Montaggio lenti progressive

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ISBN 978-88-89629-73-4 Euro 38,00 Scelta e montaggio delle lenti progressive


Scelta e montaggio delle lenti progressive Silvano Abati Matteo Fusi Giuseppe Migliori

Fabiano Editore


Disegni ed illustrazioni: Massimiliano Crespi

Copyright 2010 – Fabiano Editore Fabiano Editore Reg. San Giovanni 40 – Canelli (AT) Tel. 0141 827801 – Fax 0141 827830 e-mail: editore@fabianoeditore.it – www.fabianoeditore.it È vietata ogni riproduzione totale o parziale di testi e illustrazioni. Gli Autori e l’Editore declinano ogni responsabilità per eventuali errori contenuti nel testo. Tutti i diritti sono riservati.

ISBN 978-88-89629-73-4


Sommario 5 7

Presentazione Premessa

Parte 1. 11 12 17 25 28 30 34 36 38

Parte 2. 41 41 44 46 50 51 52

Lenti progressive a porto abituale

1.1 Introduzione 1.2 Cenni storici sulle lenti progressive 1.3 Aspetti caratteristici delle lenti progressive 1.4 Classificazione delle lenti progressive 1.5 Lenti progressive di ultima generazione, non personalizzate 1.6 Limiti imposti dalla scelta di una lente progressiva standard di ultima generazione 1.7 Lenti progressive personalizzate 1.8 Indicazioni e controindicazioni all'uso delle lenti progressive Conclusioni

Lenti per la compensazione del vicino intermedio

2.1 Introduzione 2.2 Necessità visive per vicino-intermedio 2.3 Distanza massima d’uso di una lente per vicino intermedio 2.4 Tipologie di lenti per vicino-intermedio 2.5 Ordinazione di una lente per vicino intermedio 2.6 Montaggio di lenti per vicino-intermedio Conclusioni

Parte 3. Rilevamento parametri per un corretto montaggio 55 56

3.1 3.2

Introduzione Rilevamento dei parametri necessari per il corretto montaggio delle varie tipologie di lenti progressive Distanza Assi Visuali (DAV) Altezza centri pupillari dal bordo inferiore della montatura Rilevamento della distanza apice corneale-lente (DAL) Rilevamento dell'angolo pantoscopico Angolo di avvolgimento del fontrale Montaggio e controllo di L.P.

56 58 59 61 63 64

3.3 3.4 3.5 3.6 3.7 3.8

65 71

Dizionario essenziale Bibliografia



Presentazione Nel settore della compensazione della presbiopia con ausili ottici, le lenti che più riescono a rendere la visione del presbite vicina a quella del non presbite sono sicuramente le lenti progressive (L.P.). In queste semplici note, senza entrare in tecnicismi, dopo un breve cenno sulla loro nascita, verrà fornita una descrizione delle L.P. costruite con parametri standardizzati e previste per un uso generico definite solitamente come “L.P. standard a porto abituale”. Ne verranno poi illustrate le limitazioni e come queste possano essere generalmente superate utilizzando L.P. personalizzate (individuali). Di queste, oltre a fornire le indicazioni basilari necessarie a comprenderne l’uso, verranno illustrati i vantaggi e i casi in cui diventa pressoché indispensabile il loro utilizzo. Nella seconda parte, dopo aver illustrato le tipologie di lenti per attività specifiche, ne descriveremo le caratteristiche e le peculiarità fornendo indicazioni per ottimizzarne l’uso. Nella terza parte illustreremo le metodiche per il rilevamento manuale dei parametri necessari per un corretto montaggio ed i controlli da eseguire a lenti approntate.

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Parte 1 | LENTI PROGRESSIVE A PORTO ABITUALE

Premessa Uno dei compiti che l’ottico-optometrista si trova ad affrontare più di frequente è il trattamento dei soggetti presbiti; questo prevede di determinare il giusto valore di addizione (*) (Add.), di consigliare quando e come utilizzare l'occhiale per vicino e di illustrare le caratteristiche degli ausili visivi che vengono proposti. Il cristallino, organo responsabile dell’accomodazione (*), invecchiando riduce progressivamente la capacità di modificare la propria curvatura; ciò provoca una diminuzione del potere accomodativo (*) e di conseguenza un allontanamento del punto prossimo (*) dall'occhio. La riduzione dell’ampiezza accomodativa (*) continua fino all’età di circa 60 anni. Questo comportamento comincia a creare problemi mediamente dai 40 anni in poi, età in cui insorgono i primi segni di affaticamento o di sfuocamento (*) nella visione da vicino. La difficoltà non è legata solo al valore d’accomodazione disponibile, ma anche alle esigenze visive cui la persona deve far fronte: se consideriamo, ad esempio, due soggetti che hanno la stessa ampiezza accomodativa ma dei quali uno usa la visione da vicino solo per leggere per pochi minuti, mentre l’altro deve sostenere un’intera giornata di lavoro a distanza prossima, è intuibile come quest’ultimo manifesterà molto prima i sintomi della presbiopia. Il soggetto presbite non corretto o sottocorretto riferisce di essere costretto a "sforzare" i propri occhi quando svolge le attività da vicino; ciò provoca l’insorgenza di disturbi astenopici (*) caratterizzati da mal di testa, bruciore degli occhi, nausea e sonnolenza. La spiegazione più realistica di questo sintomo è che lo sforzo accomodativo (*) necessario va ad intaccare quella riserva di potere accomodativo non sfruttata, generalmente valutata come corrispondente alla metà o ad un terzo del potere accomodativo stesso, che consente di mantenere una visione confortevole nel tempo. Inoltre lo sforzo accomodativo può richiamare un valore eccessivo di convergenza accomodativa (*) inducendo affaticamento anche a livello del sistema motorio. Anche le ametropie presenti influenzano l'insorgenza della presbiopia in modo diverso a seconda che siano corrette o meno: l'ipermetrope non corretto o sottocorretto ha il punto prossimo più lontano dell'emmetrope, cosicché i sintomi della presbiopia compariranno in anticipo; al contrario, il miope non corretto o sottocorretto sfrutta l'eccesso di potenza per compensare il deficit accomodativo e questo ritarderà la comparsa dei problemi legati alla presbiopia. Nel caso in cui l’ametropia sia corretta con lenti oftalmiche vi è ugualmente un comportamento diverso: al miope è richiesto uno sforzo accomodativo minore ed all'ipermetrope maggiore: la variazione dipende della potenza della lente oftalmica e dalla sua distanza dall'apice corneale (DAL). Nella fase incipiente della presbiopia vengono riferiti disturbi che insorgono principalmente nelle ultime ore della giornata lavorativa a causa della stanchezza accumulata. Nella fase conclamata verrà riferito sfocamento alle brevi distanze, difficoltà per leggere i caratteri piccoli, i numeri di telefono o infilare l’ago. L'Add. da prescrivere ad un presbite deve essere tale da permettergli visione nitida e confortevole a distanza ravvicinata; questo si ottiene facendo in modo che il soggetto eserciti solo una parte del potere accomodativo di cui dispone, lasciando la restante come riserva

(*) Questo simbolo vi rimanda al Dizionario essenziale situato a pag. 65

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inutilizzata. Nel calcolo dell'Add. quindi, non si deve tener conto di tutto il potere accomodativo disponibile, ma solo di una parte di esso la cui entità varia in funzione del criterio cui si fa riferimento: per alcuni autori (Lawrence 1920, Maxwell 1937) la riserva deve essere pari alla metà dell'ampiezza accomodativa, mentre secondo altri (Sheard 1918, Giles 1965) tale valore è sufficiente che sia pari ad un terzo del potere accomodativo totale. È quindi previsto che si conosca l’esatta distanza di lavoro e l’ampiezza accomodativa: la prima sarà misurata dopo aver chiesto al soggetto di posizionare l'ottotipo alla distanza cui di solito legge o lavora, mentre il potere accomodativo si può determinare in base ai valori medi legati all'età o, meglio, misurandolo direttamente con opportuni test optometrici. Si deve quindi arrivare a prescrivere una correzione che consenta una visione nitida e confortevole alle distanze a cui il soggetto abitualmente legge, lavora o svolge il proprio hobby. Non bisogna dimenticare tuttavia che il soggetto dovrà adattarsi ad una visione diversa da quella a cui era abituato, in particolare per quanto riguarda il restringimento dell’intervallo di visione nitida (*), questo si verificherà sia la prima volta che metterà gli occhiali per vicino e ancor più tutte le volte che si renderà necessario un aumento dell'Add. Spesso una lente monofocale non consente di avere un intervallo di visione nitida ottimale, per questo motivo si deve fare attenzione a non prescrivere una prima Add., o un incremento di essa, superiore a 0.75–1.25 dt; valori superiori a questi potrebbero provocare disturbi al sistema delle vergenze (*) e uno spazio di funzionamento troppo ristretto. Quando ci si trova di fronte ad un soggetto che necessita di una Add. più alta, si deve prescrivere il minimo valore di positivo che consente una visione nitida e confortevole, tenendo presente che l'occhiale porterà già un netto miglioramento e che in molte attività per vicino non è richiesta l'acuità visiva massima (es. per leggere il giornale a 40 cm. sono sufficienti 5-6/10) e spesso le distanze effettive di lavoro sono maggiori di quelle riferite in fase d’esame. L’avvento delle L.P. ha molto aiutato nella soluzione di queste problematiche pur con alcune limitazioni, intrinseche al loro progetto, soprattutto per la visione alle distanze intermedie. Alla fine dell'esame optometrico si dovrà illustrare al presbite come funzionerà l'occhiale che gli viene proposto, gli si farà notare lo spazio in cui funziona, sottolineando le difficoltà che incontrerà nella visione alle altre distanze. In questo momento è possibile registrare le sue reazioni, per capire quale tipologia di lente sarà più idonea alle sue esigenze.

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Parte 1 | LENTI PROGRESSIVE A PORTO ABITUALE

Parte 1

Lenti progressive a porto abituale

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Parte 1 | LENTI PROGRESSIVE A PORTO ABITUALE

1.1

Introduzione

Per visione da vicino si intende solitamente quella che viene svolta tra 45 e 25 cm; per tale impegno il nostro sistema visivo deve esercitare una accomodazione (*) da 2.25 a 4.00 diottrie. Considerando che per avere visione confortevole non si può usare tutto il potere accomodativo (*) a disposizione, ma solo una parte, è evidente che con il progredire dell'età e quindi della presbiopia, è necessario apportare, con una lente oftalmica, quanto la modificazione del cristallino non riesce più a dare. Alla presbiopia può sovrapporsi l'ulteriore problema della mancanza di visione nitida per lontano (oltre 5 metri); in tali condizioni le possibilità di compensazione sono: n utilizzo di due occhiali monofocali, uno per lontano ed uno per vicino, n uso di lenti bifocali (Figura 1.1) o trifocali (Figura 1.2), n uso di lenti progressive, Figura 1.3.

1.1 Occhiale con lenti bifocali

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1.2 Occhiale con lenti trifocali; si mettono in evidenza due tipologie di lenti trifocali

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1.3 Occhiale con lenti progressive

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Scelta e montaggio delle lenti progressive

Il vivere moderno sta portando sempre più all'abbandono sia dell’utilizzo di due occhiali, sia delle lenti bifocali e trifocali, in parte per la scomodità dell'uso di due occhiali, in parte per l'aspetto antiestetico delle lenti bifocali o trifocali. Oltre alle limitazioni ottiche che queste lenti presentano, con queste due soluzioni non si effettua la compensazione per le medie distanze (da 35 cm a 5 metri). Queste limitazioni estetiche e funzionali possono essere superate con l'utilizzo delle L.P. 1.2

Cenni storici sulle lenti progressive

La prima L.P. commercializzata risale al 1950 ad opera di Maintenez, i primi studi su queste lenti risalgono comunque ad un brevetto di Owen Aves del 1907, a successivi studi di Henry Gowland che introdusse sul mercato, nel 1922, una L.P. con il nome “Ultipo”. Attorno agli anni 50 anche in Italia, ad opera delle Officine Galileo di Milano, sembra sia stata utilizzata una superficie a proboscide di elefante per costruire una lente varifocale. Dalla commercializzazione della prima L.P. gli studi non si sono più arrestati, anche se le “vere” innovazioni sono, a nostro avviso, riassumibili in precisi periodi storici che abbiamo riportato nella Tabella 1.1. Se la prima L.P. commercializzata risale al 1950 dovranno comunque passare vari anni prima che tali lenti trovino un mercato reale. Nonostante l’evoluzione della tecnologia per raccordare i poteri, nel passaggio dalla parte alta di lente alla parte bassa (a maggior potere), non si riuscivano ad avere zone stabili di potere, necessarie per la visione per lontano e per vicino. Nella Figura 1.4 vediamo schematizzati tutti gli sviluppi fino al 1958, anno in cui si riuscirono a stabilizzare le zone per lontano e vicino; tale data può essere considerata la data effettiva della nascita delle L.P. Le prime L.P. (lenti di prima generazione) furono inserite sul mercato dalla ditta Essilor con il nome Varilux 1; in queste lenti veniva curato prevalentemente l’aspetto geometrico, le zone funzionali si ottenevano mediante superfici sferiche con i centri di curvatura che formavano un’evoluta(*), Figura 1.5. L’incremento di potere veniva realizzato dalla diminuzione del raggio di curvatura della superficie anteriore, nel passare dalla zona per lontano a quella per vicino, Figura 1.6. In queste lenti erano presenti notevoli aberrazioni (*) nelle zone periferiche, sia del vicino che del canale di progressione (*) (C.P.) cioè la zona di variazione del potere per passare dal lontano al vicino. Queste aberrazioni aumentavano con l’Add.(*)

Tabella 1.1 - Sviluppi delle L.P. 1950 1958/’9 1972 ~ 1980 2000/01 2001/05 2006/07 2007/10

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Prima L.P. commercializzata Stabilizzazione dei poteri Introduzione delle sezioni coniche evolutive Aspetto prioritario v. binoculare Lenti personalizzate Ulteriori sviluppi lenti personalizzate Lenti per usi specifici Ulteriori personalizzazioni


Parte 1 | LENTI PROGRESSIVE A PORTO ABITUALE

1.4 Sviluppi tesi a ottenere la stabilizzazione dei poteri nelle zone per lontano e vicino

La progressione decelera nella zona per vicino

Progressione costante

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1.5 Localizzazione dei centri di curvatura al fine di raccordare la superficie esterna delle L.P. di prima generazione

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Tali inconvenienti comportavano lunghi periodi di adattamento se non il rifiuto della lente stessa; le problematiche si manifestavano soprattutto come limitatezza del campo di visione (*) per vicino oltre ad evidenti aberrazioni, nelle zone tempiali e nasali, nelle lateroversioni (*). Un primo passo verso la risoluzione, sempre nell’ambito geometrico, di questo problema fu nel riuscire a rendere più uniforme la potenza nelle zone destinate alla visione per lontano

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1.6 Realizzazione dell’incremento di potere mediante superfici circolari cerchi

cerchi

cerchi

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e vicino pur continuando ad utilizzare superfici derivate da sezioni circolari. Restarono comunque ampie zone non funzionali sia nelle porzioni laterali del corridoio di progressione che nelle porzioni laterali della zona destinata alla visione per vicino, Figura 1.7. Intorno al 1972 si passò alle lenti di seconda generazione in cui venne considerato come prioritario sempre l’aspetto ottico. In queste lenti, al fine di ridurre l’eccessiva variazione di curvatura nelle aree attorno alla zona per vicino, responsabili delle aberrazioni (astigmatismi di superficie(*) indotti dalla variazione di curvatura), furono introdotte superfici derivate da sezioni coniche evolutive(*) sia nella zona per lontano che in quella per vicino, Figura 1.8. In tali lenti le zone funzionali si ampliarono e l’entità delle aberrazioni diminuì in modo rilevante. I miglioramenti furono decisivi e le L.P. iniziarono ad avere un mercato, pur con tutte 1.7 Presenza di elevate aberrazioni nelle porzioni di lente attorno al C.P. e della zona per vicino zona lontano

canale di progressione

zone non funzionali zona vicino

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Parte 1 | LENTI PROGRESSIVE A PORTO ABITUALE

1 2 3 4

1, 2, 3: ellissi oblate

1.8 Superfici realizzate dal raccordo di superfici coniche evolutive

4: cerchi 5, 6: ellissi prolate 7, 8, 9, 10: parabole e iperboli

5 6 7 8 9 10

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le limitazioni dovute alla scarsa conoscenza del prodotto ed alla mancanza di attrezzature adeguate per il loro corretto montaggio. In queste lenti le zone funzionali si presentavano con notevoli variazioni rispetto a quelle di prima generazione: la zona per lontano presentava un leggero aumento del potere verso la periferia, la zona per vicino una situazione opposta, in alcune lenti si arrivava anche all'annullamento del potere correttivo; anche nella zona di progressione, con un canale decisamente più ampio di quelle di prima generazione, si aveva un decremento di potenza verso i bordi laterali della lente. I vantaggi di queste lenti furono notevoli, lo sfruttamento di superfici derivate da sezioni coniche permise di controllare parzialmente gli astigmatismi di superficie; nonostante questi miglioramenti le L.P di seconda generazione presentavano comunque forti limitazioni funzionali. Le zone di aberrazione, come per le lenti di prima generazione ed in generale in tutte le L.P. anche di nuova generazione, aumentano con l’Add. rendendo, conseguentemente, più limitate le zone funzionali, Figura 1.9. 1.9 Ampliamento delle zone di non funzionali (in azzurro) all’aumentare dell’Add.

+1.00 +2.00 +3.00 © Fabiano Editore

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Intorno agli anni ’80, grazie alle possibilità offerte da apparecchiature computerizzate, si ebbe la nascita delle L.P. di terza generazione. In queste, come aspetto prioritario, si cercò di favorire la visione binoculare(*) attraverso tutte le zone delle lenti; ciò portò a modificare le superfici fino ad allora utilizzate e ad introdurre lavorazioni asimmetriche(*), Figura 1.10 a. Queste lenti, già in fase di costruzione, presentavano il C.P. decentrato nasalmente ed i margini superiori delle zone aberrate risultavano pressoché orizzontali. Per contro, le lenti simmetriche (*), Figura 1.10 b, in fase costruttiva non avevano diversificazione tra lente destra e sinistra e per posizionare il C.P. venivano ruotate prima della stampigliatura. La simmetria tra lente destra e sinistra nel passaggio dalla zona per lontano a quella per vicino, decentrata nasalmente comporta inevitabilmente una asimmetria notevole con diversità di aberrazioni nelle zone di lente utilizzate nelle lateroversioni soprattutto nella parte intermedia inferiore. In queste aree gli astigmatismi e gli effetti prismatici possono essere molto diversi come entità e come direzione, anche nei pressi del C.P. e dell’area per vicino. Tutto ciò, oltre alle quasi inevitabili distorsioni e perdite di nitidezza dell’immagine, comporta notevole ostacolo o impossibilità di fusione delle due immagini monoculari che, nei casi peggiori, può portare a diplopia(*) in quelle posizioni di sguardo ed, in ogni caso, sempre a un deterioramento della percezione stereoscopica(*) e della localizzazione degli oggetti. Per ridurre questi inconvenienti i progettisti hanno cercato di ottimizzare le aree intermedie e inferiori nasali della lente destra e tempiali della lente sinistra e viceversa. Ciò comporta di rendere il più possibile simili e simmetrici, in ogni coppia di aree corrispondenti delle due lenti, i poteri e gli assi degli astigmatismi ed il valore, la direzione 1.10 Rappresentazione di lenti asimmetriche a) e lenti simmetriche b)

A

B

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Parte 1 | LENTI PROGRESSIVE A PORTO ABITUALE

1.11 Zone diverse tra lente destra e sinistra devono fornire qualità dell’immagine uguale al fine di rispettare la visione binoculare

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e il verso dei prismi, Figura 1.11. Questo produce enormi vantaggi nell’uso pratico, sia statico che dinamico, delle lenti, consentendo posture più naturali, riducendo l’esigenza di ruotare molto la testa e poco i bulbi oculari per la visione laterale. Queste lenti consentono di avere un campo di visione periferico meno distorto e ondulato, anche se pur sempre sfuocato. Per la lettura sono poi più facilmente sfruttabili le aree per vicino fino ai loro margini, riducendo la fastidiosa sensazione di vedere come attraverso un tubo e di avere difficoltà a ritrovare la riga quando si torna a capo. Attualmente le L.P. a porto abituale sono tutte asimmetriche; si possono comunque trovare lenti simmetriche in alcune tipologie di lenti per vicino-intermedio ed in alcune vecchie tipologie di L.P. a porto abituale. 1.3

Aspetti caratteristici delle lenti progressive

Le L.P. presentano due zone funzionali, una per la visione per lontano (oltre i 5 metri) ed una per quella da vicino (40-33 centimetri). Queste due porzioni di lente sono unite, come visto, dal C.P. in cui la potenza della lente cresce dall'alto verso il basso per arrivare al valore del potere per vicino. Questa parte di lente viene utilizzata per la visione a distanze intermedie, cioè da 40 cm a 5 metri, Figura 1.12. Le lenti presentano proprietà diverse nelle varie porzioni caratteristiche: nella zona per lontano hanno un potere diottrico pressoché stabile e valori bassi o assenti di astigmatismo indotto. Nella zona per vicino le lenti hanno un potere diottrico stabile e valori di astigmatismo indotto bassi o assenti. Nella zona intermedia (C.P.) le lenti presentano variazioni diottriche continue, anche se non lineari e modesti valori di aberrazioni di ordine superiore (coma). Nelle zone non funzionali(*) considerate generalmente quelle con astigmatismi di superficie superiori a 0.50 dt, si hanno valori significativi via via crescenti di astigmatismo indotto più ci si sposta lateralmente, distorsione prismatica ed aberrazioni di alto ordine. Tali aberrazioni, come detto, aumentano all’aumentare dell’Add. All’aumentare dell’Add. le zone non fun-

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Scelta e montaggio delle lenti progressive

1.12 Zone caratteristiche di una lente progressiva

canale di progressione

zona per lontano

zona non funzionale

zona non funzionale zona per vicino

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zionali diventano generalmente più ampie: la localizzazione delle zone di aberrazione è da ricondursi anche alla lunghezza del C.P. La larghezza del C.P. aumenta in modo direttamente proporzionale alla sua lunghezza e si riduce all’aumentare dell’Add. Le L.P. rispetto ad altre soluzioni ottiche (lenti monofocali, bifocali, trifocali) presentano quindi porzioni di lente tali da consentire la visione nitida a tutte le distanze; oltre a questo pregio, ed ad altri di natura ottica, non presentano l'antiestetica linea di separazione presente nelle lenti bifocali. Accanto ai numerosi pregi, presentano certi condizionamenti legati alle zone non funzionali, cioè le zone adiacenti al C.P., nelle quali la qualità dalla visione è deteriorata a causa delle aberrazioni. La presenza di tali zone limita l’ampiezza della zona per vicino e soprattutto riduce fortemente l’ampiezza orizzontale del C.P.; queste problematiche aumentano con l’aumentare dell’Add. Le differenze tra i diversi tipi di L.P. si possono determinare valutandone le seguenti caratteristiche: n posizione ed ampiezza delle zone destinate alla visione per lontano e vicino, n larghezza e lunghezza del C.P. necessario per la visione a distanze intermedie, n variazione di potere lungo il C.P.; da tale variazione deriva il più o meno funzionale utilizzo delle lenti per la visione a medie distanze, n posizione e ampiezza delle zone non funzionali dipendenti dalle aberrazioni introdotte dalla modificazione del potere nel passaggio dalla zona per lontano a quella per vicino. Tali caratteristiche portano alla classificazione delle L.P. in Soft e Hard. Le lenti soft presentano zone per lontano e per vicino più ridotte, ma in compenso le zone periferiche presentano meno effetti disturbanti alla visione, ciò anche nelle rotazioni occhio-testa, Figura 1.13. A parità di altre condizioni le lenti con un C.P. lungo, presentando una distribuzione di potere con un gradiente minore(*), sono quindi generalmente a filosofia soft. Le lenti hard sono quelle che presentano zone per lontano e per vicino ampie ma contemporaneamente elevate aberrazioni nelle zone non funzionali, Figura 1.13. 18


Parte 1 | LENTI PROGRESSIVE A PORTO ABITUALE

1.13 Rappresentazione di lenti Soft e Hard 0.50 1.00

Hard

Soft

1.50

2.00 1.50 1.00 0.50 Hard

Soft

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Dobbiamo evidenziare che molte limitazioni sono state oggi superate e sempre di più si sta facendo per riuscire a superare l'etichettatura in hard e soft e rendere la lente di facile utilizzo per tutti i tipi di attività. È comunque fuori dubbio che non tutti i problemi potranno essere risolti da un punto di vista ottico e che molto continuerà a dipendere da vari fattori quali: n una corretta selezione dei pazienti n un corretto montaggio e centratura di queste lenti n la corretta informazione di quali sono i passi importanti per il raggiungimento dell'adattamento e il corretto utilizzo. Ciò si traduce in ultima analisi in una corretta prescrizione ed una altrettanta attenzione verso tutti quegli aspetti tecnici che solo professionisti preparati possono garantire. I tentativi per correlare gli astigmatismi di superficie con l’Add., la lunghezza del C.P. e la sua larghezza, portarono anche ad elaborare delle relazioni; ci sembra significativa la formula di Minkwitz che mette in evidenza come all’aumentare della variazione di potere (Add.) e al diminuire della lunghezza del C.P., aumenta il primo membro della relazione, cioè il rapporto astigmatismo larghezza del C.P. Dove: ΔA = astigmatismo ΔP = variazione di potere (Add.) Δy = lunghezza C.P. Δx = larghezza C.P. Tali considerazioni ci portano, già in questa fase, a capire come sia importante dare la mini-

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Scelta e montaggio delle lenti progressive

ma Add. necessaria a svolgere quel determinato compito visivo e a tenere in debita considerazione la lunghezza del C.P. Le L.P. si presentano con una stampigliatura, personalizzata da azienda ad azienda, come in Figura 1.14. La stampigliatura è costituita da segni delebili ed indelebili. I segni indelebili indispensabili sono i due riferimenti posti sull'asse orizzontale, situati tra loro a 34 millimetri, ed il valore dell'addizione, sempre indicato sotto il riferimento tempiale; inoltre le aziende inseriscono anche altri simboli quale il logo della ditta, la base di curvatura e l'indice del materiale (sotto il riferimento nasale) e un'indicazione sul tipo di Design della lente. I segni delebili sono la croce di centratura D, la zona A dove leggere il potere per lontano, il cerchietto dove leggere il potere per vicino C. Il punto B, delebile, localizzato tra i riferimenti indelebili orizzontali, è un punto caratterizzante la L.P., è in tale punto che, salvo l’eventuale prisma di alleggerimento (di compensazione), non si hanno prismi nĂŠ orizzontali, nĂŠ verticali. La distanza, in orizzontale, tra la verticale condotta per il centro geometrico(*) della lente e la verticale condotta per il centro geometrico del riferimento per vicino costituisce l’inset. Come vedremo successivamente, nonostante il valore dell’inset possa dipendere da vari fattori, nelle L.P. il cerchietto, che rappresenta la zona di riferimento per vicino, viene generalmente stampigliato nasalmente a 2,5 mm (Figura 1.15) rispetto alla croce di centratura, ma non è da considerarsi come reale valore dell'inset. Alcune aziende per facilitare la ricerca, marcano la zona per vicino con stampigliature piĂš ampie in orizzontale; ciò permette di trovare il centro della zona per vicino piĂš agevolmente. Nel centro geometrico o centro di riferimento prismatico possiamo misurare, se presente, il prisma di alleggerimento. Tale prisma, a base bassa, viene introdotto per ridurre lo spessore della lente. Nella Figura 1.16 in A è rappresentata, in sezione, una L.P. senza prisma di alleggerimento con la progressione realizzata sulla superficie esterna. Come è evidente la necessitĂ di incrementare il potere (riducendo i raggi di curvatura) fa sĂŹ che la lente presenti uno spessore maggiore nella parte alta rispetto alla parte bassa. In B si mette in evidenza come, per rendere equispessorata la lente, sia necessario togliere una sezione di lente simile a un 1.14 Rappresentazione di una L.P. con la presenza della tracciatura A = zona di riferimento lontano

A

B = centro geometrico (o centro di riferimento prismatico)

D E

B

E

C = zona di riferimento per vicino D = croce di centratura E = simboli di riferimento incisi

C

I = Inset I

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Parte 1 | LENTI PROGRESSIVE A PORTO ABITUALE

Dalla similitudine dei triangoli abbiamo infatti: 35 : 2,6 = 3,2 : x da cui x = 2,6 . 3,2 / 35 ≅ 0,24 cm = 2,4 mm

1.15 L’inset fisso era realizzato, in prima approssimazione, con un valore di circa 2,5 mm come risulta da semplici considerazioni dalla figura

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A

B

C

1.16 Fasi di realizzazione del prisma di alleggerimento nelle L.P.

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prisma base alta. Otterremo pertanto, in C, una lente con uguali spessori nella parte superiore e inferiore ma in cui è presente un prisma base bassa. Tale prisma, in diottrie prismatiche, varia generalmente tra la metà ed i 2/3 (da 0,5 a 0,66%) dell’Add; è generalmente maggiore nelle L.P. a progressione esterna rispetto a quelle a progressione interna. Con le montature di dimensioni abitualmente utilizzate (Figura 1.17) i riferimenti per la centratura delle L.P. vengono a trovarsi, rispetto ai centri geometrici degli anelli della montatura, spostati nasalmente (DAV < dello scartamento della montatura) e sopra la linea base (linea passante per i centri geometrici degli anelli); questo fa si che il prisma di alleggerimento assuma particolare importanza per le lenti positive e sia meno significativo, o superfluo, realizzarlo nelle lenti negative. Nella Figura 1.17 (solo per semplicità di rappresentazione si sono utilizzate lenti piano convesse e piano concave) si vede come nel montaggio, per rispettare il corretto posizionamento verticale, le lenti vengano tagliate maggiormente nella

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Scelta e montaggio delle lenti progressive

1.17 Si evidenzia come il prisma di alleggerimento, generalmente, acquisti maggiore importanza nelle lenti positive rispetto alle lenti negative

DAV

Scartamento © Fabiano Editore

parte alta, facendo si che al bordo superiore si trovino spessori ancora maggiori nelle lenti positive e spessori minori nelle lenti negative. In queste ultime lo spessore può risultare quindi automaticamente più uniforme e non è sempre necessario o conveniente introdurre il prisma di alleggerimento. Si tenga presente che alcune aziende, in qualche tipologia di lenti progressive, costruiscono anche prismi di alleggerimento a richiesta, oppure possono essere eliminati. La lunghezza del C.P. e la sua importanza sarà oggetto di considerazioni successive, è comunque importante, per il professionista che deve approntare l’ausilio ottico, conoscere dove inizia e dove finisce. La conoscenza del suo inizio è utile per la centratura in verticale della L.P.; sapere quanti millimetri inizia sopra il centro geometrico o sotto la croce di centratura permette di valutare

1.18 Distanza della croce di centratura dal centro geometrico. Il simbolo ❍ indica le aree oltre le quali il cilindro indotto supera le 0.50 dt

Croce di centratura da zero a 6 mm sopra il c. geometrico

Centro geometrico Zona per lontano Zona intermedia

Zone per vicino

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Parte 1 | LENTI PROGRESSIVE A PORTO ABITUALE

l’entità dell’escursione angolare degli assi visivi verso il basso prima di incontrare l’incremento di potere. Anche per la marcatura della croce di centratura, che è intimamente correlata con l’inizio della progressione, non esistono regole generali; può infatti risultare posizionata sul centro geometrico della lente o sopra di esso a 2, a 4 e fino a 6 mm, Figura 1.18. Anche per la marcatura della zona per vicino non vi è uniformità di comportamento tra azienda ed azienda e si possono avere più situazioni: da 1-2 mm sopra il raggiungimento della piena Add., su l’inizio di questa o nel centro della zona che presenta il potere costante per vicino. Sapere, con esattezza, questo dato permetterebbe al professionista di conoscere dove finisce il C.P., cosa importante per la scelta della montatura e per saper quale ampiezza utile rimane con la piena Add, Figura 1.19. Purtroppo, non sempre questi dati sono a disposizione dei professionisti preposti alla scelta della tipologia di L.P. e al suo successivo approntamento. Per ovviare a questa situazione molte aziende chiedono al professionista di fornire la distanza che intercorre tra la croce di centratura e il margine inferiore dell’anello Figura 1.20; mediante tale dato viene costruita la lente con una lunghezza del C.P. tale da permettere che vi sia una porzione sufficiente per vicino. A nostro avviso anche questo escamotage non risponde all’esigenza di conoscere la effettiva lunghezza del C.P., questa informazione permetterebbe di avere sotto controllo il funzionamento dell’occhiale anche in presenza di valori diversi di compensazione, in particolare sul meridiano a 90°. Teoricamente per scegliere correttamente la lunghezza del C.P., l'ottico dovrebbe poter fare una valutazione della componente di rotazione dell'occhio e della testa. La certezza dell’andamento della variazione del potere lungo il C.P., è di per sé una informazione importante, non solo per il montaggio, ma anche per sapere come si comporte1.19 Rappresentazione di dove si può considerare si raggiunga la piena Add. Marcatura della zona per vicino Inizia 2 mm sopra l'inizio della piena addizione Inizia con l'inizio del potere stabile corrispondente alla piena addizione È centrata sul centro della zona con potere stabile per vicino

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Scelta e montaggio delle lenti progressive

1.20

Altezza croce di centratura / bordo inferiore montatura

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rà la lente. Dall’analisi dell’esempio rappresentato in Figura 1.21 possiamo trarre varie considerazioni: la distanza tra la croce di centratura e il centro geometrico è 4 mm., la piena Add. si raggiunge 14 mm sotto tale punto e l’85% dell’Add. 8 mm sotto lo stesso. È evidente che le modalità di variazione della potenza potrebbero, pur mantenendo fissi i punti di partenza e di arrivo, essere infinite e questo cambierebbe il comportamento della lente. L’85% dell’Add. è un valore significativo nella α = arctg 12/26 ≅ 25° costruzione delle L.P. essendo, generalmendove: 26 mm è la distanza dal centro di te, un valore che permette già la lettura e invirotazione oculare al vertice posteriore ta l’utilizzatore della L.P., che percepisce nella lente; tale valore deriva dalla somma porzione di lente più bassa una visione ancodella distanza del centro di rotazione ra più nitida, ad effettuare un’ulteriore infraoculare-apice corneale con la DAL (diversione (*) e quindi il raggiungimento delstanza apice corneale – lente) la piena Add. Per il raggiungimento dell’85% dell’addizione a 8 mm sotto il punto di riferimento principale, nell’esempio precedente, gli assi visivi devono, rispetto alla direzione primaria di sguardo, abbassarsi di 12 mm sulla lente (considerando che la croce di centratura si trovi 4 mm sopra il centro

1.21

Variazione del potere nel canale di progressione

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