INDUSTRIA
formazione
&
ORGANO UFFICIALE CENTRO STUDI GALILEO
LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE • N. 434
15 anni CSG - Nazioni Unite UNEP
GREEN NEW DEAL 2020: vola la refrigerazione e il condizionamento nel rispetto dell’ambiente
Anno XLIII - N. 10 - 2019 - Sped. a. p. - 70% - Fil. Alessandria - Dir. resp. E. Buoni - Via Alessandria, 26 - Tel. 0142.452403 - 15033 Casale Monferrato
NUMERO 10 / GENNAIO 2020
Messaggio dal Presidente di AREA e Segretario ATF Carissimi associati;
Marco BUONI Presidente AREA Air Conditioning and Refrigeration European Association, 26 Associazioni europee 22 Stati 110.000 frigoristi Direttore Centro Studi Galileo Segretario generale ATF Associazione dei Tecnici italiani del Freddo
■ Prospettive e prospetti per la vostra associazione nel 2020 ■ I grandi eventi a cui parteciperemo nel 2020 ■ Nuove regolamentazioni – efficienza energetica, ambiente e affini
Come consuetudine, è per me un privilegio assoluto, come presidente di AREA, mandare a voi e alle vostre famiglie i miei migliori auguri per il Nuovo Anno. Il 2020 si prospetta ricco di grandi e stimolanti sfide. Come prima associazione dei tecnici del freddo, con 26 associazioni indipendenti impegnate a lavorare e a collaborare insieme, siamo un esempio unico di come il settore possa unire le forze per raggiungere gli obiettivi comuni. L’anno appena concluso si è dimostrato tanto intenso quanto soddisfacente, dal momento che stiamo sviluppando e rinnovando la nostra visione del futuro, AREA Vision 2025. Siamo assolutamente entusiasti della ristrutturazione dei gruppi di lavoro di AREA, basata su Vision 2025, che ha definito il nostro punto di vista strategico sul settore fondandosi su quattro pilastri principali. Questa riorganizzazione dipende dalla crescente domanda di refrigerazione all’interno della vita quotidiana, non solo per quanto concerne l’Europa, ma anche il resto del mondo: refrigeranti, raffreddamento sostenibile, sviluppo tecnologico e attrarre, mantenere e migliorare le nostre risorse umane. Abbiamo creato quattro gruppi di lavoro, con l’impegno di garantire ad AREA una consistenza interna capace di affrontare tutte le sfide a cui stiamo per approcciarci, confermando il nostro ruolo come punto di riferimento focale a livello nazionale, europeo e internazionale. Nel corso di MOP31 (l’assemblea dei firmatari del Protocollo di Montreal), tenuto a Roma lo scorso novembre, AREA si è distinta con un ruolo attivo, tanto organizzando numerosi eventi quanto firmando il Protocollo d’Intesa con OzonAction, momento cruciale che ha sancito la cooperazione con United Nations Environment Programme, gia attiva dal 2005. Il nostro coinvolgimento nel MOP31 è stato segnato da numerosi momenti cruciali, che hanno portato a nuovi contatti e nuove opportunità di collaborazione con le più importanti associazioni, istituzioni e rappresentanze politiche a livello mondiale. Il protocollo d’Intesa firmato durante il MOP31 formalizzerà e approfondirà la cooperazione tra AREA e UNEP, ricordando l’impegno che entrambe le parti sono state liete di abbracciare nell’ottica di arrivare a un’industria del freddo più sostenibile, nonché un ulteriore e importante esempio del rafforzamento degli impegni globali per un ambiente più sano, tramite la formazione, gli incontri e la condivisione delle idee e dell’esperienza, relativamente alla recente transizione ai refrigeranti a basso GWP. Il 2020 sarà un anno di importanza fondamentale per tutta la catena del freddo. L’industria dovrà affrontare numerose sfide e le priorità dell’associazione spaziano dall’imminente revisione delle regolamentazioni e dall’introduzione dei refrigeranti alternativi all’abbattimento del traffico illegale dei gas. AREA continuerà a lavorare a livello internazionale per contenere le emissioni dei gas serra. L’impegno di AREA diventerà ogni anno sempre più importante. Dalla firma del Protocollo di Montreal, per noi il più importante accordo internazionale di sempre, abbiamo continuato a promuovere e organizzare eventi di attualità, rilasciare pubblicazioni internazionali, linee guida, progetti e stabilire nuovi contatti e partnership (nel 2020, con ISHRAE e le Isole Caraibiche). L’imminente partecipazione ai principali eventi previsti per il 2020 rappresenta una chiara indicazione del ruolo chiave che AREA, con il Centro Studi Galileo e l’ATF – Associazione Tecnici del Freddo, rappresenterà per il futuro sviluppo del settore HVAC&R: saremo profondamente coinvolti all’interno di ChillVenta - International Exhibition for Refrigeration (13-15 Ottobre), e non vediamo l’ora di prender parte a Refrigera (5 Marzo), a Caserta, e a MCE - Mostra Convegno Expocomfort (17-20 Marzo) a Milano. Come sempre, AREA lavora per l’Europa ma guarda al Mondo. Augurando a voi e alle vostre famiglie buon Natale e felice Anno Nuovo. Marco Buoni INDUSTRIA&formazione / 1
IL FUTURO È LA NOSTRA STORIA
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Sommario Direttore Responsabile Enrico Buoni Responsabile di Redazione M.C. Guaschino Comitato Scientifico Marco Buoni, Marcello Collantin, Pierfrancesco Fantoni, Marco Carlo Masoero, Alfredo Sacchi, Madi Sakande, Stefano Sarti Redazione e Amministrazione Centro Studi Galileo srl via Alessandria, 26 15033 Casale Monferrato AL tel. 0142/452403 fax 0142/909841 Pubblicità tel. 0142/452403 E-mail: info@industriaeformazione.it www.industriaeformazione.it www.centrogalileo.it continuamente aggiornati www.EUenergycentre.org per l’attività in U.K. e India
3 Messaggio dal Presidente di AREA e Segretario ATF
M. Buoni – Presidente AREA Air Conditioning and Refrigeration European Association, Segretario generale ATF, Direttore Centro Studi Galileo
6 Casale Capitale del Freddo: progetti e formazione D. Farè – Centro Studi Galileo
8 Nuovo decreto: sanzioni
M. Boscain – Docente Centro Studi Galileo
9 Nuova rubrica: approfondiamo il Decreto F-Gas e la Banca Dati 10 Tecnici specializzati negli ultimi corsi e patentini del Centro Studi Galileo 19 F-gas ad alto GWP: divieto di manutenzione e immissione sul mercato di prodotti dal 1° gennaio Bollettino Tecnico dell’AREA
21 Guida sull’ammoniaca a bassa carica K. Z. Skacanova – Shecco
29 Principi di base del condizionamento dell’aria Quando il climatizzatore split... non ride P. Fantoni – 208ª lezione
www.associazioneATF.org per l’attività dell’Associazione dei Tecnici del Freddo (ATF)
32 Il capolinea del refrigerante R404A è prossimo, che fare?
Corrispondente in Francia: CVC
36 Manuale sull’uso deglI F-Gas e le alternative
La rivista viene inviata a: 1) installatori, manutentori, riparatori, produttori e progettisti di: A) impianti frigoriferi industriali, commerciali e domestici; B) impianti di condizionamento e pompe di calore. 2) Utilizzatori, produttori e rivenditori di componenti per la refrigerazione. 3) Produttori e concessionari di gelati e surgelati.
Video su www.youtube.com ricerca “Centro Studi Galileo” Foto su www.centrogalileo.it e www.facebook.com/centrogalileo N. 434 – Periodico mensile Autorizzazione del Tribunale di Casale Monferrato n. 123 del 13.6.1977 Spedizione in a. p. - 70% Filiale di Alessandria Abbonamento annuo (10 numeri) € 36,00 da versare sul ccp 10763159 intestato a Industria & Formazione Estero € 91,00 - una copia € 3,60 arretrati € 5,00
G. Cattabriga – Docente Centro Studi Galileo 14ª parte: Refrigeranti alternativi K. Kelly, M. Cook - Business Edge
43 Accorgimenti per evitare alte temperature di funzionamento del compressore quando si usa l’R449A P. Fantoni – 228ª lezione di base
45 Ultime notizie
Verso il 75° anniversario delle Nazioni Unite: questionario sui grandi cambiamenti climatici – Anche JARN dedica un articolo allo storico accordo tra AREA e UNEP – Bollettino tecnico di AREA: divieti sulla manutenzione e la commercializzazione in vigore dal 1° gennaio – Pubblicati i Regolamenti Europei su etichettatura energetica ed ecodesign degli apparecchi di refrigerazione – Regolamento F-Gas e commercio illegale di HFC: le aziende scrivono all’UE – Casale Capitale del Freddo: attiva per promuovere il territorio – Cinque passi per rendere sostenibile la refrigerazione: White Paper di EPEE – A dicembre si è svolto l’EUREKA 2019 – Sondaggio del progetto HARP: motivi per passare ad apparecchi ad alta efficienza energetica – Regolamento F-GAS, il Governo approva definitivamente il nuovo decreto sanzioni – Real Alternatives 4 Live Project: sondaggio sull’esperienza circa la formazione su refrigeranti a basso impatto ambientale – Ridurre le emissioni totali e il costo del ciclo di vita dei sistemi di refrigerazione commerciale senza sacrificare le prestazioni di raffreddamento – La Commissione Europea riceve la bozza del decreto sulla prevenzione incendi per gli impianti di condizionamento: novità sull’uso refrigeranti A1 e A2L – Nuovo webinar gratuito Centro Studi Galileo: “2020: divieto di utilizzo di refrigeranti con alto GWP per la manutenzione, soluzioni”.
48 Ditte collegate 50 Glossario dei termini della refrigerazione e del condizionamento (Parte centonovantaduesima) – A cura di P. Fantoni
LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
Casale Capitale del Freddo: progetti e formazione
Daniela FARÈ Centro Studi Galileo
6 / INDUSTRIA&formazione
Si è svolta venerdì 22 novembre 2019 nella Sala Consigliare del Comune di Casale Monferrato l’ultima riunione di Casale Capitale del Freddo, ed è sempre maggiore la partecipazione a questo progetto da parte di tutti coloro che operano nel settore nel Monferrato. Ad aprire l’incontro è il sindaco Federico Riboldi, con una panoramica sulla situazione lavorativa attuale nella nostra provincia, in particolare sulla necessità di creare nuove prospettive di lavoro proprio nel settore del freddo vista la grande richiesta di personale qualificato. A seguire l’Ingegnere Marco Buoni, Presidente di AREA, ha presentato le ultime attività sui progetti attivi al momento e riguardanti anche i nuovi refrigeranti alternativi, il significativo accordo firmato lo scorso giugno tra ATF e Confartigianato Impianti, e ha
inoltre ricordato la fondamentale importanza di avere tecnici qualificati a fronte dei cambiamenti normativi e tecnologici. Presenti alla riunione anche i rappresentanti delle maggiori aziende del freddo del Monferrato e, per un breve intervento, anche il Preside e il Vicepreside dell’Istituto Sobrero. Casale Capitale del Freddo porta avanti il progetto di creare sul nostro territorio un indirizzo di specializzazione per i tecnici del freddo che mira a preparare con competenze concrete i futuri tecnici. Durante l’incontro è emersa la disponibilità da parte delle aziende presenti di collaborare con la scuola per la preparazione pratica degli studenti. In particolare si è discusso sulle problematiche della realizzazione del progetto e relative possibili soluzioni tramite la partecipazione concreta delle aziende alla formazione pratica.
LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
NUOVO DECRETO: SANZIONI Marco BOSCAIN Docente Centro Studi Galileo
Come ormai noto, le responsabilità degli obblighi legislativi ricadono sia sugli operatori (solitamente i proprietari dell’impianto) che sugli installatori o manutentori, ma anche sulle ditte che vendono il gas refrigerante o le apparecchiature non ermeticamente sigillate. Riassumiamo brevemente i principali obblighi degli operatori: questi ultimi sono tenuti a minimizzare le perdite, facendo intervenire un tecnico certificato in maniera tempestiva. A seguito di una riparazione ricade poi sull’operatore l’obbligo di far verificare, entro un mese, che l’intervento sia andato a buon fine. Quando il contenuto di gas supera le 5 tonnellate di CO2 equivalente, a seconda del contenuto di gas, l’operatore ha l’obbligo del controllo periodico delle perdite. La mancanza di uno di questi adempimenti è punita con una sanzione amministrativa che, a seconda dei casi, varia da 5.000 a 100.000 euro. Tra le adempienze degli installatori o manutentori ri-
cordiamo il divieto di rilascio intenzionale del gas in atmosfera, l’obbligo di certificazione del personale e di certificazione della ditta per interventi di installazione, manutenzione, riparazione e ricerca delle perdite oltre che l’obbligo di inserimento in Banca Dati dell’intervento effettuato. La mancanza di uno di questi adempimenti è punita con una sanzione amministrativa compresa indicativamente tra 500 e 100.000 euro. Anche le ditte che vendono gas fluorurati o apparecchiature non ermeticamente sigillate contenenti gas fluorurati ad effetto serra hanno l’obbligo di inserimento della vendita in Banca Dati in alcuni casi avendo l’obbligo di allegare la dichiarazione dell’acquirente. La mancanza di questi adempimenti è punita con una sanzione amministrativa compresa tra i 500 e i 50.000 euro. Gli organi preposti ai controlli sono il comando Carabinieri per la tutela dell’ambiente (CCTA), l’ISPRA Istituto superiore per la ricerca ambientale e l’ARPA Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. L’onerosità dell’ammenda trova una spiegazione considerando l’importanza che la protezione dell’ambiente sta assumendo negli ultimi decenni ed in particolare gli effetti negativi che i gas fluorurati hanno sul riscaldamento globale.
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NUMERO 10 / GENNAIO 2020
NUOVA RUBRICA: APPROFONDIAMO IL DECRETO F-GAS E LA BANCA DATI ■ IL DECRETO, SCHEMA ACCREDITAMENTO E LA BANCA DATI – VENDITA APPARECCHIATURE La ditta che vende apparecchiature frigorifere deve sempre comunicare la vendita in Banca Dati? La registrazione in Banca Dati della vendita è obbligatoria nel momento in cui si è a conoscenza dell’utente finale. Nel caso di vendite al dettaglio, qualora l’acquirente dichiari di non conosce l’utente finale, la registrazione in Banca dati non va effettuata. Per sollevarsi da ogni responsabilità è consigliabile, da parte del venditore, farsi firmare un documento in cui l’acquirente dichiari appunto di non conoscere l’utente finale. Rimangono ferme le altre condizioni ai fini della dichiarazione: si deve trattare di apparecchiature NON ermeticamente sigillate contenenti GAS FLUORURATI AD EFFETTO SERRA. Dalle FAQ riportiamo a questo riguardo: Cosa si intende per vendita agli utilizzatori finali? Si intende la vendita fatta: a) all’ente, all’impresa o al privato che utilizzeranno l’apparecchiatura e che si devono impegnare a far eseguire l’installazione da un installatore certificato; b) all’installatore che comunica i dati anagrafici dell’utilizzatore finale. ■ LA CERTIFICAZIONE AZIENDALE E LA LETTERA C Non sono abilitato con la lettera C in Camera di Commercio, posso ugualmente certificare la mia azienda? Con la revisione degli schemi di accreditamento da parte di Accredia del febbraio scorso, è stato chiarito che aver acquisito la lettera C non è un prerequisito per poter ottenere la certificazione F-Gas dell’azienda. Il motivo è da ricercare nelle differenti finalità della certificazione F-Gas e della lettera C. La prima è infatti una certificazione ambientale, resa necessaria dalla pericolosità ambientale dei gas fluorurati ad effetto serra: abilita infatti all’utilizzo di questi gas. La lettera C, invece, è un requisito richiesto per dimostrare che l’impianto è stato installato rispettando la normativa vigente relativa anche alla sicurezza degli impianti e degli edifici, così da poter rilasciare il certificato di conformità. Si tratta dunque di dimostrare il rispetto di requisiti tecnici, mentre la certificazione F-Gas dimostra il rispetto di requisiti ambientali. Si può dunque acquisire la certificazione F-Gas per l’azienda senza essere abilitati con lettera C. Per essere certificata, l’azienda deve dimostrare di rispettare la normativa di riferimento. Ciò avviene attraverso la compilazione di una serie di documenti che Centro Studi Galileo si preoccupa di rendere disponibili. A tal fine, verrà organizzata il 18 febbraio una giornata di consulenza a Casale Monferrato dove, oltre alla parte documentale, vengono spiegati gli obblighi di legge e chiarite le modalità di utilizzo della Banca Dati F-Gas. Per iscriversi, bisogna contattare l’indirizzo email corsi@centrogalileo.it o il numero 0142452403 entro il 31 gennaio 2020.
■ LA BANCA DATI E IL REGISTRO TELEMATICO SONO LA STESSA COSA? La Banca Dati gas fluorurati e il Registro telematico nazionale delle persone e delle imprese certificate sono gestite entrambe dalla Camera di Commercio, ma hanno finalità differenti. Il Registro telematico nazionale è in vigore dal 2012 e ha come obiettivo quello della trasparenza. I clienti finali lo possono consultare per accertarsi che il Tecnico del Freddo che ha di fronte e l’azienda per cui quest’ultimo lavora siano in possesso della certificazione F-Gas. Infatti, gli enti certificatori aggiornano annualmente, sul Registro telematico, la posizione delle persone e delle imprese certificate attraverso il mantenimento dei certificati. Il registro telematico nazionale è raggiungibile al sito www.fgas.it. La Banca Dati, invece, è stata istituita nel 2019 ed è un registro degli interventi di installazione, controllo delle perdite, manutenzione, riparazione e smantellamento. Serve per tenere traccia di tutti gli interventi che la legislazione vigente contempla. Essendo poi gestita dalla stessa Camera di Commercio che gestisce il registro telematico nazionale, nel momento in cui si inserisce il nome di una ditta, emerge immediatamente se l’azienda è certificata o meno. La Banca Dati è raggiungibile dal sito www.bancadati.fgas.it ed è fruibile dopo essersi abilitati all’accesso. L’obbligo di certificazione interessa le imprese che svolgono l’installazione, la manutenzione o la riparazione di apparecchiature fisse di refrigerazione, condizionamento dell’aria e pompe di calore contenenti gas fluorurati ad effetto serra. ■ VENDITA APPARECCHIATURE (3) Sono un installatore di impianti di condizionamento. Al momento dell’acquisto dell’apparecchiatura, il rivenditore ha qualche incombenza? Il rivenditore ha l’obbligo di comunicazione alla Banca Dati qualora l’acquirente sia a conoscenza dell’utente finale. In quest’ultimo caso l’acquirente/installatore dovrà aspettarsi che il rivenditore comunichi alla Banca Dati: la tipologia di apparecchiatura, il numero e la data della fattura o dello scontrino di vendita, l’anagrafica dell’acquirente e l’anagrafica dell’utilizzatore finale. L’art. 16 par 3 precisa che tale comunicazione va fatta all’atto della vendita. Se invece le apparecchiature vengono acquistate dall’azienda installatrice per essere tenute a magazzino, il venditore non dovrà dichiarare nulla. Quando poi l’installatore avrà individuato l’utente finale, sarà obbligo dell’installatore comunicare, oltre l’installazione, anche la vendita. Dalle FAQ riportiamo a questo riguardo: Se l’acquirente non conosce l’anagrafica dell’utilizzatore finale. Se l’acquirente non conosce l’anagrafica dell’utilizzatore finale (p.es. perché è un rivenditore al dettaglio oppure è un installatore che acquista l’apparecchiatura ma non sa presso quale utilizzatore l’installerà) allora la vendita non va comunicata. Saranno il rivenditore al dettaglio oppure l’installatore a comunicarla. INDUSTRIA&formazione / 9
LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
Tecnici di 3 generazioni in 45 anni di corsi con una media di oltre 3.000 allievi all’anno si sono specializzati al CSG
DAL NUMERO PRECEDENTE CONTINUA L’ELENCO DEI TECNICI SPECIALIZZATI NEGLI ULTIMI CORSI NELLE VARIE REGIONI ITALIANE
Tecnici specializzati negli ultimi corsi e patentini del Centro Studi Galileo Gli attestati dei corsi, i più richiesti dalle aziende, sono altresì utili per la formazione dei dipendenti prevista dal DLGS 81/2008 (Ex Legge 626) e dalla certificazione di qualità.
Video su www.youtube.com ricerca “Centro Studi Galileo” Foto su www.centrogalileo.it e www.facebook.com/centrogalileo
L’elenco in continuo aggiornamento di tutti i nominativi, divisi per provincia, dei tecnici specializzati negli ultimi anni nei corsi del Centro Studio Galileo si può trovare su www.centrogalileo.it (alla voce Corsi > organizzazione)
Alushaj Gerci GA IMPIANTI ELETTRICI Imperia
Spadoni Riccardo IFI spa Tavullia
Maffei Stefano MBM DI GRASSO ALBERTO Savona
Barsotti Cristiano GALLI ANDREA San Giuliano Terme
Bottaro Massimiliano IL DISGELO srl Settimo T.se
Brognara Antonio MERCURIO srl Pisogne
Migliori Davide ACETO srl Lipomo
Burdisso Fabrizio GIMAR DI BURDISSO as Robassomero
Incardona Claudio Mascali
Boninsegna Matteo MR GRANDI IMPIANTI snc Caresanablot
La Vore Francesco ARTE BIANCA spa Brescia
Menzio Giacomo I DOLCI DELL’ISOLA Isolabella
TECNICI CHE HANNO OTTENUTO IL PATENTINO ITALIANO FRIGORISTI A CASALE MONFERRATO
Foresti Andrea MARKI sa Locarno - Svizzera
Saccenti Giordano NUTRISERVICE srl San Paolo
Sandu Flavian BALSAMO F.LLI snc San Damiano Asti Barco Giancarlo Imperia Mazzolini Luca BERTACCINI & GROSSETTI srl Castel San Giovanni Caretto Francesco Genova Antonelli Luca COSTRUZIONI EDILI ANTONELLI sas Cellamonte Tornielli Matteo EURA GLACE srl Casalmaiocco
10 / INDUSTRIA&formazione
Corso in Croazia per 60 partecipanti dai paesi balcanici sulle nuove tecnologie e impianti a CO2. Nella foto, Tonko Curko, presidente e delegato in AREA, dà il benvenuto dell’Associazione Croata. Il seminario è stato organizzato dal CSG, con partner Carel.
SISTEMI DI RECUPERO E RICICLO SISTEMI DI RECUPERO E RICICLO RECYCLING AND RECOVERY SYSTEMS RECYCLING RECOVERY SYSTEMS F-GAS REGULATION -AND PHASE DOWN Dal 2018 in poi, il regolamento 517/2014) F-GAS REGULATION - PHASE (EU DOWN
€ SAVE THE PLANET SAVE THE PLANET
sui gas fluorurati prevede massicci tagli alle di HFC nell’UE. Dalquantità 2018 indisponibili poi, il regolamento (EU 517/2014) sui gas fluorurati prevede massicci tagli alle From 2018 onwards, EUnell’UE. F-Gas Regulation quantità disponibili di the HFC (EU 517/2014) creates massive cuts in the2018 available quantities HFCsRegulation in the EU. From onwards, the EUofF-Gas (EU 517/2014) creates massive cuts in the available quantities of HFCs in the EU. SPY Gruppo manometrico a diagnosi visiva conSPY refrigerante Gruppo manometrico riciclato a diagnosi visiva con refrigerante SPY riciclato Manifold with visual diagnosis SPYrecycled with Manifold refrigerant with visual diagnosis with recycled refrigerant
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SPY Gruppo manometrico a diagnosi visiva conSPY refrigerante Gruppocontaminato manometrico a diagnosi visiva con refrigerante SPY contaminato Manifold with visual diagnosis withSPY contamined Manifold refrigerant with visual diagnosis with contamined refrigerant
RECUPERA RICICLA RIUTILIZZA RECUPERA RICICLA RECOVER RIUTILIZZA RECYCLE REUSE RECOVER RECYCLE REUSE
Bombola per recupero refrigerante Bombola per recupero Bottle refrigerante for refrigerant recovery Bottle for refrigerant recovery
Distillatore integrato a controllo di flusso Integrated distillation Distillatore integratosystem with automatic flow control a controllo di flusso Integrated distillation system with automatic flow control
Più alto è il GWP del refrigerante, più sarà soggetto alla Phase-down (riduzione graduale) dell’HFC, con conseguenti aumenti dei prezzi e potenziale carenza. Più alto è il GWP del refrigerante, più sarà soggetto HFO puri, CO2, idrocarburi, ammoniaca, HFC riciclati o rigenerati alla Phase-down (riduzione graduale) dell’HFC, con conseguenti non rientrano nella Phase-down (riduzione graduale). aumenti dei prezzi e potenziale carenza. L’HFC riciclato e rigenerato - anche con GWP> 2500 - può ancora HFO puri, CO2, idrocarburi, ammoniaca, HFC riciclati o rigenerati essere utilizzato per il servizio fino al 2030. non rientrano nella Phase-down (riduzione graduale). L’HFC riciclato e rigenerato - anche con GWP> 2500 - può ancora essere utilizzato per il servizio fino al 2030.
EASYREC1R-2R / EASYREC-HP Unità di recupero e riciclo EASYREC1R-2R / EASYREC-HP EASYREC1R-2R / EASYREC-HP Unità di recupero e riciclo Recovery and recycling units EASYREC1R-2R / EASYREC-HP Recovery and recycling units
The higher the GWP of the refrigerant, the more it will come under pressure by the HFC phase-down, leading to likely price increases and potential shortages. The higher the GWP of the refrigerant, the more it will come under Pure HFOs, CO2, hydrocarbons, ammonia, reclaimed or recycled pressure by the HFC phase-down, leading to likely price increases HFCs etc. do not fall under the phase-down. and potential shortages. Recycled and reclaimed HFCs – even with a GWP > 2500 - can still Pure HFOs, CO2, hydrocarbons, ammonia, reclaimed or recycled be used for service until 2030. HFCs etc. do not fall under the phase-down. Recycled and reclaimed HFCs – even with a GWP > 2500 - can still be used for service until 2030.
LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
Beni Andrea SENECO srl Milano Pollio Sandro SENECO srl Milano Barral Bruno TODOS IT srl Pisogne Drovetti Sandro TODOS IT srl Pisogne Caprini Gian Luca TRAILER SERVICE srls Ghedi Sede di Brugine: il Docente del CSG Stefano Sarti con gli allievi del corso sugli Idrocarburi. Il Centro Studi Galileo organizza corsi in 15 sedi, su tutto il territorio italiano, e vanta oltre 3000 tecnici specializzati all’anno.
Pepe Francesco ORASESTA spa Milano
Librera Luca REC FRIGO srl Buriasco
Cangianiello Simone SAMSIC ITALIA spa Cascine Vica Rivoli
Parodi Yuri ORASESTA spa Milano
Berti Alessandro RENAT srl Capannori
Bortolotti Alessio SARDA IMPIANTI srl Arzachena
Enzi Andrea ORASESTA spa Milano
Venuti Marco SAMSIC ITALIA spa Cascine Vica Rivoli
Brotto Nicola SELLA GIUSEPPE - ONDA spa Mussolente
Botosso Andrea UNIFRIGOR srl Occimiano Orso Rodolfo VALEN srl Moncalieri Razzetti Enrico VALEN srl Moncalieri
Nicolini Matteo ORASESTA spa Milano Panzeri Roberto PANZERISAT DI PANZERI ROBERTO Solbiate - Arno Braschi Lapo PRINZ srl San Donnino Provenzano Emanuele PROVENZANO TERMOIDRAULICA srl Lesa Piva Davide PV DI PIVA Frugarolo Bousry Amine RAR DI STOPPA sas Pinerolo 12 / INDUSTRIA&formazione
Incontro delle aziende di Casale Capitale del Freddo presso la Sala Giunta del Comune di Casale Monferrato. Ordine del giorno: la formazione e i nuovi progetti.
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LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
TECNICI CHE HANNO OTTENUTO IL PATENTINO ITALIANO FRIGORISTI A MOTTA DI LIVENZA
Valente Mauro SIRAM spa Milano Renzi Renzo YOUGENIO srl Zola Predosa
Donadel Alessandro CANTON PROFESSIONAL srl Pordenone
De Vido Agostino ZORZETTO MARIO srl Gaiarine
Zanella Flavio CORBANESE IMPIANTI srl Conegliano
Sist Marco ZORZETTO MARIO srl Gaiarine
Vettore Marco CRIOCABIN spa Praglia di Teolo
Romano Stefano ZORZETTO MARIO srl Gaiarine
Ceretta Patrick CRIOCABIN spa Praglia di Teolo De Moliner Marco EVOO srl Belluno Villalva Hector Hugo FRIO Y CALOR DI VILLALVA Susegana Penello Riccardo KOMA ENGINEERING srl Vicenza Alfieri Salvatore KOMA ENGINEERING srl Vicenza
TECNICI CHE HANNO OTTENUTO IL PATENTINO ITALIANO FRIGORISTI A NAPOLI
Sede CSG di Motta di Livenza: un allievo alle prese con la prova pratica di saldobrasatura, in preparazione all’esame per ottenere il patentino PIF. La brasatura è il miglior metodo di tenuta. Esistono, presenti durante i corsi CSG, tecnologie di brasatura ad elettrolisi con combustibile idrogeno e comburente ossigeno.
Adinolfi Anselmo Salerno
Broscritto Salvatore SIRAM spa Milano
La Pignola Antonio SIRAM spa Milano
Massa Emilio ARIMAX srls Ottaviano
Arcopinto Dario SIRAM spa Milano
Borrelli Leandro SIRAM spa Milano
Damiano Giovanni SIRAM spa Milano
D’Aquale Michele SIRAM spa Milano
Verde Antonio SIRAM spa Milano
Busolin Claudio REKEEP spa Zola Predosa Nava Luigi REKEEP spa Zola Predosa Bettin Marco RENATO MOLINARI srl Levico Bianchin Michele SIMA srl Villorba Da Prat Fabio SIRAM spa Milano 14 / INDUSTRIA&formazione
Un altro allievo viene esaminato sulle tecniche di brasatura, presso la sede di Cagliari, al fine di conseguire il patentino PIF. Certificazione obbligatoria per poter comprare il gas refrigerante HFC e poter compilare la Banca Dati online, unico modo per essere in regola secondo il nuovo decreto fgas 146/18.
NUMERO 10 / GENNAIO 2020
Raosta Marco RM SERVICE Casoria
CORSO SULLA CERTIFICAZIONE AZIENDALE REG. 2067/2015 E DPR 146/2018 A CASALE MONFERRATO
ANTONELLI LUCA Pergola AXITECH srl Gianni Clotilde Tribiano Cinque allievi ricevono gli attestati di partecipazione al corso di brasatura, svoltosi nella sede di Roma. Con loro, Marco Vitelli, docente del CSG. Il corso di tecniche frigorifere base e specializzazione ha ottenuto un particolare successo vista la adeguata attrezzatura presente e gli impianti didattici per la comprensione.
Di Paolo Vincenzo SIRAM spa Milano
Liguori Domenico SIRAM spa Milano
Tesone Francesco SIRAM spa Milano
Bilancio Pasquale SIRAM spa Milano
Del Gaudio Luigi SIRAM spa Milano
Scaperrotta Vincenzo SITI GROUP snc Ariano Irpino
Pone Pasquale SIRAM spa Milano
Ciotola Gerardo SIRAM spa Milano
Smiraglio Giuseppe RIEM SERVICE srl Gallicano nel Lazio
ECOTOCE ENERGY srl Marcello Luciana Premosello Chiovenda FENICE MICHELE Carpignano Sesia IE IMP. ELETTRICI DI RUBINO Simonetti Walter Torino IGEA IMPIANTI snc Achino Enrico Borgosesia IPER ELETTRONICA DI CASTIGLIONI ALBERTO Castiglioni Alberto Cairate PRINZ srl Orlandini Corrado San Donnino PRO PLAN srl Esposito Giuseppe Milano PROJECT CLIMA srl Paiotti Claudio Roma Borghesiana SANAC srl Canzi Riccardo Calusco Adda
I partecipanti al corso orientato all’ottenimento del PIF, presso la sede del CSG di Vallermosa, Cagliari, mostrano l’attestato di partecipazione. In 45 anni il Centro Studi Galileo ha istruito 60.000 tecnici in Italia e oltre 2000 all’estero, in molti paesi tra cui Bahrain, Kuwait, Cina, Argentina, Iraq, Grecia, Cipro, Armenia, Gambia e Tunisia.
SERVICE DI TENEV Tenev Ivan Milev Senago INDUSTRIA&formazione / 15
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SLI TERMOIDRAULICA DI MANTOVANI Mantovani Andrea Cossato SPADONI ROBERTO TERMOIDR. Tagliabue Sara Mariano Comense ZAMBOLIN YURI sas Castaldelli Gianni Ivrea
CORSO PER INSTALLATORI E MANUTENTORI IMPIANTI ENERGETICI ALIMENTATI DA FONTI RINNOVABILI A MILANO (CORSO FER)
BERTACCINI & GROSSETTI srl Grossetti Davide Castel San Giovanni CASIRAGHI TERMOIDRAULICA snc Casiraghi Fabrizio Burago Molgora
Resta sempre di vitale importanza, nei corsi organizzati dal CSG, la componente teorica: nella foto, gli allievi di Bari durante l’esame teorico per la certificazione della persona obbligatoria per legge per ottenere il Patentino Frigoristi PIF. Anche l’azienda deve avere la certificazione che consiste nel controllo delle attrezzature, la loro taratura, la formazione e altre informazioni acquisibili durante i corsi CSG.
CLIMAFLUID srl Callegari Mirko Peschiera Borromeo
COLANGELO IMPIANTI sas Colangelo Gennaro Rionero In Vulture
COMPAGNO F.LLI snc Compagno Vincenzo Milano
CM ENGINEERING srl Molteni Giorgio Settimo M.se
COMITTI TERMOIDRAULICA Comitti Stefano Lipomo
DAIKIN AIR CONDITONING ITALY Belfiori Alessandro Guidonia DLB TEK srl Diliberto Gregorio Menfi ECO IMPIANTI srl Piazza Emanuele Gorgonzola KRIOS IMPIANTI sas Civita Christian Peschiera Borromeo LORETO ANTONIO Oste Montemurlo RIPEL DI PITASI Pitasi Francesco Gravellona Toce
Gli allievi del corso di tecniche frigorifere, presso la sede di Casale Monferrato, mostrano gli attestati di partecipazione: con loro il docente Roberto Ferraris. La sede di Casale Monferrato, capitale del freddo, è attrezzata con impianti didattici di ultima generazione con compressori Dorin, condensatori Luve e Modine, valvole Castel, elettronica Carel e Pego. Inoltre le attrezzature per la manutenzione sono della Core, Fieldpiece, Refco, Testo e Wigam.
SICURVIDEO DI RAVEANE Raveane Angelo Cossato TECNICA IMPIANTI srl Attianese Giosuè Nerviano INDUSTRIA&formazione / 17
LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
Armenia: progetto “Train the Trainers”, corso sugli F-GAS e i refrigeranti alternativi a cura di UNIDO e Centro Studi Galileo. Nella foto, il docente del CSG Gianfranco Cattabriga insegna su un impianto con refrigerante CO2 quindi con pressioni di esercizio che possono arrivare anche fino ai 100 bar e oltre.
Verifica di temperatura e pressione sugli impianti dinamici della sede di Casale Monferrato del Centro Studi Galileo. Tutte le sedi del CSG sono attrezzate per garantire agli allievi i migliori strumenti formativi. La teoria è la parte del corso di maggior difficoltà per i tecnici abituati a svolgere operazioni sul campo.
TECNICAL SERVICES srl Laudani Antonino Seregno
CELLI spa Serafini Emanuele San Giovanni In Marignano
FERRARI SERVICE srl Tarantino Daniel Zola Predosa
TECNO DDF DI DOATI Doati Davide Cameri
CHIRIAC VASILE Spinea
SAKANDÈ IBRAHIM Crevalcore
CPL CONCORDIA scarl Roversi Matteo Galli Claudio Gozzi Danny Concordia S/S
VILLANI PIETRO San Lazzaro di Savena
TECNO ENERGIA srls Marinaro Vincenzo Desio TECNOCLIMA snc Cinquanta Daniele Lodi
ASTER DI GIDIULI Gidiuli Angelo Ledro
CALTABIANO ANGELO Giarre CORAZZARI IMPIANTI Rossi Pasquale Bologna EFFEGI IMPIANTI srl Munno Patrick Vergato FRIGO SERVICE RPF srl Federzoni Luca Spilamberto
TECNOGAS DI COSTANZO Costanzo Roberto Gattinara TEKNO LINE srl Valenti Sergio Mesero
CORSO TECNICHE FRIGORIFERE E PREPARAZIONE ESAME PATENTINO FRIGORISTI A CALDERARA DI RENO
AIR TEAMDOMOTICO srl Santi Fabio Montanari Davide Bologna 18 / INDUSTRIA&formazione
La consegna degli attestati di partecipazione agli allievi sancisce la fase finale dei corsi orientati al conseguimento del PIF. Nella foto, la sede di Casale Monferrato dove sono anche presenti gli uffici direzionali del Centro Studi Galileo con 12 persone impegnate ad aiutare i tecnici del freddo d’Italia, Europa e, tramite i progetti UNIDO, nel mondo.
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F-gas ad alto GWP: divieto di manutenzione e immissione sul mercato di prodotti dal 1° gennaio Air Conditioning and Refrigeration European Association
Bollettino Tecnico dell’AREA
1. OBIETTIVO DI QUESTO BOLLETTINO TECNICO L’obiettivo della presente nota è informare gli installatori europei di refrigerazione, condizionamento dell’aria e pompe di calore in merito alle prossime future scadenze sui divieti, riguardanti sia l’immissione sul mercato dei prodotti sia l’attività di manutenzione, e che entreranno in vigore il 1° gennaio 2020 ai sensi dei regolamenti sui gas fluorurati1. Alcuni dei divieti di prodotto (immissione sul mercato) e di manutenzione avranno importanti implicazioni per il settore ed è essenziale che i tecnici dell’assistenza capiscano cosa significano questi cambiamenti per loro. 2. DIVIETI RIGUARDANTI I PRODOTTI IMMESSI SUL MERCATO L’allegato III del regolamento F-gas 517/2014 stabilisce un calendario per i vari settori, ed i relativi refrigeranti che vengono impiegati, che definisce le date in cui la vendita di tali sistemi / applicazioni diventa illegale. Ai fini della chiarezza, la presente nota considera solo i divieti che entrano in vigore a partire dal 1° gennaio 2020:
Prodotto o applicazione2
Cosa significa?
Congelatori e frigoriferi stand-alone per uso commerciale (negozi, Frigoriferi e congelatori per uso commerciale supermercati, qualsiasi uso al dettaglio, ecc.) possono essere venduti (apparecchiature ermeticamente sigillate) solo se impiegano un refrigerante con un GWP <2500. che contengono refrigeranti HFC con un Non si applica ai sistemi multipack o ai sistemi di tipo split con GWP pari o superiore a 2500 un’unità di condensazione esterna. Apparecchiature fisse di refrigerazione che contengono, o il cui funzionamento si basa su, refrigeranti HFC con un GWP pari o superiore a 2500 ad eccezione delle applicazioni impiegate per raffreddare i prodotti a temperature inferiori a -50 °C
Qualsiasi nuovo sistema di refrigerazione (inclusi quelli di tipo split) può essere venduto o installato solo se impiega un refrigerante con un GWP <2500. Le applicazioni per bassissime temperature, come quelle per criogenia che lavorano a temperature inferiore a -50 ° C, sono esenti da questo divieto.
Apparecchiature mobili per il condizionamento dell’aria che contengono refrigeranti HFC con un GWP pari o maggiore a 150.
Le unità di condizionamento portatili monoblocco e progettate per essere spostate dall’utente finale - normalmente unità di piccole dimensioni su ruote - possono essere vendute solo se utilizzano un refrigerante a basso GWP, di valore inferiore a 150.
3. DIVIETI PER LA MANUTENZIONE
1
Regolamento 517/2014, Articolo 13 e Allegato III 2 Prodotti o impianti immessi sul mercato UE a partire dal 1 gennaio 2020 3 GWP: Global Warming Potential, valore definito nel 4° Assessment Report dell’ Intercontinental Panel on Climate Change (IPCC).
Dal 1° gennaio 2020 è vietato l’uso di gas fluorurati vergini a effetto serra con un GWP3 pari o superiore a 2500 per la manutenzione o l’assistenza di apparecchiature di refrigerazione con una carica superiore a 40 tonnellate di CO2 equivalente. Non vi sono restrizioni alla manutenzione o all’uso a lungo termine di questi sistemi, oltre al divieto di utilizzare refrigeranti vergini dopo il 1° gennaio 2020. Non ci sono piani attuali per vietare l’uso di questi sistemi in futuro. Esenzioni da questo divieto di utilizzo si applicano alle apparecchiature militari e anche quando le apparecchiature sono destinate ad applicazioni impiegate per raffreddare i prodotti a temperature inferiori a -50 °C. INDUSTRIA&formazione / 19
LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
La tabella seguente riassume le quantità minime di carica corrispondenti a 40 tonnellate di CO2 equivalente per i refrigeranti più comuni con GWP ≥ 2500 ed utilizzati nella refrigerazione: Refrigerante
GWP
Entità minima della carica
404A
3922
10,20 kg
422D
2729
14,66 kg
507
3985
10,04 kg
Una proroga all’uso di gas fluorurati a effetto serra con un GWP pari o superiore a 2500 si applica fino al 1° gennaio 2030 per: • Refrigerante rigenerato utilizzato per l’assistenza o la manutenzione di apparecchiature di refrigerazione esistenti, a condizione che i refrigeranti siano stati etichettati conformemente all’articolo 12(6)4. Si noti che questo è valido solo per le apparecchiature esistenti: i refrigeranti rigenerati non possono essere utilizzati nelle nuove apparecchiature installate. • Refrigerante riciclato utilizzato per l’assistenza o la manutenzione di apparecchiature di refrigerazione esistenti a condizione che sia stato recuperato da tali apparecchiature. Tali gas riciclati possono essere utilizzati solo dall’impresa che ha effettuato il recupero nell’ambito della manutenzione o dell’assistenza o dall’impresa per la quale è stato effettuato il recupero. Ciò significa che la ditta di manutenzione che ha effettuato il recupero del refrigerante usato può riciclare la carica recuperata e riutilizzarla sugli stessi impianti, oppure l’utente finale può conservare il refrigerante riciclato per riutilizzarlo sui propri impianti. Cosa puoi fare nell’ambito della tua attività lavorativa? Come tecnico della refrigerazione, hai essenzialmente 3 opzioni: 1. Continuare a riparare le attrezzature esistenti dopo il 2020 e fino al 2030 utilizzando solo refrigerante rigenerato o riciclato secondo le condizioni specificate 4
Articolo 12(6) del Regolamento 517/2014: I refrigeranti riciclati o rigenerati sono etichettati con l’indicazione che la sostanza è stata riciclata o rigenerata, informazioni sul numero di lotto e il nome e l’indirizzo dell’impianto di rigenerazione o riciclaggio
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2. Il retrofit delle apparecchiature esistenti impiegando un refrigerante che ha un GWP<2500 3. Installare nuove apparecchiature con un refrigerante cha ha un GWP<2500 Queste opzioni devono essere valutate e discusse con il cliente. Per le opzioni 2 e 3, è necessario prendere in considerazione l’impatto, attuale e quello futuro, sulla disponibilità e sui
prezzi dei refrigeranti determinato dalla progressiva riduzione in atto degli HFC. Credits Questo Bollettino Tecnico dell’AREA è stato redatto grazie al gentile supporto di REFCOM – www.refcom.org.uk Nota: questo documento si basa sulle conoscenze disponibili al momento della pubblicazione ed è inteso per scopi generali, non per fare affidamento su specifiche questioni tecniche o legali, nel qual caso si dovrebbe sempre chiedere una consulenza indipendente. Nessuna responsabilità di alcun tipo per lesioni, morte, perdite, danni o ritardi comunque causati, derivanti dall’utilizzo dei consigli e delle raccomandazioni qui contenuti, è accettata dagli autori o da altri soggetti coinvolti nella sua pubblicazione (inclusa AREA). 17/12/2019
Thanos Biris presidente dell’associazione greca del freddo “Union F-gas”, chairman del gruppo di lavoro in AREA denominato “Human Capital” sulla competenza dei tecnici del freddo, ha ottenuto il certificato sull’uso dei refrigeranti alternativi anidride carbonica e idrocarburi presso il Centro Studi Galileo a Casale Monferrato. A sinistra il docente Marino Bassi, anche consulente del progetto Real Alternatives. Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea e da partner di Associazioni come l’AREA, l’ATF e altre 15 associazioni di tutta Europa. La formazione sui refrigeranti alternativi attualmente non è obbligatoria, ma con la revisione della regolamentazione europea che inizierà nel 2020 e terminerà nel 2021 probabilmente lo diverrà.
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Guida sull’ammoniaca a bassa carica INTRODUZIONE
Klara Zolcer SKACANOVA Manager, Market Development, Shecco
L’uso della bassa carica di ammoniaca è emerso come una delle tendenze chiave nel settore della refrigerazione industriale negli ultimi anni. Inoltre, gli sviluppi tecnologici hanno aperto ad opportunità per l’ammoniaca che vanno oltre il mercato tradizionale. Con questo rapporto ci proponiamo di identificare le tendenze che stanno alla base delle tecnologie che adoperano bassa carica di ammoniaca in diverse parti del mondo. Il rapporto è pubblicato in tre parti; questa prima parte evidenzia alcune delle caratteristiche chiave dell’ammoniaca come refrigerante e delinea una breve storia del suo uso. La dicitura “bassa carica di ammoniaca” non è ancora ben specificata, anche se si notano sforzi per fare chiarezza in questa direzione. Una chiara definizione e distinzione dai tradizionali sistemi di ammoniaca è essenziale per rafforzare la posizione dei sistemi a bassa carica, soprattutto alla luce della crescente pressione legislativa sui refrigeranti fluorurati. Una bassa carica di ammoniaca non possiede solo il potenziale per sostituire i tradizionali sistemi ad ammoniaca, ma anche per rimpiazzare gli HFC in applicazioni nelle quali prima non era possibile utilizzarla. Abbiamo chiesto ai principali esperti del settore di condividere le loro opinioni su questo importante argomento, presentato in questa relazione.
L’uso dell’ammoniaca come refrigerante risale a 150 anni fa: è l’unico refrigerante utilizzato ininterrottamente in tutti questi anni. Questo grazie soprattutto alle sue eccellenti proprietà termodinamiche che garantiscono buone prestazioni di efficienza energetica, nonché l’abbondanza e la facilità d’uso dell’ammoniaca. Il principale svantaggio dell’ammoniaca - la tossicità - è stato affrontato attraverso la progettazione volta a prevenire eventuali perdite. Tuttavia, a seguito di numerosi importanti incidenti, l’industria ha concentrato gli sforzi di sviluppo sulla riduzione della carica di ammoniaca nei sistemi come misura più efficace per migliorare la sicurezza delle tecnologie a base di ammoniaca. Negli ultimi anni lo sviluppo di sistemi a bassa carica di ammoniaca ha avuto un ruolo centrale, disturbando in modo positivo la tradizionale industria della refrigerazione con ammoniaca. Oggi un numero crescente di produttori offre sistemi che utilizzano una carica di ammoniaca di soli 20 g / kW senza compromettere l’efficienza del sistema, ma al contrario migliorandola ulteriormente. Questa relazione approfondisce i recenti sviluppi del mercato e della tecnologia, identifica le tendenze chiave, le sfide e i progressi futuri in diverse regioni geografiche. AMMONIACA COME REFRIGERANTE Una panoramica Insieme all’anidride carbonica (CO2, R744) e agli idrocarburi come propano (R290), isobutano (R600a) e propilene (R1270), l’ammoniaca (NH3, R717) è uno dei refrigeranti naturali più comunemente usati. In una classificazione generale i “refrigeranti naturali “sono sostanze che esistono naturalmente nell’ambiente, mentre i “refrigeranti non
naturali “ o “ refrigeranti sintetici “ sono sostanze chimiche artificiali, non presenti naturalmente nell’ambiente; anche se il termine “naturale “ è talvolta contestato, poiché questi refrigeranti devono essere sottoposti a processi di purificazione industriale e di lavorazione per essere utilizzati, queste sostanze non contribuiscono all’esaurimento dell’ozono, al riscaldamento globale e alla sicurezza ecologica, a differenza delle sostanze chimiche artificiali. Importanti accordi internazionali come l’emendamento Kigali al protocollo di Montreal (firmato nel 2016 ed entrato in vigore nel 2019) e il regolamento sui gas fluorurati dell’Unione europea (entrato in vigore nel 2015) stanno progressivamente riducendo l’uso di idro-fluorocarburi (HFC), spianando la strada a un più ampio utilizzo di refrigeranti naturali, compresa l’ammoniaca, per applicazioni di riscaldamento, condizionamento e refrigerazione. Tabella 1. Caratteristiche principali dell’ammoniaca. Numero refrigerante Formula chimica Potenziale di riscaldamento globale (GWP) superiore a 100 anni Potenziale di riduzione dell’Ozono (ODP) 0 Punto normale di ebollizione (°C) Temperatura critica (°C) Temperatura di accensione (°C) Pressione critica (kPA) Soglia di odori (ppm) Gruppo di sicurezza Peso Molecolare (g/mol) 17.031 Fonte: IIAR (2018)
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LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
Tabella 2. Confronto tra COP* dell’ammoniaca e altri refrigeranti.
Refrigerante
Per temperature positive celle frigorifere (+40 °C/+2 °C)
Per operazioni con fluidi secondari (+40 °C/-5 °C)
Per stanze refrigerate a bassa temperatura (+40 °C/- 25 °C)
Gallerie di congelamento a raffreddamento singolo veloce (+40 °C/ -40 °C)
* Il coefficiente di prestazione (COP) è un numero che determina un rapporto tra riscaldamento o raffreddamento utile fornito per il lavoro richiesto. Un COP più elevato comporta costi operativi inferiori.
L’ammoniaca è un gas incolore a pressione atmosferica. È presente in molti processi naturali, quindi esiste in abbondanza in tutto il mondo. Il 5% su oltre 2 miliardi di tonnellate di ammoniaca nel mondo è prodotto dall’uomo e meno del 2% viene utilizzato per la refrigerazione. Il refrigerante stesso è costituito da un atomo di azoto e tre atomi di idrogeno; quindi la formula chimica è NH3. Il codice di refrigerazione dell’Ammoniaca è R717. Oltre all’acqua (R718) e all’aria (R729), l’ammoniaca è l’unico refrigerante con potenziale di riduzione dell’ozono (ODP) e potenziale di riscaldamento globale (GWP) pari a zero. Essendo più leggero dell’aria e trasformandosi in vapore al momento del rilascio, qualsiasi perdita di ammoniaca tende prima a formare una nuvola che rimane vicino al terreno per un breve periodo e poi si disperde nel cielo. L’ammoniaca è classificata come refrigerante B2L a causa della sua bassa soglia di infiammabilità (2L) e della maggiore tossicità (B) con un odore pungente. L’infiammabilità non rappresenta una delle maggiori preoccupazioni quando si parla di ammoniaca come refrigerante. L’NH3 si infiamma a temperature difficilmente riscontrabili nelle applicazioni HVAC&R convenzionali (sopra ai 650 °C) e necessita di una fiamma di supporto per bruciare. In ogni caso, a causa della sua lieve in22 / INDUSTRIA&formazione
fiammabilità, l’ammoniaca deve essere tenuta lontana da fonti di accensione come superfici calde o scintille, ad esempio da interruttori elettrici. Nelle strutture che utilizzano ammoniaca come refrigerante, si consiglia di installare sistemi di ventilazione e rilevatori speciali in tutte le aree in cui l’NH3 potrebbe fuoriuscire. L’uso dell’ammoniaca è stato piuttosto limitato in grandi sistemi industriali o di conservazione degli alimenti (in luoghi non direttamente accessibili al grande pubblico) o in sistemi con basso carico per via della sua tossicità. In questi contesti, l’ammoniaca è solitamente il refrigerante primario nei sistemi secondari, tuttavia è sempre più utilizzata anche nelle unità monoblocco. Nonostante piccole quantità di ammoniaca si trovino anche nel fumo di sigaretta e anche nell’aria che respiriamo, l’inalazione di elevate quantità di NH3 può portare a gravi complicazioni per la salute. Numerose soluzioni tecnologiche sono state messe a disposizione nella progettazione di un sistema di ammoniaca per prevenire perdite e minimizzare i rischi. Questi includono tra gli altri, ad esempio l’uso di giunti saldati, compressori ermetici o semi- ermetici, l’uso di scambiatori di calore a fascio tubiero come condensatori e refrigeratori, installazioni del sistema su un tetto. Inoltre, per garantire una manutenzione sicura dei sistemi di ammoniaca, il
personale tecnico deve avere una formazione adeguata e seguire le procedure di sicurezza di base. Altre misure di sicurezza comprendono controlli frequenti del sistema, proteggendolo da danni esterni, nonché un sistema di allarme ben regolato. Se vengono prese tutte le misure giuste, il refrigerante è sicuro. Le indagini sugli incidenti che coinvolgono sistemi a base di ammoniaca hanno effettivamente mostrato come principale causa un modello costante di errori umani, con scarsa manutenzione e ignoranza dei protocolli di sicurezza di base. Per affrontare il problema della maggiore tossicità dell’ammoniaca sono stati compiuti notevoli sforzi nello sviluppo di sistemi ad ammoniaca con carica di refrigerante ridotta in quanto metodo più efficace per migliorare la sicurezza e aumentare l’efficienza del sistema. SOLUZIONE ECONOMICA L’abbondanza di NH3 si traduce in un basso prezzo di acquisto. Grazie alle sue eccellenti proprietà termodinamiche, l’ammoniaca ha anche costi di gestione relativamente bassi. Richiede meno energia rispetto alla maggior parte dei concorrenti, perché possiede una grande capacità di assorbire una ingente quantità di calore quando evapora.
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Questo rende l’ammoniaca una scelta economica come refrigerante. Rispetto ad altri refrigeranti comunemente usati per varie applicazioni, anche l’ammoniaca presenta una maggiore efficienza termodinamica, come indicato dal Coefficiente di Prestazione (COP) in Tabella 2. BREVE STORIA DELL’AMMONIACA COME REFRIGERANTE Anche se al giorno d’oggi il mercato è invaso da dozzine di diversi tipi di refrigeranti chimici artificiali (HFC, HFO), i refrigeranti naturali erano le uniche sostanze comunemente utilizzate fino agli anni ‘20. Più specificamente, l’uso di ammoniaca come refrigerante risale alla storia di circa 150 anni, rendendo NH3 l’unico refrigerante in uso dal primo giorno. Già nel 1755, gli esperimenti del dott. William Cullen presso l’Università di Glasgow identificarono la soluzione di acqua-ammoniaca come il fluido più efficace per il raffreddamento per eva-
porazione e spianarono la strada allo sviluppo della refrigerazione meccanica. La frase di Cullen era che la soluzione di ammoniaca che usava era “la più efficace per far scendere il termometro”. Sebbene tali studi pionieristici sulla refrigerazione e sul raffreddamento siano stati completati nel XVIII / inizi del XIX secolo, lo sviluppo di NH3 come gas industriale a fini di refrigerazione è decollato solo verso la metà del XIX secolo. L’americano David Boyle realizzò il primo sviluppo commerciale di un compressore ad ammoniaca per la refrigerazione nel 1872. Il tedesco Carl von Linde nei primi anni del 1870 sviluppò una macchina simile ma con caratteristiche di progettazione meccanica più avanzate. Nel 1876, Linde spostò la sua attenzione dal dimetiletere all’ammoniaca e sviluppò un nuovo tipo di compressore e sistema di raffreddamento. Linde vide nell’ammoniaca un’alternativa più sicura al dimetiletere. Molti produttori di compressori seguirono l’esempio di Boyle e Linde negli
LA POTENZA DELL’AMMONIACA
anni Ottanta del XIX secolo, tanto che alla fine di quel decennio l’ammoniaca divenne il refrigerante più comune per la refrigerazione industriale a terra. Negli Stati Uniti, Charles A. Zilker contribuì a far progredire lo sviluppo delle macchine Carré e Boyle negli anni ‘80. Seguirono ulteriori miglioramenti come i motori ad alta velocità e i motori elettrici per i compressori ad ammoniaca. Data la crescita della produzione agricola nei paesi extraeuropei e lo sviluppo di rotte commerciali globali, la diffusione dell’ammoniaca continuò e negli anni ‘20 l’NH3 era diventata la scelta principale nelle applicazioni industriali e a bordo delle navi. A partire dagli anni ‘30 i fluidi sintetici clorofluorocarburi (CFC), atossici e non infiammabili, furono introdotti come sostituzioni «sicure» di cloruro di metile e anidride solforosa nei sistemi domestici. I CFC non erano in concorrenza con l’NH3 a quel tempo. Fu solo con lo sviluppo degli idroclorofluorocarburi (HCFC) negli anni ‘50 che l’ammoniaca iniziò ad essere estromessa
Un sistema ad ammoniaca ben fatto batte le prestazioni energetiche di quasi qualsiasi altro sistema
INDUSTRIA&formazione / 23
LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
TEMPI DI SVILUPPO DELLA BASSA CARICA DI AMMONIACA A BASSA CARICA 1755
1872
1890
Soluzione Primo sviluppo Ammoniaca/Acqua commerciale di un identificata come il più compressore di efficace fluido per ammoniaca per raffreddamento tramite refrigerazione evaporazione (D. Boyle) (W. Cullen) 2000 1990
Prime unità a bassa carica di ammoniaca con scambiatori a microcanali
Primi prototipi a bassa e bassissima carica di ammoniaca
2008
Primo sistema a bassissima carica di ammoniaca commercialmente disponibile
2012
dal mercato dall’HCFC-22 e successivamente dal CFC-502. I primi sistemi di ricevitori a bassa pressione (LPR) furono sviluppati con questi refrigeranti negli anni ‘70. Tuttavia l’NH3 non è mai stata completamente lanciata sul mercato. La scoperta del processo di riduzione dell’ozono indotto dai CFC negli anni ‘70 ha portato al protocollo di Montreal (1987), un accordo internazionale che elimina gradualmente i CFC. L’effetto dannoso sul riscaldamento globale dei loro “discendenti” chimici, idroclorofluorocarburi (HCFC) e idrofluorocarburi (HFC), divenne presto un problema. Seguirono gli accordi inter-
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L’ammoniaca è il refrigerante principale per la refrigerazione industriale terrestre in Europa e Nord America
Il primo utilizzo nel settore industriale di scambiatori di calore a piastre come condensatori a bassa carica per impianto di ammoniaca 2014
Prima installazione di sistema a bassa carica di ammoniaca in un supermercato americano
1950
L’ammoniaca inizia ad essere parzialmente sostituita dall’ HCFC-22
1970
1974
L’Ammoniaca viene ulteriormente sostituita dal CFC-502
Prima installazione di ricevitore a bassa pressione (LPR)
1989
1987
Metà degli anni 1990
Prima installazione di sistema di ricezione ad ammoniaca a bassa pressione
Protocollo di Montreal per eliminazione graduale di CFC
Refrigeratori a bassa carica di ammoniaca a bassa in edifici pubblici in Germania e Regno Unito
Pacchetti a bassa carica di ammoniaca riconosciuti dagli standard IIAR-2
2015
2016
Prima installazione di sistemi di alimentazione per complesso di attici
nazionali per limitare l’uso di tali sostanze, tra cui l’emendamento Kigali al protocollo di Montreal (2016). Secondo gli accordi internazionali, l’uso di HFC ad alto GWP diminuirà gradualmente di oltre l’80% nei prossimi 30 anni. Ciò fornisce uno slancio e un rinnovato interesse per l’ammoniaca e altre alternative a basso GWP. È fuor di dubbio che negli ultimi anni si è prestata attenzione alla riduzione delle cariche di ammoniaca. È soprattutto grazie all’introduzione di avanzati sistemi di controllo e valvole di espansione elettronica che è stato possibile ridurre la carica del sistema e utilizzare la tecnologia di espan-
Prima installazione di sistema a bassa carica centralizzato
sione diretta (DX) per ridurre il sovraccarico a 1: 1. Inoltre, lo sviluppo del ricevitore a bassa pressione ha contribuito a ridurre notevolmente la carica del sistema ai cosiddetti “carichi critici”. I primi prototipi concreti di sistemi con cariche basse e bassissime sono stati realizzati alla fine degli anni ‘90, in genere come risultato di esperimenti di nicchia condotti in università e laboratori di ricerca e sviluppo. Nel 2008, Mayekawa ha realizzato la prima installazione del suo sistema di refrigerazione NH3/CO2 in Giappone, realizzando il primo sistema di ammoniaca a bassissima carica disponibile in commercio. Oggi, la riduzione della carica di ammoniaca del 75% rispetto ai sistemi tradizionali può essere realizzata senza compromettere l’efficienza del sistema. Grazie a ciò, l’uso di ammoniaca si sta espandendo ad applicazioni che in precedenza erano state considerate troppo rischiose a causa del problema di tossicità (ad esempio supermercati, aria condizionata). La maggiore attenzione alla sicurezza e allo sviluppo di sistemi con bassa carica di ammoniaca sta aprendo nuove opportunità di mercato e sta ottenendo un supporto crescente da parte degli utenti finali e dei governi.
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CHE COS’È LA BASSA CARICA DI AMMONIACA? Una panoramica L’ammoniaca, è stata tradizionalmente associata ad una elevata tossicità in quanto se rilasciata nell’ambiente può causare rischi per la salute umana; negli ultimi anni è diventata più sicura grazie agli sforzi per ridurre la sua carica nei sistemi, comunemente denominata tecnologia «a bassa carica di ammoniaca». Bassa carica di ammoniaca significa essenzialmente riduzione della carica o della quantità di refrigerante utilizzato all’interno di un sistema di refrigerazione. I gruppi industriali con sede negli Stati Uniti, Global Cold Chain Alliance (GCCA), International Association of Refrigerated Warehouses (IARW) e International Association for Cold Storage Construction (IACSC) classificano tre tipi di tecnologia a bassa carica: • Sistema tradizionale ottimizzato, che utilizza controlli avanzati o evaporatori per ridurre la carica di ammoniaca; • Sistemi confezionati, che sono normalmente installati sul tetto; • Sistemi ibridi, che utilizzano CO2 / NH3 in parallelo per ridurre la carica. Questi tre tipi di tecnologia a bassa carica di ammoniaca sono stati installati nella lavorazione degli alimenti, nella conservazione degli alimenti, nei data center e nelle strutture farmaceutiche, insieme a supermercati e impianti di condizionamento negli edifici commerciali.
un sistema centrale. Questo sistema centrale utilizza unità di trattamento dell’aria, batterie di raffreddamento, ecc. situate in tutta la struttura. I componenti principali, come compressori, condensatori e vasche del sistema, si trovano in una sala macchine centrale. L’ammoniaca viene quindi convogliata dalla sala macchine verso gli evaporatori e poi al carico.
1 / Bassa carica di ammoniaca: sistema ottimizzato Un sistema di refrigerazione a bassa carica di ammoniaca ottimizzato funziona utilizzando la tradizionale tecnologia di refrigerazione industriale dell’ammoniaca e ottimizzandola ulteriormente con componenti per bassa carica, come evaporatori, regolatori, scambiatori di calore, compressori e condensatori appositamente progettati. Un sistema ottimizzato per bassa carica correttamente progettato, utilizza meno di 2.746 kg di ammoniaca e richiede quindi meno vasche, meno tubi, diametri dei tubi più piccoli e nessuna pompa. Tuttavia, ha ancora bisogno di una sala macchine.
TIPI DI SISTEMA DI REFRIGERAZIONE AD AMMONIACA
Sistema ad ammoniaca tradizionale Un sistema di refrigerazione tradizionale ad ammoniaca utilizza 4.536 kg di ammoniaca, di solito con un ciclo di glicole, in quello che viene chiamato
2 / Bassa carica di ammoniaca: sistema commerciale Un sistema di ammoniaca confezionato permette di eliminare enormi quantità di stoccaggio di ammoniaca e tubature, spostandosi verso sistemi autonomi più piccoli che vengono solitamente posizionati sul tetto / terreno all’esterno per prevenire qualsiasi pericolo di perdite. Questi sistemi autonomi hanno una carica di ammoniaca di circa 0,55 kg / kW e di solito combi-
nano il compressore, il sistema delle valvole dell’evaporatore e i sistemi di controllo in un sistema confezionato facilmente installabile e mobile.
3 / Bassa carica di ammoniaca: sistema NH3 / CO2 Un sistema NH3 / CO2 può esistere in vari formati (come: a cascata, CO2 / NH3 con acqua glicolica pompata e sistema DX di ammoniaca che utilizza CO2 liquido in eccedenza) ma l’idea principale è isolare la carica di ammoniaca, che di solito è compresa tra 4 e 6 libbre / TR (0,5 - 0,83 kg / kW), nella sala macchine e utilizzare la CO2 come refrigerante secondario che può essere pompato nelle celle frigorifere della struttura. Il sistema potrebbe richiedere apparecchiature aggiuntive per pompare la CO2, insieme a compressori extra e ad altri componenti per il lato CO2. ABBIAMO BISOGNO DI UNA DEFINIZIONE? Per promuovere ulteriormente l’innovazione nei sistemi a bassa carica di ammoniaca e sviluppare la tecnologia per il mercato HVAC (riscaldamento e condizionamento dell’aria), aumentare la sicurezza alimentare e dei lavoratori nel settore della refrigerazione, gli esperti concordano sul fatto che è necessario determinare chiaramente ciò che si intende per «a bassa carica». “Coloro che vogliono andarci piano non sono in genere interessati ad applicazioni non industriali e non amano la bassissima carica perché ciò richiede l’uso di un gran numero di nuove tecnologie. Sono coloro che sono soliti passare attraverso l’accettazione dei sistemi di ammoniaca ufficiali. Non vogliono una definizione perché la considerano inaccettabile. Coloro che vorrebbero vedere l’ammoniaca utilizzata in applicazioni in cui oggi non viene normalmente apINDUSTRIA&formazione / 25
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rebbe informazioni tecniche di qualità e consentirebbe all’industria di utilizzare codici e regolamenti meno onerosi quando si lavora con l’ammoniaca.
mantenere in sicurezza i sistemi di refrigerazione ad ammoniaca che utilizzano una carica di 226,8 kg (500 libbre) o inferiore (45,4 kg / 100 libbre).
OTTIMIZZAZIONE DELLA CARICA Perdite potenziali di stabilità
Aumento del rischio in caso di perdita di ammoniaca
Sicurezza
Rischi relativi
plicata (HVAC e altri refrigeratori) vorrebbero che l’ammoniaca venisse trattata come qualsiasi altro refrigerante A2L (o B2L)”. – Professor Pega Hrnjak, University of Illinois at Urbana-Champaign, USA Se l’industria proseguisse senza una definizione, molti esperti avvertono che la sostanza del termine “bassa carica” non potrà che ridursi. “La ragione per cui le organizzazioni normative, le associazioni di settore, i contraenti, gli utenti finali e tutti gli altri lottano con la definizione di sistemi a bassa carica di NH3 è che non esiste una chiara definizione di questi tipi di sistema. Il termine “bassa carica di NH3” è un termine di marketing comunemente usato per qualsiasi tipo di sistema di refrigerazione dell’ammoniaca in cui è stato compiuto uno sforzo atto a ridurre lo stoccaggio del refrigerante ammoniaca in base alla progettazione”. – Stefan Jensen, amministratore delegato e fondatore della Scantec Refrigeration Technologies (Scantec) con sede in Australia, che ha sviluppato la tecnologia” lowcharge “dal 2013. “Detesto dire che un sistema a 501 lbs (227,5 kg) non sia un “sistema a bassa carica”, anche se non vedo alcun motivo per cui non possa rientrare in questa definizione. Non sono certo ci sia un valore reale nel cercare di mettere qualsiasi cosa nero su bianco. Penso che una definizione più qualitativa sia l’approccio migliore: “Un sistema che sfrutta la tecnologia disponibile e comprovata per ridurre lo stoccaggio dell’ammoniaca in modo che venga utilizzata una quantità minima di refrigerante senza penalizzare significativamente efficienza o affidabilità”. – Caleb Nelson, vicepresidente di Azane Inc, produttore di ammoniaca a bassa carica con sede nel Regno Unito di Star Refrigeration per il mercato statunitense. Qualsiasi definizione dovrà tenere presente come un sistema a bassa carica può essere sicuro, affidabile ed efficiente parlando della quantità di contenuto di ammoniaca che può essere trattenuta in un sistema per rapporto libbre / kg e libbre / TR (kg / kW). Se venisse concordata una definizione, essa porterebbe ad una rapida adozione della bassa carica, forni-
Carica ottimale Prestazioni
Carica ammoniaca Ottimizzando e riducendo la carica di ammoniaca in un sistema è importante prendere in considerazione le perdite potenziali di stabilità e prestazione all’interno di un impianto di refrigerazione a bassa carica nel momento in cui si utilizza la carica più bassa (meno 5.51 Ibs/2,5 Kg). Al contrario usando cariche più alte (per esempio superiori a 10,000 lbs/4,536 Kg) un impianto aumenta il rischio per la salute umana nel caso di perdita di ammoniaca.
OTTIMIZZARE LA CARICA DEL REFRIGERANTE AMMONIACA I produttori di sistemi a bassa carica hanno avvertito ad esempio che se il contenuto di NH3 di un’unità diventasse troppo critico, la perdita più piccola potrebbe causare un malfunzionamento e un guasto del sistema di refrigerazione. Se si vuole concordare una definizione, questo equilibrio tra sicurezza, carica e prestazioni, ben riassunto nel grafico “Ottimizzare la carica di refrigerante ammoniacale”, dovrebbe essere affrontato. VERSO UNA DEFINIZIONE NEGLI STATI UNITI I gruppi industriali negli Stati Uniti sono stati attivi nel proporre una definizione di “bassa carica di ammoniaca”, ma non l’hanno ancora incorporata in standard o codici. L’International Institute of Ammonia Refrigeration (IIAR), con sede negli Stati Uniti, sta cercando di soddisfare questa richiesta di una definizione di “bassa carica di ammoniaca” con nuove linee guida progettate per aiutare gli utenti a installare, utilizzare e
Queste linee guida, denominate Ammonia Refrigeration Management Low-Charge (ARM-LC), sono una versione ridimensionata delle linee guida ARM che IIAR aveva precedentemente pubblicato per i sistemi di ammoniaca che utilizzavano cariche più elevate tra 226,8 kg (500 libbre) e 4.535,9 kg (10.000 libbre). Gli operatori e i produttori di sistemi per bassa carica di ammoniaca sosterranno la maggior parte del lavoro coinvolto in operazioni di manutenzione sicura nell’ambito di ARM-LC, con rapporti di capacità di carica di ammoniaca da 0,5 libbre / TR (0,065 kg / kW) a 7 libbre / TR (0,91 kg / kW) rispetto a 20-30 lbs / TR (2,59-3,88 kg / kW) o più nei sistemi convenzionali. Ciò sarà un bene per gli utenti finali, che non hanno mai lavorato con i sistemi ad ammoniaca prima d’ora, poiché avranno meno oneri nel fornire linee guida di sicurezza per il funzionamento dei sistemi a bassa carica di ammoniaca e potranno invece fare affidamento su appaltatori e produttori che spieghino loro il funzionamento quotidiano di un sistema. Tuttavia, questo manuale non rappresenta uno standard o un regolamento ma un testo guida IIAR raccomandato per l’industria che utilizza la bassa ca-
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rica di ammoniaca. IIAR attenderà feedback sulla nota orientativa pubblicata su ARM-LC e potrebbe cercare di incorporarlo nel codice di sicurezza dell’ammoniaca IIAR-2 (che ha già una definizione per i sistemi commerciali). Se IIAR incorporasse una definizione sulla carica di sistemi per bassa carica di ammoniaca, fornirebbe delle certezze negli Stati Uniti dove l’American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers (ASHRAE), l’International Fire Code (IFC), il National Fire Protection Association (NFPA), National Electrical Code (NEC) e Uniform Mechanical Code (UMC) rimandano agli standard IIAR. I produttori, indipendentemente dalla mancanza di integrazione in codici / standard, citano la definizione IIAR del sistema per bassa carica di ammoniaca ai sensi di ARM-LC. Un’altra definizione, spesso citata negli Stati Uniti da produttori e operatori in conferenze internazionali, proviene da GCCA, IARW e IACSC (che hanno tutte filiali europee). Dichiara che il sistema a bassa carica di ammoniaca richiede una carica di “non più di 10 libbre di ammoniaca per tonnellata di refrigerazione” o (1,3 kg / kW). Allo stesso modo, questa definizione di bassa carica di ammoniaca non è stata finora incorporata in nessun codice o standard ed è attualmente solo
una linea guida per l’industria. Nel tentativo di rendere più chiara la definizione di “bassa carica di ammoniaca”, il maggiore esperto in materia, professor Pega Hrnjak dell’Università dell’Illinois ha suggerito una definizione basata su tre categorie, vale a dire: • Carica bassissima: carica fino a 2,5 kg (5,51 libbre). • Carica molto bassa: carica fino a 50 kg (110,23 libbre). • Carica ridotta: carica fino a 100 kg (220,46 libbre). “È possibile ridurre la carica di ammoniaca a 18 grammi per kW di capacità di raffreddamento”. – Prof. Hrnjak, Università di Illionois, Stati Uniti. Il resto del mondo salterà a bordo? Se gli Stati Uniti possono determinare una definizione, il Sud America probabilmente li seguirà. Attualmente, IIAR ha ramificazioni in Messico, Costa Rica e Caraibi, Colombia, Ecuador, Perù, Cile e Argentina che incorporano e utilizzano i suoi standard attuali. Il Cile, ad esempio, quando ha elaborato il regolamento sull’ammoniaca ha lavorato con un rappresentante IIAR degli Stati Uniti e la filiale cilena IIAR per sviluppare uno standard di ammoniaca per il ministero della salute del Paese sudamericano. Anche l’Associazione per la refrigera-
QUANTO È BASSA L’AMMONIACA A BASSA CARICA?
Carica di ammoniaca (lbs/TR)
Sistemi convenzionali
IIAR – Istituto internazionale di Refrigerazione con Ammoniaca GCCA – Coalizione Globale della Catena del freddo IARW – Associazione internazionale Magazzini Refrigerati IASCS – Associazione Internazionale Costruzione Celle Frigorifere Lbs/TR – Libbre per tonnellate di refrigerazione
41% degli intervistati: inferiore a 5 lbs/TR (0.65 kg/kW)
IIAR: tra 0.5 lbs/TR (0.065 kg/kW) e 7 lbs/TR (0.9 kg/kW)
GCCA, IARW e IACSC: inferiore a 10 lbs/TR (1.3 kg/kW)
22% degli intervistati: inferiore a 10 lbs/TR (1.3 kg/kW)
zione con ammoniaca (AAR) in India, l’Associazione australiana per la refrigerazione in Australia e l’Associazione cinese per la refrigerazione in Cina sono alleate di IIAR e usano un mix di standard internazionali e IIAR in modo da poter prevedere anche una integrazione degli standard IIAR. PRENDI IL COMANDO EUROPA! In Europa gli standard IIAR non vengono seguiti e organismi come l’Istituto internazionale di refrigerazione (IIR) con sede in Francia non cita un limite di carica specifico né propone standard da seguire per l’industria. “La carica minima in un sistema di refrigerazione è la carica minima richiesta per un funzionamento stabile dell’unità in tutta la gamma di possibili condizioni operative”, sostiene la 25ª Nota Informativa sulle tecnologie di refrigerazione di IIR. L’ente, che rappresenta principalmente l’industria dell’ammoniaca in Europa - Eurammon – non ha finora fissato le migliori pratiche o normative da seguire per il settore. Al contrario, fa affidamento su organismi europei di standardizzazione come CEN / CENELEC. Tuttavia, ci sono indicazioni che questo gruppo industriale si concentrerà su questo argomento nel prossimo futuro. La norma europea che definisce i requisiti di sicurezza e ambientali per i refrigeranti è EN 378 (Requisiti di sicurezza e ambientali per i sistemi di refrigerazione e pompe di calore) applicabile a tutti i tipi di apparecchiature. “La norma più importante da tenere in considerazione per quanto riguarda l’uso di refrigeranti e le misure da adottare contro qualsiasi rischio proviene dalla EN 378. È una norma europea [adattata] che tutti i paesi devono seguire.” – Wolfgang Dietrich, responsabile per la gestione dei prodotti (refrigeratori) presso GEA. “Non ci sono standard riguardo la bassa carica.” – Alexander Cohr Pachai, Responsabile tecnologia e prodotti (sistemi CO2), Johnson Controls Denmark e presidente dell’IIR Working Group on Refrigeration Safety. “Dovremmo trovare una ‘definizione’ comune in cui il limite potrebbe essere quello di parlare ancora in termini di bassa carica”. Al momento ho INDUSTRIA&formazione / 27
LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
COME DEFINIRE UN SISTEMA AD AMMONIACA A BASSA CARICA?
Favorire una definizione basata sulla carica specifica dell’ammoniaca
Favorire una definizione basata sulla quantità totale dell’ammoniaca
Come parte di un sondaggio a livello di settore, uscito nel 2018, agli esperti si chiedeva “Come si dovrebbe definire la bassa carica di ammoniaca?” La maggior parte degli intervistati erano in favore di una definizione che stabilisse la carica di ammoniaca (65%) e la maggioranza dei quali (41%) vs 22%) optavano per definire la bassa carica come “un sistema chiusocircolare richiedente una specifica carica di ammoniaca inferiore a 5lbs/TR (0.65 kg/kW9 e superiore a 10 lbs/TR (1.3 kg/kW). La minoranza era a favore della quantità totale di ammoniaca.
visto dibattiti su “bassa carica” con una capacità di raffreddamento di [1,15 lbs / TR] 150 g / kW e so che il progetto ambizioso si propone una capacità di raffreddamento di [0,39 lbs / TR] 50 g / kW. Si può notare dunque che esiste una vasta gamma di interpretazioni”. – Wolfgang Dietrich, responsabile della gestione dei prodotti (refrigeratori) presso GEA. Finora nessuno degli enti standard europei, gruppi industriali o enti nazionali ha tentato di fornire una definizione di bassa carica di ammoniaca. Ciononostante, l’industria della bassa carica di ammoniaca spera di poter esaminare questo argomento in futuro. PRECISARE LA DEFINIZIONE Indipendentemente dal fatto che le definizioni relative alla bassa carica proseguano, i produttori e i ricercatori ritengono che sarà anche necessario definire ciò che è a bassa carica e ciò che è a bassissima carica in modo da distinguere tra la tecnologia più ambiziosa e quella minima per gli utenti finali. Vi è anche qualche preoccupazione riguardo al fatto che i refrigeratori e le pompe di calore, che possono essere confezionati e non, debbano avere definizioni separate. 28 / INDUSTRIA&formazione
Inoltre, alcuni sostengono che dovrebbero esserci requisiti diversi per i refrigeratori raffreddati ad aria o ad acqua. “Dipende dalla tecnologia utilizzata (refrigeratore di fabbricazione industriale / refrigeratore costruito localmente), dal tipo di refrigeratore (raffreddato ad acqua; raffreddato ad aria, evaporatore) e dal livello di temperatura dell’applicazione (basso; AC o pompa di calore)”. – Wolfgang Dietrich, responsabile
della gestione dei prodotti (refrigeratori) presso GEA. Sebbene vi sia ancora molto disaccordo tra produttori, enti del settore e ricercatori su ciò che dovrebbe essere considerato come una tecnologia per bassa carica di ammoniaca, sembra chiaro che la scelta dipenderà dalla carica specifica nel sistema (lbs / TR o kg / kW). Indipendentemente dalle difficoltà inerenti alla proposta di una definizione per bassa carica di ammoniaca, sarà necessario concordare su di una intesa chiara in modo che i produttori e gli appaltatori di tecnologia a bassa carica di ammoniaca possano vendere le loro unità in sicurezza e gli utenti finali siano ben informati su ciò che stanno acquistando.
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LEZIONE 208 > PRINCIPI DI BASE DEL CONDIZIONAMENTO DELL’ARIA
Quando il climatizzatore split... non ride INTRODUZIONE
Pierfrancesco FANTONI
Continuiamo con questo numero il ciclo di lezioni di base semplificate per gli associati sul condizionamento dell’aria, così come da 20 anni sulla nostra stessa rivista il prof. Ing. Pierfrancesco Fantoni tiene le lezioni di base sulle tecniche frigorifere. Vedi www.centrogalileo.it. Il prof. Ing. Fantoni è inoltre coordinatore didattico e docente del Centro Studi Galileo presso le sedi dei corsi CSG in cui periodicamente vengono svolte decine di incontri su condizionamento, refrigerazione e energie alternative. In particolare sia nelle lezioni in aula sia nelle lezioni sulla rivista vengono spiegati in modo semplice e completo gli aspetti teorico-pratici degli impianti e dei loro componenti.
È DISPONIBILE LA RACCOLTA COMPLETA DEGLI ARTICOLI DEL PROF. FANTONi Per informazioni: 0142.452403 corsi@centrogalileo.it
È vietata la riproduzione dei disegni su qualsiasi tipo di supporto.
Alcuni semplici accorgimenti da seguire per cercare di far lavorare nella maniera migliore possibile un climatizzatore split e cercare di ricavarne il massimo del raffrescamento possibile. Ovviamente le attenzioni da porre riguardano la collocazione delle due unità dello split, quella interna e quella esterna. INSTALLAZIONE DELL’UNITÀ INTERNA Nel numero scorso abbiamo visto che quando il posizionamento dell’unità interna di un climatizzatore split non avviene nelle modalità corrette uno dei problemi che può insorgere è quello delle perdite di acqua o direttamente dall’unità stessa oppure dalla tubazione di scarico della condensa che veicola l’acqua verso l’esterno.
Un altro errore di posizionamento può riguardare la scelta della parete su cui installare l’unità: in genere è preferibile collocare l’unità interna su una parete “corta” in modo che l’aria che essa espelle possa diffondersi con maggiore uniformità all’interno del locale condizionato. Tale scelta, infatti, permette all’aria di distribuirsi lungo il lato “lungo” del locale (vedi figura 1) ed evita, tra l’altro, che essa possa essere ostacolata nel suo movimento ed essere immediatamente aspirata nuovamente dall’unità prima ancora di essersi miscelata con l’aria presente nel locale (vedi figura 2). Dal punto di vista funzionale, l’installazione sul lato “lungo” del locale è un errore ben più grave di quello che può portare ad una perdita di acqua dall’unità. In questo caso, infatti, l’utente finale non può godere appieno dei benefici della sua apparecchiatura di climatizzazione: oltre ad avere una parte del locale scarsamente interes-
L’associazione greca del freddo “Union Fgas”, membra di AREA ha aderito al progetto europeo sulla formazione sui refrigeranti alternativi Real Alternatives 4 Life, finanziato dalla commissione europea per ovviare alla mancanza di certificazione obbligatoria su queste sostanze infiammabili e ad alta pressione di esercizio. Nel 2020 inizierà ancora una volta la revisione dalla regolamentazione Fgas e ci sarà l’occasione per inserire questo punto fondamentale con l’estensione del Patentino Frigoristi. Nella foto docenti greci e ciprioti imparano lo svolgimento e le procedure per ripetere uniformemente in tutto il mondo questa certificazione. Hanno infatti aderito pure Nuova Zelanda, Armenia e prossimamente il Canada. INDUSTRIA&formazione / 29
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rendere negativo il giudizio finale del cliente nei riguardi del lavoro complessivo svolto. INSTALLAZIONE DELL’UNITÀ ESTERNA
Figura 1 – L’installazione sul lato corto dell’unità interna permette all’aria che viene espulsa di potersi diffondere in maniera uniforme all’interno del locale.
Anche il posizionamento dell’unità esterna è importante che avvenga correttamente. Essa, infatti, contiene il condensatore che è il componente che influisce maggiormente sul buon funzionamento del circuito frigorifero. Per avere una buona installazione è sempre necessario garantire al condensatore di poter scambiare la quantità di calore che necessita. Se ciò non avviene, il condensatore va “in crisi” e questo si ripercuote a catena, poi, sugli altri componenti fondamentali del circuito, evaporatore e compressore specialmente. Per queste ragioni, quindi, è basilare
Figura 2 – A causa della ridotta larghezza del locale, l’aria espulsa dall’unità interna viene riflessa all’indietro ed aspirata nuovamente prima di potersi essere miscelata con l’aria calda presente in ambiente.
sata dall’aria raffrescata, infatti, molto probabilmente avrà un funzionamento molto breve dello split dopo ogni accensione. Questo a causa del fatto che vi è il concreto rischio che l’aria che essa aspira dal locale può essere la stessa aria appena espulsa che ha subito la riflessione da parte della parete opposta a quella in cui l’unità interna è installata. Tale aria risulta essere sicuramente più fresca di quella che realmente è presente nella restante parte del locale per cui il termostato ambiente che rileva la temperatura dell’aria di ripresa può essere ingannato e comandare erroneamente lo spegnimento del compressore anche se la reale temperatura del locale è al di sopra del valore impostato. L’utente finale difficilmente avrà consapevolezza di questo errore di installazione e molto probabilmente 30 / INDUSTRIA&formazione
attribuirà a qualche altro fattore la mancata efficienza raffreddante del suo split. Al contrario, come già detto la volta scorsa, si renderà immediatamente conto della presenza di eventuali gocciolamenti di acqua, perché chiaramente visibili, e quindi sarà prontamente portato a lamentarsi con l’installatore dell’inconveniente, facendosi una non positiva impressione del suo lavoro complessivo. Questo anche se l’errore consiste in un semplice cattivo posizionamento del tubo di scarico della condensa, ad esempio, mentre il climatizzatore nel suo complesso lavora nel pieno della sua efficienza energetica e resa frigorifera. Tutto ciò per dire che nell’installazione dell’unità interna nulla deve essere trascurato perchè, talvolta, anche gli errori più banali e meno gravi possono
Figura 3 – Per garantire la corretta circolazione dell’aria destinata a raffreddare il condensatore va garantita una minima distanza dell’unità esterna da muri od ostacoli posti alle sue spalle.
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Figura 4 – Installazione di più unità esterne troppo ravvicinate tra loro: l’aria surriscaldata che viene espulsa da un’unità viene aspirata da quella seguente.
fare in modo che l’unità esterna sia posizionata nella maniera migliore possibile. LE DISTANZE DI PERTINENZA La prima regola di una buona installazione dell’unità esterna è quella che prescrive il rispetto delle distanze minime da muri od ostacoli poste nelle vicinanze. Come si vede nella figura 3, normalmente le unità esterne sono dotate di ventole aspiranti. Per garantire la corretta circolazione dell’aria destinata a raffreddare il
condensatore va garantita una minima distanza dell’unità esterna da muri od ostacoli posti alle sue spalle. In caso contrario la portata d’aria per il raffreddamento risulta essere limitata e ciò porta ad un aggravio delle condizioni di lavoro del condensatore. Ci sono altre situazioni che, per le medesime ragioni, devono essere evitate. Ad esempio quando vi sono molteplici installazioni di unità esterne, tutte raggruppate nel medesimo luogo, come ad esempio può essere il tetto di un edificio. Anche in questo caso deve essere
cura dell’installatore, anzi di ciascun installatore nel caso i lavori vengano eseguiti da più persone diverse, sincerarsi che ciascuna unità riceva sempre una portata d’aria congrua per il raffreddamento del condensatore e che, soprattutto, essa sia alla minima temperatura possibile, che generalmente è quella ambiente. Sono da evitare, quindi, situazioni come quella riportata in figura 4, dove l’aria surriscaldata che viene espulsa da un’unità viene aspirata da quella seguente. In questo modo si crea una catena di conseguenze negative che interessano ciascuna unità in misura sempre maggiore, con l’ultima della serie che è costretta a lavorare in condizioni veramente critiche. CHI PIANGE E CHI NON RIDE Nel caso in cui vi sia una perdita di acqua dall’unità interna o dallo scarico della condensa, il climatizzatore split “piange”. Nel caso in cui vi sia un errato posizionamento dell’unità interna o, peggio ancora, dell’unità esterna, le conseguenze sull’efficienza del raffrescamento prodotto sono tali che sicuramente si può dire che il climatizzatore “non ride”. INDUSTRIA&formazione / 31
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Il capolinea del refrigerante R404A è prossimo, che fare?
Gianfranco CATTABRIGA Docente Centro Studi Galileo
Con il procedere del phase-out dei refrigeranti a effetto serra (F-Gas) formalizzato con il protocollo di Kyoto e successivo emendamento di Kigali (figura 1), la forbice tra costo del refrigerante e disponibilità si è fatta e si farà sempre più evidente. Per i costruttori di apparecchiature frigorifere è quanto mai urgente trovare fluidi refrigeranti alternativi che soddisfano sia i requisiti della legislazione in vigore che le esigenze di una produzione industriale che deve garantire oltre alle prestazioni in essere anche prospettare una vita operativa accettabile. Per vita operativa si intende un intervallo temporale durante il quale l’apparecchiatura prodotta soddisfi le esigenze del cliente e possa essere sottoposta a manutenzione senza che il fluido refrigerante costituisca un problema di reperimento e/o costo. Nel 2018 si è verificata una forte riduzione della disponibilità degli HFC perché il Regolamento Europeo FGas (UE 517/2014) impone un consistente taglio alle quantità di HFC disponibili sul mercato dell’Unione Eu-
ropea e nel 2020 verrà imposto il limite di 2500 al GWP. Il processo di riduzione, cioè il phaseout degli HFC, si basa su un sistema di quote. Le quote sono espresse in CO2 equivalente; maggiore è il GWP di un HFC, maggiore è la quantità di CO2 equivalente rappresentata da 1 kg di refrigerante. Perciò, il phase-out porta ad eliminare gli HFC con più alto GWP, come l’R404A e l’R507A. Se il consumo di questi HFC non diminuirà rapidamente, allora gli altri HFC, comprese le miscele che contengono HFC, ne sopporteranno le conseguenze. Gli HFO puri, la CO2, gli idrocarburi, l’ammoniaca, gli HFC riciclati o rigenerati non sono interessati dal phase-out. Oltre alla consistente riduzione dell‘uso degli HFC nel 2018 e nel 2021, dal 2020 il Regolamento Europeo sugli F-Gas vieta l’uso degli HFC con GWP>2500 nelle nuove apparecchiature per la refrigerazione per l’assistenza e anche la manutenzione degli impianti di refrigerazione con ca-
Figura 1
Nota per il lettore L’articolo cita numerosi articoli del Regolamento Europeo, questo al fine di sottolineare che gli interventi sono previsti, descritti e formalizzati; non dimentichiamo che un Regolamento Europeo è legge per tutti i paesi facenti parte della comunità europea e in quanto tale sono previste sanzioni pecuniarie in caso di inadempienze. 32 / INDUSTRIA&formazione
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rica pari o superiore a 40t CO2 equivalente (circa 10 kg di R404A / R507A). La normativa di cui sopra vieta espressamente l’utilizzo dei gas vergini, pertanto anche eventuali scorte di tali refrigeranti (acquistati prima di tale data). Unica eccezione: gli HFC riciclati e rigenerati con GWP>2500 possono essere usati ancora per l’assistenza fino al 2030. Dal 2030, l’uso di refrigeranti riciclati e rigenerati con GWP>2500 sarà vietato negli impianti con carica pari o superiore a 40t CO2 equivalenti (circa 10 kg di R404A). Dal 2022, gli HFC con GWP>150 saranno vietati in tutti i nuovi impianti commerciali di refrigerazione centralizzati multipack >40 kW (tranne alcuni tipi di impianti in cascata) e nei frigoriferi e congelatori commerciali di tipo stand-alone. I refrigerantI riciclati e rigenerati nell’UE non sono compresi nel phase-out degli HFC, perciò possono alleggerire il processo di dismissione graduale garantendo la disponibilità di ulteriori quantità di refrigerante sul mercato ma le complicazioni normative e le responsabilità per l’utilizzo del “gas riciclato” sono molteplici. Con l’obbligo di migrare tutti i Registri delle apparecchiature in una Banca dati telematica F-Gas e di dover registrare nella banca stessa, a cura del tecnico manutentore, tutti gli interventi effettuati (a partire dal 24 settembre 2019 per effetto del DPR 146/2018, articolo 16), per ogni intervento il manutentore dovrà dichiarare la qualifica del gas utilizzato (se vergine, riciclato
o rigenerato) e, nel caso in cui il gas sia riciclato o rigenerato, il nome e l’indirizzo del soggetto che ha effettuato il riciclo o la rigenerazione. In base a tale obbligo, anche l’utilizzo di gas refrigerante vergine dopo il termine ultimo consentito, così come le informazioni di cui sopra, saranno immediatamente note agli enti di controllo. A fronte di ciò, gli operatori di apparecchiature frigorifere caricate con refrigeranti HFC a medio e alto GWP si troveranno in difficoltà per effetto della progressiva diminuzione di disponibilità di tali refrigeranti considerato che la vita media operativa di tali apparecchiature è di circa 20 anni e che può quindi sovrapporsi e oltrepassare i termini di phase-out previsti. Il frigorista è maggiormente avvantaggiato; potendo fare affidamento su R404A riciclato o rigenerato, potrà eseguire interventi di manutenzione per qualche anno ancora e, comunque, raramente sarà coinvolto in operazioni di drop-in oppure retrofit; operazioni che sarebbero da sconsigliare se non supportate da una consolidata esperienza e suggerimenti operativi da parte del costruttore dell’apparecchiatura stessa. Diversa è la situazione del costruttore di apparecchiature frigorifere che, dovendone programmare la produzione, deve poter immettere sul mercato un prodotto che mantenga inalterate il più possibile le prestazioni con un nuovo refrigerante e, nel contempo, avere una validità commerciale nel tempo, tutto questo al prezzo di investimenti finanziari che gravano non poco sui bilanci aziendali.
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Nel campo della refrigerazione commerciale le alternative possibili dipendono dalla taglia e dal tipo di sistema. Per le unità stand-alone gli idrocarburi sono l’alternativa ad oggi possibile così come la tecnologia a CO2 transcritica sembra rappresentare la principale soluzione futura per gli impianti di taglia maggiore, quali i sistemi centralizzati. Per la fascia intermedia, costituita dalle unità a condensazione, problemi di sicurezza non rendono sempre possibile l’uso di alternative infiammabili come gli HC o le HFO, mentre gli alti costi di investimento richiesti per questa fascia di potenza non rendono la CO2 una alternativa facilmente praticabile. Se la domanda fosse: quale refrigerante è caratterizzato dalla migliore efficienza, la risposta è che al momento non c’è un fluido che soddisfi tutte le esigenze impiantistiche; ogni situazione deve essere valutata di volta in volta, non trascurando i pro e i contro di ogni soluzione proposta e il TEWI (Total Equivalent Warming Impact impatto totale equivalente di riscaldamento) dell’impianto stesso. Se osserviamo i valori di TEWI possiamo notare che il valore di GWP indiretto (il contributo maggiore al GWP di un sistema frigorifero) deriva dalle emissioni di CO2 dell’impianto di produzione di elettricità e l’efficienza energetica è il dato più importante per valutare l’adeguatezza di un refrigerante negli impianti di refrigerazione e condizionamento. E’ un criterio di valutazione abbastanza grossolano che ci consente di fare un primo altrettanto sommario abbinamento refrigerante-applicazione: – per impianti con piccole capacità frigorifere i refrigeranti HC sono più efficienti; – R744 e R717 sono i tipici refrigeranti adatti per impianti che richiedono grandi capacità frigorifere; – per impianti con medie capacità frigorifere è necessario valutare caso per caso. Con l’abbandono degli HFC, al momento attuale la gamma di refrigeranti disponibili si restringe a: HFC di transizione (basso GWP) HFO (idro-fluoro-olefine) HC (idrocarburi) R744 (anidride carbonica – CO2) INDUSTRIA&formazione / 33
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Figura 2
R717 (ammoniaca – NH3) Non è nostra intenzione illustrare le caratteristiche termodinamiche di ogni singolo refrigerante, sono informazioni ben conosciute e largamente disponibili su innumerevoli siti Internet; ci limitiamo a formulare alcune considerazioni e osservazioni inerenti al loro impiego. Refrigeranti HFC di transizione Rimanendo nell’ambito dei fluidi refrigeranti HFC, sono al momento disponibili solo alternative costituite da HFC a minore GWP sui quali pesa notevolmente l’adeguamento agli obblighi derivanti dall’attuale quadro normativo e legislativo. I refrigeranti HFC a basso GWP potrebbero avere un ruolo importante in futuro ma a causa della loro seppur bassa infiammabilità la loro manipolazione non deve trascurare questa caratteristica. Il loro basso valore di GWP li mette al sicuro dall’attuale phase-out dei refrigeranti HFC ma nulla vieta che una maggiore attenzione per l’ambiente da parte delle varie autorità nazionali renda ancora più stringenti le attuali limitazioni. I “nuovi” refrigeranti sono caratterizzati da una leggera infiammabilità (classe di sicurezza A2L, figura 2) e si distinguono da altri refrigeranti infiammabili o molto infiammabili; permangono comunque notevoli limiti al loro impiego per molte applicazioni irrinunciabili per la catena del freddo per le quali sarebbe indispensabile che venissero definite e formalizzate delle precise linee 34 / INDUSTRIA&formazione
guida operative e una adeguata procedura di certificazione del personale. Il costruttore di apparecchiature frigorifere che utilizza refrigerante HFC a basso GWP e leggera infiammabilità (classe di sicurezza A2L) deve adeguare tutte le fasi della sua produzione ai requisiti di sicurezza richiesti dalla legislazione in vigore perché, anche se pur leggermente infiammabili, la loro miscela con aria può diventare una miscela combustibile. Refrigeranti HFO (idro-fluoro-olefine) I refrigeranti HFO sono una famiglia di refrigeranti derivati dal propano, in virtù della loro struttura chimica sono sostanze che risultano essere instabili una volta rilasciate in atmosfera e che quindi si decompongono rapidamente. A differenza dei refrigeranti HFC, perciò, non si accumulano in atmosfera e provocano un effetto serra molto basso (circa 1). Al pari dei refrigeranti HFC sopra menzionati, sono caratterizzati da una leggera infiammabilità (classe di sicurezza A2L) e, quindi, l’adozione delle medesime cautele richieste dalla legge. HFO è una nuova famiglia di refrigeranti, per i quali non si hanno molti dati disponibili da un punto di vista pratico, sebbene alcuni stiano per essere utilizzati da tutti i produttori di automobili per gli impianti di climatizzazione. La famiglia dei refrigeranti HFO comprende varie formule, le più comunemente usate sono R1234yf e R1234ze; il primo viene principalmente impiegato nella climatizzazione
degli autoveicoli con prestazioni migliori del R134a. Una inadeguata vuotatura del circuito frigorifero risulta in una sensibile presenza di acqua/umidità nel circuito e questo può provocare la formazione di polimeri con rischio di danni irreversibili nel compressore in particolare. Un argomento importante è la lubrificazione; i compressori abilitati a funzionare con R1234yf vengono normalmente caricati con uno specifico olio PAG (PoliAlchilenGlicole) ed è compatibile con olio POE (esteri di polioli). La caratteristica del refrigerante R1234ze è la sua vita media che in atmosfera è di circa 18 giorni quindi un basso potenziale di riscaldamento globale. Per gli impianti che fanno uso di refrigeranti HFO è obbligatoria la valutazione dei rischi secondo le Direttive ATEX 2014/34/UE e ATEX 99/92/CE. Refrigeranti HC (idrocarburi) I refrigeranti idrocarburi fanno parte della famiglia dei “refrigeranti naturali” cioè quei fluidi non sintetici presenti nei processi biochimici della natura, a differenza dei “refrigeranti sintetici” o “refrigeranti fluorurati” che sono artificiali sostanze chimiche. Gli idrocarburi sono refrigeranti atossici che non hanno nessun effetto negativo nei confronti dell’ozono atmosferico e un impatto minimo sul riscaldamento globale. Gli idrocarburi non sono solo “environmental friendly” ma grazie alle loro eccellenti proprietà termodinamiche, nella maggior parte delle applicazioni hanno una efficienza uguale se non maggiore rispetto ai refrigeranti HFC o HCFC. Il loro gruppo di sicurezza A3 (bassa tossicità, alta infiammabilità, figura 2) prevede che, al momento attuale, il loro uso è governato da leggi e standard internazionali, nazionali e regionali al momento molto esigenti. Gli impianti frigoriferi devono essere caricati con refrigerante HC di alta qualità; gli idrocarburi di tipo commerciale contengono significative quantità di zolfo, acqua, e altre impurità che potrebbero contribuire al degrado del lubrificante del compressore riducen-
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ratterizzata da elevati standard di sicurezza dovuto alle procedure e criteri operativi adottati ma soprattutto a operatori con una eccellente formazione professionale. Da un punto di vista puramente economico ed eliminando i limiti normativi non necessari, l’ammoniaca dovrebbe essere utilizzata come refrigerante in modo molto più diffuso rispetto a quello attuale. L’utilizzo dell’ammoniaca nell’industria HVAC&R dovrebbe essere assunto come regolamentare e i funzionari dovrebbero essere informati della sua relativa sicurezza. Come si evince, la tipologia dei refrigeranti disponibili è varia e questo costringe il progettista a sviluppare l’apparecchiatura frigorifera “attorno” al refrigerante scelto, il quale dovrà ri-
Figura 3
done la vita operativa e, sicuramente, invalidarne la garanzia. Gli idrocarburi sono compatibili con la maggior parte dei materiali tradizionalmente impiegati nelle apparecchiature di refrigerazione e pompe di calore; praticamente tutti i comuni materiali di refrigerazione in elastomero e plastica utilizzati come 0-ring, sedi di valvole, tenute elastiche, guarnizioni, Neoprene, Viton, Nylon, Nitrili, HNBR e PTFE. Non sono compatibili con PMMA, EPDM, gomme naturali e siliconiche. R744 (anidride carbonica – CO2) R717 (ammoniaca – NH3) Sia R744 che R717 sono refrigeranti “naturali” ma con caratteristiche chimico-fisiche particolari che richiedono un idoneo approccio nelle fasi di progettazione, produzione e conduzione delle apparecchiature frigorifere. R744 è un refrigerante naturale non infiammabile, non tossico ed ecologico; è caratterizzato da un GWP pari a 1 (l’anidride carbonica è il valore di riferimento per il calcolo dell’impatto sul riscaldamento globale di un refrigerante). Se utilizzato come refrigerante, R744 opera con pressioni sensibilmente superiori a quelle dei refrigeranti HFC. E’ pensiero comune che operare in alta pressione equivale ad alto rischio; tuttavia, molte applicazioni commerciali oggi funzionano in modo sicuro con
apparecchiature frigorifere espressamente progettate (figura 3), realizzate e caricate con R744 perché solo pochi specifici componenti del circuito frigorifero lavorano a pressioni elevate. R717 è un gas incolore a pressione atmosferica, con ODP e GWP pari a zero nonché una breve durata atmosferica; è noto per la sua maggiore tossicità, a causa della quale il suo uso è spesso proibito nelle aree con accesso pubblico, ma normalmente può essere utilizzato senza limiti in spazi non occupati o all’esterno. In spazi occupati, R717 può essere utilizzata con successo e in sicurezza in sistemi indiretti insieme con altri refrigeranti; in caso di perdite, il suo forte odore caratteristico ne facilita il rilevamento anche in quantità molto ridotte. La sua incompatibilità con il rame e sue leghe (figura 4) preclude qualsiasi suo uso con compressori ermetici e semiermetici a causa del motore elettrico immerso nel flusso del refrigerante aspirato; possono essere utilizzati nichel, acciai dolci e acciaio inox. Il refrigerante R717 ha pressioni operative paragonabili a quelle degli altri refrigeranti; a parità di temperature di lavoro, la quantità di calore latente spostata è notevole con conseguente utilizzo di componenti e linee frigorifere di dimensioni inferiori. Se venissero eliminati i vincoli burocratici (a volte inutili) che la legge impone, R717 potrebbe avere un impiego molto più diffuso. La refrigerazione che usa R717 è ca-
Figura 4
spondere a pochi ma rigorosi requisiti quali: – stabilità chimica; – compatibilità con i materiali del circuito con particolare attenzione agli elastomeri; – prestazioni termodinamiche; – basso impatto ambientale e comunque nei limiti imposti dalla legislazione in vigore; – eventuali requisiti di sicurezza nel caso di fluidi infiammabili e/o tossici; – pressioni operative accettabili. L’apparecchiatura frigorifera dovrà così avere risposte sia per l’utente finale che giustamente pretende determinate prestazioni tecnico-economiche e sia per la normativa in vigore in termini di sicurezza e rispetto dell’ambiente. Per ora la sfida non è facile; alcune difficoltà possono essere superate con lo scambio delle esperienze maturate dai costruttori di componenti frigoriferi e in larga parte con la caparbia volontà dei nostri progettisti del freddo, i quali hanno dimostrato di non essere secondi a nessuno nel contribuire allo sviluppo dell’industria del freddo italiana. INDUSTRIA&formazione / 35
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Manuale sull’uso degli F-Gas e le alternative 14ª parte: Refrigeranti alternativi LAVORARE IN SICUREZZA CON R744 (Anidride carbonica)
Kelvin KELLY(nella foto) - Martin COOK BUSINESS EDGE
Tratto da “F-Gas Reference Manual”, l’intero manuale in lingua inglese può essere acquistato sul sito web www.businessedgeltd.co.uk
Quando si lavora con R744 si ha la particolarità di avere pressioni molto alte. Inoltre, aumentano i rischi e si ha la probabilità di intrappolare del liquido con problemi connessi alla formazione di ghiaccio secco. L’area di lavoro deve essere molto ben ventilata e controllata con un rilevatore di CO2 (eseguendo o la rilevazione fissa nella zona o con rilevatore individuale specifico). Tipici livelli di allarme sono: Allarme personale per CO2 • Pre allarme all’1%, 10.000 ppm • Allarme principale al 2%, 20.000 ppm. L’R744 è asfissiante e può causare iperventilazione e disorientamento. Sono necessarie protezioni per le orecchie in caso di sfiato di R744. La maggior parte dei circuiti a R744 sono più complessi rispetto ai circuiti tradizionali, perciò prima di lavorare su un circuito a R744 assicurati di conoscere bene come lavora il circuito e quale funzione hanno i componenti, specialmente le valvole d’isolamento. Attrezzatura Negli impianti trans-critici le pressioni possono arrivare fino a 120 bar rel, mentre negli impianti a cascata sub-critici si può arrivare fino a 45 bar rel. La pressione delle bombole è elevata, ad esempio di 99 bar rel quando la bombola è a una temperatura di 40 °C. Attrezzature e strumenti che devono essere idonei a queste pressioni: • Tubi (trecce d’acciaio, tubo di rame o tubo pneumatico); • Manometri / gruppo manometrico; • Collegamenti alle bombole / adattatori; • Riduttore di pressione per azoto e manometro per test di pressione - può essere necessario pressare fino a 132 bar rel (un Riduttore di pressione idoneo per testare circuiti a CO2 riduttore idoneo si può vedere nella foto a fianco) Quando ci si collega al circuito: • Assicurarsi che l’R744 non sia rimasto intrappolato nelle tubazioni, raccordi ecc.; • Se si utilizza una valvola limitatrice di pressione assicurarsi che essa sfiati in direzione sicura.
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Le foto seguenti mostrano alcuni esempi di idonee attrezzature per la carica.
Bombola collegata ad attrezzatura per la carica
Collegamento al circuito
Collegamento alla bombola
Ricerca fughe Rispetto ai refrigeranti HFC, la CO2 ha una molecola più piccola e perciò può disperdersi più facilmente. Questo fatto, associato alle più alte pressioni di lavoro, conferisce agli impianti a R744 una più alta probabilità di potenziali perdite.
Cercafughe elettronici per R744
ad aumentare rapidamente a causa del cambiamento di stato e all’aumento di temperatura. Controllare la pressione nel circuito prima di collegarsi ad esso. Se si forma ghiaccio secco: • Non riscaldarlo; • Isolare la linea di sfiato e controllare la pressione nel circuito; • Attendere che il ghiaccio secco sublimi - è necessario attendere molto tempo; • Continuare a sfiatare. Vuotatura I circuiti vanno vuotati se sono stati in collegamento con l’atmosfera o dopo la pressatura. L’umidità produce acidi che sono pericolosi per il circuito: CO2 + umidità = acido carbonico Nei cicli trans-critici l’aria causa maggiori problemi perché è un gas non condensabile e provoca un aumento delle pressioni nel circuito (come succede in tutti gli impianti frigoriferi, ma tale pressione addizionale risulta essere maggiormente critica per gli impianti a R744). Carica Molti circuiti a R744 presentano un attacco fisso permanente per la carica in modo da ridurre la movimentazione delle bombole (vedi l’esempio nella foto). I collegamenti possono avere sia una valvola ad una sola estremità in modo da non imprigionare refrigerante sia essere dotati di una valvola limitatrice di pressione per essere sempre innescati con gas (non liquido).
I metodi per la ricerca delle fughe possono essere: • Controllo visivo - ad esempio presenza di olio esternamente al circuito; • Soluzioni saponate; • Cercafughe elettronici specifici come quello mostrato nella foto (in atmosfera è presente CO2, così questo strumento è in grado di individuarla al di sopra di tale livello). Smaltimento Di solito l’R744 viene sfiatato piuttosto che recuperato: • Sfiatare in una zona ben ventilata o all’aperto; • Fare attenzione al rischio di asfissia; • Fare attenzione all’elevato livello di rumore (indossare para-orecchie); • Fare attenzione alla formazione di ghiaccio secco nel circuito (ad esempio negli orifizi) e nella linea di sfiato quando ci si avvicina al punto triplo. Il ghiaccio secco può ostruire la linea di sfiato e far apparire che tutto il refrigerante è stato sfiatato; • Indossare guanti appropriati - La temperatura dei tubi tende a scendere; • Fare attenzione alle elevate pressioni - assicurarsi che il tubo di sfiato sia ben ancorato; • Non lasciare l’impianto incustodito durante lo sfiato del refrigerante. Ghiaccio secco Se si forma ghiaccio secco la pressione scende a 0 bar rel. Quando il ghiaccio secco sublima la pressione tende
Quando si esegue la carica con R744: • Assicurarsi che l’area sia ben ventilata; • Assicurarsi che venga usata CO2 specifica per circuiti frigoriferi; • Assicurarsi che le bombole siano in posizione verticale e siano fermate, per esempio con un opportuno portabombole; • Aprire i rubinetti delle bombole lentamente, ricordarsi che l’alta pressione può destabilizzare la bombola; • Spurgare i tubi di collegamento con attenzione per eliminare l’aria, l’umidità ed altri contaminanti contenuti al loro interno. È importante prevenire la formazione di ghiaccio secco: • Caricare il gas (dalla bombola) fino a quando la pressione nel circuito è superiore al punto triplo di 4,2 bar rel (ad esempio caricare fino a 10 bar rel); INDUSTRIA&formazione / 37
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• In seguito, caricare liquido (dalla bombola o dal serbatoio). Per gli impianti in cascata è importante la sequenza di carica - iniziare prima dal circuito di alta caricandolo ed avviandolo. Dopo la carica ci si deve accertare che dell’R744 non sia rimasta intrappolata nelle attrezzature di carica o nei tubi: per questo vanno aperte tutte le valvole delle attrezzature di carica. Non chiudere le valvole fino a quando non vi è la certezza che nella linea a bassa pressione c’è solo R744 allo stato gassoso, ad esempio gas a 10 bar rel. In molti circuiti la regolazione delle valvole limitatrici di pressione, che proteggono il tratto di impianto che si sta caricando, è inferiore alla pressione dell’R744 nella bombola. Per questo motivo è necessario caricare lentamente e con attenzione in modo da evitare che la valvola limitatrice di pressione intervenga e sfiati in atmosfera. R717 (Ammoniaca)
Le specificità progettuali dell’R717 sono legate alla sua tossicità, leggera infiammabilità, elevate temperature di scarico, incompatibilità con alcuni tipi di materiali e immiscibilità con gli oli: • La carica del circuito deve sottostare a limitazioni a causa della sua elevata tossicità (l’R717 è un refrigerante classificato nel gruppo B2L);
• Alcuni componenti elettrici devono essere progettati per lavorare in atmosfere esplosive. Occorre tenerne conto durante la progettazione di impianti che impiegano refrigeranti leggermente infiammabili, come l’R717; • Un valore tipico della pressione massima (PS) per il lato di alta è di 22 bar rel mentre un valore tipico di PS per il lato di bassa è 11,4 bar rel. Tali pressioni non risultano essere eccessivamente elevate; • Nelle applicazioni a bassa temperatura (conservazione di alimenti surgelati) si può impiegare la compressione a due stadi per evitare di avere temperature di scarico ec-
Esempi di impianti ad ammoniaca 1 2
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cessivamente elevate; • L’R717 corrode il rame, per questo le tubazioni sono di solito in acciaio ed i compressori sono di tipo aperto specificamente progettati per uso con R717; • L’R717 risulta essere completamente immiscibile con l’olio del compressore cosicché l’olio che giunge nel lato di bassa del circuito si deposita lì e forma uno strato al di sotto dell’R717. Per questo è necessario installare separatori d’olio, in grado di recuperare totalmente l’olio e di riportarlo al serbatoio dell’olio. • L’R717 risulta essere tossica e possiede un basso limite pratico (0,00035 kg/m3). Vanno impiegati rilevatori fissi delle perdite in tutti quei casi in cui si possono verificare perdite che danno luogo a concentrazioni di tale entità. Il primo stadio di intervento deve essere fissato a 500 ppm e in corrispondenza di esso si deve avviare la ventilazione meccanica assieme ad una segnalazione acustica. Il livello superiore va fissato a 30.000 ppm e deve arrestare l’impianto ed interrompere l’alimentazione elettrica. Sono state sviluppate soluzioni a R717 a bassa carica per l’uso in impianti commerciali tradizionalmente funzionanti con HFC. LAVORARE IN SICUREZZA CON R717 (Ammoniaca) Ambienti di lavoro sicuri e DPI Oltre alle precauzioni che si devono avere con gli altri tipi di refrigerante infiammabile, può essere necessario utilizzare un dispositivo di respirazione a pressione positiva. Prima di utilizzare questo dispositivo di sicurezza è necessario essere istruiti sul suo uso. I dispositivi di protezione personale devono essere indossati quando si lavora con R717 e quando si scarica l’olio. Essi dovrebbero includere guanti resistenti alle sostanze chimiche, occhiali di protezione ben aderenti e un respiratore a bombola. Devono essere disponibili soluzioni per il lavaggio degli occhi e una doccia di emergenza con temperatura dell’acqua controllata nel caso di cariche del circuito superiori a 1000 kg. Tutte le procedure che prevedono l’apertura Esempio di ausilio per la respirazione del circuito devono essere soggette ad una dettagliata valutazione dei rischi e corredate da una descrizione delle più appropriate azioni da adottare per minimizzare i rischi del personale. La ventilazione è fondamentale. La Nota Guida dell’Institute of Refrigeration offre informazioni più dettagliate e fornisce, per esempio, la raccomandazione di non lavorare mai da soli, e di fornire informazioni sul lavoro da eseguire ad una terza parte.
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Attrezzatura Tutta l’attrezzatura che viene impiegata deve essere adatta all’uso con R717. Non devono essere usati componenti e adattatori in rame o ottone. Soprattutto ricordarsi che l’attrezzatura usata per i refrigeranti Pompa del vuoto adatta per R717 HFC non è idonea per l’uso con R717. La foto mostra una pompa per il vuoto con trasmissione a cinghia adatta all’uso con R717. Ricerca fughe Le fughe di R717 possono essere ricercate con i seguenti metodi: • Controllo visivo - per esempio attraverso la ricerca di tracce d’olio; • Soluzione saponata; • Idoneo cercafughe elettronico; • Carta fenolftaleina. Rimozione del refrigerante per le operazioni di assistenza Per poter eseguire la dovuta assistenza di solito nei circuiti si esegue il pump-down – sia in un’altra parte del cir-
Esempio di pompa per ammoniaca
cuito sia in apposite bombole di stoccaggio. Una piccola quantità di gas può anche essere sfiatata. Gli impianti più grandi possono essere corredati di dispositivi di recupero: • Per il vapore - solitamente un gruppo motocondensante in grado di funzionare sulla bassa pressione di aspirazione; • Per il liquido - una pompa opportuna. Recupero dell’olio A causa della totale immiscibilità tra ammoniaca e olio minerale, qualsiasi lubrificante che entra dal lato di bassa del circuito tende a rimanere lì, sotto forma di strato di olio al di sotto dell’ammoniaca, a meno che non esistano dispositivi di recupero dell’olio o che l’olio venga spurgato dal circuito. Per tale motivo in alcuni circuiti l’olio deve essere periodicamente recuperato manualmente e nuovo olio caricato nel sistema. L’olio deve essere scolato in un opportuno conte-
nitore metallico aperto e poi smaltito secondo le relative norme che riguardano la gestione dei rifiuti. L’olio non va mai rimosso dal circuito senza aver prima messo in vuoto ed isolato i componenti o la sezione del circuito da cui si sta recuperando l’olio. Per ragioni di sicurezza è assolutamente indispensabile seguire le corrette procedure come previste dagli obblighi di legge, e che le stesse siano eseguite a regola d’arte solo e unicamente da personale addestrato e certificato. R32 L’R32 presenta caratteristiche per molti versi assimilabili all’R410A, ma è classificato come leggermente infiammabile (A2L). Molti dei componenti utilizzati sono gli stessi utilizzati per l’R410A. Le diversità dipendono dalla leggera infiammabilità: La carica di refrigerante è limitata (l’R32 è classificato come refrigerante A2L);
• Alcuni componenti elettrici sono progettati per lavorare in atmosfere infiammabili: occorre di conseguenza prestare particolare attenzione durante la progettazione di impianti che impiegano refrigeranti leggermente infiammabili come l’R32. Le pressioni di lavoro e di fermo-impianto dell’R32 sono simili a quelle dell’R410A. I componenti utilizzati devono essere adatti per tali pressioni; generalmente quelli utilizzati per gli altri HFC non sono idonei. Pressioni massime tipiche (PS) per l’alta pressione sono 34,2 bar rel, per la bassa pressione sono 19,3 Esempio di apparecchiatura bar rel. funzionante con R32 La capacità di raffreddamento dell’R32 è per molti versi assimilabile a quella dell’R410A, per questo possono essere impiegati gli stessi componenti per l’R410A.
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R1234ze Le specificità progettuali dell’R1234ze sono legate alla sua leggera infiammabilità e alle sue basse pressioni e capacità: • La carica di refrigerante è limitata, (l’R1234ze viene classificato come refrigerante A2L); • Alcuni componenti elettrici sono progettati per lavorare in atmosfere infiammabili. Come sempre, occorre prestare la massima attenzione durante la progettazione di impianti che impiegano refrigeranti leggermente infiammabili come l’R1234ze; • Le pressioni massime tipiche (PS) per l’alta pressione sono 10,3 bar rel, per la bassa pressione sono 5,1 bar rel. I componenti e le tubazioni possono essere scelti per pressioni significativamente inferiori a quelle degli altri HFC; • La capacità di raffreddamento è circa il 75% di quella dell’R134a e il COP è molto simile. Per questo motivo il compressore può avere una potenza del motore simile ma la cilindrata deve essere maggiore del 30% maggiore di quella dell’R134a per avere la medesima capacità. Attualmente sono pochi i compressori disponibili per l’uso con l’R1234z
avere una cilindrata maggiore per avere la medesima capacità frigorifera, ma un motore di caratteristiche simili. Sul mercato sono largamente disponibili compressori per R600a per frigoriferi domestici e commerciali, contrariamente a quelli per impianti di potenze maggiori per i quali non vi è ancora disponibilità.
R290 and R1270 (propano e propilene) L’R290 e l’R1270 hanno una relazione pressione-temperatura e una capacità frigorifera simile a quella dell’R404A. La principale differenza progettuale è dovuta all’alta infiammabilità di questi due refrigeranti: • La carica di refrigerante è limitata (R290 e R1270 sono refrigeranti classificati A3); • Alcuni componenti elettrici sono progettati per funzionare in atmosfere infiammabili. Come sempre, occorre prestare la massima attenzione durante la progettazione di impianti che funzionano con refrigeranti infiammabili come l’R290 e l’R1270. Le pressioni massime tipiche (PS) sono: • Per il lato di alta, 18,1 bar rel per l’R290 e 21,8 per l’R1270; • Per la bassa pressione, 10,4 bar rel per l’R290 e 12,7 bar rel per l’R1270. Di solito per l’R290 e l’R1270 vengono impiegati gli stessi componenti dell’R404A, ad eccezione dei dispositivi elettrici, come spiegato nella prossima sezione.
Esempi di apparecchiature funzionanti con R1234ze
R600a (Isobutano) Le specificità progettuali dell’R600a sono legate alla sua alta infiammabilità e alle sue basse pressioni e capacità: • La carica di refrigerante è limitata (R600a è un refrigerante classificato A3); • Alcuni componenti elettrici sono progettati per funzionare in atmosfere infiammabili. Come sempre, occorre prestare la massima attenzione durante la progettazione di impianti che funzionano con refrigeranti infiammabili come l’R600a; • Le pressioni massime tipiche per l’impianto (PS) sono per l’alta pressione 6,8 bar rel e per la bassa pressione 3,3 bar rel. I componenti e le tubazioni possono essere specifici per le più basse pressioni rispetto a quelle dei refrigeranti HFC; • La capacità frigorifera è all’incirca il 50% di quella dell’R134a e il COP è simile. Il compressore, perciò, deve 5-7-9
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Esempi di installazioni in supermercati della Gran Bretagna funzionanti con idrocarburi
LAVORARE IN SICUREZZA CON I REFRIGERANTI INFIAMMABILI Questo modulo tratta l’utilizzo in sicurezza di: • Idrocarburi (R600a, R290, R1270); • R32; • R1234ze; • R717 (vedi anche il paragrafo relativo a R717).
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Ambienti di lavoro sicuri e Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) Quando si lavora con refrigeranti infiammabili l’area deve: • essere ben ventilata; • essere esente da fonti d’ignizione entro 3 m (tipica area di sicurezza quando si lavora su impianti con refrigeranti infiammabili). Se necessario si può ricorrere all’uso di un opportuno apparecchio di ventilazione. Il motore del suo ventilatore ha la designazione Ex. Inoltre, è dotato di un cavo lungo 5 m che permette che il dispositivo per la Opportuno apparecchio sua accensione sia podi ventilazione sizionato al di fuori dell’area di sicurezza. Quando si deve intervenire sul circuito o se si sospetta la presenza di fughe si deve controllare e monitorare l’area utilizzando un rilevatore di gas HC.È importante che il rilevatore non Rilevatori per gas infiammabili possa essere azzerato ai livelli di refrigerante infiammabile di fondo e che gli allarmi si attivino al 20% del limite inferiore di infiammabilità. La foto mostra un rilevatore specifico per HC. Deve anche essere disponibile un estintore. Questo deve essere o del tipo a polvere secca Estintore a polvere secca con capacità di almeno e estintore a CO2 2 kg, o del tipo a CO2 con contenuto in peso equivalente. Attrezzatura Alcune attrezzature e macchinari standard possono essere utilizzati in maniera sicura anche con i refrigeranti infiammabili, come ad esempio i gruppi manometrici. Nota – questo non è però il caso dell’R717. Molte pompe per il vuoto standard possono essere usate in maniera sicura poiché di solito l’unica possibile fonte di ignizione è l’interruttore di accensione (vedi sotto: esecuzione del vuoto). Inoltre, il refrigerante infiammabile scaricato dalla pompa viene disperso in aria e non porta a creare concentrazioni potenzialmente pericolose nella zona di lavoro, a patto che la pompa sia situata in una zona ben ventilata. Il paragrafo sulla vuotatura riportato in seguito spiega come è possibile evitare situazioni di pericolo connesse all’azionamento della pompa. Le apparecchiature di recupero standard non possono es-
Esempio di attrezzatura usata per l’assistenza sui circuiti che usano HC
sere utilizzate in maniera sicura per recuperare refrigeranti infiammabili. A differenza delle pompe per il vuoto presentano numerose fonti d’ignizione (ad esempio interruttore d’accensione, relè, pressostati). Inoltre, una perdita di refrigerante può creare un’area infiammabile nei dintorni della macchina.Tale potenziale pericolo non si può evitare e perciò si deve ricorrere all’utilizzo di un recuperatore appropriato come specificato nel paragrafo dedicato al recupero. Molti cercafughe elettronici impiegati con gli HFC e HCFC non risultano essere sicuri e sensibili ai refrigeranti infiammabili, così è necessario utilizzare apparecchiature specifiche per i gas infiammabili (o soluzioni acqua/sapone) come viene spiegato nel paragrafo dedicato alla ricerca delle fughe. Ricerca fughe La ricerca fughe su circuiti caricati con refrigeranti infiammabili va condotta usando un metodo sicuro e sensibile a questi gas: • Soluzioni acqua e sapone. • Cercafughe elettronico specifico per refrigeranti infiammabili (esempi sono riportati nelle foto seguenti). Se non è possibile utilizzare questi due metodi è neces-
Cercafughe elettronici adatti per HC
sario recuperare la carica rimanente nel circuito e procedere alla ricerca delle fughe pressando con azoto puro o con azoto con tracce di elio o idrogeno. Recupero del refrigerante Per il recupero di refrigeranti infiammabili si devono usare recuperatori specifici per questi gas come il recuperatore Care Saver (non si deve usare un recuperatore standard INDUSTRIA&formazione / 41
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per HFC). Nota – questo non è adatto per l’uso con R717 • Evacuare la bombola di recupero per rimuovere l’aria prima di immettervi il refrigerante infiammabile. • Nella bombola di recupero non mischiare refrigeranti infiammabili con altri tipi di refrigerante. • Quando si recuperano refrigeranti idrocarburi non riempire la bombola di recupero oltre il 45% del limite di sicurezza in peso degli HFC. • Etichettare la bomRecuperatore adatto per HC, bola di recupero in R32, R1234ze modo da segnalare che essa contiene sostanze infiammabili. Vuotatura La pompa del vuoto va verificata per accertarsi che l’interruttore di accensione sia l’unica fonte di ignizione presente. Se ciò è verificato la pompa per il vuoto può essere usata in modo sicuro con refrigeranti infiammabili se si rispettano le seguenti condizioni: • Azionare l’interruttore (posizione ON) e collegare successivamente la pompa ad una presa di corrente posta al di fuori della zona di 3 m e controllare il funzionamento della pompa da questa presa. • Utilizzare la pompa in un’area ben ventilata o all’esterno. Sbrasatura (disconnettere un giunto brasato mediante apporto di calore) Per sbrasare in modo sicuro i giunti: • Monitorare continuamente l’area di lavoro usando un cercafughe per gas infiammabili. • Assicurarsi che ci sia una buona ventilazione, naturale o forzata. • Recuperare dal circuito il refrigerante infiammabile (vedi procedura di recupero), facendo attenzione che tutto il refrigerante venga recuperato.
• Far funzionare il recuperatore per un tempo sufficiente in modo che il circuito vada in vuoto e che la maggior parte del refrigerante venga rimossa dal circuito. • Immettere azoto anidro nel circuito fino ad una pressione di 0,1 bar rel. • Collegare al circuito una tubazione che sfiata in atmosfera. • Sbrasare il giunto. Assicurarsi che tutto il refrigerante è stato rimosso prima di sbrasare collegandosi sia al lato di alta che di bassa pressione del circuito. Brasatura Per brasare in modo sicuro i giunti: • Monitorare continuamente l’area di lavoro con un cercafughe per refrigeranti infiammabili. • Assicurarsi che ci sia una buona ventilazione naturale o forzata. • Quando si ribrasano i giunti assicurarsi che almeno un punto del circuito possa sfiatare in atmosfera e flussare con azoto secco. Carica • Assicurarsi che ci sia una buona ventilazione, naturale o forzata. • Utilizzare HC specifici per impianti frigoriferi, non utilizzare gpl o altri gas combustibili. • Se le fruste per la carica non sono state preventivamente svuotate, svuotarle attentamente (aprendo e poi chiudendo la valvola della bombola prima dello svuotamento). • Non sovraccaricare il circuito (per esempio, la carica in peso di un HC è approssimativamente il 45% della carica di un circuito equivalente ad HFC). • Pesare con accuratezza la carica quando si caricano circuiti critici per la carica (cioè particolarmente sensibili alla quantità di carica). La tolleranza è tipicamente del ±5%. Non modificare la carica del circuito, attenendosi sempre alle indicazioni del costruttore. Sostituzione componenti • Nella sostituzione di componenti elettrici e compressori utilizzare sempre componenti dello stesso tipo. • Assicurarsi che le scatole elettriche sigillate vengano realmente ri-sigillate prima di riavviare l’impianto. • Non apportare modifiche ai componenti e non cambiare la loro posizione.
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NUMERO 10 / GENNAIO 2020
LEZIONE 228 > CONCETTI DI BASE SULLE TECNICHE FRIGORIFERE
Accorgimenti per evitare alte temperature di funzionamento del compressore quando si usa l’R449A Introduzione
Pierfrancesco FANTONI
Continuiamo con questo numero il ciclo di lezioni semplificate per i soci ATF del corso teorico-pratico di tecniche frigorifere curato dal prof. ing. Pierfrancesco Fantoni. In particolare con questo ciclo di lezioni di base abbiamo voluto, in questi 20 anni, presentare la didattica del prof. ing. Fantoni, che ha tenuto, su questa stessa linea, lezioni sulle tecniche della refrigerazione ed in particolare di specializzazione sulla termodinamica del circuito frigorifero. Visionare su www.centrogalileo.it ulteriori informazioni tecniche alle voci “articoli” e “organizzazione corsi”: 1) calendario corsi 2020, 2) programmi, 3) elenco tecnici specializzati negli ultimi anni nei corsi del Centro Studi Galileo divisi per provincia, 4) esempi video-corsi, 5) foto attività didattica.
È DISPONIBILE LA RACCOLTA COMPLETA DEGLI ARTICOLI DEL PROF. FANTONI Per informazioni: 0142.452403 corsi@centrogalileo.it È vietata la riproduzione dei disegni su qualsiasi tipo di supporto.
Il retrofit dell’R404A con l’R449A non sempre è possibile su tutti i tipi di circuiti frigoriferi. In alcuni casi ci sono delle verifiche da effettuare per sincerarsi se tale eventualità è praticabile. Potrebbero esserci dei problemi, come ad esempio può verificarsi nei circuiti ove si ha la presenza di un sistema di by-pass a gas caldo, ove si esegue lo sbrinamento a gas caldo oppure dove è installata una valvola regolatrice della pressione di evaporazione. Temperatura del gas aspirato dal compressore Come abbiamo visto nel precedente numero, per salvaguardare il compressore dalle eccessive temperature di lavoro devono essere osservate alcune attenzioni di carattere tecnico particolari date le specifiche caratteristiche dell’R449A. In sostanza si deve sempre fare in modo che il gas che viene aspirato dal compressore non abbia temperature già troppo elevate di per sé perché ciò comporta la duplice conseguenza di avere sia la mancanza di una fonte di raffreddamento per i vari componenti elettrici e meccanici sia una sostanza da comprimere che presenta un volume specifico maggiore e che quindi comporta maggiore produzione di calore per la sua compressione. Oltre alle attenzioni da porre allo stato di isolamento della tubazione di aspirazione, alla coibentazione del compressore, al tipo di dispositivo di espansione che è preferibile utilizzare, va capito se anche determinati tipi di soluzioni tecnologiche di tipo impiantistico che normalmente vengono uti-
lizzate nei circuiti frigoriferi funzionanti con R404A possono essere convenientemente impiegati anche con l’R449A dopo che si è eseguito il retrofit. Riduzione della capacità frigorifera del compressore Capita che in certi circuiti frigoriferi vi sia la necessità di ridurre la capacità frigorifera del compressore in determinate condizioni di funzionamento. Un compressore troppo “grande”, infatti, porta ad una diminuzione della pressione di evaporazione con tutta la serie di conseguenze che ne derivano sia dal punto di vista dell’andamento delle temperature dell’ambiente che viene raffreddato sia, soprattutto, del grado di umidità dell’aria e della corretta conservazione dei prodotti. Una soluzione che può essere adottata per far fronte a questo problema contingente è quella di “ingannare” il compressore facendogli credere che la quantità di vapore in circolo nel circuito sia maggiore di quella che realmente si ha. Questo si ottiene realizzando un circuito ausiliario di by-pass del gas caldo che esce dal compressore. Il refrigerante allo stato gassoso che percorre la tubazione di mandata viene prelevato in parte ed inviato nuovamente all’aspirazione del compressore, in modo da mantenere elevata la quantità di gas da comprimere. Questo è un caso “delicato” per l’R449A, in quanto il compressore tende a surriscaldarsi poichè è chiamato a comprimere un gas già molto caldo, quello derivante dal by-pass. Può accadere che nel circuito originario a R404A le temperature raggiunte dal compressore rimangano all’interno INDUSTRIA&formazione / 43
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Figura 1 – Banco frigorifero orizzontale a refrigerazione statica per la conservazione dei surgelati (BT) o degli alimenti freschi (TN) dotato di sbrinamento a gas caldo (da catologo COF)
del range ammissibile per tale componente ma che nell’operazione di retrofit con R449A si superino i valori limite ammissibili, proprio a causa delle caratteristiche di questo refrigerante.
il problema viene già risolto e superato in fase di progettazione del circuito e quindi non dovrebbe porre particolari difficoltà di gestione.
Sbrinamento a gas caldo
Valvola regolatrice della pressione di evaporazione
Una delle tecniche impiegate per lo sbrinamento degli evaporatori che lavorano a bassa temperatura è quello di utilizzare il gas caldo della mandata del compressore. Tale gas viene inviato all’ingresso dell’evaporatore e, riscaldando internamente le sue tubazioni, provoca il rapido scioglimento della brina presente. Nella figura 1 viene riportata una tipica apparecchiatura in cui viene impiegato lo sbrinamento automatico mediante gas caldo. Il gas che esce dall’evaporatore può trovarsi a temperature più o meno diverse, a seconda dei casi; ciò principalmente dipende dalla quantità di brina presente originariamente sulla batteria. Nei casi in cui tale quantità è minima, la temperatura del gas che lascia l’evaporatore può essere piuttosto elevata. Il compressore è costretto ad aspirare refrigerante già abbastanza caldo e, quindi, si surriscalda in maniera anomala, come già visto in precedenza, nel caso si utilizzi R449A in circuiti retrofittati. Nei nuovi circuiti, progettati specificamente per R449A,
Anche quando si usano le valvole barostatiche si possono avere problemi di alte temperature di lavoro del compressore, come visto nei due casi precedenti. Nei circuiti con evaporatori funzionanti in parallelo a temperature diverse (vedi figura 2), sugli evaporatori con più alte temperature di lavoro è necessario impiegare una valvola regolatrice della pressione di evaporazione per evitare che si vada a lavorare a temperature troppo basse con negative conseguenze sulla qualità delle merci conservate. Per evitare una situazione così negativa si deve far ricorso a una valvola regolatrice della pressione di evaporazione installata sull’evaporatore che deve lavorare a temperature più alte. Essa ha il compito di mantenere la pressione dell’evaporatore al di sopra di una certa soglia predefinita e, di conseguenza, la temperatura. Per raggiungere lo scopo essa chiude il passaggio del vapore che viene aspirato dal compressore sulla tubazione appena all’uscita dell’evaporatore.
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Figura 2 – Schema per l’installazione di una valvola per la regolazione della pressione di evaporazione per due evaporatori in parallelo con diverse temperature di lavoro
Tutto il tratto della tubazione di aspirazione a valle della valvola rimane, così, deficitario di refrigerante. La poca quantità in transito tenderà a surriscaldarsi molto fino alla nuova apertura della valvola. Il compressore potrebbe essere soggetto all’arrivo di gas molto caldo e quindi andare incontro ad alte temperature di lavoro. Prima del retrofit Tutte e tre le situazioni appena descritte possono portare ad avere elevate temperature di lavoro del compressore quando si esegue il retrofit con R449A. Per questo è necessario avere dei riferimenti per poter decidere se le temperature di lavoro dopo il retrofit possono essere ritenute accettabili o meno. Per fare questo è indispensabile prima del retrofit, quando il circuito lavora ancora con l’R404A, procedere alla misura della temperatura di scarico del compressore, ovviamente se il circuito ha la possibilità di funzionare. Il valore così misurato sarà il parametro di riferimento che ci permette di capire se, dopo il retrofit, il nuovo refrigerante è idoneo all’uso su quel tipo di circuito.
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> Verso il 75° anniversario delle Nazioni Unite: questionario sui grandi cambiamenti climatici
Nel 2020 ricorrerà il 75esimo anniversario dalla nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Per celebrare questo storico avvenimento, le Nazioni Unite avvieranno la più grande discussione globale sul ruolo della cooperazione internazionale nella costruzione del futuro che le persone desiderano. In vista degli obiettivi per il 2045, è stato lanciato un breve questionario sui principali trend in atto a livello mondiale.
zione giapponese del freddo, JARN, l’importante collaborazione a livello mondiale fra le Nazioni Unite – UNEP e l’associazione del freddo che congloba tutte le associazioni europee, AREA, da parte del suo presidente, Marco Buoni, con la firma del MoU, Memorandum of Understanding che ha rafforzato e rinnovato gli impegni già in vigore tra le due realtà. Questo durante il MOP31 (31st Meeting of the Parties to the Montreal Protocol), a Roma, che ha riunito tutti i Paesi del mondo firmatari del protocollo di Montreal (i cui Capi di Stato hanno inoltre ricevuto la rivista del Centro Studi Galileo pubblicata con le Nazioni Unite, Industria&Formazione). Continua a leggere su www.industriaeformazione.it
> Bollettino tecnico di AREA: divieti sulla manutenzione e la commercializzazione in vigore dal 1° gennaio
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> Anche JARN dedica un articolo allo storico accordo tra AREA e UNEP
Un lungo approfondimento sulla rivista giapponese dedicato al lavoro della principale associazione del freddo Europea. In seguito allo storico accordo del 6 Novembre, è stata presentata finalmente dalla rivista giapponese dell’associa-
> Pubblicati i Regolamenti Europei su etichettatura energetica ed ecodesign degli apparecchi di refrigerazione
Sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, sono stati pubblicati i nuovi regolamenti della Commissione Europea riguardanti l’etichettatura energetica e la progettazione ecocompatibile degli apparecchi di refrigerazione. Questi dovranno avere le nuove etichette energetiche che prevedono il riscalaggio delle classi (ovvero la riduzione delle scale di efficienza da quella attuale) e dovranno soddisfare requisiti minimi in materia di efficienza energetica. Continua a leggere su www.industriaeformazione.it
Dare informazioni agli installatori europei sulle prossime fasi dei divieti riguardanti la manutenzione e la commercializzazione che entreranno in vigore il 1° gennaio 2020 ai sensi del Regolamento F-Gas. Con questo obiettivo in mente, l’Associazione di categoria europea del settore HVACR AREA ha pubblicato un bollettino tecnico indirizzato ai Tecnici del Freddo che installano impianti di refrigerazione, condizionamento e pompe di calore. Alcuni dei divieti sui prodotti (in particolare la loro immissione sul mercato) e sulle attività di assistenza avranno importanti implicazioni per il settore. Il documento è consultabile e scaricabile online: esso rappresenta uno strumento utile affinché gli addetti ai lavori comprendano cosa significhino per loro le nuove misure che cambieranno il settore del Freddo a partire dal prossimo anno. L’Associazione dei Tecnici del Freddo è già al lavoro per tradurlo in italiano e lo renderà disponibile nei prossimi giorni.
Come noto, il Regolamento F-Gas, adottato nel 2014, ha introdotto nel diritto dell’Unione Europea nuovi obblighi per regolamentare i gas fluorurati ad effetto serra. In particolare, ha stabilito delle soglie che limitano la quantità di idrofluorocarburi (HFC) che possono essere venduti all’interno dell’UE – con un meccanismo di phase-down che mira a ridurre in maniera progressiva la quantità di HFC immessi sul mercato – e ha posto dei divieti sull’utilizzo degli HFC in determinati prodotti e apparecchiature.
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> Regolamento F-Gas e commercio illegale di HFC: le aziende scrivono all’UE
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> Sondaggio del progetto HARP: motivi per passare ad apparecchi ad alta efficienza energetica
> Casale Capitale del Freddo: attiva per promuovere il territorio Si è svolta venerdì 22 novembre 2019 nella Sala Consigliare del Comune di Casale Monferrato l’ultima riunione di Casale Capitale del Freddo, ed è sempre maggiore la partecipazione a questo progetto da parte di tutti coloro che operano nel settore nel Monferrato. Ad aprire l’incontro è stato il sindaco Federico Riboldi, con una panoramica sulla situazione lavorativa attuale nella nostra provincia, in particolare sulla necessità di creare nuove prospettive di lavoro proprio nel settore del freddo visto la grande richiesta di personale qualificato. Continua a leggere su www.industriaeformazione.it
> Cinque passi per rendere sostenibile la refrigerazione: White Paper di EPEE
L’associazione europea EPEE, Partenariato Europeo per l’Energia e l’Ambiente ha pubblicato un white paper dal titolo “Count on Cooling: A fivestep approach to deliver sustainable cooling” (“Contare sulla refrigerazione: un approccio in cinque fasi per fornire una refrigerazione sostenibile”). Questo documento analizza il ruolo fondamentale della refrigerazione nel 21esimo secolo. La refrigerazione comprende l’aria condizionata per le persone (nelle loro 46 / INDUSTRIA&formazione
case, negli uffici, nei centri commerciali, ecc.) così come il raffreddamento di prodotti (produzione, trasporto e conservazione di cibo, medicine, applicazioni ricreative come piste di ghiaccio, ecc.) Continua a leggere su www.industriaeformazione.it
> A dicembre si è svolto l’EUREKA 2019
Il progetto HARP (acronimo di Heating Appliances Retrofit Planning), finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020, è stato avviato lo scorso agosto e vede coinvolti 5 Stati Membri: Portogallo, Spagna, Francia, Italia e Germania. Il suo obiettivo è quello di far conoscere ai consumatori finali i vantaggi derivanti dalla sostituzione dei vecchi apparecchi destinati al riscaldamento degli ambienti e alla produzione di acqua calda sanitaria, spesso obsoleti e alimentati a combustibili fossili, con nuovi apparecchi ad alta efficienza. Continua a leggere su www.industriaeformazione.it
> Regolamento F-GAS, il Governo approva definitivamente il nuovo decreto sanzioni Dopo gli incontri in Italia nel settembre 2017 e in Romania a dicembre 2018, l’EUREKA Roadshow è tornata nel 2019 con un nuovo appuntamento per discutere delle grandi sfide a cui si trova di fronte l’industria del Freddo a livello regionale. A Madrid si è svolto il 10 dicembre l’EUREKA Roadshow Spain, organizzato da due delle maggiori associazioni europee del settore HVACR: EPEE, Partenariato Europeo per l’Energia e l’Ambiente, e EVIA, che rappresenta le aziende dell’industria della ventilazione. EUREKA Spain SI è basato sullo stesso modello di EUREKA e ha dato ai partecipanti l’opportunità di conoscere le sfide dell’industria HVACR a livello nazionale, condividere le proprie opinioni sulle future tecnologie dell’edilizia e della catena del freddo e scambiarsi informazioni sull’andamento e sulle opportunità di questo settore in Spagna. Continua a leggere su www.industriaeformazione.it
A quattro mesi dall’approvazione in esame preliminare arrivata lo scorso agosto, il Governo italiano ha approvato definitivamente il nuovo decreto relativo alle sanzioni nei casi di violazione Regolamento (UE) n. 517/2014. In caso di violazione del Regolamento FGAS, il testo approvato dal Consiglio dei Ministri, riunitosi lo scorso 21 novembre, prevede sanzioni amministrative pecuniarie e, in taluni casi, addirittura pene detentive. Continua a leggere su www.industriaeformazione.it
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> Real Alternatives 4 Live Project: sondaggio sull’esperienza circa la formazione su refrigeranti a basso impatto ambientale
zione a non farsi guidare da reazioni emotive che potrebbero far sembrare giusta una scelta che possa rivelarsi invece un costoso errore. A causa della natura relativamente complessa delle fonti di tali emissioni, è necessario un approccio al problema che tenga conto di diversi fattori.
> Nuovo webinar gratuito Centro Studi Galileo: “2020: divieto di utilizzo di refrigeranti con alto GWP per la manutenzione, soluzioni”
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> La Commissione Europea riceve la bozza del decreto sulla prevenzione incendi per gli impianti di condizionamento: novità sull’uso refrigeranti A1 e A2L
Sono in arrivo delle novità importanti per quanto concerne gli impianti di condizionamento e climatizzazione considerati rilevanti ai fini della sicurezza antincendio. L’Italia ha infatti inviato alla Commissione europea la bozza del Decreto Ministeriale recante “Disposizioni di prevenzione incendi per gli impianti di climatizzazione inseriti nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi”. Il provvedimento, una volta adottato, consentirebbe l’utilizzo di refrigeranti a ridotto GWP, seppur classificati come fluidi “a bassa infiammabilità”.
In questo momento di grande incertezza, ai Tecnici del Freddo, che dal 1° gennaio 2020, non possono più usare R404A, mercoledì 18 dicembre è stata offerta una interessante opportunità di formazione con un nuovo webinar targato Centro Studi Galileo e Associazione dei Tecnici del Freddo. Il webinar, sul tema “2020: divieto di utilizzo di refrigeranti con alto GWP per la manutenzione, soluzioni.”, ha visto la partecipazione di Edoardo Monfrinotti, Account and Business Development Manager di Chemours, e di Miriam Solana Ciprés, HVAC/R Engineer Knowledge Center di Carel, specialisti di settore. Si parlerà di eliminazione dei refrigeranti ad alto GWP (es R404A e R507) che porterà ad una transizione verso l’utilizzo di refrigeranti riciclati o rigenerati per la manutenzione oppure al totale retrofit dell’impianto se non ci fossero soluzioni economicamente compatibili. Ma attenzione alle performance energetiche del Vostro impianto; e il compressore ve lo permette? E attenzione ai refrigeranti illegali che porteranno a farvi scegliere tra risparmiare qualche soldo o la sicurezza vostra, del vostro impianto e il suo corretto funzionamento. Attenzione per ultimo al refrigerante in bombole che avete in magazzino, dal 1° gennaio 2020 potrebbe non essere più utilizzabile sui vostri impianti con potenza maggiore di 40 kW. Sul canale Youtube del Centro Studi Galileo è già disponibile la registrazione del webinar, insieme a tutti quelli realizzati in precedenza con le numerose aziende partner.
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Vi invitiamo a compilare il sondaggio di REAL Alternatives 4 LIFE: https://www.surveymonkey.co.uk/r/Re al-Alternatives-4-LIFE-Europe-V2 Il progetto REAL Alternatives sta raccogliendo dati sulle attitudini e sulla formazione che in futuro saranno necessarie per supportare l’uso dei refrigeranti alternativi a basso GWP come gli HFO a bassa infiammabilità, R32, Idrocarburi e Anidride Carbonica. Continua a leggere su www.industriaeformazione.it
> Ridurre le emissioni totali e il costo del ciclo di vita dei sistemi di refrigerazione commerciale senza sacrificare le prestazioni di raffreddamento Gli effetti devastanti del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti, al pari della necessità di fare di più per ridurre le emissioni che stanno conducendoci rapidamente verso un futuro potenzialmente catastrofico. Occorre però prestare molta atten-
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Industrie che collaborano alla attività della rivista mensile Industria & Formazione divise per ordine categorico Per ogni informazione gli abbonati possono rivolgersi a nome di Industria & Formazione ai dirigenti evidenziati nelle Industrie sottoelencate, oppure alla segreteria generale tel. 0142 / 452403 SCONTI PER GLI ISCRITTI ALL’ASSOCIAZIONE DEI TECNICI ITALIANI DEL FREDDO-ATF PRODUZIONE COMPONENTI BITZER ITALIA compressori Pietro Trevisan 36100 Vicenza Tel. 0444/962020 www.bitzer.it CAREL regolazione elettronica, sistemi di supervisione Mauro Broggio 35020 Brugine Tel. 049/9716611 www.carel.it CASTEL valvole, filtri, rubinetti, spie del liquido Giorgio Monaca 20060 Pessano c/Bornago Tel. 02/95702225 www.castel.it CORE EQUIPMENT componentistica per refrigerazione e condizionamento Daniele Passiatore 50127 Firenze Tel. 055/334101 www.core–equipment.it DANFOSS compressori, filtri, spie del liquido, valvole Gabriele De Bona 31015 Conegliano Tel. 0438/336636 www.danfoss.com DENA accumulatori di liquido, filtri Daniele Francia 15033 Casale Monferrato Tel. 0142/454007 www.dena.it DORIN compressori Giovanni Dorin 50061 Compiobbi Tel. 055/623211 www.dorin.com EMBRACO EUROPE compressori ermetici Enrico Albera 10023 Riva presso Chieri Tel. 011/9437381 www.embraco.com 48/ INDUSTRIA&formazione
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ENERGIE RINNOVABILI CLER ENERGIE ALTERNATIVE installazione solare fotovoltaico Giovanni Filippi 15033 Casale Monferrato Tel. 0142/454216 www.clersrl.it
REGOLAZIONE E STRUMENTAZIONE CAREL regolazione elettronica, sistemi di supervisione Mauro Broggio 35020 Brugine Tel. 049/9716611 www.carel.it DANFOSS compressori, filtri, spie del liquido, valvole Gabriele De Bona 31015 Conegliano Tel. 0438/336636 www.danfoss.com ECONORMA regolatori di temperatura e umidità Alessandro Mattiuzzi 31020 San Vendemiano Tel. 0438/409049 www.econorma.com TESTO apparecchi di controllo, sicurezza e regolazione Fabio Mastromatteo 20019 Settimo Milanese Tel. 02/335191 www.testo.it
ARIA CONDIZIONATA RECIR riscaldamento e condizionamento Giovanni Migliori 00159 Roma Tel. 06/43534503 TERMOIDRAULICA AGOSTINI accessori condizionamento Fabrizio Agostini 00178 Roma Tel. 06/7183958 www.t-agostini.com
ENTI CERTIFICATORI CEPAS ente certificatore Eleonora Motta Massimo Dutto 20126 Milano Tel. 02/270911 www.cepas.it TECNEA ente certificatore Francis Lanaud 15033 Casale Monferrato Tel. 0142/540705 www.tecnea-italia.it
INDUSTRIA&formazione / 49
LA RIVISTA PER IL TECNICO DELLA REFRIGERAZIONE E DELLA CLIMATIZZAZIONE
GLOSSARIO DEI TERMINI DELLA REFRIGERAZIONE E DEL CONDIZIONAMENTO (Parte 192ª) Diciannovesimo anno
A cura dell’ing. Pierfrancesco FANTONI
Oli minerali paraffinici: Tipologia di oli che vengono ricavati dalla raffinazione del greggio paraffinico. Di solito vengono idro-trattati dopo la deparaffinazione per aumentarne la loro composizione aromatica. Venivano impiegati nei compressori dei circuiti frigoriferi funzionanti con CFC e HCFC. Sono impiegabili con i refrigeranti idrocarburi e con l’ammoniaca, con la quale non risultano essere miscibili. Le loro prestazioni risultano essere migliori rispetto agli olii minerali naftenici. Refrigeratore verticale: Apparecchio frigorifero metallico che si sviluppa geometricamente in altezza e che viene impiegato per il raffreddamento di un ambiente. Se di grandi dimensioni, esso è dotato di appositi sostegni che permettono di appoggiarlo a terra; altrimenti, se le sue dimensioni sono più ridotte, esso viene fissato ad una parete. Un refrigeratore verticale contiene una batteria alettata di scambio, un sistema di sbrinamento con annessa bacinella di raccolta dell’acqua e condotto per il suo smaltimento (se la temperatura di evaporazione è negativa), un dispositivo di ventilazione ed un sistema di diffusori dell’aria diversamente orientabili. Surgelazione criogenica: Tecnologia che permette di surgelare un prodotto mediante l’insufflazione di un gas direttamente sul prodotto stesso. 50 / INDUSTRIA&formazione
Solitamente per raggiungere lo scopo vengono impiegati azoto o anidride carbonica che, venendo direttamente a contatto con il prodotto, permettono di ottenere una surgelazione molto rapida: in questo modo nel prodotto si forma un numero di cristalli di ghiaccio inferiore e di dimensioni più piccole per cui, all’atto dello scongelamento, viene rilasciata una quantità di acqua minore ed il prodotto viene sfibrato di meno, risultando, quindi, di migliore aspetto e consistenza. Tale metodo consente di eliminare la centrale frigorifera per la produzione di freddo, anche se ciò comporta la totale perdita del gas che viene impiegato per il processo. La sua convenienza, perciò, dipende fortemente dal costo del gas insufflato rispetto al costo che si deve sostenere utilizzando un processo di raffreddamento di tipo meccanico. La surgelazione criogenica talvolta viene abbinata a quella meccanica per ottenere un migliore risultato finale: il prodotto viene prima trattato con il gas criogenico per abbassarne rapidamente la sua temperatura evitando di perdere il contenuto di umidità, poi surgelato meccanicamente fino alla temperatura desiderata. Con questa tecnologia si ottiene un processo di surgelazione eccellente, ma che comporta dei costi non irrilevanti, per cui essa viene solitamente impiegata per il trattamento di prodotti alimentari di un certo valore. Torre di raffreddamento: È un’installazione utilizzata per l’abbassamento della temperatura dell’acqua impiegata per il raffreddamento dei condensatori. In essi, infatti, la condensazione del refrigerante e la sottrazione del relativo carico termico viene realizzato tramite acqua che circola nella batteria. Per fare in modo che tale acqua possa venire riutilizzata, senza essere scaricata a perdere (cosa peraltro molto costosa al giorno d’oggi, vista anche la penuria di acqua che si manifesta in certi periodi
dell’anno) essa viene inviata alla torre di raffreddamento, dove viene polverizzata da opportuni ugelli ed investita in controcorrente da getti di aria mossa da opportuni ventilatori, mentre cade verticalmente per essere raccolta sul fondo della torre. Da qui essa viene poi inviata di nuovo al condensatore. Durante la caduta, l’acqua viene raffreddata grazie al calore che le viene sottratto da una piccola parte di acqua stessa che durante il fenomeno si vaporizza. Il calore latente necessario alla vaporizzazione viene fornito proprio dalla restante massa d’acqua, che cede il suo calore sensibile e così si raffredda. La temperatura dell’acqua in uscita dalla torre di raffreddamento dipende ovviamente dalla temperatura dell’aria che viene soffiata in controcorrente per raffreddarla. In particolare la minima temperatura ottenibile dipende dalla temperatura a bulbo umido di tale aria e quindi dal contenuto percentuale di umidità di tale aria. Per il buon funzionamento di una torre è indispensabile assicurare continuamente una buona manutenzione e, in particolare, sottoporre l’acqua ad un costante controllo chimico in modo tale da prevenire formazione di alghe, melma o la proliferazione di batteri dannosi per la salute umana. L’acqua va anche periodicamente integrata e rinnovata per evitare che al suo interno si accrescano residui solidi. Gli elementi che costituiscono una torre evaporativa sono abbastanza semplici: vi è una struttura portante ed un involucro di contenimento, le tubazioni che trasportano l’acqua ed i relativi dispositivi di distribuzione, un pacco di scambio, un separatore di gocce e dei ventilatori. Sostanzialmente le torri di raffreddamento possono essere del tipo aperto o chiuso, a seconda che per il raffreddamento dell’acqua venga impiegata o meno aria esterna alla torre. Eʼ severamente vietato riprodurre anche parzialmente il presente glossario.
CSH76
CSH86
CSH96
AUMENTA L’EFFICIENZA. RIDUCE I COSTI OPERATIVI. La nuova serie di compressori a vite CSH.6 garantisce prestazioni eccezionali in condizioni di carico pieno e parziale. Gli innovativi elementi di design BITZER permettono di ridurre i costi operativi senza compromettere l‘affidabilità. La nuova serie CSH.6 consente ai produttori di chiller raffreddati ad aria di essere pienamente conformi alla direttiva 2016/2281 TIER 1 e TIER 2. La gamma completa è omologata per l‘uso con i refrigeranti R134a e HFO. Per saperne di più, visitate il sito www.bitzer.it // www.bitzer-intelligentproducts.com
COMPATIBI LE CON INVERTER DI FREQUENZA