Inventario Varoli

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inventario varoli della copia e dell’ombra



inventario varoli





Museo civico Luigi Varoli Cotignola

inventario varoli della copia e dell’ombra un progetto di Massimiliano Fabbri


Museo civico Luigi Varoli Cotignola

inventario varoli della copia e dell’ombra Un progetto di Massimiliano Fabbri

Con il sostegno di

MiC Ministero della Cultura

SMR Sistema museale regionale Patrimonio culturale regione Emilia-Romagna

e la collaborazione di

Gagarin Orbite culturali Associazione culturale Selvatica

Si ringrazia AUSL Romagna per la concessione dei locali dell’ex ospedale Testi Ufficio stampa Unione dei Comuni della Bassa Romagna Trasporti Ivan Mazzoni Fotografie degli allestimenti: Daniele Casadio Grafica catalogo e comunicazione Marilena Benini Stampato nel maggio 2021 da Grafiche Morandi Fusignano

Comune di Cotignola Sindaco Luca Piovaccari Vicesindaco Pier Luca Baldini Assessore Cultura e istruzione Federico Settembrini Assessora al bilancio Laura Monti Assessora alle pari opportunità e politiche sociali Barbara Nannini Dirigente settore Cultura Antonietta Di Carluccio Direttore artistico Museo Civico Luigi Varoli | Scuola Arti e Mestieri Massimiliano Fabbri Area Cultura e Comunicazione Michela Fanelli, Anna Attiliani Ufficio Lavori Pubblici e Patrimonio Rodolfo Gaudenzi Urp Stefano Seganti Daniela Foralosso Allestimenti Domenico Pirazzini, Antonio Cattani, Filippo Campagnoni Allestimenti, aperture sedi espositive, visite guidate, laboratori e didattica Associazione Selvatica: Pamela Casadio, Cecilia Pirazzini, Alice Iaquinta, Gioele Melandri, Arianna Zama, Chiara Dalmonte Inventario Varoli. Della copia e dell’ombra Artisti dentro al museo / Il museo negli studi degli artisti 23 maggio 2020 – 16 aprile 2021 La mostra 29 maggio – 12 settembre 2021 Luoghi Cotignola / Museo civico Luigi Varoli Palazzo Sforza, corso Sforza 21 Ex ospedale civile Testi, via Roma 8

www.museovaroli.it Museo Civico Luigi Varoli luigi varoli museovaroli museocivico_luigivaroli


Indice

Fotografie di Michele Buda....................... 8 Fotografie di Daniele Casadio................ 38 Fotografie di Marco Zanella.................... 86 Inventario Varoli. Inventare il museo Massimiliano Fabbri ................................ 97 Quasi avventura: disegnare per vedere meglio Massimiliano Fabbri .............................. 106 Inventario Varoli Della copia e dell’ombra...................... 108 Luglio – ottobre 2020 ........................... 110 Allestimento a Palazzo Sforza secondo piano....................................... 122 Alessandro Saturno................................ 126 Vittorio D’Augusta.................................. 130 Lucia Baldini........................................... 134 Jacopo Casadei..................................... 138 Susana Ljuljanovic ................................. 142 Elisa Filomena........................................ 146 Giulio Saverio Rossi............................... 149 Enrico Tealdi .......................................... 152 Enrico Minguzzi...................................... 155

Lara Ilaria Braconi.................................. 158 Lorenzo Di Lucido.................................. 160 Domenico Grenci.................................... 164 Elena Hamerski ..................................... 168 Denis Riva.............................................. 172 Rudy Cremonini...................................... 176 Giulio Zanet............................................ 178 Barbara De Vivi....................................... 180 Valeria Carrieri........................................ 182 Sabrina Casadei..................................... 184 Alice Faloretti.......................................... 186 Massimiliano Fabbri .............................. 190 Allestimento a Palazzo Sforza piano terra.............................................. 194 Cesare Baracca...................................... 196 Luca Zarattini.......................................... 198 Giulia Dall’Olio........................................ 200 Elisa Muliere........................................... 204 Simone Brandi........................................ 206 Giovanni Lanzoni.................................... 208 Valentina Biasetti ................................... 210 Francesco Bocchini................................ 212 Artisti dentro al museo.......................... 214

Il museo dentro agli studi...................... 215 Valentina D’Accardi............................... 216 Mirko Baricchi........................................ 222 Elisa Bertaglia......................................... 230 Chiara Enzo............................................ 234 Sabrina Foschini..................................... 240 Massimo Pulini....................................... 244 Andrea Grotto......................................... 250 Giovanni Blanco..................................... 254 Stefano W. Pasquini............................... 256 Luca Coser............................................. 262 Chris Rocchegiani ................................. 266 Beatrice Meoni....................................... 268 Silvia Vendramel..................................... 270 Barbara Fragogna.................................. 274 Thomas Scalco....................................... 276 Marco Andrighetto ................................. 280 Angelo Bellobono................................... 282 Sarah Ledda........................................... 288 Marco Bettio........................................... 292 Marta Sesana......................................... 296 Ettore Pinelli........................................... 298 Luca Piovaccari...................................... 302 Marco Salvetti........................................ 308 Matteo Nuti............................................. 312 Rosario Vicidomini.................................. 316 Giuliano Guatta ...................................... 320 Amandine Samyn................................... 322



Fotografie di Michele Buda nato a Ravenna nel 1967 vive a Cesena


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Fotografie di Daniele Casadio Ravenna 1957


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Fotografie di Marco Zanella Parma 1984


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Inventario Varoli. Inventare il museo

Inventario Varoli è una mostra e al tempo stesso un deposito temporaneo. Parte da una necessità inderogabile, quella di spostare e collocare altrove le raccolte custodite nella casa-studio di Luigi Varoli, e permettere così l’avvio di un cantiere che amplierà questa sede del museo connettendolo all’edificio a fianco acquistato qualche anno fa dall’amministrazione comunale. Inventario Varoli è una mostra che si distribuisce su di una lunga fila di tavoli allestita al piano terra di Palazzo Sforza, e un deposito che non si limita alla sua condizione sonnambula di attesa e sospensione, ma che rilancia questa sua condizione precaria assumendo una forma precisa, anche se effimera, visibile e pubblica, che è disegno e mappa, Idea del mondo. Un ri-allestimento che produce movimenti immaginativi. Un gioco anche. Inventario Varoli è un archivio consultabile che porta nuovi sguardi e altri punti di vista sulle collezioni, innescando relazioni inattese e congiunzioni tra gli oggetti, e anche tra gli oggetti e lo spazio che li accoglie, modificando infine la loro stessa fruizione da parte dei visitatori che si troveranno di fronte a qualcosa in più e di diverso rispetto alla semplice somma di pezzi sparsi e dettagli e frammenti. Un arcipelago in cui muoversi, una costellazione di memorie che diventa labirinto di storie e possibilità combinatorie. Inventario Varoli è un racconto, qualcosa che sta a metà tra una quadreria (pur essendo in larga misura composto da piccole sculture), per la possibilità di abbracciare in un unico colpo

d’occhio l’insieme e il fitto di foresta di cose e presenze, e la possibilità di un rapporto più intimo e ravvicinato con le cose stesse, siano queste maschere in cartapesta, teste in terracotta, gessi, disegni, ceramiche, libri, strumenti musicali e fotografie (oltre trecento i pezzi che lo compongono, in attesa del loro ricollocamento definitivo nella casa dell’artista cotignolese del primo novecento). Le cose disposte e in ordine, ad allinearsi ed espandersi lungo una fila di piani verniciati di bianco, come in un lungo tavolo anatomico o microteatro di oggetti, soffitta o banco di mercato delle pulci, esotico e misterioso tesoro bambinesco, catalogo di un mondo in cui reperti preziosi, piccole sculture felici e chincaglierie convivono. Chiamandosi. Un’esposizione che permette un avvicinarsi curioso, una palestra per gli occhi, e lo sguardo come ragnatela che cuce e tesse fili tra le cose e gli oggetti, congiungendoli. Anche un posto bello e avventuroso per disegnare: lo abbiamo visto con i bambini prima di tutto, grazie a una serie di visite guidate disegnate alla mostra fatte tra maggio e giugno appena riaperto al pubblico il museo con questo nuovo allestimento. Dagli sguardi e dai movimenti dei bambini sarebbe poi nato altro. Spesso succede così. Evviva. Inventario Varoli è stato, ed è infine, uno dei nostri primi movimenti dopo la chiusura forzata imposta dalla pandemia, la nostra risposta e reazione alla crisi con cui fare i conti, e un’idea di museo che decide di ripartire ancora una volta dalle sue collezioni e raccolte, ripensandole e ripensandosi, anche attraverso il 99


fantasticare e l’immaginazione. Inventare ancora. E, al centro, il suo essere inquieto e incerto, mobile sempre. Che l’identità va ripensata e la parola maneggiata con cura e attenzione sempre, non è una cosa acquisita una volta per tutte. Una coltivazione necessaria. Ma questo progetto non si limita poi solo a questo allestimento, perché Inventario Varoli rilancia diventando una mostra doppia e un ciclo di brevi residenze d’artista (anche se questa definizione non è propriamente corretta), acquistando un sottotitolo Della copia e dell’ombra che è già dichiarazione d’intenti: la prima, fatta come detto sopra, con le opere conservate a Casa Varoli e riallestite temporaneamente al piano terra di Palazzo Sforza in forma di deposito consultabile; la seconda, sempre a Palazzo Sforza, in divenire e crescita, partita con il suo primo movimento a luglio, e che ha continuato a cambiare forma e andamento accogliendo innesti e copie contemporanee fino alla fine di ottobre del 2020. Si tratta di disegni e dipinti prodotti sul luogo, anche dal vero, in una o due giornate di lavoro in cui il museo ha ospitato ciclicamente piccoli gruppi di artisti, trasformandosi in una specie di studio collettivo e spazio d’incontro, di scambio e dialogo. Un dialogo tra le persone, e tra le persone e le collezioni presenti, le cose e i luoghi. E il museo, ancora, come luogo di produzione, ricerca e studio, che si rinnova e ripensa accogliendo altri punti di vista e modi di vedere, da fuori, su se stesso e ciò che conserva. Durante questi mesi, il museo ha organizzato una serie di cinque incontri e appuntamenti in cui ha ospitato piccoli gruppi di artisti che si sono ritrovati a lavorare e confrontarsi disegnando o dipingendo pezzi sparsi, frammenti, particolari e dettagli tratti da questo archivio, una foresta di oggetti e piccole sculture appartenuti al maestro cotignolese. All’artista il compito di inoltrarsi, orientarsi e fare luce nella stratificazione di presenze, fantasmi e memorie, attraverso un’esplorazione che si affida alla pratica, artigianale e imperfetta, del disegno e della pittura. Una restituzione che passa perciò anche dall’errore. 100

Ciò che è stato prodotto in queste giornate di lavoro è andato a formare una mostra in divenire che rappresenta una sorta di doppio o eco di quanto esposto al piano terra. Un allestimento aperto che procede e si sviluppa con un andamento simile a una crescita vegetale, in cui convergono tutti gli autori che nei mesi si sono misurati con questo secondo sguardo. Un mostra che si è precisata nel tempo e nello spazio, acquisendo e accumulando opere e giorni, aggiustandosi, trovando incastri, procedendo con un andamento abbastanza casuale che si è chiuso a novembre con il raggiungimento della sua forma quasi definitiva. O ultima. Una mostra che innesca quindi un cortocircuito labirintico con l’inventario da cui trae spunto, specchiandolo e riflettendolo attraverso l’atto della copia. E la concretezza degli oggetti e sculture che si rovescia nell’astrazione e bidimensionalità della pittura e disegno.

A seguito dell’ennesima chiusura dei musei imposta dal Dpcm del 3 novembre 2020, i nuovi episodi del progetto che erano stati previsti per lo stesso mese non si sono potuti realizzare così come erano stati pensati; stessa cosa per l’inaugurazione della mostra fissata a dicembre che si è deciso di far slittare in avanti, a data da destinarsi. Ma Inventario Varoli. Della copia e dell’ombra non si è fermato, e ha cambiato forma, riadattandosi e reagendo ancora una volta con un altro movimento: a questo proposito i fotografi Michele Buda e Daniele Casadio hanno mappato, nel mese di novembre, la mostra, gli allestimenti e gli oggetti che la compongono, e il museo ha messo online sul suo sito questo archivio e campagna fotografica. E, se il museo non ha potuto aprire le sue porte e stanze, e trasformarsi fisicamente in una piazza e luogo di scambio, confronto e produzione, lo ha fatto comunque invitando altri artisti a lavorare sulle sue suggestioni, storie e immagini, ma a distanza, a partire da questo materiale fotografico, entrando nelle case e negli studi, continuando a riannodare fili tra le persone, non rinunciando al suo ruolo di confine e soglia, spazio di studio, stimolo, incontro e dialogo. Tentativo di orientamento. Sempre.


Ha avviato così un secondo movimento, inverso, che gli ha permesso, grazie anche a questa campagna fotografica realizzata appositamente, di entrare, in questi suoi nuovi episodi, negli studi degli artisti e di continuare ad alimentare un dialogo e riflessione, pur se a distanza e in forme inevitabilmente differenti. Questa quindi è la storia di un secondo sguardo, non solo sul patrimonio del museo, ma anche sul nostro rapporto con le immagini e lo schermo e, ancora, con un tentativo di traduzione e restituzione che passa dall’errore, o dal tradimento talvolta, e dall’innescare cortocircuiti e pratiche che ancora, per fortuna e inevitabilmente, accadono nella fisicità e materia. Alla campagna fotografica e mappatura di Daniele Casadio e Michele Buda si è affiancato poi il lavoro di un altro fotografo, Marco Zanella, presente in quei giorni a Cotignola per un progetto di residenza d’artista già avviato precedentemente. La maschera e il volto sono i due mondi, estremi e vicini, che entrano qui in cortocircuito: Marco Zanella affianca e sovrappone, fino a confonderli e stratificarli, volti di cotignolesi d’oggi a teste scolpite o modellate da Luigi Varoli in legno, pietra, ceramica e cartapesta, e conservate al museo. Intorno a questo incontro si è ramificata quindi una parte del progetto del fotografo, qualcosa che ha a che fare con l’esplorare l’identità di un luogo, per quanto incerta, e pericolosa anche, possa risultare questa parola. Una mappa scritta sulle facce delle persone. E dalle grandi teste in cartapesta che raffigurano perdigiorno e personaggi noti a tutto il paese, passando per i volti del museo in legno e ceramica, fino ai ritratti di cotignolesi d’oggi, realizzati nel corso degli ultimi due anni durante la sua residenza, il fotografo appartenente al collettivo Cesura, ha cercato e fatto affiorare risonanze, storie, mancanze e fantasmi di un paese. Luoghi, persone e cose. Animali e paesaggi. Una specie di selvatichezza resistente.

Uno sguardo e indagine sul presente che finisce inevitabilmente per occuparsi di memoria, rilanciandola, e prendendosene cura, ancora. Portandola nel futuro. E una documentazione visiva e antropologica che diventa perciò, non solo testimonianza di nuovi punti di vista e modi di vedere, ma vera e propria trasformazione possibile, bellezza riscoperta e ferita aperta. Finestre del tempo e dello spazio. Materia ancora. Anche il corpo di opere prodotte a distanza nei due turni che si sono svolti tra dicembre 2020 e gennaio 2021 e che hanno coinvolto venticinque artisti (a cui si è aggiunta un’ultima chiamata fatta ad altri due autori in aprile), sarà visibile in una mostra che accoglie queste nuove produzioni, espandendosi in un secondo spazio, quello dell’ex Ospedale civile Testi, affiancandosi e aggiungendosi ai dipinti e disegni realizzati sul posto da ventinove artisti e già presenti a Palazzo Sforza, oltre all’inventario e archivio da cui tutto questo trae origine e spunto. Indicativamente verso metà del mese di maggio, è prevista l’apertura e l’inaugurazione di questa mostra, nella sua forma definitiva e ultima che conta al traguardo cinquantanove autori. Grande è la voglia di mostrare infine e chiudere questo lavoro, un progetto che ci ha accompagnato durante questo anno difficilissimo; ci sarebbe al tempo stesso anche piaciuto andare avanti: inevitabilmente molti artisti, a cui avevamo pensato e che avremmo voluto invitare, sono rimasti fuori, ma se Inventario Varoli è in qualche modo una spora di Selvatico, qualcosa d’altro e di nuovo succederà. Ancora. Massimiliano Fabbri

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Quasi avventura: disegnare per vedere meglio

Non so se il disegno sia pratica che permette di sfuggire al presente, o se al contrario lo dilati fino a immergerci totalmente in esso, facendoci insieme concentrati e spersi, fuori e dentro noi; di certo lo supera, lo fa esploso e modifica percezioni e andamenti, così come fa con noi stessi e le cose. Così, mentre disegniamo, siamo pienamente dentro a un flusso, immersi, trasportati da un fiume che avanza e s’ingrossa, e siamo però anche fuori, padroni e liberi di tornare indietro e fermarci, di abbandonare senza ragioni apparenti, e costruire e smontare e rifare e tagliare e distruggere, e incendiare ancora una volta e volare via dal mondo; ogni nuova linea, segno e contorno diventano un ulteriore tentativo di orientamento che ci dice, non solo cosa abbiamo visto, immaginato o ripescato dalla memoria, ma anche chi e cosa siamo diventati. E questa condizione di ascolto e vulnerabilità, che richiede l’atto del disegnare, l’essere guardati anche, che implica spesso un giudizio spietato, comporta una messa in discussione e una verifica costante volte alla ricerca di un complicato equilibrio tra queste due tensioni e spinte, tra ciò che sta fuori e ciò che sta dentro. Il disegno quindi non è solo una rivelazione ma anche un compromesso. Felice. Una crescita vegetale, in parte sommersa sotterrata stratificata. Ramificazioni. E se il tempo e la sfida al suo superamento rappresentano forse il problema, sempre quello, ovvero provare sentimenti più che concetti che, detto in altri termini, potrebbe essere la ricerca di questa imprendibile somiglianza che significa infine mediazione tra noi e il mondo, tra una solitudine e questione privata e ciò che ci assedia e stringe, ecco ancora il disegno a contrastare 108

perdite e sparizioni. Ad aprire. E trasgredire la regola. Disegno magico. Rispondente ai bisogni. Un disegno che stana, scava e buca, che ricuce frammenti, mancanze e pezzi sparsi cercando di tenerli insieme come archeologo, perché ha a che fare, sempre, con la memoria, quasi come se di questa fosse una sua sede corporea o cristallizzazione. Connette e mette in relazione, intreccia e ingaggia un dialogo, danza o battaglia, tra ciò che sta fuori e ciò che è interno, tra sguardo e memoria, entrambi modi e mondi sconosciuti affioranti. E forse proprio per questo il disegno esiste e resiste da sempre, strumento, non so dire se linguaggio: primitivo, carsico, vitale, antico e potente, arma di comprensione e lotta. Nutrimento. Fiamma. Fuoco e carbone. Con il disegno ci si difende, con il disegno ci si libera ed emancipa. Si diventa migliori. Si torna a vedere ancora. Ci si riscatta infine. Il disegno dice chi siamo, come lui ci fa nudi, animali, racconta come e cosa vediamo e come ci muoviamo, e cadiamo; i nostri amori, le nostre reazioni e paure, i sogni, come proviamo a comprenderla questa complessità e come, questa pratica quotidiana, ci cambi anche e trasformi ogni volta; insidiandoci, mettendoci in pericolo e allo scoperto. E salvandoci. Aprendo sentieri nella foresta. Portandoci in profondità rimanendo sulla superficie. Corpo scheletro fantasma. Vuoto. Disegno che mangia e morde, avanza e torna indietro senza sosta, connette e sposta, aggiusta e mette ordine, congiunge e collega, trattiene e inventa. Impara facendo accadere. Un lavoro costante su e intorno alla memoria il suo, anche quando parte


da immagini già esistenti o presenze più o meno ingombranti; prende queste schegge che sono ferita aperta e le cura e custodisce portandole nel futuro, in un luogo che ancora non conosciamo, su e dentro al foglio, membrana sensibile che trattiene, schermo che raccoglie il residuo di questa visione, nido, ragnatela che imprigiona; processo di scoperta ed esplorazione. Una geografia. E in questa trasmissione imperfetta e spezzata, a tratti interrotta, dentro a questa sua dimensione estremamente artigianale e basica, scende a patti con l’errore e, intorno a questa precarietà e fallibilità, costruisce, si precisa, succede e si rafforza; prende forma. Coraggioso sempre. Pensiero stupendo, sua traduzione, trasformazione e tradimento minerale. Impronta e traccia, fossile di visione; quello che resta impigliato sulla carta, spazio circoscritto infinito, è la storia di una migrazione; un viaggio che ci permette di ripercorrere a ritroso i passaggi e le piste, gli scarti e le accelerazioni, i ripensamenti e i dubbi, le ostinazioni, gli incagli, le intuizioni e le invenzioni di chi l’ha compiuto, il tragitto che collega l’occhio e la mano. E in questa specie di incertezza emotiva e nervosa, aperta e mobile, in questa capacità e attitudine al farsi attraversare, accoglierci dentro e lasciarci immaginare, risiede la sua invincibilità e durata; il disegno come confine che permette l’incontro. Una soglia. Principio. Margine tremante e sensibile. Sismografo e sciame. Il disegno non mente, forse per via del suo bagaglio così povero, banale e leggero, accessibile e alla portata di tutti. Qui possibili rivoluzioni ancora. Assomiglia alla forma del pensiero, ricalca i suoi flussi, sistemi e labirinti, le sue lacune, ombre e ristagni, i suoi avvitamenti e gli scarti improvvisi; gli ammassi di materia e i buchi, i punti luminosi e le scintille chimiche che accendono bagliori nella notte, i vuoti, le risonanze e le derive; astrazione che diventa concreta. Il primo gesto e segno nello spazio. Il disegno che si avventura. Il disegno come desiderio. Un respiro. Fragilità indistruttibile la sua; un piacere e una libertà. A lui ci si affida nei momenti di crisi o bonaccia, o ci sorprende, sovrappensiero, più intelligente e sensibile di noi, esercizio a cui torniamo sempre per capire dove e chi siamo. E com’è là fuori.

Sospensione del pensiero nel disegno, questo accade, e affidarsi finalmente, ancora, ai sensi. Ricevere. Questo l’errore, questo il tentativo meraviglioso; qui il luogo dove ancora c’è vita. Questo testo esisteva già da un po’. L’ho scritto per il catalogo che accompagna la mostra “141 Un secolo di disegno in Italia” a cura di Maura Pozzati e Claudio Musso che, dopo vari rinvii, apre le sue porte a Bologna proprio nei giorni in cui stiamo lavorando e chiudendo questo libro. E anche se non nasce per “Inventario Varoli. Della copia e dell’ombra”, un progetto che a Cotignola ci ha accompagnato e orientato nel corso di questo ultimo ultimo anno, credo che anche qui trovi un suo senso pieno e un incastro felice considerato che il disegno è stato uno dei linguaggi, probabilmente lo strumento principe e imprescindibile, vero e proprio atlante infinito, a cui si sono affidati molti degli artisti che si sono confrontati, in questi mesi, con l’archivio e la collezione di oggetti appartenuti all’artista Luigi Varoli, indipendentemente dal fatto che questo sia avvenuto sul luogo, dentro al museo, o a distanza. Ancora una volta il disegno a delineare la mappa e le possibilità di movimento, i modi di vedere e le idee del mondo, a favorire un incontro, scambio e dialogo mai superficiali. Disegno che sembra dare forma al pensiero, tentativo di comprensione e ascolto, arma che permette l’avventurarsi e lo spingersi oltre, l’esplorazione e la concentrazione. Uno sporgersi fuori e dentro al tempo stesso, fino al ritrovamento. Spostare il confine un po’ più in là. L’allontanarsi e il ritorno a casa. Abitare i margini. E se lo stesso Inventario Varoli è fatto di pezzi sparsi e frammenti distanti che sembrano infine trovare una loro collocazione che li congiunge, collega e tiene insieme, disegnando una forma ramificata apparentemente casuale, e al tempo stesso quasi inevitabile e vincente, così anche questo scritto condivide molti degli umori e delle temperature di questo progetto, che mette in cortocircuito una parte del patrimonio del museo, quella più intima forse, e l’ombra di un artista, con altri sguardi e copie contemporanee. Affinità ancora. E risonanze. Massimiliano Fabbri

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Inventario Varoli – Della copia e dell’ombra Marco Andrighetto | Lucia Baldini | Cesare Baracca Mirko Baricchi | Angelo Bellobono | Elisa Bertaglia | Marco Bettio Valentina Biasetti | Giovanni Blanco | Francesco Bocchini | Lara Ilaria Braconi Simone Brandi | Michele Buda | Valeria Carrieri | Jacopo Casadei Sabrina Casadei | Daniele Casadio | Luca Coser | Rudy Cremonini Valentina D’Accardi | Giulia Dall’Olio | Vittorio D’Augusta Barbara De Vivi | Lorenzo Di Lucido | Chiara Enzo | Massimiliano Fabbri Alice Faloretti | Elisa Filomena | Sabrina Foschini | Barbara Fragogna Giuliano Guatta | Domenico Grenci | Andrea Grotto | Elena Hamerski Giovanni Lanzoni | Sarah Ledda | Susana Ljuljanovic Beatrice Meoni | Enrico Minguzzi | Elisa Muliere | Matteo Nuti Stefano W. Pasquini | Ettore Pinelli | Luca Piovaccari | Massimo Pulini | Denis Riva Chris Rocchegiani | Giulio Saverio Rossi | Marco Salvetti | Amandine Samyn Alessandro Saturno | Thomas Scalco | Marta Sesana | Enrico Tealdi Silvia Vendramel | Rosario Vicidomini | Marco Zanella | Giulio Zanet | Luca Zarattini


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Alessandro Saturno nato a Napoli nel 1983, vive a Bologna

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Vittorio D’Augusta nato a Fiume nel 1937 vive a Rimini

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archivio 2020 tredici autoritratti con occhi bendati nello studio di Varoli matita e penna biro su carta cm 29,7x21


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Lucia Baldini (Bagnacavallo 1970)

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Jacopo Casadei (Cesena 1982)

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Susana Ljuljanovic nata a Roma nel 1987, vive a Bologna

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Elisa Filomena Torino 1976

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Giulio Saverio Rossi nato a Massa nel 1988, vive a Torino

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Enrico Tealdi Cuneo 1976

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Enrico Minguzzi nato a Cotignola nel 1981, vive a Bagnacavallo

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Lara Ilaria Braconi Milano 1992

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Lorenzo Di Lucido nato a Penne nel 1983, vive a Milano

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Domenico Grenci nato ad Ardore nel 1981, vive a Bologna

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Elena Hamerski nata a Forlimpopoli nel 1989, vive a Forlì

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Denis Riva nato nel Ganzamonio nel 1979 vive a Follina

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Rudy Cremonini Bologna 1981

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Giulio Zanet nato a Colleretto Castelnuovo nel 1984 vive a Correggio

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Barbara De Vivi Venezia 1992

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Valeria Carrieri nata a Roma nel 1987, vive tra Roma e la Francia

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Sabrina Casadei Roma 1985

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Alice Faloretti nata a Brescia nel 1992, vive a Venezia

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Massimiliano Fabbri Cotignola, 1972

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Martedì 17 maggio 1932 L’Olga parte da Cotignola per Buenos Aires. La mattina stessa ho scritto a lei una lettera, la prima (Luigi Varoli), 2020, 9 dipinti a olio (4 tele e 5 carte), cm 70x50 ciascuno

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Cesare Baracca Fusignano 1965

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Luca Zarattini nato a Comacchio nel 1984, vive a Ferrara

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Giulia Dall’Olio Bologna 1983

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Elisa Muliere nata a Tortona nel 1981, vive a Bologna

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Simone Brandi Cesenatico 1982

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Giovanni Lanzoni Fusignano 1979

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Valentina Biasetti Parma 1979

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Francesco Bocchini Cesena 1969

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artisti dentro al museo [UNO / 14-15 luglio] Lara Ilaria Braconi | Vittorio D’Augusta | Lorenzo Di Lucido | Giulio Saverio Rossi [DUE / 18-19 luglio] Lucia Baldini | Jacopo Casadei | Domenico Grenci | Elisa Filomena | Alessandro Saturno [TRE / 29-30 agosto] Cesare Baracca | Giulia Dall’Olio | Elena Hamerski | Enrico Minguzzi | Elisa Muliere | Enrico Tealdi | Luca Zarattini [QUATTRO / 10-11 settembre] Valeria Carrieri | Sabrina Casadei | Rudy Cremonini | Barbara De Vivi | Alice Faloretti | Denis Riva | Giulio Zanet [CINQUE / 27 ottobre] Valentina Biasetti | Francesco Bocchini | Simone Brandi | Giovanni Lanzoni | Susana Ljuljanovic [SEI / novembre] Michele Buda | Daniele Casadio | Marco Zanella

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il museo dentro agli studi [SETTE / dicembre] Mirko Baricchi | Elisa Bertaglia | Giovanni Blanco | Luca Coser | Valentina D’Accardi | Chiara Enzo | Sabrina Foschini | Andrea Grotto | Beatrice Meoni | Stefano W. Pasquini | Massimo Pulini | Chris Rocchegiani [OTTO / gennaio] Marco Andrighetto | Angelo Bellobono | Marco Bettio | Barbara Fragogna | Sarah Ledda | Matteo Nuti | Ettore Pinelli | Luca Piovaccari | Thomas Scalco | Marco Salvetti | Marta Sesana | Silvia Vendramel | Rosario Vicidomini [NOVE / APRILE] Giuliano Guatta | Amandine Samyn

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Valentina D’Accardi Bologna 1985

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Delle cose di Varoli 2020 matita su carta 35x24,5 cm ciascuno


219


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Mirko Baricchi nato a La Spezia nel 1970 vive e lavora tra Vicenza e La Spezia

224


Album, 2020/21, disegni a matita su carta A4, cm 29,7x21

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Elisa Bertaglia Rovigo 1983

232


Inventario, 2021, fotocopia, grafite su fogli di poliestere, 40x28 cm 233


234

Inventario, 2021, fotocopia, grafite su fogli di poliestere, 35,5x28 cm


Inventario, 2021, fotocopia, grafite su fogli di poliestere, 35,5x28 cm 235


Chiara Enzo Venezia 1989

236


Memorandum #108, 2020-2021, inchiostro su carta, cm 13,5x13,5

237


238

Memorandum #109, 2020-2021, inchiostro su carta, cm 13,5x13,5


Memorandum #110, 2020-2021, grafite su carta, cm 13,5x13,5

239


240


Memorandum #112, #114, #111, #113, 2020-2021, inchiostro e grafite su carta, cm 13,5x13,5 cad

241


Sabrina Foschini Rimini 1968

242

Memorie d’ossa, 2020, acquerello e china su carta


243


244

Variazioni su un filo di ferro 2020, tecnica mista


Memoria d’altri, 2020, acquerello e china su carta

Raccogliere memoria, 2020, penna a biro e acqua su carta

245


Massimo Pulini nato a Cesena nel 1958 vive a Montiano

DAL REGNO Rapace Varoli 2020, olio su radiografia cm 43x35,5 Barbagianni 2020, olio su radiografia cm 43x35,5

246


DAL REGNO Capro 2020, olio su radiografia cm 35,5x35,5 Serpe Varoli 2020, olio su radiografia cm 29,5x23,5

247


DAL REGNO Facocero, 2020, olio su radiografia, cm 35,5x43 248

Leone Varoli, 2020, olio su radiografia, cm 35,5x43


DAL REGNO, Cavallo Varoli, 2020, olio su radiografia, cm 35,5x43

249


PNEUMA Interno Maria, 2020, olio su radiografia, cm.43x35,5 Interno Maria, 2020, olio su radiografia, cm 38,5x33 250

Interno Croce, 2020, olio su radiografia, cm 43x35,5


PNEUMA Interno Maria 2020, olio su radiografia, cm 35,5x43 Interno Cartapesta 2020, olio su radiografia, cm 34x32 Interno Gesso 2020, olio su radiografia, cm 39,5x29,5 Interno Maschera 2020, olio su radiografia, cm 43x35,5

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Andrea Grotto nato a Schio nel 1989, vive a Piovene Rocchette

252

Il sogno di Varoli 2020 olio su tela 40x50 cm


Dondolo, 2020, olio su tela, 65x68 cm 253


254

Testa, 2020, fusaggine carta, 50x70 cm


Teste, 2020, fusaggine e grafite su carta, 50x70 cm 255


Giovanni Blanco nato a Ragusa nel 1980 vive a Modica

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Dall’inventario Varoli, 2020, tecnica mista su carta, cm 50x35

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258

Dall’inventario Varoli, 2020, olio su tavola, cm 22x20

Dall’inventario Varoli, 2020 tecnica mista su carta applicata su tavola, cm 42,5x32,5


Dall’inventario Varoli, 2020, tecnica mista su carta, cm 38x34,5

Dall’inventario Varoli, 2020, tecnica mista su carta, cm 39x29

259


UD2005, 2020, grafite ed acrilico su carta da serigrafia, nastro da elettricista, cm 152x121

Stefano W. Pasquini Bologna 1969

260


261

UP2020 (Olga Settembrini), 2020, acrilico su tela, cm 120x80


262

UP2018 (Working class artist), 2020, mixed media su tavola, cm 70x100


UD2006, 2020, grafite, inchiostro e acrilico su carta, cm 33x24 263


Luca Coser Trento 1965

264

Inventario Varoli, 2020, tecnica mista su carta, cm 30,5x37,5


265


266

Inventario Varoli, 2020, tecnica mista su carta, cm 30,5x37,5


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Chris Rocchegiani Jesi 1977

Studio per ritratto #01 Studio per ritratto #02

268

2020 Olio e grafite su tavola 24x18 cm


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Beatrice Meoni nata a Firenze nel 1960 vive a Sarzana

270

Manifesto / marionetta 2021 olio su tela doppiata con velluto cm 195x125


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Silvia Vendramel nata a Treviso nel 1972, vive a Nizza

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Prêt à porter - Collezione Varoli #1, #2, #3, #4, #5, #6, 2021, Fotografia/Stampa su carta


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Barbara Fragogna nata a Venezia nel 1975, vive a Padova

Personal Wunderkammer (iperDenti) Avevo in gola microsismi complessi li ho catalogati come fossili senza sapere che mi avrebbero resa schiva raccolta di ghigni collezionabili per annotare folli fedifraghi misteri oltre doglie e maglie e ossa e sassi e... le magie erano polvere e scellerata malattia che tiene tutto in vista, a portata di mano, esibito. Una bolla si avvicinò e teca cristallina disse: “Perla! Sei la bava arrotolata ma degna chiuditi i tagli e raschia i pezzettini di pigna la verità nel teschio è piena d’acqua le iniezioni arrivano sotto spirito e i folli mirano l’inestimabile oggetto i bersagli deboli che forse ammassano miraggi universali, mondi esogeni esegesi di antiche lire. Scadute e scordate.

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iperDenti esopianeta 3 il teschio di Varoli, 2021, olio su tela, 50x45 cm

Invece tremano le sonde e i droni vedono all’infrarosso aurore verdi e viola. Noleggia l’astronave per il prossimo slancio tutta la famiglia gozza e griglia senza bonus i pezzetti conservati nel tempo nel bulboso occhio iridato le promesse statali friggono le suole e liberano tutti i detriti.” Vieni cassetto limbico! Assurdo! Esseri sparsi ma cronici mostri spersi e galattici della storia la categorica furia dell’impotente monolite (cranioformato?) che anche se sgretolato e marziano rimargina, maledetto, un’idea ostinata. 1 gennaio 2021


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Thomas Scalco Vicenza 1987

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Interpretando Varoli, 2021, acrilico su tela, 30x30 cm


Idolo Verde, 2021, acrilico su tavola, 34,5x25 cm

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Idolo Venefico, 2021, acrilico su tavola, 40x46,5 cm


Immota Verità, 2021, acrilico su tavola, 27,5x24 cm

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Marco Andrighetto Treviso 1979

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Da museo Varoli, mix su tavola, cm 31x21


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Angelo Bellobono Roma 1964

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Inventario Varoli, 2020, tecnica mista su carta o cartone vegetale, misure varie

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Sarah Ledda Aosta 1970

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Scatolaperta, 2021, 5 dipinti, olio su cartoncino, cm 21x21x22,5 Pavane / Pas vain, 2021, 12 disegni (meno uno), grafite su carta, cm 32x24

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Tra i tanti oggetti dell’Inventario Varoli ho scelto, ecco, un piccolo busto, inquadrato da diverse angolazioni: ne ho fatto quattro dipinti monocromi poi ordinati in una brevissima sequenza, per ricondurre la visione a un’esperienza di movimento, di spazio tridimensionale, di presenza attiva. Le quattro carte creano così un continuum senza inizio né fine e formano le sponde di una scatola, aperta. Guardandoci dentro vediamo il quinto dipinto, un teschio, che sta al fondo di questo “scrigno”, come memento. Contenuto-contenitore di umanità: così come è un inventario, come a me pare l’Inventario Varoli, che custodisce la polvere luminescente di un’esistenza.

293


Marco Bettio nato a Padova nel 1974 vive tra Milano e Aosta Intanto l’Inventario Varoli non è un inventario.(!) È tutta una roba che gira, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta (guarda caso), di anno in anno, di testa in testa, di bocca che parla in orecchio che ascolta. Non è un inventario, è un innesco selvatico per inventariare pensieri, pensate ed emozioni, che ci sta che siano aggrappate all’esperienza di ognuno attraverso una rete, una cartapesta, o il ricordo di una foto sbiadita di una ceramichina che poi senti che vuoi dipingere perché c’è scritto “CICCI” e vuoi che quei brillii riposino su 12 cm di tela dipinta. Quindi no, per me non è (solo) un inventario, Inventario Varoli, è uno di quei vecchi album fotografici rivestiti di stoffa o velluto che ti trovi in mano pensando “ma va’!?”. Allora è normale che ti ci perdi ancora un po’, ché la pittura serve anche per ritornare, per ricordare, per rivedere. Aosta, gennaio ’21

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One by one, we’re turning to old statues, 2021


Ricordo ancora il salmoriglio, 2021

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Reggere l’urto dell’assenza, 2021


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Marta Sesana nata a Merate nel 1981 vive a Osnago lavora a Merate

298

Ecce homo, 2021,olio su carta,70x50 cm


Il violinista, 2021,olio su carta,70x50 cm

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Ettore Pinelli Modica 1984

300

Senza titolo 3 (da Archivio Varoli) 2021 olio su tela 50x35 cm


Senza titolo 4 (da Archivio Varoli) 2021 olio su tela applicato su pannello 30x21 cm

301


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Senza titolo - dittico (da Archivio Varoli) 2021 olio su tela 30x30 cm ciascuna


303


Luca Piovaccari Cesena 1965

304


Testa, 2021, tecnica mista su carta, 41x34 cm

305


Traccia, 2019-2020, tecnica mista su carta, 41x34 cm Ectoplasma, 2020, tecnica mista su carta, 41x34 cm Traccia, 2020, tecnica mista su carta, 41x34 cm 306

Bestiario, 2021, tecnica mista su carta, 21x30 cm


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Testa, 2021 tecnica mista su carta 41x34 cm


Bestiario, 2021 tecnica mista carta e filo zincato 60x 40 cm

309


Marco Salvetti nato a Pietrasanta nel 1983 vive a Massarosa

310


Senza titolo, 2021, biro su A4

311


Senza titolo, 2021, biro su carta, cm 14.5x20,5 312

Senza titolo, 2021, biro su carta cm 7x8,5


Senza titolo, 2021, biro su A4

313


Matteo Nuti Bientina 1979

314


Display Civico (Ritratto e paesaggio di natura morta) 2021, smalti, pastelli e pennarelli su carta applicata su legno, 90x112 cm

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Rosario Vicidomini nato a Nocera Inferiore 1986 vive a Tramonti

318


Senza titolo, 2021 cenere, pigmenti e colla su carta 35x50 cm ognuno

319


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Senza titolo, 2021 cenere, pigmenti e colla su carta 35x50 cm ognuno

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Giuliano Guatta nato a San Felice del Benaco nel 1967, vive a Birbesi di Guidizzolo

322


Autoritratto con Maschera di Niccolò Paganini, Il trillo del Diavolo, di Luigi Varoli 2021, olio su tela, cm 35x25

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Amandine Samyn Nata a Bruxelles nel 1978 vive a Bologna

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Qualcuno dice che comunicano, qualcuno dice di no, 2021, olio su tavole, 20x15 cm (x3)


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