Eyesee 2/2024

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METTERE INSIEME TUTTI I PEZZI

A che punto siamo nel trattamento del glaucoma e dove stiamo andando

RIFLETTORI

SULL’ESPERTO

Gemmy Cheung

INNOVAZIONI

Il futuro nelle mani dei più piccoli

TECNICHE CHIRURGICHE

CAIRS e crosslinking: una guerra a tutto tondo contro il cheratocono

FGE S.r.l.-Reg. Rivelle 7/F - 14050 Moasca (AT) - Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI) - Anno VI - N. 2/2024 - Trimestrale 2/2024 ANNO VI
RIVISTA SCIENTIFICA E DI INFORMAZIONE OFTALMOLOGICA

Redazione

Timothy Norris

Laura Gaspari, MA redazione@eyeseenews.it www.eyeseenews.it

Pubblicità info@fgeditore.it tel 01411706694

Direttore responsabile

Ferdinando Fabiano f.fabiano@fgeditore.it

Grafica e impaginazione

Cristiano Guenzi

Copertina

Silvia Schiavon

Coordinamento scientifico

Vittorio Picardo, MD

Hanno partecipato a questo numero

Giovanni Alessio, MD, PhD

Teresio Avitabile, MD

Alessandra Balestrazzi, MD

Francesco Bandello, MD, FEBO

Daniele Bazzocchi

Xenia Bucella

Lucio Buratto, MD

Valerio Calabresi, MD

Massimo Camellin, MD

Umberto Camellin, MD

Gemmy Cheung, MD, PhD

Ugo Cimberle, MD

Adriano Fasolo

Michele Figus, MD, PhD

Matteo Forlini, MD

Antonio Frattolillo, MD

Giuseppe Giannaccare, MD, PhD, FEBOphth

Andrea Lembo, MD

Anat Loewenstein, MD, MHA

Leonardo Mastropasqua, MD

Cosimo Mazzotta, MD, PhD, FWCRS

Frances Meier-Gibbons, MD

Giancarlo Montani

Alessandro Mularoni, MD

Massimo Nicolò, MD, PhD

Paolo Nucci, MD

Vincenzo Orfeo, MD

Emilio Pedrotti, MD, FEBO

Diego Ponzin, MD

Olga Prenat

Hema Ramkumar, MD

Dan Z. Reinstein, MD, MA(Cantab) FRCSC

Dabo FRCOphth FEBO

Marco Tavolato, MD

Riccardo Vinciguerra, MD

Stela Vujosevic, MD, PhD, FARVO, FEBO

Marco Zagari, MD

Editore

FGE srl – Fabiano Gruppo Editoriale

EditorialE

CovEr topiC

METTERE INSIEME TUTTI I PEZZI

largo ai giovani

FACE UP O FACE DOWN?

riflEttori Sull’ESpErto UNO SGUARDO INTERNAZIONALE

innovazioni

IL FUTURO NELLE MANI DEI PIÙ PICCOLI

CaSi da inCubo

NON FATE MAI GLI EROI IN CHIRURGIA REFRATTIVA

nEwS

approfondimEnti

DALLA BANCA DEGLI OCCHI DEL VENETO IL VIA PER LO STUDIO TYMP

PRESENTATO A SISO IL LIBRO APPUNTI DI SEMEIOTTICA FISIOPATOLOGICA

tECniChE ChirurgiChE

CAIRS E CROSSLINKING: UNA GUERRA A TUTTO TONDO CONTRO IL CHERATOCONO

EvEnti CongrESSuali

ottiCa fiSiopatologiCa

“MIOPIA, NON SOLO UN ERRORE REFRATTIVO”

GLOBAL MYOPIA AWARENESS COALITION, INSIEME PER LA MIOPIA

nEwS dallE aziEndE

Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI)

Sede legale: Regione Rivelle, 7 - 14050 Moasca(AT)

Tel 0141/1706694 - Fax 0141/856013

Registrazione presso il Tribunale di Asti - n. 1/2020 del 05/02/2020

Copia omaggio

1 Sommario
RIVISTA SCIENTIFICA E DI INFORMAZIONE OFTALMOLOGICA 2/2024 ANNO VI METTERE INSIEME TUTTI I PEZZI  A che punto siamo nel trattamento del glaucoma e dove stiamo andando RIFLETTORI SULL’ESPERTO Gemmy Cheung CAIRS crosslinking: una guerra a futuro nelle mani dei più piccoli 2 4 10 12 14 18 26 28 30 22 38 34 44 42

UN RICORDO PER RAMIN TADAYONI

CUn amico, un amico di tutti. La perdita di Ramin Tadayoni è stata una tragedia immensa, sia per me che per l’intera comunità degli specialisti di retina. Era una persona obiettiva, un Presidente altruista e uno specialista che credeva fermamente nella medicina e nelle evidenze scientifiche. Era un femminista, che ci teneva molto al ruolo delle donne in oftalmologia. Era un buon padre, che ricordava con affetto ogni molto passato con il suo amato figlio. Come Presidente di Euretina, Ramin ha avuto un impatto incredibilmente positivo nel lavoro che ha svolto nel comitato esecutivo e nel Direttivo. Aveva le idee molto chiare su come Euretina dovesse evolvere, da meramente un congresso fino a una società scientifica pienamente funzionale e una casa per tutti gli specialisti di retina del mondo. Per questo motivo ci ha spronati sempre più a sostenere la nostra vocazione da medici, ricercatori, opinion leader e mentori per la nuova generazione di specialisti di retina, a cui teneva tantissimo. Un obiettivo che aveva già iniziato a raggiungere con un programma di mentorship, una fellowship e lo sforzo di sviluppare delle linee guida e documenti di consenso. In un campo che è spesso influenzato negativamente dai pregiudizi di genere, è stato un convinto sostenitore dell'equità, un forte difensore dell'importanza delle donne nella retina e del loro ruolo vitale nella leadership e nella chirurgia, nonché un promotore dell'equilibrio tra carriera e famiglia.

fornendo tutti gli strumenti per portare avanti la sua eredità. Nonostante l’enorme vuoto che ha lasciato, mi sento ancora guidata da Ramin e con tutto il Consiglio Direttivo di Euretina, continuerò lo stesso percorso che tutti insieme abbiamo iniziato. Un percorso privo di pregiudizi politici e personali, verso una comunità inclusiva e comprensiva per il bene della scienza e della ricerca, nel rispetto dell'influenza cruciale che ha avuto nella nostra Società. Essendo un grande specialista in tutti i campi della retina, aveva anche un vivo interesse per la miopia. Quindi, alla fine di giugno, avremo lo Special Focus Meeting sulla miopia, da lui pianificato e organizzato con passione. Il Consiglio Direttivo di Euretina istituirà anche la Ramin Tadayoni Lecture per mantenere viva la sua memoria e onorare la sua eredità e il grande specialista ed essere umano che era.

Tutte le interviste contenute in questo numero sono consultabili collegandosi al sito: www.eyeseenews.it

Dopo aver condiviso tanti anni e bei ricordi insieme nel Consiglio Direttivo di Euretina, abbiamo sviluppato lo stesso processo mentale. Avrei preferito servire come Presidente eletta per due anni e poi diventare Presidente effettiva dopo di lui, ma ora so quanto ci stava

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EditorialE
Ramin Tadayoni

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METTERE INSIEME TUTTI I PEZZI

A

che punto siamo nel trattamento del glaucoma e dove stiamo andando

IIntervista alla Dottoressa Frances Meier-Gibbons, Eye Center Rapperswil, Svizzera, e al Professor Michele Figus, Università di Pisa e Azienda Ospedaliero

Universitaria Pisana

Il glaucoma è una delle patologie oculari che più arrovellano gli oftalmologi a livello mondiale. Colpisce circa 76 milioni di pazienti al mondo, stando ai dati del 2020, con stime inquietanti che arrivano fino ai 111 milioni per il 2040. Silenzioso ladro della vista, inesorabile e irreversibile, il glaucoma è una patologia multifattoriale, dalla patogenesi ancora non completamente chiara e, purtroppo, ancora senza una cura. Un puzzle con diversi pezzi che la comunità oftalmologica mondiale e gli specialisti stanno tentando di collegare per individuare nuovi percorsi di trattamento che vadano oltre la terapia ipotonizzante. Cosa possiamo aspettarci dal futuro? Cosa c’è in cantiere che potrebbe aprire nuove prospettive per la diagnosi e il trattamento del glaucoma? Soprattutto, come fare per salvare più vista possibile nei

pazienti, anche combattendo contro nemici invisibili come la non aderenza alle terapie?

Del presente e del futuro nel trattamento del glaucoma abbiamo discusso con la Dottoressa Frances Meier-Gibbons, tra le massime esperte di glaucoma, fondatrice e Direttrice dell’Eye Center Rapperswil in Svizzera, e il Professor Michele Figus, Direttore di struttura complessa U.O. Oculistica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, uno dei massimi esperti in Italia.

LE TERAPIE FARMACOLOGICHE: IL PRESENTE

Quando si parla di glaucoma, la terapia farmacologica topica per abbassare l’ipertono oculare è quella più diffusa, e generalmente è la prima proposta al paziente, come ha voluto ricordare anche Frances Meier-Gibbons. “Il trattamento numero uno è sicuramente quello farmacologico, soprattutto con gli analoghi delle prostaglandine e i betabloccanti. Ci sono poi le combinazioni fisse di farmaci antiglaucomatosi”. Secondo le linee guida della European Glaucoma Society, gli analoghi delle prostaglandine sono al momento i più efficaci nella riduzione della pressione intraoculare, tesi largamente supportata anche dalla letteratura. Tuttavia, negli ultimi anni è arrivato un nuovo gruppo di medicinali, gli inibitori della Rho-chinasi (ROCK). Il netarsudil, già ampiamente diffuso negli Stati Uniti e in Giappone, ha la caratteristica di agire direttamente sul reticolo trabecolare per il controllo della pressione intraoculare. Dopo l’approvazione dell’EMA nel 2022, sta iniziando a entrare nella pratica clinica anche in

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Cover TopiC
C’è un rapporto

efficacia-sicurezza, che è una bilancia che non può stare facilmente in equilibrio. Più un intervento è efficace, più rischiamo di avere delle complicanze e viceversa,

più un intervento è sicuro, meno è efficace

Europa, specialmente in combinazione con l’analogo delle prostaglandine latanoprost. “Gli inibitori delle Rho-chinasi hanno una triplice azione: migliorano il deflusso di umore acqueo, riducono il flusso in ingresso e la pressione venosa episclerale. Queste tre azioni lavorano per ridurre la pressione intraoculare”, afferma Meier-Gibbons. “Nella sua combinazione con l’analogo delle prostaglandine latanoprost viene preso di mira anche il deflusso uveosclerale, aggiungendo così una quarta azione. Si tratta di un farmaco interessante”. Negli ultimi anni si è intensificata la ricerca sui farmaci neuroprotettori anche per il glaucoma, con l’obiettivo di difendere le strutture nervose dai danni provocati dalla patologia con un approccio più sistemico. “Prendono di mira i problemi neurodegenera-

tivi della malattia e la morte delle cellule ganglionari. Al momento in fase di studio ci sono la citicolina, la nicotinamide e il coenzima Q10. Sono farmaci interessanti, ma al momento non possiamo ancora dire di raccomandarli”, spiega Meier-Gibbons.

LA CHIRURGIA:

DOVE SIAMO ARRIVATI?

Nel glaucoma la chirurgia svolge un ruolo molto importante. La MIGS, come ci ricorda Figus, ha avuto un grosso impulso negli ultimi quindici anni, con diverse strategie che mirano a una minore invasività rispetto alla chirurgia tradizionale, pur mantenendo l’efficacia. “C’è un rapporto efficacia-sicurezza, che è una bilancia che non può stare facilmente in equilibrio”, spiega Michele Figus. “Più un intervento è efficace, più rischiamo di avere delle complicanze e viceversa, più un intervento è sicuro, meno è efficace”.

Nonostante questa premessa, come sostiene Figus, in questi anni sono stati inventati e perfezionati una serie di dispositivi mininvasivi impiantabili ab interno, attraverso una microincisione sulla cornea, e che ripristinano le tradizionali vie di deflusso dell’umore acqueo. “Sono dispositivi che bypassano il trabecolato o che dilatano il canale di Schlemm per aumentare la filtrazione”, afferma il Professor Figus. Recentemente, altri dispositivi mininvasivi che andavano ad aprire lo spazio sopraciliare sono stati studiati, ma non hanno dimostrato sufficiente efficacia e sicurezza, tanto da essere abbandonati o da essere fermi alla fase di sperimentazione. “Ci sono poi altri dispositivi con minore invasivi-

tà rispetto alla chirurgia tradizionale che vanno comunque a formare una bozza congiuntivale e sono decisamente efficaci. In realtà, la chirurgia di bozza è quella che manifesta un miglior risultato”, spiega Figus, “e la trabeculectomia tradizionale rimane comunque la forma d’intervento più efficace soprattutto per quelle forme di glaucoma che hanno maggior rischio di evolvere verso la cecità o dove il danno è più avanzato. Resta una tecnica che tutti i chirurghi, specialmente di glaucoma, devono saper eseguire, perché non è stata abbandonata e sarà utilizzata ancora per molto tempo”.

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di Laura Gaspari
Michele Figus Dottoressa Frances Meier-Gibbons Professor Michele Figus

Cover TopiC

In Europa partiamo ancora con la prescrizione di farmaci antiglaucomatosi, anche se l’uso di SLT come trattamento di prima linea sta diventando sempre più accettato

Frances Meier-Gibbons

LASER ALLA RIBALTA

Ci sono altri interventi, che Figus definisce ‘parachirurgici’, che coinvolgono l’uso del laser e sono eseguiti a livello ambulatoriale, come la Trabeculoplastica Laser Selettiva (SLT). “I laser moderni hanno il grande vantaggio di migliorare in maniera sicura la qualità di vita dei nostri pazienti con un trattamento di pochi minuti che consente un controllo della pressione per un tempo maggiore rispetto al farmaco, che richiede ripetute instillazioni a brevissimi intervalli”, spiega Figus. “La differenza tra pressione diurna e notturna nel paziente che si sottopone al laser si riduce rispetto a quella del paziente che si cura con farmaci e lo stesso otteniamo con la chirurgia”.

Negli Stati Uniti il laser sembra aver superato i farmaci come trattamento di prima istanza. “Dallo studio LIGHT nel 2019 si è decisamente diffuso. In Europa partiamo ancora con la prescrizione di farmaci antiglaucomatosi, anche se l’uso di SLT come trattamento di prima linea sta diventando sempre più accettato”, afferma Meier-Gibbons. “Dev’esserci, comunque, un angolo ben strutturato e aperto, e determinate caratteristiche genetiche del paziente, altrimenti la trabeculoplastica laser non ha efficacia”.

ELEVATI

Uno dei problemi principali nella gestione del glaucoma è l’aderenza alla terapia. Moltissimi pazienti affetti da glaucoma non ne sono consapevoli, e la malattia progredisce silenziosamente, producendo danni irreversibili. “In tutta la mia carriera ho fatto tantissima informazione per aumentare la consapevolezza sul glaucoma e incentivare i controlli, specialmente

dopo una certa età e in presenza di determinati fattori di rischio. Purtroppo, spesso i pazienti ti ascoltano e poi se ne dimenticano”, spiega Frances Meier-Gibbons. Eppure, continuare a fare informazione sembra essere l’unica strada percorribile, collaborando anche con altre figure professionali, come i medici di base.

In qualsiasi terapia cronica, come Figus e Meier-Gibbons rimarcano, è usuale che i pazienti non siano completamente aderenti. Spesso per impossibilità causate da lavoro, viaggi, o per semplice dimenticanza, moltissimi pazienti non seguono con precisione la terapia farmacologica topica prescritta dall’oftalmologo, con conseguenze irreparabili. Alle volte i pazienti non aderiscono per rifiuto categorico personale. Una delle soluzioni,

Se l’aderenza è migliore, controlliamo meglio la malattia e riduciamo la sua gravità. Questo può essere già un grande cambiamento

Michele Figus

per Meier-Gibbons, è mostrare al paziente dove andrà a finire se continua a non aderire alla terapia. “Grazie ai campi visivi e ai tomografi, durante le visite di follow-up possiamo verificare la progressione della malattia e mostrare al paziente ciò che sta succedendo. Bisogna far capire al paziente che se continua a non curarsi potrebbe molto presto perdere la capacità di svolgere le sue attività quotidiane”, afferma. “Bisogna lavorare con i pazienti anche per trovare dei piccoli trucchi, delle strategie quotidiane per non dimenticare il farmaco e instillarlo regolarmente”. Lo stesso vale per i pazienti che devono sottoporsi a chi-

rurgia. “Ci sono diverse reazioni del paziente. A volte sono già preparati dai loro oculisti, a volte sono spaventati e tendono a rifiutare la chirurgia e hanno bisogno di metabolizzare, magari capendo che stanno andando a peggiorare”, osserva Figus. Una delle soluzioni, temporanee, al problema dell’aderenza è proprio la chirurgia o il laser, a condizione che il paziente venga ben informato dei rischi. “La chirurgia comporta qualche complicanza che il paziente deve conoscere, accettare ed eventualmente affrontare assieme al medico. Ad esempio, la chirurgia di bozza può generare discomfort a causa del rigonfiamento della congiuntiva, che andremo a trattare con sostituti lacrimali per mantenere una buona omeostasi della superficie oculare”, spiega Figus. “A volte la chirurgia può portare anche a rischi tardivi, perché la fistola creata può infettarsi e portare anche a conseguenze gravi se non riconosciute e trattate nel caso ci sia in azione un agente patogeno aggressivo”. Inoltre, come sottolinea Michele Figus, bisogna far capire che la chirurgia non è definitiva e potrebbe accadere che si debba ripetere nel corso della vita, specialmente se il paziente è giovane.

Un altro problema legato all’aderenza è sicuramente la bassa tollerabilità del farmaco. Spesso i pazienti hanno problemi con le gocce e abbandonano la terapia proprio perché mal sopportata. “Ora si sta andando verso l’uso di colliri senza conservanti, specialmente senza cloruro di benzalconio, che può irritare la superficie oculare. Anche gli stessi analoghi delle prostaglandine possono dare problemi, perché possono macchiare le

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Bisogna far capire al paziente che se continua a non curarsi potrebbe molto presto perdere la capacità di svolgere le sue attività quotidiane

palpebre. La soluzione è parlare con il paziente alle visite e chiedergli se sta tollerando bene la terapia o no”, osserva Meier-Gibbons.

Non da ultimo, i costi sia diretti che indiretti sono un grosso problema che spesso non viene preso in considerazione, ma che ha un impatto importantissimo. Dipende ovviamente molto dai Paesi che si prendono in esame; quindi, è difficile fare una comparazione tra sistemi sanitari. Tuttavia, i costi diretti, che derivano principalmente dall’acquisto delle terapie farmacologiche, per un paziente glaucomatoso possono diventare insostenibili. Spesso però i costi indiretti vengono trascurati, come le spese da sostenere per il trasporto, l’assistenza ed eventuali perdite del lavoro a causa della propria disabilità visiva. “Citando Carlo Traverso, più la malattia si aggrava, più i costi salgono e sono il risultato di un maggior numero di farmaci. La non aderenza o la non diagnosi tempestiva sono quegli enormi fattori che incidono sui costi che l’oftalmologo deve continuamente affrontare, stabilendo un dialogo

con il suo paziente”, afferma Frances Meier-Gibbons.

COSA C’È ALL’ORIZZONTE

Al di là di tutti i problemi da affrontare, l’innovazione per il glaucoma non si ferma. “Ci sono grosse novità in arrivo, specialmente diagnostiche”, osserva Figus. “Stanno arrivando dispositivi sempre più home friendly che il paziente potrà utilizzare da casa, come tonometri, o campi visivi utilizzando i visori della realtà aumentata, o su app installate su computer o device facilmente accessibili. Tutto questo con uno sviluppo dell’intelligenza artificiale come supporto alla diagnosi”. Novità sono in arrivo anche dal punto di vista dell’applicazione dei farmaci, che potrebbero portare a una soluzione al problema dell’aderenza. “Si stanno studiando dei device intracamerali per rilasciare i farmaci lentamente per settimane o addirittura mesi”, afferma Meier-Gibbons. L’elemento innovativo di questo tipo di dispositivi è che sarà comunque il medico a gestire il trattamento. “Chi accederà a questo tipo di trattamen-

Frances Meier-Gibbons to non farà l’autosomministrazione, ma ci penseremo noi medici; quindi, non saremo solo prescrittori di una molecola”, spiega Figus.

Uno degli obiettivi rimane sempre tentare di trovare una cura al glaucoma, anche se è una prospettiva estremamente lontana. “Se si vuole trovare una cura, bisogna trovare il modo di prevenire la malattia dall’inizio. Ci sono interessanti studi a riguardo che coinvolgono le cellule staminali o la terapia genica per provare a contrastare il processo neurodegenerativo. Tuttavia, siamo ancora lontanissimi da questa possibilità”, osserva Meier-Gibbons.

La collaborazione tra medico e paziente è fondamentale nella gestione del glaucoma, soprattutto per combattere fenomeni come la scarsa aderenza. “Se l’aderenza è migliore, controlliamo meglio la malattia e riduciamo la sua gravità. Questo può essere già un grande cambiamento”, conclude Michele Figus. Ascoltare le esigenze dei pazienti è un aspetto da non sottovalutare mai. “Costruendo un buon rapporto con il paziente si può arrivare a stabilizzare la malattia e prevenire la cecità. Alcuni continueranno a diventare ciechi, ci sono fattori difficili da controllare, ma l’influenza dei pazienti nel nostro campo è importante. Il prossimo giugno a Dublino per il congresso della European Glaucoma Society ci sarà una sessione fatta da pazienti in cui discuteranno cosa vorrebbero e cos’è importante per loro. Combattere la non aderenza significa anche collaborare”, conclude Frances Meier-Gibbons.

BIBLIOGRAFIA

1 American Academy of Ophthalmology, Glaucoma in the Developing World, 2023, disponibile a https://eyewiki.aao.org/Glaucoma_in_the_Developing_World

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Bibliografia

1.Leonardi A et al. Clin Exp All 2015; 45: 1118-1125;

2.Bielory L et al. Ann All Asthma Imm 2020; 124(2): 118-134;

3.Greiner JV et al. Clin Ther 2003; 25(7): 1988-2005;

4.Kidd M et al. Br J Phthal 2003; 87: 1206-1211;

5.Ganz M et al. Adv Ther 2003; 20(2): 79-91

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2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA

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3. FORMA FARMACEUTICA

Collirio, soluzione (contenitore multidose). Collirio, soluzione (contenitori monodose). Gel oftalmico.

4. INFORMAZIONI CLINICHE

4.1 Indicazioni terapeutiche - Congiuntiviti e cheratocongiuntiviti acute e croniche di natura allergica (primaverili, atopiche ed altre).

4.2 Posologia e modo di somministrazione - Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione: 1 goccia nel sacco congiuntivale 2 o più volte al dì, secondo prescrizione medica. Ketoftil 0,5 mg/g gel oftalmico: 1 goccia nel sacco congiuntivale 2 volte al dì.

4.3 Controindicazioni - Ipersensibilità al ketotifene o ad uno qualsiasi degli eccipienti del prodotto o sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico. Generalmente controindicato in gravidanza (v. paragrafo 4.6).

4.4 Speciali avvertenze e precauzioni d’uso - Ketoftil collirio, soluzione (contenitori multidose) e Ketoftil gel - Le formulazioni di Ketoftil collirio multidose e Ketoftil gel contengono benzalconio cloruro come conservante che potrebbe depositarsi sulle lenti a contatto morbide; pertanto Ketoftil non deve essere usato se il paziente indossa questo tipo di lenti. Le lenti devono essere rimosse prima dell’applicazione ed è necessario attendere 15 minuti prima di rimetterle. I prodotti contenenti benzalconio cloruro come conservante potrebbero decolorare le lenti a contatto morbide. Il benzalconio cloruro può causare irritazione oculare, occhio secco, alterazione del film e della superficie corneali. Da usare con cautela nei pazienti con occhio secco e con compromissione della cornea. I pazienti devono essere monitorati in caso di uso prolungato. Ketoftil, nelle sue diverse

forme farmaceutiche, può determinare al momento dell’applicazione un leggero e fugace bruciore. Ketoftil gel oftalmico, per la natura dei suoi eccipienti, può causare al momento dell’applicazione un lieve e transitorio offuscamento visivo. Ketoftil collirio, soluzione e gel - Nessuna particolare avvertenza.

4.5 Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione - Se Ketoftil viene utilizzato in concomitanza con altri medicamenti oculari, è necessario far intercorrere almeno 5 minuti tra un’applicazione e l’altra. La somministrazione orale di ketotifene può potenziare gli effetti dei medicinali depressivi sul SNC, degli antistaminici e dell’alcool. Anche se questi fenomeni non sono stati osservati con Ketoftil, la possibilità di tali effetti non può essere esclusa.

4.6 Fertilità, gravidanza ed allattamento - Gravidanza Non sono disponibili dati sull’uso di ketotifene in gravidanza. Studi su animali con dosi orali tossiche hanno mostrato un incremento della mortalità pre- e postnatale, ma non hanno evidenziato effetti teratogeni. I livelli sistemici di ketotifene dopo l’applicazione oftalmica sono molto più bassi di quelli raggiunti dopo somministrazione orale. Si dovrebbe comunque usare cautela nel prescrivere questo medicinale a donne in gravidanza. Allattamento Anche se i dati di studi su animali dopo somministrazione orale dimostrano l’escrezione del principio attivo nel latte materno, è improbabile che la somministrazione topica nella donna possa produrre quantità di principio attivo rilevabili nel latte materno. Ketoftil può essere usato durante l’allattamento. Fertilità Non sono disponibili dati relativi agli effetti del ketotifene fumarato sulla fertilità negli esseri umani.

4.7 Effetti sulla capacità di guidare e di usare macchinari - In soggetti sensibili, Ketoftil, all’inizio del trattamento, potrebbe attenuare la capacità di reazione. Se il paziente avverte visione offuscata o sonnolenza a seguito della somministrazione di questo medicinale, non deve guidare veicoli o utilizzare macchinari.

4.8 Effetti indesiderati - Le reazioni avverse provenienti da studi clinici (tabella 1) sono elencate in base alla classificazione MedDRA per sistemi e organi. All’interno di ogni classe per sistemi e organi, le reazioni avverse sono riportate in ordine di frequenza, con le reazioni più frequenti per prime. All’interno di ogni gruppo di frequenza, le reazioni avverse sono riportate in ordine decrescente per gravità. In aggiunta, la corrispondente categoria di frequenza per ogni reazione avversa è basata sulla seguente convenzione (CIOMS III): Molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100), raro (≥1/10.000,<1/1.000); molto raro (<1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).

Tabella 1. Reazioni avverse

• Disturbi del sistema immunitario Non comune: ipersensibilità • Patologie del sistema nervoso Non comune: mal di testa • Patologie dell’occhio Comune: irritazione oculare, dolore oculare, cheratite puntata, erosione puntata dell’epitelio corneale Non comune: visione offuscata, (durante l’instillazione), occhio secco, disturbi palpebrali, congiuntiviti, fotofobia, emorragia congiuntivale. • Patologie gastrointestinali Non comune: secchezza della bocca • Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Non comune: rash, eczema, orticaria • Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Non comune: sonnolenza.

Reazioni avverse dall’esperienza post-marketing (frequenza non nota) Sono state osservate anche le seguenti reazioni avverse post-marketing: • reazioni di ipersensibilità incluse reazioni allergiche locali (in prevalenza dermatiti da contatto, gonfiore della zona oculare, prurito palpebrale ed edema) • reazioni allergiche sistemiche con inclusi gonfiore/edema facciale (in alcuni casi associate a dermatiti da contatto) • riacutizzazioni di condizioni

allergiche pre-esistenti quali asma ed eczema. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verifificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto

permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

4.9 Sovradosaggio - Ketoftil multidose Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. L’assunzione orale di questo medicinale non è raccomandata. L’ingestione per via orale del contenuto del flacone multidose da 10 ml o del tubo è equivalente a 5 mg di ketotifene (la dose giornaliera raccomandata per i bambini al di sopra dei 3 anni è di 2 mg). risultati clinici non hanno indicato segni o sintomi gravi dopo l’ingestione di una dose fino a 20 mg di ketotifene. Ketoftil monodose Non sono stati riportati casi di sovradosaggio. L’assunzione orale del contenuto del contenitore monodose è equivalente a 0,25 mg di ketotifene (la dose giornaliera raccomandata per i bambini a di sopra dei 3 anni è di 2 mg). I risultati clinici non hanno indicato segni o sintomi gravi dopo l’ingestione di una dose fino a 20 mg di ketotifene.

5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE

5.1 Proprietà farmacodinamiche - Categoria farmacoterapeutica: Oftalmologici-altri antiallergici, codice ATC: S01GX08 Ketoftil è un medicinale antiallergico e antiistaminico attivo per via locale in tutte le forme di cheratocongiuntivite allergica. La sua attività antianafilattica, di tipo non steroideo, si esplica sia attraverso una inibizione del release dei mediatori chimici della allergia e flogosi locale dai mastociti (istamina, SRS-A, etc.),che attraverso una inibizione della attivazione degli eosinofili da parte degli antigeni o del fattore attivante piastrinico (PAF). L’effetto antistaminico si manifesta attraverso una inibizione degli effetti della istamina sui recettori H1 periferici. 5.2 Proprietà farmacocinetiche - Per via orale (nel ratto) l’emivita di assorbimento del ketotifene è di 0,5±0,2 ore e quella di eliminazione è di 8,4 ore. La sua eliminazione avviene per il 25%-30% attraverso l’emuntorio renale. Somministrazione oculare (coniglio): con ketotifene fumarato marcato con C14, la massima concentrazione nei tessuti oculari si rileva 15 minuti dopo la somministrazione; il livello massimo si raggiunge nell’epitelio corneale, seguito da congiuntiva, cornea, iride, sclera, corpo ciliare e umore acqueo. Il tempo di ritenzione medio a livello congiuntivale è di 5,7 ore. La concentrazione ematica per dosi oculari ripetute è stata calcolata essere pari a circa 1/70 di quella congiuntivale.

5.3 Dati preclinici di sicurezza - Il ketotifene presenta una bassa tossicità acuta. La DL50 è riportata nella tabella seguente:

Nessun effetto tossico è stato riscontrato per dosi orali ripetute e largamente superiori a quelle utilizzabili per l’impiego clinico-terapeutico.

6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE

6.1 Elenco degli eccipienti - Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione (flacone multidose): Sorbitolo, benzalconio cloruro, TS- Polisaccaride e acqua per preparazioni iniettabili. Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione (con - tenitori monodose): TS-Polisaccaride, sorbitolo e acqua per preparazioni iniettabili. Ketoftil 0,5 mg/g gel oftalmico: Idrossietilcellulosa, sorbitolo, benzalconio cloruro e acqua per preparazioni iniettabili.

6.2 Incompatibilità - Non note.

6.3 Validità - Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione - flacone multidose da 10 ml 3 anni a confezionamento in - tegro. Il flacone multidose non deve essere usato oltre 30 giorni dopo la prima apertura del contenitore. Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione - 25 contenitori monodose 0,5 ml 30 mesi a confezionamento integro. I fla - concini monodose non contengono conservanti antimicrobici atti a preservarne la sterilità in fase d’uso e perciò, una volta aperto il contenitore, il prodotto in esso contenuto deve essere utilizzato immediatamente. Il prodotto che eventualmente dovesse avanzare deve essere gettato. Ketoftil 0,5 mg/g gel oftalmico 3 anni a confe - zionamento integro. Il prodotto non deve essere usato oltre 30 giorni dopo la prima apertura del contenitore.

6.4 Speciali precauzioni per la conservazione - Nessuna.

6.5 Natura e contenuto del contenitore - Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione (flacone multidose) Un flaco - ne contagocce in polietilene da 10 ml, dotato di tappo ad apertura razionale e non istintiva. Ketoftil 0,5 mg/ml collirio, soluzione (contenitori monodose) Scatola da 25 contenitori in polietilene da 0,5 ml. I contenitori, in stecche da 5 unità, sono racchiusi in bustine di politene-alluminio-poliestere. Ketoftil 0,5 mg/g gel oftalmico Tubo in alluminio da 10 g, internamente ricoperto da resine epossidiche, con punta oftalmica.

6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione - Collirio Flacone multidose Per apri - re, premere la capsula di chiusura e contemporaneamente svitare. Dopo l’uso richiudere avvitando a fondo. Contenitore monodose Separare un flaconcino dalla stecca e aprire. Dopo l’uso, gettare anche se rimane del contenuto. Gel oftalmico Per ottenere un migliore gocciolamento, durante l’applicazione tenere il tubetto perpendicolare e non obliquo.

TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO

POLIFARMA S.p.A. - Viale dell’Arte 69 - 00144 Roma

NUMERO(I) DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO

KETOFTIL 0,5 mg/ ml collirio, soluzione - flacone da 10 ml: A.I.C. 029278013

KETOFTIL 0,5 mg/ml collirio, soluzione - 25 contenitori monodose: A.I.C. 029278025

KETOFTIL 0,5 mg/g gel oftalmico: A.I.C. 029278037.

DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/ RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE

Data della prima autorizzazione: 13 Maggio 2000

Data del rinnovo più recente: 13 Maggio 2010.

DATA DI REVISIONE DEL TESTO Giugno 2020.

FASCIA C SOP

KETOFTIL 0,5 mg/ml collirio, soluzione - flacone da 10 ml: A.I.C. 029278013 €

KETOFTIL 0,5 mg/ml collirio, soluzione - 25 contenitori monodose: A.I.C. 029278025 €

KETOFTIL 0,5 mg/g gel oftalmico: A.I.C. 029278037 €

rezzi di vendita a discrezione e soggetti a possibili variazioni

mg/Kg TOPO RATTO PER OS 408±61 468 ± 107 SOTTOCUTE 820±78 430 ± 54 ENDOVENA 14,9±1 5,4 ± 0,8

Largo ai giovani

FACE UP O FACE DOWN?

Un contributo a una potenziale rivoluzione nella gestione del paziente nel post-operatorio per distacco retinico

Intervista al Dottor

Valerio Calabresi, laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore

AA volte i primi mattoni per una ricerca possono essere messi anche da chi non è ancora specializzato oftalmologo e sta ancora finendo il percorso universitario di medicina. A volte anche i più giovani sono il motore del progresso attraverso piccoli passi, come una tesi di laurea. Valerio Calabresi è un giovanissimo neolaureato in Medicina e Chirurgia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e si sta ora preparando all’esame per entrare nella specializzazione e spera di venire preso proprio a oftalmologia. La sua tesi di laurea, come ci ha raccontato, è stata totalmente sperimentale e ha riguardato il posizionamento post-chirurgico del paziente operato per distacco di retina, con relatore il Professor Stanislao Rizzo, Direttore dell’Unità Operativa di Oculistica del Policlinico Gemelli di Roma e il Dottor Alfonso Savastano come correlatore. Un argomento affascinante che, come vedremo, potrà avere risvolti futuri interessanti.

IL PRIMO PASSO PER LA RIVOLUZIONE?

Il Dottor Calabresi ha svolto l’internato proprio nel reparto di oculistica del Policlinico Gemelli. “Come a tutti gli studenti mi è stato chiesto se volevo svolgere una tesi sulla parte medica o chirurgica. Io ho scelto quella chirurgica”, spiega. Da lì l’assegnazione di una tesi basata su uno studio sperimentale riguardante il segmento posteriore, area dell’oculistica che aveva sempre interessato Valerio Calabresi durante i suoi studi. “Mi è stato assegnato questo studio sperimentale riguardante la gestione post-operatoria del distacco di retina, in particolar modo il confronto tra il posizionamento face up e quello face down, con una relativa analisi di quelli che sono gli outcomes da un punto di vista anatomico-funzionale”, illustra. Uno studio che nella letteratu-

ra scientifica medica odierna non ha una controparte. Lo studio, verso una potenziale pubblicazione nel prossimo futuro e analizzato dal Dottor Calabresi si aggiunge a una letteratura per lo più in costruzione sull’argomento. Lo studio ha rivelato dei dati estremamente interessanti, come ci ha spiegato Valerio Calabresi. “Lo studio dei dati raccolti ha confermato un po’ quelle che erano le ipotesi iniziali e cioè che il posizionamento non tradizionale, quello face up o supino, può in maniera effettiva favorire un risultato post chirurgico migliore rispetto al posizionamento face down, prono, tradizionale”. Questo risultato migliore interessa principalmente l’outcome funzionale, più che quello anatomico in cui si sono registrati risultati, che con le strumentazioni di imaging attuali, sembrerebbero simili. “Durante il follow up dei pazienti si è registrato un progressivo miglioramento della BCVA, ma soprattutto del dato delle metamorfopsie, disturbo visivo che emerge frequentemente nel post-operatorio del distacco di retina, interessando come riportano i dati in letteratura fino al 67% dei pazienti”, afferma. Se i dati fossero confermati da lavori futuri si avrebbe una vera e propria rivoluzione nella gestione post-operatoria del paziente con distacco di retina, anche se è ancora presto per dirlo. Secondo il Dottor Calabresi, servono lavori con una numerosità campionaria maggiore per confermare o confutare i dati e risultati dello studio condotto. Tutta questo sempre nell’ottica di una medicina personalizzata, che mette la salute del paziente al centro. “Ad oggi il posizionamento face up viene utilizzato solo per alcune tipologie di rotture e gli studi in letteratura riportano per lo più risultati di questo tipo”, specifica. I pazienti selezionati per questa valutazione hanno tutti avuto un distacco retinico macula off,

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Il Dottor Valerio Calabresi
Si può dire che da questo campionamento è emerso che i pazienti posizionati in face up abbiano un miglioramento statisticamente significativo degli outcomes analizzati
Valerio Calabresi

che sono quelli che di più vanno incontro a metamorfopsia. Sono stati esclusi i pazienti con distacco retinico inveterato con un cut off temporale di sette giorni, quelli con altre patologie oftalmiche gravi, come glaucomi avanzati, e i pazienti con una recidiva di distacco di retina. I risultati propendono dunque per la posizione face up, anche se solo in linea teorica, come ci ricorda Calabresi. “Si può dire che da questo campionamento è emerso che i pazienti posizionati in face up abbiano un miglioramento statisticamente significativo degli outcomes analizzati”.

OFTALMOLOGIA, SEGMENTO POSTERIORE, INNOVAZIONE

L’oftalmologia si presta molto a questo tipo di lavori. “L’oftalmologia si presta molto a questo per il connubio unico tra l’area medica e quella chirurgica come in nessun’altra specializzazione al di fuori forse

di ginecologia”, afferma Calabresi. C’è grande innovazione nel mondo dell’oftalmologia, nello specifico per

il segmento posteriore e la retina, cosa che a un giovanissimo non passa inosservata. “La chirurgia retinica è ancora oggi quella in cui ogni caso è a sé e richiederebbe un percorso di medicina personalizzata per garantire a ogni paziente il meglio possibile sulla base delle conoscenze e dei mezzi tecnologici, diagnostici, chirurgici e più in generale terapeutici che si hanno a disposizione”. Argomenti del genere hanno sempre bisogno di menti fresche che portino avanti l’innovazione sotto l’egida di grandi maestri, un po’ com’è successo al Dottor Calabresi.

La speranza ora è di poter continuare un percorso già iniziato. “Se dovessi farcela a entrare in oftalmologia mi piacerebbe tantissimo approfondire questo argomento e, più in generale, proprio tutto ciò che gravita nell’ambito della chirurgia del segmento posteriore. Poi mai dire mai nella vita, però certamente il segmento posteriore gode di un suo fascino dettato dalla molta innovazione, ricerca e tecnologia”, conclude Calabresi.

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di Laura Gaspari Il Policlinico Gemelli dove il Dottor Calabresi ha svolto l’internato

RiflettoRi sull’espeRto

UNO SGUARDO INTERNAZIONALE

La carriera e la ricerca scientifica di Gemmy Cheung e il suo impatto nell’oftalmologia mondiale

Intervista alla Professoressa Gemmy Cheung, Singapore National Eye Center, Singapore Eye Research Institute, Singapore

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La Professoressa Gemmy Cheung

è una delle più illustri esperte al mondo nel campo della retina medica

Non si può certo dire che la Professoressa Gemmy Cheung non sia una rispettata specialista di retina, stimata dai colleghi in tutto il mondo. Figura estremamente presente sulla scena del segmento posteriore mondiale, la Professoressa Cheung è a capo del Dipartimento di retina medica presso il Singapore National Eye Center e del Retina Research Group del Singapore Eye Research Institute. Ha dedicato la sua carriera alla ricerca e al trattamento delle malattie retiniche che affliggono specialmente la popolazione asiatica, come la vasculopatia coroideale polipoide, cercando di comprendere le caratteristiche dei vari fenotipi e cosa influenza le differenze tra di essi, senza mai dimenticare di tenere uno sguardo internazionale che, nelle sue parole, le ha permesso di coltivare amicizie e di tenersi aggiornata costantemente per il bene dei suoi pazienti. In questa intervista per EyeSee, Gemmy Cheung ha raccontato della sua carriera, delle sue aspirazioni e di quanto è importante per lei il confronto e il dialogo con i suoi colleghi per non smettere mai di imparare ed essere una specialista sempre migliore per i pazienti e per gli avanzamenti dell’oftalmologia.

Qual è la sua sottospecialità e la sua area di interesse?

Sono una specialista in retina medica. La mia area di interesse principale è la degenerazione maculare senile e, se vogliamo scendere ancora più in dettaglio, mi occupo del sottotipo asiatico, la vasculopatia coroideale polipoide. Gli approcci che preferisco nello studio di questa condizione vanno dall’epidemiologia, agli studi clinici, così come l’analisi di vari aspetti dell’imaging diagnostico.

Quali sono i suoi contributi per l’avanzamento in oftalmologia?

Penso che gli ultimi dieci, vent’anni siano

molto emozionanti per quanto riguarda le malattie della macula, in particolare la degenerazione maculare senile. Sono molto fortunata a essere professionalmente attiva in questo periodo. Sono molto contenta di vedere che la nostra comprensione della vasculopatia coroideale polipoide, o VCP, ha subito un’evoluzione. In passato pensavamo fosse una malattia totalmente distinta dalla degenerazione maculare senile, mentre ora la trattiamo come un sottotipo di essa e questo è molto importante quando consideriamo il trattamento, perché incide sul risultato visivo che avranno i nostri pazienti. In passato utilizzavamo la fotocoagulazione laser e, successivamente, la terapia fotodinamica. Tuttavia, negli ultimi dieci anni circa abbiamo avuto molti studi clinici di successo che andavano a valutare l’efficacia degli anti-VEGF per la vasculopatia coroideale polipoide, portando risultati molto buoni e promettenti. Questo ha decisamente influenzato positivamente la vita dei pazienti con questa malattia. Infine, nonostante la VCP sia più comune nelle popolazioni est-asiatiche, non è così raro trovare pazienti caucasici. Quindi ho molto interesse a collaborare con i miei colleghi da tutto il mondo per questo motivo. Ho lavorato con specialisti dal Regno Unito, dall’Europa e dagli Stati Uniti per capire meglio come il fenotipo cambi e come la risposta al trattamento differisce. In questo senso, le differenze nei vari continenti possono aiutarci a trovare ulteriori avanzamenti per questa condizione.

Chi sono state le persone più influenti nella sua carriera e chi considera un maestro o un mentore?

Probabilmente vorrei dire i miei figli, ma rimanendo sulla mia carriera devo dire che in realtà sono stata molto fortunata.

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Negli

ultimi dieci anni circa abbiamo avuto molti studi clinici di successo che andavano a valutare l’efficacia

degli anti-VEGF per la vasculopatia coroideale polipoide, portando risultati molto buoni e promettenti. Questo ha decisamente influenzato positivamente la vita dei pazienti con questa malattia

Ho avuto tantissimi colleghi, maestri e mentori che mi hanno aiutata nella mia carriera. Primo tra tutti il Professor Yit Yang che mi ha formata quando ero ancora fellow e che mi ha introdotta agli studi clinici. In secondo luogo, il Professor Giovanni Staurenghi, con cui ho trascorso alcuni mesi insieme a Milano per una fellowship e che ha contribuito al mio interesse per l’imaging retinico. Poi, quando mi sono trasferita a Singapore ho avuto un enorme supporto dal Professor Wong Tien Yin fin da subito nella mia ricerca. Più recentemente ho avuto la fortuna di lavorare con la Professoressa Usha Chakravarthi dal Regno Unito, che ha davvero avuto un ruolo di mentore per me, insegnandomi e supportandomi in molti aspetti, clinici e tecnici, ma anche al mio sviluppo sia personale che professionale. Penso che ognuno di noi debba essere grato per tutto il supporto che riceviamo da chi ci sta intorno.

Qual è stato il suo più grande traguardo personale?

Sono stata molto fortunata ad avere avuto una vita ricca di opportunità e se dovessi sceglierne una ora, direi l’essere la Presidente del Congresso dell’APVRS, la società di vitreoretina dell’area Asia-Pacifico. Colgo l’occasione per invitarvi tutti a unirsi a noi a Singapore a novembre di quest’anno. Questa opportunità significa molto per me perché è il culmine di anni di collaborazioni, amicizie e lavori collegiali in tutta la nostra area e oltre. È un compito molto impegnativo per me e un grande traguardo.

Lei è presente sulla scena internazionale ed è coinvolta nei grandi avanzamenti dell’oftalmologia. Quanto di ciò che fa e ha appreso trova spazio nella quotidianità della sua pratica clinica? Penso che avere una prospettiva interna-

zionale sia molto importante per la nostra pratica quotidiana. Prima di tutto, ci tiene costantemente in aggiornamento sugli ultimi sviluppi; essendo a Singapore e forse nella maggior parte dell’area Asia-Pacifico non siamo sempre aggiornati sugli ultimi avanzamenti. Essere consapevoli delle novità e delle nuove idee che vengono espresse e testate è molto importante perché possiamo proporle ai nostri pazienti e informarli di cosa c’è all’orizzonte. In secondo luogo, possiamo restare aggiornati sui nuovi trattamenti, le relative esperienze e i risultati, se vanno bene o male, come implementarli e quali percorsi clinici intraprendere. Per tutto questo è utile parlare con i propri colleghi da tutto il mondo per capire e imparare dalle loro esperienze e dalle loro raccomandazioni.

Quanto è importante la sua professione nella sua vita da 1 a 10?

Direi un 7 su 10. Penso mi aiuti anche a definire il mio ruolo nella società e tiene la mia mente attiva ogni giorno e che il mio lavoro mi dia uno scopo, e lo dia anche ai miei pazienti. Quando parlo con i miei figli di quello che faccio sento che

anche loro danno importanza a questo aspetto e per me significa moltissimo.

Quali sono le sue passioni e hobby fuori dalla sua professione?

Quando trovo il tempo mi piace rilassarmi, specialmente facendo delle lunghe camminate sul lungomare di Singapore, che è molto bello per passeggiare o fare dell’esercizio gentile come andare in bicicletta. Mi piace fare cose semplici e rilassanti nel mio tempo libero, come guardare un film.

La Lampada di Aladino. Un desiderio, un’innovazione che vorrebbe vedere pronta per i suoi pazienti.

Mi piacerebbe davvero avere una terapia rigenerativa per i miei pazienti, che probabilmente sia basata sulla sostituzione delle cellule. Le attuali terapie fanno un ottimo lavoro nel mitigare il danno causato dalla malattia, ma purtroppo vediamo ancora troppi stadi avanzati con danni irreparabili che i trattamenti odierni non riescono a risolvere. Sì, rigenerazione o, meglio ancora, ringiovanimento: perché chi non vuole tornare giovane?

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IL FUTURO NELLE MANI DEI PIÙ PICCOLI

Il viaggio di 40 topolini sulla Stazione Spaziale Internazionale per trovare una cura all’AMD

Intervista alla Dottoressa Hema Ramkumar, CEO Oculogenex

EEra il 1969 quando Neil Armstrong, il primo “passeggiatore” lunare, pronunciò la famosissima frase “un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”. Da allora sicuramente l’umanità è progredita con una velocità mozzafiato; ma cosa succede quando il “grande passo” per la medicina è fatto grazie all’aiuto di quaranta topolini nello spazio, mandati in missione per capire le potenzialità per una terapia genica per la degenerazione maculare senile? Della storia di questi piccoli astronauti e della loro missione speciale abbiamo parlato con la Dottoressa Hema Ramkumar, specialista di retina di Orange County, in California e CEO di Oculogenex, azienda fondata per studiare proprio una terapia genica in grado di trattare la degenerazione maculare senile allo stadio intermedio della malattia.

OCULOGENEX, L’IDEA E L’INNOVAZIONE

Hema Ramkumar ha fondato Oculogenex nel 2020 insieme al padre, Ram Ramkumar, ingegnere aerospaziale, principalmente per cercare di colmare un vuoto osservato nella sua pratica clinica come specialista di retina. “Dopo cinque anni di pratica, mi sono sentita frustrata nel vedere che gli unici test clinici a disposizione per i miei pazienti con degenerazione maculare senile fossero solo per quelli a stadi avanzati. Alcuni di questi non funzionano nel fermare la malattia”, spiega la Dottoressa Ramkumar. La degenerazione maculare senile (AMD) è una causa di cecità che purtroppo colpisce sempre più persone, specialmente

nella prospettiva di una popolazione mondiale che invecchia. Al 2022 si contano più di duecento milioni di individui al mondo affetti da questa disfunzione retinica degenerativa, che piano piano toglie la vista e che, a oggi, non ha una cura effettiva. Le iniezioni intravitreali di anti-VEGF, come sappiamo, rallentano il decorso della malattia, ma non la risolvono. Tuttavia, con l’avvento della terapia genica si è iniziato seriamente a pensare di avere la chiave in mano per trovare una soluzione a questo annoso problema e al momento delle terapie sono in fase di studio sull’uomo. Il focus di Hema Ramkumar e di Oculogenex è però sul fermare la malattia già ai primi stadi. “Se interveniamo prima, potremmo essere in grado di cambiare il modo in cui la biologia della retina si esprime e bloccare in questo modo lo stress ossidativo e relativo danno prima e quindi evitare una perdita della vista dovuta alla patologia avanzata”, afferma Ramkumar. Alla base del ragionamento di Hema Ramkumar ci sono i mitocondri, che sono gli addetti alla produzione di energia nelle cellule, energia che serve per permettere alle cellule stesse di funzionare. Con l’invecchiamento, questa funzione mitocondriale inizia a diminuire. “Nelle persone con degenerazione maculare si sono osservati pochi mitocondri o mitocondri con anomalie. Se questi non svolgono il loro lavoro, le cellule retiniche perdono la loro funzione e muoiono. Molti pazienti in uno stadio intermedio della malattia iniziano ad avere difficoltà nelle attività quotidiane, ma non si

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InnovazIonI
La Dottoressa Hema Ramkumar

“Starmouse” di Silvia Schiavon

interviene”, spiega. L’obiettivo di Oculogenex è quindi secondo la Dottoressa Ramkumar intervenire nel decorso della malattia con una terapia efficace e che non sia un peso per il paziente. “Vorrei vedere più indipendenza per i miei pazienti, che non perdano la vista solo perché saltano l’appuntamento per l’iniezione per i più svariati motivi. Per questo motivo abbiamo sviluppato una terapia genica che comprenda un’iniezione singola che può durare anni”, afferma.

La terapia ideata da Oculogenex prevede la somministrazione unica di una terapia che utilizza come vettore un virus adeno-associato (AAV) direttamente nel segmento posteriore dell’occhio tramite un’iniezione sovracoroidale. Questa serve a trasdurre le cellule epiteliali pigmentate retiniche, coin -

volte nel preservare i fotorecettori e la macula dai danni. “Permette a queste cellule di produrre una proteina che va nei mitocondri e aumenta l’espressione dei geni antiossidanti, delle proteine antiapoptotiche”, illustra Ramkumar. “Ci sarà quindi una continua difesa contro lo stress ossidativo e per prevenire la morte cellulare”. La speranza di Hema Ramkumar è che questa terapia arrivi anche a migliorare la visione del paziente.

PICCOLI ASTRONAUTI, UN GRANDE SCOPO

La terapia ha già dimostrato buoni risultati in vitro e in molti modelli in vivo, anche se quelli utilizzati non sono in grado di emulare perfettamente i primi lenti stadi dello stress ossidativo legato all’AMD. Proprio in questo contesto, il viag -

gio spaziale e la microgravità entrano in gioco. “Abbiamo visto che esistono studi sui topi che dimostrano l’aumento nell’espressione dei geni legati all’AMD e i markers dello stress ossidativo, così come il 10% della perdita di tessuto retinico e funzione della retina nei fotorecettori già solo dopo 35 giorni nello spazio. I dati erano solidi”, spiega Hema Ramkumar. Con l’idea e il desiderio di validare ancora di più la tesi per cui la microgravità sia un buon modello per gli stadi primigeni dell’AMD, Oculogenex ha vinto il premio Technology in Space nel 2021, ricevendo i fondi da Boeing, il Centre for Advancement of Science in Space (che gestisce il laboratorio nazionale statunitense della Stazione Spaziale Internazionazionale), in collaborazione con MassChallenge.

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di Laura Gaspari

InnovazIonI

Spero che questa terapia si dimostri efficace negli studi clinici futuri e che diventi accessibile per proteggere la

retina e riparare in modo funzionale i mitocondri

Hema Ramkumar

UN FUTURO PIENO DI NUOVE POSSIBILITÀ

Siamo in un’era di nuove possibilità anche per il trattamento delle distrofie retiniche e dare una speranza a pazienti che prima non ne avevano. “Quello che vorrei per il futuro è concentrarsi sul miglioramento della vista dei pazienti con AMD e prevenire i suoi stadi più avanzati. Spero che questa terapia si dimo-

Il 21 marzo 2024 40 topolini, a maggioranza di sesso femminile, sono partiti con la missione della NASA SpaceX CRS-30 dalla Stazione della Space Force di Cape Canaveral, in Florida. “Abbiamo preso delle immagini OCT, fundus e elettroretinogrammi come baseline prima della partenza. Dopo il loro ritorno prenderemo le prime immagini dopo la permanenza nello spazio. Analizzeremo i tessuti per dei biomarker dell’AMD e faremo una comparazione delle funzioni retiniche” , afferma la Dottoressa Ramkumar. Sulla Stazione Spaziale Internazionale i topolini sono stati divisi in due gruppi: uno trattato con la terapia di Oculogenex e uno di controllo. Poi ci sono altri topolini messi in gabbie che simulano l’esperienza del volo spaziale, sempre quelli trattati e quelli nel gruppo di controllo.

stri efficace negli studi clinici futuri e che diventi accessibile per proteggere la retina e riparare in modo funzionale i mitocondri”, afferma Hema Ramkumar. Ora i tempi della scienza si sono decisamente accorciati: la speranza della Dottoressa Ramkumar è quella di iniziare a trattare i pazienti se non il prossimo anno, quello dopo. Questo grazie agli enormi avanzamenti che la terapia genica ha fatto negli ultimi anni, grazie anche alla tragedia pandemica. “Si è vista una grande risposta per quanto riguarda le terapie per l’AMD, specialmente nella forma umida, con iniezioni sovracoroidali. Inoltre ora le infrastrutture per il trasporto e conservazioni di terapie geniche sono migliorate tantissimo nel periodo del COVID-19”, spiega. Tutto sommato, sono buone notizie in un mondo che sta invecchiando e dove la domanda sarà sempre maggiore. “Prendere la malattia subito non solo riduce il peso ai pazienti che hanno bisogno altrimenti di molte iniezioni, ma è positivo anche per i governi, i sistemi sanitari e le assicurazioni che devono fronteggiare un costo minore per le terapie, con la speranza di una generazione che invecchia con meno disabilità”, conclude.

BIBLIOGRAFIA

1 Vyawahare H, Shinde P. Age-Related Macular Degeneration: Epidemiology, Pathophysiology, Diagnosis, and Treatment. Cureus. 2022 Sep 26;14(9):e29583. doi: 10.7759/ cureus.29583. PMID: 36312607; PMCID: PMC9595233.

2 Eells JT. Mitochondrial Dysfunction in the Aging Retina. Biology (Basel). 2019 May 11;8(2):31. doi: 10.3390/ biology8020031. PMID: 31083549; PMCID: PMC6627398.

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La patch ufficiale della NASA della missione a cui hanno partecipato i topolini di Oculogenex

Casi da inCubo

NON FATE MAI GLI EROI IN CHIRURGIA REFRATTIVA

Quando una SMILE diventa un vero incubo

Presentazione del Professor Dan Zoltan Reinstein, London Vision Clinic, Columbia University Medical Center a ESCRS Winter Meeting, Francoforte 2024

NEra una giornata soleggiata a Londra. Nell’ambito della sua normale routine clinica da un lato e di uno studio prospettico sullo SMILE in pazienti con miopia elevata dall’altro, il Professor Dan Reinstein si stava preparando per il suo prossimo paziente. “Avevamo già superato la soglia dei 4.000 interventi SMILE, quindi disponevamo di una tecnica chirurgica standardizzata e pensavamo di aver sperimentato tutte le possibili complicanze”, ricorda durante la presentazione del suo caso, tenutasi all’ultimo Winter

Meeting di ESCRS a Francoforte. “Il paziente era un uomo di 43 anni, con una rifrazione preoperatoria di -13,00 -1,25 x 40 nell’occhio destro e -8,75 -1,00 x 175 nell’occhio sinistro. La rifrazione target era -1,375 D nell’occhio destro per la micro-monovisione. È stato il quarto caso di SMILE della giornata”. Guardando il paziente, Reinstein si sentiva ottimista. “Sarà fantastico”, pensò, pochi istanti prima di imbattersi in una delle complicazioni più rare della SMILE.

Fondatore della London Vision

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Professor Dan Z. Reinstein

In retrospettiva, avrei dovuto prestare attenzione a una coalescenza dalla forma simile ad un petalo, che aveva tutte le carte in regola per diventare un problema serio, perché voleva dire che l’area del lenticolo rientrava nel cap corneale

Clinic e Professore presso il Columbia University Medical Center, Dan Z. Reinstein, MD MA(Cantab) FRCSC DABO FRCOphth FEBO è uno dei massimi e rinomati esperti nel mondo della chirurgia refrattiva. Con oltre vent’anni di collaborazione con Carl Zeiss Meditec, Reinstein è uno dei pionieri che hanno contribuito a sviluppare e perfezionare la SMILE. “Come ben sapete, durante la procedura SMILE, è importante tenere d’occhio la qualità del taglio femto, il bubble layer e se ci sono aree anomale o presenza di punti o aree nere”, spiega Reinstein. “In retrospettiva, è stata la coalescenza a forma di petalo dell’opaque bubble layer (OBL) che potrebbe aver annunciato il rischio di entrare in un falso piano durante la separazione del piano lenticolare inferiore.”

Reinstein procede quindi alla fase di dissezione, rendendosi conto che qualcosa non stava andando per il verso giusto. “Mentre stavo eseguendo la dissezione, ho notato che il bulbo separatore usciva oltre il bordo dove avrebbe dovuto trovarsi il lenticolo. La cornea è morbida. Come sappiamo dalle procedure DALK, è molto facile creare un piano lamellare nella cornea anche senza un piano pretagliato con il laser a femtosecondi, quindi, ho capito che dovevo essere entrato in un falso piano, spingendo lo strumento attraverso lo stroma non tagliato invece di rimanere all’interno dell’interfaccia del lenticolo”, afferma Reinstein. Una complicanza della SMILE, un falso piano può portare a un’estrazione più difficile del lenticolo, con il rischio di rimozione parziale di esso e/o rimozione involontaria di ulteriore stroma, che

di conseguenza porta a un astigmatismo irregolare1. Si tratta di un evento raro, che può verificarsi senza che il chirurgo se ne renda conto, spesso senza influenzare l’esito. Secondo le stime di Reinstein, il tasso di formazione di falsi piani è nell’ordine di 1 su 500, ma la maggior parte di essi passa inosservata. “Per me è stato il primo falso piano consequenziale su 4.000 occhi”, spiega. “Quando mi sono reso conto della situazione, ho interrotto la procedura e ho portato il paziente all’MS39 per un tracciato B-scan OCT per visualizzare le interfacce che erano state create nello stroma da tutti gli angoli della sezione trasversale per comprendere meglio la

posizione e l’entità del falso piano”. L’OCT ha mostrato che circa il 60% della cornea al di fuori della zona infero-nasale esterna all’area del lenticolo era interessata. “Ho scelto di aspettare e vedere. La mattina dopo c’era ancora un notevole gonfiore nel lenticolo (mostrato dall’OCT) quindi ho deciso di aspettare un mese intero per permettere alla cornea di stabilizzarsi e pianificare attentamente come continuare il trattamento. Dopo un mese, si è constatato che il lenticolo era ancora considerevolmente ispessito a 272 µm: 69 µm più spesso del previsto, il che aveva indotto un cambiamento nella rifrazione a -23,75 -6,00 x 180 e una corrispondente ➧

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di Timothy Norris Dan Z. Reinstein

Casi da inCubo

perdita di 3 linee di acuità visiva corretta per lontano”.

All’esame dei tracciati B-scan all’OCT, il lenticolo stesso appariva iperriflettente, una caratteristica che corrispondeva all’edema. “Accidenti! Perché non c’è la deturgescenza? Ricordo di aver chiesto un consiglio a Jorge Alió”, racconta. “Il lenticolo era ancora significativamente gonfio, quindi rimuoverlo sarebbe stato l’approccio preferito piuttosto che tentare un trattamento con laser ad eccimeri. Tuttavia, lo spessore stromale residuo era di 231 µm a causa del falso piano, il che significava che la creazione di un lembo mediante una procedura CIRCLE per ottenere la visualizzazione diretta e l’accesso al lenticolo non era un’opzione”. Dopo un’analisi meticolosa delle immagini all’OCT da tutti gli angoli, è stata costruita una mappa per delineare la posizione e l’estensione del falso piano ed è stato studiato un approccio chirurgico per la rimozione del lenticolo. Reinstein decide quindi di creare una nuova piccola incisione di 3 mm a livello infero-nasale per consentire l’accesso centripeto al bordo del lenticolo per impegnare il bordo dello stesso secondo il metodo standard all’inizio di una procedura di estrazione del lenticolo in modo supero-temporale. “L’idea era di entrare dall’altro lato e trovare il bordo del lenticolo, e da lì eseguire la procedura di rimozione standard”. Utilizzando questo approccio, il bordo del lenticolo è stato facilmente separato e la sua rimozione è stata eseguita esattamente nella stessa sequenza standard, ma da una ferita infero-nasale anziché da una supero-temporale standard. Il risultato è stato un lenticolo completamente intatto con perfetta conferma anatomica. “Il risultato a 8 mesi è stato eccellente a -1,00D entro 18 mesi”, spiega Reinstein. Il fattore umano in chirurgia è stare attenti che una piccola distrazione, o il non accorgersi di un piccolo, insolito dettaglio, dettato a volte da

un’eccessiva sicurezza, altre volte da una lunga serie di successi, sia la porta verso una complicanza evitabile. “Cosa fare per evitare uno scenario simile?” chiede Reinstein alla platea. “Prima di tutto, come ogni procedura chirurgica, bisogna trovare cosa tiene sotto controllo la pressione arteriosa, indipendentemente da ciò che accade: il mio approccio è quello di definire chiaramente una procedura standard”, spiega “Nella SMILE, uno degli elementi chiave è mantenere il bulbo fermo, trattenendo la capsula di Tenone con una pinza da 0,12. Non solo l’intervento è visibilmente più elegante, ma non tenendo il bulbo non si ha alcun controllo sulla forza di dissezione; il controllo viene dalla tensione dei muscoli extraoculari del paziente.

Avevamo già superato la soglia dei 4.000 interventi SMILE, quindi disponevamo di una tecnica chirurgica standardizzata e pensavamo di aver sperimentato tutte le possibili complicanze

Dan Z. Reinstein

Senza questo controllo, non siamo più noi chirurghi ad avere il timone”, aggiunge Reinstein. “Nel corso degli anni ho esaminato una serie di video in cui i chirurghi iniziano combattendo nel piano sbagliato e continuano a dissezionare nonostante l’elevata resistenza, creando infine falsi piani ampi o addirittura multipli. Il passaggio cruciale è quello di identificare sopra e sotto il bordo del lenticolo producendo il doppio segno del bordo. Di solito separiamo prima l’interfaccia superiore e poi quella inferiore, anche se a volte lo strumento scivola prima nell’interfaccia inferiore”, spiega Reinstein. “Si tratta semplicemente di usare la tecnica di Glenn Carp 2 che prevede di mettere la punta del Sinskey modificato parallela a, e lungo l’interno del bordo del cap e successivamente

ruotare la parte superiore del Sinskey anteriormente. Questa tecnica permette di afferrare il bordo del lenticolo incastrato nel cap nel 100% dei casi”, aggiunge, “per poi procedere con la procedura standard utilizzata per l’interfaccia inferiore, questa volta però con quella superiore”. Non c’è dunque motivo di considerare un lenticolo incastrato nel cap corneale come una complicazione, afferma Reinstein, sottolineando quanto ciò sia normale amministrazione. “Tuttavia, quando si identifica il bordo inferiore del piano lenticolare, i ripetuti tentativi di accedere al di sotto del bordo del lenticolo aumentano drasticamente il rischio di creare un falso piano”, osserva. “Ciò accade spesso quando la mini-incisione è posta a livello dell’asse piatto di un lenticolo astigmatico”. Per Reinstein la soluzione in questi casi è semplice: non combattere. “Procedete alla seconda incisione, localizzata a livello supero-nasale a 90° rispetto all’incisione primaria: una procedura standard in queste situazioni”, spiega. “La geometria del lenticolo all’asse più curvo significa che è molto più semplice accedere al bordo del lenticolo”, asserisce. “Da lì si procede sempre con la procedura standard. È una giornata splendida, e non occorre fare per forza gli eroi nella chirurgia refrattiva”, conclude.

BIBLIOGRAFIA

1 Reinstein DZ, Vida RS, Archer TJ, Carp GI. Aborted small-incision lenticule extraction resulting from false plane creation and strategy for subsequent removal based on corneal layered pachymetry imaging. J Cataract Refract Surg. 2019 Jun;45(6):872-877.

2 Carp GI, Reinstein DZ, Stuart A, Vida RS, Archer TJ, Finkel JN. Cap recovery technique and double-edge sign during small-incision lenticule extraction. J Cataract Refract Surg. 2021 Sep 1;47(9):1191-1195.

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giornaliera (1 capsula) Curcuma fosfolipide Meriva® 250 mg di cui curcuminoidi totali 50 mg Haematococcus Pluvialis Flotow 40 mg di cui Astaxantina 2 mg Trans-resveratrolo 30 mg Tagetes erecta L e s 25 mg di cui Luteina 5 mg Mirtillo e s 10 mg di cui Antocianine 2,5 mg Tagetes erecta L e s 10 mg di cui Zeaxantina 1 mg www.4healthgroup.com
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LA BARRIERA EMATO-RETINICA

CON POTENZIALI CONSEGUENZE SULLA VISTA

U IL SARS-COV-2 PENETRA

Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Medicina dell’Università del Missouri ha scoperto che il SARS-CoV-2 può penetrare la barriera protettiva emato-retinica con potenziali conseguenze a lungo termine per la vista. Secondo il comunicato stampa, i ricercatori hanno utilizzato un modello umanizzato di topo, scoprendo che il virus può entrare nell’occhio anche senza essere venuto a contatto con la superficie oculare. La ricerca, pubblicata su PLOS Pathology, ha osservato che quando il virus entra nel corpo attraverso l’inalazione, non solo infetta organi come i polmoni, ma raggiunge anche organi altamente protetti come gli occhi attraverso la barriera emato-retinica, infettando le cellule che la rivestono. Secondo il Direttore della ricerca, Pawan Kumar Singh, PhD, questo risultato può aiutare a comprendere gli effetti a lungo termine dell’infezione da SARS-CoV-2. “I nostri risultati rivelano che il SARS-CoV-2 non solo

raggiunge l’occhio durante l’infezione sistemica, ma induce una risposta iperinfiammatoria nella retina e provoca la morte cellulare nella barriera emato-retinica”. Secondo Singh, più il virus rimane nell’occhio, più incrementa il rischio di danni retinici e alla funzione visiva. Il team ha anche scoperto che la presenza prolungata della proteina spike del SARS-CoV-2 può causare microaneurisma retinico, occlusione delle arterie e delle vene retiniche e perdite vascolari. Secondo il comunicato stampa, mentre è già stato scoperto che virus e batteri superano la barriera emato-retinica nelle persone immunocompromesse, questa ricerca è la prima a suggerire che il virus che causa il COVID-19 possa superare la barriera anche in individui altrimenti sani. “Ora che conosciamo il rischio del COVID-19 per la retina, il nostro obiettivo è comprendere meglio i meccanismi cellulari e molecolari di come il virus superi la barriera emato-retinica e le conseguenze patologiche associate, nella speranza di favorire lo sviluppo di terapie per prevenire e trattare le complicanze oculari indotte dal COVID-19 prima che la vista del paziente sia compromessa”, ha affermato Singh.

Fonte: https://medicine.missouri.edu/ news/covid-19-virus-could-damage-vision e Monu Monu, Ahmad F, Olson RM, Vaishnavi Balendiran, Pawan Kumar Singh. SARS-CoV-2 infects cells lining the blood-retinal barrier and induces a hyperinflammatory immune response in the retina via systemic exposure. PLOS pathogens. 2024;20(4):e1012156-e1012156. doi:https://doi.org/10.1371/journal. ppat.1012156

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News

NOTAL VISION OTTIENE L’AUTORIZZAZIONE

PER IL SUO SCANLY HOME OCT

N

Notal Vision ha annunciato che FDA ha garantito l’autorizzazione De Novo per il suo Scanly Home OCT, che sarà possibile prescrivere come programma di monitoring per i pazienti con AMD. L’efficacia e la sicurezza di Scanly nel catturare immagini degli spazi iporiflettenti intra e sotto-retinici è stata dimostrata in due studi statunitensi che hanno coinvolto 500 pazienti con AMD umida. Uno studio longitudinale pivotale su pazienti con AMD con età media 77 anni ha sottolineato come il 97% dei partecipanti sia stato in grado di ottenere con successo delle immagini all’OCT da casa, con un totale di 5426 scannerizzazioni. Il tasso di aderenza è stato di 5,9 immagini alla settimana e ogni paziente ha impiegato circa 48 secondi di media per prendere un’immagine. “Siamo molto entusiasti di ricevere l’autorizzazione della FDA per Scanly Home OCT come il primo dispositivo per uso domestico autogestito dal paziente che offre ai medici l’accesso re-

moto a immagini retiniche trasversali ad alta risoluzione e biomarcatori analitici basati sull’intelligenza artificiale dei loro pazienti tra una visita e l’altra”, ha affermato Kester Nahen, PhD, CEO di Notal Vision. “Non vediamo l’ora di supportare i nostri medici referenti nell’azione di cura dei loro pazienti affetti da AMD”. Dopo il reclutamento nel programma di monitoraggio di Scanly Home OCT, il device arriva a casa tramite corriere, permettendo al paziente di eseguire le fotografie OCT ogni giorno comodamente da casa. Alla fine di ogni sessione, le immagini sono trasferite al cloud di Notal Vision per l’analisi, dove possono essere consultate dallo specialista. I pazienti sono supportati da uno staff clinicamente preparato.

Fonte: https://notalvision.com/news/ press-releases

Più informazioni: https://notalvision. com/services/scanly-oct

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CON CRISPR DIMOSTRA MIGLIORAMENTI NELLA VISIONE

I STUDIO SPERIMENTALE DI EDITING GENETICO

Il National Eye Institute ha riportato che circa il 79% dei partecipanti a uno studio clinico hanno registrato un incremento della vista dopo aver ricevuto una terapia sperimentale basata su CRISPR/Cas9, progettata per curare una rara forma di cecità. Lo studio BRILLIANT, pubblicato sul New England Journal of Medicine, è stato condotto dagli scienziati del Mass Eye and Ear, della Oregon Health Sciences University, e dell’Università della Pennsylvania e vuole valutare l’efficacia e sicurezza di EDIT-101, un trattamento sperimentale di editing genetico sviluppato da Editas Medicine e che usa la tecnologia CRISPR/Cas9. Il trattamento è stato progettato per editare la mutazione del gene CEP290, tramite una singola iniezione chirurgica personalizzata. Le persone con questa mutazione genetica soffrono di una rara condizione dell’Amaurosi Congenita di Leber (LCA) del tipo 10,

che al momento non ha trattamenti approvati. I vari tipi di LCA colpiscono circa 2 o 3 nuovi nati su 100.000. Lo studio descrive i risultati ottenuti a febbraio 2023 e i dettagli su come i 14 partecipanti, 12 adulti e 2 bambini, hanno risposto al trattamento con EDIT101. BRILLIANCE ha dimostrato che 11 pazienti trattati su 14 hanno registrato dei miglioramenti nella visione e nella qualità della vita. I ricercatori hanno anche riscontrato che questa terapia con CRISPR è sicura, senza tossicità dose-limitanti segnalate. “Questa ricerca dimostra che la terapia genica CRISPR per la perdita della vista causata da malattie ereditarie merita di essere proseguita nella ricerca e negli studi clinici”, ha affermato Eric Pierce, MD, PhD, Direttore dell’Ocular Genomics Institute e del Berman-Gund Laboratory for the Study of Retinal Degenerations presso Mass Eye and Ear e Harvard Medical School. “Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per determinare chi può trarne maggiori benefici, riteniamo che i primi risultati siano promettenti. Sentire da diversi partecipanti quanto fossero entusiasti di poter finalmente vedere il cibo nei loro piatti è una grande cosa. Si trattava di individui che non riuscivano a leggere alcuna linea su una mappa oculistica e che non avevano opzioni di trattamento, che è la sfortunata realtà per la maggior parte delle persone con disturbi retinici ereditari”.

Fonte: Pierce et al, Gene Editing for CEP290-Associated Retinal Degeneration, 2024, New England Journal of Medicine, DOI: 10.1056/NEJMoa2309915

24 News

Le lenti Essilor® Stellest® rallentano la progressione miopica in media del 67%(1)

Le Lenti Stellest® sono la soluzione visiva di Essilor® progettata per contrastare la miopia nei bambini. Rallentano in media del 67%(1) la progressione della miopia rispetto alle lenti monofocali, se indossate 12 ore al giorno

Ora disponibili in versione da sole in 6 colori

1) Rispetto alle lenti monofocali, se indossate dai bambini almeno 12 ore al giorno, tutti i giorni. Bao, J., Huang, Y., Li, X., Yang, A., Zhou, F, Wu, J., Wang, C., Li, Y., Lim, E.W., Spiegel, D.P. Drobe, B., Chen, H., 2022. Spectacle Lenses With Aspherical Lenslets for Myopia Control vs Single-Vision Spectacle Lenses: A Randomized Clinical Trial. JAMA Ophthalmol. 140(5), 472-478. https:/doi.org/10.1001/jamaophthalmol.2022.0401. Essilor® e Stellest® sono marchi registrati di Essilor International.

Approfondimenti

DALLA BANCA DEGLI OCCHI

DEL VENETO IL VIA PER LO STUDIO TYMP

Lo studio valuterà a due anni l’efficacia delle lenti a contatto Delivery Tyro contro la progressione miopica

ÈI relatori che hanno presentato lo studio TYMP, da sinistra: il Dottor Antonio Frattolillo, il Dottor Diego Ponzin, Daniele Bazzocchi, il Professor Giancarlo Montani e il Dottor Adriano Fasolo

È stato presentato lo scorso 12 aprile presso la sede della Banca degli Occhi del Veneto Onlus lo studio TYMP (Tyrosine Myopia Progression), focalizzato sull’efficacia di una lente a contatto a rilascio di tirosina nella gestione della progressione miopica nei giovani. La lente a contatto in questione è Delivery Tyro di Safilens, introdotta sul mercato nel 2021. Lo studio, che avrà durata due anni, sarà condotto dal Dottor Antonio Frattolillo presso la U.O.C. Oculistica dell’Ospedale dell’Angelo - Azienda ULSS3 Serenissima di Venezia Mestre in collaborazione proprio con la Banca degli Occhi del Veneto ETS. Alla presentazione sono intervenuti, oltre al Dottor Frattolillo, il Dottor Adriano Fasolo, Responsabile della ricerca clinica e dei servizi medici per la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto ETS, Daniele Bazzocchi,

Direttore Generale di Safilens, il Professor Giancarlo Montani dell’Università del Salento e con la moderazione del Dottor Diego Ponzin, Direttore medico della Fondazione Banca degli Occhi del Veneto ETS.

DELIVERY TYRO, IL RUOLO

DELLA TIROSINA E LA TECNICA

COSTRUTTIVA DELLE LENTI

Delivery Tyro sono le prime lenti a contatto giornaliere con funzioni biologiche che, quando portate, rilasciano tirosina. La tirosina è un amminoacido non essenziale, monofenolico, elettrochimicamente attivo, naturalmente presente nel film lacrimale e nell’umore acqueo e che assumiamo con la dieta o è derivata dal metabolismo cellulare a partire dalla fenilalanina. Essa si diffonde nel plasma raggiungendo anche l’occhio, dove partecipa quale precursore alla sintesi della dopamina, un neurotrasmettitore che ha dimostrato nella letteratura di avere un importante effetto inibitorio sull’allungamento del bulbo oculare. Allo stesso tempo, livelli ridotti di dopamina sono associati a vizi di refrazione quali la miopia. “La presenza di dopamina a livello retinico ha un importante effetto normalizzante sullo sviluppo oculare”, ha spiegato alla platea Adriano Fasolo. “La tirosina è dotata di proprietà citoprotettive e antiossidanti e il suo rilascio dalla lente sulla superficie oculare durante il periodo di porto protegge dall’ossidazione non enzimatica”. Inoltre, un’adeguata concentrazione di tirosina nell’occhio normalizza lo sviluppo oculare attraverso la stimolazione di processi metabolici, in conseguenza della diffusione

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L’Auditorium del Padiglione Rama a Mestre dove è stato presentata l’introduzione allo studio

attraverso la barriera ematica oculare.

Studi condotti su modelli animali hanno infatti dimostrato che la somministrazione di precursori della dopamina inibisce in maniera dose dipendente lo sviluppo della miopia.

Il processo produttivo brevettato da Safilens permette di inglobare all’interno della lente delle sostanze, come la tirosina, che poi vengono liberate sulla superficie oculare in maniera controllata durante l’intera giornata di porto. “Il rilascio avviene sfruttando il comportamento reologico di polisaccaridi naturali in grado di creare legami ionici con i polimeri plastici che costituiscono la struttura della lente a contatto grazie alle forze presenti nell’ambiente oculare. I polisaccaridi elettivi per tale processo sono l’acido ialuronico e il Tamarind Seed Polysaccharide (TSP)”, ha specificato Daniele Bazzocchi. Entrambi, una volta idratati, assumono una consistenza gelatinosa caratterizzata da alta densità e viscosità. Il loro comportamento reologico viene definito “non-newtoniano” ovvero, al contrario di elementi newtoniani quali l’acqua, quando soggetti a una forza variano la propria densità. In particolare quando viene esercitata una forza, questi polisaccaridi diminuiscono istantaneamente la propria densità, effetto che viene definito pseudo-plastico. Queste forze sono: la temperatura corporea, perché le lenti sono termosensibili e più si alzano i gradi più si abbassa la viscosità; l’ammiccamento, che permette alla lente Delivery Tyro di venire “strizzata” dalla palpebra; lo scorrimento della palpebra, che facilità la fuoriuscita delle sostanze nell’occhio.

GLI EFFETTI DEL PORTO

DI DELIVERY TYRO E LE

OSSERVAZIONI POSTCOMMERCIALIZZAZIONE DI SAFILENS

Prima dello studio TYMP, sono state condotte delle ricerche non cliniche sulle funzionalità di Delivery Tyro, che hanno dato ottimi risultati, come quella condotta dal Professor Giancarlo Montani presso il laboratorio CeRCA dell’Università del Salento, con lo scopo di misurare i livelli di tirosina e dopamina nel liquido lacrimale mediante cromatografia liquida ad alte prestazioni prima e dopo l’uso della lente. Nei soggetti coinvolti si è registrato un significativo aumento dei livelli di tirosina già dopo un’ora di utilizzo delle lenti, valore che si è poi progressivamente ridotto nelle successive quattro ore. In maniera analoga la dopamina rimane invariata nella prima ora e assume una tendenza di crescita fino alla quinta ora di porto. “La presenza di dopamina nel liquido lacrimale è stata rilevata inoltre utilizzando la procedura ELISA (enzyme-linked immunosorbent assay). Tirosina e dopamina sono legate tra loro perché la risposta metabolica dell’idrossilasi della tirosina è alla base della sintesi della dopamina”, ha illustrato Montani. Safilens da parte sua ha condotto una raccolta dati post-commercializzazione che già a 12 mesi dall’inizio dell’uso delle lenti ha evidenziato una riduzione significativa della progressione miopica. La miopia di 236 giovani, regolarmente misurata da ottici-optometristi, mostra un andamento dell’85% inferiore rispetto a un gruppo di controllo virtuale,

ricavato da una meta-analisi delle pubblicazioni esistenti. “Questo dato straordinario è stato tale da esortarne una validazione tramite studio clinico”, ha sottolineato Daniele Bazzocchi.

LO STUDIO TYMP

Lo studio, ancora in fase di reclutamento, è il primo del suo genere in Italia e si caratterizza a livello nazionale ed europeo per la composizione dei soggetti coinvolti e per la potenza statistica del protocollo. Si tratta di uno studio monocentrico, prospettico, randomizzato, in doppio cieco, controllato, a gruppi paralleli che sta arruolando 108 giovani miopi caucasici di età compresa tra i 10 e i 15 anni, con un equivalente sferico tra -1 D e -6 D, un astigmatismo corneale inferiore o uguale a 1 D, una differenza di refrazione tra i due occhi inferiore a 3 D e che non abbiano fatto nessun trattamento per il controllo miopico prima. Inoltre, i soggetti non devono avere particolari patologie oculari (strabismo, allergie gravi, ambliopia, alterazioni del forame pupillare, ecc) e l’uso delle lenti a contatto può essere adatto alla correzione della loro miopia e una valida alternativa all’occhiale. I giovani soggetti dovranno portare la lente per almeno sei ore al giorno per sei giorni la settimana. Le valutazioni sull’andamento dello studio saranno effettuate tramite visite di controllo valutando le differenze del valore dell’equivalente sferico misurato in cicloplegia e confrontando i risultati con il gruppo di controllo. La previsione è un aumento medio della miopia di una diottria nel gruppo di controllo in due anni a fronte di una riduzione della crescita miopica del 50% nei pazienti trattati, e ci si aspetta di trovare nel gruppo trattato una differenza media nella progressione miopica di 0,5 D (SD=0,7 D). “Nel breve termine dobbiamo individuare strumenti e soluzioni efficaci per controllare la miopia, che è il disturbo refrattivo più comune al mondo ed è diventata per le sue complicanze una delle principali cause di cecità. È previsto che la prevalenza della miopia aumenterà a quasi il 50% entro il 2050 colpendo 4,8 miliardi di persone nel mondo, il che significa che un bambino su due diventerà miope tra circa 30 anni.”, ha concluso Frattolillo.

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Approfondimenti

PRESENTATO A SISO IL LIBRO

APPUNTI DI SEMEIOTTICA FISIOPATOLOGICA

Il volume scritto da Massimo e Umberto Camellin restituisce una panoramica della semeiotica e dell’ottica fisiopatologica degli ultimi vent’anni

Intervista al Dottor Massimo Camellin, SEKAL Rovigo, e Umberto Camellin, Università degli Studi di Messina

ÈÈ stato presentato in occasione del 3° Congresso della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO) lo scorso 19 aprile alle 18.30 presso la hall dell’Hotel Ergife di Roma il libro ‘Appunti di Semeiottica Fisiopatologica’, scritto dal Dottor Massimo Camellin, del centro Sekal di Rovigo e dal Dottor Umberto Camellin dell’Università degli Studi di Messina e edito Fabiano Editore. “Il titolo non è un errore di stampa”, spiega Massimo Camellin in un’intervista a EyeSee. “Si tratta dell’unione tra le parole semeiotica e ottica fisiopatologi-

ca che in questo volume sono riunite”. L’idea del libro nasce dall’esperienza di Massimo Camellin maturata in quarant’anni di carriera e riunisce i contenuti delle lezioni che teneva agli ortottisti all’università di Ferrara. “Le lezioni sono state trasformate in un testo scritto che ha richiesto la collaborazione di un giovane. È stato un lavoro complesso perché andava messo in un testo scritto ciò che era stato detto a voce”, spiega Massimo Camellin. Il giovane in questione è proprio Umberto Camellin, specializzando in oculistica presso l’Uni-

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versità di Messina, che si è occupato di trascrivere il contenuto delle lezioni del padre Massimo e renderle accessibili anche ai più giovani. “Sono stati quasi tre anni di duro lavoro e non è stato semplice”, racconta. “L’obiettivo è rivolgersi a un pubblico giovane, che sia composto di specializzandi e ortottisti. Bisognava rendere dei concetti complessi il più semplice possibile e con un linguaggio accessibile”.

L’obiettivo del testo è quello di riunire i concetti di ottica fisiopatologica, che è alla base dell’attività medico chirurgica di un oculista, in un unico testo dando la possibilità ai colleghi di trovare immediatamente tutti i concetti fondamentali. “L’ottica fisiopatologica come la conosciamo dagli anni ‘50

e ‘60 è basata su formule scritte nel 1800 quindi era necessario fare un lavoro che fosse più adatto all’oculistica dei nostri giorni”, afferma Massimo Camellin. Da qui la necessità di produrre un lavoro che mettesse insieme la semeiotica e, appunto, l’ottica fisiopatologica, unendo l’ambito dell’analisi degli strumenti diagnostici a quello delle formule. Secondo Massimo Camellin, questo libro è una base fondamentale per pubblicazioni future che seguiranno l’avanzamento tecnologico in oculistica. Molto importante è il capitolo sul calcolo delle lenti intraoculari, a cui si è dedicato per la maggior parte il Dottor Umberto Camellin. “Questo capitolo è molto lungo, circa 100 pagine, ed

Per collegarsi al video, scansionare il codice QR

è partito dalla mia tesi di laurea, in cui mi sono occupato di calcolo delle IOL. L’obiettivo è quello di dare dei concetti pratici su questo tema, al di là delle formule in sé. Quindi rimarcare quelli che sono i ragionamenti di base che noi oculisti dobbiamo fare per evitare errori biometrici nei pazienti che poi dobbiamo operare”, spiega. Il libro comunque, secondo Massimo Camellin, non ha la pretesa di diventare un testo di riferimento per tutto il grande capitolo dell’ottica. “Si tratta di un testo che vuole essere pratico e semplice per gli addetti ai lavori, specialmente quelli più giovani. Invitiamo chiunque abbia voglia a sfogliarlo, con la speranza che possa trovarlo completo e interessante”, conclude.

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di Laura Gaspari

Tecniche chirurgiche

CAIRS E CROSSLINKING: UNA GUERRA A TUTTO TONDO CONTRO IL CHERATOCONO

Una nuova procedura promette di cambiare il mondo degli anelli intrastromali allogenici

FIntervista al Professor Cosimo Mazzotta, Università di Siena, AUSL Toscana Sud Est, Siena Crosslinking Center e al Dottor Marco Zagari, Poliambulatorio

Centro Europeo di Acicastello, Catania

Fino alla fine del ventesimo secolo, il cheratocono è sempre stato considerato una patologia incurabile, risolvibile in certi casi solo con l’iscrizione alle liste per il trapianto e un percorso verso il tavolo operatorio per sottoporsi a una cheratoplastica perforante.

Con l’introduzione all’inizio degli anni 2000 degli anelli intrastromali, il primo passo verso una procedura conservativa ha dato speranza a tali pazienti, dando la possibilità di riacquistare parzialmente l’acuità visiva, ma non senza dover aver a che fare con il rischio di complicazioni postoperatorie.

Prof. Cosimo Mazzotta

A partire dall’approvazione dell’FDA, nella seconda decade del nuovo millennio, agli anelli intrastromali si è unito ufficialmente il crosslinking corneale. Sviluppata a Dresda nel 1997 e introdotta nella pratica clinica in Italia da Mazzotta e Caporossi già nel 2005, questa tecnica si è subito posta con successo tra le prime opzioni di trattamento del cheratocono, immediatamente differenziandosi in diversi protocolli adatti a diverse esigenze terapeutiche.

Ciò nonostante, l’abbondanza di opzioni terapeutiche non rende il cheratocono oggi una patologia priva di problematiche e complicanze, portando ancora, in determinati casi, a un’inevitabile cheratoplastica perforante.

La ricerca verso un cheratocono a zero trapianti è ancora in corso.

“La nostra mission è quella di cercare di erodere il maggior spazio possibile ai trapianti di cornea per il cheratocono, e di espandere invece il campo della te-

rapia non sostitutiva”, afferma Cosimo Mazzotta, MD, PhD, Professore all’Università di Siena, Chirurgo Oculare della AUSL Toscana Sud Est, Direttore e Fondatore del Siena Crosslinking Center. “Da trapiantista posso dire che non mi piace eseguire un trapianto su un paziente: meno ne faccio, più sono contento”, aggiunge Marco Zagari, MD, Direttore Sanitario del Poliambulatorio Centro Europeo di Acicastello. “Con il Professor Mazzotta abbiamo invece sposato la causa di una guerra a tutto tondo contro il cheratocono, attaccandolo da ogni lato a partire dal crosslinking fino allo sviluppo di una tecnica che potrebbe ridurre ulteriormente il numero di trapianti”, aggiunge. L’idea di Mazzotta e Zagari è quella di sviluppare un sistema per il potenziamento e il miglioramento di un’altra tecnica recente, e tuttora in via di sviluppo nella sua forma originale: gli anelli intrastromali allogenici, o CAIRS. “Si tratta di un’idea straordinaria e innovativa di Soosan Jacobs, che mira a ridurre le aberrazioni di alto ordine e le irregolarità della superficie corneale utilizzando del tessuto allogenico in modo non dissimile da un anello intrastromale in materiale plastico”, spiega Mazzotta. “Come tutti i segmenti di natura sintetica, tutti gli anelli in PMMA hanno le stesse problematiche, come estrusione, migrazione, melting corneali, e richiedono una grande esperienza per controllare le potenziali difficoltà tecniche”, spiega Mazzotta. “Fondamentalmente andiamo a inserire plasti-

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La nostra mission è quella di cercare di erodere il maggior spazio possibile ai trapianti di cornea per il cheratocono, e di espandere invece il campo della terapia non sostitutiva

Cosimo Mazzotta

ca all’interno della cornea”, aggiunge Zagari. “La plastica si oppone all’anatomia corneale in maniera molto aggressiva. Cosa che può provocare delle trazioni e delle erosioni”, aggiunge. “Inoltre”, spiega Mazzotta, “gli anelli intrastromali richiedono uno spessore adeguato di almeno 450 micron nella sede d’impianto e devono essere impiantati a una distanza pupillare di non meno di 5,5 - 6 millimetri. Il rischio è quello di generare disfotopsie notturne, che assieme a tutte le altre problematiche annesse hanno portato Jacobs a elaborare questa nuova tecnica nel 2015”.

Secondo Mazzotta, i CAIRS hanno il vantaggio di ridurre drasticamente tutte le complicanze legate agli anelli in PMMA. Tuttavia, sottolinea, i CAIRS sviluppati da Jacobs non venivano senza difficoltà. “La procedura richiede una curva di apprendimento importante, perché non è facile maneggiare tessuto molle. Il taglio degli anelli è stato successivamente automatizzato dal Professor Shadi Awwad dell’Università di Beirut usando il femtolaser, ma l’anello rimane difficilmente malleabile e macchinoso da inserire nel tunnel corneale”, spiega.

“L’opzione del CAIRS disidratato sviluppato da Awwad era buona in termini di inserimento”, considera Zagari. “Tuttavia, un CAIRS disidratato risulta troppo rigido, riduce molto il suo volume, tende alla deformazione e non garantisce lo stesso effetto di applicazione”, osserva.

Riuscire a trovare un minimo comun denominatore che potesse al contempo ridurre tutti gli svantaggi di tutte le alternative intrastromali era dunque necessario. La vera svolta, tuttavia, risiede nel metodo. “Abbiamo preso l’idea geniale di Soosan Jacobs e l’abbiamo perfezionata sulla scia del pensiero di Shadi Awwad”, spiega Zagari. “In sostanza prendiamo la cornea di un donatore, la carichiamo su una camera prova con deflussore in BSS per man-

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Dr. Marco Zagari
Un CAIRS crosslinkato

Tecniche chirurgiche

Abbiamo sposato la causa di una guerra a tutto tondo contro il cheratocono, attaccandolo da ogni lato a partire dal crosslinking fino allo sviluppo di una tecnica che potrebbe ridurre ulteriormente il numero di trapianti

tenere la cornea in tono con la corretta curvatura. Effettuiamo la topografia dell’occhio del donatore, annotando caratteristiche, spessori e curvature e da lì otteniamo il taglio del tessuto alla profondità ideale”, spiega. “Tutto è pensato in base ai dati del donatore come del ricevente”.

Il taglio viene effettuato quindi attraverso femtolaser. In fase di sviluppo Zagari e Mazzotta hanno avuto pieno supporto dell’azienda produttrice. “Abbiamo contattato l’azienda e loro hanno sbloccato tutte le modalità di un IntraLase®, sotto il controllo esperto dell’ortottista Giulia Bona che ha contribuito alla ricerca”, spiega Zagari. “L’azienda ha la nostra gratitudine per averci dato le chiavi della cassaforte”, aggiunge Mazzotta. La fase successiva è cruciale per la tecnica innovativa pensata da Mazzotta e Zagari. “La novità è stata quella di sottoporre gli anelli allogenici a crosslinking”, sottolinea Mazzotta. “Abbiamo messo a punto un nomogramma customizzato basato sulla analisi vettoriale facendo tesoro del background e dell’esperienza clinica di tutti coloro che hanno sviluppato e perfezionato gli anelli intrastromali, ma confrontandoci con un’entità completamente diversa e innovativa”, aggiunge.

“Con questo sistema abbiamo superato la necessità della disidratazione, aprendo a risultati ripetibili e customiz-

zabili”, afferma Zagari. “Presto creeremo i CAIRS come dei vestiti su misura, decidendo l’elasticità e il ritorno elastico e aprendo a prospettive che fino a ieri erano impossibili”.

Secondo Zagari e Mazzotta, crosslinkare il CAIRS porta con sé i numerosi vantaggi degli anelli intrastromali in PMMA e allogenici, riducendo o annullando gli svantaggi di ambo le opzioni, a partire dall’inserimento.

“Per quanto l’inserimento di un anello in PMMA risulti essere più rapido, il CAIRS segue di lì a poco, con una curva di apprendimento decisamente meno ripida perché più facile da afferrare e maneggiare della sua controparte artificiale”, spiega Zagari. “A differenza invece del CAIRS non crosslinkato, e similmente a quello disidratato, non serve un secondo accesso per l’inserimento, in quanto basta spingere all’interno del canale. Infine, a differenza del processo di disidratazione, il crosslinking non modifica eccessivamente, bensì mantiene il volume del segmento”. Il CAIRS crosslinkato risulta avere inoltre minori effetti avversi rispetto a tutti suoi omologhi. “Solitamente, meno stroma metti, meno è il rischio di rigetto”, afferma Zagari. “Qui però si sta parlando di tessuto decellularizzato. Si abolisce l’immunogenicità e pertanto si annulla questo rischio”, osserva. “Niente estrusione, niente migrazione dell’impianto”, puntualizza Mazzotta. “Inoltre, gli anelli in PMMA possono bloccare la diffusione di ossigeno nei tessuti stromali, con il

“Un potenziale game changer”, Mazzotta e Zagari mostrano i risultati ottenuti.

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Impianto di CAIRS crosslinkato, immagine OCT

CAIRS: IL PUNTO DI VISTA DELLA BANCA DEGLI OCCHI DEL VENETO

Il miglioramento delle tecniche di trapianto, e la ricerca di nuove soluzioni che possano rappresentare in futuro delle alternative a esso, sono due aspetti chiave della missione della Fondazione Banca degli Occhi del Veneto ETS. Una posizione netta a favore dell’innovazione da parte del suo Direttore, il Dottor Diego Ponzin. “Si aprono dunque delle prospettive che potrebbero ulteriormente superare la necessità del trapianto con un sistema che prevede l’uso di tessuti umani: una risorsa straordinaria per l’elaborazione di nuove soluzioni chirurgiche, dall’uomo, a favore dell’uomo”.

La Banca degli Occhi del Veneto ha deciso di giocare un ruolo cardine nella ricerca sui CAIRS crosslinkati ideati da Cosimo Mazzotta e Marco Zagari, provvedendo alla fornitura di cornee da donatore considerate non idonee per il procurement.

“Si tratta di uno studio condotto da due ricercatori di grande competenza ed esperienza”, sottolinea Ponzin. “Dal nostro punto di vista ci siamo impegnati a identificare dei tessuti che potevano essere idonei alla loro ricerca, e realizzare di conseguenza delle porzioni di tessuto corneale, lo stroma in particolare”, aggiunge. “Si tratta di un progetto ambizioso, che potrebbe avere un impatto positivo non solo su condizioni patologiche non sempre trattabili come il cheratocono e il conseguente astigmatismo corneale, ma che in futuro potrebbero avere un impatto ancora più profondo in ambito refrattivo”, afferma. Secondo Ponzin, l’adozione di nuove tecniche come l’uso di anelli intrastromali allogenici si muove in sincronia con l’etica della Fondazione Banca degli Occhi del Veneto. “Non

rischio di causare sofferenza e portare al melting corneale. La maggiore integrabilità di un tessuto allogenico riduce questa possibilità. In aggiunta, esattamente come i CAIRS non crosslinkati, la possibilità di impiantare in cornee sottili, anche a una distanza di meno di 5 millimetri senza causare aloni e glare è rilevante”. Lo sviluppo del CAIRS crosslinkato è ancora nelle sue fasi precliniche. Uno studio ex-vivo è stato possibile grazie alla donazione di occhi di cadavere a scopo di ricerca da parte della Fondazione Banca degli Occhi del Veneto ETS, presieduta dal Dottor Diego Ponzin. “Senza il Dottor Ponzin non sa-

vedo alcun lato negativo, specialmente dal punto di vista del mondo della donazione”, spiega. “Sono molte le cornee che non riusciamo a utilizzare per i trapianti a causa di una scarsa conta cellulare; cornee che possiedono comunque uno stroma di ottima qualità e che potrebbero trovare finalmente un uso come anello intrastromale allogenico, se non in futuro come innesto di varia natura”.

L’approvazione dello studio e la potenziale diffusione dei CAIRS crosslinkati potrebbero rendere la Banca degli Occhi del Veneto non solo come la prima linea nel procurement, ma il centro di un’evoluzione volta alla preparazione e alla fornitura di impianti. “Non sarà più una Banca degli Occhi limitata esclusivamente ai trapianti classici, perforanti, lamellari e posteriori, ma di una Banca proattivamente volta alla preparazione di tessuti per l’additiva”, spiega Ponzin. “Il prossimo passo potrebbe essere quello di preparare direttamente i tessuti, utilizzando dispositivi appropriati agevolando così il lavoro del chirurgo”, conclude.

rebbe stato facile ottenere questi risultati”, spiega Mazzotta. “La Banca del Veneto ci ha infatti donato cornee che non erano idonee al trapianto per scarsa conta cellulare, polimorfismo endoteliale e altri motivi. Cornee che sarebbero andate perdute, e che ci è stato dato modo di riutilizzare nel pieno rispetto dell’etica”. Una cosa che potrebbe un giorno essere considerata anche per la creazione di nuovi CAIRS crosslinkati utilizzando tessuto precedentemente non considerato idoneo. “Abbiamo seguito in modo canonico tutti i passaggi necessari nel nostro studio, basandosi sulla letteratura piuttosto di andare direttamente a un’applicazione off label,

nonostante la richiesta sia già alta”, osserva Mazzotta. “Lo studio preclinico vede inoltre la collaborazione di Jacobs e Awwad nel ruolo di supervisori, ed è stato sottoposto all’esame del comitato etico del Siena Crosslinking center. In più è stato inviato all’illustre Corneal Journal ed è tuttora in fase di approvazione”, aggiunge. Entrambi Mazzotta e Zagari sostengono che questa innovazione potrà presto cambiare in meglio il trattamento del cheratocono. “Le prospettive sono notevoli”, afferma Zagari. “Si apre un filone di ricerca enorme”, afferma Mazzotta. “Pensiamo che sia un potenziale game changer”, entrambi concludono.

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INTERVISTA AL DOTTOR DIEGO PONZIN, FONDAZIONE BANCA DEGLI OCCHI DEL VENETO ETS

EvEnti CongrEssuali

TALK EYESEE @AICCER 2024

Rita Mencucci, Alessandro Mularoni e Matteo Forlini sono i conduttori della prima edizione di Talk EyeSee, uno spazio di conversazione tra medici oculisti per discutere di nuove tecnologie e innovazioni, esperienze e molto altro ancora. La prima tappa è stata AICCER 2024, svoltasi a Roma nella splendida cornice del Centro Congressi la Nuvola dal 7 al 9 marzo scorsi, in cui i nostri conduttori d’eccezione hanno intervistato i loro colleghi, dai grandi specialisti fino agli specializzandi.

Per vedere tutte le video interviste integrali www.eyeseenews.it oppure accedi direttamente utilizzando il codice QR

LA CHIRURGIA REFRATTIVA SECONDO LUCIO BURATTO

Lucio Buratto ha presentato ad AICCER 2024 una lectio magistralis sulla storia della chirurgia refrattiva. Intervistato da Alessandro Mularoni, ha sottolineato alcuni aspetti importanti, raccontato degli aneddoti e fatto delle previsioni per il futuro della chirurgia laser.

IOL PREMIUM NEL PAZIENTE PRESBITE PSEUDOFACHICO, CHE FARE?

Ad AICCER 2024 Matteo Forlini ha discusso con Emilio Pedrotti di IOL premium per la chirurgia della cataratta nel paziente presbite pseudofachico. Il Dottor Pedrotti, grazie anche alla sua vasta esperienza in materia, ci ha fornito consigli e opinioni su questo argomento molto dibattuto.

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LA PRIMA LIVE SURGERY DA REMOTO A UN CONGRESSO

Per la prima volta è stata fatta una chirurgia da remoto live a un congresso. Di questa nuova era e di com’è stato possibile ne hanno parlato Alessandro Mularoni e Giovanni Alessio ad AICCER 2024

FARE RICERCA IN ITALIA: SÌ O NO?

Cosa significa fare ricerca in Italia? Matteo Forlini l’ha chiesto a Riccardo Vinciguerra durante AICCER 2024, che ha sottolineato tutti gli aspetti, le luci e le ombre della ricerca in oftalmologia italiana.

QUANDO LA MIOPIA È ELEVATA, CHE CHIRURGIA ESEGUIRE?

Da AICCER 2024 Matteo Forlini ha intervistato Ugo Cimberle sugli approcci da utilizzare per la chirurgia refrattiva in caso di miopia elevata, i limiti e le diverse strategie utilizzabili.

CHIRURGIA E ROBOTICA TRA PRESENTE E FUTURO

Da AICCER 2024 Matteo Forlini ha intervistato Marco Tavolato sulla chirurgia robotica in oculistica, il suo stato dell’arte e cosa ci possiamo aspettare per il futuro.

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EvEnti CongrEssuali

TALK EYESEE @S.I.S.O. 2024

Talk EyeSee è arrivato anche alla terza edizione del congresso nazionale della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO) che si è svolto a Roma dal 18 al 20 aprile 2024 all’Hotel Ergife. Ancora una volta Matteo Forlini e Alessandro Mularoni hanno condotto una serie di interessanti interviste peer-to-peer, con la collaborazione eccezionale di Michele Iester. Grande attenzione alle innovazioni, le esperienze e le novità in questo spazio libero di discussione tra medici oculisti, in uno scenario di collaborazione e scambio proficuo.

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GRANDI SUCCESSI E GRANDI TEMI PER L’OFTALMOLOGIA A SISO

Matteo Forlini ha intervistato il Professor Teresio Avitabile, Presidente SISO, sul successo del congresso e di tutti i temi discussi, anche spinosi, come ad esempio la questione delle iniezioni intravitreali o la riduzione dei DRG della cataratta a 800€. Tutti temi importanti per l’oftalmologia italiana e che SISO intende affrontare in collaborazione con le istituzioni.

LEUCOMI CORNEALI, COSA C’È DA SAPERE?

Matteo Forlini ha intervistato Alessandro Mularoni per Talk EyeSee sui leucomi corneali, una patologia sempre più frequente e con nuove espressioni. Il Dottor Mularoni ha parlato delle tecniche chirurgiche che possono essere utilizzate in questi casi, più o meno conservativi, per regolarizzare la cornea e di una nuova terapia medica in collirio.

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L’ANTIBIOTICO RESISTENZA, UNA BATTAGLIA DA AFFRONTARE

Matteo Forlini per Talk EyeSee ha parlato con Vincenzo Orfeo di antibiotico resistenza, una sfida per la medicina mondiale e che tocca anche l’oftalmologia. Il mondo dell’oculistica, secondo Orfeo, deve trovare delle strategie efficaci e non fare errori grossolani per non contribuire a incrementare le resistenze.

INIEZIONI INTRAVITREALI: LE NOVITÀ IN CAMPO

Massimo Nicolò, intervistato da Matteo Forlini, ha parlato delle novità nel campo delle iniezioni intravitreali, specialmente Faricimab e Aflibercept 8 mg. Questi due prodotti permettono di allungare i tempi di somministrazione tra un’iniezione e l’altra, abbassando il peso per i pazienti affetti da AMD o retinopatia diabetica.

CHATGPT E PRATICA OCULISTICA: AMICI O NEMICI?

Matteo Forlini ha intervistato per Talk EyeSee Giuseppe Giannaccare sulle prospettive dell’utilizzo di ChatGPT nella pratica oculistica e nell’aspetto della ricerca. Si tratta di uno strumento che può essere interessante, sempre tenendo un occhio di riguardo e con la presenza solida dello specialista, specialmente nel rapporto con i pazienti.

LE INNOVAZIONI DIGITALI PER LE PATOLOGIE RETINICHE

Stela Vujosevic, intervistata da Matteo Forlini, ha parlato delle nuove innovazioni digitali che possono supportare lo screening per le patologie retiniche. La pratica oftalmologica è supportata da un’altissima quantità di diagnostica per immagini, che si presta perfettamente a queste innovazioni, che ammettono la telemedicina o il monitoraggio a distanza.

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Ottica FisiOpatOlOgica

“MIOPIA, NON SOLO UN ERRORE REFRATTIVO”

Il simposio di EssilorLuxottica a SISO ha sottolineato come la miopia sia in realtà un nemico da combattere a più livelli

LLa miopia è molto più di un difetto refrattivo. Da qui si è partiti nel simposio intitolato “Miopia, non solo un errore refrattivo”, tenutosi il 18 aprile scorso al congresso nazionale della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO) e promosso da EssilorLuxottica. Come ha sottolineato il Professor Paolo Nucci, moderatore dell’incontro insieme alla Dottoressa Alessandra Balestrazzi, Presidente AIMO e al Professor Teresio Avitabile, Presidente della SISO, la miopia negli ultimi anni ha suscitato l’interesse degli specialisti soprattutto per la grande diffusione recente. Questo simposio voleva dare al pubblico un quadro di tutto ciò che la miopia può comportare, analizzato attraverso gli interventi di esperti del calibro del Professor Francesco Bandello, del Professor Leonardo Mastropasqua, del Dottor Andrea Lembo e della Dottoressa Xenia Bucella. Il focus dunque è stato sulle tecnologie per la gestione miopica in età evolutiva e le ultime evidenze scientifiche, sulle complicanze delle miopie elevate, su quali tecniche di chirurgia refrattiva scegliere nel miope adulto e, infine, la gestione dello strabismo nel soggetto miope.

LE ULTIME EVIDENZE SCIENTIFICHE PER LE LENTI H.A.L.T.

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Le “armi” a disposizione per combattere la miopia sono molte, ma la compliance del paziente è ciò che va tenuto più in considerazione, secondo Andrea Lembo. Questa diventa cruciale nella scelta del trattamento, tenendo conto di fattori come la familiarità, stile di vita del bambino ed età. Il clinico deve unire tutte le informazioni a sua disposizione e consigliare alla famiglia il trattamento migliore. Il Dottor Lembo ha sostenuto che la tecnologia H.A.L.T. (Highly Aspherical Lenslet Target) risulta molto efficace. “È una tecnologia a

defocus simultaneo competitivo, ovvero controlla la miopia su tutte le posizioni di sguardo”, ha spiegato Lembo. I primi risultati degli studi a un anno su una popolazione pediatrica miope cinese hanno accertato la riduzione dell’equivalente sferico e dell’allungamento del bulbo rispetto a un gruppo di controllo con lenti monofocali semplici. I risultati a due anni hanno aggiunto altri elementi importanti. “Lo stesso gruppo portato a due anni ha dimostrato un proseguo del rallentamento della progressione miopica, che è più efficace se l’occhiale è indossato 12 ore al giorno. È importante non sottocorreggere, non togliere gli occhiali per vicino e limitare lo sforzo accomodativo ai bambini”, ha sottolineato Lembo. Questo ha portato a un aggiornamento all’inizio del 2023 del Myopia Statement del WSPOS. I risultati a 36 mesi hanno dimostrato un continuo rallentamento della progressione e si è allungata l’età di utilizzo a dopo la pubertà; evidente un rallentamento anche nel gruppo precedentemente trattato con monofocali e passato solo al terzo anno all’utilizzo della tecnologia H.A.L.T. Infine, anche a 48 mesi c’è una riduzione netta della progressione miopica, collegandosi alla questione della compliance. “Sono pochi i trattamenti che dopo 48 mesi possono testare un’efficacia così elevata proprio grazie alla compliance dei pazienti”, ha sottolineato Andrea Lembo. Quest’anno, ha ricordato Lembo, usciranno sia i dati a cinque anni che quelli sulla popolazione non asiatica.

RALLENTARE LA PROGRESSIONE MIOPICA PER EVITARE LA MIOPIA PATOLOGICA

Un aumento drammatico della miopia a livello mondiale va anche a incidere su quelle che sono le forme più gravi, che hanno conseguenze sul segmento po-

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steriore dell’occhio. “La miopia in una certa percentuale di casi, oltre a essere un difetto refrattivo che si corregge con una correzione ottica, può essere patologica, con circa il 5% dei pazienti che ne soffrono”, ha esordito il Professor Francesco Bandello. La miopia patologica può produrre atrofia retinica, neovascolarizzazioni e alterazioni vitreoretiniche che possono portare a distacchi di retina o schisi maculare. Il fattore di rischio principale è sicuramente l’entità dell’errore refrattivo: più il bulbo oculare è allungato, più sono stirate le membrane oculari che portano a danni retinici. L’età è un altro fattore di rischio, così come il più recente concetto di dome-shaped macula (DSM), e l’assottigliamento della coroide. L’accrescimento dell’occhio durante le fasi dell’adolescenza ha un rapporto diretto con la possibilità di avere problemi futuri. “Per ogni diottria di incremento miopico, la probabilità di avere un danno maculare è pari al 58%”, ha spiegato Bandello. Il Professor Bandello ha concluso sottolineando com’è importante per gli oculisti cercare di prevenire le complicanze più gravi di una miopia elevata andando a rallentare la progressione miopica e, quando invece queste si presentano, fare di tutto per trattarle al meglio per il benessere del paziente.

CHIRURGIA REFRATTIVA: QUALE

TECNICA SCEGLIERE?

Se vogliamo correggere il difetto refrattivo ricorrendo alla chirurgia, a quale tecnica dobbiamo fare affidamento?

Una domanda spinosa a cui il Professor Leonardo Mastropasqua ha cercato di rispondere. “Quando parliamo di chirur-

gia della miopia ci troviamo di fronte a due grandi capitoli: la chirurgia corneale, con la PRK, la FemtoLASIK e la SMILE, e quella intraoculare, con la lente fachica, la CLE e la cataratta, se presente”, ha esordito. Il ventaglio delle possibilità è ampio e gli approcci sono molto diversi; fare un paragone, dunque, o cercare dei parametri certi, è estremamente difficile. L’importante è mantenersi sulla ‘optimal performance’. “Vuol dire considerare una serie di fattori, come i parametri oculari, gli errori refrattivi, l’età, le aspettative del paziente”, ha affermato Mastropasqua. Le linee guida che Mastropasqua cita sono quelle dell’American Academy of Ophthalmology, anche se sono ormai superate, anche alla luce della chirurgia della presbiopia. Tuttavia, in linea generale, per una miopia base, PRK e LASIK sono consigliate. Nelle miopie moderate però la preferenza ricade sulla LASIK, SMILE e sulle lenti fachiche, così come nelle miopie elevate sono consigliabili la SMILE e le lenti fachiche; nella miopia altissima invece, solo le lenti fachiche sono ideali. Il Professor Mastropasqua ha sottolineato l’importanza dell’età nella valutazione del paziente per una chirurgia refrattiva, così come la situazione clinica, tenendo sempre in considerazione le aspettative. Infine, l’esperienza del chirurgo è un aspetto fondamentale che dovrebbe saper fare tutte le tecniche, o riferire a un esperto per arrivare al miglior risultato.

DIAGNOSI E GESTIONE DELLO

STRABISMO NEL PAZIENTE MIOPE

La miopia può portare anche allo strabismo, come ci ricorda Xenia Bucella.

Il simposio promosso da EssilorLuxottica si è svolto in sala Orange I il 18 aprile scorso con una nutrita partecipazione

L’esempio classico è l’esotropia di Bielschowsky, che insorge nei giovani con miopie basse o moderate e si caratterizza con una diplopia che nel tempo coinvolge la visione da vicino. “Probabilmente è legata all’eccessiva attività prossimale che i giovani miopi hanno mediamente sempre e chi non usa correzione quando guarda da vicino”, ha sostenuto Bucella citando delle evidenze scientifiche sulla diffusione di questo tipo di esotropia negli ultimi anni, specialmente durante la pandemia di COVID-19. La gestione della diplopia coinvolge l’uso di prismi e, nei casi più gravi, la chirurgia. Per le miopie più importanti, con deformazioni strutturali, ci possiamo trovare davanti a heavy eye syndrome e sagging eye syndrome, che coinvolgono entrambe un’alterazione del fascicolo connettivale tra il retto laterale e il retto superiore, in modi però differenti, e prevedono due approcci chirurgici diversi. Le miopie più gravi, come ha ricordato anche il Professor Bandello, possono determinare distacchi di retina e patologie maculari. Proprio gli interventi per il distacco di retina, come il cerchiaggio, possono causare strabismo come effetto collaterale. Infine, con alcune patologie maculari legate alla miopia possono esserci conseguenze anche nella visione binoculare, come nella dragged fovea diplopia syndrome, quadro complicato e non raro. “Come abbiamo visto, la miopia coinvolge più livelli ed è quindi importante il lavoro di équipe di specialisti su tutti i livelli”, ha concluso la Dottoressa Bucella.

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Ottica FisiOpatOlOgica

“MIOPIA, NON SOLO UN ERRORE REFRATTIVO”

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L’IMPORTANTE PRESENZA DI ESSILORLUXOTTICA AL CONGRESSO SISO

Il Presidente SISO Teresio Avitabile si è detto contento della partecipazione di un’azienda come EssilorLuxottica al congresso SISO, che segna il continuo di una collaborazione tra classe medica e ottici per l’interesse dei pazienti.

L’IMPATTO DELLA MIOPIA SUL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE

La Presidente AIMO Alessandra Balestrazzi ha parlato del peso che la miopia ha e avrà in futuro sul SSN. Gli oculisti devono tutti impegnarsi per trattare e prevenire la miopia, che può comportare anche disturbi molto importanti.

PERCHÉ È IMPORTANTE GESTIRE LA MIOPIA FIN DA BAMBINI?

Il Professor Francesco Bandello parla dell’importanza di gestire la miopia fin da piccoli e degli accorgimenti da prendere per prevenirla. Le miopie gravi possono portare a importanti complicanze a livello retinico che possono compromettere la qualità visiva del paziente adulto.

QUATTRO TAKE HOME MESSAGE DAL SIMPOSIO DI ESSILORLUXOTTICA

Il Professor Paolo Nucci, moderatore al simposio sulla miopia di EssilorLuxottica, ha sottolineato quali sono stati i take home message che questo incontro ha lasciato agli specialisti della visione quando si parla di lotta alla miopia.

LA TECNOLOGIA H.A.L.T. PER LA GESTIONE DELLA PROGRESSIONE MIOPICA

Il Dottor Andrea Lembo, citando i dati a 4 anni usciti sulle lenti a tecnologia H.A.L.T., sostiene che le lenti a defocus periferico sono molto efficaci nella gestione della progressione miopica anche per quanto riguarda la compliance del piccolo paziente al trattamento.

QUANTO INCIDE IL GRADO DI MIOPIA SULLA SCELTA DELLA CHIRURGIA REFRATTIVA?

Il Professor Leonardo Mastropasqua parla della scelta della chirurgia refrattiva a seconda del grado di miopia, ma non solo: molto importanti sono altri fattori, come l’età, la situazione clinica del paziente, o i suoi parametri oculari.

NEL CASO DI BAMBINI MIOPI CON STRABISMO, QUAL È LA PRIORITÀ DI INTERVENTO?

La Dottoressa Xenia Bucella ha parlato della necessità che si deve avere per un’adeguata correzione della progressione miopica anche in vista di interventi e trattamenti per lo strabismo nei bambini miopi.

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«PROTEZIONE CAPILLARE»

NELLA RETINOPATIA DIABETICA

Biomassa essiccata dell’alga Euglena gracilis

Boswellia e.s. titolato

Quercetina da Sophora japonica L. ( os)

Olivo (Olea europaea L., folium) es. tit. 30%

di cui acido oleanolico

Vitamina D3

Vitamina B12 Per

* Valori Nutritivi di Riferimento ai sensi del Reg. UE 1169/2011

Contenuti medi
1 compressa 375 mg 100 mg 100 mg 50 mg 15 mg 10 mcg 2,5 mcg VNR%* 200 100
dose giornaliera
Materiale informativo riservato per i signori medici. 009 MI OHA2 04/2024

Ottica FisiOpatOlOgica

GLOBAL MYOPIA AWARENESS COALITION, INSIEME PER LA MIOPIA

Il punto di vista della nuova Direttrice del Board, Olga Prenat

C

Intervista a Olga Prenat, Direttrice, Medical&Professional Affairs, EssilorLuxottica e Direttrice del board della Global Myopia Awareness Coalition

Cos’è la Global Myopia Awareness Coalition (GMAC), quando è iniziato il suo percorso e perché EssilorLuxottica ha deciso di supportare questa iniziativa?

La Global Myopia Awareness Coalition o GMAC è un gruppo diversificato di aziende nel settore eye care, associazioni che si occupano di salute della vista e fornitori che si sono uniti per sensibilizzare sulla miopia infantile e incoraggiare i genitori a iniziare a parlare di gestione della miopia con i loro professionisti della visione di fiducia e chiedere loro sulle ultime soluzioni disponibili.

Il percorso della GMAC è iniziato quando molte aziende e associazioni si sono riunite alla fine del 2018 per discutere dell’idea di collaborare a livello globale per aumentare la sensibilità generale sulla miopia infantile, il rischio di condizioni oculari associate a essa e quali azioni i genitori possono intraprendere per gestire i loro fi -

gli con miopia. Da qui nel gennaio 2019 è nata GMAC. Come membro della GMAC, EssilorLuxottica riconosce che per fare informazione e sensibilizzazione su scala globale, tutti gli stakeholder coinvolti nella sanità e cura della vista devono unire le forze. Perciò, rimane una priorità di EssilorLuxottica lavorare con partner mondiali come GMAC. Oggi, EssilorLuxottica continua a impegnarsi nel contrastare la miopia, sia attraverso gli avanzamenti della ricerca e dell’innovazione, condividendo il suo expertise ai forum internazionali, sia creando delle partnership con un focus molto forte su informazione e sensibilizzazione, per contribuire ad avere un impatto necessario sulla vita dei bambini ovunque.

Qual è la mission di GMAC e quali sono i suoi obiettivi?

GMAC è stata fondata con la mission di promuovere la consapevolezza del pubblico sulla miopia infantile attraverso canali diretti con il consumatore e sensibilizzando i governi, le ONG, e altre associazioni che si occupano di sanità. GMAC non sostiene un approccio clinico specifico. Invece, è stata pensata per stimolare l’interesse pubblico e un dialogo immediato tra genitori e specialisti della visione.

La Global Myopia Awareness Coalition ha recentemente annunciato il suo nuovo Direttivo per il 2024, incluso un nuovo Direttore, e rinforza il suo impegno nel sensibilizzare e promuovere una maggiore comprensione e azioni per gestire la miopia infantile. Sono fiera di servire come nuova

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Olga Prenat

di Laura Gaspari

Come coalizione guidata dalle aziende, GMAC è stata fondata con la mission di promuovere la consapevolezza del pubblico sulla miopia infantile come patologia trattabile attraverso canali diretti con il consumatore e sensibilizzando i governi, le ONG, e altre associazioni che si occupano di sanità.

Olga Prenat

Direttrice del Board di GMAC per conto di EssilorLuxottica e non vedo l’ora di continuare a costruire nuovi programmi di sensibilizzazione nel 2024. Il focus di GMAC era incentrato sugli Stati Uniti all’inizio, poi si è espanso al Regno Unito e al Canada e ora non vediamo l’ora di continuare a espanderlo in tutto il mondo.

La Direttrice del Board uscente è Lisa McAlister, attuale Direttrice del Regional Strategy & Marketing, EMEA, di Johnson&Johnson Vision. Gli altri membri del consiglio GMAC per il 2024 sono:

• Enzu Jeon, Senior Director, Global Strategic Marketing, Pediatric Eye Health Stronghold, di Johnson&Johnson Vision

• Jennifer Lambert, Direttrice Senior, Global Myopia Management, CooperVision

• François Couillard, CEO, Associazione Canadese degli Optometristi

• Matt Geller, OD, Co-Fondatore & CEO, Eyes on Eyecare

• Nitin Jain, Presidente (Americhe), Euclid Vision Group

• Bill Scott, Presidente, Jobson Healthcare Information

• Lori Archer, CEO, UnitedHealthcare Vision

• Sandra Block, OD, MED, MPH, Presidente, World Council of Optometry

Quanto è importante sensibilizzare i genitori e non solo i genitori, con i diversi stakeholder della vista e della salute dei bambini? Come gruppo, dobbiamo continuare con i nostri sforzi collettivi per fare la differenza, soprattutto aumentando la consapevolezza dei genitori, poiché svolgono un

ruolo essenziale nell’avere influenza sugli atteggiamenti e gli stili di vita dei bambini. I genitori possono svolgere un ruolo nell’aiutare i bambini a gestire la loro miopia adottando misure proattive e discutere con i professionisti della visione sulla prevenzione della miopia, sulla diagnosi precoce e sulla regolarità degli esami oculistici, o chiedere informazioni sulle opzioni di gestione della miopia, che possono aiutare a rallentare la progressione miopica e ridurre l’impatto che questa ha sulla salute a lungo termine dei bambini. GMAC ha lavorato con i genitori per sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso diverse campagne rivolte ai consumatori, ma oltre a continuare su questa strada, è importante che ottici, optometristi, ortottisti, oftalmologi, specialmente quelli pediatrici, continuino a essere coinvolti e partecipare. È anche importante considerare i primi contatti per i genitori, che generalmente sono pediatri, o infermieri di comunità, o i medici di base e medici di famiglia; quindi, dobbiamo anche andare oltre gli operatori oculistici e ottici. Ad esempio, i pediatri sono un obiettivo importante per questa campagna perché la maggior parte dei genitori ascolta i consigli del pediatra o del medico di famiglia. Dobbiamo quindi continuare a lavorare verso un aumento della consapevolezza e relazioni sempre più forti con tutti gli operatori sanitari e oculistici e attori coinvolti a livello globale.

Per maggior informazioni, consultate il sito https://www.myopiaawareness.org/

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HOYA A S.I.S.O.: IMPEGNO ETICO

PER IL BENESSERE DEI GIOVANI MIOPI IN COLLABORAZIONE

CON LA COMUNITÀ SCIENTIFICA.

In una speciale intervista durante il Congresso S.I.S.O.,

il Prof. Paolo Nucci, Ordinario di Oftalmologia all’Università

Statale di Milano, e Maurizio Veroli, Amministratore Delegato di HOYA Italia, hanno sottolineato l’urgenza di adottare soluzioni efficaci per contrastare la progressione della miopia nei giovani.

IIl Prof. Nucci ha enfatizzato la necessità di interventi concreti e ha accolto con favore i progressi scientifici nel settore oftalmico. “Le lenti DIMS di HOYA rappresentano un’importante innovazione nel trattamento della miopia,” ha affermato. “La loro efficacia nel rallentare la progressione della miopia è stata dimostrata da numerosi studi clinici.”

Per collegarsi al video, scansionare il codice QR

Veroli ha illustrato l’impegno di HOYA nell’offrire soluzioni non solo per correggere la miopia, ma anche per prevenirne il peggioramento.

“Le lenti MiYOSMART con tecnologia DIMS rappresentano una svolta significativa,” ha dichiarato. “Uno

studio clinico pluriennale ha confermato che queste lenti possono ridurre la progressione della miopia fino al 60%.”

Attualmente, oltre 70.000 giovani italiani beneficiano delle lenti DIMS, mentre nel mondo il loro utilizzo supera i 2,5 milioni. “Questi numeri parlano da soli,” ha commentato Veroli. “La nostra missione è rendere questa innovazione accessibile al maggior numero possibile di persone.”

L’impegno congiunto tra Comunità Medica, Hoya e Ottici-Optometristi si conferma cruciale nella lotta contro la miopia.

44 News dalle azieNde

L’UTILIZZO DEI FILTRI

FOTO-SELETTIVI SUN-BLOCKER

UUn argomento caro a chi si occupa di ipovisione è sicuramente l’utilizzo di filtri foto-selettivi, dispositivi che nel corso degli anni hanno assunto diversi nomi, come filtri medicali, filtri foto-protettivi e simili. A nostro modesto parere il termine più appropriato è “foto-selettivi” poiché ciò che differenzia questi filtri da una classica lente colorata da sole è proprio la precisione nanometrica nel selezionare quale radiazione luminosa lasciar passare e quale invece schermare. L’appellativo “filtro medicale”, invece, potrebbe risultare fuorviante, in quanto lo scopo di questi dispositivi esula dalla terapia delle patologie oculari, ma si inserisce nel contesto più ampio della gestione ottimale del residuo visivo e della prevenzione.

La divisione aziendale Soft Care di DAI Optical, interamente dedicata allo sviluppo e alla produzione degli ausili per ipovisione e vista fragile, ha sviluppato un’intera serie di filtri foto-selettivi chiamati SUN-BLOCKER, per soddisfare tutte le esigenze delle persone ipovedenti o affetti da patologie oculari.

FUNZIONI

Il taglio selettivo di questi filtri permette di decidere quali lunghezze d’onda possono raggiungere l’occhio e quali, invece, devono venir schermate. Da qui nasce la prima importante funzio-

ne dei filtri foto-selettivi, ovvero proteggere l’occhio dalle radiazioni UV. Ricordiamo brevemente che, sebbene il 99% delle radiazioni UV viene assorbita del cristallino, esse hanno effetto catarattogeno e che le radiazioni UV sono classificate come cancerogeno di classe 1 dall’IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) gestita dall’OMS.

Questi filtri vengono differenziati in base allo spettro in trasmittanza, ovvero il grafico che mostra quali radiazioni vengono trasmesse dal filtro e quali no. Tutti i filtri foto-selettivi della divisione Soft Care di DAI Optical riescono a bloccare anche le radiazioni HEV (High Energy Visible-light) ovvero le radiazioni blu-viola che, pur facendo parte della luce visibile, hanno un’energia elevata e potrebbero essere correlate ad una degenerazione precoce delle strutture oculari.

L’utilità del taglio selettivo non si limita alla protezione delle strutture oculari ma ha anche benefici in termini visivi. L’utilizzo del filtro può, infatti, migliorare la sensibilità al contrasto della persona ipovedente, che potrà percepire meglio i dettagli delle immagini o di un testo. Sebbene questo miglioramento sia soggettivo, spesso può fare la differenza e permette una visione più nitida in diverse attività quotidiane. Inoltre, una delle problematiche più sentite dagli ipovedenti è l’abbagliamento, che impedisce una visione confortevole soprattutto in ambienti esterni. Spesso anche la transizione tra condizioni luminose differenti, come passare da una stanza chiusa ad un ambiente esterno, risulta problematica, in quanto la velocità di adattamento alla luce è spesso compromessa nei soggetti ipovedenti. L’utilizzo di un filtro foto-selettivo evita questa problematica, in quanto l’occhio riceve una protezione specifica e adeguata.

SUN-BLOCKER BY DAI OPTICAL I filtri foto-selettivi sviluppati dagli ingegneri DAI Optical coprono una vasta gamma di tagli specifici in lunghezza d’onda, per soddisfare ogni esigenza delle persone ipovedenti o affette da patologie oculari. I tagli in lunghezza d’onda variano dai 420 ai 600 nanometri con ben 8 tagli intermedi (420, 450, 450-Green, 480, 500, 530, 540, 550, 600nm), e possono essere combinati con dei film sottili polarizzati più o meno scuri anche sfumati.

Ogni filtro SUN-BLOCKER prodotto da DAI Optical viene corredato di un certificato contenente lo spettro in trasmittanza reale del dispositivo, per testimoniare l’aderenza del taglio rispetto a quello atteso o prescritto. Inoltre, il taglio specifico in lunghezza d’onda può essere applicato ad ausili ottici come iper-correttivi prismatici, sistemi aplanatici, lenti per fissazione eccentrica, per realizzare un ausilio completo, personalizzato e che inglobi tutte le funzioni utili alla persona ipovedente.

45 News
dalle azieNde

UN NUOVO TRATTAMENTO

CON IONTOFORESI SCLERALE PER LA SOMMINISTRAZIONE

TOPICA OCULARE DI LUTEINA

CON DISPOSITIVO MEDICO CERTIFICATO CE

ILo scopo di un trattamento di somministrazione topica di luteina è quello di migliorare le strategie di prevenzione fornendo un metodo efficiente nell’arricchire il pigmento maculare e per ottenere una maggiore compliance del paziente alla terapia rispetto alla somministrazione orale.

LA LUTEINA

Nel corpo umano, la luteina è concentrata nella macula, l’area centrale della retina deputata alla visione distinta e dei colori, dove agisce da schermo protettivo naturale della funzione ed integrità delle cellule retiniche.

A seguito di un’integrazione orale giornaliera di 10 mg di luteina (dosaggio più comune nei prodotti in commercio), è stato dimostrato che la concentrazione plasmatica di luteina aumenta da 3 a 5 volte rispetto ai valori basali negli adulti sani e nei soggetti affetti da DMLE. (1)

Un aumento sostanziale dei pigmenti maculari può essere riscontrato solo dopo almeno tre mesi di integrazione orale e può essere influenzata da diversi fattori coinvolti nel suo assorbimento e trasporto plasmatico:

• tipo di luteina

• quantità di grassi nella dieta

• concomitante ingestione di fibre

• fattori genetici

Il maggior limite dell’assunzione orale giornaliera è tuttavia la scarsa compliance della maggior parte dei pazienti, che dopo un periodo più o meno lungo, tende ad interrompere l’integrazione di luteina. L’interruzione dell’assunzione di luteina, tuttavia, fa perdere dopo pochi mesi ogni beneficio della terapia e la degenerazione maculare può continuare a progredire. (1)

Nuova metodologia di somministrazione di luteina mediante IONTOFORESI SCLERALE Brevetto OffHealth S.p.A

• età

46 News dalle azieNde

Recentemente è stato studiato e brevettato un nuovo metodo di somministrazione della luteina per via topica (sclerale), denominato IONTORETINA® Brevetto OffHealth S.p.A. (2) Lo scopo della somministrazione topica di luteina è quello di veicolare una concentrazione maggiore del carotenoide alla macula, intensificandone gli effetti protettivi e minimizzando i limiti della ridotta compliance dei pazienti all’integrazione orale, come sopra esposto. Durante la iontoforesi, una corrente pulsata applicata tramite un elettrodo a forma di imbuto posto a contatto dell’epitelio che ricopre la sclera e un secondo elettrodo posto sulla cute intorno all’orbita, consente la formazione di un microcampo elettrico unidirezionale attraverso l’epitelio congiuntivale e la sclera, che permette di far penetrare la soluzione di luteina ionizzata. Gli elettrodi sono collegati ad un generatore di corrente pulsata a bassissima intensità (2.5

mA). La durata della somministrazione durante l’applicazione di iontoforesi sclerale è di quattro minuti.

Il mantenimento dell’integrità della superfice oculare durante il trattamento (non è necessario rimuovere gli epiteli corneali o sclerali) consente di eliminare teoricamente ogni complicanza legata all’intervento stesso, come evidenziato negli studi preclinici e clinici eseguiti sulla procedura. (1,2)

IONTORETINA®

È un dispositivo medico composto da due Kit.

Il primo kit Iontoretina è un Medical Device di classe IIB e contiene

• Siringa pre-riempita, sterile monouso contenente 2 ml di LIPO+, una soluzione ipotonica liposomiale cationica di LUTEINA (0,1% di luteina cristallina FloraGLO®, Kemin Foods L.C.)

• Applicatore oculare corneo-sclerale sterile monouso per iontoforesi

• Elettrodo di ritorno

Il secondo Kit Iontoretina K-IONO è un Medical Device di classe IIA e contiene

• Generatore K IONO

• Cavo di connessione caricatore per il generatore.

BIBLIOGRAFIA

1) Lombardo M, Serrao S, Lombardo G. Challenges in Age-Related Macular Degeneration: From Risk Factors to Novel Diagnostics and Prevention Strategies. Front Med (Lausanne). 2022 Jun 6; 9:887104. doi: 10.3389/ fmed.2022.887104. PMID: 35733877; PMCID: PMC9207205.https://www.ncbi. nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9207205/ pdf/fmed-09-887104.pdf

2) Lombardo M, Villari V, Micali N, Roy P, Sousa SH, Lombardo G. Assessment of trans-scleral iontophoresis delivery of lutein to the human retina. J Biophotonics. 2018 Mar;11(3). doi: 10.1002/jbio.201700095. Epub 2017 Sep 8. PMID: 28700128. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28700128/

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