardo che intendiamo raggiungere è il radicamento sui territori di un progetto che abbia conoscenza dei problemi legati alla nostra gente, allontanandoci da quelle logiche di partito che a quanto pare hanno chiuso le porte alla popolazione per aprirle a pochi potenti.”Ascoltate le parole del capogruppo sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Angelo Maddalo: “A partire dalle nostre vicende passate di militanza partitica ed analizzando la situazione attuale, notiamo che sono venuti a mancare tutti i presupposti per un’autentica democrazia partecipativa, unico scopo per chi come noi crede nella partecipazione popolare e nelle risorse che risiedono in ogni singolo cittadino. Non possiamo negare che Il nostro territorio ha bisogno di una rinascita indipendente, apartitica, che venga direttamente dai singoli che hanno a cuore il futuro delle nostre generazioni e che sono stanchi di tacere rispetto a tanta ipocrisia che negli anni ha portato solo danni”.
I CONSIGLIERI DI MINORANZA MADDALO-ESPOSITO-SALVIOLI
E’ proprio sull’onda di questa sfiducia che continua a battere sull’argomento il consigliere Valter Esposito sostenendo: “Il nostro è un vero e proprio “Laboratorio civico” che andrà oltre, sarà un vero e proprio patto con il territorio che punterà a rimettere al centro la gestione della vita sociale amministrativa senza farsi condizionare da sensibilità partitiche. Crediamo che ultimamente si operi e si programmi solo in funzione di poteri forti che condizionano la vita della nostra comunità, è quindi necessario un salto di qualità che noi intendiamo p e r s e g u i r e radicandoci sul territorio in modo indipendente dalle tessere di partito.”
politica e società
COME FAR RINASCERE QUESTA CITTA’ DIVISA TRA VECCHI E NUOVI RANCORI Mimmo Volpe e la sua Giunta, per la Minoranza sono ormai diventati il simbolo del male. La loro "colpa", è di aver favorito “il tradimento”, degli elettori, che si sono lasciati circuire dalle promesse della “banda di Volpe”. Un capo d'imputazione gravissimo, visto che alcuni hanno persino esultato allo spuntare della “nuova primavera”! Una colpa gravissima! E’ chiaro che, la riscoperta di una Bellizzi Volpiana, colpisce quanti hanno imprecato al suo ritorno. E così Bellizzi rimane una città spaccata in due e, purtroppo, la politica non fa nulla per unire. Evidentemente, fa gioco tenere molto alta l’asticella dello scontro. E’ un piccolo tesoretto da spendere elettoralmente e, quindi, conviene alimentare le acredini per conservarne il valore. Bellizzi è diventata come l'Italia di piazzale Loreto, animata dalla voglia di vendetta e di rivalsa. Tanto, noi italiani, siamo facili ad appassionarci ma altrettanto bravi come voltagabbana. Siamo il
popolo delle adunate oceaniche di Piazza Venezia ma pure quello di Piazzale Loreto. Ma la volgarità e la bassezza della politica di questi ultimi anni, non si era mai vista. E’ veramente il tanfo che risale il pozzo. Tornando alla nostra città, a noi non interessa chi governa, ma che lo faccia in nome e nell’interesse dei cittadini. Io credo che il modo migliore per convincere gli elettori sia sempre quello di far emergere le proprie virtù, dimostrando la capacità di anteporre il bene dei cittadini a quello della propria parte politica. Smettiamola con questa assurda guerra, che si lascia dietro solo macerie. Usciamo dal perenne clima da Piazzale Loreto, per ritrovare lo spirito dei nostri padri, che hanno saputo ricostruire l’Italia dalle rovine della guerra, non trascurando mai, innanzi tutto, rapporti umani e solidarietà. Solo questo potrà permettere a questa città di crescere e prosperare, con l’apporto di tutti, pur nella diversità di idee e programmi.
politica e società
di Matteo Russo Alla fine, per capirci, è andata così: quei lavoratori dipendenti del privato che avessero urgente bisogno di liquidità, possono farsi dare la liquidazione dei prossimi tre anni in busta paga; però ci pagheranno su più di tasse di quanto farebbero se invece la prendessero normalmente, a fine rapporto. In termini formali, il lavoratore è libero di scegliere: nessuno cioè lo costringe a farsi anticipare il Tfr. Anzi, è solo una possibilità in più che prima non aveva: quindi tutto molto bello. Questo in termini formali, se non ideologici. In termini concreti, invece, la nuova norma divide i lavoratori dipendenti tra chi ha urgente necessità di soldi e chi no. I primi, mossi dal bisogno e appunto dall’urgenza, accetteranno di pagare allo Stato il pizzo della maggior tassazione, pur di mettersi un po’ di contanti in tasca subito. I secondi eviteranno invece di sottoporsi a questa tagliola, visto che possono permetterselo. Più sono i primi, cioè i bisognosi che incassano meno ma subito, più lo Stato ci guadagna, grazie alla maggiore tassazione.
In sostanza, lo Stato lucra sul bisogno urgente delle fasce più malmesse dei lavoratori dipendenti. E lo fa contrabbandando quest’operazione come scelta di libertà. Certo che è libertà: più o meno la stessa che si ha quando, avendo disperato e urgente bisogno di soldi, ci si rivolge agli strozzini.
di Matteo Russo Sei arrivato a lavoro in ritardo oggi, arriverai in ritardo anche domani? Potresti essere licenziato. Sarebbe un provvedimento disciplinare eccessivo, che una volta costringeva l’azienda al reintegro. Da un paio di mesi no. Giusto per dirne una, delle tante. Hai scritto qualcosa su Facebook? Hai partecipato ad un’assemblea? Hai rotto le scatole al capo? Hai pure alzato la voce quando ha chiesto l’ennesimo straordinario all’ultimo momento …???? Tutti possibili licenziamenti discriminatori che verranno camuffati da licenziamenti economici. Qualche mensilità e ti sei liberato del rompiscatole. E pensate se la riforma copernicana fosse applicata a tutti. Se il reintegro fosse abolito per tutti. Tutti sotto ricatto. Una sorta di caporalato. Che superi le norme e le tutele previste dalla nostra Costituzione
antifascista. Benvenuti nel nuovo millennio. Si dice che in America queste riforme l’hanno portata fuori dalla crisi, creando posti di lavoro. Balle. Quanti dollari sono stati immessi sul mercato? E quanti euro verranno messi per le tutele di chi perde il posto? E quanti euro per vera formazione, per far trovare un nuovo lavoro alla persona? Se non si pensa subito a come creare nuovi mercati, per nuove opportunità di impresa, nei pochi settori ancora non in crisi o dove ancora abbiamo un valore aggiunto (turismo, cultura, quel poco di made in Italy), sarà molto dura. E non basterà contrapporre tutelati a precari, pubblici contro statali, vecchi contro giovani. È un giochetto che non funziona sempre. Attenti, dunque.
Società e territorio
IL GRANDE “SUPER” Negli anni cinquanta, Bellizzi era poco più di una contrada. Poche case,pochi abitanti e poche macchine che giravano per il paese. Tra le persone da ricordare e da tramandare a mezzo di racconti, aneddoti, declamazioni,quasi come un’Iliade, è di sicuro la figura di un uomo bassino, con baffetti e occhi piccoli che, con il sopraggiungere della cataratta, sembravano sparire dietro al naso. Amava definirsi un ‘chirurgo della lamiera’ e ‘il Giotto del colore’ o come diceva lui ”il Ciotto“ del colore. Si esprimeva in modo sgrammaticato, ma con tempi teatrali micidiali, tanto che ne costruii un personaggio,che ho rappresentato in teatro e in televisione. Il suo sogno era quello di aprire una grande carrozzeria all’avanguardia e non un semplice ‘batti lamiera’. E così fu! Aprì in via Trieste la famosa “Super carrozzeria”( L’appellativo “ Super” non era per la carrozzeria ma per se stesso!). Addirittura pensò di carrozzare le auto, come Pininfarina o Giugiaro, ovviamente, in via Trieste. Uomo di destra, di una destra, anch’essa Super! Famosa è la sua proposta, all’On. Fini in una lettera, purtroppo smarrita, che non era seconda alla famosa lettera di Totò e Peppino, per l’istituzione dei forni “crepatori” portatili (ovviamente in chiave ironica). Sostenitore della Fiamma tricolore del MSI. Proprio alla fiamma dedicherà una lirica che mi appresto a scrivere. (Preciso che sto pescando nella mia memoria, quindi può essere non completa). Ardi,ardi,ardi La tua fiamma è inespignibile Per tutti gli uomini c’è la morte ma tu non puoi morire perché sei la fiamma della giustizia e della gioventù la fiamma è una virtù che non la vivi più. Antonio Salvatore (Il Super) Ha combattuto per anni contro una malattia viscida e insidiosa: il diabete, solo all’apparenza una malattia comune e controllabile. Si curava a Parigi presso l’ospedale Bichat, tenuto in cura dal Prof. Hassan,un luminare del diabete, studioso delle insuline. Un anno lo accompagnai a Parigi per dei controlli. Dopo pochi
giorni, andato a trovarlo lo trovai circondato da 15 dottori che relazionavano, naturalmente in francese, sulle sue condizioni cliniche, al prof.Hassan che, seduto di fianco al letto del Super, con le braccia conserte, annuiva. Il Super era smarrito poiché non capiva nulla di quella lingua sconosciuta e sembrava ancora più piccolo e spaventato, con occhi circospetti che cercavano di capire…ad un tratto, come per miracolo, intuisce che da quel momento doveva fare due unità di insulina. Allora ferma tutti con il suo più famoso intercalare:”Ciò” e rivolgendosi direttamente al prof. Hassan gli chiede: “ Duo unità?” accompagnando il gesto alle parole. Il Professore annuì e fu a quel punto che lui, rianimatosi, guardò con fare superiore, misto a schifo, tutti i presenti ed esclamo:” Eh! Tra nujie intelligenti”! Purtroppo nulla ha potuto il prof. Hassan contro il diabete del Super che, a detta di Mast’Antonio, anch’esso era super. La malattia lo ha portato alla cecità e alla conduzione di una vita triste e buia. E la cecità,il diabete e altri dispiaceri, probabilmente, lo hanno indotto a prendere la decisione di farla finita. Qualche giorno fa, in una giornata di sole, forse assalito dalla depressione,ha scavalcato la ringhiera del balcone di casa sua,al terzo piano, e si è lanciato nel vuoto. Prima di cadere al suolo è scivolato sulle tende da sole di una condomina del primo piano, rovinandogli la tenda. Un caso, perché come ho detto precedentemente non vedeva più. Ma mi piace ricordarlo come l’ultimo dispetto del super a quella condomina! I due erano come Peppone e Don Camillo, sempre in lite, ma rispettosi l’uno dell’altro. Durante un litigio arrivarono alle mani ed il Super le prese di santa ragione ma, quando raccontò il fatto, la sua versione era molto diversa dalla realtà e concluse dicendo: ”Fortuna che sono un buon incassatoro”. Non posso dimenticare le serate con il Super e Mimmo D’aiutolo, fatte di risate, risate e risate. La sua uscita di scena non è stata comune ma, mi dispiace, neanche “Super”. Mi resta la tristezza che ho provato nel vedere un funerale con pochissime persone al seguito. Pochi amici,troppo pochi per un personaggio Super. Ovunque tu sia un grande abbraccio e poche parole “ Non ce lo dovevi fare”!
politica e istituzioni
Per capire la portata devastante di quel che accadde e che potrebbe ripetersi con l’approvazione dell’Italicum che, di fatto, mette il Paese nelle mani di una minoranza, bisogna tornare indietro fino al 18 novembre del 1923 quando entra in vigore la Legge Acerbo. Il ddl, che modificava le regole elettorali e che era stato voluto da Mussolini per assicurarsi una solida maggioranza parlamentare, viene approvato dal Consiglio dei Ministri da lui presieduto il 4 giugno del 1923. Il 9 giugno viene presentato alla Camera e sottoposto all’esame di una commissione, detta dei “diciotto”, composta da Giovanni Giolitti (con funzioni di presidente), Vittorio Emanuele Orlando per il gruppo della “Democrazia” e Antonio Salandra per i liberali di destra (entrambi con funzioni di vicepresidente), Ivanoe Bonomi per il gruppo riformista, Giuseppe Grassi per i demoliberali, Luigi Fera e Antonio Casertano per i demosociali, Alfredo Falcioni per la Democrazia Italiananittiani e amendoliani), Pietro Lanza di Scalea per gli agrari, Alcide De Gasperi e Giuseppe Micheli per i popolari, Giuseppe Chiesa per i repubblicani, Costantino Lazzari per i socialisti, Filippo Turati per i socialisti unitari, Antonio Graziadei per i comunisti, Raffaele Paolucci e Michele Terzaghi per i fascisti e Paolo Orano per il gruppo misto. COSI’ NACQUE IL PREMIO DI MAGGIORANZA La proposta di Acerbo mirava a cambiare il sistema proporzionale, integrandolo con un premio di maggioranza, che sarebbe scattato in favore del partito più votato che avesse anche superato il quorum del 25%, aggiudicandosi in tal modo i 2/3 dei
seggi. In aula le opposizioni tentano di modificarlo, sostenendo l’emendamento presentato da Bonomi, che proponeva di alzare il quorum per lo scatto del premio di maggioranza dal 25% al 33% dei voti espressi. Ma il tentativo fallisce, anche per la rigida posizione assunta dal governo, che, con la fiducia, riesce a prevalere. Il 21 luglio il ddl Acerbo viene approvato con 223 sì e 123 no. La riforma ottiene anche l’approvazione del Senato del Regno. Con questo sistema il 6 aprile 1924 l’Italia va alle urne. ll Listone Mussolini raccoglie il 60,09% dei voti (il premio di maggioranza era scattato, come prevedibile, per il Pnf): i vincitori trovano il modo di limare anche il numero di seggi garantiti alle minoranze, partecipando alla spartizione mediante una lista civetta, che si aggiudica altri 19 seggi. L’approvazione di quella legge fu un classico caso di ‘’suicidio di un’assemblea rappresentativa”. La riforma, fornì all’esecutivo “lo strumento principe – la maggioranza parlamentare – che gli avrebbe consentito di introdurre, senza violare la legalità formale, le innovazioni più traumatiche e più lesive della legalità sostanziale, compresa quella che consisteva nello svuotare di senso le procedure elettorali, trasformandole in rituali confirmatori da cui era esclusa ogni possibilità di scelta ». Oggi il rischio per la nostra democrazia è che il “decisionismo” del venditore di fumo, Matteo Renzi, possa portare a ripercorrere strade pericolose per la tenuta delle istituzioni, senza avere strumenti di difesa. Speriamo che non si voglia umiliare il Parlamento, calpestando le sue prerogative costituzionali. Sarebbe molto grave!
mondo e società
Non una parola di scuse. E perché mai? “I nostri piloti restano i migliori del mondo“, si è limitato a commentare l’ad della Lufthansa, Carsten Spohr. Del mondo, intendiamoci, non della Germania. E l’Airbus A320, neanche a dirlo ma l’ha detto: “era al cento per cento abile per volare”. Come avete potuto anche solo dubitarne? Per quanto aerolinea a basso costo (low cost), la Germanwings è pur sempre teutonica. Tutta colpa del ventisettenne Andreas Lubitz, copilota del volo 4U9525, che avrebbe volontariamente – il condizionale resta d’obbligo – causato la propria morte e quella di altre 149 persone. Se fosse stato musulmano ora non avremmo dubbi (la gran parte dell’opinione pubblica non ne avrebbe avuti, perché io mi alimento di dubbi piuttosto che di certezze). Altro che condizionale, scatola nera e indagini a venire. Ci saremmo trovati di fronte a un attentato terroristico. Ma, ripetiamolo: pilota tedesco, ariano, figlio di una selezione, ci hanno spiegato, severissima quanto capillare, che comprende anche un accurato esame delle origini della famiglia di provenienza. Soffriva, pare, di una forma di depressione. Che ha un nome: sindrome di burnout. Una malattia
che brucia chi è sottoposto a troppa pressione. Ansia da prestazione, potremmo definirla. Non si è trattato di una bravata da italians. Nessun inchino alle Alpi. Rimasto solo alla cloche, avrebbe stabilito di far schiantare l’aereo e di farlo più lentamente possibile. Perché? Materia da psichiatri, ma state tranquilli: gli organi deputati – Porta a Porta,naturalmente – ci faranno sapere. Rimane il fatto che la cabina era blindata e il primo pilota non è riuscito a rientrare, tanto meno a sfondarla. Era tedesca anche la porta, del resto. Al di là della tragedia, quel che non vorremmo è che tale incidente possa rappresentare la metafora di un’Europa a guida tedesca. Noi saremmo anche gli Schettino del vecchio continente, ma c’è davvero da fidarci della guida tedesca, della loro presunzione, dell’inalterabile e alta opinione che hanno di loro stessi e delle loro scelte? A giudicare dai precedenti (e non parliamo della strage di ieri ma di quelle, ben più gravi, di settantanni fa…) e dalle condizioni di vita della Grecia, ma anche delle nostre, c’è poco da stare sereni…con buona pace del nostro Premier e della signora Merkel.
dal territorio salernitano
ANCORA SFOLLATI DOPO 35 ANNI Nella città di Cava de’ Tirreni, uno degli esempi di cattiva gestione, speculazione e malaffare che ha caratterizzato il terremoto dell’80. 53 famiglie vivono ancora nei campi prefabbricati e dovranno attendere almeno altri tre anni per avere una casa vera.
Disperazione, solitudine e degrado. A quasi 35 anni dal terremoto del 23 novembre 1980 sono ancora senza casa. Vivono nei container, ormai fatiscenti e assediati dall’amianto, in uno stato di assoluto imbarbarimento economico e sociale. A Cava de’ Tirreni sono 53 le famiglie ospitate nei campi prefabbricati del post terremoto. In 33 anni nei container sono nati bambini e morti anziani. La vita ha fatto il suo corso normale. I tempi della ricostruzione, i tempi per avere le case sognate e agognate, sono diventati sempre più lunghi. Il tutto in linea e nel rispetto di quello che è ormai un marchio di cattiva gestione, speculazione e malaffare: il terremoto del 1980. Il dramma degli sfollati di Cava de’ Tirreni non è diverso da quello che hanno vissuto gli altri terremotati della provincia di Salerno, Avellino e Potenza. La ricostruzione rappresenta uno dei peggiori esempi di speculazione su una tragedia . Per descriverlo sono state coniate espressioni come Irpiniagate, Terremotopoli. Un mix di losche manovre politiche e camorristiche, testimoniato da una serie di inchieste della magistratura, che raccontano la moltiplicazione del numero dei Comuni colpiti: dai 339 inseriti in un primo momento, ai 687 finali e spiegano il lievitare dei costi di ricostruzione passati
dai 4 miliardi di euro stimati ai 32 calcolati dalla Corte dei conti nel 2008. Una cifra che, secondo molti, sarebbe addirittura sottostimata. Per la cattiva politica e la camorra il terremoto del 1980 è stato un affare, ma a pagarne le spese ancora oggi sono i terremotati, come quelli di Cava de’ Tirreni. Da qui la disperazione che colpisce in particolare i così detti “terremotati storici” ma che accomuna tutti. Un alloggio è un sogno che a volte sembra a portata di mano, ma invece si allontana di volta in volta. Vivono tra lamiere ormai deteriorate in siti container con pannelli di eternit penzolanti, ma sanno che la loro casa c’è ed è lì vicino. Ma il tempo passa e la consegna dei 24 alloggi popolari, già assegnati, è rinviata di mese in mese. Non conoscono il proprio futuro. Qualcuno per “rassicurarli” ha detto loro che potrebbero volerci ancora almeno 3 anni per una soluzione abitativa civile. Troppi per chi attende da 35 anni. Troppi per chi ha visto con i propri occhi l’attesa fatta di ritardi e burocrazia. Troppi per chi è conscio delle speculazioni che si susseguono dal 1980. Troppi per un paese civile.
Tempi moderni
INGIUNZIONE DI SFRATTO ANCHE PER SUPERMAN Percorrendo il corso, non potrete fare a meno di notare un cartello affisso al telefono pubblico, che ne annuncia, a breve, la rimozione definitiva (almeno fino a quando qualche mente sopraffina non ha deciso di rimuoverlo!). Dopo quasi 60 anni di onorato servizio (la prima cabina telefonica fu installata a Milano in piazza San Babila nel Febbraio del 1952, mentre il primo telefono pubblico risale al 1927), tanto da divenire un elemento diffuso nel panorama urbano italiano, Telecom è stata autorizzata a dismettere gli apparecchi installati sul territorio, ad eccezione di ospedali, scuole, caserme e luoghi dove ne verrà fatta esplicita richiesta da parte dei cittadini. Nei fatti l’inutilità delle cabine è palese già da funzionavano). I gettoni, negli anni Settanta e tempo, cancellate dalla capillare diffusione dei Ottanta, erano di fatto come moneta corrente: ci si telefoni cellulari, relegate al solo uso di affissione di pagava anche il caffé o il giornale. Poi, negli anni avvisi e manifesti di ogni genere ma la loro scomparsa Novanta, sono arrivate le schede telefoniche. Erano rappresenta la fine di un’epoca. Le cabine telefoniche il primo timido annuncio di una nuova tecnologia, resteranno un lontano ricordo per generazioni di perché quella tessera con striscia magnetica italiani, simbolo di un periodo nel quale il telefono sembrava il futuro. Non lo sarebbe stato per molto. era soltanto un mezzo di comunicazione. Certo, le Le cabine telefoniche hanno attraversato anche cabine italiane non hanno mai avuto il fascino di anni non facili: vandalismi, cornette strappate, quelle londinesi, eppure tantissimi episodi ci legano sporcizia. Preferiamo ricordarle come luogo di a loro, perchè quello che ora sembra ovvio, cioè ambientazione di celebri scene cinematografiche, comunicare al telefono fuori casa, fino a pochi anni quali ad esempio l’attacco dei volatili nel film “Gli fa non lo era. Si usava la cabina telefonica per Uccelli” di Hitchcock, oppure protagoniste nella avvertire in caso di emergenze, per avvisare di un trasformazione del mite reporter Clark Kent nel ritardo, per darsi appuntamento, per lavoro, per le supereroe Superman! Chissà se un giorno le vecchie (spesso interminabili) chiamate tra fidanzati, per cabine torneranno in qualche nuova forma (ad salutare i parenti dal luogo di vacanza. Capitava esempio un’area pubblica multimediale), oppure spesso di dover attendere in fila, in particolare nei resteranno quello che oggi appaiono, il residuo di luoghi affollati. Una volta arrivato il proprio turno, un’altra epoca in un’Italia che in pochissimo tempo bisognava anche avere anche un po’ di attenzione è passata dal gettone all’iPhone. Intanto nei confronti di chi ancora aspettava, ma non era una prepariamoci a dire addio ai vecchi telefoni a cortesia molto diffusa. Chi ha fatto il militare sa gettone perché, pare, anche a Bellizzi tra poco quanto estenuanti potessero essere le code in certi scompariranno definitivamente, nonostante orari. In più, per una telefonata di lunga distanza e l’appassionata difesa tentata dal Sindaco, per salvare durata, occorreva armarsi di una manciata di gettoni, il simbolo di un’epoca che, a tutti noi, appare distribuiti dalle apposite macchinette (quando sicuramente più a misura d’uomo.
Piana del Sele
RUBA PER FAME IN UN SUPERMERCATO. GLI AGENTI GLI OFFRONO IL PANINO. IL PROGETTO DELL'ASSOCIAZIONE ARKOS DI RECUPERO DI QUESTA COLTURA STORICA PER IL TERRITORIO PROSEGUE ANCHE GRAZIE AL CONTRIBUTO DI NUMEROSI SOSTENITORI CHE HANNO DECISO DI VERSARE UNA DONAZIONE ATTRAVERSO IL CROWFOUNDING“
Non solo controlli e repressione degli episodi criminali, ma anche tanta umanità e sensibilità al commissariato di Polizia di Stato di Battipaglia. Nei giorni scorsi, infatti, alcuni poliziotti hanno aiutato e soccorso un giovane ghanese in difficoltà economiche, resosi responsabile di un furto in un supermercato cittadino. Chiamati ad intervenire, gli agenti della Squadra Volante di Battipaglia, avevano fermato ed accompagnato in commissariato per accertamenti il giovane. La refurtiva consisteva in una scatoletta di tonno ed in una bottiglia di grappa. Di fronte alle domande dei poliziotti del perché di quel furto, il ragazzo aveva risposto di avere semplicemente fame e che si sarebbe riscaldato con la grappa mentre dormiva, come spesso faceva, sui treni fermi alla stazione ferroviaria di Battipaglia. Il ragazzo, denunciato per furto (atto dovuto), è stato rifocillato dagli stessi uomini della Squadra Volante. I poliziotti, di tasca propria, hanno acquistato due panini ed una bottiglia d’acqua. «Un altro modo di essere poliziotti, che spesso passa inosservato», hanno commentato i poliziotti- ha rubato una scatoletta di tonno e una bottiglia di grappa da un supermercato. Lo ha fatto perché aveva fame e freddo e perché la notte dorme sui treni. La grappa serviva per scaldarsi non avendo altro modo per ripararsi nelle notti invernali. «Il furto è un reato - aggiungono - e come tale va punito. Ma questa volta, i poliziotti in servizio impegnati con il giovane hanno deciso di agire in un modo diverso: non come uomini di legge, ma solamente come uomini». Bravi!
E' avvenuta il 7 aprile la piantumazione del “Fiaschello Battipagliese” all'interno di un'azienda agricola della Piana del Sele. Il progetto dell'associazione Arkos di recupero di questa coltura storica per il territorio prosegue anche grazie al contributo di numerosi sostenitori che hanno deciso di versare una donazione attraverso il crowfounding. La piantumazione è avvenuta con la collaborazione di coltivatori diretti e imprenditori agricoli della Piana di Battipaglia sotto la stretta osservazione di esperti e soci dell'associazione Arkos. Entro il mese di giugno - fanno sapere dall'associazionesi dovrebbero ottenere i primi risultati della ricerca dopo il lavoro di reperimento dei semi tra gli agricoltori della Piana del Sele. Nel mese di maggio è previsto un open day al quale potranno partecipare, oltre ad esperti del settore agricolo, anche tutti i cittadini, compresi quelli che hanno contribuito al progetto, e poi un nuovo evento in occasione della raccolta dei frutti", annunciano. A partire da giugno, inoltre, ci saranno degli eventi per la degustazione del “Fiaschello Battipagliese” e sarà anche possibile prenotare il prodotto sul sito Fiaschello.it o semplicemente contattando l'associazione Arkos.
Sport e tempo libero
NUOVA POLISPORTIVA BELLIZZI: 2 ORI E 1 BRONZO In data 11 e 12 aprile si sono disputati a Montecatini Terme le finali nazionali della Coppa Italia CSEN per l’arte marziale del karate. Ottima la gara con la partecipazione di oltre 1500 atleti provenienti da ogni parte d’Italia e che ha visto lo splendido risultato dell’associazione sportiva bellizzese guidata dalla Presidentessa Doto Sonia, che si è qualificata prima a squadre, quindi medaglia d’oro, con il team formato da Antonacchio Sara, Piscitelli Annalisa e Denise Esposito, quest’ultima giovanissima avendo solo 17 anni, che ha sostituito la titolare Mara Milione purtroppo ammalata. Nelle gare individuali oro per Sara Antonacchio nelle forme, che si conferma una delle atlete più quotate per la classe seniores e ottimo anche il bronzo dorato di Denise Esposito, sempre per le forme ma per la classe cadetta. Di pregio anche i quinti posti di Piscitelli Annalisa sempre per la classe seniores individuale e del ritrovato e splendido atleta di sempre Siano Alessandro che, a pochi giorni dalla ripresa , si è trovato già a cimentarsi in un torneo di spessore. Il suo risultato è stato una sorpresa atteso le quotazione degli altri atleti in gara. “E’ stata una gara lunga e dura – afferma il tecnico Pietro Antonacchio – ma quando si ritorna con due ori e un bronzo non si può che essere soddisfatti. Avremmo potuto avere un bottino più grande qualora sia Annalisa che Alessandro fossero saliti sul podio. Annalisa avrebbe meritato un migliore piazzamento, ma purtroppo spesso il lungo viaggio gioca brutti scherzi. Per Alessandro, alla sua prima uscita dopo il ritorno, la sua performance è stata bella
e importante. Ora ci stiamo preparando per gli italiani federali e speriamo che la preparazione atletica di Sara e Annalisa possa portarle quanto più in alto è possibile.” La gara di Montecatini Terme era anche valida per la selezione della rappresentativa nazionale CSEN 2015 e il risultato sicuramente determinerà la convocazione della squadra e delle ragazze della Nuova Polisportiva di Bellizzi per le individuali. “Dopo l’ultima gara internazionale ove hanno conquistato l’oro, ci stiamo preparando per Las Vegas dove forse si disputerà un altro torneo cui, se selezioneranno la nostra squadra, parteciperemo in rappresentanza dell’Italia. E’ una emozione grande sperare che, ancora una volta, una piccolissima società salernitana possa far risuonare l’inno nazionale anche in America come è accaduto appunto a Dubai ”
società e costume
LETTERA APERTA AI LETTORI
Se vedete un bambino che sanguina a bordo strada cosa fate? Gli fate una foto, la mettete su facebook e aspettate che qualche “salvabambini” vada a recuperarlo? C'è la convinzione comune di molti, che spetti alle associazioni salvarli. Il cucciolo morente, il cane investito, il cane azzannato. Il cane in fin di vita sotto la pioggia da tutta la notte. Quelli che dicono che un cane è maltrattato ma non sono disposti a denunciare niente. Ma tutti questi animalisti su facebook, nella realtà dove sono? Se ne fregano davvero o lo fanno solo per dare un senso alla loro vita online? Quanti sono i cittadini o meglio, le PERSONE, che si prendono la briga di alzarli da terra e portarli da un veterinario. Anche i cagnolini più buoni del mondo, quelli che... non c'è nessuna SCUSA! "Pronto, c'è un cane che sta li" "Oggi ho visto il cane nella foto che sto pubblicando, sta per morire ma io non potevo fermarmi". Ma se davvero siamo persone sensibili, perchè non ci possiamo fermare? Ti fermi, hai voglia che ti fermi! E fai l'impossibile, cadesse il mondo! Molti però si liberano del peso con una telefonata. Nessuno si può fermare, nessuno può portarlo dal veterinario, nessuno può sporcare il suo lindo bagagliaio, ma moltissimi sanno fare foto, pubblicarle su facebook e blaterare. Cari signori, i cani da salvare e non solo i cani, sono tantissimi. Le mani e le energie alle volte è meglio utilizzarle per salvarli davvero, non per scattare una foto o scrivere su facebook! Le associazioni sono fatte di semplici esseri umani, come tutti gli altri! LUIGI DI TORE
IL TRISTE FENOMENO DELL’ABBANDONO DEI CANI La presenza degli animali (e di cani in particolare) nelle famiglie italiane è un fenomeno di grande rilievo che non accenna a diminuire. Si tratta anzi di un fenomeno in costante crescita. Gli abbandoni in autostrada sono meno frequenti di un tempo; nell’ultimo quinquennio si è registrato, rispetto al quinquennio precedente, una diminuzione vicina al 60%. Cani e gatti vengono abbandonati però in altri luoghi, ad esempio davanti ai canili, nei centri cittadini e in prossimità dei luoghi di villeggiatura. Nei mesi di giugno - luglio - agosto vi è il massimo picco di abbandoni: si stima ammontino – in tutta Italia- a circa 60.000 nei tre mesi. Ciò equivale a 20.000 al mese, circa 650 cani abbandonati al giorno. Il che significa che, nei tre mesi “caldi”, sul territorio nazionale, si assiste in media a 25 abbandoni del migliore amico dell’uomo all’ora, un abbandono ogni due minuti.
Cani abbandonati in Italia ca. 100.000/anno Cani randagi 200.000 Cani vaganti 600.000 Cani rinselvatichiti 80.000
salute e tempo libero
Il 6 marzo scorso MangiAmoEtico ha vissuto la sua seconda uscita pubblica e nonostante sia una creatura piuttosto giovane, ha già incuriosito molte persone. Entrando da PizzaArt (Battipaglia), la location che ha ospitato la Cena VeganVegetariana, si nota subito la particolare attenzione nella scelta dei colori e dei materiali, (da quelli di riciclo a quelli naturali), utilizzati nell’allestimento della sala. Fanno da cornice luci soffuse e musica di sottofondo. Mi raggiunge la proprietaria Helga Liberto che, assieme al marito Vito De Vita, gestisce questo locale. Domando cosa li ha spinti ad accogliere una “tappa” di MangiAmoEtico e proporre una cena VeganVegetariana? Mi evidenziano che le persone mettono sempre più attenzione nella scelta di ciò che mangiano e quanto è salutare, anche da un punto di vista sociale ed educativo, un progetto che lancia come messaggio l’importanza di una maggiore consapevolezza di ciò che si sceglie per la propria tavola: un cibo sano, vivo e che non necessiti di nessun atto di crudeltà. “Abbiamo sposato il progetto di Mara e Rossella, perché sono due ragazze che, lontane dalla pretesa di essere Chef, utilizzano il cibo sano per fare socializzazione e in un tale contesto, i momenti dello stare a tavola diventano comunicazione e opportunità per trasmettere messaggi importanti per la salute e la vita di tutti”. A questo punto chiedo di vederle all’opera e vengo invitato a raggiungerle nelle cucine. Eccole là.. grembiule, cuffiette e musica di sottofondo anche tra i fornelli ma nessun tono concitato. “Non siete nervose, preoccupate?”, chiedo. Mi spiegano che gli alimenti assorbono ciò che “sentono” attorno, per cui è fondamentale un clima sereno e disteso durante la preparazione delle pietanze. Lo staff di PizzaArtè stato molto presente e disponibile e i piatti sono quasi tutti pronti, la sala è allestita, per cui le nostre amiche sono rilassate e si concedono un attimo di pausa per illustrarmi le portate: aperitivo di benvenuto: cruditè di verdure con maionese vegana autoprodotta;
antipasto con parmigiana di zucca alla crema di soia, stufato di tuberi e focaccina; sorriso di crèpe con ripieno di lattuga e capperi, fonduta di burro vegetale e semi di papaveri; pasticcio di verdure e legumi con ristretto all’Aglianico; tortino di cioccolato aromatizzato all’arancia e vellutata alle pere. Il tutto accompagnato dalle birre artigianali senza glutine Green’s, partner della serata grazie alla presenza di Alfonso Del Forno, fiduciario Slow Food Salerno e Presidente “nonsologlutine”. E così anche questa seconda edizione è stato un successo. La sala era stracolma e la gente assaggiava e gustava con entusiasmo, chiedeva informazioni sulla preparazione, sull’utilizzo delle spezie e sugli abbinamenti e, mentre Mara continuava a districarsi tra i fornelli, Rossella girava tra i tavoli per illustrare i piatti, motivare la scelta del tipo di cottura e invitare gli ospiti ad individuare gli ingredienti. Insomma un momento distensivo per le menti ma intrigante per il palato! A fine serata l’invito a partecipare al prossimo evento, perché #mangiamoetico non è solo alimentazione.
società e territorio
Nei giorni scorsi la Regione Campania ha comunicato al Comune di Bellizzi il riconoscimento del diritto a costituire una società mista per la gestione della terza sede farmaceutica. L’ente ha individuato nella zona di Bivio Pratole ed in particolare nei locali di sua proprietà situati in via Pio XI , la collocazione della stessa. La giunta, presieduta dal sindaco Mimmo Volpe, ha deciso di affidare la gestione del servizio farmaceutico comunale alla società in house “Cooperazione & Rinascita”, le cui quote di partecipazione sono in totale maggioranza del Comune. La suddetta società avrà il 51% delle quote mentre al soggetto privato, da identificarsi attraverso un bando pubblico, sarà destinato il restante 49%. La gestione avrà durata venticinquennale.
I fabbricati Iacp Futura di rione Borgonovo si apprestano a ritornare nelle disponibilità del Comune. In questi giorni, infatti, ricorre la scadenza della diffida inoltrata alla curatela fallimentare di Iacp Futura nel mese di settembre nella quale si richiedeva il completamento dei cento appartamenti del complesso entro sei mesi. Un atto che permetterà all’ente di riprendere il controllo della situazione, avocando a sé le procedure per la conclusione dell’intervento, come previsto dalla convenzione stipulata nel 2001. Una buona notizia per le circa cinquanta famiglie che prenotarono le case con un versamento di 40-50 mila euro. “Azzardo un’ipotesi- afferma il sindaco, Mimmo Volpe - che nel giro di 24 mesi gli alloggi saranno completati. Nonostante qualche inesattezza, che sento in giro, abbiamo rispettato l’impegno preso in campagna elettorale