IUAV Bachelor portfolio

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MARGHERITA ANTOLINI

PORTFOLIO 2013-2016

UniversitĂ IUAV di Venezia

Corso di laurea triennale Architettura Costruzione Conservazione


PORTFOLIO DI LAUREA 2013-2016 Margherita Antolini - 279895

Università “IUAV” di Venezia Dipartimento Architettura Costruzione Conservazione Corso di laurea triennale Architettura Costruzione Conservazione Filiera Architettura Anno accademico 2015 / 2016


INDICE Introduzione Informazioni personali Conoscere/Interpretare

Rilievo di campo S. Barnaba (VE)

I maestri

ViabilitĂ a Cannaregio

Progetti di carta

Un caso di studio

Social Housing

Marghera Megastructures

Progettare contesti

Paesaggio veneto

Drawing on Scarpa

Forte Treporti (VE)

Progetto Palmanova: la scena fissa delle vicende dell’uomo


INTRODUZIONE

<<Di me stesso non posso prometter altro che una lunga fatica e gran diligenza, ed amore, che io ho posto per intendere e praticare quanto prometto.>> -A. Palladio(1)

Di seguito verrà presentata un’analisi critica a posteriori del lavoro svolto nei tre anni di studi trascorsi presso l’Università IUAV di Venezia divisi in tre gruppi:

Conoscere/interpretare: come un homo universalis, l’architetto deve

padroneggiare tutti i mezzi necessari alla conoscenza e all’interpretazione della realtà, tanto in ambito progettuale quanto come costruzione di un bagaglio di riferimenti personali. La città, la storia, il disegno, il rilievo, la composizione, tutto ciò che serve per diventare un muratore che parla latino.(2)

Un caso di studio: lo scontro con Marghera ha portato alla riflessione

sulla responsabilità sociale dell’architetto, sui problemi ambientali, e sui temi dell’abitazione e della capacità dell’architettura di creare una comunità. Oltre al tema dell’housing, la grande scala e la ripetizione.

Progettare contesti: In linea con il corso di studi, molte esperienze hanno fatto

riferimento all’attività di progettazione in riferimento alla relazione con contesti esistenti, dove per contesto si intendono non solo luoghi contingenti ma anche discorsi più ampi riferiti alla città e alla tipologia considerata. Il vincolo da problema si è trasformato in punto di partenza per una strategia insediativa e compositiva che si è tentato di risolvere in un’ottica di relazione con l’intorno e con la storia in forme contemporanee.


INFORMAZIONI PERSONALI MARGHERITA A N T O L I N I

F

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2013-2016 Laurea Conservazione

A

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triennale

in

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Architettura

N

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Votazione 90/100

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2015-in corso scrittura e gestione di un blog riguardo la fruizione di arte e architettura contemporanea

My housemate art - https://myhousemateart.wordpress. com/ 11/2015-1/2016 Tirocinio curriculare

Sviluppata da subito la passione per le arti attraverso il disegno dal vero, la musica e la lettura, comincia la propria formazione nell’ambito dei Castelli Romani, dove conosce il paesaggio delle rovine romane e dei giardini all’italiana di Frascati e Tivoli. Trasferitasi a Roma, con la scoperta del razionalismo e dell’arte contemporanea, continua il proprio percorso contemporaneamente di studio e di partecipazione attiva anche attraverso numerosi viaggi in Europa e in America. Parallelamente si interessa anche di moda e sartoria, in particolare per quanto riguarda il costume teatrale. Durante l’esperienza veneziana rafforza e sistematizza le proprie conoscenze trovando modo di sfruttare le proprie passioni. Gli interessi per il futuro si focalizzano sulle pratiche curatoriali e sul restauro del patrimonio architettonico.

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V

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I

Technical executive consulting degli architetti C.L. Contivecchi e P. Fontemaggi - Roma 2013 Partecipazione attraverso disegni alla pubblicazione di

“Libertà e scelta” (a cura di M. Panichi), Roma, 2013

P. Scrivanti, Analisi matematica e geometria A. Guerra, Storia dell’architettura 1 E. Meroi, Meccanica strutturale 1 P. Grandinetti, Teoria della progettazione architettonica E. Giacomello, V. Lucchese, P. Val, Laboratorio Integrato 1 A. Aymonino, W.A.Ve 2014-2015 G. Bilotti, Meccanica strutturale 2 A. Dei Svaldi, Fondamenti di geotecnica M. Pogacnik, Storia dell’architettura 2 D.F. Antonucci, Fisica tecnica e impianti A. Maggi, Storia della rappresentazione fotografica dell’architettura S. Bullo, P. Valle, Laboratorio integrato 2 R. Murphy, W.A.Ve M. Centanni, G. Bordignon, Workshop storia dell’arte greco-romana; Workshop storia dell’arte medievale I. Carnicero, Workshop autunnale “A week with...” 2015-2016

CONOSCENZE

T

2013-2014

Liceo Classico Statale Terenzio Mamiani

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Costruzione

2008-2013 Diploma di maturità classica

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Università IUAV di Venezia

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Italiano Inglese Francese

COMPETENZE madrelingua Cambridge, C1 B1

Dimistichezza con disegno manuale (tecnico, schizzi e acquerelli) Dimistichezza con dispositivi per l’acquisizione di immagini digitali (reflex/automatiche/a rullino) Dimistichezza con i programmi di grafica e disegno digitale (CAD, pacchetto Adobe) Buona padronanza linguistica Buona padronanza degli strumenti di richerca storicoarchivistica

E. Micelli, Estimo M. Pogacnik, Storia dell’architettura 3 N. Pirazzoli, Laboratorio di restauro F. Guerra, Rilievo strumentale e rappresentazione digitale E. Arielli, Fondamenti di estetica per le arti G. Bilotti, Costruzioni in cemento armato, acciaio, legno e muratura L. Ciacci, Urbanistica A. Dal Fabbro, V. A. U. Norsa, Laboratorio integrato 3

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CONOSCERE/INTERPRETARE

RILIEVO DI CAMPO SAN BARNABA (VE) Corso di Rilievo strumentale e rappresentazione digitale Prof. F. Guerra


RILIEVO DI CAMPO SAN BARNABA (VE) Il rilievo è lo strumento di conoscenza che permette di conoscere a livello quantitativo e qualitativo un’architettura. Come disciplina è regolata da una serie di procedimenti che assicurano la buona riuscita delle operazioni, ma è importante notare come rilevare non sia un’operazione puramente meccanica di raccolta dati quanto un’analisi finalizzata alla dimostrazione di una tesi. Al livello didattico il rilevamento ha tre livelli di importanza, legati a tre momenti della progettazione: - fornire la capacità di analizzare edifici e luoghi su cui si interverrà con un progetto -capire la differenza tra progetto disegnato e progetto realizzato secondo un processo di disegno di progetto>rilievo>disegno della realizzazione -fornire i mezzi per comprendere più

completamente un progetto a livello storico. Di seguito viene riportato l’esito del lavoro svolto sotto la guida del professor F. Guerra durante il corso di Rilievo strumentale e rappresentazione digitale. Dopo uno studio teorico riguardo il trattamento dei dati, il rilievo diretto, fotogrammetrico e topografico, abbiamo realizzato un rilievo di Campo San Barnaba (VE) attraverso fotopiani e ortofoto ottenuti con RDF e Photoscan, insieme a una nuvola di punti acquisita con un Laser scanner. Il lavoro si è svolto in tre fasi principali: l’acquisizione delle immagini tramite macchina fotografica Canon EOS 1100D, il trattamento delle immagini per ottenere ortofoto e fotopiani, e infine il ridisegno in scala 1:100 dei quattro prospetti del campo e in scala 1:20 del portale della chiesa di San Barnaba.


fotografie, ortofoto e prospetto Est

fotografie, ortofoto e prospetto Ovest


fotografie, ortofoto e prospetto Sud

fotografie, ortofoto e prospetto Nord


ortofoto di pianta, prospetto e sezione del portale della chiesa di S. Barnaba (VE)

ridisegno di pianta, prospetto e sezione del portale della chiesa di S. Barnaba (VE)

Prospetto, Scala 1:20

Pianta, Scala 1:20

Sezione, Scala 1:20


CONOSCERE/INTERPRETARE

I MAESTRI Corsi di Storia dell’architettura 2 e 3 Prof. M. Pogacnik


I MAESTRI

Aver seguito due dei tre corsi di Storia vista innovativi. Le architetture analizzate sono dell’Architettura con lo stesso professore è stata molto diverse non solo per epoca ma anche per un’occasione di crescita personale intensa. forme e metodologie progettuali, e sono state Mentre durante Storia dell’Architettura 2 è analizzate di conseguenza. stato un vero e proprio corso strutturato intorno Partendo dal Palazzo della Secessione, e ai temi dell’ornamento e della dialettica strutturaanalizzandone il contesto storico-culturale della rivestimento nel passaggio dal moderno al Secessione, è stato ricostruito l’iter amministrativo contemporaneo, il corso successivo ha gravitato e progettuale. intorno a brevi seminari e Con la palazzina Il Girasole produzioni personali che riguardo di Luigi Moretti invece si sono temi vari, dall’opera olivettiana per affrontati i temi del razionalismo <<Acquietarsi nella Ivrea all’Identità in architettura, e dell’artisticità di un condominio, perfezione è l’anelito di chi e hanno dato la possibilità di oltre all’amore per gli aspetti si affanna per raggiungere applicare gli strumenti e il metodo materici e la commistione delle l’eccellenza; e non è acquisiti. influenze storiche dell’architetto. forse il nulla una forma di Così quindi, ottenuto un Contrariamente, la casa Ungers II perfezione?>> bagaglio di immagini e conoscenze ha portato a riflessioni sull’identità (3) generali, si sono potute sviluppare dell’architettura, sull’astrazione e -Thomas Mann anche preferenze personali. Oltre la metafisica in architettura. all’aspetto di studio, si è sviluppata Tutti e tre i lavori constano di parallelamente un’esperienza di conoscenza attiva elaborazione storica e critica supportate da analisi attraverso la stesura di quaderni di appunti e di saggi sullo stato dell’arte e ridisegno. critici riguardo vari temi. I saggi critici, quindi, non sono stati un esercizio di La ricerca storiografica è stata affiancata al storiografia e ricerca bibliografica, ma un mezzo per ridisegno delle architetture e allo sviluppo di un alimentare la conoscenza riguardo i diversi processi pensiero critico originale. Proprio questa è stata creativi e temi della disciplina. Inoltre particolare la difficoltà maggiore, in quanto ha comportato importanza è stata data alla visita dei luoghi, al uno studio approfondito al punto di poter viaggio e allo studio dei dettagli tecnologici delle elaborare contenuti del tutto nuovi, ma ha dato architetture come strumento di conoscenza delle la possibilità di affrontare lo studio da punti di stesse.


UNGERS HOUSE II II UNGERS HOUSE GLASHUTTE (DE) GLASHUTTE (DE) 1 19 9 8 8 6 6

form of interpretation of a recurrent of element. Lacking in distracting countryside. countryside. form of interpretation a recurrent element. Lacking elements, in distracting elements, in extendments and indentation; in thelacking, end, in distinctiv in extendments andlacking, indentation; in the end, in distinctiv characters.>> characters.>> -Oswald Mathias Ungers -Oswald Mathias Ungers

In the south ofInEifel is strong the roman architectural the mounts, south of where Eifel mounts, where is strong the romantradition, architectural tradition, this small house on an artificial hill two ponds,by a garden, thislies small house lies on ansurrounded artificial hillbysurrounded two ponds, a garden, an ancient chapel and a manufactory from building the XVII sec., an ancient chapel and a building manufactory fromwhich the XVII sec., which orignally inhabited the inhabited place. It can reached only narrow path.a narrow path. orignally thebeplace. It can be through reached aonly through The archaic and bucolic and isenriches enriched byisthe house. by the house. The archaicplace and enriches bucolic place and enriched Ungers takes forward his typical combination elementaryof forms with theforms with the Ungers takes forward his typicalof combination elementary landscape in order to getinqualities mutual contrast. landscape order tothrough get qualities through mutual contrast. The typology of the villa is here declined in a simple and convincing logic. The typology of the villa is here declined inyet a simple and yet convincing logic. Based on a square has a central and which serves rooms, Basedplan, on aitsquare plan, itstaircase has a central staircase and the which serves the rooms, all located on all thelocated perimeter andperimeter almost alland connected with each other. on the almost all connected with each other.

locandina di: MAC-Vienna

VIAGGIO STUDIO A VIENNA: DAL MODERNO AL CONTEMPORANEO

CASA G L 1

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UNGERS U T T E 8

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<< Mi interessano la forma pura, l’astrazione, la tipologia di base, la costruzione elemenare. Non il materiale naturale appesantito contenutisticamente, non il dettaglio architettonico che racconta la storia della finestra, dell’ingresso e della casa con cornicioni, coperture o rivestimenti, o i diversi trattamenti di base e coronamento. Parlo invece della semplice capanna, della forma più elementare di interpretazione di un elemento ricorrente. Priva di elementi che distraggano, di aggetti o rientranze; priva insomma di caratteri distintivi.>> -O. M. Ungers (4)

L’inaugurazione della mostra “Ways to modernism: Josef Hoffman, Adolf Loos and Their Impact” allestita preso il MAC (Österreichisches Museum für angewandte Kunst) è stato il pretesto per un viaggio studio a Vienna organizzato dagli studenti del corso di Storia dell’architettura 2 (triennale) e Storia dell’arte (magistrale). I quattro giorni di visita sono stati estremamente intensi e si sono concentrati sulle architetture moderne e contemporanee più rilevanti della capitale austriaca, in linea con il programma del corso. La partecipazione interessata degli studenti ha permesso la stesura di schede riguardanti gli obiettivi del viaggio, organizzate secondo l’itinerario concordato, per un totale di 47 edifici analizzati distribuiti tra Vienna, Graz e Neuhaus. Dalle ville loosiane di Hietzing ai grattacieli del Donaustadt, l’iniziativa del prof. Pogacnik ha reso possibile la visita a cantieri e architetture normalmente chiuse al pubblico quali il cantiere dell’Erste Campus con la guida degli stessi architetti dello studio Henke Schreieck Architekten, casa Steiner di A. Loos, villa Beer di J. Frank, alcune casa del Werkbund Siedlung e in particolare la Casa sulla Michaelerplatz, cui è stato dedicato un ampio studio. La mostra del MAC ha concluso il percorso, mostrando chiaramente non solo le differenze tra di due architetti, ma soprattutto il clima culturale del periodo e le radici culturali del modernismo mitteleuropeo. L’esperienza quindi è partita dalla conoscenza delle architetture storiciste per passare a una riflessione sulle diverse tendenze moderniste.

Floor plan, 1:100

assonometria

Section, 1:10

pianta piano terra Axonometry

Axonometry

Margherita | 13-14 gennaio 2016 | TomArchitett Schope margherita Antolini antolini - 279895 279895 | |Seminario Università IDENTITY IUAV di V Venezia | Dipartimento

sezione Floor plan, 1:100 Floor plan, 1:100

Section, 1:100

prospetto Section, 1:100

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Facade, 1:100

Facade, 1:100


CASA R O 1

DEL A

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GIRASOLE T ) 9

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prospetto su Viale B. Buozzi

<<La fenditura centrale seziona al vivo l’intero edicio e, con una prospettiva tagliente ed istantanea, rivela e penetra integralmente la profondità degli spazi che entrano nella composizione. Il grande atrio aperto sotto la fenditura e la casa determina e sottolinea gli spazi in latitudine e dichiara il peso, la densità, gli sforzi e la figura dell’intera macchina costruttiva. Questi due temi della fenditura e dell’atrio esprimono anche in termini di chiaroscuro il loro penetrare gli spazi, con ombre intense e misteriose… Il basamento a rustico in contrappunto al mosaico di vetro, bianco e luminoso, dei piani superiori a sbalzo. [...] Un’altra modalità fondamentale di composizione si rivela ancora nell’edicio: strutture o materiali diversi non sono mai sposati; sono sempre invece ben staccati in modo da evitare angoli incerti di forma e di materia, che turbano il nitore formale dei particolari. Legno, mosaico, pietra e stucco hanno sempre contorni propri e precisi e rigirano su sé stessi i loro profili terminali. L’interno della casa è tutto in stucco romano, la qual cosa dona agli spazi interni un valore tattile e una possibilità con comune di forma.[...]>> -Luigi Moretti (5)

17,46

19,12

pianta piano terra

pianta piano tipo

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1,74

4,01

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2,73

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1,13

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1,43

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2,74

2,74

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2,71

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2,15

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1 16,78

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1,61

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0,25 3,54

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3,5

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3,4

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2,04

19,67

1

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2,23

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2,21

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21,03

4,11


CONOSCERE/INTERPRETARE

PROGETTI DI CARTA

Workshop autunnale “A week with Inaki Carnicero”


PROGETTI DI CARTA La composizione pura e fine a s stessa è forse la pratica più difficile da capire e applicare per uno studente. La sfida lanciata dal prof. Inaki Carnicero ha stimolato la creatività e abbandonato la via del programma funzionale, chiedendo non di progettare ma di giocare con la carta per creare una struttura mobile senza nessuno scopo, luogo o funzione. Una volta trovate le forme sono state collocate nell’ex mattatoio di Madrid, da lui stesso ristrutturato e reinterpretato, per farne delle installazioni mutevoli ed effimere. La struttura progettata si articola in due corridoi, uno fisso e arcuato, l’altro richiama la forma di un’onda, e come essa è sempre diversa: i tubi di bamboo di cui è composta sono legati a dei binari e, con un funzionamento dedotto dai mulinelli delle canne da pesca, si alzano e si abbassano tramite un motore o anche manualmente, creando uno scenario sensoriale mutevole dall’esterno e dall’interno.

foto di: Inaki Carnicero


sezione trasversale configurazione #1

sezione longitudinale configurazione #1

sezione trasversale configurazione #2

sezione longitudinale configurazione #2

sezione trasversale configurazione #3

sezione longitudinale configurazione #3



CONOSCERE/INTERPRETARE

VIABILITÀ A CANNAREGIO Corso di Urbanistica Prof. L. Ciacci


VIABILITA’ A CANNAREGIO Analizzare un progetto per il suo impatto urbanistico e non nei caratteri strettamente storici è una sfida; raccontarlo in un video ancora di più. Durante il corso di Urbanistica, studiati i testi principali della teoria della disciplina, è stato analizzato e interpretato un progetto urbano ignorandone deliberatamente alcuni aspetti quali il valore architettonico, la distribuzione interna degli alloggi, e i principi compositivi, concentrandosi sulle conseguenze che ha avuto sul funzionamento della città. Il quartiere scelto è il Saffa, situato nel centro storico di Venezia, nel sestiere Cannaregio, e progettato da V. Gregotti negli anni ‘80. L’area, che fino agli anni ‘50 ospitava una fabbrica di fiammiferi, è stata adibita a complesso di housing convenzionato. Dopo uno studio sommario delle caratteristiche architettoniche e distributive, il lavoro ha preso il disegno dei percorsi come tema compositivo principale, dato che il progetto riesce ad unire due contesti distinti sul piano non solo architettonico ma soprattutto urbano, definendo una cerniera di snodo fondamentale per i flussi in direzione stazione S. Lucia - S. Giobbe/Ghetto. Lo strumento del video ha fatto sì che il pensiero fosse articolato chiaramente e senza dubbi, facendo attenzione non solo ai contenuti ma soprattutto all’ordine in cui erano mostrati, e ponendo l’accento sulla necessità di mostrare solo quanto necessario alla dimostrazione di una tesi.


INTRODUZIONE

SEQUENZA 1 L’area a disposizione, una zona industriale dell’inizio del secolo abbandonata, collocata sull’isola di Cannaregio Ovest, è inclusa tra due sistemi di edificazione: quello ortogonale alle fondamenta di Cannaregio e quello della Lista

SEQUENZA 2 Due lunghe corti di edifici a schiera si ricollegano con l’insediamento ortogonale al canale di Cannaregio. Le loro testate si affacciano su un campo, dotato di alcuni servizi, e che costituisce il principale elemento di passaggio dalla

di Spagna, entrambi non conclusi e tra loro privi di relazione. La penetrazione pedonale della Lista di Spagna verso San Giobbe rappresenterebbe l’asse di percorrenza centrale di Cannaregio Ovest, una delle questioni che il nuovo insediamento deve affrontare.

Lista di Spagna verso San Giobbe con il ponte previsto sul rio della Crea. Al di là del campo un lungo edificio che perimetra il tessuto esistente forma il bordo di un secondo campo erboso separato dal primo da due edifici sul rio della Crea.


SEQUENZA 3 All’interno dell’area sono presenti due percorsi di collegamento tra la Lista di Spagna e Cannaregio. Entrambi partono dal confine del Campo Verde e lo costeggiano, ma mentre quello progettato da Gregotti risulta triste e

abbandonato, l’altro nasce dalla necessità dei cittadini, ed è essenzialmente più breve e con meno deviazioni.

SEQUENZA 4 Prendendo il Campo Verde come punto focale della distribuzione dei percorsi del quartiere l’analisi dimostra la

presenza di un campo, del verde privato e del verde pubblico. Il Campo Verde quindi è Campo o è Verde?

SEQUENZA 5 La proposta di intervento si incentra sulla caratterizzazione di questo spazio attualmente recintato, trasformandolo in un percorso nel verde attrezzato, in modo che ci sia un percorso rapido, uno di servizio per arrivare ai servizi sul

campo, e uno lento per il riposo e i giochi.


UN CASO DI STUDIO

MARGHERA MEGA STRUCTURES W.A.Ve Prof. A. Aymonino


MARGHERA MEGASTRUCTURES La superficie sconfinata di Marghera (16.200 ettari) unitamente alle operazioni di bonifica necessarie all’abitabilità e all’attuale assenza di una figura, pubblica o privata, in grado di gestirla economicamente e politicamente, fanno dell’idea di una Marghera organicamente e unitariamente progettata un’utopia. Marghera non verrà mai realizzata se non per frammenti e in tempi lunghissimi, ma non per questo non può essere terreno fertile per studi di progettazione urbana. Il tema del workshop ha ruotato intorno al confronto tra utopie e tra grande dimensione territoriale e grande dimensione abitativa delle megastrutture. Obiettivo principale non era tanto l’elaborazione di un progetto valido e realizzabile quanto la riflessione sulla scala architettonica e urbana e sull’importanza delle utopie come metafore di società. Utilizzando un approccio diagrammatico e semplificando le condizioni al contorno, lo studio delle possibilità ricettive di Marghera si è composto di un continuo incrocio di utopia e dati reali.

Gran parte del tempo è stata dedicata alla conoscenza del progetto del Conjunto Residencial Prefeito Mendes de Moraes, conosciuto come Pedregulho, dal punto di vista storico ma soprattutto per capirne le logiche insediative, le dimensioni e le percentuali di occupazione attraverso la ricerca bibliografica e il ridisegno. In seguito il lotto del quartiere è stato preso come modulo per riurbanizzare Marghera in modo critico. Il quartiere si sviluppa su un pendio ed è composto da sette edifici, di cui tre a scopo residenziale e quattro adibiti a servizi (scuola, centro medico, palestra e piscina). L’intero complesso è caratterizzato dallo studio dei percorsi e dell’occupazione dei suoli secondo gerarchie precise, senza tralasciare la buona qualità architettonica che ha portato la serpentina delle abitazioni a diventare quasi un landmark. Nonostante la cura con cui è stato progettato, la posizione privilegiata e la polifunzionalità, in pochi anni il quartiere come molte altre megastrutture simili è decaduto, fino ad arrivare quasi al livello delle vicine favelas.

foto e nella pagina precedente: Studio Lanfer


CONJUNTO MENDES Affonso E. Reidy Brasile, Rio de Janeiro, rua Marechal Jardim 11947-52

DE

RESIDENCIAL MORAES

Sup. complessiva 52.142 mq Sup.coperta: 8.000 mq Capienza prevista: 2.400 ab. Densità abitativa: 269 ab./ha

Edifici progettati: 9 Realizzati: 7 di cui 3 per abitazioni 4 di servizi

PREFEITO (Pedregulho) Sup.costruita: 24 % Sup.verde: 40% Sup.non edificata: 28% Sup.infrastrutturale: 8%

sezione e prospetto

Piante degli appartamenti appartamenti piano primo e secondo

duplex piano 4° e 6°

duplex piano 5° e 7°

planimetria appartamenti appartamenti piano primo epiano secondo primo appartamenti e secondo piano primo e secondo

duplex pianoduplex quarto epiano sestoquarto e sesto duplex piano quarto e sesto duplex piano duplex quinto epiano settimo quinto e settimo duplex pia


I moduli sono affiancati in modo da creare una nuova rete viaria. L’unione di due lotti su un lato da vita a un super-lotto di forma quasi rettangolare. L’alternarsi e il collegamento tra i super-lotti genera un’urbanizzazione a fasce alternate di quartieri e verde che si traduce in un rapporto con il territorio di circa 1/3 edificazioni e 2/3 verde pubblico, che nelle isole più direttamente affacciate sulla laguna significa poter sfruttare gli affacci verso Venezia.

Inserimento del modulo a Marghera


UN CASO DI STUDIO

SOCIAL HOUSING Corso di Laboratorio Integrato 2 Proff. P. Valle, S. Bullo


SOCIAL HOUSING Marghera non è solo industria, ma anche città vera e propria: cosa succeede quando le due realtà si incontrano? Non una nuova Coketown, ma l’area di via F.lli Bandiera: una lunga fascia abbandonata costeggiata su un lato da un viale alberato e la città-giardino, dall’altro da fabbriche. Nel centro vegetazione e degrado sono liberi di crescere indisturbati in capannoni semidistrutti. All’interno di questo scenario però c’è un centro di speranza che fa ben sperare per il miglioramento della zona: il centro sociale Rivolta infatti è riuscito a recuperare dei capannoni e a fondare un’associazione che organizza eventi musicali e culturali molto apprezzati e partecipati. All’interno di quest’ottica positivista il tema progettuale riguardava il disegno di un complesso di social housing integrato con servizi quali negozi e uffici, oltre a abitazioni di diversa misura e per diverse fasce sociali. Il progetto quindi riguarda tre scale: in primo luogo la relazione con i due contesti e la comunicazione quartiere-città; in secondo luogo l’articolazione interna del quartiere e quindi l’organizzazione di una nuova comunità; infine il disegno del singolo appartamento, tenendo conto delle normative sulle dimensioni minime e dei diversi stili di vita (famiglie, gruppi temporanei, anziani, ecc.) L’intero progetto è stato analizzato anche dal punto di vista strutturale, redigendo piante delle carpenterie e sezioni tecnologiche , nonchè una relazione tecnica in cui sono state predimensionate le strutture principali.


PROGRAMMA FUNZIONALE Sup. del lotto di progetto 15.625 mq Sup. verde pubblico 4.000 mq Parcheggi pubblici 2.500 mq Parcheggi privati 2.500mq Sup.netta di pavimento max. costruibile 10.000 mq di cui: -Residenze 7.500 mq -Altre funzioni (uffici, spazi commerciali) 2.500 mq I Mq.7.500 delle residenze saranno così suddivisi: -70% per edilizia residenziale -20% per alloggi assistiti per persone anziane integrati con le altre residenze -10% per alloggi di prima assistenza per gruppi temporanei La porzione di edilizia residenziale sarà composta da circa 50 alloggi così suddivisi: -Alloggi per 2/3 persone 18 alloggi -Alloggi per 4 persone 12 alloggi -Alloggi per 5/6 persone 12 alloggi -Alloggi per 6 o più persone 8 alloggi

STRATEGIA INSEDIATIVA Il progetto nasce da una geometria molto semplice, basata su due corti concentriche dove la più esterna ospita le abitazioni e la più interna i servizi. Le corti sono tagliate in punti strategici, e la grande piazza centrale diventa un dislivello che caratterizza il grande spazio come “altro” rispetto alla strada, e porta direttamente ad un teatro interrato. Il complesso così è aperto verso la città giardino e si distanzia con una fascia verde dall’area industriale.

Edifici privati Edifici pubblici


pianta livello 0


sezione longitudinale

sezione trasversale

piante degli appartamenti: 3 persone 4 persone 5 persone 6 persone


PROGETTARE CONTESTI

PAESAGGIO VENETO

Corso di Laboratorio Integrato 1 Proff. P. Val, E. Giacomello, V. Lucchese


PAESAGGIO VENETO Patrimonio enogastronomico locale, il Prosecco gioca un ruolo chiave nella cultura sociale e paesaggistica della provincia di Treviso. Le colline, coperte di vigne, formano panorami diversi in ogni stagione con i loro colori, e tra esse si snoda una via che tocca alcune delle osterie tradizionali. Con l’inizio di una massiccia esportazione di questo vino, anche il turismo ha iniziato a mostrare interesse per l’area, creando così il bisogno di luoghi di soggiorno. Il progetto si propone di ampliare l’osteria “Alla Tripolitania” di Refrontolo, sulla via del Prosecco, con un Bed and Breakfast di due stanze. Il laboratorio è stato svolto in collaborazione con il corso di Disegno e Rilievo e di Elementi Costruttivi, pertanto il progetto è stato supportato in primo luogo da una fase di rilievo conoscitivo dell’area per quanto riguarda l’osteria ma anche la cultura architettonica locale, e in secondo luogo da uno studio tecnologico dell’esistente e della nuova costruzione tramite sezioni e assonometrie di dettaglio.


planivolumetrico

assonometria


prospetto verso le vigne pianta livello 0

prospetto verso la strada

Gli aspetti fondamentali della composizione si legano a due istanze principali: - rendere il B&B indipendente ma collegato all’osteria; - sfruttare il panorama delle colline trevigiane. Il progetto si compone di due volumi: l’uno affiancato all’osteria e di carattere pubblico, in cui si trovano la reception, il collegamento con la cucina attraverso una porta di servizio e la sala da pranzo privata; sfruttando il dislivello naturale del terreno questo volume diventa a doppia altezza e interseca il secondo, posto ortogonalmente, che ospita le camere da letto. In questo modo anche i due fronti sono estremamente diversi: mentre il prospetto verso la strada risente appena della presenza dell’addizione, il retro dell’osteria diventa il fronte del B&B, e offre la possibilità di aprire grandi vetrate sulle vigne circostanti. La vista, inoltre, è sfruttata attraverso l’uso della copertura del secondo volume come patio in aggiunta alla sala da pranzo interna. Dal punto di vista strutturale il progetto è dominato dal calcestruzzo facciavista e dal vetro; i due volumi sono diversificati anche da questo punto di vista, infatti mentre l’area pubblica si risolve in un sistema trave-pilastro, le camere sono organizzate secondo setti portanti.

pianta livello -1


sezione tecnologica

sezione trasversale

sezione longitudinale



PROGETTARE CONTESTI

FORTE TREPORTI (VE)

Corso di Restauro Prof. N. Pirazzoli


FORTE TREPORTI (VE) L’architettura militare rappresenta per l’Italia e per il Triveneto in particolare un’urgenza sorta negli ultimi decenni. Grandi costruzioni ormai abbandonate sono distribuite in tutta la laguna, e mentre alcune vengono rifunzionalizzate e restaurate con successo, altre sono state dimenticate. Il Forte Treporti appartiene alla seconda categoria, forse per la posizione poco strategica dal punto di vista turistico, ma rappresenta una testimonianza storica fondamentale, ed è stato un’ottima occasione didattica per riflettere sui temi della teoria del restauro e del recupero dell’esistente, ma non solo. Data la sua importanza storica e la vasta estensione (26.753 mq di superficie complessiva) , la prima fase del lavoro ha implicato lo sfruttamento delle conoscenze riguardo ricerca storiografica e rilievo per ricostruire il complesso dal punto di vista storico, geometrico e materico. La seconda fase ha riguardato la stesura di un progetto di restauro vero e proprio, previo studio delle teorie del restauro più importanti, da Ruskin a Carbonara, fino alla definizione di interventi conservativi, di adeguamento tecnologico e di rifunzionalizzazione.

Il fronte principale, sul lato ovest, presenta una lunghezza di 230m. L’opera domina con il fianco sinistro la parte di Laguna a ovest del canale di S. Felice fino al Litorale del Cavallino; agisce sul fronte verso il mare e batte con il fianco destro l’entrata del Porto del Lido.Per il fatto di essere isolato, lontano da Venezia e raggiungibile solo per via acquea, era dotato di un robusto armamento. Difesa ed attacco erano possibili per mezzo di due ordini di fuoco, la cannoneria e la fucileria; era così possibile fronteggiare sia le navi che si avvicinavano al porto, sia arrestare l’avanzata di truppe appiedate provenienti dal litorale. A queste posizioni si aggiungevano poi le artiglierie da costa e da campagna a cielo scoperto, di maggior calibro, sulla banchetta del terrapieno a ridosso del muro di cinta, a circa 6 metri dal livello del mare. Le due entrare di accesso al Forte si aprono sul fronte principale, verso la laguna: da un’ampia spianata si accede all’ingresso di servizio, l’altra, più maestosa e importante recante la scritta <<Forte Treporti>>, alla quale era originariamente abbinato un ponte levatoio, comunica con una corte interna a perimetro curvilineo compresa tra la cinta esterna e il ridotto centrale.

foto di: associazione Metaforte


Ai fini della conoscenza in prima istanza l’attenzione si è rivolta alla ricerca bibliografica: il materiale cartografico, iconografico e testuale raccolto è stato schedato e in seguito riorganizzato in ordine cronologico. In questo modo è stato possibile iniziare a ricostruire non solo la storia militare ma anche e soprattutto quella costruttiva dell’area, attraverso l’evidenziazione delle epoche, dei materiali, delle funzioni, e delle tecniche costruttive. Prima fase: 1807: fortino napoleonico.

RR II CC EE RR CC AA 1807-1811

Catasto napoleonico. Si nota l’esistenza di una piccola costruzione militare. cfr. Cavallino, atlante delle trasformazioni

EE

RR II CC O O SS TT RR UU ZZ II O O N N EE

1851

Catasto austriaco cfr. CIRCE, IUAV

1845-1851

La costruzione del Forte Treporti (o Forte Vecchio) è da collocare nella lunga catena di interventi fortificatori messi in atto dagli austriaci. Le mappe del progetto originario, conservate presso l’Archivio di Guerra di Vienna, recano la dicitura <<del Forte che è stato ricostruito nuovo sulla punta del Litorale del Pordelio dal 1845 al 1851>>. cfr. Venezia tra Arte e Guerra

SS TT O O RR II CC AA

1848-49

1900

Durante i moti risorgimentali, non ancora ultimato, il Forte viene Piano di attacco austriaco contro Venezia. occupato dalla truppe repubblicane di Daniele Manin che lo cfr. I forti di Venezia, i luoghi del sistema difensivo usano come base per alcune sortite contro il presidio austriaco veneziano del Cavallino.

1882-1910

Fino alla realizzazione della diga foranea di Punta Sabbioni, a cui si deve il consistente rinascimento sabbioso e l’altrettanto consistente avanzamento della linea di costa, l’aspetto di tutta la zona era completamente diverso. Il forte si trovava infatti proprio a fronte della bocca portuale e la retrostante isola di Sant’Erasmo non era come oggi un’isola interna alla laguna bensì un lido direttamente affacciato sul mare.

Impossibile ricostruire la scala metrica.

Prima fase della costruzione austriaca:

Costruzione del primo livello fuori terra del ridotto e della cannoniera, delle mura e del fossato. Edifici realizzati in pietra d’Istria e laterizio facciavista di colore piuttosto rossastro e facile alla frantumazione.

Seconda fase della costruzione austriaca: costruzione del secondo livello fuori

terra del ridotto . Edifici realizzati in pietra d’Istria e laterizio facciavista di colore più giallo.

Terza fase della costruzione austriaca:

sopraelevazione della copertura con mattoni facciavista, travature lignee e manto in coppi.

Quarta fase: 1900: piano di attacco austriaco contro Venezia. Costruzione della polveriera.

Quinta fase: 1915: costruzione

delle torri telegoniometriche, in laterizio intonacato e finiture in ferro.

Sesta fase: 1945: costruzione di due piccoli magazzini con struttura muraria in mattoni e copertura mista con travi lignee e lamiera. 1950-oggi: Costruzione di baracche e pollai con materiali di risulta.

Prima fase Seconda fase Terza fase Quarta fase Quinta fase Sesta fase Demolizioni Addizioni

1915-18

Nel corso della Grande Guerra furono erette due torri telegoniometriche (una a base circolare e una a base quadrangolare) per avvistare il nemico e calcolare la direzione delle artiglierie. Nel medesimo periodo, la copertura del ridotto, originariamente di terra (per attutire i colpi delle artiglierie nemiche), fu sostituita da un tetto con travi in legno e manto di copertura di coppi. cfr. I forti di Venezia, i luoghi del sistema difensivo veneziano

1939-45 Durante la Seconda Guerra Mondiale all’interno furono edificati altri due capannoni con lo scopo di dar ricovero alle truppe. L’armamento venne ridotto alle sole batterie antiaeree.

1929

Catasto austro-italiano cfr. I forti di Venezia, i luoghi del sistema difensivo veneziano


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Data la complessità del luogo è stata chiara fin da subito l’impossibilità di rilevare direttamente l’intero Forte. Per questo i rilievi, dove possibili, sono stati indirizzati più che altro alla comparazione con le immagini di satellite e con i disegni di progetto e altri rilievi a disposizione. Integrando le tre cose si è giunti a una conoscenza adeguata al ridisegno dell’insieme, con particolare attenzione ai tre fabbricati oggetto di studio.

pianta e sezione longitudinale della prima polveriera

planivolumetrico del complesso


partito di sezione longitudinale del ridotto

pianta del piano terra

sezione trasversale del ridotto

pianta della copertura


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LEGENDA

Laterizio

Laterizio

ortofoto e rilievo materico e del degrado della prima polveriera

Laterizio

Laterizio

Laterizio

ortofoto e rilievo materico e del degrado del ridotto

Riguardo il rilievo materico si sono seguiti due procedimenti diversi. Il primo ha interessato l’individuazione sul prospetto dei componenti materici, organici e di degrado che lo caratterizzano, mentre il secondo riguarda la schedatura di porzioni notevoli di muratura secondo le caratteristiche materiche e dimensionali ottenute in loco. Malta

Pietra sbrecciata

Efflorescenze

Fessure


PROGETTO

DI

RESTAURO

CRITERI PROGETTUALI - Cura delle relazioni con il contesto fisico; - Cura e recupero dei significati e delle relazioni col contesto antropologico, considerazione della valenza simbolica e psicologica del complesso nel tempo; -Riconoscimento, salvaguardia e valorizzazione dei caratteri specifici e di unicità dell’edificio, definizione dell’identità dell’unicità del manufatto, tanto dal punto di vista storico che materico (stratificazione, particolari tecniche, significato per la comunità) -Destinazione d’uso compatibile -Ripristino e conservazione del comportamento statico originale - Reversibilità - Minimo intervento - Riconoscibilità L’intervento di restauro è stato concepito in ogni sua parte con criteri di integrazione e di integralità; ovvero, analizzando comparativamente tutte le problematiche implicate dall’azione restaurativa in quanto esse si influenzano vicendevolmente. La soluzione progettuale risulta dal confronto tra i vari aspetti conservativi e di valorizzazione della preesistenza.

Sezioni tecnologiche del solaio del soppalco: Pavimentazione in resina Getto di completamento di calcestruzzo armato Lamiera grecata Trave IPE 220

PROGRAMMA FUNZIONALE Il progetto riguarda l’utilizzo di uno spazio che possa essere catalizzatore e trampolino di esperienze volte a creare uno spazio di confronto ed un altro futuro possibile per i cittadini di Treporti e dei paesi limitrofi, rivolgendosi in particolare ai giovani. Alla base del progetto del “centro culturale” vi sono un gruppo di giovani legati al coordinamento “Meta Forte”. L’idea coinvolge tre degli edifici del Forte, in particole nell’edificio A (ridotto) si manterranno le abitazioni attualmente occupate, e si sfrutteranno gli ambienti liberi per creare un laboratorio artistico, un laboratorio fotografico, un laboratorio multimediale e due biblioteche tematiche; l’edificio B sarà adibito a spazio espositivo per le attività dei laboratori; l’edificio C ospiterà un bar e ristorante. progetto In tutti i casi la scelta e lo sviluppo delle funzioni derivano dalla configurazione geometrica degli edifici : data l’importanza delle murature dal punto di vista sia conservativo che fisico (tra 0,97 e 1,30 m di spessore) si è scelto di utilizzare quelle esistenti come punto di partenza del progetto. Appartamenti occupati Biblioteche Lab. pittura Lab. fotografia Lab. multimediale Spazio espositivo Ristorante

finestra a bilico verticale


pianta del piano terra

sezione trasversale

pianta delle carpenterie del soppalco

pianta del primo piano

partito di sezione longitudinale


PROGETTARE CONTESTI

D R A W I N G ON SCARPA

W.A.Ve Prof. R. Murphy


DRAWING ON SCARPA

Carlo Scarpa è senza dubbio l’architetto contemporaneo che ha lasciato l’impronta più forte su Venezia, ma anche quello che è stato più formato e segnato dalla città. Il workshop si è concentrato su questa ambivalenza, prendendo la conoscenza dell’area progetto e dell’architetto - in questo caso Castelvecchio non solo come punto di partenza per il progetto in quanto conoscenza del luogo, ma come strategia insediativa: come Scarpa abbiamo imparato a non aver paura di intervenire su contesti importanti. Il tema progettuale riguarda il completamento dell’organizzazione museale di Castelvecchio con un bookshop, una biglietteria e un piccolo ristorante: naturalmente il primo passo è stato studiare l’approccio di Scarpa al castello e agli allestimenti, in particolare attraverso la visita della fondazione

Querini Stampalia di Venezia. La scelta della posizione del progetto è avvenuta in sito, immaginando i percorsi e gli effetti visivi che un nuovo volume avrebbe comportato nel cortile del castello. Decisa la posizione, è stato fatto un rilievo dei particolari della posizione, che sono stati fondamentali al livello di ispirazione e studio della preesistenza. Sempre in linea con l’idea di seguire le orme di Scarpa, tutti i disegni sono stati fatti a mano, in gran parte anche a mano libera, lavorando a partire da suggestioni di materiali, forme e reminescenze artistiche. Dopo aver definito la distribuzione del programma funzionale in pianta, per i prospetti non si ha avuto un approccio “ortogonale” quanto più prospettico, disegnando quindi su fotografie fatte dalle mura che rendessero conto dell’influenza del progetto sul contesto.


pianta primo piano

pianta piano terra

sezione trasversale



prospetto e sezione longitudinale

Il progetto si sviluppa a partire dall’ingresso principale del castello. Una volta entrati è ancora possibile ammirare il cortile nella sua interezza, e si nota appena il piccolo volume in cui si è poi costretti a entrare per visitare il museo. La pianta infatti si sovrappone ai percorsi attualmente utilzzati delineati dall’intervento di Scarpa (1956-58), da qui l’impianto a L, e rende così la costruzione del nuovo edificio un investimento conveniente per il futuro. Al piano terra si trovano la biglietteria, alcuni posti a sedere del bar, i servizi igienici, un ufficio. L’intero spazio è dominato da una scala trapezoidale che permettere di risolvere la giunzione con l’impianto irregolare dell’esistente, e la comunicazione con l’edificio degli uffici, con un ingresso leggermente sopraelevato rispetto alla nuova costruzione. Al primo piano invece si situa il ristorante con cucina e magazzino. I due piani sono profondamente diversi tra loro per i materiali utilizzati: mentre il piano terra è dominato dal vetro, il primo piano è in pannelli di corten tutti diversi l’uno dall’altro, che formano un disegno ispirato ai lavori di Piet Mondrian e al lavoro dello stesso Scarpa presente a pochi metri di distanza. Alcuni pannelli sono lavorati in modo da essere apribili con un bilico verticale, o sostituiti con vere e proprie finestre a bilico. All’interno lo stesso disegno pervade tutto lo spazio, costituendo una libreria molto lunga che fa contemporaneamente da separè per i diversi ambienti, da libreria vera e propria e da espositore per la merce in vendita nel bookshop. Data la dimensione modesta dell’edificio tutto lo spazio è stato sfruttato al massimo, cercando di evitare grandi murature portanti, da qui la scelta di un sistema strutturale esile in colonne d’acciaio, che permette anche di non avere separazioni nette tra le diverse funzioni. La fluidità dell’interno e le grandi aperture fanno sì che il fruitore veda l’edificio come una presenza “naturale” all’interno del contesto.


foto di www.centro arte.com


PROGETTARE CONTESTI

P R O G E T T O PALMANOVA Corso di Laboratorio Integrato 3 Proff. A. Dal Fabbro, A. Norsa


PROGETTO PALMANOVA La scena fissa delle vicende dell’uomo Palmanova, la città stellata, affascina da sempre architetti e urbanisti con la forza figurativa che la caratterizza, come esempio di una città ideale e contemporaneamente reale. Al grande progetto di Giulio Savorgan del 1593, che ha stabilito tanto minuziosamente la dimensione dei lotti e il disegno delle strade e della fortificazione, ha fatto seguito un’edilizia anonima e di scarso valore in forte contrasto con la monumentalità del progetto. Inoltre la città ha sempre sofferto di un ulteriore dualismo intrinseco alla sua costruzione, ovvero il fatto di essere una città nata per scopi militari, e quindi con un’impostazione determinata, ma anche civile. Dal punto di vista architettonico questo significa aver organizzato la città a fasce concentriche (funzioni militari sui bastioni e a ridosso di essi, fascia intermedia di abitazioni civili, e anello più centrale di rappresentanza), ma mentre dal punto di vista militare ha sempre assolto alla sua funzione, per quanto riguarda i civili non c’è stata la spinta colonizzatrice aspettata, in primo luogo per

l’insicurezza generata dalla vita in una neonata città. Nel XXI secolo questi problemi si sono acuiti con la fine della presenza militare a Palmanova negli anni ’60, che ha causato una forte diminuzione della popolazione e l’abbandono delle caserme di epoca veneta, napoleonica e italiana. Il Progetto Palmanova si ripropone di affrontare il problema delle caserme abbandonate e dell’assenza di un’architettura adeguata all’immagine della città. Il progetto si compone di un insieme architettonico tipologicamente complesso costituito da un’integrazione di spazi costruiti, spazi aperti e spazi di relazione fortemente correlati. Le tematiche principali sono il portico come elemento di relazione e costruzione di percorsi, l’acqua, e degli objects-trouvé che caratterizzino e delimitino le ampie aree militari, senza dimenticare il rapporto con i bastioni: così un’esedra, dei setti, un’aula sospesa, una vasca, un teatro, diventano architetture contemporanee ma fortemente evocative e radicate al luogo.


PROGETTO

Conservazione esistenti

critica

delle

caserme

L’area di progetto comprende le ex caserme Filzi e Ederle, l’una napoleonica l’altra risalente alla Prima Guerra Mondiale, inoltre sono presenti una polveriera coeva alla Filzi e la torre dell’acqua, forte emergenza funzionale che data la sua posizione è diventata, con il tempo, monumento. Considerati questi elementi, si è deciso di mantenere intatte le caserme per la loro disposizione che crea un contesto su cui è stato possibile lavorare con aggiunte e rifunzionalizzazioni.

Linearizzazione dei percorsi

Chiusura degli assi visivi

<<L’architettura è la scena fissa delle vicende dell’uomo; carica di sentimenti, di generazioni, di eventi pubblici, di tragedie private, di fatti nuovi e antichi. L’elemento collettivo e quello privato, società e individuo si contrappongono e si confondono nella città; che è fatta di tanti piccoli esseri che cercano una loro sistemazione e insieme a questa, tutt’uno con questa, un loro piccolo ambiente più confacente all’ambiente generale.>> -Aldo Rossi (6)

Caratterizzazione e variazione

URBANO

planivolumetrico


L'IPOSTILO L’IPOSTILO

L'ingresso all'area ex-Ederle più vicino alla porta Udine è caratterizzato da uno spazio frastagliato, senza caratteristiche unitarie e senza pregio. Da qui la necessità di inserire un edificio-porta per la piazza. La pianta nasce dall'individuazione delle tre direttrici principali: la strada, il fronte delle caserme e quello della polveriera napoleonica, con lo scopo di delimitare tre nuove piazze. In questo modo infatti non solo la grande piazza degli studi astronomici è definita sui quattro lati, ma anche la polveriera ha un proprio spazio, e nasce una terza piazza che mette in relazione questo sistema con la fascia del teatro e delle caserme-museo. I prospetti presentano un'ordine giganti di pilastri, mentre l'ordine minore sostiene una sala completamente chiusa e illuminata solo da lucernari sulla copertura.

L’ingresso all’area ex-Ederle più vicino alla porta Udine è caratterizzato da uno spazio frastagliato, senza caratteristiche unitarie e senza pregio. Da qui la necessità di inserire un edificio-porta per la piazza. La pianta nasce dall’individuazione delle tre direttrici principali: la strada, il fronte delle caserme e quello della polveriera napoleonica, con lo scopo di delimitare tre nuove piazze. In questo modo infatti non solo la grande piazza degli studi astronomici è definita sui quattro lati, ma anche la polveriera ha un proprio spazio, e nasce una terza piazza che mette in relazione questo sistema con la fascia del teatro e delle caserme-museo. I prospetti presentano un’ordine giganti di pilastri, mentre l’ordine minore sostiene una sala completamente chiusa e illuminata solo da lucernari sulla copertura.

planivolumetrico

Assonometria concettuale


sezioni tecnologiche 6 7 8 9 10 11 12

1

2

3

4

13 14 15 16 17 18 19 20

pianta piano terra pianta primo piano

sezione longitudinale 22 sezioni trasversali 23 24 25

26 27

28

21

5

NODO 1 1 Controsoffitto, fibrocemento, 20 mm 2 Lucernario, vetrocemento, 60 mm 3 Trave principale, acciaio, IPE 200 4 Trave secondaria, acciaio, IPE 160 5 Sistema di ancoraggio del controsoffitto, acciaio, 200 mm 6 Strato di drenaggio, ghiaia, 20 mm 7 Strato impermeabilizzante, guaina bituminosa, 1 mm 8 Strato delle pendenze, cls 340 mm 9 Barriera al vapore, polipropilene, 1 mm 10 Strato isolante, polistirene espanso, 30 mm 11 Getto di completamento, c.a., 70 mm 12 Lamiera grecata, acciaio, 2 mm NODO 2 13 Pavimentazione, cls, 40 mm 14 Massetto, cls, 20 mm 15 Strato isolante, polistirene espanso, 30 mm 16 Lamiera grecata e getto di completamento, acciaio e c.a., 2+70 mm 17 Trave secondaria, acciaio, IPE 160 18 Sistema di ancoraggio del controsoffitto, acciaio, 200 mm 19 Controsoffitto, fibrocemento, 20 mm 20 Pilastro tubolare con getto di rinforzo, acciaio e c.a., diametro 200 mm 21 Tamponamento, fibrocemento, 40 mm NODO 3 22 Pavimentazione, malta e gresm 50+60 mm 23 Massetto, cls, 100 mm 24 Magrone, cls, 130 mm 25 Vespaio, ghiaia, 130 mm 26 Pilastro tubolare con getto di rinforzo, acciaio e c.a., diametro 400 mm 27 Collegamento pilastro-trave, acciaio, con piastra di 20 mm 28 Fondazione a travi rovesce, c.a., 670x1140 mm


L’ESEDRA

L'ESEDRA

L'esedra di seguito rappresentata chiude la piazza dedicata al centro studi sulle città ideali, creando un filtro interno-esterno e favorendo la percorrenza lungo i portici delle caserme esistenti. Questi aspetti vengono enfatizzati dalla differenziazione dei fronti, l'uno chiuso l'altro aperto, oltre che dalla concavità e convessità della pianta. Inoltre, sporgendosi a sbalzo sulla caserma vicina, l'esedra si mostra chiaramente come prosecuzione del percorso coperto. Come un teatro marittimo si affaccia su una vasca d'acqua che conferisce un senso di solennità al complesso. Il principio compositivo si basa su una struttura a pilastri e una chiusa che si intersecano e si riflettono sulla pavimentazione.

L’esedra di seguito rappresentata chiude la piazza dedicata al centro studi sulle città ideali, creando un filtro interno-esterno e favorendo la percorrenza lungo i portici delle caserme esistenti. Questi aspetti vengono enfatizzati dalla differenziazione dei fronti, l’uno chiuso l’altro aperto, oltre che dalla concavità e convessità della pianta. Inoltre, sporgendosi a sbalzo sulla caserma vicina, l’esedra si mostra chiaramente come prosecuzione del percorso coperto. Come un teatro marittimo si affaccia su una vasca d’acqua che conferisce un senso di solennità al complesso. Il principio compositivo si basa su una struttura a pilastri e una chiusa che si intersecano e si riflettono sulla pavimentazione.

planivolumetrico


prospetto verso la piazza pianta

sezioni tecnologiche

1 2 3 4 5 6 7 8

9 10

11

12 19 prospetto verso la cittĂ

20

13 14 15 16 17

18

prospetto verso la piazza

NODO 1 1 Strato di drenaggio, ghiaia, 60 mm 2 Canale di scolo e scossalina, lamiera zincata, 2 mm 3 strato di impermeabilizzante, guaina bituminosa, 1 mm 4 Massetto, cls, 60 mm 5 Cordolo, c.a., 340 mm 6 Getto di completamento, c.a., 70 mm 7 Lamiera grecata, acciaio, 2 mm 8 Trave principale, acciaio, IPE 160 9 Pilastro tubolare con getto di rinforzo, acciaio e c.a., 200x200 mm 10 Getto di tamponamento, c.a., 90 mm NODO 2 11 Pilastro tubolare con getto di rinforzo, acciaio e c.a., 200x200 mm 12 Pavimentazione, gres, 60 mm 13 Malta, 50 mm 14 Massetto, cls, 100 mm 15 Magrone, cls, 130 mm 16 Vespaio, ghiaia, 130 mm 17 Collegamento pilastro-trave, acciaio, con piastra di 20 mm 18 Fondazione a travi rovesce, c.a., 670x940 mm 19 Vasca, plastica, 2 mm 20 Vasca, c.a., 150 mm


IL TEATRO La progettazione ha fatto perno sugli elementi fondamentali del teatro attraverso le epoche: una cavea all’aperto, una torre scenica, un’area di distribuzione, un pronao, un palco, un porticato. Questi elementi, progettati secondo geometrie semplici e lineari, hanno forza singolarmente ma acquistano monumentalità solo nel momento in cui vengono relazionati tra loro e con l’intorno. Le parti non sono sempre integrate sempre in modo classico, ad esempio per quanto riguarda la torre scenica, che da ambiente di servizio diventa parte integrante della facciata principale ugualmente alla torre di distribuzione, il porticato non si limita a contornare cavea ma entra negli edifici dando vita ad un percorso sospeso che va dal bastione alla città.

planivolumetrico


pianta piano terra

prospetto verso la cittĂ

pianta primo piano

prospetto verso la cavea

pianta piano tipo


sezione trasversale verso l’esterno

sezioni longitudinali

sezione trasversale verso la cavea


Sezioni tecnologiche

1 2 3 4 5

12

13

14

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16 17 18

6 7 8 9 10

21 22 23 24 25

11 26

19 20 31 27 28 29 30

32 33 34 35 36

37

38 27 Pavimentazione, malta e gres, 50+60 mm 28 Massetto, cls, 100 mm 29 Magrone, cls, 130 mm 30 Vespaio, ghiaia, 130 mm 31 Infisso apribile, alluminio 32 Pavimentazione, cls, 50 mm 33 Strato isolante, polistirene espanso, 50 mm 34 Massetto, cls, 60 mm 35 Getto di completamento, c.a., 100 mm 36 Vespaio, igloo in plastica, 440 mm 37 Magrone, cls, 100 mm 38 Fondazione a travi rovesce, c.a., profonditĂ 700 mm, spessore 1200 mm

1 Strato di drenaggio, ghiaia, 60 mm 2 Canale di scolo e scossalina, lamiera zincata, 2 mm 3 Strato impermeabilizzante, guaina bituminosa, 1 mm 4 Strato isolante, polistirene espanso, 30 mm 5 Barriera al vapore, polipropilene, 1 mm 6 Trave principale e cordolo, c.a., 125 e 368 mm 7 Lastra di rivestimento, gres, 20 mm 8 Sistema di attacco per la facciata ventilata (Sistema FAST, Fischer), acciaio, 110 mm 9 Strato isolante, polistirene espanso, 30 mm 10 Blocchi portanti prefabbricati, c.a., 200 mm 11 Camera d’aria, 105 mm 12 Lastra di rivestimento, gres, 20 mm 13 Camera d’aria, 105 mm 14 Strato isolante, polistirene espanso, 60 mm 15 Blocchi portanti prefabbricati, c.a., 200 mm 16 Sistema di attacco per la facciata ventilata (Sistema FAST, Fischer), acciaio, 110 mm 17 Pavimentazione, cls, 50 mm 18 Massetto, cls, 96 mm 19 Getto di completamento, alleggerimento e travetti, c.a., mattoni forati e acciaio, 240 mm 20 Trave principale, c.a., 240 mm 21 Infisso apribile, alluminio 22 Pavimentazione, teak, 20 mm 23 Orditura secondaria, rete elettrosaldata Orsogril, 126 mm 24 Profilato a L di chiusura, acciaio, 15x3 mm 25 Biella e trave principale, acciaio, IPE 240 26 Infisso non apribile, alluminio

foto di: Laboratorio Modelli - IUAV


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(1) I quattro libri dell’architettura, Andrea Palladio, a cura di Licisco Magagnato e Paola Marini, introduzione di Licisco Magagnato, Milano, Il polifilo, 1980 (2) Parole nel vuoto, Adolf Loos, 9. ed, Milano, Adelphi, 2009 (3) La morte a Venezia, Thomas Mann, traduzione di Anita Rho, Torino, Einaudi, 1954 (4) Haus Ungers, Utscheid 1986-88, Oswald Mathias Ungers, in “Casabella” , anno 1995, n.662/663, p.172 (5) Relazione di progetto, Luigi Moretti, Archivio Centrale dello Stato, fondo Moretti Luigi (1931-1972) (6) L’architettura della città, Aldo Rossi, Macerata, Quodlibet, 2011 Tutte le fotografie, i testi, le immagini e gli altri contenuti di questo portfolio sono di proprietà di Margherita Antolini tranne ove esplicitamente indicato e per le immagini satellitari.


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