Una lezione su Pinocchio

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Una lezione su Pinocchio A cura di Flavio Petreri, Stefania Squillante e Giulia Villani Numero Speciale

Una lezione su Pinocchio Il giorno 15 gennaio abbiamo partecipato, anche noi della 1C, all’Open Day. Alcuni dei nostri compagni hanno avuto il compito di leggere dei completamenti di Pinocchio. Eravamo divisi in due gruppi, e ogni volta che entravano delle persone uno dei gruppi cominciava a leggere e così via ci alternavamo. Iniziavamo presentando gli argomenti c he abbi amo tr att ato e p oi “recitavamo” i vari racconti. Non tutti, però, avevano un lieto fine! Ci siamo divertiti molto e speriamo di partecipare anche il prossimo anno. Flavio, Stefania e Giulia

Aprile 2013

Rima di chi viene prima Primini! Così ci dite perché siamo piccolini Noi siamo in prima perché veniamo prima Siamo più forti perché siamo più corti perché diventeremo come voi Voi non potete diventare come noi Noi siamo prima Facciamo meglio rima perché meglio primini come noi che secondini o terzini come voi Siamo primini Levatevi il berretto Ciucciateci i calzini E portateci rispetto

di Bruno Tognolini, Rime di rabbia, Salani 2010


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Una lezione su Pinocchio

Luigi Malerba, Pinocchio con gli stivali Questo è il testo “interrotto” da cui abbiamo preso spunto: Verso la fine del capitolo trentacinque Pinocchio stava nuotando in mezzo al mare con il babbo Geppetto sulle spalle. Il mare era tranquillo, la luna splendeva, il Pescecane dormiva e Pinocchio nuotava. E nuotando pensava che non aveva nessuna voglia di entrare nel capitolo seguente, cioè l'ultimo, perché lì sarebbe diventato un ragazzino perbene e questo a Pinocchio, burattino scapestrato, non gli piaceva né punto né poco. Ma poteva abbandonare in mezzo alle onde il vecchio babbo che non sapeva nuotare? Per quanto scapestrato, Pinocchio non se la sentiva di fare una simile porcata. Fu così che, nel capitolo trentasei, arrivò sulla spiaggia insieme a Geppetto con l'aiuto del Delfino, e fu così che andò ad abitare nella bella capanna del Grillo Parlante, e fu così che si trovò a lavorare per l'ortolano Giangio. Dopo aver intrecciato sedici canestri di giunco, una sera Pinocchio si addormentò e nel sonno, cioè nel sogno, incontrò la Fata turchina turchetta che incominciò una lunga tiritera per convincerlo a mettere giudizio. E Pinocchio scappò via di corsa piantando in asso la Fata e il sogno. - Io mi trovo bene come burattino e non voglio diventare un ragazzo né perbene né permale – disse Pinocchio a se stesso mentre camminava nella campagna con le sue gambe di legno che facevano tric trac.

Ma adesso non sapeva dove andare. A tutto pensava meno che a trovarsi un lavoro, perché aveva scoperto che lavorare è faticoso. Gli sarebbe piaciuto piuttosto recitare, cantare e ballare, come è giusto per un burattino, e allora decise che la cosa migliore era di trovarsi un posto in un'altra favola, dal momento che aveva abbandonato la sua. A forza di camminare con le sue gambe di legno che facevano tric trac, Pinocchio arrivò nel bosco e incontrò il Lupo. Stava aspettando Cappuccetto Rosso che era in ritardo. Quando vide arrivare Pinocchio invece di Cappuccetto Rosso, il Lupo strabuzzò tutti e due gli occhi. - Che cosa sei venuto a fare tu da queste parti?

Disegno di Ilaria Nicodemo


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Ed ecco come abbiamo immaginato il seguito di questa storia...

Pinocchio rispose: “Sono scappato dalla mia favola perché non volevo diventare un bambino né per bene né per male!” Allora il lupo disse: “Beh, se vuoi puoi venire ad aiutarmi a realizzare il mio piano!!!” Indossati gli abiti della nonna, il lupo disse a Pinocchio: “Stai pronto … quando arriva ‘l’amata nipotina’ tu la blocchi e io la mangio, ok?” e Pinocchio annuì. Poco dopo entrò Cappuccetto Rosso salutando: “Ciao nonna!”. Pinocchio, che aveva frainteso, si alzò di scatto: “Sorpresaaaa!!!!!!” Questo fece fuggire Cappuccetto Rosso a gambe levate. Il lupo infuriato balzò giù dal letto e urlò a Pinocchio: “Sciocco, non dovevi gridare ‘sorpresa’ ma la dovevi acchiappare!” per cui il

lupo cacciò via Pinocchio il quale, tric-trac, tric-trac, arrivò nella favola di Biancaneve. Entrato nel bosco incontrò i nani vicino alla bara di vetro nella quale Biancaneve riposava. Avvicinatosi non resistette all’impulso di baciarla, ma nulla accadde. Il principe, che dal suo destriero aveva assistito alla scena, scese da cavallo e avvicinandosi disse: ”Fatti da parte, alberello ambulante! Lascia fare ai professionisti, ne ho baciate di ragazze io …” Sconsolato, Pinocchio si rimise in cammino arrivando nella favola del Gatto con gli stivali. Incontratolo gli chiese dove potesse dormire dicendogli che avrebbe potuto pagare, mostrando il gruzzoletto che aveva con sé. Il gatto propose di ospitarlo a casa sua e Pinocchio accettò. La mattina seguente ebbe la brutta sorpresa di trovare al posto della sacchetta con il denaro un paio di stivali malridotti con la pelle lacerata e le suole bucate, e pensò: “se io sono una marionetta sfortunata, non si può dire che quel gatto se la passa meglio”. Pinocchio, ormai disperato, decise d’impiccarsi() alla “collina dei suicidi”. Annodò una corda intorno al ramo più alto della quercia, mise il cappio intorno al collo e si

buttò …. Una frazione di secondo e una spada tagliò la corda di netto e Pinocchio si ritrovò con il naso a punta piantato nel terreno. “Chi è stato?” chiese, e una voce conosciuta rispose: “Io, el gato con gli stivalli!!!” “Senza stivali, vorrai dire, li hai lasciati a me in cambio dei miei soldi.” “Escusame mucho, ma estò in un momento de crisi!” “Ma... aspetta…!” disse Pinocchio “tu non sei un gatto… ma sì, ti riconosco, sei Antonio Banderas, quindi smettila di parlare in quel modo ridicolo e poi, scusa, a quest’ora non dovresti stare a fare la pubblicità di quelle merendine e biscottini vari?” Il gatto, o meglio Banderas, un po’ indispettito rispose: “beh, vedi… mi hanno licenziato perché non ero poi tanto bravo a recitare e … comunque ti ho salvato la vita anche perché ho pensato che tuo padre non sarebbe stato contento di andare al tuo funerale!” Pinocchio capì cosa intendeva dire il gatto-Banderas. I due si salutarono come dei vecchi amici e Pinocchio fece ritorno dal padre che lo accolse con gioia immensa. Flavio Petreri


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Non tutti sono stati così teneri... ...E Pinocchio rispose: –sto cercando un’altra favola dove stare perché della mia mi sono stancato, pensi che potrei entrare a far parte della tua? – A queste parole il lupo pensò tra sé: -Cappuccetto non arriva, la strada per casa della nonna l’ho dimenticata, per cui …-Va bè , dai Pinocchio, da oggi sarai “il burattino dalla mantellina rossa”. Il burattino tutto contento andò al negozietto del villaggio a farsi fare una mantellina rossa quando s’accorse di non avere soldi. Nel frattempo Cappuccetto arrivò dal lupo che le fece: -Mi dispiace, Cappuccetto, ma sei stata licenziata-

-Cosa?!?!- rispose Cappuccetto irritata-Eh sì, succede – ribatté quello. La ragazza sconsolata stava per andare dalla mamma a darle l’orribile notizia quando, per la strada, vide Pinocchio che fuori dal negozietto pensava a un modo per ottenere la mantellina. L’ex protagonista andò dal burattino e fece: Qual buon vento ti porta qui?- Mi sono licenziato dalla mia fiaba ma ne ho trovata un’altra, la tua, che ne dici di prenderti una vacanza? – ridacchiò il pezzo di legno.

Alla ragazza venne un colpo, ma fingendosi felice invitò lo scapestrato burattino a casa sua per un the. Pinocchio – o dovrei dire il “burattino dalla mantellina rossa” – arrivò a casa di Cappuccetto e notò che vi era anche il lupo: i tre si salutarono caldamente ma l’ignorante burattino non poteva sapere che il lupo, pentito d’aver licenziato la collega, e la ragazza volevano gettarlo nel fuoco. Infatti dopo pochi secondi – BAZ!!!!!!! – Il poveretto era diventato legna da ardere. Claudio De Roma

Disegno di Flavio Petreri


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Numero Speciale ...“Cerco una nuova favola in cui vivere. Lupo, nella tua favola c’è un posto libero?” Il Lupo rispose: “Beh, un posto libero ci sarebbe: visto che Cappuccetto Rosso è in ritardo e io ho fame, potrei sgranocchiare te, nell’attesa.” Pinocchio, spaventato, scappò a gambe levate, anzi, a legni levati e poco più in là, nel bosco, incontrò il Gatto con gli stivali. Rivolse anche a lui la stessa domanda. Al Gatto, stanco di camminare con quegli stivali scomodi, non parve vero: “Certo, indossa questi stivali e prendi il mio posto.” Pinocchio, con gli stivali, incontrò l’Orco, il quale lo voleva mangiare per cena. Pinocchio esclamò: “Ma mi vogliono mangiare tutti! Il Pescecane, il Lupo, l’Orco…” E scappò. Incontrò il Gatto, il quale gli riferì che Geppetto sentiva molto la sua mancanza. Pinocchio, intenerito, decise di tornare nella sua favola e restituì gli stivali al Gatto. Geppetto lo abbracciò, felice e commosso, la Fata turchina lo trasformò in un bambino vero, il Grillo Parlante gli donò la Diligenza e l’Educazione; questa volta Pinocchio fu felice, perché capì che non serve scappare dalle proprie responsabilità. Ilaria Nicodemo

Disegno di Flavio Petreri

...“Sono venuto in questa favola perché la mia non mi piaceva”, rispose Pinocchio. Il lupo intanto scorse con la coda dell’occhio Cappuccetto Rosso e disse al burattino: “Adesso sono occupato, vai via!” Lo prese e gli diede un calcione così forte che lo fece uscire dalla favola e rientrare nella sua. Pinocchio, disperato, si cercò un’altra storia. Ad un certo punto, si trovò al confine: sopra di lui c’era un cartello con su scritto: “Da qui si va alla favola ‘dei tre porcellini’”. Inconsapevole che anche in questa c’era un lupo Pinocchio entrò e arrivò in una radura immensa. Nella radura c’era una casa, in quella casa c’erano tre porcellini attaccati da un lupo. Pinocchio, arrabbiato, afferrò un grosso ramo e prese a bastonate il lupo che scappò nella fiaba di Cappuccetto Rosso. Così, grazie all’intervento di Pinocchio, si crearono due nuove favole: “I tre porcellini e una vita da sogno” e “Cappuccetto Rosso e la contesa tra due lupi”. Francesco De Romanis


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E ora vi presenteremo dei testi che, invece, non sono stati letti: ...– Me ne sono andato – rispose Pinoc-

chio – dalla mia stupida storia … Nel capitolo seguente avrei dovuto lasciare affogare il mio babbo in mare. Ma non ho voluto, e per questo sono in cerca di una storia dove non dovrò trasformarmi in un buon bambino, ma rimanere un burattino che canta e balla. – Ma... penso proprio che tu abbia sbagliato storia perché qui o sei buono o cattivo –, rispose il lupo. Allora, sconsolato Pinocchio si mise a camminare a testa in giù, sempre accompagnato dal cigolio delle sue gambe. Uscito dal bosco, s’imbatté in un gatto molto grosso dal pelo rossiccio e dai lunghi baffi che portava in testa un cappello nero a larghe tese, un ampio mantello e calzava ridicoli stivali alti fino alle cosce. Il gatto iniziò a correre alla velocità della luce.

– Fermati, ti prego – gli urlò Pinocchio. – Aiutami a capire in che favola sono capitato. Il gatto si fermò e, altrettanto rapidamente, si avvicinò al burattino. –Io sono il gatto con gli stivali e questi sono gli stivali delle 7 leghe.– Sono stivali fatati, con questi posso sfuggire all’orco che minaccia me e la mia famiglia. –Fammeli provare!!– chiese Pinocchio – anche io sto sfuggendo da qualcosa.– Il gatto annuì e si sfilò gli stivali porgendoli a Pinocchio. Con un grande salto il burattino se li infilò, detto fatto, e iniziò a correre a gambe levate: – Te l’ho fatta!! Ora potrò rincorrere la fiaba migliore senza sentire il rumore delle mie gambe! Giulia Gubitosi

Striscia tratta dalla ristampa di un Pinocchio illustrato negli anni Settanta da Jacovitti e pubblicata a corredo dell’indice


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… -Non volevo passare al capitolo in cui sarei dovuto diventare un bambino perbene, così sono scappato dalla mia favola- spiegò Pinocchio. -E io dovrei mangiare te al posto di Cappuccetto Rosso?domandò ancora incredulo il lupo. -No no, assolutamente no! Cappuccetto Rosso sarà qui a momenti. Ma io adesso devo andare- cercò di convincere il lupo, avendo paura di essere mangiato. -Va bene, Pinocchio- affermò il lupo, mentre Pinocchio era già scappato dietro un albero. -Dovrò cercare un’altra favola in cui stare- pensò Pinocchio. Ancora nascosto dietro un albero Pinocchio guardò la scena: il lupo, cattivo e malvagio, stava per mangiare Cappuccetto Rosso. Il burattino, per quanto scapestrato, non poteva vedere la bambina mangiata dal lupo. Cercò un bastone, ma non trovò niente, se non dei rametti pieni di foglie. Così si staccò una gamba e la tirò in testa al lupo, che in pochi secondi era già sdraiato per terra. Si riprese la gamba e se la riattaccò. Cappuccetto Rosso guardò Pinocchio. -Perché l’hai fatto?- chiese stupita. -Adesso non abbiamo il tempo per parlare, scappiamo

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prima che il lupo si risvegli. chio. E i due scapparono, ma non -Pinocchio, ho aspettato tuttrovarono un’altra favola in to questo tempo … - disse cui stare. lei. -Tu mi hai salvato la vita, e -Io non riuscivo a trovare la io devo sposarti- affermò strada per venire da te, perCappuccetto Rosso. donami- mentì lui. -Prima di sposarti devo tor-Mi spiegherai più tardi, anare a essere un umanodesso dobbiamo andare a -Io ti aspetterò, quando torsposarci- lo informò la ranerai ricominceremo a cerca- gazza. re una favola in cui stare-In che favola siamo?- chiedecise Cappuccetto Rosso. se Pinocchio. Pinocchio dopo tanta strada -Non siamo in una favola, arrivò al capitolo trentasei. siamo in una fiaba. Infatti Divenne un bambino, ma si vivremo per sempre felici e affezionò così tanto al suo contenti- gli spiegò lei. babbo e ai suoi amici che si Pinocchio e Cappuccetto dimenticò di Cappuccetto Rosso si sposarono e vissero Rosso, che intanto lo aspetfelici e contenti. tava. Quando divenne granGiulia Villani de capì che doveva cominciare a lavorare, così scappò di nuovo. Attraversò fiumi e laghi, colline e montagne, e un giorno si ritrovò davanti a un bosco. Quel bosco aveva qualcosa di familiare. Passeggiando vide una ragazza vicino ad un albero. Subito si ricordò di Cappuccetto Rosso. -Cappuccetto Rosso, sono tornato per te- eDisegno di Stefania Squillante sclamò Pinoc-


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… Quando vide arrivare Pinocchio invece di Cappuccetto Rosso il Lupo strabuzzò tutti e due gli occhi: <<Cosa sei venuto a fare tu da queste parti?>> Pinocchio, spaventato, fuggì via. Mentre correva, si chiese: <<Perché non andare dalla nonna e avvertirla di non aprire la porta al lupo?>>. Per attraversare il bosco più velocemente c’era una scorciatoia, che però era molto pericolosa. Ma a Pinocchio piacevano i rischi e aveva voglia di riprovare il brivido di infrangere una regola. Lungo la strada c’era un grande precipizio, e in fondo a esso, un fiume che correva impetuoso. Pinocchio guardò allibito il paesaggio. Era di legno, è vero, ma buttandosi avrebbe corso il rischio di andare a sbattere su una roccia e rompersi. Guardò per un istante il cielo e … <<Che idea!>> esclamò. <<Basta solo trovare un modo per farlo scendere>>: nel cielo volava uno splendido uccello dalle ali infuocate. Sul volto di Pinocchio riapparve il sorriso. Si sedette sotto una quercia, all’ombra, e pensava. Dopo tanto pensare ecco la soluzione, era così limpida e chiara ora che gli era venuta in mente. <<Come ho fatto a non pensarci prima!>> Infatti, quando tanto tempo prima, usciva con il babbo Geppetto a tagliare la legna nel bosco, durante il pranzo si mettevano a imitare i versi degli uccelli, per distrarsi. Pinocchio era ormai diventato bravo e non erano poche le volte che gli uccelli l’avevano confuso per un loro simile. Pinocchio iniziò a fischiare prima piano e poi più forte, fino a quando l’uccello non volò da lui; Pinocchio gli si avvicinò, gli toccò la cresta rossa, e poi montò sopra. Il grande uccello sorvolò il precipizio e si fermò a pochi metri dalla casa della nonna, per bere dal pozzo. Pinocchio saltò giù, il lupo non era arrivato.

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Frammento di un Pinocchio illustrato da Luciano Bottaro

Corse alla porta e bussò. <<Chi è?>> chiese una piccola voce. Pinocchio, proprio in quel momento, vide il lupo spuntare da una massa di cespugli. <<Sono io, Cappuccetto Rosso, e ti porto da mangiare e da bere>>. Il lupo fortunatamente non l’aveva ancora visto, ma era questione di secondi. Spinse la porta con la speranza che fosse aperta, ma non lo era. Si sentì uno scricchiolio. <<Probabilmente è la vecchia che si alza dal letto>> pensò Pinocchio. Era vero, la vecchia si era appena alzata dal letto, si toglieva la cuffia e stava infilando le pantofole con tutta calma. Poi si mise la vestaglia e disse: <<Eccomi!>> Era troppo tardi, il lupo aveva già visto Pinocchio e stava correndo verso di lui. <<Apri nonna!>> urlò Pinocchio spaventato. La nonna aprì la porta e vedendo Pinocchio cercò di richiuderla. <<Mi lasci entrare! Sta arrivando un lupo che mi vuole mangiare!>> Evidentemente quella frase fece effetto sulla vecchia signora, che fece un passo indietro. Pinocchio entrò in fretta e si chiuse la porta alle spalle. Una volta dentro ebbe finalmente modo di osservare la vecchia signora:


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aveva dei capelli bianchi e ricci, gli occhi azzurri e piccoli, una bocca rosa a cuore e delle guance paffute. <<Che cosa sei venuto a fare tu da queste parti?>> chiese sorpresa. Proprio allora qualcuno bussò alla porta. <<Chi è?>> chiese la nonna. <<Sono io nonna, Cappuccetto Rosso, ti porto una focaccia appena sfornata dalla mamma>> <<Non aprire! È il lupo!>> <<E se fosse Cappuccetto Rosso?>> gli disse lei. <<Faccia qualche domanda che solo Cappuccetto Rosso potrebbe sapere. Se chi è alla porta risponde in un modo corretto lo lascerà entrare>> <<Cappuccetto Rosso, chi ti ha comprato la mantellina che indossi sempre?>> <<Perché me lo chiedi, nonna, dubiti di me?>> <<No cara, su, fa la brava e rispondi>> <<Me la comprò mamma, quando andammo al mercato il giorno del mio compleanno, tre anni fa. Me la comprò bella larga, in modo che potessi portarla per tanto tempo>> <<Tu menti, tu non sei mia nipote. Te l’ho regalata io questa mantellina, da neanche un anno>> poi si girò verso Pinocchio, e gli disse: <<A te ti ho fatto una domanda, signorino>> <<Io qui ci abito, cara nonna, sono un burattino di Cappuccetto Rosso, mi ha mandato lei qui. Voleva che la proteggessi>> A Pinocchio crebbe subito il naso. <<Ecco chi sei! Pinocchio! Ma non ti vergogni? Ancora alla tua età a raccontare bugie>>. Il lupo intanto tornava indietro per il sentiero sperando di incontrare Cappuccetto Rosso, ma evidentemente i due non si incrociarono perché dopo qualche minuto qualcun altro bussò alla porta. <<Chi è?>> chiese per la terza volta la nonna. <<Sono io nonna, Cappuccetto Rosso, ti porto una focaccia appena sfornata dalla mamma>> <<Cappuccetto Rosso, se sei davvero tu rispondi a una domanda: qual è il mio colore preferito>> <<Il tuo colore preferito è il rosso, e

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per questo mi cucisti questa splendida mantellina>> <<E il mio fiore preferito?>> <<Il tuo fiore preferito è il papavero, ma ti piacciono anche le rose rosse>> <<Cappuccetto Rosso, sei tu>> la nonna aprì la porta ed entrò una bambina di circa 8 anni. Era magrolina e aveva la pelle chiara, i suoi capelli dorati splendevano sotto la mantellina e i suoi occhi blu parevano diamanti. Il suo naso era piccolo e leggermente all’insù, la sua bocca era rossa e i denti bianchi come perle. Teneva in mano un cestino con una focaccia e del latte. Guardò Pinocchio meravigliata: <<E cosa sei venuto a fare tu da queste parti?>>. Proprio allora una luce blu si accese nella stanza. Un attimo dopo lì dove prima c’era la luce c’era un mago, era alto, aveva i capelli bianchi e una lunga barba con riflessi argentei, portava un cappello a cono e una lunga veste blu con le stelline: <<Salve>> disse e poi si rivolse a Pinocchio: <<Pinocchio, lo sai che non puoi invertire le fiabe. Ti rendi conto di che guaio hai combinato? Nel momento in cui hai modificato la fiaba tutti i libri, tutti i film, tutte le persone che raccontavano la fiaba hanno cambiato la versione. E questa cosa tra gli uomini non è passata inosservata. Per tua fortuna sono riuscito a riordinare. Ma che non si ripeta più. E adesso torni nella tua fiaba!>> Agitò la bacchetta e Pinocchio si sentì risucchiato da un vortice colorato. Quando riaprì gli occhi, vide un gatto con gli stivali, oh, no! Era di nuovo capitato in una fiaba che non era la sua! E come se non bastasse il gatto lo guardò stupito e gli chiese: <<Che cosa sei venuto a fare tu da queste parti?>> Stefania Squillante


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...-Sono scappato dalla mia fiaba e ora cerco un posto dove stare rispose Pinocchio. Il Lupo pensò a lungo cosa fare e gli venne in mente un’idea geniale. Con voce misteriosa disse – Bene arrivato! Io sono il Lupo, ma tranquillo, sono molto buono! Sto aspettando la mia amica Cappuccetto Rosso, vuoi stare con me? – Pinocchio senza pensarci due volte esclamò felice – Certo, amico mio! Ora che cosa si fa?- Il Lupo inventò una scusa e a bassa voce rispose – Facciamo uno scherzo a Cappuccetto, raggiungila e rubale il mantello rosso.- Pinocchio annuì e si diresse verso il punto indicatogli. Nel frattempo Cappuccetto Rosso stava saltellando allegra nel bosco e a un tratto si fermò: aveva visto un’incantevole farfalla dai mille colori sgargianti. Posò la mantellina e il cestino e inseguì l’insetto. Intanto Pinocchio aveva raggiunto la bambina e visto la scena, si avvicinò di soppiatto alla mantellina e la rubò. Scappò via felice di aver accontentato l’amico. Nello stesso momento il Lupo era trepidante, non vedeva l’ora di andare dalla nonna di Cappuccetto Rosso. Qualche mi-

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nuto dopo arrivò Pinocchio raggiante con il mantello. Il Lupo gli fece i complimenti e disse: - Bravo! Ora dammela, così me la metto e faccio uno scherzo anche alla nonna.- Pinocchio gliela diede e il Lupo la indossò. Insieme si diressero a casa della nonna. Era una casetta molto graziosa, piccola ma bella. Il Lupo disse a Pinocchio: – Tu vai a nasconderti dietro la casa e aspetta un mio segnale! Pinocchio, un po’ controvoglia , obbedì. Il Lupo bussò alla porta della casa e gli venne ad aprire un’anziana signora, con i capelli bianchi e gli occhiali. Il Lupo si finse la nipote e quando fu in casa aprì la bocca e se la mangiò. Dopo, chiamò Pinocchio che chiese: – Dov’è la nonna di Cappuccetto Rosso?- Il Lupo colto di sorpresa rispose: – La nonna? È … è dovuta uscire!- Pinocchio non sospettava niente e credette alle parole del Lupo. Intanto, nel bosco, Cappuccetto aveva smesso di rincorrere la farfalla e, ritornata sul sentiero, corse a prendere la mantellina e il cestino, però non trovò il mantello. Voleva cercarlo, ma non c’era tempo e così proseguì lungo la strada. Arrivò in poco tempo dalla nonna e


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bussò alla porta. Pinocchio e il Lupo si erano nascosti e avevano aspettato l’arrivo della bambina. Lei, vedendo che nessuno le apriva, entrò lo stesso e cominciò a girare per la casa. All’improvviso spuntò fuori il Lupo che se la mangiò in un sol boccone. Mentre si leccava i baffi, Pinocchio lo guardava con occhi increduli: il suo amico aveva mangiato una bambina? Lui non poteva crederci, ma era tutto vero. Balzò fuori dal suo nascondiglio e, mentre stava per parlare, il Lupo mangiò anche lui. In un attimo Pinocchio si ritrovò in un luogo buio e tenebroso. Cominciò a tremare ma urtò qualcosa, credeva si trattasse di una cosa minacciosa, e invece erano la nonna e Cappuccetto Rosso abbracciate. Dopo qualche minuto di silenzio a Pinocchio venne in mente un’idea. Cominciò a dire bugie e il suo naso cresceva a dismisura. Arrivò a fare un buco enorme nella pancia del Lupo. Questo morì subito e lui e la nonna con la nipote poterono uscire. La bambina disse a Pinocchio – Grazie per averci liberate!- Anche la nonna ringraziò e chiese – Vuoi rimanere con me oppure preferisci andare?Pinocchio ci pensò e rispose: – Gra-

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zie, ma devo tornare dal mio babbo.- Detto questo andò verso il sentiero che portava alla sua fiaba. Si salutarono e partì. Dopo qualche giorno arrivò a casa deciso ad assumersi le sue responsabilità. Riprese a lavorare e visse felice e contento con il suo babbo. Alessia Zega

Mentre il nostro gruppo leggeva e recitava i testi su Pinocchio, alcune compagne erano impegnate nelle aule accanto a dare una mano nelle altre attività...


… “Caro Lupo, sono qui perché mi sono stancato della mia favola. La fata Turchina mi vuole trasformare in un bambino, ma io non voglio essere un bambino!” Il Lupo non sapeva come aiutarlo, anche perché aspettava con ansia la sua preda, ovvero Cappuccetto Rosso. “Mi dispiace, Pinocchio, non posso aiutarti, devo andare”. E se ne andò. “ Lui e il suo solito menefreghismo mi fanno infuriare!” Pinocchio preso dalla curiosità seguì il Lupo e lo vide entrare in una casetta e mangiarsi la nonnina. “Perché l’hai fatto?!” gridò. “Ancora tu!? Ora ti faccio vedere io!” E subito gli azzannò la gamba “Ahahahahah!!! I miei poveri denti!” “Ti sei addirittura scordato che sono fatto di legno? Questa è fame vera!” “Vattene o mi rovinerai la cena!” Pinocchio uscì in un battito di ciglia e cominciò a girare per il bosco. Mentre camminava sentì una voce provenire dal buio. “Buon non compleanno a te” “Chi siete voi?” disse Pinocchio. “Abbiamo visite!! Piacere, sono il Cappellaio Matto, e tu?” “Io sono Pinocchio e …” “Bene, Pinocchio, vuoi un po’ di the?” “No! Non voglio del the, voglio solo una mano per convincere la fata Turchina a non farmi diventare un bambino” “Sono pronto! Ma manca ancora una cosa”: camminò sul suo lunghissimo tavolo, prese una brocca di the e disse: “Ora sono veramente pronto!” Allora insieme cominciarono a camminare nel cupo bosco. “Scusa Pinocchio …” “Sì?” “Come facciamo a convincere la fata Turchina? Ma soprattutto … come facciamo ad avvicinarci?” “ E’ semplice: usciamo dal bosco” “Ahahahahah! Ma non lo sai che dal bosco non si può uscire?” “E tu me lo dici solo ora!!!??? Come faremo, come faremo?!!!?” Poi si sentì un’altra voce. “Esto es el bosco delle favole. Cercamos la sua favola.”

Pinocchio illustrato da Lorenzo Mattotti, 1991

“Chi sei?” disse Pinocchio “Io credo di sapere chi è. Il Gatto con gli Stivali, se non erro” “Indovinados, ve volevo chiedere se poso venir con voi”. Pinocchio rispose: “A me sta bene! A te Cappellaio?” “Noooo!!! Assolutamente no!!!!” Per il gatto fu facile convincerlo. Usò… gli occhi dolci (TATATATAN) “Va bene, per questa volta verrai, te lo permetto.” I tre si misero in viaggio, fino ad arrivare alla favola di Pinocchio che ripeterono da capo, fino ad arrivare alla spiaggia. “Pinocchio, è da tutta la favola che cerchiamo di convincere la fata Turchina ma non c’è niente da fare. Solo tu ci puoi riuscire!!” Dopo si sentì Pinocchio che implorava: “Ti prego Turchina! Io non voglio diventare un bambino! Mi trovo benissimo come burattino!” Poi arrivò Geppetto: “Turchina, lascialo stare. L’importante è che lui stia bene. E poi burattino o no lui è sempre mio figlio.” E Turchina: “Scusate, io pensavo fosse il meglio per lui, solo oggi mi sono accorta che non voleva. Scusate!” “Te perdonos, Turchina. Adesso dovemos tornares nel buesco” “Veniamo anche noi”, disse Geppetto “Ma se entriamo non usciremo più!”, disse Pinocchio. “Lo so, ma la nostra storia inizia e finisce da lì” “D’accordo, babbo, entriamo.” E così finisce la storia di Pinocchio. Alessandro Gentilezza


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