Marche In Gol - n°8

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IL PRIMO MENSILE DI CALCIO E ... NON SOLO

marcheingol@quelliche.net

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arcadio spinozzi: “troppa complicità tra politica, maGistratura e uomini di malaffare.

Calciopoli, ecco perchè

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A 18 anni l’esordio con la Samb, sei stagioni di Lazio, le prime esperienze da allenatore ma di Gianluca Giandomenico

Ero schivo, introverso, taciturno. Nascondevo una volontà di ferro e un profondo orgoglio. Ero leale, intollerante alle falsità, ai compromessi. Portavo dentro il marchio, indelebile, di come ero stato educato dai miei genitori. Retaggi del passato, di una cultura e di un’estrazione sociale modesta. Una gioventù vissuta nelle difficoltà. Ero un ragazzo semplice e generoso che stava vivendo situazioni insolite, in un certo senso allarmanti, in un ambiente calcistico anomalo e affascinante, ma al tempo stesso inquietante”. Bastano queste poche righe per capire chi è Arcadio Spinozzi, classe 1953, nato in terra d’Abruzzo ma amato e stimato a San Benedetto del Tronto, a Bologna come a Roma. Bastano queste poche e intense righe che aprono il libro autobiografico “Una vita da Lazio” per capire il calcio e la vita di quest’uomo cresciuto a ‘pane e pallone’ che ieri come oggi combatte per un mondo più giusto, più pulito. Una carriera spesa tra Samb, Verona, Bologna e Lazio, tanti rospi da mandar giù, le partite aggiustate, le falsità di certi presidenti, il primo silenzio stampa, le prime tutele sui contratti di lavoro. Sì perchè Spina (così lo chiamavano i suoi allenatori) è stato il primo calciatore a indossare la casacca di sindacalista, per questo fu un rivoluzionario, per questo fu un personaggio scomodo. Lasciò la Lazio, trovò qualche panchina, non trovò mai il calcio che amava. Lui, Zeman, Carlo Petrini: uomini contro, per questo indigesti a certa stampa, perfino a certa magistratura. Uomini da cancellare. Da censurare. Scoppia Calciopoli, Spinozzi parla, denuncia, produce documenti, prove schiaccianti. Ma non c’è spazio per lui nelle aule dei tribunali. L’anno scorso ha inviato alle agenzie di stampa un comunicato nel quale riteneva di essere stato

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indebitamente escluso nel processo in questione. Peraltro, processo relativo alla Gea. “Ero nel CSM è membro un magistrato stato ammesso quale parte civile già facente parte degli organi e autorizzato alla citazione dei di giustizia sportiva”. Qualche responsabili civili, Ministero Beni giornale ne ha per caso parlato? Culturali, Coni, Figc - ricorda - ma sorprendentemente fui estromesso IL SUO CALCIO. con un provvedimento abnorme l giovane Arcadio comincia dallo stesso Tribunale”. La a giocare con i ragazzi della denuncia era (e resta) forte: “Sono in Sambenedettese al campo Europa. possesso di elementi comprovanti Ruolo: difensore. Quintino Troli l’esistenza di un sistema che il primo allenatore. Vive a Tortoreto controllava abusivamente anche Lido, va scuola a Giulianova, sale il mercato degli allenatori”. In a San Benedetto del Tronto per quel comunicato aggiungeva che gli allenamenti. Quanti sacrifici. secondo il Procuratore Generale Pulman, treno, ancora pulman, presso la Corte di Appello di Roma, “alla domenica mi alzavo alle 6:10 a seguito di una sua istanza, poteva del mattino e quando tornavo a essere ricusata (ai sensi degli art. casa ero sfinito”. A 18 anni l’esordio 36 e 37 c.p.p) l’Autorità giudiziaria in prima squadra, la Samb è in serie di Roma. E C, Persico questo perchè il mister. Ero stato ammesso parte “le indagini e il Partita Samb civile al processo relativo procedimento – Pisa (2-0 alla Gea, poi, a sorpresa, fui il risultato a carico della Gea non finale), il estromesso... potevano libero è e s s e r e Paolo Beni effettuati a Roma in quanto alcuni (papà dell’allenatore Roberto), Procuratori della Repubblica Arcadio gioca terzino. “Feci una di Roma e numerosi magistrati partita strepitosa”, ricorda. Passa degli uffici di Roma erano stati all’Angolana (serie D), poi di collaboratori del Coni e della nuovo alla Samb dove resta per Figc e si erano direttamente o due anni e mezzo. Debutta in serie indirettamente occupati del caso B (in due campionati nessuna Gea sin dal 2000. Inoltre, alcuni sconfitta in casa), poi Verona in magistrati erano stati membri del A con gente come Zigoni, Mascetti, collegio della Caf unitamente ad Luppi e Valcareggi in panchina. alcuni difensori Disputa un ottimo campionato, d e g l i i giornali scrivono: “Spinozzi imputati ceduto all’Inter”. Passa qualche d e l giorno e quei titoli si trasformano: “Ufficiale: Spinozzi al Bologna”. Ricorda: “E’ vero, mi cercavano sia l’Inter che il Torino e invece fui ceduto al Bologna. Alla fine mi convinsi: tutto sommato è una città tranquilla, si vive bene e consente di esprimere al meglio le proprie capacità”. Per la stagione successiva il tecnico Radice stila una lista di sette giocatori dichiarati incedibili: il suo nome è tra questi. Ma nella settimana

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in cui il mister è in Brasile a seguire un certo Eneas, si compie il fatto: il ds del Bologna Sogliano e un Luciano Moggi alla prime armi per la Lazio raggiungono l’intesa per il suo passaggio in biancoceleste. Radice s’arrabbia di brutto, pretende spiegazioni, ma a quel tempo le decisioni della società si devono solo eseguire, non contestare. Sei stagioni di Lazio tra gioie e dolori, la falsità di certa stampa, gli stipendi rivendicati anche per vie legali, l’accusa infamante di aver preso parte al rapimento di Emanuela Orlandi, l’amicizia con Massimo Troisi, l’orgoglio di ricevere (anni dopo) dallo scrittore Alessandro Piperno un attestato di stima (“Arcadio Spinozzi era la Lazio. La rappresentava molto di più di campioni del calibro di Giordano e Manfredonia”)…E poi il giorno dell’addio (“Prima di partire decisi di passare per l’ultima volta al Maestrelli, le lacrime cominciarono a bruciarmi gli occhi...”), il patentino di allenatore di 1^ categoria conseguito con il massimo dei voti, il calcio africano (“In Ghana ho visto scene di assoluta povertà”), una panchina di serie A (come allenatore in seconda) offerta per tappargli la bocca ma stoicamente rifiutata...Avanti senza compromessi e sempre a testa alta. Per questo scomodo, per questo Arcadio Spinozzi di una fierezza antica. IL CALCIO-MAFIA CHE COMBATTE. n piena bufera Calciopoli (2007) sul blog di Beppe Grillo un lettore lascia questo post: ‘Caro Beppe… su Calciopoli e il marcio del calcio la verità la dice Arcadio Spinozzi, allenatore di

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Arcadio Spinozzi (Mosciano Sant’Angelo, 3 ottobre 1953) è un ex calciatore e allenatore di calcio. Difensore arcigno specializzato nella marcatura ad uomo, lanciato nel calcio professionistico dalla Sambenedettese, viene ceduto nel 1977 al Verona, con cui esordisce in Serie A il 23 ottobre 1977 nel pareggio esterno al Ferraris contro il Genoa. Resta in Veneto per due stagioni per poi trasferirsi, dopo la retrocessione degli scaligeri, al Bologna, e quindi, nell’estate 1980, alla Lazio. Spinozzi resta in biancoceleste per sei stagioni, ottenendo la promozione in massima serie nella stagione 1982-83, e restando con la formazione romana anche dopo il ritorno in Serie B nella stagione 1984-85. Conclude la carriera agonistica con Reggina e L’Aquila, per poi intraprendere quella di allenatore, svolta prevalentemente nelle serie minori, con l’eccezione di un anno in Serie A al Perugia come allenatore ad affiancare Vujadin Boskov direttore tecnico, e una breve parentesi in Ghana. In carriera ha totalizzato complessivamente 101 presenze in Serie A, con una rete (nella sconfitta interna del Verona col Milan nella stagione 1978-79), e 135 presenze in Serie B. Arcadio Spinozzi ha pubblicato “Le facce del pallone” e “Vita da Lazio” con i giornalisti Stefano Greco e Maurizio Martucci. Con Carlo Petrini è nel film “Centravanti nato”.

1^ categoria che nel 2001 ha scritto un libro ‘Le facce del pallone’ dove spiega chi è Moggi e tutto il groviglio di serpenti che gira intorno al mondo del calcio. Spinozzi è un personaggio molto scomodo nel calcio, per questo è stato fatto fuori dal giro, perché non si è piegato al sistema corrotto. La cosa più vergognosa al processo del mese di giugno a Spinozzi non è stata accolta la richiesta di risarcimento come parte lesa dal sistema Gea, mentre per anni abbiamo visto tanti allenatori in panchina senza tesserino. Calciopoli esiste ancora’. Fine del messaggio. Ma il quadro del dopo Calciopoli è ancor più desolante: Calciopoli esisterà sempre fino a quando ci saranno avvocati e giudici a libro paga di Coni e Figc. E non bisogna andare a spulciare qualche vecchia intercettazione per annusarne il marcio. Una per tutte: il capo ufficio stampa della Figc Valentini a Luciano Moggi: “Bisogna mettere della gente funzionale al sistema, non dei pazzi giustizialisti”. Spinozzi si fa lucido: “I magistrati sanno perfino dove sono finiti i soldi

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tutti i reati cadranno in prescrizione e alla fine nessuno paGherà o forse sì: io stesso”

è è una farsa all’italiana

ore ma sempre personaggio scomodo e rivoluzionario: “Perchè sono per un altro calcio” in nero di Calciopoli, conoscono dopo convincenti esperienze tra pure il nome della banca, perché Molfetta, Sant’Egidio, Udine, non fanno niente?”. L’intreccio Perugia (insieme a Boskov) e in maledetto era (è?) il sistemaGhana, s’è visto sorpassare - con la Moggi, magistratura compiacente, complicità di Figc e Aiac - da gente Capitalia, dirigenti federali, e come Roberto Mancini, allora sulla metteteci pure una spruzzata di panchina della Fiorentina senza consenso dei vertici del mondo averne i requisiti e contro ogni dei fischietti. regolamento. “Perché gli “ E r o arbitri disgustato Calciopoli avrebbe dovuto tuona - sono racconta radiare centinaia di persone e Spinozzi - da il mezzo per invece... raggiungere quel momento il fine, e il non ho più potere si serve rinnovato la sistematicamente degli arbitri”. La tessera annuale dell’Aiac, per il Gea? L’articolo 15 dello statuto degli ‘caso Mancini’ le istituzioni non ‘agenti di calcio’: “E’ fatto divieto mossero un dito”. Oggi, stanco ma all’agente di assistere calciatori fiero, confessa: “Ho speso tempo nei rapporti con società all’interno e soldi in tutta questa storia e sa delle quali il coniuge, un parente o come andrà a finire? Che alla fine a un affine entro il secondo grado del rischiare sarò soltanto io”. Ma non medesimo agente ricoprano cariche molla, Spinozzi. Come non mollava sociali o incarichi dirigenziali e sul campo quando sentiva l’odore tecnici”. Luciano Moggi, suo figlio dell’avversario. Combatte per un Alessandro, il figlio di Marcello calcio migliore, produce ulteriori Lippi…Ricordate la deposizione di documenti, ingaggia avvocati, Luciano Gaucci? “La Gea nacque pensa di dar vita ad un’associazione per iniziativa di Cesare Geronzi, che che metta i germogli per un fece nominare Franco Carraro sia pallone più genuino, poi abbassa alla Presidenza del Medio Credito lo sguardo, quasi rassegnato: centrale (istituto bancario facente “Il calcio, questo calcio, è una capo a Capitalia), sia alla Figc”. E mafia. Troppa complicità tra quella dell’ex ds della Roma Franco politica, magistratura e uomini Baldini? “La Gea rappresenta una di malaffare. Con Calciopoli è holding in grado di esercitare una stata persa un’occasione d’oro posizione dominante dell’intero per azzerare tutto. Se vivessimo mercato calcistico”. L’ultima in uno Stato serio questa vicenda dichiarazione choc arriva pochi avrebbe dovuto radiare centinaia giorni fa: “Calciopoli è davvero di persone e invece chi ha pagato? esistita. Era un sistema di potere Solo qualche arbitro a fine che godeva di appoggi istituzionali carriera, i veri responsabili restano in Figc”. A dirlo al pm Giuseppe sempre a galla e si riciclano in Narducci davanti alla nona continuazione. E vedrete che sezione del Tribunale di Napoli alla fine nessuno pagherà, i reati è il colonnello Attilio Auricchio, cadranno in prescrizione, e tutto l’ufficiale dei carabinieri che ha tornerà come prima”. diretto l’operazione “Off side” sugli illeciti nel mondo del calcio. Lui, l’ultima lettera spedita ai giornali Spinozzi, “laureato” allenatore nazionali e mai pubblicata a Coverciano col massimo dei voti (110) e oggi disoccupato

L’INCONTRO IN REDAZIONE

Il racconto autobiografico dei 6 anni in biancoceleste “Una vita da Lazio” (Castelvecchi editore, pp. 280, prezzo 14 euro) ripercorre l’avventura laziale di Arcadio Spinozzi. Commovente, spiritoso e pieno di umanità, “Una vita da Lazio” racconta la giovinezza del difensore Arcadio Spinozzi e la sua grande storia d’amore con i biancocelesti: gli scherzi tra i calciatori, i presidenti che non pagavano gli stipendi, gli allenatori che non avevano carattere (Clagluna), i giovani emergenti, le vecchie glorie. Pezzi di vita che si incastrano con i momenti più caldi della cronaca di quegli anni, vissuti e raccontati in prima persona, come il drammatico incidente ferroviario sulla tratta Bologna-Firenze del 1978 o il rapimento di Emanuela Orlandi, in cui Arcadio è stato incredibilmente coinvolto. Sei anni di vita da calciatori, tra allenatori grotteschi (Lorenzo: irripetibile), compagni di squadra innamorati delle donne e del pallone (D’Amico), presidenti cialtroni, manager rudi (Moggi, detto “Barabba”), calciatori-macchietta (Garlaschelli), autogollisti implacabili (Renato Miele).

Un momento dell’intervista con il Direttore Gianluca Giandomenico

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SERIE B qui ancona

qui ascoli

Storico Mastro: 53 gol biancorossi

Cosa vuoi, Picchio?

Nessuno come bomber Sasà nel dopoguerra. Con lui i dorici restano aggrappati ai playoff Ma la società non è all’altezza, tra gaffe, penalizzazioni, squalifiche, multe e silenzi stampa

Dopo un’entusiasmante serie di cinque vittorie consecutive, i bianconeri tirano il fiato nel mese di febbraio. Complice l’infortunio di capitan Sommese e qualche gara giocata sottotono

di fabio paci

Duemiladieci in salita per l’Ancona. Sul campo e fuori. La società sta lavorando per coprire il buco di svariati milioni di euro. La dirigenza, intanto, cerca nuovi soci. Così il presidente Flavio Mais, nominato da alcune settimane: «Abbiamo avviato due trattative con imprenditori del Nord Italia, ma non per la cessione della maggioranza». Si lavora anche su un altro fronte: in Lega sono bloccati 3 milioni di euro, colpa dello sforamento del monte ingaggi, che non dovrebbe superare il 60% degli introiti. Serve una fideiussione bancaria a garanzia. Che ancora non c’è. Altri pasticci sono ormai alle spalle. La Commissione disciplinare nazionale ha inflitto al club un punto di penalizzazione in classifica per illeciti amminisrativi (ritardo nei pagamenti degli stipendi aprile-giugno 2009 e mancato pagamenti dei contributi Enpals e Irpef relativi agli stessi). Ma non è tutto: l’ex presidente Giorgio Perrotti è stato inibito per 7 mesi, il plenipotenziario Enrico Petocchi per 4. Multa di 20 mila euro, inoltre, alla società; prosciolto il legale rappresentante, Giorgio Azzellino. Però sul campo va un’altra Ancona: più tosta, più concreta. La squadra quel punto (tolto dalla Disciplinare) se l’è ripreso subito, pareggiando in rimonta (dal 0-2 a 2-2) contro il Padova dell’ex Ascoli, Nello Di Costanzo. In svantaggio nel primo tempo, nella ripresa Ancona super. Presa per mano da capitan Mastronunzio (foto), che non segnava da 6 giornate, ha spezzato un digiuno che durava da 639 minuti ed è entrato nella storia: con la doppietta rifilata ai veneti, la sesta stagionale, la Vipera ha eguagnato Natalino Miserocchi, ala dell’Anconitana (anni Sessanta), che in biancorosso (252 presenze) ha segnato

53 reti. Salvatore, assieme a lui, é il giocatore più prolifico dal dopoguerra. Ma le prodezze di Mastronunzio, 16 reti quest’anno, dietro alla coppia Caracciolo (Brescia)-Pinilla (Grosseto), a quota 18, non nasconde l’involuzione della squadra. Che sta in primo luogo nei numeri: 8 punti nelle 8 uscite targate 2010 (Triestina, Lecce, Albinoleffe e Padova in casa, Mantova, Cittadella, Salerno e Empoli fuori), 5 nelle ultime 7. L’Ancona di Salvioni, che nel 2009 viaggiava alla media di 2 punti a partita, adesso ha dimezzato la velocità di crociera. Colpa del pessimo ruolino di marcia esterno (5 sconfitte filate, 11 reti subite, nemmeno una all’attivo) e di un calo, fisico e mentale, fin troppo evidente. Contro il Padova è arrivato il quinto pari stagionale, il quarto casalingo, col Del Conero che resiste da 10 mesi (l’ultimo ko, contro il Cittadella, il 27 aprile 2009). Nonostante gli alti e bassi, vuoi anche per il livello basso del campionato, l’Ancona resiste in zona playoff, al sesto posto, e sabato (fischio d’inizio alle 14) avrà la possibilità, contro il Gallipoli dell’ex Samb Giuseppe Giannini, di festeggiare una vittoria che manca dal 6 febbraio (2-1 all’Albinoleffe). Rientrano Schiattarella e Gerbo, che hanno scontato il turno di squalifica rimediato a Empoli. Nota a margine: l’Ancona continua (da settembre) il vergognoso silenzio stampa nei confronti di Michele Natalini, giornalista del Messaggero. Non ci sono validi motivi, ma quanto hanno deciso il ds Larini e il capitano Mastronunzio conta più delle promesse (“Toglierò il silenzio stampa”) del neo presidente Mais. Un’azione – chiamiamolo anche killeraggio – studiata a tavolino per colpire l’unica voce critica e libera (quella del Messaggero) che riferisce, come insegna il mestiere, le notizie senza metterci filtri e sordina.

di daniele perticari

“Don’t build your world around Volcanoes melt you down”. Chi mi conosce lo sa: il folletto irlandese agitachitarra Damien Rice sia benedetto dal Signore perché ogni giorno, per ogni situazione della vita, riesce a fotografare, con un verso, quel che mi passa per la testa. Anche stavolta, anche nel caso di questa parte finale del freddo inverno ascolano. “Non costruire il tuo mondo nei pressi di un vulcano, perché verrebbe abbattuto” l’istintiva traduzione di uno dei brividi che corrono lungo la mia schiena durante ‘Volcano’, una delle sue più grandi opere. Damien, come me, a volte fissa l’orizzonte. Sogna. E come noi tanti di quei tifosi dell’Ascoli che durante le cinque vittorie consecutive avevano visto scambi di prima di centrocampisti ed attaccanti, difensori avversari trattati come pedine del Subbuteo, capacità reattiva anche alle peggiori delle disgrazie sportive (vedi il gol regalato al Gallipoli prima della grandinata al Via del Mare). Io sogno, lui sogna, noi sogniamo. Ma il vulcano, quel vulcano, ad Ascoli, c’è davvero. C’era l’anno scorso, prima che Benigni facesse il suo dovere con affetto e

precisione, c’è quest’anno perché perché lo sappiamo tutti com’è fatta la serie B. Se hai talento, se hai classe, se hai organizzazione di gioco, se hai gambe e fiato, puoi vivere di filotto. Se, ad un tratto, condizione e talento vengono a mancare assieme (leggi Sommese Vincenzo da Nola), è normale che il vulcano inizi a farti paura. E’ la dura legge del gol. Così, subendo dal vivo le inguardabili prestazioni contro Vicenza e Brescia, mi sono chiesto: è già finita la birra o è il solito ‘anno nuovo’ del Bepi da Preganziol? Vittoria interna, sempre e comunque, finché non si taglia il traguardo. Questo fu il must da gennaio ad aprile nelle due stagioni del primo regno baffuto. Con lo stesso regime, magari sarà complicato, complicatissimo, sognare, ma almeno i vulcani li si tiene sotto controllo restando fermamente ancorati a questo campionato, ciò che in partenza era stato chiesto al tecnico. “You give me miles and miles of mountains and I ask for the sea”. Mi porti a vedere miglia e miglia di montagne quando ti avevo chiesto di andare al mare. Appunto. Per non rimanere delusi basta capire cosa voglia davvero il popolo di Ascoli. E l’Ascoli.

Il Presidente Roberto Benigni

A cura di marco spadola SAMBENEDETTESE 10: Allungo imperioso in vetta, c’è chi dice che lo champagne sia già in frigo! VEGA (Sant’Orso) 10: Sul tavolo verde di casa, Ousmane rifila un poker sontuoso al Santa Cecilia. Asso! MONTECALVO 10: Dalla Seconda alla Prima categoria per continuare a comandare. Autoritario! S.M. APPARENTE 10: L’apparenza non inganna, la squadra di Mister Pagnanini è scattata per la volata in Prima categoria! SAN MARCO SERVIGLIANO 10: Seminata la concorrenza, altra cilindrata, altra velocità. Bolide! PORTORECANATI 10: Non ce ne è per nessuno, troppo alto il ritmo che ha letteralmente seminato la

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concorrenza. Salutate la capolista!

rapida e spedita. Il sogno sta per diventare realtà!

un’occhiata alla classifica. Lacrime!

FANO 10: Micidiale davanti al proprio pubblico, brillante in trasferta: i granata non vogliono più smettere di stupire. Sul podio!

ROLON A. – ROLON D. (Cagliese) - AQUINO (Trodica) 10: A passo di tango, prodezze, gol e spettacolo. Classe argentina!

ELPIDIENSE CASCINARE 5: In trasferta un completo disastro, in casa tanto meglio non va. Si segna poco, se ne prendono troppi. In discesa!

CIVITANOVESE 10: La vetta è sempre più vicina, l’aria frizzante si respira: solida, cinica, spietata. Il passo giusto per alzare le mani al cielo sotto il traguardo!

DELLA ROVERE 10: Nessuna compagine nei campionati dilettantistici marchigiani ha subito gol col contagocce come quella guidata da Mister Guiducci. Bunker!

BADIA TEDALDA 4: Ko a ripetizione, arranca in fondo senza salvagente. Fanalino di coda… fulminato!

MONTERUBBIANESE 10: Ha messo la rete in mezzo al campo e ha chiuso il set contro il Porto d’Ascoli: 6-0. Testa di serie!

REAL METAURO 10: Continua a stupire, continua a sorpassare avversari e ad avanzare prepotentemente. In Eccellenza è la sorpresa, ma vederla al termine ai play off non sarebbe più una grande sorpresa. Scommettiamo!?

MICUCCI (Falconarese) 10: Il Falco vola sulle ali del bomber che in area di rigore non sbaglia un colpo. Re! CUPRAMONTANA 10: La marcia continua,

S.M. PETRIOLO 4: Dal fondo della classifica non vede più nemmeno la zona play-out. Mission impossible! REAL MONTECCHIO 4: Timidi segnali di ripresa, poi di nuovo sberle e ancora sberle. Purtroppo è tutto… reale!

CENTOBUCHI 5: I 5 schiaffi subiti in casa dalla capolista Santegidiese fanno male così come dare

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SPECIALE MOTO

1975-2010: 35 anni di intensa attivita’: il Motoclub Morrovalle è veramente grande Trentacinque anni di attività, di agonismo, di passione motociclistica, di storia. Affrontate tutte le discipline motociclistiche attraverso tutti i campionati: da quelli provinciali a quelli regionali, nazionali e internazionali fino ai mondiali. Dirigenti e campioni. Ancora avanti verso nuovi e significativi successi. I tanti soci del Motoclub Morrovalle con i suoi dirigenti, gli atleti di tutte le età, le autorità gli sponsor e le famiglie, si sono dati appuntamento sabato 23 gennaio per una memorabile cena presso il ristorante 3Bon di Civitanova Marche, per celebrare solennemente il 35° anniversario della costituzione di un sodalizio sportivo che ha avuto modo di raggiungere e superare una grande quantità di tappe prestigiose. Non solo, ha anche avuto la grande capacità di farsi apprezzare in Italia e all’estero. Un avvenimento quello dell’anniversario, vissuto con grande entusiasmo umano sociale e sportivo, nel ricordo di sacrifici e delle fatiche che la lunga strada percorsa ha ovviamente comportato. La costituzione del Motoclub. Il Motoclub Morrovalle nacque nel 1975 per volontà di Germano Moroncini, che aveva già conosciuto un’esperienza associativa motociclistica nel Motoclub “Valle del Sole” di Morrovalle creato da Mariano Bertucci, Romano Gasparrini e da un nutrito gruppo di giovani, appassionati della moto e dei suoi sport, specie del motocross, per la maggior parte suoi ex allievi. Tra essi Bruno Giacomini, attuale presidente del club Fabrizio Muzi, Enrico Polinesi, Giovannino Romagnoli, Luciano Morganti ed altri, parecchi dei quali ancora legati al sodalizio morrovallese. Esso nacque con la supervisione dell’allora delegato regionale FMI Vitaliano Archimi, con il numero 918 di matricola federale. Quasi tutti i giovani, che con i loro primi risparmi lavorativi avevano acquistato vecchi motocicli da CrossRegolarità e che li avevano rimessi a posto nel migliore dei modi, amavano scorrazzare per i campi più scoscesi e per i modesti dirupi per cui fu subito privilegiata l’idea di creare un campetto da cross, su cui potersi liberamente esercitare nel tempo libero, creando anche qualche piccola competizione. Trovata la piccola area scoscesa, nella zona Burella-fontigiannino, vi fu l’impegno di tutti con i mezzi a propria disposizione delle loro famiglie o degli amici (con ruspe e trattori) per creare una vera e propria pista. Il gruppo, che già era particolarmente affiatato, si trasformò in un’autentica famiglia e ognuno fece del suo meglio. Con la realizzazione del campetto che portò naturalmente altri soci ad avvicinarsi al motoclub, nacque anche la pratica del rispetto delle regole e quindi la maturazione dello spirito societario nei giovani cominciò ad essere una realtà sempre più concreta.

data dalla crescita agli occhi degli altri Motoclub della regione e d’Italia, pronti alla collaborazione sportiva e organizzativa con il sodalizio di Morrovalle. Molti ricordano la nascita della triade del “Trofeo Ottaviani” Motoclub Recanati, Motoclub Loreto e Motoclub Morrovalle, impegnati in competizioni che portarono i migliori piloti d’Italia a gareggiare nei nostri territori. Motocross, Regolarità, Enduro, Trial, Gimkane ecc: piena affermazione per ogni settore, nonostante il rapido succedersi dell’incarico di presidente del club dopo il passaggio di Moroncini alla guida del Comitato Regionale FMI delle Marche (e in un primo tempo anche dell’Abruzzo) con Camillucci per un periodo di transizione, fino all’assunzione dell’incarico attuale del presidente Giacomini, che anche per fortuna del club, dura ormai da vari anni. Va detto però che la presenza di Moroncini nelle più alte cariche della

FMI è stata di grande vantaggio per il motoclub Morrovalle, come nel caso dello Speedway. Speedway. Nella frazione di San Savino di Civitanova Marche, i fratelli Carpineti di ritorno dal Canada, realizzarono lo speedway park: un impianto prestigioso per una nuova disciplina motociclistica, almeno per la nostra zona dell’Italia centrale. La gestione diretta dell’impianto però non ebbe molto successo ed esso restò quasi subito completamente inattivo. Il Presidente del Comitato Regionale FMI Moroncini, se ne interessò ed ottenne la gestione per il vicino Motoclub Morrovalle. Lo speedway riprese la sua prima attività diventando uno degli impianti più attivi dell’intera penisola. Vennero organizzati con successo a norma e per conto del Motoclub gare di ogni tipo, compresi i campionati più

prestigiosi, nazionali, internazionali e mondiali. Giunsero nelle nostre parti i più grandi piloti di speedway e i campioni del mondo italiani, europei e nordamericani per partecipare alle gare organizzate dal motoclub Morrovalle. Un periodo splendido, prestigioso e qualificante quello dello speedway anche a livello internazionale che però purtroppo non è andato oltre il quinquennio di vita per la decisione dei proprietari dell’impianto di smobilitarlo per destinare l’area ad altro uso. Mototurismo. Si è così tornati alle specialità tradizionali e in particolare al mototurismo. La presidenza Giacomini ha avuto il merito non solo di valorizzare ulteriormente l’organizzazione dei motoraduni (compresi quelli con moto d’epoca) con la dotazione di premi di partecipazione quanto mai vistosi e coinvolgenti con prodotti alimentari e calzature consegnati ad ogni partecipante da parte delle maggiori aziende locali coinvolte, ma anche e soprattuto con la creazione di un nutrito gruppo di motocliclisti pronto ogni settimana a raggiungere anche mete piuttosto lontane per partecipare ai motoraduni più importanti e significativi della stagione. Così si sono instaurati rapporti sempre più stretti di amicizia con mototuristi delle altre regioni. Motociclisti attrezzati anche per le lunghe trasferte e raid non solo in Italia, partirono anche per le altre nazioni europee e più in là ancora fino a Capo Nord. Con il Mototurismo, Giacomini ha riportato l’impegno del Motoclub anche all’impegno competitivo vero e proprio della Federazione Motociclistica, quali la velocità, le minimoto, il cross, il minicross e gli altri. Infine, altro fiore all’occhiello per il Motoclub Morrovalle: la sua sede di via Michelangelo che ogni club d’Italia ammira. Dunque un’associazione che con i suoi 35 anni di vita è veramente cresciuta, diventando doppiamente maggiorenne da qualsiasi punto di vista la si consideri, con una quantità di successi e di risultati positivi che tutti vorrebbero avere. Esso è anche la società sportiva del comune di Morrovalle con più anni di vita e con la seria volontà di non fermarsi qui. Ma è pure il sodalizio che ha dato al paese di cui porta con onore il nome il maggior lustro facendolo conoscere in Italia e all’estero. Un grazie immenso però va a tutti i soci per la loro costante partecipazione alla vita del Motoclub Morrovalle.

Albo d’Oro Degli Atleti. Ci piace qui di seguito ricordare alcuni dei nostri associati che negli anni passati si sono impegnati negli sport motociclistici tradizionali a livello agonistico regionale e nazionale e internazionale e per qualche disciplina anche a livello mondiale. Vengono così ricordati qui di seguito i maggiori rappresentanti del motoclub che hanno riscosso i successi più importanti in questi ultimi anni. Motocross Enduro: Giovannino Romagnoli (Detto Kalimero) Bruno Giacomini, Fabrizio Muzi, Luciano Morganti, Enrico Polinesi, Floriano Scoppa, Rossano Gatti, Florindo Corradini, Massimo Giacomini, Giovanni Ciarpelli, Ludovico Morgoni, Tommaso Mozzoni. Speedway (Nazionale e Mondiale): Bruno Montalbini, Paolo Salvatelli, Luciano Morganti. Motard – Velocita’: Bruno e Nicola Montalbini, Fabio Piergentili, Luciano Compagnucci. I piloti attualmente piu’ impegnati: Velocità: Paolo Giacomini Motocross: Roberto Pietrella, Elvis Pezzanesi, Valeriani Minicross: Lorenzo Gagliardi, Luca Vesprini. Direttivo Motoclub Morrovalle: Presidente: Bruno Giacomini Vice Presidente: Venanzo Mariani Revisore: Sandro Zallocco Direttore Sportivo: Fabrizio Muzi, Galizio Romagnoli Consiglieri: Rossano Gatti, Filiberto Montemara’, Sauro Campetella Segretaria: Bianca Raccosta

Trofeo Ottaviani. E dal campetto sociale alla disputa delle prime gare nelle strutture vere e proprie e per alcuni anche i primi successi. Per tutti però c’era il consolidamento della passione per lo sport delle due ruote motorizzate. Si è passati dal cross alla regolarità (oggi enduro) con i più lunghi percorsi e la ricerca di essi, gli allenamenti, la partecipazione alle gare sociali e di campionato e quindi l’organizzazione di gare da parte del nostro Motoclub. Contemporaneamente ci fu uno sviluppo costante dell’associazione

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LEGA PRO e SERIE D

Baldassarri lancia la Civitanovese L’allenatore marchigiano (ex Ternana) si sbilancia: la squadra di Jaconi può vincere il campionato

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E Di Meo ‘punzecchia’ il Fano Il tecnico della Pro Vasto: in casa loro mi hanno insultato e... meritavamo di fare 10 gol ad Ascoli vi aveva regalato il ritorno tra i professionisti lo scorso anno… “Con lui si era chiuso un ciclo. Putroppo fisicamente non è più come qualche anno fa, in Lega Pro si corre molto di più rispetto alla Serie D. Comunque non c’è stato nessuno screzio con lui, non è successo niente”.

di Simone Mozzoni

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ino Di Meo (foto), allenatore della Pro Vasto. Come procede la stagione? Nell’ultimo mercato invernale la rosa ha subito una mezza rivoluzione, sono andati via diversi pezzi pregiati, sono arrivati altrettanti nuovi giocatori. “Le rivoluzioni possono essere sia positive ma anche negative, bisognerà attendere il termine della stagione per sapere se è stato giusto farla”. Una della partenze eccellenti è stata quella di Bonfiglio. Oltre ad avere giocato con lei nell’anno dei Diabolici

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Abbiamo letto che il Giudice Sportivo le ha comminato un ammenda di 500 euro “perché al termine della gara rientrato negli spogliatoi assumeva atteggiamento offensivo verso i propri calciatori, e imprecando colpiva con calci e pugni la porta d’ingresso degli spogliatoi danneggiandola”… “Ogni tanto i miei giocatori mi fanno infuriare, in questo modo capiscono che le cose non stanno andando come vorrei. Non sono una persona falsa ne tantomeno ipocrita. Quando le cose non mi piacciono le dico in faccia, non le mando a dire a nessuno. Sono sempre uguale rispetto agli anni di Ascoli, non sono mai cambiato”. Come giudica le stagioni di Fano e Sangiustese, le

marchigiane che sono nel suo stesso girone di Lega Pro? Possono arrivare ai play-off? “A Fano abbiamo perso 3-0 ma meritavano di vincere 8 a 3, mancammo una decina di palle gol proprio davanti alla porta. Nei miei confronti invece si sono comportati malissimo rivolgendomi frasi offensive e maleducate. Non mi ha fatto piacere ma sono cose che nel calcio possono capitare. La Sangiustese è una buona squadra, fa dell’aggressività la sua dote migliore. Conosco mister Giudici, è molto bravo e competente oltre ad essere una persona seria. Per i play-off però penso sia molto difficile”. Sicuramente avrà saputo che Fabrizio Corona è diventato il Presidente Onorario della Sangiustese. Che cosa ne pensa? “Sono cose che non mi interessano, io mi occupo del lavoro di campo. Quello che posso dire è che chi tira fuori i soldi per mandare avanti la squadra continuerà ad essere il presidente Crescenzi, non penso proprio che Corona ci rimetta di tasca sua per la Sangiustese”.

imissioni: una rarità a tutti i livelli. Figurarsi nel mondo del calcio dove, casi del genere, si contano sulle dita di una mano. Ecco perché, quando Gabriele Baldassarri (nella foto insieme ad Andrea Verdolini) ha deciso di rimettere il proprio mandato di allenatore della Ternana nelle mani dell’amministratore unico della società rossoverde Stefano Dominicis, la sorpresa è stata enorme soprattutto per il fatto che la squadra era in piena zona playoff. Con l’avvento sulla panchina umbra di Domenicali, sarà un caso o forse no, la situazione è abbondantemente peggiorata a dimostrazione della bontà del lavoro svolto dal tecnico marchigiano. Una lunga esperienza in panchina per Baldassarri: inizia in Eccellenza, a Camerino, ottenendo nel ‘98- ‘99 un brillante quarto posto. Poi molti anni insieme a Fabio Brini per un sodalizio solidissimo negli anni: Ancona, La Spezia, Martina Franca e Salerno, prima di ritornare a Terni dove era già stato dal 2004 al 2006 in Serie B. Ospite della trasmissione “Le Marche nel pallone” inevitabile la domanda rivoltagli da Andrea Verdolini sulle motivazioni che hanno portato a questa scelta, senza dubbio coraggiosa. “Certe situazioni - ha esordito Baldassarri - erano per me intollerabili. Per cui ho deciso queste dimissioni in un momento ancora positivo per il gruppo con una classifica che, rispetto alle ambizioni iniziali, era enormemente al di là delle migliori previsioni. Senza entrare nel merito ho voluto lasciare

e non ho assolutamente rimpianti”. Non credi che talvolta sia inevitabile, specie nel mondo del calcio, “tollerare” certi compromessi? “Forse, però non fa parte comunque del mio carattere e del mio modo di interpretare il calcio e le cose. Di Terni e dell’ambiente conservo comunque un ottimo ricordo”. Qual è il tuo giudizio sulle marchigiane in Lega Pro? “Il Fano sta facendo benissimo dopo una partenza difficile: ha avuto fiducia nel tecnico e in alcuni elementi fondamentali come Marinucci Palermo e Pazzi ed ora sta volando;credo possa puntare con decisione ai playoff. La Sangiustese ha un ottimo tecnico come Tiziano Giudici e il traguardo della tranquillità credo sia ampiamente alla portata”. In serie D Bikkembergs Fossombrone e Civitanovese possono puntare ai massimi obiettivi? “Sul Fossombrone non possono esprimermi con grande cognizione di causa: pur conoscendo molti giocatori ma non ho una conoscenza precisa del girone. Sulla Civitanovese invece mi sbilancio: con un tecnico come Osvaldo Jaconi, che conosco benissimo avendo vinto insieme nell’82-83 un campionato di C2, posso dire che nulla è precluso. Il pubblico è trascinante, la società seria e nel girone non ci sono squadre con un bagaglio tecnico nettamente superiore alle altre per cui….”.

qui SANGIUSTESE

La società si rafforza

Vito DS, Salvadori all’area tecnica D ue arrivi che vanno ad arricchire l’organigramma societario in casa rossoblu dopo quello, amplificato dall’eco dei media nazionali, del presidente onorario Fabrizio Corona. Il nuovo direttore sportivo è Enzo Vito (foto), 38 anni, napoletano (residente a Capri), legato da amicizia di vecchia data con Giovanni Sartori, direttore sportivo del Chievo Verona. In passato Vito ha ricoperto anche il ruolo di team manager della Nazionale Algerina. “Ho conosciuto Pantanetti – dice Vito – si tratta di una società dove si può lavorare bene e soprattutto in prospettiva. Fabrizio Corona? Penso sia una strategia positiva che potrà portare alla squadra benefici

sotto l’aspetto marketing, stiamo a vedere”. In casa rossoblu però salutano anche l’arrivo del nuovo responsabile dell’area tecnica: Christian Salvadori, giovane di Arezzo che in passato ha collaborato, con l’incarico di osservatore, con diversi direttori sportivi del panorama professionistico. Nelle ultime due stagioni ha svolto in prima persona il ruolo di direttore sportivo con il Sansovino e la Massese. “La Sangiustese è una bella realtà, è al secondo anno di Seconda Divisione e anche in questa stagione sta facendo bene. La squadra è gestita in modo positivo, basti solo pensare al vivaio giovanile che abbiamo e sta dando i suoi frutti”.

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Naturale o sintetico? Meglio la gramigna!

Parola all’esperto Lucio Porrà Perito Agrario

Come mai si vedono in giro certi campi che chiamarli di erba è quasi eufemistico? “L’erba che viene utilizzata nei nostri campi non va bene per il clima dell’Italia”.

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etti lo sguardo oltre la recinzione, lo guardi, non lo vedi messo benissimo (d’estate spelacchiato e bruciato dal sole, d’inverno acquitrinoso) e pensi: qui ci vorrebbe il sintetico. Caro vecchio campo sportivo, come stai? Erba sintetica o erba naturale, perchè questo è il vero dilemma. Ma siamo sicuri che il manto artificiale sia la panacea di tutti mali? Siamo proprio convinti che il primo sia più economico del secondo come spesso si tende a pensare? E perchè l’Olimpico di Roma è sempre in perfette condizioni mentre gli stadi di Firenze, Parma, Cagliari spesso si presentano brutti e malati? L’optimum è il campo in erba naturale con un doppio sistema: d’estate viene fatto affiorare un tipo d’erba che resiste al caldo, la gramigna (Bermuda Grass), mentre a settembre il loietto (Loium Perennis). La prima è indicata per i climi caldi e quando d’inverno ingiallisce ecco che spunta quella seminata a settembre. La gramigna va a formare un tessuto naturale sottoterra che

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evita anche il formarsi di buche. In quanto al sintetico è vero che si gioca sempre ma è anche vero che secondo una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità questi tappeti non sono poi così salubri: uno studio dell’Università La Sapienza ha confermato (almeno nei manti di prima generazione) la presenza di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), metalli pesanti e composti aromatici volatili in molti casi molto superiori ai limiti tollerabili. I campi in erba sintetica sono belli, pratici e un bel business anche per la Lega Nazionale Dilettanti, ma questa è un’altra storia. Campo in erba naturale. Prendiamo un terreno di superficie 100 x 50 e facciamo una proiezione a 10 anni. Per realizzare un manto (drenaggio sul letto di semina, impianto di irrigazione, trapianto zolle) occorrono 180 mila euro. Poi, dal 2° anno al 10° anno, bisogna spendere annualmente circa 10 mila euro per una serie di interventi (trasemina con loietto

per sopperire alla decolorazione, dormienza invernale, top dressing, concimazione, sabbiatura, decompattazione) e in 9 anni fanno 90 mila euro. Quindi, sommiamo i 180 mila euro iniziali ai 90 mila, arriviamo a 280 mila euro. Ogni anno il campo è nuovo. Campo in erba sintetica. Stessa superficie 100 x 50. La garanzia per questi tipi di impianti è di 10 anni. Il costo di realizzazione è di circa 270 mila euro. Poi, dal 2° anno al 10° anno, si spende mediamente 6 mila euro all’anno per la spazzolatura e la ricarica di materiali (totale 54 mila euro). Arriviamo al 10° anno e c’è la nota dolente relativo allo smaltimento di tutta la superficie del materiale che è considerato rifiuto speciale. Costo: circa 50 mila euro. Fin qui si è speso 374 mila euro (270 mila + 54 mila + 50 mila) e poi all’11° anno bisogna rifare il manto (sostituzione tappeto e ricarica) e occorrono altri 200 mila euro.

E quale sarebbe quella giusta? “I risultati sono sotto gli occhi di tutti, basta guardare all’Olimpico di Roma e nella nostra regione il campo di allenamento dell’Ascoli presso il centro sportivo “Città di Ascoli”. L’erba idonea è la gramigna, quella che infestava i campi dei nostri nonni. E’ perfetta, resistente, ha solo il difetto di perdere di colore alle basse temperature, insomma, ingiallisce. Ma a questo c’è una soluzione: si semina il campo con la gramigna e con loietto, così facendo si salva l’effetto cromatico”. Quali sono i vantaggi di questo tipo di erba? “I calciatori rischiano meno infortuni, il campo non necessita di rizollatura, ha bisogno di pochi tagli, consuma metà acqua e si può utilizzare perfino quella salata”. Quale consiglio dare ai puristi del campo in erba? “Per fine febbraio e inizio marzo si consiglia la prima concimazione di mantenimento”.

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SERIE D

Jaconi, Omiccioli e Siroti: tecnici in vetrina

Real Montecchio e Elpidiense Cascinare ad un passo dal baratro

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realtà: da un lato un tecnico capace di guidare hi pensava che i problemi della stagione al meglio un’autentica corazzata nelle ultime passata per le squadre marchigiane due stagioni come Mirco Omiccioli; in casa fossero un lontano ricordo, si è dovuto rossoblu invece l’esperienza e la capacità di invece ricredere. Le difficoltà maggiori sono per entusiasmare un’intera piazza di Osvaldo Real Montecchio ed Elpidiense Cascinare, Jaconi, tecnico che già detiene il record impegnate nella difficile e ormai quasi disperata di promozioni in carriera e che corsa ad un posto nei playout. Non sogna di allungare questo primato facile pensare ad una risalita per proprio nella “sua” Civitanova. due società che le hanno provate Se le speranze di vertice e playoff tutte cambiando molto in termini sono concentrate su queste due di uomini e guida tecnica: Emili è formazioni, comunque da applausi il terzo tecnico in casa elpidiense la stagione della Recanatese: dopo Cardelli e Marocchi mentre la squadra affidata a Siroti nella D’Alessio ha preso il posto di Pesce doppia veste di allenatoresulla panchina biancorossa. Poche giocatore con risultati ottimi speranze dunque ma la voglia osvaldo Jaconi grazie ad un organico consolidato matta di provarci fino in fondo. nel segno della continuità e una Nelle zone che contano invece sono difesa cui far gol sembra impresa assai ardua. due le speranze per la nostra regione anche se in Da seguire anche il giovanissimo Centobuchi gironi diversi: Bikkembergs Fossombrone di Piccioni, impegnato nella lotta per evitare e Civitanovese. Il fatto che entrambe i playout ma assolutamente in provengano dal campionato di grado di evitare questa fastidiosa Eccellenza non è affatto un caso: appendice; i biancocelesti, questo torneo è infatti riconosciuto trascinati dall’esperienza di Bifini come estremamente competitivo e Di Venanzio, devono solo evitare e non devono sorprendere questi l’altalena di risultati tipica della exploit frutto di realtà assai squadre dall’età media molto diverse. Da un lato Fossombrone giovane. Il rush finale in serie trascinata dal fenomeno sportivo, D è già iniziato e la speranza è mediatico e organizzativo chiamato quella che non si verifichi un’altra Bikkembergs in una realtà piccola mirco omiccioli Caporetto, come lo scorso anno, come quella metaurense; dall’altra con le inevitabili conseguenze parte la tradizione e l’attaccamento che ricadrebbero inevitabilmente su tutto il alla maglia del popolo civitanovese, tra i più panorama dilettantistico di casa nostra. passionali dell’intero panorama regionale. Diversi anche gli allenatori di queste splendide

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GuGlielmo mecozzi

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‘Mimmo’, una vita da mediano

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uando lo senti raccontare di quel calcio tanto diverso dal nostro verrebbe voglia di entrare in una macchina del tempo e tornare agli anni Cinquanta e Sessanta, quando per giocare a pallone ci volevano gambe e sudore. E fame di sfondare. Guglielmo Mecozzi, per tutti ‘Mimmo’, classe 1936, è stato un protagonista di quel calcio. Non ha giocato in serie A (e questo è il suo cruccio) però ne ha fatta di strada. La sua famiglia (papà Clemente e mamma Tina) gestiva una pensione, “Pensione Clemente”, ma lui voleva giocare a calcio. A 16 anni è titolare nella Robur Grottammare (Prima categoria e Promozione), poi nel 1954’55 è tra i ragazzi della Sambenedettese. “Nel ‘53 feci un provino con la Juventus – ricorda – ma studiavo e non se ne fece nulla”. L’anno dopo milita con le riserve della Samb, a quel tempo era un torneo che si giocava il mercoledì. La svolta nel 1956: arriva la maglia della prima squadra della Samb (serie B) dove resterà per cinque anni. “Ricordo l’esordio a Legnano - racconta – San Benedetto del Tronto non la conosceva nessuno, in quella partita marcai Palmer, che poi andò alla Juventus”. Il 25 gennaio del 1961 è una data che rimarrà nella storia del club rossoblu e della città: la Samb gioca in Coppa Italia contro la Juventus, neo campione d’Italia. Un evento storico per le Marche e il vicino Abruzzo. L’incontro è valido per l’accesso ai quarti di finale, il “Ballarin” è tutto esaurito. Scendono in campo fuoriclasse come l’asso argentino Omar Sivori e l’inglese John Charles. “Avevo il compito di marcare Sivori, quanto ha picchiato! Perdemmo 4-1 ma risultai il migliore in campo per la Samb”. Su Mecozzi si accende l’interesse di diverse squadre. “Il segretario Tacconi mi dice di passare in sede...io stavo tornando da Mantova col treno....”. E arriva la Lazio. Nella Capitale il giovane Guglielmo si porta anche la mamma e la sorella “così io pensavo solo a giocare”. Siamo nella stagione 1961-’62. E’ il 4 marzo, al ‘Flaminio’ c’è Lazio – Napoli. Il difensore Seghedoni segna ma l’arbitro Rigato di Mestre annulla perchè...c’è un buco nella rete e la palla oltrepassa la porta! La partita finisce 0-0 e per un punto la Lazio manca la promozione in serie A. I giornali scrivono: “Mecozzi all’Atalanta”. E invece va al Catanzaro. Ci resterà per tre anni. Torna poi alla Samb (serie C), nelle cui fila c’è un certo Franco Causio. Due stagioni in rossoblu, nella città che lo ha lanciato, poi Tolentino (serie D), due anni da allenatore-giocatore col Grottammare, un anno a Matelica. “Soddisfazioni? Le più grandi le ho vissute a San Benedetto – ricorda Mecozzi – vedere il ‘Ballerin’ così pieno dava

sensazioni uniche. Rimorsi? Forse uno: potevo restare alla Lazio qualche stagione in più”. E a proposito di Lazio: Mecozzi per un anno si è vestito gratis. Il motivo? C’era un negozio di abbigliamento di Roma che aveva istituito il “Premio Marisca”, in sostanza regalava un abito da uomo al miglior giocatore della domenica segnalato da una giuria di giornalisti. Forte ed elegante questo ‘Mimmo’! Peccato per la serie A che non è mai arrivata: “Sì, è il mio più grande rammarico: e pensare che ci hanno giocato calciatori meno dotati di me”. Infine, una curiosità: Mecozzi in tutta la sua carriera ha beccato solo una espulsione, lui era in maglia laziale, la squadra avversaria era la ‘sua’ Samb. Altro calcio, gente vera: firmato Guglielmo Mecozzi da Grottammare.

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1 - Una formazione della Lazio 1961-62, al Flaminio di Roma. Mecozzi è il secondo in basso, da sinistra, tra il capitano Seghedoni e l’altro marchigiano Bizzarri. 2 - Mecozzi in azione di gioco con la maglia del Catanzaro contro il Parma.

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nome: Guglielmo cognome: Mecozzi nato a: Grottammare, 13 Luglio 1936 ruolo: Centrocampista ha giocato con: Sambenedettese,

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Lazio, Catanzaro

In estate uscirà, curato da Michele Rossi, il primo fascicolo della serie Quaderni di Sport Grottammarese dal titolo: “Mimmo Mecozzi - Il pel di carota tutto polmoni”.

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3 - E’ il primo campionato ufficiale da protagonista di Mecozzi (il secondo da destra, in alto); siamo nel 1952-53 e ‘Mimmo’, appena sedicenne, titolare con la maglia della Robur Grottammare conquista la vittoria in campionato approdando in Promozione. 4 - Il 3 marzo 1957 ‘Mimmo’ Mecozzi con la maglia della Samb segna al 29’ il suo primo gol in Serie B (il secondo della vittoriosa partita contro il Brescia).

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Siamo andati a trovare a Villa Pigna Gianfranco Cuculli, santone ascolano dell’astrologia

Quella volta che mi incatenai perchè Bigon non ascoltava i miei consigli... “L’Ascoli finirà il campionato uno-due punti sopra l’Ancona” di Simone Mozzoni

Gianfranco Cuculli, spiega chi sei per chi ancora non ti conosce…. “Sono un pensionato di 65 anni. Dopo un passato come poliziotto ora aiuto mia moglie nella sua pizzeria che non a caso si chiama “Pizzeria del Cucù”. Da sempre però nel tempo libero mi diverto a studiare l’astrologia. Faccio previsioni a seconda dei segni zodiacali di una persona. Per esempio so dire con esattezza se due persone possono andare d’accordo oppure no. Questo sia nella vita ma anche nel lavoro. Inoltre curo la trasmissione “Sport e Musica” che va in onda su Quintarete il mercoledì sera. Posso vantare anche qualche apparizione in Rai e su Mediaset ma tutto senza prendere un euro, ci tengo a sottolinearlo”. La tua passione astrologica però si concentra molto anche sullo sport. “E nel calcio in particolare. Una squadra è composta da undici calciatori. Ebbene è

fondamentale sceglierli secondo il loro segno zodiacale altrimenti l’armonia di gruppo può venire a mancare”. Un parere sulla stagione dell’Ascoli. “I bianconeri stanno rispecchiando le mie previsioni. Infatti avevo immaginato l’avvio piuttosto negativo. Mister Pane del segno dello Scorpione fino al 18 gennaio ha dovuto convivere con un periodo sfortunato che ha portato poi al suo esonero. Poi con l’avvento di Pillon le cose sono cambiate radicalmente. Tutto ciò è avvenuto anche per il segno del tecnico veneto (Acquario) che è in un periodo particolarmente fortunato. Per i play-off però ci sono speranze minime, quasi nulle. Io personalmente non ci credo. Posso dire con certezza però che l’Ascoli finirà il campionato con uno o due punti in più dell’Ancona che è destinata a scendere. La svolta della stagione dell’Ascoli si è avuta con l’avvicendamento del portiere. Guarna infatti è del segno del Leone, da quando Giove ha cambiato segno ne ha beneficiato moltissimo”. Chi saranno i bianconeri i più fortunati nell’immediato futuro? “Il Presidente Benigni è Pesci e non dovrebbe avere problemi fino al prossimo anno. Adesso i segni fortunati sono quelli d’acqua quindi Pesci appunto, Cancro e Scorpione. Quindi se posso dare un consiglio a Pillon non rinuncerei mai a Lupoli (Cancro) e Di Donato (Pesci). Per Bernacci (Sagittario)

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e Antenucci (Vergine) non sarà un periodo positivo. Romeo (Capricorno) invece non avrà più problemi fisici”. Una curiosità. Esattamente 15 anni fa, il 23 febbraio 1995, ti incatenasti al cancello del campo di Castorano dove l’Ascoli si stava allenando. Raccontaci quell’episodio. “Era una forma di protesta contro l’allenatore Bigon che non schierava mai la formazione che gli suggerivo. Stavamo rischiando seriamente di retrocere in Serie C, cosa che puntualmente avvenne a fine stagione, nonostante una rosa ottima per il campionato cadetto. Mi incatenai per scuotere l’ambiente, gli stessi giocatori ma non servì a nulla, Bigon non mise mai in pratica i miei pareri e retrocedemmo”.

E’ vero che altri allenatori ti hanno cercato per qualche consiglio? “Assolutamente sì. Glieli ho dati, li hanno messi in pratica e poi hanno raggiunto l’obiettivo che si erano prefissi a inizio anno. Comunque astrologicamente il modulo migliore è il 4-4-2 con qualche accorgimento particolare. Il portiere deve essere un segno d’aria quindi Bilancia, Acquario o Gemelli. In difesa al centro un Leone che comanda e un Capricorno o Vergine in marcatura. I terzini devono essere Cancro o Toro. A centrocampo vanno benissimo Capricorno, Leone e Pesci che solitamente hanno i piedi buoni. Le punte vanno scelte tra Ariete, Acquario, Bilancia e Gemelli. Il segno Scorpione invece è un jolly, può ricoprire tutti i ruoli”.

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ECCELLENZA

Vis Pesaro, nulla è perduto L

Il presidente Castellucci scaccia la crisi e crede nell’impresa: la città merita i play-off

a Vis Pesaro sta uscendo da un momento non proprio positivo, l’assenza di risultati importanti infatti ha fatto scivolare la squadra fuori dal podio, ma non certo dai playoff. I ragazzi di Scardovi dunque, decimati da infortuni e squalifiche, hanno subito due mesi di calo, un periodo difficile dal quale però la squadra sta uscendo pronta al rush finale del campionato. “Secondo me lo stop subìto è dovuto maggiormente agli infortuni e alle squalifiche, nient’altro. Due mesi – racconta il presidente Giuliano Castellucci (foto) - in cui ci è mancata praticamente tutta la difesa titolare e il mister ha dovuto utilizzare giocatori fuori dal proprio ruolo per sopperire a questo problema. Cominciamo solo adesso ad uscire da queste difficoltà dopo aver recuperato giocatori, non si è trattato di uno o due, ma di cinque o sei persone inutilizzabili per lungo tempo”. Nessuna colpa dunque all’allenatore per il momento poco positivo, la panchina è salda più che mai, proprio dopo esser stato capace di gestire la difficile situazione dell’ultimo periodo:

“Non è assolutamente in discussione l’operato dell’allenatore, anzi: avrei voluto vedere qualsiasi altro tecnico alle prese con gli stessi problemi, senza avere una squadra titolare per due mesi come si sarebbe comportato. Poi se mettiamo anche un po’ di sfortuna, pali, traverse varie ecco che si capisce il perchè di tutto questo”. Non cambia però l’obiettivo della società pesarese che resta lo stesso: “Abbiamo sempre detto che cercavamo una salvezza tranquilla e per quello penso che in linea di massima non ci siano grandi problemi per il suo raggiungimento – commenta Castellucci – ovviamente poi vorremmo rientrare nei playoff, dato lo spogliatoio, i ragazzi, la voglia di fare che c’è e l’entusiasmo, penso proprio che possiamo riuscirci”. E’ lungo infatti ancora il cammino del campionato di Eccellenza che terminerà il 25 aprile, con tante partite e diversi turni infrasettimanali davanti. “Penso che con i tre punti tutto sia possibile – conclude Castellucci – si possono ribaltare i risultati. Noi ovviamente ci auguriamo di rientrare nei playoff, la città lo chiede e lo merita”.

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Un successo la partecipazione al Torneo di Viareggio In evidenza Biancucci, D’Angelo e Carioti

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Urbania, l’elogio del fai da te U Il campionato secondo Pazzaglia: bel calcio da Vis Pesaro e Jesina, pollice verso per Osimana e Urbino

n campionato da applausi: salvezza mai in discussione e ora un piazzamento playoff da conquistare senza particolari assilli: Simone Pazzaglia si gode la grande stagione della sua Urbania e guarda con serenità alla parte finale del torneo: “Il nostro campionato lo abbiamo già vinto: disputare un campionato come ha fatto fin qui la squadra riempie di soddisfazioni. Abbiamo possibilità limitate rispetto ad altre realtà: Urbania ha 7000 abitanti circa e deve far forza sulle proprie peculiarità. Sono

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pochissimi gli elementi che vengono da fuori, in pratica tutta la squadra è di Urbania”. Certo, la qualificazione ai playoff sarebbe un bel premio: “Non è un nostro assillo e non deve diventarlo, se i playoff arriveranno saranno bene accetti. Ora cerchiamo solo di toglierci belle soddisfazioni continuando a giocare come sappiamo: ci sono ancora i derby con Vis Pesaro, Real Metauro e Urbino. Mi ripeto: la gioia vera è ottenere questi risultati puntando forte sui ragazzi che ho avuto il piacere di allenare già

quando ero impegnato nel settore giovanile”. Soddisfazioni importanti in una Eccellenza grandi firme che però non ha particolarmente impressionato dal punto di vista del gioco: “Devo dire che non ho visto particolari novità dal punto di vista tattico – continua Pazzaglia - anche alla luce delle difficoltà che ogni singola gara presenta. Le due squadre di testa, Sambenedettese e Fermana, hanno organici assolutamente importanti e molto bene costruiti: giocatori capaci in qualsiasi momento. Per il resto, nella prima parte del torneo, mi ha favorevolmente impressionato la Vis Pesaro che esprimeva un gioco molto piacevole da vedere, negli ultimi tempi è stata un po’ in difficoltà a causa di molti inconvenienti fisici. A mio avviso anche la Jesina ha fatto vedere buone cose, mostrando grande personalità. Sono loro le squadre che hanno portato qualcosa di nuovo da un punto di vista tecnico e tattico. Le delusioni? Effettivamente ci sono formazioni che hanno reso meno di quanto pensassi. Il Montegranaro era partito benissimo prima di attraversare un lungo momento di difficoltà ma anche l’Osimana, che ha cambiato moltissimo, ha deluso dal punto di vista dei risultati. Infine anche l’Urbino, che reputo una squadra formata da elementi di assoluto valore tecnico, non è riuscita a trovare il giusto equilibrio”.

er i ragazzi che hanno partecipato è stata un’esperienza indimenticabile, per la società rossoblu invece l’appuntamento con la storia. La partecipazione della Sambenedettese al Torneo di Viareggio, senza alcun dubbio, porta con sè aspetti estremamente positivi. Innanzitutto la possibilità di confrontarsi con i migliori vivai del panorama dilettantistico nazionale è uno stimolo importante alla crescita dei giovani rossoblu. Dopo un esordio non facile contro il Cesena, concluso con il successo dei bianconeri 3-1 e la rete rossoblu realizzata da Guidi su rigore nel finale. Nel secondo match in programma invece D’Angelo e compagni hanno centrato la prima storica affermazione in questo prestigioso torneo, superando 1-0 i macedoni del Belasica Strumica: decisiva la rete di Anthony Carioti, prodotto del vivaio rossoblu ceduto in prestito alla Cuprense. Risultato storico che permetteva ai ragazzi di Voltattorni, seguiti nel corso del torneo da Sergio Spina, Ottavio Palladini e dal responsabile dal responsabile dell’area tecnica Gabriele Consorti, di giocarsi la qualificazione al turno successivo nel terzo match contro la Fiorentina di Renato Buso. Impegno proibitivo che ha visto i rossoblu soccombere 3-0, nonostante una prova tutto cuore e grinta dei giovani marchigiani privi, in questa sfida decisiva, di due elementi fondamentali come D’Angelo e Biancucci. I due giovanissimi si sono ampiamente rifatti andando entrambi a segno, ventiquattro ore dopo la partita con i viola, nel match vinto dalla prima squadra in casa della Fortitudo Fabriano 3-0: giornata indimenticabile in particolare per Davide Biancucci (foto), classe 1991, all’esordio in prima squadra e subito in gol.

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PROMOZIONE A / B

Viti: “Castelfidardo merita il salto di categoria” Il tecnico è sicuro: prepariamoci a vivere due mesi di colpi di scena di roberto cruciani

Le sue qualità tecniche ed umane sono riconosciute da tutti gli addetti i lavori e lui lo ha dimostrato nelle precedenti esperienze in panchina. Nello Viti (foto), 50 anni compiuti, dalla scorsa stagione alla guida del Castelfidardo conosce meglio di chiunque le difficoltà del campionato di Promozione. Grande esperienza in ambito giovanile, in particolare con il Montegranaro dove conquista il titolo di Campione d’Italia dilettanti con la formazione Allievi (in quella squadra anche il figlio Daniele, ora in Eccellenza proprio con i gialloblu), inizia la sua avventura in prima squadra proprio con la squadra calzaturiera, con la quale approda in Eccellenza al termine della stagione 2005-2006. Dopo la parentesi alla guida della Maceratese arriva la chiamata del presidente Costantino Sarnari e l’approdo sulla panchina biancoverde: “Sicuramente questo è un ambiente ideale, in cui si lavora molto bene e dove l’organizzazione è veramente il massimo. La

società meriterebbe veramente il salto di categoria per come è strutturata, per l’impegno e la passione che ci mettono. Il presidente è molto presente, un vero appassionato che ci ha chiesto di fare bene: questo non vuol dire che il successo finale deve diventare un assillo p e r

noi ma che dobbiamo lottare per stare al vertice insieme alle altre”. Lei è arrivato a Castelfidardo lo scorso anno, a stagione in corso. “Si, a girone di ritorno già iniziato. La squadra disputava il girone B.

Abbiamo tenuto un buon ritmo mantenendo la zona calda lontana ma la distanza accumulata dai playoff era troppo importante. Quest’anno invece siamo nel girone A che personalmente affronto per la prima volta e ce la stiamo giocando insieme alle altre nella zona playoff”. Quali differenze tecniche e non solo ha notato tra i due gironi? “Questo girone l’ho scoperto quest’anno, mentre quello B l’ho fatto per diverse stagioni. Al nord ho incontrato squadre molto preparate da un punto di vista fisico, corrono moltissimo e devo dire che si gioca molto senza particolari tatticismi. Nel girone B ci sono campi più difficili dove è difficile fare risultato e, nello stesso tempo, si incontrano spesso giocatori molto esperti che spesso finiscono col fare la differenza. Devo dire che sono stato particolarmente colpito dal girone nord, ogni squadra è ben preparata”.

A Comunanza canta Soprano “Dimostro il mio attaccamento a questa maglia gara dopo gara”

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i chiama Nicola Soprano (foto), classe 1991, la più bella sorpresa della stagione del Comunanza. Prodotto di un settore giovanile dal quale quest’anno la società ha attinto come non mai, il talentuoso centrocampista si è ritagliato un posto da titolare nella formazione del mister De Angelis, grazie sicuramente alle sue qualità messe in evidenza ogni qualvolta chiamato in causa. Oltre alle sue doti, da sempre messe al servizio della squadra, a rendergli il favore del pubblico amico anche la facilità con la quale riesce ad andare in rete: fantasia e concretezza dunque al servizio del Comunanza. Che

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avere

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ruolo da protagonista nella squadra in cui si e’ cresciuti calcisticamente? “Sicuramente ha determinato il mio grande attaccamento alla maglia, cosa che penso di dimostrare partita dopo partita. Lo confermano anche i “miei” tifosi che, con il loro affetto, sono motivo di grande orgoglio per me”. Qual e’ stata l’emozione più grande f i n o r a provata?

“Senza dubbio la rete contro il Porto Potenza, bella ed importante perché arrivata allo scadere ed è valsa la vittoria per la mia squadra”. Il tuo sogno nel cassetto? “Ai sogni non voglio pensare. Voglio solo continuare a fare bene e rimanere con i piedi ben piantati per terra. Non vedo l’ora di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi insieme

alla società, al mister e ai miei compagni”. Qual e’ stato l’avversario più difficile che hai affrontato? “In un campionato di Promozione tutti gli avversari sono difficile da affrontare ma, se devo scegliere dico il Trodica: hanno giocatori di grande esperienza e questo sul campo si fa sentire”. Hai qualche ringraziamento particolare da fare? “Sicuramente l’allenatore della Juniores Andreucci, mister De Angelis, la società e soprattutto i miei compagni che in ogni allenamento mi aiutano a crescere”. (Daniele Conti)

In vetta c’è grande concorrenza. Quali le avversarie più temibili? “Difficilissimo fare pronostici e non lo dico per diplomazia. Ogni settimana ci sono risultati che smentiscono quelli di sette giorni prima. A noi è bastato fare un punto in due gare, un piccolo passaggio a vuoto, per allontanarci dal vertice. Non si può mollare la presa e allentare la tensione è molto pericoloso. Le favorite? La Pergolese sta andando molto bene ma devo dire che la Belvederese si è rafforzata nel mercato di dicembre e ora, con la coppia SecchiaroliBernabucci, possiede un potenziale offensivo veramente importante. Non assolutamente un discorso chiuso, assolutamente: il New Relax Rio e la Passatempese, ad esempio, sono li con noi e sarà una lunga volata fino al termine. Il tutto si risolverà in primavera e probabilmente nelle ultimissime giornate. Saranno due mesi da vivere tutti d’un fiato in cui i colpi di scena non mancheranno di sicuro”.

Sangiorgese, il domani è firmato Diomedi Giovani nerazzurri crescono. Roberto Diomedi (foto), classe 1989, è la più bella speranza del calcio sangiorgese. Ha un fiuto del gol straordinario, nel derby (perso 4-3) contro i l Campiglione ha messo dentro una splendida tripletta. E’ un cammino difficile quello della Sangiorgese, che dovrà raccogliere tanti punti per la salvezza e per cui Roberto Diomedi e suo fratello Riccardo (classe 1992) sperano di contribuire. “Al momento la classifica non è quello che vorremmo – afferma con decisione il bomber nerazzurro - puntiamo a salvarci questo sì e spero che i miei gol servano a raggiungere questo obiettivo. Personalmente non mi lamento, ho realizzato nove reti, il mio obiettivo erano dieci. Speriamo adesso di fare i punti che ci mancano alla salvezza prima possibile”.

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FLASH NEWS L’Officina 36 Mondolfo (Seconda categoria girone C) ha un nuovo allenatore: carlo casucci, 40 anni, di Senigallia. Casucci ha preso il posto del tecnico uscente Fabrizio Montagna.

scuola calcio azzurra colbordolo

Il futuro dei giovani passa da qui II presidente Mauro Vichi illustra finalità e obiettivi di un progetto ambizioso competitivi nel campionato di Promozione; dovevamo quindi trovare una soluzione. La scelta è stata tutto sommato facile e fisiologicamente logica in quanto gli amici di Gallo, che partecipavano al campionato di Prima categoria, hanno condiviso con entusiasmo questo progetto di fusione. Già nell’Azzurra era forte la componente di dirigenti provenienti da Gallo, il mister dell’Azzurra e il direttore sportivo della società di Gallo sono faratelli quindi il “matrimonio” è stato semplice. Ne è nata una società, con il nome Atletico Gallo Colbordolo, che continuerà a puntare sui giovani provenienti dal settore giovanile (ora sono 15 su 20 in prima squadra) e avrà un’attenzione particolare al budget per disputare un campionato che doveva avere

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l nome Azzurra Calcio da molto tempo è riconosciuto nel mondo del calcio giovanile marchigiano.

Mauro Vichi, quale bilancio puoi fare di questi anni alla presidenza del settore giovanile? “Sono passati tanti anni dall’inizio della mia presidenza, era il 1998 e i dirigenti mi chiesero di passare dal settore tecnico a quello dirigenziale. Già partecipavamo da due anni ai campionati regionali con Allievi e Giovanissimi, da allora ne abbiamo sempre fatto parte. Per cinque anni abbiamo vinto il campionato Giovanissimi e per tre ci siamo imposti nella fase regionale, un anno abbiamo vinto il campionato anche con gli Allievi. Mantenersi su questi livelli non è semplice soprattutto ora che molte società selezionano giocatori in ambito

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provinciale e regionale per i propri settori giovanili. Noi operiamo in un piccolo comune e siamo arrivati alla ragguardevole cifra di 350 tesserati fino gli Allievi e siamo riusciti, lavorando fin dalle prime fasce di età, a rimanere competitivi per tutti questi anni”. La crisi che ha colpito tutti i settori economici e finanziari, ha in qualche modo investito anche la vostra società? “Sicuramente si, se pensiamo che oltre il 50% degli introiti del settore giovanile provengono da sponsorizzazioni e pubblicità possiamo immaginare come tutti noi abbiamo dovuto affrontare e stiamo affrontando un difficile momento. Noi siamo partiti da un presupposto: non ridimensionare il settore giovanile mantenendoci

come principale obiettivo la salvezza”. Ma state andando oltre le aspettative? “Se pensiamo che lo scorso anno ci siamo tirati fuori dai playout a due giornate dal termine e siamo ripartiti con la stessa squadra ad eccezione di un giocatore, possiamo essere più che soddisfatti. Forse una maggior organizzazione societaria e un ritrovato entusiasmo, dato dalla fusione, hanno contribuito a disputare un campionato sino ad ora altamente positivo. L’entusiasmo ha coinvolto anche le istituzioni, infatti l’amministrazione comunale in accordo con la società sportiva darà il via, al termine di questo campionato, la costruzione della tribuna coperta”.

A Marotta si scoppia di salute La squadra di Seconda categoria è in vetta, il Real vede i play-off

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opo anni avari di soddisfazioni, il calcio marottese sta finalmente vivendo una stagione magica, con le due squadre della città ai vertici dei rispettivi campionati. Il Marotta, impegnato nel girone C di Seconda categoria è saldamente aggrappata al primo posto con 5 lunghezze di vantaggio sulla più immediata inseguitrice. In Terza categoria sta andando fortissimo anche il Real Marotta del presidente Giuseppe Vasallucci. Il team di Mister Ceccarani è salito al secondo posto alle spalle del Calcinelli. Nella società nata da soli due anni c’è grande soddisfazione. “Stiamo andando molto bene – spiega il direttore sportivo Massimo Santilio – ma rimaniamo con i piedi per terra. Siamo sereni, non guardiamo alla capolista. Abbiamo lo scontro diretto in casa, vedremo solo alla vigilia della partita se saremo

ancora in scia, ora pensiamo solo a noi stessi. L’obiettivo rimane quello di centrare l’accesso ai play-off. La squadra è in grandi condizioni, ben allenata e motivata. Peccato solo aver perso troppi punti nelle prime giornate del girone di andata, probabilmente per l’organico molto rinnovato”. Una rosa ulteriormente rafforzata nel mercato di dicembre con gli arrivi di Bruscia dai “cugini” del Marotta e Serafini dal Cuccurano, autore già di 5 gol. “Due ottimi innesti che si sono subito ambientati. Ma tutti i giocatori stanno disputando fin qui una stagione eccezionale”. L’attacco è esplosivo. “Davanti abbiamo giocatori di esperienza e di grande tecnica che potrebbero tranquillamente giocare in categorie superiori. Pantaloni, Di Biase e Cimarelli stanno facendo davvero bene e il merito è sicuramente di tutta la squadra”.

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PESARO qui new relax rio

qui borGo massano

Progammare, organizzare ed investire

Esordio col botto: subito Seconda

La struttura sportiva di Rio Salso fiore all’occhiello di tutta la provincia

Da questa stagione si gioca sul proprio campo sportivo

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re verbi che in sintesi racchiudono alla perfezione, la missione e lo spirito che anima la società sportiva di Rio Salso e che da anni sono il filo conduttore dei programmi di ogni singola stagione sportiva: programmare, organizzare ed investire. Una politica che non guarda in primo piano, non l’ha fatto neanche in passato, solo alla categoria d’appartenenza e ai relativi risultati sportivi, ma che focalizza i propri obbiettivi, a partire da tutto quello che parallelamente necessita in termini di strutture e servizi per disputare degnamente i vari campionati. E’ questo in fondo quello che da ormai 10 anni i dirigenti del Rio Salso hanno deciso di fare e immancabilmente, quasi come un puzzle da comporre, ogni anno investono risorse per migliorare le proprie strutture sportive. Una politica che, passo dopo passo e anno dopo anno, ha consentito nel tempo di strutturare un impianto sportivo per la pratica del calcio di tutto rispetto, considerato da molti addetti ai lavori come un vero “fiore all’occhiello” per la provincia di Pesaro e Urbino. Soprattutto negli ultimi anni, supportarti anche dall’amministrazione di Tavullia, si

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è investito tanto, nonostante un campionato particolarmente impegnativo da onorare come la Promozione, in considerazione di un paese di solo 900 abitanti. Di rilievo in particolare le opere per la realizzazione della tribuna coperta da circa 250 posti con annessi servizi e i lavori per il meraviglioso campo da calciotto in erba sintetica adiacente allo stadio principale. Da non dimenticare poi tutti gli interventi dedicati anche all’arredo urbano e alla riqualificazione sociale destinata a verde pubblico, di spazi incustoditi limitrofi agli impianti stessi. Strutture e servizi che quotidianamente accolgono e permettono di svolgere attività sportiva alla Prima squadra, a quella femminile impegnata nel campionato di serie C Emilia Romagna, di quelle di calcio a 5 (maschile e femminile) e di quasi tutta l’attività di base del settore giovanile dell’Avis Valfoglia. Un movimento calcistico che non ha eguali in una realtà di circa 900 abitanti ma dalla sfrenata passione per il calcio. A contorno di tutto questo, particolare importanza è stata data anche all’aspetto comunicativo e di immagine, potendo disegnare in termini di offerta alle ditte che sostengono la società e non solo, visibilità televisiva, mediatica, audio, ecc. La società di Rio Salso, non a caso, è stata una delle prime a livello regionale ad avere un proprio sito ufficiale www.riosalsocalcio.it nonché una delle poche nella categoria ad avere tra le proprie mura l’emittente televisiva La 8-9 di Rimini, con riprese e servizi delle partite in onda durante la settimana nei vari rotocalchi sportivi. All’orizzonte, in termini di impegno, molto lavoro ancora da fare è previsto nel settore giovanile dell’Avis Valfoglia.

molti sembrava improbabile, eppure l’esempio positivo arriva da Borgo Massano. Il 3 luglio del 2008, mentre tante società subivano gli effetti della crisi economica, è nata una mosca bianca, anzi biancoverde, a dimostrazione che quando c’è passione, impegno e dedizione le cose vanno sempre nella giusta direzione. All’inizio per molti è stato difficile accettare la scelta di costituire una nuova società, in un paese di circa 1000 abitanti dove già è presenta una squadra di Seconda categoria; il tempo pero ha fatto il suo corso e senza dubbio alcune di quelle persone sono in tribuna durante il fine settimana a tifare per entrambe le squadre. La scelta dei dirigenti biancoverdi è stata quella di voler andare da soli, andando incontro ad errori e difficoltà indispensabili coloro che per vogliono crescere. Perché poi con uno sforzo di volontà ci si accorge come, trovando il giusto compromesso, ci siano tante cose fattibili e tante persone disposte a condividere queste esperienze. La stagione 2008-09 è stata disputata sul

campo comunale di Ca’ Gallo. Il Borgo ha ottenuto col massimo, vincendo il campionato di Terza categoria contro un avversario assai ostico come il Babbucce, che mai ha mollato la presa fino all’ultima giornata. L’ultima gara casalinga è stata un’autentica apoteosi per il trionfo: vittoria, festeggiamenti sul campo, scorpacciata di pesce per trecento persone alla quale ha partecipato praticamente tutto il paese e la sera poi tutti a cantare e ballare. Tutto questo sostenuti da un gruppo di tifosi sempre presenti, dalla prima all’ultima partita: presenti anche persone che probabilmente non seguivano una partita di calcio da anni ma con tanta voglia di fare festa assieme ai propri amici. Nella stagione in corso gli impegni si sono moltiplicati: il campionato di Seconda categoria ha portato con s e anche la disponibilità del campo di Borgo Massano, compresa l’intera gestione degli impianti sportivi comunali. Non è stato semplice farsi carico di tutto ma gli sforzi societari hanno portato i giovani biancoverdi a giocare nel paese di cui la squadra porta il nome.

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FLASH NEWS All’offagna (Promozione A) si cambia: Maurizio Marincioni si è dimesso. Al suo posto la società ha promosso l’allenatore della juniores andrea moschini.

Gianfranco Ferretti si è dimesso dalla guida tecnica del Vallesina (Promozione A). Il nuovo allenatore è claudio mencarelli, ex Monserra.

Una passione chiamata Monserra Il Presidente Lamberto Ubaldi a cuore aperto: “Dalla prima squadra ai giovani: una fusione perfetta”

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a prima squadra protagonista di un campionato assolutamente positivo, un settore giovanile curato nei minimi dettagli e una società impegnata anche dal punto di vista sociale. Questo è il Monserra, società nata nel 1996 dalla fusione di due realtà confinanti, Montecarotto e Serra de Conti. Nessun problema di convivenza come sottolinea il presidente Lamberto Ubaldi (foto): “La nostra è una esperimento che va avanti da quattordici anni nel migliore dei modi: si va avanti con grande comunione di intenti e questo è un merito che va dato ai dirigenti ma soprattutto alle famiglie dei ragazzi che fanno parte del nostro settore giovanile”.Un vivaio importante quello biancorosso che nel complesso vanta ben 170 ragazzi a partire dalla Juniores provinciale di Bruno Fabbretti, fino ai piccoli amici, ovvero i nati negli anni 2002-2003: “Puntiamo molto sul nostro settore giovanile sul quale concentriamo molto i nostri sforzi - continua Ubaldi - ma con un indirizzo preciso: i r i s u l t a t i non sono importanti quando si parla di settore giovanile ma iniziano a contare solo in prima squadra. Per i ragazzi non vogliamo allenato rima educatori, capaci di mettere in atto quei valori che possano determinare un

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autentico spirito di gruppo, importantissimo in ragazzi così giovani”. Un presidente molto attivo in tutti gli aspetti della società: cura e aggiorna personalmente il sito della squadra (www.monserracalcio.it), accompagna la prima squadra in panchina ogni qual volta scende in campo ed è il responsabile del settore giovanile. “Per quanto riguarda il nostro portale, se vogliamo averne uno bisogna aggiornarlo e dunque c’è bisogno di qualcuno che lo faccia; in panchina ci vado perché mi piace essere vicino ai ragazzi durante la gara mentre l’attività con il settore giovanile spesso è quella che ti grandi soddisfazioni”. Soddisfazioni e riconoscimenti per l’attività giovanile coma avvenuto nel mese di Dicembre con l’assegnazione da parte della FIGC della Green Card, riconoscimento alla diffusione di una immagine sportiva ed educativamente fondata, da parte del professor Mandolini, responsabile t e c n i c o provinciale dell’Attività di Base. “Un premio riconosciuto per la consegna di un Kit di abbigliamento completo a Joele, un r a g a z z o del posto diversamente abile. La vera gioia è stata quella di vedere felice il ragazzo con un gesto semplice e sincero che onora la nostra società

con la quale puntiamo alla valorizzazione di uno sport sano e pulito”. Non solo settore giovanile ma anche una prima squadra che sta disputando un ottimo campionato in Prima categoria: “Siamo soddisfattissimi della squadra e del lavoro che stanno svolgendo con mister Coniglione anche perché non ci troviamo nelle zone nobili della classifica senza essere partiti con obiettivi di vertice. Il nostro punto di partenza è quello di rispettare il bilancio e, anche alla luce di questo, abbiamo una rosa piuttosto ristretta come mostra il fatto che in pratica abbiamo due soli attaccanti: Tigano e Mobili. In giro circolano cifre folli per la categoria e dunque

preferiamo non fare il passo più lungo della gamba, puntando sul gruppo e su questi ragazzi che stanno facendo veramente molto bene. Se dovesse arrivare qualcosa di estremamente positivo in termini di risultati ne saremmo onorati ma se questo non dovesse arrivare continueremo serenamente a fare la nostra avventura sempre nel rispetto innanzitutto del bilancio e puntando forte sulle nostre risorse interne. Il tutto sfruttando anche l’impianto sportivo di Montecarotto, a detta di molti addetti ai lavori, tra i migliori del campionato”.

usap aGuGliano polVeriGi

“Dobbiamo riacquistare fiducia” Il maltempo ha condizionato tutta la stagione

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’Usap dopo un buon girone di andata è costretto a rincorrere, il freddo e le pessime condizioni ambientali hanno influito sulla stagione. La squadra di Polveriggi nelle ultime gare ha raccolto un magrissimo bottino, tanto da vanificare gli sforzi e i risultati maturati almeno fino a Natale. Adesso l’obiettivo è quello di acquistare maggiore serenità e tornare a vincere. “La sosta natalizia è stata dannosissima per noi – commenta l’allenatore dell’Usap Giorgio Rossini (foto) –. Al termine del girone di andata eravamo in zona play off, poi abbiamo perso qualche incontro e parallelamente la serenità di giocare cosa che ha finito inevitabilmente per ripercuotersi sul nostro rendimento. Quando non si gioca sereni, anche le cose più semplici diventano difficile, è proprio qui che dobbiamo lavorare di più. Sono convinto che, basterà vincere qualche partita per iniziare a giocare come prima,

poi la classifica è molto corta e quindi possiamo disputare ancora una bella stagione”. Si è fatto un gran parlare a cavallo di gennaio e febbraio delle pessime condizioni ambientali che hanno fatto saltare delle partite, che hanno causato numerosi infortuni in tutte le squadre proprio a causa delle temperature molto rigide. “Non dobbiamo dimenticarci – conclude Rossini – che siamo nei dilettanti, i giocatori non hanno possibilità di allenarsi con continuità come nei campionati maggiori. Inoltre a causa delle partite saltate siamo stati costretti a turni infrasettimanali che sicuramente non hanno aiutato. In merito alle condizioni dei campi, noi siamo fortunati, il campo di Polveriggi non era praticabile e ci siamo spostati ad Agugliano, molte altre società come Staffolo e Cupramontana devono ancora recuperare. Una condizione che sicuramente ha influito sull’andamento della stagione”.

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Real Castelfidardo, la ‘prima’ di Gigli “In Terza categoria basso livello tecnico? Sbagliato. C’è grande impegno e professionalità”

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’ alla sua prima esperienza alla guida tecnica di una squadra, dopo una lunga e prestigiosa carriera sul rettangolo verde come giocatore. Angelo Gigli (foto), 40 anni ancora da compiere, ha accettato di buon grado l’incarico offerto da Marco Magi e Sauro Fiorucci, rispettivamente presidente e direttore sportivo del Real Castelfidardo. Dopo un girone di andata da metà classifica la squadra sta cercando la risalita con l’obiettivo di raggiungere i play-off. “Per tre anni sono stato lontano dal calcio – commenta mister Gigli - per problemi di lavoro. Facendo l’agente assicurativo ho dovuto smettere perché il tempo a disposizione per questa passione era diventato veramente poco. Sono

alla prima esperienza in panchina e affronto con grande entusiasmo questa opportunità nella quale riesco a conciliare anche gli orari degli allenamenti che svolgiamo dalle 21:00 alle 23:00”. Un torneo di Terza categoria che sembra aver sorpreso il tecnico fidardense: “Effettivamente sì. Non avevo un riscontro diretto di questo campionato che mai ho affrontato da calciatore ma devo dire che sono rimasto favorevolmente stupito. Molti colleghi parlano di un campionato dal tasso tecnico limitato e invece devo dire che si sbagliano: ho visto grande impegno, professionalità e un livello tecnico piuttosto alto. Ogni gara è estremamente difficile e non sarà facile raggiungere la

zona playoff. Ho grande fiducia nelle possibilità dei miei ragazzi – continua – e devo ringraziarli per l’impegno che ci mettono. Come tutte le squadre formate da ragazzi giovani, dall’età media piuttosto

bassa rispetto alle altre squadre del girone, si applicano moltissimo e hanno grande voglia di migliorarsi. Lavorare in queste condizioni è un piacere e io spero di mettere la mia esperienza a loro disposizione”. E di esperienza Angelo Gigli ne ha da vendere: centrocampista di grande concretezza inizia la sua carriera con il Loreto, prima di una lunga parentesi con l’Osimana in Eccellenza e serie D, prima di passare al Potenza Picena dove subisce un grave infortunio che lo tiene lontano dai campi di gioco per una intera stagione. Torna a giocare sempre nel club potentino prima di passare al Camerano per poi chiudere nelle ultime stagioni con la Vigor Castelfidardo. “Sono molto soddisfatto della mia carriera da

giocatore, avendo giocato dalla D alla Seconda categoria. Credo proprio di aver fatto il massimo di quello che avrei potuto fare sul rettangolo verde. Ho disputato campionati veramente importanti: ricordo Eccellenza e serie D con le maglie di Osimana e Potenza Picena. Erano gironi molto difficili e ancora non condizionati eccessivamente dalla regola degli under e tutte le squadre andavano affrontate sempre al massimo. L’infortunio a 27 anni? Credo che inevitabilmente ha penalizzato gli ultimi anni della mia carriera. Sarei potuto rimanere a ottimi livelli per almeno altre 4-5 stagioni, ma resto molto soddisfatto di quanto ho fatto e ammetto di non aver alcun rimpianto”.

Labor, una scuola calcio che funziona L’allenatore Gabriele Negozi racconta 20 anni di collaborazione con la società di Santa Maria Nuova

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’ la memoria storica della Labor, società con la quale ha vissuto intensamente gli ultimi venti anni della propria vita sportiva. Gabriele Negozi è un fedelissimo della società di Santa Maria Nuova, nella quale ricopre un doppio ruolo assai importante: in prima squadra collabora in qualità di preparatore dei portieri mentre nella scuola calcio arancionera. Una passione vissuta appieno da una persona che vive con passione questa esperienza e il contato con gli atleti e il rettangolo verde. “Sono molti anni che alleno qui a Santa Maria Nuova, una società con la quale sono cresciuto e con la quale collaboro da ben venti anni: una fedeltà assoluta a questi colori. Il mio compito principale compito riguarda i più piccolini: Piccole Amici e Pulcini”. C’è entusiasmo nelle sue parole quando parla di questa esperienza con i bambini: “In mezzo al campo sono uno di loro, coinvolto al massimo nelle attività che svolgiamo. Si tratta delle categorie dei più piccoli; i Piccoli Amici ad esempio sono ben diciotto, tutti nati tra il 2002 e il 2004: bisogna farli divertire e dunque ogni settimana preparo situazioni di gioco diverse tra di loro per stimolare la loro voglia di imparare, stando in mezzo al campo. Il

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divertimento è alla base di tutto il nostro lavoro con i ragazzi”. La scuola calcio della Labor rappresenta una comunità assai piccola che per motivi di natura logistica deve lavorare in accordo con altri settori giovanili della zona: “La nostra è una scuola calcio regolarmente iscritta – continua Negozi - e riconosciuta dal settore giovanile scolastico. Il nostro impegno è massimo ma non riusciamo a fare miracoli.

In una realtà di 4.000 abitanti come Santa Maria Nuova risulta assai difficile portare avanti un settore giovanile completo in tutte le categorie. Noi curiamo direttamente queste due categorie di piccolini mentre, dagli Esordienti in poi, abbiamo stabilito un rapporto di collaborazione con la Junior Jesina già da alcuni anni. Tutto questo perché spesso non riusciamo ad avere un numero

sufficiente di giovani atleti. La collaborazione con la società jesina procede in modo molto positivo anche se, logisticamente non è facile da sostenere. La distanza non è irrisoria e dunque prendiamo il nostro pulmino e portiamo i ragazzi a Jesi giornalmente. Un impegno costante e non certo facile da sostenere per una realtà familiare come la nostra”. Non solo settore giovanile, da due stagioni infatti Negozi collabora attivamente anche con la prima squadra, nel ruolo di preparatore dei portieri: “Un ruolo del tutto nuovo, per il quale ho dovuto ricominciare da zero: ho comprato libri e mi sono aggiornato per svolgere al meglio questo ruolo. Alleno i tre portieri della prima squadra che, in precedenza, lavoravano esclusivamente con la squadra mentre ora fanno un lavoro molto più specifico. Per noi è importantissimo comunque il gruppo – conclude Negozi – e puntiamo molto sui ragazzi di Santa Maria Nuova che compongono per più del 60% l’organico della prima squadra e lo fanno senza percepire rimborsi. Personalmente inoltre è motivo d’orgoglio aver ritrovato in questa nuova avventura molti ragazzi che,nel corso degli anni, ho allenato nel settore giovanile”.

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Identità Pianello Vallesina Federici: “Siamo giovani ma sta crescendo l’entusiasmo intorno alla squadra”

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n piazzamento playoff da difendere in questa parte finale del campionato con l’obiettivo di giocarsi il tutto per tutto negli spareggi di fine torneo. Questo l’obiettivo del Pianello Vallesina (Terza categoria girone D), partito con ambizioni di primato. Qualche rammarico dunque in casa gialloblu come viene fuori dalle parole del giovanissimo segretario Michele Federici, 20 anni appena, ma idee estremamente chiare: “Puntavamo alla vittoria del campionato ma questo ormai sembra un traguardo assai difficile anche alla luce di quanto sta facendo il Poggio. Siamo rammaricati per qualche pareggio e qualche sconfitta di troppo, maturate per alcune ingenuità che abbiamo mostrato in certe situazioni. Siamo in piena corsa playoff però: non dobbiamo mollare la presa e conquistare un posto negli spareggi per poi poterci giocare le nostre possibilità”. Una squadra ma prima di tutto un gruppo costituito interamente da ragazzi della zona: “Abbiamo puntato molto sulla compattezza, sul gruppo che si

è costituito nel corso del tempo. La nostra è una squadra moderatamente giovane come del resto lo è anche la società, nata nel 2003 da alcuni dirigenti già impegnati nel calcio in questa zona ma in altre realtà. L’obiettivo è stato quello di ridare slancio alla realtà calcistica di Pianello, in pratica soffocata dalla realtà del Real Vallesina che ha spostato l’interesse a Moie. Per evitare che la tradizione sportiva di Pianello fosse venuta meno è stata creata questa realtà calcistica con la quale stiamo ricreando interesse nel paese: in questa stagione, anche alla luce dei buoni risultati ottenuti, siamo maggiormente seguiti dal pubblico e questo ci gratifica molto degli sforzi che portiamo avanti”. Quale sarebbe il modo migliore per creare maggiore entusiasmo? “Credo proprio – conclude il giovanissimo dirigente, in società dal 2005 – che un eventuale salto di categoria potrebbe portare ulteriore interesse intorno a questa realtà, cosa che chiaramente ci auguriamo tutti di cuore”.

Hurrà Splendorvitt La squadra lauretana si aggiudica la Coppa Marche di Terza categoria della provincia di Ancona, battendo in finale il Cral Palombina

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a Splendorvitt di Loreto vince la gara di finale della Coppa Marche di Terza categoria della Delegazione Provinciale della F.I.G.C. di Ancona, aggiudicandosi l’incontro disputato sul campo neutro Federale “Paolinelli”di Ancona contro il Cral Palombina Vecchia. I ragazzi di Mister Pigliacampo, in tenuta blu, con una buona prestazione, si aggiudicano il trofeo, e si assicurano il

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passaggio alla fase Regionale organizzata dal Comitato Regionale Marche. La partita è stata controllata dai loretani che non hanno mai sofferto la pressione dei ragazzi di Palombina, anzi hanno sempre avuto in mano le redini dell’incontro, che è stato sbloccato con una pregevole azione sulla sinistra, con un cross di Ramazzotti e la realizzazione di testa di Villani.

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Atletico Camerata a tutto divertimento Rossi: “A volte in campo siamo in 40... Il sogno? Creare un settore giovanile”

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’Atletico Camerata (Terza categoria girone E) è una società giovane, anzi giovanissima. Al suo secondo anno di vita è in piena crescita, anche se i risultati faticano ad arrivare ancora. “Siamo nati appena un anno fa – commenta l’allenatoredirigente Paolo Rossi (foto) – con una squadra formata da ragazzi giovani quasi tutti della zona e sotto i trent’anni”. Un gruppo giovane, ragazzi che devono crescere, conoscersi e poi solo in un secondo tempo pensare ai risultati. “L’obiettivo è senza dubbio migliorarci, vorremmo non arrivare ultimi anche quest’anno ma superare i risultati precedenti. Diamo spazio ai ragazzi, siamo

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nati per loro come società: prima avevamo solo una squadra di amatori che ancora c’è e poi abbiamo deciso di fondare anche una Terza categoria per i tanti giovani che ce lo hanno chiesto”. L’Atletico camerata infatti ha anche una seconda squadra che partecipa al campionato amatori. “Ci alleniamo insieme – commenta ancora Rossi – siamo un unico gruppo ed è bello. Loro sono un po’ più anziani anagraficamente di noi per questo fanno un campionato a sé con un altro allenatore. Però è bello perchè siamo sempre tanti, circa quaranta persone negli spogliatoi tutte le volte!”. L’obiettivo a lungo termine, data la giovane età della società che gioca le sue partite a Collemarino, è senza dubbio quello di migliorare i risultati: ““Senza particolari aspettative. In futuro speriamo di fare meglio di quanto abbiamo raccolto in questi due anni. Pensiamo all’oggi però, vogliamo continuare a divertirci e chissà magari che un giorno non si possa creare anche un settore giovanile giovanile”.

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FLASH NEWS Il petriolo petriolo, fanalino di coda del girone F di Seconda categoria, ha esonerato il tecnico Virgilio Gioacchini. La società ha affidato la squadra a marco zampolini, ex Macerata 1921.

francesco palombi

“Il ricordo più bello? L’esordio a 30 anni tra i Pro” L’allenatore - giocatore del Matelica esalta l’impegno dei giovani e punta ai play-off di alessio carassai

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l razzismo e il fair play sono fenomeni di cui si parla sempre più spesso, ma nel calcio il rispetto dell’avversario è l’unico valore da recuperare. E questo il pensiero di Francesco Palombi (foto), attuale allenatore-giocatore del Matelica con cui abbiamo affrontato una discussione sul calcio e dintorni in un mondo in rapida evoluzione. Dopo anni in Eccellenza e fra i professionisti che sensazioni può raccontare adesso vivendo l’esperienza di allenatore in Prima categoria? “Sono tornato nella città in cui sono nato e dove fra gli allievi ho tirato i prima calci ad un pallone, è una bella esperienza. Inoltre adesso mi trovo a vestire un doppio ruolo e quando incontro un gruppo di ragazzi bravi che ha voglia di lavorare gli stimoli sono sempre buoni”. L’esperienza più bella ricorda come giocatore?

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che

“Il debutto a trent’anni fra i professionisti con il Tolentino è un momento che non dimenticherò mai. Una pagina importante della mia vita però sta anche a Camerino, dove ho iniziato a giocare a 22 anni, poi ci sono tornato più tardi anche in circostanze meno piacevoli ma resta ugualmente un momento importante della mia storia”. Nella sua più breve carriera da allenatore invece cosa ricorda con piacere? “Sono appena due anni che vesto i panni di giocatore – allenatore e devo dire che mi lascio giocare abbastanza spesso. Non c’è un momento particolare, la cosa che mi piace di più è il rapporto con i ragazzi, giovani che si allenano seriamente e si divertono. Questi momenti sono molto piacevoli e mi arricchiscono come persona”. Oggi si fa un gran parlare di razzismo e fair play, cosa né pensa? “Ai miei tempi era molto vivo il campanilismo, capitava spesso

soprattutto fra paesi di costa e montagna dove la rivalità era molto accesa di non riuscire neppure a giocare. Sotto questo profilo siamo migliorati, mentre sono più spiacevoli episodi che accadono in mezzo al campo che non hanno nulla a che fare con il calcio. Basta solo un po’ di rispetto, non serve altro, nel calcio il contatto fisico fa parte del gioco ed è giusto che ci sia, ma finita la partita ci salutiamo, il colore della pelle o la religione non c’entrano nulla”. Coma sta Matelica?

andando

ora

il

“Il Portorecanati giustamente e con merito si accinge a vincere il campionato, noi abbiamo perso qualche battuta soprattutto all’inizio del girone di ritorno, insomma non siamo stati proprio bravissimi a gestire alcune situazioni che ci hanno fatto perdere punti, adesso però ci stiamo riprendendo e puntiamo ai play off. L’unico appunto, recuperare il prima possibile gli infortunati, a causa di una stagione fredda abbiamo avuto parecchie defezioni”.

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MACERATA

San Giuseppe, spirito Mondiale

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La squadra nacque dopo Spagna ‘82. Curiosità: tutti over 35

a squadra più longeva del campionato di Terza categoria I, e probabilmente anche di tutti gli altri gironi, considerato che l’età media del gruppo supera i trentacinque anni. “Il nostro spirito è nato da un gruppo di amici quando nell’82 l’Italia ha vinto i mondiali - racconta il presidente Gianluca Agostini (foto) - l’anno dopo decidemmo di fondare questa società San Giuseppe, dal nome della chiesa che si trova nel nostro quartiere a Civitanova, Risorgimento”. Tutto iniziò con gli amatori dove nel campionato Uisp la società ha militato per diversi anni ottenendo numerosi successi e vincendo quasi tutto. Si decise allora di cambiare federazione passando al Csi, e poi si tornò di nuovo al campionato amatoriale. Nulla però era più come prima: tolti tutti i sassolini, vinto praticamente tutto, nel frattempo per un anno si è

deciso per lo stop, poiché non c’erano più grandi stimoli a partecipare e così due stagioni fa si decise di cambiare e cercare nuovi traguardi partendo dalla Terza categoria della Figc. “Ad un certo punto, quando abbiamo capito che non avevamo più stimoli negli amatori, abbiamo deciso di intraprendere il cammino in Terza categoria, per misurarci con squadre più organizzate e cercare altre mete – racconta ancora Agostini - lo scorso anno partimmo bene, poi abbiamo subito un periodo di calo un po’ come quest’anno, che pur cercando di organizzarci meglio ancora non abbiamo superato bene. La nostra posizione in classifica infatti la dice lunga su come affrontiamo il campionato. Siamo qui principalmente per divertirci”. Una squadra, il San Giuseppe che in questi due anni non ha mai ricevuto un’espulsione per falli gravi o antisportivi, solo per proteste,

coppa marche terza categoria

Gioia Palombese Rabbia Belfortese

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a Palombese si aggiudica la Coppa Marche di Macerata. E’ un sogno che si realizza: superata 3-1 la Belfortese. La cronaca. Dopo i primi minuti di studio la Palombese al 32’ passa con Piergentili che batte Agamennoni. La Belfortese subisce il colpo. Il primo tempo finisce con un fuorigioco dubbio segnalato a Fammilume. La ripresa si apre con il raddoppio: al 2’ ancora l’ex Piergentili su punizione. La Belfortese

eccone il motivo: “Siamo un gruppo un po’ come dire, anarchico! Ognuno si autogestisce e capita spesso che in campo escano un po’ troppe parole, finiamo quindi per essere espulsi o ammoniti per proteste tutte le volte. Siamo consapevoli che a livello tattico ci manca qualcosina, ma non abbiamo mai seguito schemi ben precisi, solo adesso stiamo cercando di darci una specie di regolamentazione interna”. Il gruppo di amici, nato dunque al campetto di periferia, si ritrova oggi a giocare in Terza per divertirsi proprio come allora, senza pretese. “Colgo l’occasione per salutare e ringraziare l’allenatore che ha cercato di domare questo gruppo, con tutte le sue forze senza riuscirci, Ennio Tassetti. Ci auguriamo di riuscire a risollevarci comunque dalla situazione di classifica non positiva, anche se non è la priorità della nostra squadra”.

reagisce e trova al 54’ il gol della speranza con F.Quagliuzzi che, su angolo di Mari, batte in mischia Ciamarra tra le proteste per un presunto fallo. Spinge la Belfortese alla ricerca del pari che realizza con Mirko Quagliuzzi ma il suo gol viene annullato dallo sbandieramento dell’assistente. La gara si anima e al 90’il fallo da dietro di capitan Cartechini viene punito con il rosso mentre in pieno recupero capitan Fammilume batte Agamennoni per la terza volta.

Alla fine spazio per l’esplosione di gioia per la Palombese che entra nella storia conquistando il prestigioso trofeo mentre in casa Belfortese regna lo sconforto e per protesta pensa di non presenziare la consegna dei riconoscimenti da parte dei vertici federali. Sì perchè la Belfortese con quel guardalinee non ne vince una. “La protesta? Alla fine ha vinto il buon senso - racconta il segretario Roberto Antinori - e mentre i giocatori sono andati a farsi la doccia il

nostro presidente ha presenziato alla cerimonia. Comunque, siamo molto arrabbiati perchè abbiamo perso per un clamoroso fuorigioco non ravvisato dalla terna arbitrale e ci è stato annullato un gol regolare. Abbiamo anche il filmato. E non è la prima volta che ci succede con quel guardalinee”. La Belfortese è recidiva a vedersi sfuggire la vittoria finale per un niente...successe così con il Fabiani Matelica e l’anno scorso con lo Juve Club.

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A Santa Maria Apparente non si passa La capolista sta costruendo il suo primato tra le mura amiche. Parla il tecnico Pagnanini

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’ una squadra rivelazione questa, un mix di tante componenti che insieme hanno permesso al Santa Maria Apparente di arrivare in alto, per poter sognare altri palcoscenici. Un allenatore giovane, anzi giovanissimo, Gregory Pagnanini (foto) al debutto in una prima squadra, il giusto mix di giovani e veterani del calcio, la determinazione a conseguire gli obiettivi e la gioia di giocare insieme: questi gli ingredienti del gruppo rivelazione della Seconda categoria E, ormai non più una sorpresa, ma una solida realtà. Dieci vittorie interne su dieci gare con almeno due gol segnati a partita, il piccolo record della squadra civitanovese che si appresta a disputare l’ultima trance del campionato. Dove volete arrivare, quali i vostri obiettivi? “La società sono già tre anni che voleva puntare a fare un buon campionato a dire la verità, quest’anno le cose stanno andando bene e noi cavalchiamo questo momento positivo, sperando che duri il più a

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lungo possibile”. Quali le vostre qualità? “Penso che l’insieme dei giocatori sia la nostra arma: il buon amalgama che c’è fra giovani come Gaetani e Malaisi e anziani come Caucci, Piampiani, Reucci, Pompei e Scattolini ci dà una marcia in più, poi certamente ci contraddistingue la voglia di divertirci, il sorriso quando andiamo ad allenarci e la determinazione”.

La tua esperienza nasce dai settori giovanili, come mai ti sei buttato in questa sfida? “Vengo da otto anni di settore giovanile, fra Civitanovese, Montecosaro e Risorgimento, ma ho preso molto sul serio, da “professionista” questa esperienza. Ho messo tutto me stesso, l’entusiasmo che ho per via della mia giovane età come allenatore e ho instaurato con i ragazzi un ottimo rapporto basato prima di tutto sull’amicizia”. Come vedi le altre compagini del girone? “Sia l’Appignanese che il Real Cameranese hanno qualcosa in più rispetto alle altre, però noi abbiamo un piccolo record personale di aver vinto dieci partite in casa su dieci giocate e l’aver messo a segno ogni volta nelle partite casalinghe sempre due reti come minimo. Penso che questo abbia dato la svolta al nostro campionato, nonostante nel ritorno abbiamo subito tre sconfitte esterne, non abbiamo perso tanti colpi”.

nuovo punto mogliano

Campo cercasi La squadra è costretta a giocare a Corridonia

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opo tanti anni alla guida del suo “Punto”, Ennio Perroni, ha passato in questa stagione il testimone al figlio Simone, ora al timone della società di Mogliano. “Abbiamo fatto un riassesto societario e mi hanno investito di questa carica per via del tanto tempo trascorso in questa società come giocatore e non solo – racconta Simone Perroni, subentrato al padre – ci siamo posti delle priorità che intendiamo portare avanti. La nostra politica – afferma elencando gli obiettivi - è sempre quella di valorizzare i giovani che vestono questa maglia, poi pensare anche alla classifica e ai risultati”. La squadra di Mogliano infatti stenta ancora un po’ in campionato, per via del cambio quasi integrale della rosa quest’anno e per via dei tanti ragazzi con ancora poca esperienza in Terza categoria: “Cercheremo di risollevarci un po’ entro la fine del campionato, anche se

ormai è compromesso. Non abbiamo finalità di vittoria, ma stiamo cercando di crescere quantomeno a livello di gioco”. Altre problematiche emergono però dalle parole del neo presidente Perroni, come ad esempio il problema delle strutture. A Mogliano, si competono un solo impianto sportivo ben tre squadre. “Siamo un po’ penalizzati dal fattore campo: siamo costretti infatti a giocare le partite interne a Corridonia, dove abbiamo meno pubblico di quello che potremmo avere. Speriamo di rislvere questo problema per la prossima stagione. L’amministrazione comunale sta operando in questo senso, c’è l’intenzione di cambiare il manto in erba con uno in sintetico in modo che si possano giocare più partite e ci si possa allenare sullo stesso campo, senza che si creino ulteriori problemi per le società sportive e i settori giovanili”.

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RM Civitanova in alto con la premiata ditta Fanini & Moschettoni “A Giorgio ho ceduto la fascia di capitano...”

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’RM Civitanova in Terza categoria I sta dando un bel po’ di filo da torcere alle avversarie e sta mettendo le tende nella zona alta di classifica. “Noi manteniamo il nostro scopo che sono i playoff – afferma il veterano del RM Civitanova, Marco Fanini (foto) 40enne vice capitano – sono cinque stagioni che cerchiamo di puntare in alto. Penso che possiamo riuscirci perchè la classifica è corta e nei prossimi scontri diretti si deciderà tutto. Un po di rammarico però c’è – confessa Fanini – abbiamo perso tanti punti per strada

inutilmente, che in questo momento ci mancano e che alla fine probabilmente rimpiangeremo”. La squadra però c’è e lo dimostra la buona posizione in classifica e i tanti risultati positivi comunque raccolti finora. E’ mancata solo un po’ di continuità. Un passato, il suo, trascorso anche in altre categorie, poi per motivi di lavoro e di età ovviamente la Terza è la categoria che permette di gestire meglio tutti gli impegni. “La famiglia, il lavoro – racconta Fanini – e la mia attività che gestisco insieme al mio compagno di squadra e socio Giorgio Moschettoni, mi prendono tutta la vita e di tempo libero ne ho davvero poco. Qui mi trovo molto bene, faccio parte della squadra fin dalla fondazione cinque anni fa ed ho anche indossato la fascia di capitano che adesso anche per via della poca costanza con cui posso partecipare agli allenamenti, ho ceduto a Giorgio”. Non c’è però nonostante gli impegni nessuna intenzione di mollare il calcio, l’amore per questo sport va al di là di tutto, e in fondo resta: “Ogni anno dico sempre che è l’ultimo - confessa ridendo – ma poi quando finisce la stagione e c’è la pausa lunga, mi viene sempre voglia di ricominciare anche se a 40 anni sarebbe ora di smettere. Penso allora che finchè avrò questa voglia non smetterò di giocare”.

Difesa bunker e mentalità offensiva

Ecco i segreti del Morrovalle di Razzetti

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’ il Morrovalle la squadra che ha subito meno gol del girone L di Terza categoria: la difesa più inviolata, persino più dell’attuale capolista la Nuova Dimensione. Dall’altra parte la squadra vanta anche il secondo miglior attacco del torneo con oltre cinquanta reti realizzate finora. “Siamo una squadra votata all’attacco – afferma l’allenatore Giannandrea Razzetti (foto), ligure trapiantato nelle Marche – c’è l’intento da parte di tutti di accorciare il gioco durante le partite e cercare di giocare sempre per vincere. E’ vero che abbiamo perso lo scontro diretto, lo abbiamo gestito con un po’ di timore e condannati anche da episodi dubbi, non siamo riusciti a vincere, ma non è detta l’ultima parola”. Il campionato non è certo da ritenersi chiuso, due sono le squadre in lizza per il primo posto, anche se il Morrovalle è quella più vicina alla vetta conscia che con un po’ di continuità si potrà tentare l’affondo di qui alla fine della stagione. “Sono assolutamente certo che il

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Bordi non era tesserato Juve Club Tolentino a -1

a Commissione Disciplinare Nazionale ha accolto il ricorso della Procura Federale e con il comunicato ufficiale C.U. N. 55/CDN del 4 Febbraio 2010, commina alla Juventus Club Tolentino 1 punto di penalizzazione in classifica, da scontarsi nella corrente stagione sportiva. Una decisione maturata in quanto

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campionato non sia chiuso – prosegue il mister – lo abbiamo dimostrato nelle ultime partite, dove abbiamo sempre imposto il nostro gioco. Siamo un gruppo giovane e questo ci permetterà di subire minori cali fisici nel momento più difficile e critico del campionato. A mio parere non è nemmeno una lotta a due ma a tre più che altro. In corsa con noi metterei anche il Corridonia che, anche se ha avuto qualche difficoltà, ha tutto il tempo di recuperare. E’ indubbio che di qui alla fine, tutti possano commettere errori, quindi il campionato è più che mai aperto”. L’obiettivo della società infatti resta quello di fare un buon campionato, di lottare per vincere in qualche modo, direttamente o tramite i playoff. Insomma, tutto ancora da decidere secondo mister Razzetti ex giocatore alla sua prima esperienza come allenatore che da cinque anni vive nella nostra regione. “Non mollo mai, è nella mia indole e questo penso di trasmetterlo anche ai miei ragazzi, quindi dico che lotteremo senza dubbio fino alla fine”.

il giocatore Giampiero Bordi ha disputato una gara di campionato con la maglia della Juve Club in data 4 Aprile 2009, non essendo tesserato. Una decisione maturata dunque con molti mesi di ritardo, tanto da influire nella stagione agonistica successiva a quella in cui è avvenuto l’episodio.

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MACERATA qui esanatoglia

L’arbitro in gonnella legge Carsetti e va in tilt: confonde il tecnico con l’assistente!

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’arbitro donna legge Carsetti, ma confonde il mister con l’assistente. E all’Esanatoglia arriva un ko a tavolino (ma non preoccupante: la partita era stata persa) e la squalifica prolungata per il proprio allenatore. “Siamo rimasti increduli alla lettura del comunicato ufficiale che ci dava partita persa 3-0 a tavolino. L’errore è veramente marchiano”. Queste le parole del vicepresidente dell’Esanatoglia Maurizio Tritarelli, dopo la lettura del comunicato ufficiale. Andiamo con ordine. La gara Sforzacosta - Esanatoglia (Seconda categoria girone F) si disputa domenica 7 febbraio e, per la cronaca, viene vinta dai padroni di casa 2-0. Gli ospiti si presentano con il mister Massimo Carsetti (foto in alto) squalificato che si accomoda fuori dal rettangolo verde, in tribuna. Nulla di strano dunque se non fosse che il comunicato di cui sopra recita: rilevato dal referto arbitrale che la società Esanatoglia ha inserito nella distinta presentata all’arbitro il sig. Giuseppe Carsetti (foto a lato) che ha partecipato alla gara con la qualifica di assistente di parte dell’arbitro; rilevato altresì che il sig. Giuseppe Carsetti risultava squalificato con precedente C.U. sino al 10/2/2010; P.Q.M. si decide di sanzionare la Società Esanatoglia con la perdita della gara con il risultato di Sforzacosta 3 - Esanatoglia 0, ai sensi dell’art. 17 co. 5 lett.b) del C.G.S.

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Un errore macroscopico come ci conferma lo stesso Tritarelli: “E’ stato confuso clamorosamente il nostro allenatore Massimo Carsetti, nella circostanza squalificato e giustamente in tribuna, con Giuseppe Carsetti, nostro dirigente e nell’occasione assistente all’arbitro. Un errore paradossale perché il direttore di gara, la signora Cesaroni di Ascoli Piceno, ha anche fatto l’appello riscontrando che l’allenatore non era in distinta in quanto squalificato. Visto l’andamento della gara non è tanto importante la sconfitta a tavolino quanto il fatto che in questo modo si prolunga la squalifica del nostro mister. Abbiamo subito chiamato la Federazione che ci ha assicurato che, in breve tempo, le cose saranno messe a posto con un comunicato ad hoc. La cosa che non riusciamo a capire è da chi provenga l’errore se dalla Federazione o dal direttore di gara. Non certamente dallo Sforzacosta, allenata tra l’altro dal nostro ex tecnico Enrico Mancini”. Non è la prima volta che l’Esanatoglia a che fare con i direttori di gara: “Già alcune stagioni fa sono successi alcuni fatti incredibili e in questa stagione abbiamo avuto parecchi episodi sfavorevoli anche nella gara di Sforzacosta, dove il nostro portiere è stato espulso non avendo fatto nulla e senza che la signora Cesaroni avesse visto nulla. Certo la sconfitta a tavolino è paradossale ma non siamo nuovi a errori della classe arbitrale nei nostri confronti”.

Un rigore contro a partita!

Il curioso primato del Casette Verdini

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ette gare, sette partite di fila e ben sette penalty ricevuti. Tutti a Casette Verdini sono increduli ed esterrefatti. Andiamo con ordine: dall’ultima giornata di andata con l’Elfa Tolentino (dopo la sesta di ritorno giocata con la Settempeda) la squadra guidata da Enea Marchegiani (foto) ha subito sette rigori consecutivi assegnati dall’arbitro: uno per ogni partita. Tutti hanno decretato mancate vittorie: nove i punti persi per strada come racconta lo stesso mister con un po’ di rammarico, nessuno con fallo da ultimo uomo quindi nessuna espulsione, ma solo un giallo comminato ad un giocatore. C’è davvero motivo valido per questi rigori? “Non saprei, ma conti alla mano – afferma Marchegiani – tre sono stati visti solo dall’arbitro, due dopo delle mischie in area, e altri due per falli di mano, anche se in entrambe le occasioni i giocatori avevano le braccia attaccate al

corpo. Non so cosa stia succedendo, ma non mi spiego questa situazione. Lavoriamo tutta la settimana e poi ottenere certi risultati non a causa nostra e avere delle spiegazioni assurde da parte dei direttori di gara ci lascia senza parole”. Più che altro amarezza quella che trapela dalle parole dell’allenatore. Tutti e sette gli arbitri appartengono alla delegazione di Ascoli dei fischietti marchigiani. “Non abbiamo presentato esposti ancora, ma chiediamo spiegazioni a questa situazione che ha in sé qualcosa di quantomeno strano ed assurdo. Sette gare sono state falsate e anche metà campionato del Casette Verdini. Quello che ci stiamo chiedendo tutti è se ci sia qualche strano meccanismo più grande di noi al quale dobbiamo arrenderci. Vogliamo solo una spiegazione a questi episodi che stanno compromenttendo il nostro campionato”.

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FOTONOTIZIA / La cena VIP da “Ribecco”

Luciano Bertolani e Marche in Gol

FLASH NEWS Furio Viti si è dimesso dalla Vis faleria (Seconda categoria girone G), l’allenatore di Servigliano ha lasciato dopo la sconfitta interna con il Francavilla. Il nuovo allenatore è domenico lepidi. Nella foto: Luciano Bertolani dedito alla lettura di Marche in Gol in compagnia di Tonino Bartelucci, titolare del “Ribecco”.

Complimenti a Quelliche.net e all’amico Gianluca Giandomenico per il mensile di calcio Marche in Gol: è una miniera di notizie!”. Commento autorevole e assai gradito quello di Luciano Bertolani, giornalista de ‘Il Corriere dello Sport’. Giorni addietro ha cenato nel ristorante “Ribecco” a Servigliano, in compagnia di amici, tra i quali lo stesso Gianluca Giandomenico e Fabio Paci. In quell’occasione Bertolani ha letto il servizio che Marche in Gol gli ha dedicato nel numero scorso.

intervista a paOlO traini, da (quasi) 30 anni prOtagOnista sui caMpi del ferManO

“E dopo i gol una panchina tutta mia” L’esperto attaccante della Spes Valdaso: “Un grazie speciale a mia moglie Simona” di roberto cruciani

Una passione infinita per il calcio e la voglia di non abbandonare questo mondo neanche il giorno in cui le scarpette vengano appese al chiodo. E’ questa la forza che permette a Paolo Traini (foto), 42 anni, di continuare con passione e voglia la sua attività agonistica senza sentire in alcun modo il peso degli anni. La sua è la storia di chi vive il rapporto con il rettangolo verde in maniera appassionata e viscerale, con la voglia di un ragazzino. Molte le squadre nelle quali ha militato: Cascinare, Casette d’Ete, Folgore Falerone, Monsampietro Morico, Montottone (giusto per citarne alcune); cresciuto nella mitica società fermana Girfalco poi Azzurra Fermo, con la quale fa il suo esordio in Prima categoria a soli 15 anni. Qual è il segreto di una carriera cosi lunga? “Senza dubbio la passione infinita che ho sempre avuto fin da quando ho iniziato. Spesso nei ragazzi che oggi giocano non rivedo lo stesso ardore e la stessa voglia di sacrificarsi che avevamo noi. Nel corso di una stagione capita anche di dover accettare decisioni che non si condividono ma non per questo bisogna mollare, anzi: deve diventare uno stimolo ulteriore a far bene. Vedo tanti ragazzi che mollano senza combattere e questo mi dispiace”. A quando l’idea di appendere le scarpette al chiodo? “Non so se questo avverrà al termine di questa stagione o continuerò a giocare. Devo

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dire di esser stato fortunato nella mia carriera sportiva perché personalmente non ho mai sofferto di particolari problemi muscolari e questo mi ha agevolato parecchio. Quando inizieranno problemi di questa natura ma soprattutto quando non avrò più stimoli per stare nel rettangolo di gioco sarà il segnale inequivocabile che sarà ora di smettere”. Nel tuo futuro c’è l’intenzione di intraprendere la carriera di allenatore? “Senza dubbio è un mio obiettivo. Sono in possesso del patentino di allenatore di base e devo dire che questa idea mi entusiasma. Con il passare degli anni mi sono ritrovato ad essere spesso l’elemento di maggiore esperienza in campo e dunque a fare le funzioni di allenatore – giocatore, come in questa stagione con la Spes Valdaso. In pratica sono il referente in campo di mister Maurizio Celani e dunque metto tutta la mia esperienza al servizio della squadra. Nel corso degli anni mi sono adattato a diversi ruoli nel reparto avanzato: da seconda punta a punta centrale, come punto di riferimento avanzato, sfruttando l’abilità nel gioco aereo

anche se mi piace aiutare la squadra in fase di costruzione della manovra”. Quali sono gli allenatori che ti hanno lasciato di più? “Con tutti ho avuto un rapporto importante e particolarmente collaborativo. Devo dire che, anche se l’ho avuto per pochi mesi nella mia esperienza alla Folgore Falerone, Nico Stallone mi ha lasciato veramente molto. Un allenatore preparatissimo che pretendeva molto da noi, sottoponendoci a ritmi di allenamento veramente molto alti: in quella squadra c’erano elementi del calibro di Giancamilli, Palini e non solo. Mi piace anche ricordare mister Iagatti, Vallesi e Di Mascio, importantissimi nella mia crescita”. Attualmente è alla Spes Valdaso. Come sta andando il campionato? “Abbiamo molti elementi giovani e paghiamo un po’ di inesperienza ma nonostante questo siamo in piena lotta playoff. Stiamo facendo a mio avviso molto bene e devo dire che esprimiamo un ottimo calcio, tra i migliori del girone N. Il Ripatransone United è la favorita per la vittoria del campionato, ma per

il resto ce la giochiamo con tutte. Siamo senza dubbio la sorpresa in positivo di questo campionato. Personalmente il mio contributo non è solo di esperienza ma anche di gol; una squadra che rappresenta in pieno il mio modo di intendere il calcio: nessuno prende rimborsi e si gioca semplicemente per divertirsi e stare bene insieme”. Gli anni passano ma riesci sempre ad essere decisivo? “La passione è la spinta che ti permette di andare avanti nonostante, la voglia di giocare e di misurarsi anche con chi, anagraficamente, è molto più giovane di te. Il fatto poi che riesca ancora ad essere decisivo in termini di gol realizzati mi gratifica e mi premia. Ogni volta che la palla entra in rete l’emozione è sempre quella della prima volta”. Un pensiero finale… “Il mio invito, a tutti quelli che hanno a cuore questo fantastico sport, è quello di continuare a giocare il più possibile, finché il fisico lo permette: il calcio dona moltissimo mettendo in evidenza valori umani e sociali importantissimi. Ai ragazzi inoltre l’invito è quello di non abbattersi davanti alle prime difficoltà: sono solo incidenti di percorso che servono a maturare umanamente e sportivamente. Il ringraziamento principale va senza dubbio a mia moglie Simona che da sempre mi è vicina e non mi è stata mai di ostacolo, sostenendomi in questo mio impegno sportivo; ai miei figli, Sofia e Leonardo, quest’ultimo in forza proprio alla Spes Valdaso nella categoria Giovanissimi (ruolo ‘ovviamente’ attaccante)”.

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Il Molini Calcio brinda alla Coppa Marche La squadra di Sollini si aggiudica il trofeo battendo ai rigori l’Olimpia Fermo

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n sogno che si realizza per una piccola realtà di quartiere. Il Molini calcio può esultare per l’esaltante trionfo nella prima edizione della Coppa Marche di Terza categoria. Un match entusiasmante e ricco di pathos quello disputato al campo sportivo della Firmum sabato 13 Febbraio, competizione riservata alle squadre di Terza categoria. Gara disputata sotto la luce dei riflettori, con tanta gente presente sugli spalti e lungo la strada adiacente all’impianto: una cornice di pubblico non consona a queste categorie. Il professor

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Giuseppe Malaspina, a capo della Delegazione, ha infine consegnato la Coppa Marche Fermo alla squadra vincente: il Molini Calcio, al termine di novanta minuti emozionanti. I ragazzi di mister Andrea Sollini hanno avuto la meglio sull’Olimpia Fermo, passata in vantaggio con Teodori prima del definitivo 1-1 realizzato da Gregorio. Ai rigori, l’Olimpia è andata a segno quattro volte, il Molini cinque: quanto è bastato per portarsi a casa la Coppa Fermo scrivendo un pezzo di storia del piccolo sodalizio fermano. Complimenti!

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L’Altidona punta al primo posto

Il presidente Santini lamenta la mancanza di rigori a favore nonostante il gioco offensivo Monsampietro morico

E Brasili sogna il ritorno in Prima categoria

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ello e combattuto il campionato di Seconda categoria girone H, l’Altidona nonostante l’infermeria piena continua a stupire. Mancano poche gare alla fine della stagione, ma ci sono diverse squadre e molti scontri diretti da disputare che possono rimettere in discussione tutto. Una di queste è appunto l’Altidona, una formazione che può vantare un equilibrio formidabile con una difesa piuttosto arcigna fra le migliori del girone e uno degli attacchi più prolifici del campionato. “La squadra è stata organizzata per essere competitiva non ci nascondiamo – commenta il presidente Alberto Santini – ma devo aggiungere che quello di quest’anno è un campionato molto equilibrato, ci sono almeno 6-7 formazioni che sono ben attrezzate. Insomma, tutte possono vincere contro tutte e il campionato è tutto da scoprire”. Fra le squadre che meritano attenzione il Real Centobuchi, lo Sporting Acquaviva che non dimentichiamoci negli ultimi anni ha sempre raggiunto le fasi finali dei play off, anche il Mariner è forse la squadra rivelazione della stagione perchè possiede un buon organico, ma fino a questo momento ha sempre peccato di continuità,

una maturità che quest’anno è stata pienamente raggiunta e i risultati si vedono. “Una stagione anomala – conclude Santini – per noi dirigenti prima si raggiunge l’obiettivo prefissato e meglio è, ma devo dire che per i tifosi assistere ad un campionato di questo tipo è molto più avvincente. Il nostro obiettivo adesso è cercare di recuperare gli infortunati, siamo decimati da una miriade di complicazioni. In una Seconda categoria si organizza una prima squadra con giocatori di qualità ma perdere un titolare influisce molto nell’economia del gioco. Faccio un esempio, all’inizio di stagione su 9 partite abbiamo ottenuto 8 vittorie e un pareggio, poi abbiamo dovuto fare i conti con i primi acciacchi. Fino a questo momento siamo riusciti a mantenerci in corsa, l’unica considerazione statistica che mi verrebbe da fare, il fatto che in 22 partite ufficiali di campionato abbiamo ricevuto due soli rigori. E’ chiaro che la massima punizione va concessa solo quando c’è, ma nella logica dei grandi numeri una squadra che gioca molto in attacco è nelle condizioni di conquistare più falli a suo vantaggio”.

l Monsampietro Morico vuole i playoff. C’è una storia tutta particolare dietro alle sorti di questa squadra, una bandiera dell’entroterra fermano nel senso che un paese che conta circa 700 anime che aspira alla Prima categoria, una gioia già vissuta e purtroppo spezzata l’anno scorso dopo gli spareggi, rappresenta già di per sè un elemento di grande interesse. Adesso il Monsampietro all’inseguimento dell’ormai irraggiungibile Servigliano punta ai play off. “Il nostro obiettivo è la Prima categoria – commenta il presidente Marco Brasili (foto) –. Siamo una squadra che può tenere la categoria e per un paese piccolo come il nostro è un motivo di grande orgoglio. E’ chiaro che non possiamo seguire il cammino di Servigliano, quindi punteremo ai play-off, se arriviamo secondi avremo buone opportunità per salire”. Il Monsampietro dopo due pareggi infilati fra la fine del girone di andata e l’inizio di quello di ritorno ha iniziato una marcia molto produttiva riuscendo persino a vincere contro Amandola che può vantare la difesa più forte del campionato di Seconda categoria girone G. “A cavallo della fine del girone di andata – conclude Brasili – abbiamo dovuto fronteggiare diversi

infortuni e scontare qualche squalifica che tradotto significa 3 o 4 titolari in meno e questo ha inciso. Quest’anno però mister Marozzini ha potuto contare su 18 giocatori e i risultati si sono visti. Per quanto riguarda l’Amandola volevamo rifarci della sconfitta per 4 a 0 che avevamo subito all’andata e alla fine ci siamo riusciti”.

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Lanciotti, l’infortunio è alle spalle “Sto recuperando la piena condizione. I play-off? Vedo bene Monsampietro, Amandola, Pinturetta e Francavilla”

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opo aver trascorso un paio di mesi per un infortunio fuori dai campi di gioco, il bomber Ivan Lanciotti (foto) torna a calcare i palcoscenici della Seconda categoria con tutte le sue forze, con la maglia della Vigor Sant’Elpidio la squadra che quest’anno lo ha voluto fortemente. Il Campiglione è un ricordo caldo dopo i tanti successi, ma lontano ormai: la sua casa è la Seconda categoria, è qui che è riuscito sempre a dare il meglio di sé per sue qualità di attaccante di razza. Come va dopo l’infortunio? “Sono in ripresa, sto recuperando la condizione. Non è facile perchè con i ragazzi qui ci siamo conosciuti solo per un mese e mezzo all’inizio del campionato e penso che possiamo fare meglio. Personalmente più passano i giorni più miglioro, quindi sono contento di questo”. Come vedi la tua squadra in

questo difficile girone di Seconda categoria? “Mi sembra una buon squadra, con tanta voglia di fare e ampio margine di miglioramento. In società e in squadra ci sono persone fantastiche che non ci fanno mai mancare nulla come Leoni e Mandolesi che ci danno sempre una mano, sono le nostre guide”.

in due tronconi principali. Quelle squadre che non hanno grandi qualità, altre normalissime di metà classifica e le rimanenti da playoff. Escludo dalla lista il Servigliano poi che sta facendo un campionato a sé e non avrà problemi secondo me a vincerlo. Per i playoff vedo bene Pinturetta, Francavilla, Amandola e Monsampietro”.

Che differenza c’è fra la Seconda che hai sempre fatto e la Prima categoria disputata lo scorso anno con il Campiglione? “Credo che la Prima sia molto diversa, sopratutto nei rapporti in campo fra le squadre e poi c’è più tecnica ovviamente, e spesso trovi giocatori anche di categorie superiori che fanno la differenza. Da noi ad esempio, Vallesi e Carmeni erano sempre i nostri punti di riferimento dentro e fuori dal campo”.

Quali sono state le sorprese del campionato finora? “La cosa che mi ha sorpreso di più è stato proprio il fatto che il Servigliano sia da solo a lottare per la vittoria finale. Ero certo che squadre come Amandola e Monsampietro le avessero dato maggior filo da torcere, ma ormai il distacco è molto ampio”.

Il campionato come lo trovi? “Mi sembra un girone differente rispetto al solito: la classifica è divisa

fotonotizia

Gioca Ravanelli Jr ‘Penna bianca’ a Montegranaro!

In conclusione, dell’esperienza a Campiglione cosa ti è rimasto? “Tutto, mi sento ancora con diversi ragazzi e con il mister Bagalini, una persona fantastica. E’ normale dopo che insieme hai vinto di tutto a livello di trofei oltre a due campionati di fila. La mia casa però è sempre la Seconda categoria, dove mi trovo molto bene e spero di riuscire a fare ancora meglio quest’anno alla Vigor dove c’è un gruppo eccezionale”.

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n volto noto ha presenziato a Montegranaro alla partita Sangiustese - Arezzo (2-2), categoria giovanissimi nazionali giocata in una domenica di metà febbraio. Si tratta di ‘Penna Bianca’ Fabrizio Ravanelli (nella foto a sinistra insieme a Claudio Bitti, ex giocatore di Folgore Falerone e Servigliano). La sua presenza non è passata di certo inosservata. Il motivo della visita? Il numero 10 dell’Arezzo era suo figlio...

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FERMO

Vedi la Palmense e fischi il rigore contro La rabbia di Diomedi: “In ogni partita partiamo svantaggiati. Vogliamo spiegazioni”

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otrebbe essere la Palmense (Seconda categoria girone H) la squadra che ha ricevuto più rigori contro in campionato. Sicuramente detiene una sorta di vero e proprio record: i penalty assegnati dai direttori di gara alle squadre avversarie della formazione allenata da Giovanni Ercoli (foto) e andati a buon fine sono ben 15 finora. Almeno altri tre sono stati comminati e non sono andati a segno. “Non voglio far polemica - ammette il dirigente Luciano Diomedi – solo gettare luce su questa vicenda, che anche valutata statisticamente mi sembra piuttosto improbabile”. Effettivamente non sono pochi quindici rigori considerate le partite disputate finora, la media

riguarda quasi un rigore ogni gara. “La cosa strana, che stupisce quantomeno, è la differenza fra i rigori contro e quelli a favore: ad oggi soltanto uno nella gara di ritorno con lo Spinetoli – confessa Diomedi – a prescindere dal fatto che ci possano anche stare perchè magari abbiamo commesso dei falli, perchè noi non ne abbiamo ricevuti altrettanti? Ciò significa che non abbiamo mai messo piede nelle aree di rigore avversarie, quando invece il bottino dei gol raccolti dimostra l’esatto contrario”. Episodi, casualità o premeditazione. Quello che sembra mancare è la misura giusta in ogni partita. In ogni caso, non c’è polemica da parte della società che si è già attivata a chiedere spiegazioni per fare luce su questi episodi. “Ci dispiace molto perchè per come è messo il campionato, quei punti che di fatto non abbiamo ottenuto, adesso ci avrebbero proiettato in un’altra situazione di classifica. Punti che probabilmente adesso potrebbero essere stati determinanti. Fatto sta che partiamo sempre in svantaggio, una sorta di uno a zero fisso, prima del fischio d’inizio di ogni partita. Chiediamo solamente – conclude Diomedi – che sia fatta chiarezza su questi episodi e che ci vengano date spiegazioni, affinchè non si ripeta la leggerezza con cui vengono assegnati rigori che compromettono l’esito di partite importanti e forse dei campionati”.

Tirassegno cattivo? Tufoni spiega le troppe giornate di squalifica “Il calcio ha bisogno di arbitri seri”

Non voglio dare adito a polemiche sulla vicenda, ma semplicemente spiegare quanto è successo che ha veramente dell’assurdo – commenta il presidente del Tirassegno, Alessandro Tufoni (foto) – in questo periodo di crisi in cui le società fanno tanti sacrifici per andare avanti, avere degli arbitraggi così è un affronto a quanto facciamo. Le squadre scendono in campo per divertirsi e esigiamo che anche i direttori di gara nelle partite facciano altrettanto, non che vengano ad arbitrare con cattiveria, rabbia e si sfogano contro i giocatori”. Il Tirassegno ha ricevuto diverse giornate di squalifica ad alcuni giocatori, per la precisione cinque di loro hanno ricevuto uno 6 giornate, due 4, e altri due squalificati per 2 gare, oltre ad una multa in campo avversario per insulti da parte del pubblico. Il motivo? Comportamento offensivo e minaccioso nei confronti del direttore di gara. Ora, è vero che gli episodi di violenza sono da condannare severamente, ma è sembrato un po’ troppo aspro il metro con cui è stato espresso il giudizio nei confronti dei giocatori in

questione. Uno dei quali, ci racconta ancora il presidente ha preso sei giornate senza motivo, era addirittura già sotto la doccia. “Abbiamo avuto aribtraggi corretti, e sono il primo a condannare violenza in campo, ma qui non ce n’è stata. Sembrava fosse venuto con una sorta di pregiudizio nei nostri confronti. Non mi lamento per il rigore, che anche se non c’era c’è stato dato, gli errori ci possono stare sempre nelle partite, ma poi l’arbitro ha fatto giocare fino al 97’ aspettando volutamente è sembrato, il pareggio dei nostri avversari all’ultimo secondo, perchè poi ha fischiato la fine. Insomma, in quindici anni che sto nel calcio, non ho mai visto una cosa del genere”. Rammarico nelle parole di Tufoni. La società adesso farà senz’altro ricorso per ottenere una riduzione delle squalifiche. “Non ammetto solo che vengano ad arbitrare degli incompetenti. Anche in queste categorie, seppure ci troviamo in Seconda c’è bisogno di gente capace, non siamo affatto tutelati in questo senso. A me spaventa il futuro, il fatto che ci sia il rischio che questi episodi si possano ripetere”.

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il campione dell’offida si racconta

Una vita da Montingelli L’esperienza in Serie B, la Prima categoria e nel mezzo quel gol alla Fermana... di alessio carassai

“Una vita senza stravizi per assecondare una passione che mi regala sensazioni uniche”. Maurizio Montingelli racconta la sue esperienza dai professionisti alla Prima categoria, ma soprattutto episodi ed emozioni vissute nel calcio, uno sport di cui ancora non può fare a meno. E’ un fiume in piena Montingelli che non parla solo di calcio, ma anche di come vivere quella passione, tirare calci ad un pallone che a 39 anni ti regala le stesse emozioni da quando aveva iniziato la sua avvenuta nel Foggia. I tuoi ricordi più belli fra i professionisti? “A Modena in serie B, quando mi sono trovato ad affrontare in Coppa Italia Napoli e Milan, a confrontarmi con giocatori come Baresi. Ero molto più giovane e a quell’età ci credi, un ragazzo che si trova catapultato in una realtà importante dove anche i compensi sono diversi - con una stagione potevi guadagnare cifre che altri giovani che svolgono altri lavori impiegano tre anni - ma anche l’esasperazione. Nel professionismo tutti cercano il massimo risultato possibile, ci si allena tutti i giorni minuziosamente con un solo obiettivo: vincere”. Molti ti ricordano ancora per un gol alla Fermana, cosa accadde? “E’ un episodio che mi porterò sempre dietro, a distanza di anni quando mi capitava di giocare nel fermano venivo puntualmente beccato dal pubblico. Era la stagione ‘93’94, giocavo con la Vis Pesaro lo spareggio per andare in C contro la Fermana. Al ‘Benelli’ c’erano 6 mila spettatori. Lo racconto al presente. E’ il 95’, il portiere rinvia e io spizzico la palla con un braccio. Quando alzo la

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testa il guardialinee... non alza la bandierina. La palla scende benissimo, in quel momento non penso a nulla e calcio in porta. Il caso vuole che proprio in quel momento scivolo e calcio sporco la palla, prendendo in controtempo il portiere. A distanza di anni ancora ci penso, è difficile spiegare le emozioni contrastanti di quegli istanti”.

6 luglio 1992, amichevole Modena - Milan: Maurizio Montingelli insieme al fantasista francese Jean-pierre papin.

Cosa e come è cambiata la tua vita nel passaggio dal Professionismo alla Prima categoria? “Ho deciso di scendere di categoria anche per vivere con maggiore serenità il modo di fare calcio. Non era più il caso di continuare ad allenarsi tutti i giorni, in maniera cosi esasperata. Un cambiamento che però è avvenuto solo in parte, nel senso è vero che gli allenamenti sono più tranquilli, ma il mio modo d’intendere il calcio è rimasto lo stesso. Mi arrabbio quando non riesco a fare quello che voglio, il modo di concentrarmi e le emozioni che vivo nel pre partita sono identiche. Anzi, faccio vita regolarissima, la sera prima della partita non esco e spesso persino mia moglie mi prende in giro, ma sono fatto cosi. E’ vero che il mio fisico mi consente ancora di giocare ed essere determinante a dispetto del tempo, ma è importante mantenersi bene per giocare con giovani che corrono tantissimo. Quando non sarò più in grado di fare questo penserò seriemente di abbandonare il calcio, ma è una scelta che sto rinviando di

prima cateGoria d

E alla 21^ giornata cadde l’Arquata, l’ultima imbattuta

N anno in anno. Il calcio per me è una passione vera, non so cosa fare quando deciderò di non giocare più e fino quando potrò continuerò e a farlo. Gli allenamenti con la squadra, il pre partita, l’adrenalina della gara, la gioia o la rabbia del dopo partita, il fischio dell’arbitro...”. Cosa c’è nel futuro di Montingelli? “Devo dire che fra i dilettanti ho acquistato una serenità maggiore di vivere il calcio. A Monte San Pietrangeli ho trovato un clima piacevolissimo, non ero solo un calciatore, ero una persona con cui la gente si fermava a parlare e lo aiutava ad integrarsi nel tessuto sociale del paese. Un clima che ho trovato anche ad Offida. Sono stato fortunato, lavoro da quattro anni in un’azienda dove mi trovo benissimo, molti colleghi al termine della carriera hanno dovuto spendere del tempo prima di trovare un attività dove si sentissero a proprio agio. Io ho avuto la fortuna di trovare subito il lavoro giusto. Sinceramente mi piacerebbe fare l’osservatore, ma questo è un mestiere che o lo fai a certi livelli oppure è meglio desistere. Qualcuno mi ha prospettato la possibilità di fare l’allenatore ma sarebbero necessarie cinque settimane per frequentare il corso e la cosa non concilia troppo bene con il mio lavoro, vedremo”.

el girone D di Prima categoria è successo quello che nessuno si aspettava. Dopo 20 giornate d’imbattibilità (11 vittorie e 9 pareggi) la corazzata Arquata alla 21esima subisce il primo stop della stagione. Dall’Eccellenza alla Seconda categoria, era l’unica squadra che non aveva ancora subito l’onta della sconfitta. E’ successo in occasione della trasferta di Montottone, una formazione niente male quella di mister Crocetti che vanta un’ottima classifica e il miglior attacco del girone. Ora si fregia il merito di aver inflitto il primo stop alla formazione del tecnico Amadio, capolista del campionato. Che la formazione arquatana non stesse attraversando un buon momento, lo si sapeva. Negli ultimi tempi la squadra stentava a ritrovarsi. Dilapidato un bel vantaggio dalle inseguitrici, ora la formazione di Amadio rischia seriamente di compromettere il campionato. Jrvs Ascoli e Ciabbino corrono (proprio i biancoazzurri hanno inflitto il secondo ko). Riflettori puntati ora sul big match Jrvs - Arquata in programma alla 24^ giornata. Un epilogo strano che nessuno poteva immaginare alla vigilia del campionato.

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SPECIALE SAN PIO X CALCIO

parla ‘zio’ silvestri

“Prima di smettere voglio regalare i play-off a questa società”

E’ un campionato strano. La classifica è compatta, siamo tutti lì – afferma il capitano del Casp Calcio, Roberto Silvestri (foto) – noi, nonostante nelle ultime partite abbiamo raccolto pochi punti, ci troviamo sempre ad un passo dai playoff e ad uno dai playout”. Insomma un campionato sicuramente moltyo più stimolante di tanti altri, non capita spesso di trovare classifiche con oltre la metà delle squadre appaiate in pochissimi punti, dove tutte possono giocarsi salvezza o vittoria. “Penso che sia dovuto al fatto che quest’anno i livelli delle squadre si equivalgano. Personalmente – prosegue lo “zio” come lo chiamano i suoi compagni di squadra – preferisco di gran

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lunga un campionato come questo. Ci dà maggiori stimoli ed è molto avvincente. Tutte possono vincere o perdere con tutte e riuscire a trovare continuità nei risultati potrebbe proiettarci direttamente nella zona alta della classifica”. Il capitano dalla lunga esperienza alle spalle, fra Prima categoria e Promozione, è alla sua terza stagione al Casp in Seconda. Il suo sogno però, ci racconta non è proprio fare l’allenatore, anche se gli è stato proposto, ma cambiare sport: “Penso che questo sarà il mio ultimo anno da giocatore, ho 39 anni ed è ora di appendere gli scarpini. Non è il mio caso però dopo l’esperienza da calciatore buttarmi nella carriera da allenatore: non sarebbe il mio sogno. Ho ancora voglia di giocare, ma a parte questo quando smetterò penso che cambierò sport magari per dedicarmi a quello che al momento è un hobby, l’atletica e le maratone. Il motivo? Fare l’allenatore non sarebbe uno sfogo per me quanto lo è giocare a calcio, anzi. Sarebbe uno stress ulteriore dopo il lavoro e mi porterebbe via troppo tempo che voglio invece dedicare alla mia famiglia”. Un sogno lo avrà mai Silvestri, al suo ultimo anno da giocatore e da trentenne? “Come ultima stagione vorrei prima raggiungere la salvezza tranquilla e poi riuscire a togliermi con i ragazzi e la società qualche soddisfazione, magari disputando i playoff”.

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ASCOLI

Scrivi Castignano, leggi Rossetti U

Il capitano da 15 anni veste la casacca biancorossa: “Sì, ci piacerebbe disputare i play-off”

na vita al Castignano (Seconda categoria girone I) per Gianluigi Rossetti (foto), che da quindici anni veste la stessa maglia. Solo tre parentesi nella sua carriera, tre stagioni fuori dal suo paese, ma poi c’è stato il ritorno qualche anno fa e la fascia di capitano ereditata direttamente dal fratello, anche lui un giocatore del Castignano. Dopo quattro stagioni passate a disputare campionati di alta classifica e playoff, quest’anno la squadra picena ha incontrato qualche difficoltà ma ciò è accaduto, come ci racconta Rossetti, per via di alcuni cambiamenti nella rosa: “Quest’anno abbiamo avuto un leggero calo – ammette – ma solo perchè la società ha optato per un ridimensionamento del budget e ha puntato all’inserimento di giovani del posto in squadra: è normale che questo poi sia andato ad incidere sui risultati. In questo momento

però stiamo risalendo in classifica, ciò significa che abbiamo trovato un giusto assetto come gruppo, ovviamente puntiamo alla salvezza, ma ci dispiacerebbe non disputare i playoff”. In quattro stagioni infatti il Castignano ha sempre affrontato squadre carrozzate nei playoff o nelle finali che hanno sempre vinto e sono passate di categoria, a scapito loro che non sono ancora riusciti a coronare questo sogno. “E’ normale che ci piacerebbe riuscire in questa impresa, ma quest’anno siamo stati penalizzati da tanta sfortuna fra infortuni e assenze e solo ora ci stiamo riprendendo. Sono fiducioso però, la classifica è corta e il campionato resta abbastanza equilibrato, e anche se la fortuna ci ha voltato le spalle finora, noi lottiamo giornata per giornata e solo alla fine tireremo le somme su questa stagione”.

Porta Romana olè: Coppa Marche!

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l Porta Romana vince la Coppa Marche di Terza categoria di Ascoli Piceno nella finale che la vedeva schierata di fronte alla Vigor Picena. Con il risultato di 3-1 ipotecato già al 30’ del primo tempo con una doppietta

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di Mariotti, sigilla con Ciannavei nel secondo e la Vigor Picena mette a segno il gol della bandiera sul finale di gara. Ora, in attesa dei risultati della finale provinciale di Pesaro, già si pensa alla fase successiva, che con tutta probabilità vedrà schierate le cinque compagini finaliste in due gironi uno a due e l’altro a tre. La finale, che decreterà la vincente della Coppa Marche regionale, avrà garantito un posto in Seconda categoria per la prossima stagione.

Santa Maria in paradiso Presidente è Don Nazzareno, il mister di cognome fa Cherubini...

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’ una società curiosa il Santa Maria, con un appellativo sacro nel proprio nome, dato dalla vicina parrocchia, con il parroco come presidente, Don Nazzareno, e un allenatore che di cognome fa Cherubini, proprio come gli angeli celesti. Sarà la fede o sarà l’impegno fatto sta che la società lamense è capolista nel girone O di Terza categoria. Abbiamo chiesto a Pierangelo Senesi di raccontarci qualcosa di loro e dei buoni risultati che stanno ottenendo. “Essendo primi direi che le cose stanno andando più che bene – commenta sorridendo il direttore sportivo, Pierangelo Senesi (foto) – sicuramente è una posizione di classifica che non ci saremmo mai aspettati, anche se le prospettive erano senz’altro buone ad inizio anno. Siamo un gruppo di buon livello con ragazzi del posto, che è la nostra prerogativa”. Andiamo per ordine però. La società nasce nel 2001 per volere di quattro amici uno dei quali era Don Nazzareno Gaspari che è sempre stato presidente della società fin dalla sua fondazione. Diventato anche un personaggio televisivo, Don Nazzareno ha fatto costruire un vero e proprio centro sportivo vicino alla parrocchia perchè le tre diverse attività della Polisportiva Santa Maria, la danza, la pallavolo e il calcio potessero oltre che avere luogo svolgere sopratutto la loro primaria funzione, quella

sociale. “Don Nazzareno è il fulcro delle nostre attività – commenta Senesi – ora abbiamo un settore giovanile completo e tanti ragazzi che fanno parte di queste associazioni. Oltre a questo partecipa attivamente alle attività della squadra: siede in panchina in tutte le partite e nonostante gli insulti che riceve è sempre il primo sostenitore dei ragazzi. Purtroppo non tutti gli avversari sono rispettosi della sua figura, viene spesso preso di mira”. Passando a note più liete, c’è da dire che dato il bel cammino della squadra la società ormai sta guardando oltre, verso le categorie superiori: “Puntiamo fortemente a continuare quello che stiamo facendo – conclude il direttore sportivo – ora che siamo lì sarebbe inutile nascondere che vogliamo vincere il campionato. I ragazzi giocano per il puro piacere di divertirsi senza prendere compensi. Grande merito va anche a mister Cherubini e al preparatore De Carolis che hanno svolto un ottimo lavoro e i risultati li vediamo tutti i giorni. In ultimo, vorrei ringraziare quanti lavorano per noi agli impianti che si adoperano perchè tutto funzioni: da chi si occupa delle pulizie, alle donne che lavano i panni e a tutti quelli che lavorano per mantenere viva questa splendida struttura”. E che il sogno continui!

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SPECIALE RIPATRANSONE UNITED

Bomber Lucidi verso il poker di promozioni Dopo Sangiorgese e Cuprense (due) Francesco Lucidi sente il profumo del quarto successo personale a categorie più prestigiose a Ripatransone. Un ruolino di marcia impressionante, di chi è il merito di tutti questi gol realizzati e di una difesa di ferro? “Senza dubbio del presidente che ha costruito una squadra così importante per affrontare questo campionato. Anche se non dobbiamo dare nulla per scontato, dobbiamo crederci e sudare fino alla fine per raggiungere il nostro obiettivo”.

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l capitano del Ripatransone United è un giocatore dai lunghi trascorsi in categorie superiori. Francesco Lucidi (foto) infatti, classe 1974, oltre ad aver vinto ben tre campionati finora, ha vestito nella sua carriera tante maglie in campionati altrettanto importanti. Ora si è rimesso in discussione ripartendo dalla Terza categoria, alla corte del presidente Pulcini in una squadra ambiziosa che mira

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Una lunga esperienza la sua, soprattuto in categorie superiori, quanti campionati ha vinto? “Finora tre. Il primo con la Sangiorgese quando vincemmo la Promozione, l’allenatore era Fenucci. Poi tanti anni a Cupra Marittima, qui due campionati quello di Prima categoria e poi quello di Promozione qualche stagione fa con Minuti”. Cosa pensa delle avversarie di questo campionato? “Il Gmd Grottammare si è dimostrato un’ottima squadra. Il campionato rispecchia le qualità delle squadre singole. A volte è dura perchè ci si va a confrontare con situazioni assurde, poco organizzate,

ma è normale in questa categoria. Tutte le squadre poi ci aspettano e giocano con noi la partita della vita, mentre noi sappiamo che dobbiamo portare a casa il risultato, non è sempre così semplice affrontarle”. Secondo lei quali caratteristiche sono indispensabili per vincere un

campionato? “Il gruppo senza dubbio. Questo fa la differenza, e lo scopo del presidente è proprio creare un bel gruppo per portarlo il più lontano possibile. Vincere poi è sempre bello, in ogni categoria: quando giochi non pensi dove sei, pensi solo a vincere tanto in Terza categoria come in Promozione”.

calcio a 5

Marchetti: “Vinco e mi ritiro” Una carriera nel calcio a 11 poi la passione per il futsal

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l Ripatransone United calcio a 5 è un vero e proprio rullo compressore. Ad oggi è stato sconfitto solo da una squadra, l’Offida, con la quale ha subito sia all’andata che al ritorno nelle uniche due gare perse in questo campionato. Da tre stagioni nel campionato provinciale di Serie D di calcio a 5, quest’anno la squadra guidata in panchina da mister Capriotti cerca il passaggio di categoria. “Noi siamo primi – commenta il capitano della squadra Marco Marchetti (foto), 47enne portiere della squadra di calcio a 5 del presidente Pulcini – penso che siamo tutti fiduciosi e lo siamo fin dall’inizio sull’esito di questo campionato, insieme a tutto il gruppo e alla società”. Il portierone capitano del Ripatransone United nonostante l’età non ha ancora intenzione di smettere. “Gioco a

pallone da 32 anni, in passato ero nel calcio a undici, poi data l’età ho dovuto smettere e mi hanno chiamato a partecipare qui, dove sono stato tra i fondatori del Ripatransone United insieme agli altri amici, così mi sono rimesso in discussione nel futsal dopo i quarant’anni. Sto bene, ma penso che dopo aver raggiunto il mio obiettivo, smetterò”. Qual è il suo obiettivo personale? Non ne ha, già l’essere arrivato a 47 anni e giocare è un grande traguardo. Poi torna alle due sconfitte. “Abbiamo perso le due uniche partite del campionato entrambe con l’Offida – conclude Marchetti – erano tutti ragazzi molto giovani, penso che sia stato quello che ci ha messo in difficoltà, più che altro nella corsa, andavano molto veloci...”. Un campionato duro, ma quasi ipotecato.

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Lettere & Rubriche Mental trainer

Medico

di roland del Vecchio

Durante un normale ciclo di allenamenti, nel cervello di un giocatore viene registrato tutto quello che - di volta in volta – succede nel suo organismo; ed è proprio il prezioso contenuto di quelle “registrazioni” a consentire al giocatore un progressivo miglioramento. Ma poiché il cervello non fa distinzione tra le esperienze reali e le esperienze vividamente immaginate, ecco che diventa interessante sapere che è possibile migliorare le proprie prestazioni anche senza fare – fisicamente – allenamento. Vi è mai capitato di immaginare di litigare con qualcuno e ritrovarvi “irrigiditi” dalla rabbia? Questo è un esempio di come il corpo si adegua al contenuto dei nostri pensieri, anche quando ciò che si immagina non sta veramente accadendo. L’allenamento mentale sfrutta questo meccanismo, ed è in grado di sviluppare gli stessi processi fisiologici che concorrono in un allenamento reale. Un buon allenamento mentale, dunque, è importante perché arricchisce il cervello con le informazioni che coordinano la fisiologia; migliorando le successive “reali” prestazioni. L’allenamento mentale non sostituisce l’allenamento fisico ma ha il grande vantaggio di poter essere effettuato in ogni luogo. Inoltre, consente di ripetere specifiche sequenze dei gesti molto rapidamente, un numero illimitato di volte…e senza “consumare” il fisico. Tutti sanno che un gesto tecnico sarà corretto ed automatico solo dopo un gran numero di ripetizioni; e se per tirare realmente 20 calci di punizione è necessario - tra rincorse e posizionamenti - circa un’ora di tempo, si pensi che in un’ora, mentalmente, si possono tirare più di 200 punizioni perfette… anche dal divano di casa.

Roland Del Vecchio ha maturato una considerevole esperienza in strategie di comunicazione, oltre che attraverso anni di appassionato studio, applicando le tecniche di Pnl più innovative direttamente nei suoi corsi d’insegnamento. Considera la crescita personale e l’equilibrio interiore la sua passione più grande; argomenti ai quali dedica tempo e studi approfonditi.

di flavio

zura

Preparatore atletico di roberto

tarullo

Quali sono i benefici che un calciatore può trarre da un massaggio ben eseguito quando invece non è consigliabile eseguirlo? Tommaso da Ancona

Durante una visita medica mi hanno riscontrato rigidità articolare posso in qualche modo risolvere il problema con esercizi adeguati? Enry82

Il massaggio ha origini antichissime, fu la prima e più semplice terapia fisica ideata dall’uomo per esercitare un’azione analgesica sulle parti dolenti del corpo. In tempi più recenti ricerche fisiologiche, istologiche e biochimiche hanno stabilito che il massaggio è capace di indurre benefiche modificazioni locali e generali: - nelle zone dove è praticato ha un’azione analgesica e antinfiammatoria; - mantiene attiva la circolazione venosa e linfatica; - riduce il liquido interstiziale in eccesso (edemi, ecc.) nei tessuti e sollecita la funzione diuretica; - ha effetti stimolanti perché attiva la circolazione e migliora la contrattilità e il tono muscolare; - ha un’azione antidolorifica perché attenua la sensibilità delle terminazioni nervose; - mantiene l’elasticità dei tessuti; - accelera e facilita il recupero funzionale post-traumatico di muscoli, legamenti e articolazioni; - dopo sforzi intensi facilita il recupero a patto che sia praticato dopo 12/24 ore dallo sforzo stesso; - influisce positivamente sullo stato psicologico perché porta ad una distensione psichica; Riguardo alle controindicazioni va ricordato che il massaggio potrebbe essere deleterio in caso di patologie cutanee e patologie interne. Tra le patologie cutanee sono da ricordare: scottature, acne diffusa, orticaria, herpes zoster, cicatrici recenti, funghi. Tra le patologie interne sono da citare: infiammazioni muscolari, borsiti, sinoviti, flebiti, febbri reumatiche.

Ovviamente si, a condizione che per un paio di volte alla settimana si dedichi un po’ di tempo ad esercizi di mobilità per le principali articolazioni. Il calcio è una disciplina in cui la velocità di esecuzione dei gesti tecnici e la necessaria capacita di rispondere prontamente alla situazione di gioco coinvolgono tutto l’apparato osteoartro-muscolare del calciatore. Non esistono pertanto parti del corpo che meritino più attenzione di altre nell’essere adeguatamente allenate. Il calciatore solitamente è in possesso di una buona muscolatura degli arti inferiori per consentire un’efficace azione tecnica dei gesti tipici della disciplina. Questo potrebbe portare a ricercare l’elasticità nella parte inferiore del corpo con particolare riferimento all’anca, ma ciò creerebbe un disequilibrio funzionale. Per avere una buona esecuzione tecnica di qualunque gesto non è pensabile di trascurare la mobilità degli arti superiori e del tronco. Proprio quest’ultimo nel calcio è infatti continuamente chiamato in causa in ogni fondamentale. Dal punto di vista metodologico gli esercizi di mobilità non vanno eseguiti a freddo e richiedono concentrazione durante l’esecuzione. Devono essere sempre eseguiti in modo corretto evitando accuratamente movimenti compensatori, il soggetto deve essere adeguatamente rilassato e la respirazione lenta, profonda e rilassata senza fasi di apnea. Quando si eseguono esercizi di stretching per migliorare la mobilità è consigliabile che la tensione muscolare sia protratta per tempi adeguati (circa 30”) senza mai raggiungere la soglia del dolore.

Flavio Zura Medico chirurgo ortopedico Ospedale di Fermo, con esperienze come medico sociale di alcune società professionistiche militanti in campionati nazionali.

Roberto Tarullo è laureato in Scienze Motorie, ha insegnato Tecnica generale dell’educazione fisica, Tirocinio didattico e Ginnastica educativa all’ISEF di Perugia ed Educazione motoria al corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria all’Università di Macerata. Preparatore atletico professionista e collaboratore tecnico e scientifico di importanti riviste specializzate e case editrici.

Giammario Scalella Avvocato

Premio di addestramento e formazione tecnica

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opo aver illustrato il premio di preparazione, istituzione nata per tutelare le piccole realtà, parliamo ora dell’addestramento e della preparazione tecnica. Il predetto premio ai sensi e per gli effetti degli articoli 97 e 98 N.O.I.F., consiste in un riconoscimento a favore della società dilettantistica con la quale il calciatore ha svolto la sua ultima attività giovanile o dilettantistica. Tale

riconoscimento consiste in un indennizzo a carico della società che stipula con il calciatore dilettante il proprio contratto da professionista. Tale indennizzo è quantificato dall’articolo 99 del N.O.I.F. in base alla categoria delle società coinvolte e all’età del calciatore: indennizzo che varia nel coro degli anni. Il pagamento del predetto avviene tramite la Lega di appartenenza della società obbligata.

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a cura di

massi ricci

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Fuori chi bestemmia! (e non solo dai reality)

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entornati amici zuzzurelloni, questo mese apro ad una riflessione. Da qualche settimana si fa un gran parlare di punire bestemmie in campo con un’espulsione diretta. Mi ricordo, grazie al mio torbido passato in giacchetta nera, che nel regolamento ufficiale comunque fosse già prevista una eventualità del genere, precisamente regola 12 comma 6 dei comportamenti punibili col rosso diretto: “usare un linguaggio offensivo, ingiurioso o minaccioso”. Si specificava a voce, in sezione, che per “ingiurioso” si intendevano le bestemmie e tutte le espressioni che avrebbero fatto arrossire uno scaricatore di porto genovese. Contestualmente alla problematica “bestemmie”, Abete ha anche invitato a punire i giocatori che in seguito ad una segnatura avessero esibito quelle trucide sotto-maglietta recanti slogan religiosi o politici. Devo dire che personalmente non sono contrario a sottomagliette personalizzate con slogan simpatici o “sbruffoni” (ve la ricordate “Vi ho purgato ancora!”?), l’attenzione mediatica postsegnatura è ovviamente al top e una scritta ha sicuramente un impatto devastante, soprattutto in quei cervelli annacquati di quei tifosi che morbosamente pendono sempre dalle labbra dei loro beniamini, quindi direi no agli slogan politicizzati (a malapena i politici veri riescono a dire cose sensate.. immaginatevi un calciatore di 22 anni con la 3a media), direi anche no a quelle sottomagliette abominevoli dove generalmente, in buona fede ovviamente, dei bomber neopapà immortalano il pargolo, che poi fra la stampa artigianale, la foga e le telecamere, spesso sembra di vedere mostri alieni campeggiare su queste canotte della salute. Dunque fra una settimana a parlare del fairplay “Made in Ascoli” e un’altra a bandire le

bestemmie si è sollevata la questione “etica del giocatore”. Era ora, dico io, il calcio è un grande (per pubblico e numeri) sport, e viene seguito dai ragazzini, che spesso crescono a immagine e somiglianza dei loro idoli, è dunque plausibile che questi signori oltre a intascare ingaggi da capogiro per farsi un paio di partitelle a settimana, imparino anche l’educazione (e l’italiano direi io). Nella migliore tradizione italiana, questa ventata di tolleranza-zero verso i sacrileghi, finirà nel dimenticatoio assieme al terzo tempo o alla sospensione (o annullamento) degli incontri in caso di bombardamento da petardi, inoltre come si farà nel caso di mischia o di bestemmia a distanza ad individuare il responsabile? Ci dicono a mezzo prova TV. Ci vorranno esperti nel labiale, e se il giocatore in questione dicesse tutt’altro? E se fosse ad esempio Morimoto, dopo un gol sbagliato a porta vuota, ad urlare un “accidempolina” in giapponese che magari come labiale assomiglia a un bestemmione tonante? Intanto a salvarsi dalla nuova mannaia è stato Buffon, che in occasione di un gol subito durante Juve-Genoa ha scaricato la rabbia con una sequela di “sortilegi” recitati ad occhi chiusi ed ironia della sorte è stato ripreso dalle telecamere durante tutta l’esternazione. Pare che al Tapiro di Striscia abbia risposto “Ho sbagliato e chiedo scusa, però non accetto lezioni etiche da nessuno a meno che non faccia parte di una holding, di una congregazione o della Curia stessa”, dunque adesso sappiamo che una holding ci può dare all’occorrenza lezioni etiche… Chiudo questa finestra sul mondo “sboccato” del calcio salutandovi e rinnovando sempre l’invito a segnalarmi boiate di qualsiasi tipo basta che ci facciano zuzzurellare un po’ (e non bestemmiare…ovvio…).

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