Vitreoretina 2/2021

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GIORNALE ITALIANO DI

VitreoRetina

Edoardo Cavallero

Papilledema associato ad ipertensione endocranica in paziente con trombosi del seno venoso trasverso e disgenesia del seno trasverso controlaterale Riassunto

Introduzione: riportiamo un caso di trombosi dei seni venosi cerebrali occorsa in una ragazza di 18 anni di etnia caucasica presentatasi presso la nostra Unità Operativa con calo visivo bilaterale da circa 15 giorni. Caso clinico: una ragazza di 18 anni di etnia caucasica si presenta presso la nostra Unità Operativa con calo visivo bilaterale da circa 15 giorni associato a cefalea. L’acuità visiva è di 1/50 in occhio destro e di 1/20 in occhio sinistro. L’esame del fondo oculare mostra un papilledema associato a diffuse emorragie a fiamma ed essudati duri maculari. La paziente viene sottoposta ad Angio-TC che mostra una trombosi subtotale del seno trasverso di destra con concomitante stenosi congenita del seno trasverso di sinistra. La paziente viene immediatamente trattata con terapia anticoagulante e Acetazolamide, con immediata interruzione della terapia estro-progestinica orale. Dopo 5 mesi, l’acuità visiva migliora a 3/10 in OD e a 7/10 in OS e l’esame del fondo oculare mostra la completa regressione del papilledema e delle emorragie retiniche. Discussione: la trombosi dei seni venosi cerebrali è una diagnosi che deve essere considerata nei pazienti con ipertensione endocranica, in particolare in tutte le situazioni in cui vi è presenza di fattori di rischio per questa condizione patologica. Conclusione: questo caso dimostra l’importanza di un approccio multidisciplinare nei pazienti con sospetta trombosi dei seni venosi cerebrali.

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Volume XIII - 2/2021

Edoardo Cavallero, Vittorio Pirani, Claudia Cesari, Giulia Carrozzi, Cesare Mariotti Clinica Oculistica Universitaria “Ospedali Riuniti”, Università Politecnica delle Marche, Ancona, Italia

Parole chiave

Papilledema, trombosi seni venosi cerebrali, ipertensione endocranica.

Introduzione

La trombosi dei seni venosi cerebrali è una forma piuttosto rara di tromboembolismo venoso che rappresenta circa lo 0.5%-3% di tutti i tipi di ictus e che colpisce più frequentemente le donne.1 I fattori di rischio includono l’utilizzo di contraccettivi orali, discrasie emo-coagulative acquisite o congenite, processi infettivi o infiammatori a carico dell’encefalo, patologie sistemiche del connettivo, neoplasie, gravidanza, patologie cardiovascolari e sindrome nefrosica.2 Le manifestazioni cliniche sono variabili e non specifiche, potendosi presentare in maniera subdola piuttosto che con sintomatologia molto più evidente. La cefalea è il più comune sintomo ed è caratterizzata dall’essere più intensa nelle prime ore della giornata, con un progressivo peggioramento nell’arco di giorni o settimane.2 Altre manifestazioni cliniche sono rappresentate dal vomito, dall’offuscamento visivo e dalla presenza di papilledema, in assenza di idrocefalo rilevabile dall’imaging neuroradiologico.3 La diagnosi si basa essenzialmente sull’imaging: poiché la Tomografia Computerizzata (TC) e la Risonanza Magnetica (RM) non si rivelano sempre


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