Massimo Zerbo, la rinascita dei “Pifferi del Brenta”
i pregiati sigari Italiani, dal DNA Sud Americano Articolo di Maurizio Pelli, editore Fotografia Antico Sigaro Nostrano del Brenta Le origini del tabacco Nostrano del Brenta risalgono al tardo 500. Leggenda narra che un monaco benedettino di ritorno dalla conquista delle Americhe, nascose i semi di questo tabacco ne suoi effetti personali e li portò nella Valle del Brenta. Certo è, che il tabacco non è autoctono di questa valle. La sua presenza fu storicamente registrata alla fine del 500, nei campi di un monastero a Campese, dove, iniziarono le coltivazioni. Durante il secolo successivo, divenne pratica comune coltivarlo in tutta la valle, tanto che a breve si rivelò essere la più importante coltivazione di rilievo della zona. La produzione aumentò tanto da scatenare invidie tra gli altri coltivatori e attirare l’attenzione delle autorità Veneziane. Un editto della Serenissima del 1703 vietò “la libera semina” del tabacco nel Canal del Brenta, dichiarandola “dannosa alla pubblica rendita e ai partitari della nuova condotta”. A poco servì tale editto, la coltivazione del tabacco, proseguì ininterrottamente sino nel 1750. Venezia, decise porre fine a questo abuso, inviando un suo ispettore nei paesi del Canale con il preciso incarico di distruggere tutte le coltivazioni. Nonostante tale drastico intervento, le coltivazioni ripresero ancora più abbondanti tra il 1763 e il 1796. Alla fine, Venezia decise non ostacolarne la produzione e di trattare con gli ormai consolidati coltivatori. Tre importanti contratti vennero stipulati riguardo la coltivazione e la lavorazione del tabacco tra gli emissari della Repubblica Marinara e i rappresentanti dei Comuni di Campese – Valstagna – Oliero e Campolongo. Iniziano così prime produzioni ufficiali dei già ufficiosi e leggendari “pifferi del brenta”. Una campagna napoleonica sconfisse e decretò la caduta della Serenissima Repubblica di Venezia, nel 1797 fu firmato da Napoleone e l’Austria, il trattato di “Campo Formio”, che siglò la pace tra Francia e Austria. Ebbe così fine la “Pax Veneta” e tutti i comuni della Valle del Brenta furono annessi all’Austria. Gli austriaci entusiasti della qualità questo pregiato tabacco ne confermarono e agevolarono la coltivazione in tutta la valle. Qualche anno dopo, nel 1806, Napoleone estese la concessioni anche sulla riva sinistra del Canal del Brenta, garantendo il privilegio di coltivazione ai Comuni di Solagna, Carpanè, San Nazario e Cismon. Tra le molte concessioni, fu addirittura introdotta la tolleranza sul peso delle consegne ai magazzini, con un margine del 25%, probabilmente come stimolo per incrementarne la produzione. Purtroppo, nel 1870, causa l’eccessiva pressione fiscale imposta dalle leggi dei Monopoli dello Stato Italiano, lentamente ma inesorabilmente, la coltivazione del tabacco della Valle del Brenta fu abbandonata e la maggior parte della popolazione migrò in cerca di fortuna in altre terre. Sopravvissero solo delle piccole coltivazione “nascoste”, che fiorirono, grazie alla costante richiesta da parte dei consumatori ormai vezzi ed usi alla pregiata qualità di questo tabacco. Le famiglie di coltivatori rimaste, non si persero d’animo, aumentarono nell’ombra le coltivazioni e le produzioni di sigari di contrabbando. Conoscendo alla perfezione il territorio , riuscirono abilmente a eludere i controlli del Monopolio di Stato. In tutta la valle prese piede il contrabbando di tabacco e dei suoi lavorati, che contribuì sostanzialmente alle entrate dell’economia locale. Tanto che fu istituita la Prefettura di Valstagna, per contrastarne il fenomeno. Nel 1871 fu emessa la prima sentenza ufficiale per contrabbando di sigari. Tale sentenza non scoraggiò gli abitanti della valle, che ininterrottamente continuarono a coltivare, produrre e contrabbandare i sigari persino durante la Seconda Guerra Mondiale. 55