Storia degli occhiali e occhiali nella storia

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Luigi Pasquini

Storia degli occhiali e occhiali nella storia

FGE Editore


Dedicato a tutti gli ottici che svolgono con competenza e passione la loro professione e contribuiscono con dedizione al benessere visivo delle persone. Forse non conoscono la storia degli occhiali, come non la conoscevo io prima di apprenderla, ma come me ne resteranno sorpresi e rapiti. Cavour e John Lennon. Francesco Petrarca e Ruggero Bacone. Caravaggio, Steve Mc. Queen, Federico Fellini, Michael Jackson, Guglielmo Marconi, Carlo Goldoni, Benjamin Franklin, Casanova e molti altri... È difficile immaginare una relazione fra personaggi di epoche diverse e così diversi fra loro, eppure esiste: gli occhiali. In otto secoli di storia sono tanti gli aneddoti e i misteri collegati a questo oggetto così fascinoso, che ha condizionato la moda, l'arte, la musica e l'evoluzione della scienza.

ISBN 978-88-97929-25-3 € 18,00


Storia degli occhiali e occhiali nella storia



Luigi Pasquini

Storia degli occhiali e occhiali nella storia

FGE Editore


Si ringrazia Il Museo dell'Occhiale - Pieve di Cadore

© Copyright 2013 Impaginazione e stampa: FGE Srl Reg. San Giovanni 40 – Canelli (AT) Gli Autori e l’Editore declinano ogni responsabilità per eventuali errori contenuti nel testo. Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione totale o parziale. FGE Editore Fabiano Gruppo Editoriale ISBN 978-88-97929-25-3 Prima edizione, Luglio 2013

FGE S.r.l. – Regione San Giovanni, 40 – 14053 Canelli (AT) Tel. 0141 1768908 Fax 0141 1768900 – e-mail: info@fgeditore.it


Sommario

7 Prefazione 9 L’inizio 15 La Serenissima 21 Abu Ali al-Hasan ibn al-Haytham 25 Il Rinascimento 29 L’Ottico 41 Fra il Millecinquecento e Milleseicento 47 Arte e occhiali 59 Il Millesettecento 69 L’Ottocento 77 Cinema e occhiali 91 Il XX Secolo 103 Musica e occhiali 113 Il futuro 127 Bibliografia



Prefazione Milioni di persone appena si svegliano, allungano la mano e afferrano i loro occhiali, un gesto che compiono senza sapere che questa stupenda invenzione affonda le sue radici nel Medioevo. Un'invenzione così semplice e così importante, che per tanti secoli ha migliorato e migliora ancora la qualità della nostra vita. Il professor Spencer M. Di Scala, il grande storico americano dell'Europa del XX secolo, ha scritto: “L'arte di fare un paio di occhiali è di una importanza monumentale per l'umanità, che ne ha avuto un impatto incalcolabile, anche se è sconosciuta al grande pubblico, l'evoluzione e lo sviluppo degli occhiali nel corso degli ultimi sette secoli si qualifica come un affascinante viaggio attraverso la storia, il cui svolgimento merita di essere meglio conosciuto e maggiormente apprezzato” e il prof. Vasco Ronchi (1897-1988) nel 1946 affermò: “Molto è stato scritto... circa l'invenzione degli occhiali, ma alla fine rimane il fatto che il mondo si è ritrovato con gli occhiali sul naso senza saper chi ringraziare”. Forse non sapremo mai chi fu il primo, non risolveremo l'enigma dichiarando un padre certo, ma sarà sicuramente un viaggio entusiasmante attraverso la storia. Andremo a ritroso nel tempo per scoprire da quanti secoli sono utilizzati gli occhiali e chi sono stati i primi uomini che, di questo strano oggetto, ne hanno fatto uso. Scopriremo aneddoti e curiosità, gli occhiali saranno, forse, l'unico legame fra tanti personaggi illustri di tutte le epoche, non solo perché le lenti hanno consentito loro di vedere oggetti e paesaggi, ma soprattutto il futuro dell'umanità. Luigi Pasquini Stampa dell’artista Nicolas de Larmessin (1640 -1725) che rappresenta un venditore di specchi e occhiali

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L’inizio Gli occhiali non sono solo il mezzo che per tanti anni ho utilizzato per migliorare la visione di tante persone, rappresentano qualcosa di molto più importante, senza questa invenzione la scienza, il costume e l'arte non avrebbero portato all'evoluzione della nostra civiltà. Il “Premio Salvino d'Argento” è nel mondo dell'ottica un importante traguardo, viene assegnato da Federottica a chi ha esercitato onorevolmente almeno 35 anni di professione. Durante la cena di gala, presenti le massime autorità del settore, il mio pensiero era volto a Salvino Armato degli Armati, anziché all'ambito riconoscimento che stavo per ricevere, in tanti anni d'impegno nel mondo dell'ottica non lo avevo mai sentito citare, anche se è ritenuto l'inventore degli occhiali. La storia che gli attribuisce l'invenzione degli occhiali, affonda le radici fra il 1200 ed il 1300 quando l'antagonismo tra le varie città Stato della Toscana è testimoniato dalle lotte fra guelfi devoti al Papa e ghibellini fedeli all'imperatore. La curiosità mi ha portato alla scoperta di un imprevisto intreccio fra la storia e la costruzione di falsi storici, vi sono fondati dubbi che Salvino sia il vero inventore degli occhiali. Dalle prime ricerche e da indagini più approfondite, Salvino Armato degli Armati pare essere nato e vissuto a Firenze fra il 1258 ed il 1317, anche se non esistono documenti dell'epoca che lo possono confermare, comunque non risulta essere mai stato vicino al mondo degli occhiali, un personaggio con lo stesso nome era invece iscritto nell'elenco dell'Arte del Cambio. L'antiquario fiorentino Ferdinando Leopoldo del Migliore (1628-1696), pare lo scelse come figura storica plausibile, in quanto la casata degli Armati nel 1600 era estinta da tempo, i 9


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monumenti funebri della famiglia, che erano conservati in Santa Maria Novella, distrutti da secoli, non trovò difficoltà ad affermare che sulla lastra funeraria di Salvino vi fosse scritto “Qui diace Salvino d'Armato degl'Armat di fir inventor degl'occhiali Dio perdoni la peccata Anno D. MCCCXVII”. Nel saggio “Firenze città nobilissima illustrata” scritto nel 1684 Ferdinando Leopoldo del Migliore, circa 450 anni dopo la nascita di Salvino, afferma che nella chiesa di Santa Maria Maggiore (non Santa Maria Novella) vi fosse una tomba sulla cui lapide era riportata la precedente iscrizione, che traduco: “Qui giace Salvino degli Armati, figlio di Armato di Firenze, inventore degli occhiali. Che Dio perdoni i suoi peccati. A.D. 1317”. Intorno al 1650 la chiesa di Santa Maria Maggiore fu sottoposta a radicali lavori di restauro, da questo accadimento è giustificata la perdita del sepolcro e della relativa lapide, infatti di questa tomba non esiste traccia. Per compensarne la perdita e perpetuare la memoria di Salvino nel 1841 all'interno della stessa chiesa fu eretto un monumento riportante il testo, tratto da un fantomatico “Sepoltuario antico”, dell'epigrafe citata da Leopoldo del Migliore, sormontato da un busto con il volto del geniale inventore degli occhiali. L'abile mistificazione venne smascherata da Isidoro del Lungo intorno al 1920, dall'analisi filologica dell'epigrafe si evidenziò che il termine “inventor” era ignoto antecedentemente al 1300 e conteneva pure un errore grossolano, “la peccata” nell'italiano medievale doveva essere “le peccata”. A coronamento venne sentenziato che il busto indicato come appartenente a Salvino degli Armati, in realtà era di epoca romana del II sec. d.C. e rappresentava la replica del ritratto greco dello storico Erodoto. In seguito allo smascheramento dell'impostura, il monumento divenne motivo di imbarazzo e fu smantellato, l'epigrafe murata 10


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in un angolo nascosto ed il busto di Erodoto posto nella sacrestia della chiesa. Si data l'invenzione degli occhiali verso il 1284, tale conclusione ha origine dallo scritto “Lettera attorno all'invenzione degli occhiali” composta nel 1678 dal medico Francesco Redi (16261698), in cui, sulla scorta di scarse informazioni, concluse che gli occhiali furono inventati alla fine del 1200 in Toscana, nella ricerca del primato di una città sull'altra, fra Firenze e Pisa, si cercò di annoverare fra i propri cittadini l'inventore degli occhiali, anche a costo di false testimonianze e scritti apocrifi. Fra i falsi storici vi è persino un libro di Domenico Maria Manni (1690-1788), “Degli occhiali da naso, inventati da Salvino degli Armati” datato 1738, in cui l'autore incorse in un errore grossolano avallando l'attribuzione dell'invenzione degli occhiali a Salvino. Dante Alighieri, il sommo poeta, nacque nel 1265, quando iniziò a scrivere la “Divina Commedia” era l'anno 1306, aveva quindi passato i fatidici 40 anni, quelli che delimitano il tempo in cui fisiologicamente tutti perdiamo la capacità di vedere nitidamente vicino. Quando terminò la scrittura del Paradiso era già il 1321, era già ultracinquantenne, si suppone che per poter terminare il suo capolavoro abbia fatto uso di occhiali, a proposito di scritti apocrifi, il ritrovamento di un falso manoscritto datato 1317 in cui avrebbe dedicato, per gratitudine all'inventore degli occhiali, una seconda versione delle terzine che aprono il canto dell'Inferno:

“Nel mezzo del cammin di nostra vita

Per affrancarmi dalla presbiopia

Mi ritrovai in una selva oscura:

Arrivò in mio soccorso in fiorentino:

la vista da vicino era smarrita.

che con occhiali all'uopo ben dosati,

Ah quanto a dir qual era cosa dura

ridiede giusto fuoco al cristallino,

Questa visione cos'ì incerta e ria

per cui devo a Salvino degli Armati,

Che mi impediva ormai ogni lettura.

se ancor posso vergar verso divino.”

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Come in ogni giallo che si rispetti un primo depistaggio è stato smascherato, dai documenti spunta un altro presunto inventore degli occhiali, il frate domenicano Alessandro Della Spina (XIII sec.-1313). Risulta infatti che nel 1305 il domenicano beato Giordano da Pisa in una predica inserisca la seguente frase: “Non è ancora venti anni che si trovò l'arte di fare gli occhiali che fanno vedere bene, ch'è una delle migliori arti e delle più necessarie che 'l mondo abbia, ed è così poco che si trovò: arte novella che mai non fu... io vidi colui, che prima le trovò, e fece e favellaigli”. A suffragare tale tesi un ulteriore documento costituito da una cronaca del convento domenicano di Santa Caterina in Pisa, in ricordo del frate Alessandro della Spina morto nel 1313: “Modesto e buono, il quale quello che fatto vedeva sapeva rifare. Gli occhiali che altri per primo aveva fatto e non voleva comunicarne il segreto, fece egli ed a tutti comunicò lieto e volonteroso”. All'inizio del 1300 presso il convento dei frati domenicani di Bologna soggiornavano dei confratelli veneziani, che avevano la loro sede presso la chiesa di San Giacometto a Rialto, ancora oggi presente nel cuore della città lagunare, fra loro pare vi fosse il presunto inventore degli occhiali. Il beato Giordano, durante il suo soggiorno a Bologna, per approfondire i suoi studi, prima di raggiungere Parigi ebbe modo di conoscere e parlare con un confratello veneziano, l'inventore degli occhiali o presunto tale, ma non poté conoscerne il segreto di produzione, per i veneziani è sempre stato di importanza strategica mantenere il segreto della lavorazione del vetro. Al suo rientro a Pisa, il beato Giordano ormai prossimo all'età della presbiopia, consegnò a frate Alessandro della Spina un paio di occhiali, che lo stesso utilizzò come campione, fu capace di replicarlo e fu il primo a diffondere in Toscana l'arte della costruzione degli occhiali. 12


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Il beato Giordano da Pisa ammette di aver conosciuto a Bologna e di aver parlato con l'inventore degli occhiali, ma non ne cita il nome, all'epoca Pisa era una repubblica marinara rivale della Serenissima Repubblica di Venezia e probabilmente fu questo il motivo per cui evitò di indicarne il nome. Il mistero si infittisce, sta emergendo un mondo in cui l'arte di fare un paio di occhiali è ritenuta quasi simile all'alchimia e l'artigiano tiene gelosamente celato il segreto di produzione. Il frate domenicano, anche se indicato in alcuni testi come inventore degli occhiali in realtà è solo un divulgatore di una tecnica di produzione, non avendo problemi di sostentamento, diffonde gratuitamente un'arte scrupolosamente custodita. Molti ecclesiastici e scrittori del medio evo utilizzavano occhiali per leggere meglio, presumibilmente costruiti da frate Della Spina, abbiamo parecchie miniature che ritraggono frati domenicani che li indossano mentre lavorano. Anche Francesco Petrarca (1304-1374) che influenzò fortemente tutta la poesia a venire, a metà del 1300 nella sua lettera “Ai posteri” scriveva: “...non mi vanto di aver avuto una grande bellezza, ma in gioventù potevo piacere, di colore vivo tra bianco e bruno, occhi vivaci e per lungo tempo di grandissima acutezza, che contro ogni aspettativa mi tradì, passati i sessanta, fui costretto a ricorrere con riluttanza all'aiuto delle lenti”. Siamo certi che nel XIV secolo gli occhiali da naso erano già abbastanza diffusi presso i nobili, gli intellettuali e gli ecclesiastici, ma quando e chi li ha inventati realmente? 13



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La Serenissima

La storia del vetro iniziò in Egitto al tempo della VI dinastia (2500 a.C.) e si diffuse lungo le coste del Mediterraneo molto lentamente, in Europa dopo la caduta dell'Impero Romano nel 476, l'arte di fabbricare il vetro era stata completamente abbandonata e dimenticata. Difesa dalle acque della laguna e non interessata dalle invasioni barbariche, Venezia rimase l'unica città europea a mantenere conoscenza dei segreti della fabbricazione del vetro, avendo avuto continuità dall'epoca romana, documenti del 1090 citano Petrus Flabianus con l'indicazione di “phiolarius”: Vetraio. Sappiamo chi non ha inventato gli occhiali, ma anche che alla fine del 1200 erano diventati di uso comune a Venezia, nella Repubblica le attività artigianali venivano definite “arti” e dovevano rispettare uno Statuto diviso in capitoli, che venivano registrati in appositi “Capitolari”. La produzione del vetro era un segreto, la Serenissima Repubblica proibiva nel modo più assoluto di svelare i segreti legati alla fabbricazione, per chi trasgrediva era prevista la pena di morte, era un segreto militare della flotta più potente del Mediterraneo. Nel 1289, la Repubblica per meglio proteggere un segreto così importante e per assicurarne una vigilanza più efficace, trasferì tutte le fabbriche di vetro sull'isola di Murano. La corporazione degli artigiani dell'arte del vetro (quarzo) e del cristallo di rocca venne ufficialmente costituita come “Arte dei cristalleri” nel 1284, la loro attività consisteva nel lavorare i blocchi di quarzo omogeneo e anisotropo presenti in natura, quarzo definito “cristallo di rocca” quando perfettamente trasparente e incolore. 15


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I documenti più antichi, che fanno riferimento all'arte di costruire lenti per occhiali, sono quelli ritrovati negli archivi della Serenissima Repubblica di Venezia, le lenti venivano ricavate lavorando il “cristallo di rocca”. I cristalleri, ad un certo punto, si accorsero che lavorare il vetro era più semplice ed economico, inoltre potevano sfruttare la più importante delle innovazioni delle vetrerie veneziane, la capacità di produrre un vetro cristallino e trasparente. Nel Capitolare delle arti Veneziane scritto in latino, datato 2 Aprile 1300, si proibisce ai “cristalleri” di vendere le lenti prodotte in vetro come fossero di cristallo naturale, qualche cristallere, spinto dal basso prezzo del vetro e dalla maggior facilità di lavorazione lo commerciava come cristallo naturale, realizzando profitti enormi. I bolognesi che “sbolognavano” (vendevano a poco) l'oro di Bologna, oro falso, prodotto con una lega di rame e altri metalli, non avevano inventato nulla, i veneziani con il cristallo di Venezia erano stati buoni maestri. Dal 1300 per gli appartenenti all'arte dei cristalleri divenne obbligatorio giurare sul Vangelo il rispetto del capitolare in cui veniva evidenziata la proibizione di vendere il “vetro” dichiarandolo “cristallo”, erano previste pesanti pene pecuniarie oltre alla confisca o la distruzione dei manufatti. L'anno seguente, nel 1301, gli artigiani ottennero l'autorizzazione a produrre e vendere lenti e occhiali, che divennero un prodotto peculiare dei vetrai veneziani. La storia spesso si ripete, dalla metà del 1960 fino all'inizio degli anni ottanta, alcuni ottici disonesti vendevano lenti di vetro comune come fossero di cristallo. Allora venivano definite lenti in cristallo quelle prodotte con un vetro particolarmente trasparente, che subivano una serie di controlli molto rigidi e per differenziarsi, a tutela del consumatore, portavano incisa la sigla del produttore. 16


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Oggi con l'obbligatorietà della dichiarazione di conformità, che impone agli ottici di dichiarare per iscritto la qualità, provenienza e conformità alla norme europee delle montature e delle lenti, certi comportamenti fraudolenti non sono più possibili. Nella Venezia del 1300 al capitolo 40, per la prima volta si distinguono le lenti per occhiali “roidi de botacelis et da ogli”, dalle lenti d'ingrandimento definite “lapides ad legendum”, la traduzione di “roidi de botacelis” letteralmente significa: dischi per bottiglie, ovvero tappi in vetro per bottiglie, “roidi da ogli” è riferito alle lenti da occhiali, letteralmente: Dischi per gli occhi. Nel capitolare dell'anno seguente, del 13 Giugno1301, viene liberalizzata la fabbricazione dei “vitreos ab oculis ad legendum” ovvero delle lenti in vetro per lettura; nei successivi capitolari fino al 1330 si passa dalla lingua latina al volgare, le lenti per occhiali vengono indicate come: “rodoli de vero per ogli per lezer” tradotto: “vetri rotondi da occhi per leggere”, un'indicazione precisa di come fossero le lenti per occhiali del tempo: materiale, forma e uso. I primi occhiali furono ricavati dall'unione di due lenti inserite in cerchi di ferro o di rame uniti da due piccoli segmenti con un perno centrale, definiti occhiali a rivetto, faticavano a rimanere a posto, per consentirne l'uso senza l'ausilio delle mani, qualcuno usava due legacci di cuoio da annodarsi dietro al capo.

Occhiale a snodo in ferro

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La differenza sostanziale fra la lente d'ingrandimento e gli occhiali risiede nel fatto che la lente da occhiali è posta a pochi millimetri dall'occhio e permette all'immagine osservata di focalizzarsi sulla retina, consentendo la compensazione dell'anomalia visiva, al contrario della lente d'ingrandimento che viene posta a pochi centimetri dall'oggetto per vederne aumentata la dimensione. Non vi sono documenti che attestino che gli occhiali sono stati inventati a Venezia, la disputa sul nome e la Patria del primo ideatore è ancora aperta, anche se all'inizio del 1300 nella città lagunare erano largamente diffusi e assursero a segno distintivo di nobiltà ed istruzione. La Serenissima Repubblica di Venezia dominava e intratteneva rapporti commerciali con tanti popoli del Mediterraneo e dell'oriente, avrebbe potuto esportare gli occhiali in tutto il mondo conosciuto, ma da qualcuna di quelle parti di mondo, potrebbe anche avere avuto inizio la storia degli occhiali.

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Occhiale cinese in tartaruga di inizio XIX secolo con il ponte decorato con i simboli della moneta e delle nuvole, auguranti fortuna e felicità e modello cinese di fine 700 con montatura a giorno in alpacca e lenti in quarzo affumicato. Le astine sono pieghevoli con terminali rotondi in corno mentre all’interno del ponte traforato sono inserite delle piccole sfere che tintinnano a ogni movimento


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