A Piero Sanpaolo
Copyright 2025
ISBN 978-88-31256-77-3
Grafica e stampa
FGE srl – Fabiano Gruppo Editoriale
Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI)
Sede Operativa: Reg. Rivelle 7/F – 14050 Moasca (AT)
Tel. 0141 1706694 – Fax 0141 856013
info@fgeditore.it – www.fgeditore.it
Gli Autori e l’Editore declinano ogni responsabilità per eventuali errori contenuti nel testo. Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione totale o parziale.
2.3.3 LE
2.3.3.a Scleral pocket incision
2.3.3.b Incisioni di servizio
2.3.6.b Viscoepressione
2.3.6.c Metodo two Sinskey
2.3.6.d Tecnica fish-hook 2.3.7 TECNICHE
2.3.7.a Faco-frattura manuale
2.3.7.b Nucleo-fractis
2.3.7.c Phaco-sandwich tecnique
2.3.7.D Tecniche di faco-sezione con laccio a cappio
2.3.8 IDROESPRESSIONE
2.3.9.a Aspirazione manuale
2.3.9.b Aspirazione automatizzata
2.3.10 TECNICHE DI IMPIANTO DELLA IOL NELLA M-SICS 45
2.3.10.a Tecniche di impianto di una IOL in PMMA
2.3.10.b Tecniche di impianto di una IOL pieghevole
2.3.11 QUANDO
UTILITÀ DELLA TECNICA M-SICS
5.1 GESTIONE CHIRURGICA DELLA FACODONESI
5.1.1 LISI ZONULARE DI 1 QUADRANTE
5.1.1.a IOL nel sacco o no?
5.1.2 INTERVENTI CHIRUGICI
5.1.3 L’INTERVENTO CHIRURGICO PASSO DOPO PASSO 119
5.2 FACODONESI: ICCE CON TECNICA M-SICS
5.2.1 L’INTERVENTO CHIRURGICO PASSO DOPO PASSO 122
5.2.2 ILLUSTRAZIONI DELL’INTERVENTO DI ICCE CON TECNICA M-SICS
5.3 ESTRAZIONE DI UN NUCLEO DISLOCATO POSTERIORMENTE (NUCLEO LUSSATO) CON PFCL
5.4 RECUPERO DI UNA IOL O DI UN COMPLESSO IOL-SACCO DISLOCATO POSTERIORMENTE
5.5 ESTRAZIONE DI UN COMPLESSO IOL-SACCO DISLOCATO POSTERIORMENTE
INTRODUZIONE
Al giorno d’oggi la facoemulsificazione è la tecnica universalmente più utilizzata e diffusa nel campo dell’oftalmologia. Essa ha raggiunto così alti livelli di sicurezza e precisione, anche nella correzione ottica, che viene definita come “chirurgia refrattiva della cataratta”.
Il continuo miglioramento delle tecniche chirurgiche, degli apparati facoemulsificatori, delle proprietà ottiche delle IOLs, hanno reso questa tecnica, introdotta da Kelman ormai più di cinquant’anni fa, il gold standard della chirurgia di una patologia che sappiamo quanto sia altamente invalidante e quanto siano alti i suoi costi sociali.
Tuttavia, ci sono casi particolari in cui la più vecchia tecnica di estrazione extra-capsulare della cataratta si rivela come la scelta più opportuna, in quanto le condizioni oculari possono essere così compromesse da rendere la faco a rischio di importanti complicanze intraoperatorie o postoperatorie, sia precoci che tardive.
Scopo di questo libro è di approfondire le tecniche pianificate di estrazione extracapulare della cataratta optando per l’alternativa tecnica mini-incisionale manuale (M-SICS), da sfruttare in casi particolarmente difficili. Utilizzata per l’estrazione dell’intero nucleo attraverso una incisione a tunnel dalle dimensioni più piccole possibili, essa ha infatti peculiari proprietà anastigmogene che consentono di superare i limiti della extracapsulare tradizionale, caratterizzata da una ampia incisione limbare che necessita obbligatoriamente di sutura.
Come sappiamo, per diversi decenni del secolo scorso la tecnica extracapsulare tradizionale, è stata la procedura chirurgi -
ca più praticata per l’estrazione della cataratta. Negli anni ‘80, quando hanno iniziato a diffondersi le prime lenti intraoculari, essa aveva già soppiantato la tecnica Intracapsulare, perchè si aveva la necessità di avere il sostegno del sacco capsulare per la centratura e la stabilità della IOL.
Nella ECCE tradizionale l’incisione è limbare, dalle ore 10 alle ore 2, ossia di circa 10-12 mm e prevede, alla fine dell’intervento, l’apposizione di diversi punti di sutura, con un effetto sull’astigmatismo postoperatorio non sempre ottimale e prevedibile.
Come evoluzione della estrazione extracapsulare classica si è sviluppata, passo dopo passo, una nuova tecnica manuale di estrazione della cataratta denominata M-SICS ossia tecnica
mini-incisionale manuale, con caratteristiche peculiari proprie. Nel 1987 Blumenthal pubblicò il primo articolo sulla tecnica
Mini-NUC che prevedeva l’estrazione dell’intero nucleo attraverso un tunnel sclerale di dimensioni ridotte, tramite l’utilizzo di un mantenitore della camera anteriore e di uno “scivolo” in plastica (lens glide).
Questa idea ha dato il via ad una nuova concezione per l’estrazione extracapsulare del nucleo attraverso una incisione di dimensioni molto più ridotte.
La tecnica manuale mini-incisionale ha avuto una larga diffusione a partire dagli anni ‘90, sostanzialmente per motivi socio-economici, in Paesi in cui non vi era diffusa disponibilità di elevata tecnologia.
Infatti, gli sviluppi avvenuti negli stessi anni nel campo della facoemulsificazione, avevano portato all’esigenza di ottenere lo stesso ridotto astigmatismo postoperatorio, di eseguire inci -
sioni sutureless e di sfruttare la capsuloressi circolare continua e l’impianto della IOL nel sacco capsulare anche nella tecnica di estrazione manuale della cataratta.
Non è un caso che si sia andata sviluppando soprattutto in India, un Paese con un enorme bacino di pazienti da operare di cataratta ma con un relativo basso numero di chirurghi e, all’epoca, scarsa disponibilità di tecnologia.
Proprio in questa regione del mondo la SICS ha avuto il merito di rendere possibile un gran numero di interventi di cataratta a basso costo, svolgendo una fondamentale funzione socio-sanitaria.
Si pensi infatti che, con l’affinamento della tecnica, diversi chirurghi sono riusciti ad eseguire questa tecnica anche in più di 60 interventi giornalieri.
La M-SICS appare oggi una tecnica manuale matura che può essere utile anche nel mondo Occidentale e addirittura nelle nostre sale operatorie ipertecnologiche.
In casi particolarmente difficili, infatti, può essere molto utile sia per il moderno chirurgo del segmento anteriore che per il chirurgo del segmento posteriore.
Si possono evitare, in tal modo, le complicanze legate all’uso di potenze eccessive degli ultrasuoni durante la facoemulsificazione di cataratte brunescenti o dure (“hard rock”), per evitare ustioni dell’ingresso principale, oppure in caso di cornee con conta endoteliale ridotta, per evitare il rischio di scompensi corneali post-operatori, edema maculare cistoide, o gravi complicanze come l’aumentato rischio di lussazione del nucleo, nel caso di marcata lassità zonulare, nelle cataratte sublussate per trauma o in pseudoefolatio lentis molto avanzate con facodonesi marcata.
Anche il chirurgo vitreoretinico può sfruttare i vantaggi della
M-SICS, come per esempio in caso di estrazione Intracapsulare per lesione estesa delle fibre zonulari, o anche per il recupero di nuclei voluminosi e duri lussati in camera vitrea, per evitare di lesionare le strutture retiniche, come invece può accadere con la endo-facoemulsificazione tramite il fragmatomo, con uso di energie eccessive e pericolose. In conclusione, anche se noi oggi utilizziamo strumentazioni sofisticate e performanti, come gli apparati di facoemulsificazione di ultima generazione, il femto-laser nella tecnica FLACS, dobbiamo conoscere e poter scegliere una tecnica manuale come la M-SICS, che deve convivere con la Tecnologia avanzata nel bagaglio del moderno chirurgo, che la può sfruttare nella gestione di casi particolarmente complicati. Facciamo qualche passo indietro: come si è arrivati alla tecnica
M-SICS moderna?