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6 VE
REGIONE ATTUALITÀ
Mercoledì 1 Maggio 2019 Corriere del Veneto
Approvateleschedeospedaliere vialiberaaglispecializzandiincorsia Il governatore annuncia contratti a tempo per limitare la carenza di medici La vicenda ● L’assunzione - in accordo con le Università di Padova e Verona - dei medici in formazione specialistica con contratto a tempo determinato al fianco dei colleghi che si sono aggiudicati la borsa di studio nazionale o regionale era uno dei tre punti inseriti nel Piano sociosanitario, con l’obiettivo di mitigare l’emergenza causata dalla cronica carenza di medici
pronti a partire con gli specializzandi in corsia, finalmente si comincia». Così il governatore Luca Zaia ha annunciato ieri l’avvio della fase operativa di quanto previsto nel nuovo Piano sociosanitario approvato sul finire di dicembre. «Non ne abbiamo più parlato perché volevamo evitare di attirare troppo l’attenzione e sollevare polveroni — ha spiegato il presidente — ma ora possiamo dire con certezza, perché sono scaduti i termini, che il governo non impugnerà la legge, quindi si va avanti». L’assunzione — in accordo con le Università di Padova e Verona — dei medici in formazione specialistica con contratto a tempo determinato (e dunque contributi) al fianco dei colleghi che si sono aggiudicati la borsa di studio nazionale o regionale era uno dei tre punti inseriti nel Piano, con l’obiettivo di mitigare l’emergenza causata dalla cronica carenza di medici. Gli altri due erano l’assunzione di medici di famiglia per la gestione dei codici bianchi e dei codici verdi nei Pronto Soccorso e la copertura delle guardie notturne e festive e l’attivazione di contratti libero-professionali per garantire le prestazioni comprese nei Livelli essenziali di assistenza. «Siamo consapevoli della for-
❞
VENEZIA «Siamo
Luca Zaia Specializzandi in corsia, ora possiamo dire con certezza, perché sono scaduti i termini, che il governo non impugnerà la legge, quindi si va avanti. Non ne abbiamo più parlato perché volevamo evitare di sollevare polveroni zatura — disse all’epoca il direttore generale dell’Area Sanità, Domenico Mantoan — si tratta di emendamenti ad alto rischio impugnazione (qualcuno arrivò a definirli «provocatori», ndr) ma qualcosa si deve pur fare». È andata bene. Ieri intanto la commissione Sanità ha approvato, con i voti della maggioranza (astenuti Marino Zorzato di Forza Italia e Andrea Bassi di Centrodestra Veneto, contrari Pd, M5S e Patrizia Bartelle di Italia in Comune), le schede ospedaliere 2019/2023, già varate dalla giunta Zaia, alla quale tornano per il via libero definitivo. Si confermano, i 70
ospedali e la loro strutturazione in rete hub e spoke, senza nessun taglio, come promesso — annuncia il presidente della commissione, Fabrizio Boron —. Vengono mantenuti anche tutti i punti nascita della rete, potenziate ulteriormente le Breast Unit per la cura del cancro al seno e l’Oncologia, con l’aumento dei posti letto dello Iov sia a Padova che a Castelfranco e nuovi ambulatori a Portogruaro e Piove di Sacco». Tra le altre maggiori novità l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, indica la classificazione a spoke del Santi Giovanni e Paolo di Venezia,
Via libera Il governatore del Veneto ha annunciato il via libera agli specializzandi in corsia nei nostri ospedali
● L’intervento
Castrazione chimica, l’impatto mediatico e i dubbi tra efficacia e deriva giuridica di Alessandro Moscatelli *
T
olleranza zero nei confronti dei sex offenders. Lo sdegno nei confronti degli autori di reati a sfondo sessuale, stanno indicendo il Legislatore ad imbracciare anche su questo tema la via delle risposte immediate al fine di offrire una reazione «dura» ad una escalation di violenza, che vede coinvolti sempre più anche minori. E su questa scia, c’è chi invoca a gran voce l’introduzione anche nel nostro ordinamento della cosiddetta castrazione chimica. Misura esclusa dal disegno di legge del governo c.d. «Codice rosso», ma non per questo abbandonata: come precisato da autorevoli esponenti del governo, si tratta solo di un dietrofront momentaneo, con l’impegno di includere tale strumento in un provvedimento ad hoc. La speranza è che il legislatore, si interroghi profondamente sull’efficacia della cd. castrazione chimica per la repressione dei reati a sfondo sessuale. Va preliminarmente sollevato un dubbio, siamo sicuri che subordinando la sospensione condizionale della pena a trattamenti farmacologici inibitori della libido, con il consenso del condannato, venga rispettata la funzione preventiva, rieducativa e retributiva della pena? Sarebbe ingenuo pensare che, una repressione temporanea dell’impulso sessuale sia sufficiente ad inibire il comportamento patologico deviante dei sex offenders. La violenza sessuale non è quasi mai, infatti, la soddisfazione di un impellente bisogno fisiologico, di un impulso ma spesso trae soddisfazione dall’esercizio del potere e del dominio sulla vittima,
molto spesso sono addirittura azioni di offesa pianificate nel tempo. E a proposito di fisiologia, pare lecito domandarsi come andrà diversamente coniugato il suddetto trattamento ormonale a seconda che il colpevole di reati a sfondo sessuale sia un individuo di sesso maschile o femminile. Infatti, questi delitti, un tempo prerogativa prettamente maschile, sono oggi commessi anche da donne, seppur in bassa percentuale. Si pensi al recentissimo caso dell’insegnante che ha ripetutamente abusato di un suo alunno. In ogni caso, affinché queste terapie abbiano una qualche forma di successo, sarebbe necessario affiancare al trattamento farmacologico anche sedute di psicoterapia volte alla rieducazione del colpevole. È evidente però che in tali casi è di estrema importanza la motivazione dell’individuo al cambiamento. E quale motivazione potrà mai avere un condannato per reati sessuali che sceglie di sottoporsi temporaneamente a trattamenti inibitori della libido al fine di evitare il carcere? C’è il grande rischio quindi che queste terapie diventino una mera finzione. C’è poi da ricordare che la castrazione deve inevitabilmente essere temporanea e reversibile. Diversamente, tale strumento sarebbe manifestamente incostituzionale, incidendo in modo permanente su un diritto indisponibile della persona. Ed a questo punto chi garantisce, una volta terminata la terapia ed esauriti gli effetti farmacologici, la non recidività del soggetto? Potrebbe verosimilmente riemergere tutta la
grazie a un progetto di legge ad hoc che domani passerà in commissione Bilancio e martedì prossimo in Consiglio regionale, e anche degli ospedali di Chioggia e Villafranca. Oltre al ripristino di «spoke a due gambe» di Montebelluna e Castelfranco. «Di rilievo poi il ritorno del primariato per la Patologia Cardiovascolare dell’Azienda Ospedaliera di Padova — aggiunge l’assessore — e la scheda transitoria che fissa servizi, reparti e letti del Sant’Antonio in previsione del suo passaggio dall’Usl 6 Euganea all’Azienda ospedaliera, da realizzare entro il 31 dicembre 2020. A tale scopo
● Il commento pericolosità sopita in via temporanea dal farmaco, plausibilmente potenziata dal noto effetto contrario conseguente alla sospensione della somministrazione del trattamento farmacologico. C’è poi il tema del consenso prestato per sottoporsi alla terapia farmacologica, in che modo esso viene concesso dal reo, in quali condizioni psicologiche deciderà di prendere la pastiglia o di farsi l’iniezione. La castrazione chimica è, dunque, una misura che apre la strada a parecchi interrogativi. Portato alla ribalta dell’attenzione pubblica per risolvere un grave problema che tocca dritto al cuore della società civile, è in realtà una soluzione sotto molti punti di vista inefficace, traducendosi in un modo giuridicamente lecito di evitare il carcere. Le misure premiali e i benefici penitenziari non sono infatti, secondo il nostro ordinamento penitenziario, concessi sulla base dell’osservazione scientifica della personalità e della rispondenza a trattamenti personalizzati, così da poter rispondere ad una effettiva diminuita pericolosità sociale del soggetto, ma potrebbero essere erogati in modo indiscriminato, così rispondendo alla sete popolare di giustizia. Ecco allora che, in questa prospettiva, la castrazione chimica potrebbe assumere i connotati di una risposta a basso costo (al contrario di seri percorsi riabilitativi che richiedono invece sforzi certamente più complessi) e ad alto impatto mediatico per dimostrare quanto il legislatore abbia a cuore la problematica dei reati sessuali. Occorre, quindi, arrestare al più presto questa deriva giuridica e trovare in fretta un’efficace soluzione ad un problema che si radica nella psiche della persona, e non nei suoi livelli di testosterone. *Avvocato © RIPRODUZIONE RISERVATA
Due vite spezzate e un unico filo
di Giandomenico Cortese
«F
raternità, pace» c’è inciso sul masso, in riva al Brenta. Fissa due nomi, di soldatibambino, e due date. Nico Tasca, nato a Nove il 19 dicembre 1927 e Kurt Richter, nato lo stesso giorno a Lipzig, Lipsia, città della Sassonia. Colpiti a morte, entrambi, il 29 aprile, 74 anni fa. Un monumento di pietra li ricorda «insieme». Mi fece scoprire questo luogo il Card. Ersilio Tonini, Arcivescovo di Ravenna, grande comunicatore. Mi raccontò la storia di una mamma di Nove, corsa a piangere sul cadavere del figlio non ancora diciottenne e della sua pietà di fronte a quell’altro ragazzo, con la divisa tedesca, la cui madre era certo lontana centinaia di chilometri, e lo volle abbracciare con il medesimo affetto, prima che fosse portato via. La guerra era ufficialmente conclusa da qualche ora ma i combattimenti sulla via verso la Germania, erano drammaticamente continuati. Un cippo in ceramica posto successivamente, a cura dei Volontari della Libertà, accanto al monumento, aggiungeva altri undici nomi di giovani vite spezzate, sempre in quel 29 aprile, con quelle di Kurt e
sarà istituito un tavolo di lavoro tra le due realtà interessate. Altre novità sono anche l’assegnazione di posti letto di Chirurgia a Castelfranco, l’aumento generalizzato dei letti di Medicina e Riabilitazione, l’aggiunta di una decina di primariati a quelli previsti nella prima stesura».Tra i motivi delle proteste di piazza anche il declassamento da presidio ospedaliero a struttura intermedia del polo di Abano Terme, che rimarrà «in osservazione» due anni. E se al termine del periodo risulterà in regola con i diktat della Regione, potrà tornare all’antica denominazione. Tornando al respiro regionale, previsti l’inserimento di un reparto di Neuropsichiatria infantile con posti letto e primario in ognuno degli ospedali hub dei capoluoghi, la conferma di tutti i Punti nascita, l’eliminazione delle Lungodegenze, perché responsabili di ricoveri lunghi e spesso inappropriati e da sostituire con le strutture intermedie multidisciplinare, l’attivazione in ogni Usl di un centro a valenza provinciale di Riabilitazione e l’accesso diretto dal Pronto Soccorso ai reparti di Psichiatria, Pediatria, Ostetricia e Oculistica. «Abbiamo votato contro perchè andavano potenziati il sistema di emergenza-urgenza dell’Usl 1 Dolomitica e l’attività chirurgica ad Adria — spiega Claudio Sinigaglia (Pd) —. Il Sant’Antonio doveva restare all’Usl e non è stato risolto il disastroso rapporto tra l’ospedale e lo Iov di Castelfranco». R.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Nico. Sette sono novesi. Un pezzo di storia che non sa di retorica, da far memoria nei giorni in cui si ricorda la Liberazione , e con il quale forse è più facile spiegare quel tempo, la «stagione della speranza», quei sogni, quelle scelte ai nostri “millennium”, ai ragazzi nati nel XXI secolo. Sicuramente non sarà stato facile, a chi aveva vent’anni in quei mesi del 1945, , diventare «ribelli per amore» o capire appieno il senso, il motto così caro a David Maria Turoldo, un prete, poeta e partigiano per tutta la vita, che spiegava la sua adesione alla Resistenza con «la scelta dell’umano contro il disumano, quasi presupposto di ogni ideologia e di ogni etica personale». Dicevano, scrivevano nei loro diari, tanti di quei giovani d’allora: «Possa il mio sangue servire». Credevano nell’avvenire di un mondo più umano e più giusto, più libero e lieto. Più dignitoso. La riconoscenza a loro – come ha sottolineato il Presidente Mattarella a Vittorio Veneto – va intesa e diretta anche a chi ha saputo, adottandola come «cifra di vita», ricostruire ed offrire, alle nuove generazioni, un Paese libero e pacificato dopo la tragedia. Alda Merini ha descritto nel modo più corretto non solo la forza ideale di padre Turoldo, pure quella di quanti, come lui, hanno perseverato nella resistenza, definendoli individui «costretti a prendere la materia della vita e a farne un canto». © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE ATTUALITÀ
Corriere del Veneto Mercoledì 1 Maggio 2019
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Politica I fronti aperti
Autonomia, l’appello di Zaia al M5s «Ditemi che riforma volete votare» Il governatore: è un’agonia, presentino delle alternative. Salvini: si faccia in fretta VENEZIA Ogni Consiglio dei ministri potrebbe essere «quello buono», spiegano pensosi dalla Lega. Buono per l’autonomia, par di capire, ma pessimo per il governo, che proprio sulla riforma cara al Veneto potrebbe finire gambe all’aria, viste le note resistenze a Cinque Stelle. Anche la riunione di ieri sera poteva essere quella giusta, convocata alle 21 (sic!) com’era, con all’ordine del giorno un unico punto, «Varie ed eventuali», dentro il quale per definizione poteva starci di tutto e quindi pure l’autonomia, con nuova fibrillazione a queste latitudini. Il premier Giuseppe Conte rientrava con i vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio da Tunisi, dopo un viaggio istituzionale che ha visto i tre pranzare insieme, forse per chiarirsi un po’ le idee sul da farsi (anche ogni pranzo ed ogni cena potrebbero infatti essere «quello giusto» o «quella giusta», posto che il tavolo politico annunciato a più riprese da Salvini sull’argomento non si è mai tenuto). Tant’è, il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani anche ieri s’è tenuta pronta al
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Zaia Ripercussioni sul voto del 26 maggio? I cittadini hanno chiaro chi vuole l’autonomia e chi tira il freno
peggio (o al meglio, a seconda di come la si vuole vedere), messa in allerta dall’ennesima dichiarazione di Salvini: «La Lega è pronta anche oggi ad andare avanti sull’autonomia. Visto che c’è l’impegno pure dei Cinque Stelle e il voto di milioni di italiani, non solo al Nord ma anche al Sud, che vogliono un Paese moderno, efficiente, fondato sulle autonomie, spero che il Consiglio dei ministri a brevissimo approvi l’autonomia». I progetti di legge con le intese di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna sono sempre nella valigetta che accompagna Stefani ad ogni riunione a Palazzo Chigi. Il ministro attende solo il «vai!» di Salvini per tirarli f u o r i e m e t t e r l i a vo t i : showdown per l’autonomia, ma anche per il governo, perché se i «sì» alla fine non dovessero essere abbastanza, per la Lega sarebbe inevitabile aprire la crisi per conclamata ed esibita violazione del «contratto di governo». L’ha ribadito più volte lo stesso governatore Luca Zaia che ieri ha lanciato una sfida (ma è suonato più come un accorato appello) ai Cinque Stelle: «Autonomia inizia a far
In commissione
Alloggi turistici primo via libera alla nuova legge VENEZIA Primo via libera, ieri in commissione Turismo, al nuovo «Testo unificato in materia di ricettività turistica», legge che mira a mettere ordine in un settore in crescita ma sovente oggetto di polemiche, con l’introduzione del «codice identificativo» della struttura, che dovrà quindi essere registrata nell’applicativo regionale. «Più chiarezza significa maggior sicurezza e qualità per gli utenti» commenta il presidente della commissione Alberto Villanova. Aggiunge l’assessore Federico Caner: «Così contrastiamo in modo efficace l’abusivismo». Il testo passa ora all’esame della commissione Bilancio.
rima con agonia per cui mi rivolgo ai Cinque Stelle di buona volontà: ditemi che autonomia volete, che testo siete disposti ad approvare, presentatemi una qualche alternativa. Ditemi, insomma, cosa volete fare. Sono disponibile al confronto ma è frustrante trovarsi di fronte il partito dei dubbiosi, che a tutt’oggi non ha prodotto alcunché. Ed è scandaloso leggere commenti da parte di chi dimostra palesemente di non aver letto le carte». Secessione dei ricchi, serie A e serie B: Zaia non ne vuol più sentir parlare e se la prende anche con Di Maio: «Leggo che lui si erge a garante della coesione. Ma chi mina la coesione? Di che sta parlando? In Italia chi mina la coesione viene processato per sovversione e finisce dritto in galera. Noi ci muoviamo secondo il dettato della Costituzione». Zaia, come già in passato, ribadisce di non tifare per la caduta dell’esecutivo Conte ma allo stesso tempo, ancora una volta, mette in guardia: «Il “governo del cambiamento”, come si è presentato, rischia di non cambiare nulla. Ma questo non significa fermare l’auto-
● Il 22 ottobre 2017 2,3 milioni di veneti hanno votato al referendum per l’autonomia ● Dopo le elezioni del 2018 Lega e M5s hanno inserito la riforma nel loro contratto di governo ● Dopo un balletto di date, dal 15 febbraio scorso l’intesa è pronta per essere approvata dal Consiglio dei ministri. Le resistenze del M5s, però impediscono che si vada avanti
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Nel mirino dei social
Il caso
VENEZIA «Se vuoi essere come Bolzano, devi fare come Bolzano», dice Antonio Guadagnini, girando lo sguardo verso Herbert Dorfmann, candidato della Svp alle elezioni Europee. «L’idea vincente è avere un partito del territorio che raccoglie i voti del Veneto e tratta con Roma l’autonomia». La parola che torna e ritorna, autonomia del Veneto, autonomia di Bolzano, autonomia di tutte le regioni, «non certo quella che sta trattando Zaia, io lo definirei piuttosto decentramento amministrativo». Ecco perché Dorfmann è anche il candidato di «Siamo Veneti» e di Bard, il Movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti (che in realtà l’aveva votato anche cinque anni fa: «Sarà venuto a discutere con noi trenta volte, Zaia non l’abbiamo mai visto», dice il vicepresidente Andrea Bona). Poco importa se il 26 maggio si vota per rinnovare il parlamento europeo (la collaborazione è cominciata), perché l’Europa è la casa degli autonomisti. «Una riforma però è indispensabile, oggi è costituita da stati sovrani troppo grandi, le regioni devono avere più potere: immagino un’Europa delle cento comunità, seguendo il modello degli Stati Uniti». Afferma il candidato svp, da dieci anni a Bruxelles: «O il governatore del Veneto trova un accordo con la Lega nazio-
La vicenda
nomia, perché l'autonomia è un processo ormai avviato ed è irreversibile. Semplicemente, la farà un altro governo, che entrerà, quello sì, nella Storia». Zaia smentisce contrapposizioni e dualismi con Salvini, che secondo alcuni osservatori frenerebbe nell’ombra la riforma temendo di rafforzare troppo il suo alter-ego in Veneto («Io non sono affatto il suo alter-ego ed anzi, non smetterò mai di ringraziarlo per le tante opportunità che mi ha offerto in passato e che io ho rifiutato per restare in Veneto») mentre non risparmia altre bordate ai Cinque Stelle: «Commettono un errore quando pensano che l’autonomia sia una partita soltanto del Nord»; «Le elezioni? Chi dice che vogliamo lucrare sulla riforma in vista delle Europee forse si scorda che sono due anni che ci lavoriamo, e in Italia si vota ogni sei mesi». Nessun timore di cali di consenso nel voto del 26 maggio? «Credo che i cittadini abbiano ormai ben chiaro chi vuole l’autonomia e chi tira di continuo il freno d’emergenza. L’autonomia è nel contratto di governo, è nel Def, è stata votata in un referendum: i Cinque Stelle hanno chiamato la loro piattaforma Rousseau ma la verità è che su questo stanno togliendo la parola ai cittadini per darla ai politici». Marco Bonet
«Simboli religiosi coperti per i laici» Bufera su Moretti
Strana alleanza Antonio Guadagnini, a sinistra, consigliere regionale della maggioranza Zaia ed Herbert Dorfmann della Svp
Il partito dei veneti «Dovete votare Svp sono veri autonomisti» nale che garantisca quello che i cittadini hanno votato con il referendum per l’autonomia o deve rompere con questo governo. Capisco la sua difficoltà, fa parte dello stesso partito che guida il Paese e a Roma non c’è nessuna politica federalista, ma non ha altra scelta». E’ musica per le orecchie di Antonio Guadagnini che annuisce e rilancia. «L’autonomia vera si fa con risorse e competenze, se mancano entrambi di cosa stiamo parlando?». Ecco che per «Siamo Ve-
neti» Herbert Dorfmann è il candidato ideale, l’esempio da seguire, il risultato da imitare. «Svp ha ottenuto risultati straordinari, a Bolzano hanno il reddito procapite più alto d’Italia, l’autonomia porta beneficio a tutti, non solo a chi la fa. Oggi avviamo un percorso di collaborazione perché vogliamo adottare anche in Veneto lo stesso modello di gestione e di amministrazione». Dorfmann sottolinea che da qualche anno il gettito gestito dalla provincia autono-
ma è passato dai 9/10 all’80 per cento «contribuendo così ad aumentare la solidarietà con le altre regioni italiane» («Ma cosa è cambiato? Niente, loro hanno rinunciato ma non ne ha guadagnato nessuno, i soldi sono andati nel solito calderone», precisa Guadagnini). Rilancia l’idea europeista: L’Europa è una grande idea: l’idea di far convivere in una casa comune molteplici culture, lingue e popoli, rispettandone le diversità e tutelandone. Il nazionalismo non è mai stata la risposta adeguata alle sfide di un mondo che ambisce a crescere in maniera armoniosa» spiega sottolineando la collocazione nel Ppe europeo. E lancia un avvertimento: «Ci sono le elezioni alle porte, in vista del 26 maggio non vorrei che qualcuno si venda l’autonomia per una cosa che autonomia non è». ( f. b.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Neppure il tempo di entrare nel vivo della campagna elettorale per le Europee che subito Alessandra Moretti si ritrova al centro di un caso mediatico alimentato dai social, come accadde durante le Regionali con la vicenda «ladylike». La dem era ospite di Paolo Del Debbio su Rete 4 , dove si stava parlando dell’iniziativa di Sergio Maccagnani, sindaco di Pieve di Cento, Bologna, che vorrebbe coprire i simboli cristiani all’interno di una cappella sconsacrata del suo Comune per offrire la possibilità ai non credenti di celebrare i loro funerali (idea diventata immediatamente: «Vuol coprire i simboli cristiani del cimitero per non turbare i musulmani»). Moretti ha ribadito: «C’è la possibilità di coprire temporaneamente con delle tendini amovibili, che salgono e scendono, i simboli religiosi». Il video risale al 15 aprile ed è stato fatto rimbalzare in ogni dove, compresi i profili social di Giorgia Meloni («Delirante») e Matteo Salvini («Pazzesco... Ma quelli del Pd ci sono o ci fanno? E poi si chiedono perché nessuno li vota...»), con accuse di ogni tipo. L’assessore regionale Elena Donazzan, che da sempre incrocia le lame con Moretti, le dedica un contro-video: «Ti sei superata! Lascia stare santi e croci...» ma anche Achille Variati, candidato con Moretti dal Pd alle Europee, prende le distanze: «Nessuno dovrebbe ignorare la storia, che ci dice che l’identità cristiana è una delle più importanti radici dell’Europa». Moretti battaglia («Salvini le uniche tendine sono quelle che usi per coprire i tuoi fallimenti») ma alla fine si corregge: «Ho solo descritto una proposta di altri, io la penso cosi: i nostri simboli religiosi così come i monumenti della nostra storia vanno salvaguardati. Coprirli e nasconderli o distruggerli va contro l’idea che ho di Paese civile e democratico».
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Primo Piano I seggi in Parlamento
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Mercoledì 1 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Duello elettorale anche sui conti Di Maio stoppa la flat tax leghista Bisticcio a Tunisi tra M5S e Salvini che `Il leader grillino: «Matteo aiuta i ricchi cavalca la risalita del Pil: ora giù le tasse noi il ceto medio». Sull’Iva tutti contro Tria `
IL RETROSCENA Camera
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ROMA «Abbiamo battuto il catastrofismo di chi ci considerava degli incapaci. E nel secondo semestre andrà ancora meglio, il tempo sarà galantuomo...». Luigi Di Maio corre a brindare, appena a Tunisi rimbalza la prima buona notizia economica da quando è nato il governo giallo-verde. Ma le elezioni europee sono tra 25 giorni e perfino in terra d’Africa, nonostante un incontro a pranzo, il capo 5Stelle e Matteo Salvini riescono a bisticciare sulla flat-tax. Sull’Iva, come da copione, invece corrono a bocciare il buonsenso economico del ministro Giovanni Tria: «Non è possibile abbassare le tasse, far crescere la spesa e tenere l’Iva ferma», avverte il responsabile del Tesoro. Con le elezioni alle porte, Salvini celebra il Pil finalmente in (leggera) crescita, rilanciando la flat-tax. Il suo cavallo di battaglia, perfetto da spingere al galoppo proprio adesso che l’economia mostra un sussulto di segno più: «La riduzione delle tasse per famiglie e lavoratori è doverosa. Bisogna farlo senza dubbi e ritardi». A Di Maio e a Conte viene recapitata la dichiarazione di Salvini dopo pochi minuti. Il tempo di mettere ordine alle idee
tra un bilaterale con il tunisino Youssef Chadhed e una comparsata al forum economico, e premier e vicepremier grillino decidono la frenata. Conte mette a verbale per disinnescare l’offensiva elettorale di Salvini: «Non è questo il momento di parlare di riforma fiscale. La vogliamo fare, ma nei prossimi mesi abbiamo una manovra economica da affrontare». Della serie: se ne parla a tempo debito, in autunno, quando si affronterà con la legge di bilancio il complesso degli interventi economici per il 2020. Inutile dire che Di Maio si at-
L’Odg è vuoto
Ironie sul web per l’Ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato per ieri sera. Con un’unica voce: “Varie ed eventuali”
testa sulla stessa linea, convinto che «la flat-tax debba avere un coefficiente familiare, in modo da aiutare il ceto medio e non i ricchi come invece vorrebbe Salvini». In più, nel ruolo del guastatore, il grillino pianta un bel paletto per far andare di traverso al capo della Lega il suo proclama: «Flat tax? Io di certo non voglio aumentare l’Iva». Salvini non prende bene il doppio stop. E si fa sentire, «in modo ruvido» riferiscono i suoi, con Conte a margine del carosello di vertici tunisini. Tant’è, che poco dopo, dall’entourage del premier arriva la
CONFRONTO Il ministro dell’Economia italiano Giovanni Tria e il Commissario Ue francese agli Affari economici Pierre Moscovici
CONTE: «CON LE NUOVE MISURE NEL SECONDO SEMESTRE IL PIL AUMENTERÀ ANCORA» IL GOVERNO VUOLE EVITARE LA MANOVRA CORRETTIVA opposizione
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I TEMI CHE DIVIDONO LA MAGGIORANZA
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L’ECONOMISTA VENEZIA «Non siamo più in recessione. Da questo a dire che siamo in ripresa ce ne corre, siamo sempre allo zero virgola, una crescita che ha un valore più simbolico che reale anche perché a livello tendenziale siamo al + 0,1%, la più bassa variazione da quattro anni dopo quelle negative di fine 2018. Diciamo che la nostra economia non sta precipitando, è resiliente, questo grazie anche alla spinta delle industrie del Nordest». Giancarlo Corò, 58 anni, professore di economia dello sviluppo a Ca’ Foscari e direttore del Campus di Treviso, rimane prudente: «Se il governo mettesse in campo finalmente delle politiche per lo sviluppo questi dati positivi potrebbero irrobustirsi. La nostra è un’economia resiliente a tante cose».
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Siri
Ufficialmente 5Stelle e Lega sono favorevoli alla flat tax intesa come slogan ma poi le ricette concrete (peraltro mai precisate da entrambi i partiti) divergono
Sul sottosegretario ai trasporti leghista indagato i 5Stelle mantengono la proposta delle dimissioni di cui invece il carroccio non vuole neanche sentir parlare
Secondo i piani annunciati a fine 2018 l’autonomia rafforzata per Veneto, Lombardia ed Emilia dovrebbe essere già una realtà ma non c’è una veduta comune
Province Anche sulla riforma della riforma delle Province fra Lega e pentastellati ci sono opinioni diverse. M5S non vuole che si torni alle elezioni popolari dei consigli provinciali.
L’intervista Giancarlo Corò
«Crescita trainata dal Nordest, ma ora si deve puntare su scuola e autonomia» ca. Lo dico anche alla sinistra: inutile drammatizzare la situazione come se fossimo sull’orlo del baratro, puntiamo su obiettivi precisi e strutturali».
Quali? «Per esempio ai danni della politica, che in questo ultimo anno ci ha messo del suo per creare incertezza». Il governo cosa dovrebbe fare ora? «Cercare di fare di questa finestra positiva che sembra aprirsi un’occasione per dare un sostegno più consistente alla crescita economi-
Autonomia
GIANCARLO CORRÓ Professore di economia e politica dello sviluppo all’università Ca’ Foscari di Venezia
Che obiettivi? «Mi permetto di indicarne tre. Primo, investire sul sistema scolastico e universitario: in Italia c’è un assordante silenzio su questo punto, nessuno ne parla, né maggioranza né opposizione. Poi infrastrutture: in Veneto non è importante solo l’alta velocità o la Pedemontana, serve anche un sistema di collegamenti metropolitani. E poi c’è l’autonomia: biso-
gna ridisegnare uno Stato che non funziona, non è a fianco delle imprese, dei lavoratori, del sistema educativo». Anche l’occupazione è in ripresa.
«BASTA INCERTEZZE IL GOVERNO DOVREBBE TAGLIARE IL CUNEO FISCALE E INVESTIRE SU INFRASTRUTTURE ED EUROPA»
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«Il Decreto Dignità disincentivando alcuni contratti più flessibili ha comunque favorito un’occupazione più stabile. Questo è positivo, la popolazione attiva però non sta aumentando. E mancano medici, ingegneri, manodopera qualificata per le imprese più innovative. C’è un’incapacità di programmazione dello Stato centrale che anche il Veneto paga: non ci sono margini per le università di aprire a nuove immatricolazioni a medicina, piuttosto che a ingegneria. A Bolzano invece stanno aprendo una nuova facoltà di ingegneria».
frenata della...frenata: «Le parole di Conte sono state chiare e inequivocabili, la flat-tax va fatta, è un obiettivo di tutto il governo e un punto qualificante del contratto». Sullo sfondo il nodo è quello di sempre: le risorse per la riforma fiscale e i 23 miliardi necessari per sterilizzare lo scatto dell’Iva. E, come d’incanto, quando si parla di aumentare l’imposta sui consumi Di Maio, Salvini e perfino Conte corrono a bacchettare Tria. La ragione è evidente: a ridosso delle elezioni è un suicidio politico far balenare un’impennata della pressione fiscale.
PILLOLE DI OTTIMISMO Ma questa è una storia che verrà scritta da qui all’autunno, quando la legge di bilancio dovrà essere messa nero su bianco. Il governo giallo-verde in trasferta, oltre alla lite sulla flat-tax e all’ennesimo stop sull’Iva, si gode soprattutto «i buoni dati economici». E Conte, al pari di Di Maio e di Salvini, è convinto che «nel secondo semestre si può fare ancora di più», scongiurando il rischio di una manovra correttiva del conti anche grazie alle minori spese registrate per il reddito di cittadinanza e “quota 100”. «Questo è solo l’inizio», dispensa ottimismo con i suoi Di Maio, «appena si vedranno gli effetti del decreto crescita, dei nuovi investimenti, della spinta che produrrà lo “sblocca cantieri”, oltre alla piena attuazione del reddito di cittadinanza, arriveranno numeri ancora migliori». Per dirla con Conte: «L’economia potrà aumentare in modo più sostenuto». Difficile però che dopo le elezioni del 26 maggio la Commissione europea non presenti il conto. Lo scostamento da quanto promesso dal governo con la legge di bilancio varata a dicembre, nonostante la leggera ripresa, è ancora notevole. E indipendentemente dal braccio di ferro con Bruxelles, se lo spread (ieri in discesa) a luglio dovesse tornare a impennarsi e se i risparmi da reddito di cittadinanza e “quota 100” dovessero risultare insufficienti, una correzione dei conti potrebbe risultare inevitabile. Ma c’è anche da capire se in autunno a palazzo Chigi siederà ancora un premier giallo-verde. Alberto Gentili © RIPRODUZIONE RISERVATA
I settori che vanno meglio? «Quelli tipici del made in Italy, presenti anche nel Nordest: tessile-abbigliamento, mobili-design, farmaceutica, chimica. Ma l’Italia resta sempre all’ultimo posto in Europa per investimenti stranieri, peggio in rapporto al Pil fa solo Cipro. Dovremmo preoccuparci di averne molti di più di questi investimenti, e invece il governo purtroppo sta facendo tutto il contrario». Previsioni? «Sono difficili da fare, soprattutto sul futuro. Battute a parte, l’economia italiana non avrà fiammate espansive anche perché le politiche di questo governo non daranno grandi benefici sui consumi. Bisognerebbe invece tagliare il cuneo fiscale, cioè le tasse sul lavoro. Questo sì favorirebbe i consumi. E smetterla con questa narrativa ansiogena: bisogna ridare fiducia al Paese anche con investimenti strutturali. Poi c’è il grande tema dell’Europa: in un mondo sempre più incerto cerchiamo di tutelare il nostro mercato interno, l’Europa. Il primo del Nordest. Pensare di interrompere o di mettere in discussione questo fronte vuol dire non guardare agli interessi del Paese». Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Miranese
IL CONSIGLIERE REGIONALE SEMENZATO ATTACCA: «PRIMA DI CRITICARE LA REGIONE, I SINDACI PENSINO AI SERVIZI SOCIALI» Mercoledì 1 Maggio 2019 www.gazzettino.it
mestrecronaca@gazzettino.it
«Venti posti in più? Non bastano» `Il presidente della Conferenza, Silvano Checchin: «L’Ulss 4 La Commissione regionale riassegna a Dolo alcuni letti, ma non accontenta i sindaci protagonisti di un sit-in a Venezia ha aumentato la sua dotazione, la nostra cala drasticamente» `
Baruzzo prova a mediare: «Un tavolo sull’ecocentro»
LA PROTESTA VENEZIA L’ospedale di Dolo porta a casa 10 posti letto in più che vengono presi da Mestre e che saranno così distribuiti: 4 a medicina, 2 a chirurgia, 2 a cardiologia, 2 a ostetricia. Aumenta di 10 posti anche riabilitazione funzionale, che si aggiungono ai 35 in più già accordati con la prima revisione delle schede. Niente da fare invece per la richiesta che riguardava il settore materno infantile che diventa unità semplice dipartimentale, così come Radiologia. È questo il risultato dell’ultima riunione della Commissione sanità, ieri a Venezia, con l’accoglimento solo parziale delle richieste di Riviera e Miranese. Che alimenta l’insoddisfazione del consigliere regionale Bruno Pigozzo («La periferia continua a essere penalizzata») e del presidente della Conferenza dei sindaci Silvano Checchin, che ora preannuncia azioni di pressione su Giunta e presidente Zaia.
SALZANO
canti gospel. Domenica alle 10.15 in duomo messa per il 50esimo dell’Avis di Mirano con premiazioni dei donatori più attivi e alle 20.30 in Teatro Belvedere concerto di musica jazz dell’Ipab Mariutto, con gruppi e scuole a indirizzo musicale del territorio. Martedì 7 alle 17 in Villa Errera focus sulla donazione di organi con l’Aido. Giovedì 9 si parla dei bisogni del malato con l’Associazione volontari ospedalieri alle 17 in Corte Errera, poi domenica 12 dalle 9 alle 19 bancarelle e stand delle associazioni in piazza, con la rassegna Giò Madonnari, giochi in piazza, laboratori per bambini e degustazioni per beneficenza. F.Deg.
Ancora minoranze in campo contro la chiusura dell’ecocentro comunale. Ma se Nuovi Orizzonti ha iniziato la raccolta firme (che proseguirà anche giovedì al centro di raccolta dalle 9 alle 12 e sabato dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 17, oppure sabato e domenica in piazza dalle 9 alle 12), “Il Tuo Paese Vivo” si smarca leggermente e lancia invece un tavolo di discussione: “Il futuro dell’ecocentro - spiega Sara Baruzzo - va valutato sulla base di elementi oggettivi, con l’obiettivo di avere un servizio efficiente in linea con il sistema di raccolta porta-porta. Se è chiaro che l’attuale impianto non è più adeguato alle normative e non è in grado di dare un servizio dignitoso, oggi non sono altrettanto chiare le possibili soluzioni: vanno perciò definiti chiaramente non solo i costi di realizzazione ma anche quelli di gestione delle diverse ipotesi e come questi ricadrebbero in bolletta. Inoltre non è chiaro come e se cambierebbe il sistema di conferimento dei rifiuti in ecocentro e lo stesso sistema di raccolta porta-porta”. In discussione dunque, secondo “Il Tuo Paese Vivo”, non è solo la struttura, ma anche il sistema di gestione dei rifiuti a Salzano e non mancano dunque stoccate alla maggioranza, ma anche alle altre minoranze mobilitate: “Qualsiasi presa di posizione in assenza di questi elementi è inutile - proseguono Baruzzo e il suo gruppo - invitiamo quindi la maggioranza a istituire un tavolo che analizzi la situazione, i vantaggi e gli svantaggi e preveda il coinvolgimento informato dei cittadini: tutti in modo trasparente e oggettivo devono essere messi nelle condizioni di valutare costi e benefici. Non si sceglie senza coinvolgere la gente e nemmeno in base a campanilismi, ma per il bene dei cittadini e dell’ambiente”. Per qualsiasi decisione ci sarà in realtà da aspettare: il sindaco Luciano Betteto vuole prima attendere che la vicina Noale, nel cui ecocentro confluirebbero eventualmente gli utenti salzanesi, abbia un nuovo sindaco con cui discutere del progetto e solo dopo valutarne pro e contro. (f.deg.)
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IL SIT-IN Ha avuto dunque un epilogo giudicato insoddisfacente la protesta dei 17 sindaci della Riviera del Brenta e del Miranese che ieri mattina hanno organizzato un sit-in a Palazzo Ferro Fini, a Venezia, contro le schede sanitarie regionali. Erano presenti quasi tutti i primi cittadini del territorio, 13 per la precisione, e volevano incontrare con urgenza l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin. Per qualche sindaco l’ingresso a Palazzo Ferro Fini non è stato facile né immediato. «Non ci facevano entrare – spiega la sindaca di Fossò, Federica Boscaro – nonostante le fasce tricolori in mano. Abbiamo dovuto alzare la voce». Alla fine però sono stati tutti ricevuti dall’assessore, a cui hanno esposto le proprie richieste. «Chiediamo – spiegava Silvano Checchin, primo cittadino di Spinea nonché presidente della Conferenza dei sindaci di Riviera e Miranese – che non vi sia una drastica riduzione, improponibile e immotivata, dei posti letto a 526, ma che rimangano quelli
A PALAZZO FERRO FINI I sindaci del Miranese e della Riviera del Brenta prima dell’incontro con l’assessore; sotto, con la Lanzarin
previsti dalle schede del 2016, ossia 644. La riduzione inciderebbe sull’area materno-infantile e chirurgica, per le quali chiediamo un’apicalità. È il minimo per una popolazione di 280mila abitanti. Quando vengono toccate queste aree è chiaro che si vogliono portare gli ospedali ad un’ipotetica riduzione in termini di efficienza e risposta ai bisogni dei cittadini».
I CONFRONTI TRA AREE Tra l’altro – sottolineava ancora Checchin – facendo un confronto emerge che i posti letto, in altre aree, non sono stati quasi toccati: basti pensare all’Ulss 4 Veneto orientale – con 240mila abitanti – che prima aveva 617 posti letto mentre ora gliene sono riconosciuti 637, o all’Ulss 6 – con 256mila abitanti – a cui dai 690 posti letto iniziali ne sono stati sottratti solo 14. «Pertanto chiediamo – continuava – che vi sia la
stessa modalità di analisi e decisione come per le altre Ulss simili alla nostra alle quali, seppur con un numero di abitanti inferiore, sostanzialmente sono state garantite le apicalità che c’erano prima». «Oggi – commentava Marco Dori, sindaco di Mira – attorno a questo tavolo ci sono tutti i colori politici, un segnale importante». Gli ha fatto eco Patrizia Andreotti, sindaco di Noale, sottolineando la scelta dei sindaci di muoversi insieme, a livello istituzionale. Al termine dell’incontro
a porte chiuse, Lanzarin ha dichiarato di aver recepito le richieste, ribadendo tuttavia che i posti letto sono stati calibrati in base alla reale occupazione e rimandando ogni decisione alla V Commissione che si stava per riunire. «Il criterio generale – dice – è stato quello di una riduzione generale in Ostetricia, Ginecologia e Chirurgia per il rafforzamento di Geriatria e Medicina legate all’invecchiamento della popolazione e al fatto che sono state tolte dappertutto le lungodegenze. Il conteg-
«ACCOLTE POCHE RICHIESTE DOPO L’INCONTRO CON LANZARIN». BOSCARO: «NON CI FACEVANO ENTRARE, ABBIAMO DOVUTO ALZARE LA VOCE»
gio dobbiamo farlo nel complessivo, considerando trasformazioni e potenziamento delle strutture intermedie (ospedali di comunità, Urt e hospice)». «La normativa nazionale è chiara – evidenzia Fabrizio Boron, presidente della V Commissione – ogni mille abitanti 3 posti letto. Con le nuove schede stiamo finendo un ciclo di trasformazione del sistema sanitario veneto, il migliore d’Italia. Ai cittadini sarà garantita l’eccellenza che conoscono». Anche il consigliere regionale di Mirano Alberto Semenzato difende le scelte della Regione e invita i sindaci «a ricordarsi di quello che dovrebbero fare loro stessi nel settore dei servizi sociali». Semenzato ricorda i casi del Distretto di Mira e dell’attivazione del Sert a Mirano. Marta Gasparon © RIPRODUZIONE RISERVATA
Volontariato, la festa si allarga: 10 giorni di eventi MIRANO La Festa del volontariato diventa Festival: 10 giorni di appuntamenti per mettere in mostra tutto ciò che il Terzo settore può offrire a Mirano e, soprattutto, smuovere le coscienze sul fronte del ricambio generazionale e della politica, con la riforma del terzo settore che ancora rappresenta un’incognita per tante associazioni. Temi che saranno in primo piano a partire da venerdì e fino al 12 maggio nel programma messo a punto dalla Consulta per l’assistenza e la sanità, che ha messo in campo il festival dedicato al volontariato più ricco e intenso della provincia: mostre, conferenze a tema, sot-
to lo slogan, “Preziosi come l’acqua”, fino al gran finale di domenica 12 maggio con la grande festa in piazza di tutte le 52 associazioni e i volontari di Mirano. «Non vogliamo farci vedere spiega il presidente della consulta Paolo Morlotti - ma farci conoscere: iniziative come questa portano con sé un’azione di contagio di valori come responsabilità, solidarietà, inclusione, lotta alla povertà e pace». Per l’assessore al sociale Gabriele Petrolito «la politica oggi ha un grave ritardo nei confronti del Terzo settore, che aspetta risposte: le associazioni di volontariato, che non sono autoreferenziali, possono mettersi insieme e farsi sentire per stimolare la politica a rimettere in
moto questo settore che sembra essersi fermato». «Va attirata l’attenzione - spiega Giulio Regazzo, dell’associazione Casa Mia S. Bertilla - sui bisogni delle persone a cui i servizi sono rivolti e poi far vedere che questi bisogni possono essere risolti». Il programma del Festival prevede venerdì 3 alle 18 al Tea-
tro Belvedere un convegno sull’autismo con la onlus “Famiglie e abilità” e la Fondazione Paoletti. Sabato alle 10.30 in casa Santa Bertilla apre la mostra “L’acqua bene comune dell’umanità” curata da Cesvitem e Caritas, con il video “Acque di confine” di Emergency, poi alle 20.45 al Teatro Belvedere si parla di Parkinson con
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VI
Rovigo
Mercoledì 1 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Sanità, la Regione boccia le proposte del Polesine `«Le nuove schede
penalizzano sia Adria che Trecenta» SCHEDE OSPEDALIERE ROVIGO «Per l’ospedale di Adria,
il più colpito dai tagli, avevamo chiesto che rimanesse presidio di rete, spoke, e invece sarà declassato a ospedale di base» commentano amari Patrizia Bartelle di Iic e Piero Ruzzante di Leu, mentre Graziano Azzalin del Pd scuote la testa: «Tutte le proposte fatte per l’ospedale di Adria sono state bocciate, questo è il segno della considerazione del centrodestra verso il Polesine». PRESENTAZIONE L’ex sindaco di Loreo ed ex senatore Bartolomeo Amidei con alcuni dei sostenitori della lista di Fratelli d’Italia
FdI: «Casa popolari solo a chi è a Rovigo da 15 anni» In lista anche l’ex consigliere Pd Moretto: `Sostegno alla candidata della Lega: «Non ho tradito, ma le cose sono cambiate» «Gambardella ha le giuste potenzialità» `
VERSO LE ELEZIONI ROVIGO Fratelli d’Italia cerca di
mettere alle spalle la tempesta con la Lega dei giorni precedenti la presentazione della lista elettorale e guarda alle elezioni del 26 maggio con positività: «È la prima volta che a Rovigo questo partito riesce a presentarsi alle Amministrative», ammette l’ex senatore Bartolomeo Amidei, leader in Polesine del movimento legato alla Meloni. Alla presentazione della lista ai tavoli del Corsopolitan, locale di proprietà del candidato Giacomo Sguotti, era presente anche Mattia Moretto, campione delle preferenze alle sue prime elezioni nel 2015, entrato in Consiglio con il Pd ma che ora ci riprova sotto la bandiera di FdI.
VIA DALLA SINISTRA Sul perché abbia deciso di fare il salto dal centrosinistra alla destra, l’ex consigliere ha spiegato: «È molto semplice: nel 2015 ho accettato di scendere in campo come indipendente con quel partito e per una serie di questioni sono stato eletto. Là all’epoca avevo visto un progetto, una capacità di vincere basata su idee che guardavano alla città. Sono stati quattro anni di richieste di iscrivermi al partito, io sono rimasto fedele nell’opposizione fino all’ultima sera (il 21 febbraio, insieme ad altri 21 consiglieri, ha rassegnato le dimissioni facendo cadere l’amministrazione Bergamin, ndr). Non ho mai tradito nessuno, ho sempre fatto opposizione, ma quando è stato mandato a casa il sindaco si sono aperti diversi scenari. Quello che ho detto all’epoca in au-
la in questi anni non è molto diverso: per me la questione della sicurezza, per esempio, è sempre stata importante».
LA PRESENTAZIONE Domani, al Salone del Grano della Camera di Commercio, alle 18,30, FdI parteciperà alla presentazione di tutta la coalizione che sostiene Monica Gambardella. Una candidata, spiega Amidei, «con le giuste potenzialità, per svolgere questo compito. È una donna, quindi ha una marcia in più». Per quanto riguarda il programma, il capolista, ex sindaco di Loreo ed ex senatore nella passata legislatura, sostiene che «ci vuole responsabilità nel dire cose che sono realizzabili, perché dire che si fa un altro ponte sull’Adige, che si regalano i parcheggi o si fa un casello autostradale in più, mi
sembra un populismo senza senso. Per quanto riguarda le case popolari io cambierei le regole di assegnazione, richiedendo almeno 10 o 15 anni di residenza.
VIABILITÀ Per la viabilità, con i parcheggi ritengo si debba lasciarne una quota gratuita, monitorati con un sistema informatico attraverso dei sensori collegati ad una app per sapere quali sono disponibili».
QUINTA COMMISSIONE L’ultimo passaggio in commissione delle schede ospedaliere, che torneranno ora alla Giunta regionale per la definitiva approvazione, lascia una coda di insoddisfazione in Polesine. Da parte dell’assessore regionale Manuela Lanzarin i toni sono ben diversi: «Con queste schede la sanità veneta può compiere un nuovo passo avanti di efficienza organizzativa e di erogazione delle cure tarata sulle esigenze, storiche ed emergenti, della popolazione». Ma nell’elenco delle modifiche, non compare il Polesine. Anche quando parla della «classificazione come “spoke” degli ospedali di Venezia, Chioggia e Villafranca, e il ripristino come ospedale “spoke a due gambe” dei nosocomi di Montebelluna e Castelfranco». In realtà, citato anche «l’inserimento di un reparto di neuropsichiatria infantile con posti letto e primario in ognuno degli ospedali hub (quindi anche Rovigo, ndr); la conferma di tutti i punti nascita, anche dei tre che non hanno ottenuto la deroga nazionale (quindi anche quello do Adria, ndr)». Per Azzalin, «le schede licenziate in Com-
Amidei poi si è dedicato ai luoghi abbandonati della città, suggerendo l’utilizzo dei due ex palazzi della Banca d’Italia (quello di via Mazzini è del Comune, l’altro di via Domenico Piva) per la sede della Guardia di Finanza. Alberto Lucchin
Candidati al capezzale del commercio nuovo slancio alle attività del centro I NODI DEL COMMERCIO ROVIGO Decine di vetrine vuote.
È lo scenario che si presenta a rodigini e turisti frequentando le vie del centro storico, soprattutto in corso del Popolo. I sette candidati sindaco si sfidano su questo aspetto del commercio, ognuno proponendo ricette di diverso genere per rilanciare gli acquisti tra le vie in porfido del centro e dare così nuova linfa agli esercenti. Il movimento politico di estrema destra CasaPound, con il candidato sindaco Marco Venuto, da domani inizierà un tour tra i negozianti: «Ascolterò eventuali proposte e segnalazioni da parte di chi, col proprio quotidiano impegno, mantiene viva la nostra città». Venuto propone di rendere gratuiti i parcheggi dalle 16 alle 8, di creare un marchio che raduni le aziende locali. L’antagonista di centro Antonio Saccardin (Presenza Cristiana), inve-
MORIA DI ATTIVITÀ Decine i negozi non utilizzati in centro a Rovigo
ce, ha uno spirito più cauto e vuole così evitare proposte roboanti: «Secondo me la prima cosa da fare è incontrarsi con i commercianti, perché dire per esempio “parcheggi gratis sì oppure no” serve a poco se prima non si ascoltano le loro esigenze». Mattia Maniezzo (M5S) si avvicina alla linea di Saccardin proponendo una ricetta ampia: «Non servono misure fini a se stesse, ma una visione d’insieme, coordinando tutti i cittadini». Ezio Conchi, a guida della coalizione di centrodestra con
Cambia Rovigo e Rovigo Futura, sostiene che vada «creata una rete tra commercio, cultura, eventi, sport ed enogastronomia, per creare diversi punti d’interesse. Poi ognuno aiuta, senza volerlo, l’altro. Da parte propria, le associazioni di categoria dovranno essere propositive e collaborative». Di altro parere Monica Gambardella, sostenuta dagli altri partiti di centrodestra, che ritiene che un grande aiuto al comparto arrivi da una «riorganizzazione della tariffazione, per evitare doppi
SAN LUCA L’ospedale di Trecenta
EX BANCA D’ITALIA
Superenalotto, 25mila euro vinti alla tabaccheria Alìper GIOCATA VINCENTE ROVIGO Un, due, tre, quattro:
`Le ricette per dare
missione non hanno spazzato via la sensazione che la sanità polesana sia considerata di serie B: il rischio che l’ospedale di Rovigo, classificato come hub, diventi in realtà lo spoke di una struttura di un’altra provincia non è stato scongiurato, mentre Adria e Trecenta escono fortemente penalizzate. Poi, non basta assegnare un primario in più, se poi per assumerlo devi chiedere un’autorizzazione che magari arriva mesi e mesi dopo». «Avevamo posto quattro questioni di carattere generale – rincarano la dose Bartelle e Ruzzante - raccogliendo le osservazioni dei sindaci, dei rappresentanti dei medici e dei professionisti della sanità: ci è dispiaciuto riscontrare da parte della Giunta Zaia e della Lega una sostanziale chiusura, nonostante l’intento delle proposte fosse assolutamente costruttivo. Il bilancio dei vent’anni in cui la Lega ha governato ininterrottamente il Veneto è chiaro e drammatico, i posti letto ospedalieri totali sono calati da 21.067 (dato 2002) a 17.900 (dato programmazione 2019). Un taglio di ben 3.167 posti letto, pari al 15%, che assume dimensioni ancora più drastiche se si considerano i soli posti letto nella sanità pubblica: -20%, uno su cinque, mentre nel privato accreditato sono aumentati di circa il 16%». F.Cam.
pagamenti per lo smaltimento rifiuti», oltre ad una «promozione di iniziative di attrazione e attenzione al decoro urbano. Centri grandi e piccoli potrebbero lavorare in sinergia, come avviene in altre città, ma serve collaborazione tra enti, commercianti e associazioni». «L’idea è quella già coltivata con ottimi risultati in altre realtà, quella di trasformare il centro città in un vero e proprio centro commerciale a cielo aperto» è la proposta invece del candidato di centrosinistra Edoardo Gaffeo, che spiega che così diverrebbe «un luogo di interazione costante anche grazie ad un’attenta organizzazione di eventi. In coerenza alle linee programmatorie fornite dalla Regione nell’ambito dell’identificazione dei cosiddetti Distretti del Commercio». Mentre, infine, la candidata civica Silvia Menon si affida a «parcheggi gratis nel weekend» e «riduzione della tariffa massima ad 1 euro», oltre a «un secondo piano di parcheggio su piazzale Di Vittorio e un nuovo parcheggio al posto dell’ex caserma dei vigili del fuoco di vicolo Donatoni». A.Luc.
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stella. E fioccano 25mila euro. E’ questa la vincita messa a segno nella tabaccheria Stella del centro commerciale Alìper della titolare Cristina Venturini, lo scorso sabato 27 aprile. E il “baciato dalla fortuna” è un rodigino di mezza età, cliente affezionato della tabaccheria, che, per la precisione, si è portato a casa un bottino di 25.128 euro a fronte di una giocata di pochi euro al “4 stella”: si sfida la fortuna puntando su cinque numeri, quattro cifre più il cosiddetto “superstar”. E’ la stessa Venturini a raccontare com’è andata: «Dopo l’estrazione di sabato sera abbiamo fatto il resoconto delle estrazioni con la stampata dei numeri e delle vincite e ci siamo resi conto che qualcuno da noi si era aggiudicato i 25mila euro». Nei giorni successivi la titolare è stata poi contattata dal vincitore: «Mi ha chiesto qualche informazione su come incassare la somma – prosegue –, visto che in questi casi non è
IL FORTUNATO È UN GIOCATORE ABITUALE DI MEZZA ETÀ: «ERA INCREDULO DELLA FORTUNA AVUTA»
la tabaccheria ad erogarla ma una banca fornendo le coordinate del vincitore». Mantenendo il massimo riserbo sull’identità del fortunato, la titolare della tabaccheria fa sapere che si tratta sì di un giocatore abituale, ma che punta cifre moderate, pochi euro per tentare la fortuna: «Al telefono, quando mi ha chiamata era incredulo – aggiunge –, tanto che mi ha mandato la foto della schedina e abbiamo fatto la convalida della vincita». Non è la prima volta che la tabaccheria Stella si aggiudica grossi premi: «Qualche anno fa – conclude Venturini – sono stati vinti 50mila euro e con il Gratta e vinci più di qualcuno ha portato a casa 10mila euro». E.Bar.
TITOLARE Cristina Venturini
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Treviso
Mercoledì 1 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Teatro, lo Stabile salva i dipendenti Ufficializzato l’accordo tra Comune, Fondazione e Regione ` Zaia: «Rilanciamo una delle istituzioni illustri del Veneto» Nessun lavoratore perderà il posto. Conte: «Una nuova era» Beltotto: «Un Del Monaco di qualità e dal bilancio sano» `
L’ANNUNCIO TREVISO «L’accordo è stato trova-
to e sarà positivo per tutti». Luigi Garofalo, presidente della Fondazione Cassamarca, ci mette la giusta enfasi per sottolineare una svolta a suo modo epocale: il teatro Comunale Del Monaco torna definitivamente nelle mani del comune di Treviso che, allo stesso tempo, ha chiesto ufficialmente l’ingresso nel Teatro Stabile del Veneto. E il cerchio è quasi chiuso: adesso manca il via libera dei soci dello Stabile (che già comprende il teatro Goldoni di Venezia e il Verdi di Padova) cui verrà presentato piano industriali e bilancio. Ma l’ok è scontato. Tirano quindi un sospiro di sollievo anche i dipendenti : non perderanno il proprio posto di lavoro. Si tratta di 12 persone con varie competenze: «Professionalità di ottima qualità e attaccati al Teatro», sottolinea Garofalo. In sei, ma il numero esatto lo si saprà quando verrà definito il cartellone degli spettacoli, passeranno alle dipendenze dello Stabile, il resto rimarrà con Ca’ Spineda: «Verranno ricollocati nelle attività
culturali e artistiche che la Fondazione sta riattivando», spiega il presidente. Insomma: tutti felici.
A CA’ SUGANA Il più sollevato di tutti è il sindaco Mario Conte. La questione teatro, con le stagioni artistiche in bilico e il pericolo di chiusura imminente vista l’impossibilità di Fondazione a portarne avanti la gestione, è stata la prima vera grana che ha dovuto affrontare una volta arrivato a Ca’ Sugana: «Oggi è un giorno importante per la città - ribadisce - ricomincia il percorso di crescita del nostro teatro che tornerà a essere un punto strategico nel territorio. Il Comune si riprende un De Monaco rimesso a nuovo dalla Fondazione Cassamarca che ha deciso, negli anni, di investirci tanti soldi. Poteva essere un buco nero, invece è diventato un gioiello». Il sindaco non dimentica la tensione e la pressione che lo hanno accompagnato in questi mesi, ma ora si sente su un trampolino di lancio: «Il destino del teatro è stato in bilico, adesso siamo entrati in una piattaforma come quella dello Stabile che ci proietta in una dimensione nazionale e internazionale».
LE TAPPE Ieri sono state Fondazione e Ca’ Sugana a mettere nero su bianco il passaggio di consegne sul Comunale, poi il sindaco ha ufficializzato la richiesta di entrare nello Stabile direttamente al presidente Giampietro Beltotto e all’assessore regionale alla Cultura Cristiano Corazzari, entrambi presenti e sorridenti. «Un passaggio fondamentale ha ribadito l’assessore - che sviluppa la rete di teatri in Veneto e ci rafforza». Beltotto ci aggiunge un po’ di pepe: «Ringrazio la generosità della Fondazione, del presidente della Regione Zaia che ha seguito questo progetto passo dopo passo. Ho letto di gente che criticava i costi, molto probabilmente persone che non sanno leggere un bilancio dove,
IL COMUNE HA CHIESTO L’INGRESSO NEL CIRCUITO VENETO «ADESSO ENTRIAMO IN UNA DIMENSIONE INTERNAZIONALE»
L’indiscrezione
oltre ai costi, ci devono essere anche i ricavi. Non ci sono benefattori che mettono soldi, ma attività che devono produrre cultura e un bilancio sano e a Treviso accadrà questo».
SODDISFAZIONE
Il maestro Marcon per il posto in Cda Una delle prossime partite legate all’ingresso di Treviso nel circuito del Teatro Stabile sarà quello delle nomine. Ca’ Sugana, in quanto nuovo socio, avrà diritto a nominare un suo rappresentante all’interno proprio del consiglio d’amministrazione. Il sindaco Mario Conte vuole una figura esperta, dal curriculum importante. Il nome che gira è quello del maestro Andrea Marcon, maestro d’orchestra, clavicembalista e organista di livello internazionale diventando un punto di riferimento per la musica barocca.
Da Venezia osserva contento il governatore Luca Zaia: «Esprimo un plauso convinto per l’iniziativa di rilancio di una delle più illustri istituzioni culturali di Treviso e del Veneto. L’impegno profuso da tutti nel ricercare la soluzione migliore per valorizzare l’attività del teatro trevigiano, consente di guardare alla futura programmazione con grande aspettativa e interesse. Ho sempre sostenuto la creazione di un ente teatrale unico della nostra regione e con la futura adesione del teatro di Treviso diventano tre le sale gestite dal Teatro Stabile del Veneto, Sottolineo che tale accorpamento non potrà che favorire il prezioso coinvolgimento di finanze private nell’attività dell’ente e assicurare economie di scala nell’acquisto di prodotti, nella gestione del personale, nell’offerta al pubblico». Paolo Calia
Ca’ Sugana spenderà 400mila euro «Investimenti» I NUMERI TREVISO Tutto, adesso, ruota
attorno ai numeri. L’adesione al Teatro Stabile ha un costo, che il sindaco Mario Conte preferisce definire “investimento”. Ca’ Sugana, assieme alla domanda di adesione, dovrà allegare anche un assegno da 220mila euro: a tanto ammonta la quota annua per poter rimanere nel circuito veneto che ha mire anche oltre confine. Oltra a questo dovrà aggiungere i 180mila euro di contributo per mantenere la denominazione di “Teatro di Tradizione” e ottenere così lo stanziamento di 380mila euro previsto dal Ministero per la lirica. In poche parole, il Comune spenderà 400mila euro all’anno: «Questi non sono costi - precisa il sindaco - ma investimenti per la cultura. E siamo lieti di farli». Anche Fondazione Cassamarca, che uscirà definitivamente dalla gestione del teatro nel 2020, ha dovuto sostenere uno sforzo economico non indifferente: rinunciare alla convenzione di durata trentennale per la gestione del teatro (quando mancano undici anni alla scadenza) è costato 17 milioni di euro in mancati rimborsi per i lavori di ristrutturazione eseguiti ancora agli inizi degli anni Duemila.
RISULTATI
PROTAGONISTI Ieri a Ca’ Spineda la firma del protocollo che riconsegna il teatro Comunale a Ca’ Sugana e la richiesta del sindaco Conte di entrare nello Stabile
Cosa produrrà questo sforzo finanziario? La possibilità di ottenere un cartellone fitto di appuntamenti, anche con produzioni straniere di livello. L’adesione allo Stabile garantisce 80 appuntamenti l’anno tra prosa, danza e concerti. Poi c’è la questione della lirica: a oggi si parla di tre eventi per otto repliche. Ma sul punto il presidente dello Stabile Beltotto è molto chiaro: «A pochi chilometri da qui abbiamo uno dei maggiori produttori di lirica a livello internazionale, la Fenice. E il Teatro Stabile dovrà collaborare con la Fenice». P. Cal.
Garofalo riparte dalla cultura: «Apriremo l’Ex Monte di Pietà» IL BILANCIO TREVISO Non solo teatro Comu-
nale, ma anche bilancio. Ieri mattina a Ca’ Spineda il Consiglio d’Indirizzo ha approvato il consuntivo 2018 chiuso con un maxi rosso da 78 milioni di euro. Un voto all’unanimità, senza sorprese, ma alimentato dalla speranza che questa sia proprio l’ultima tappa del dolorosissimo percorso di risanamento dei conti. «Sono molto ottimista - spiega il presidente Luigi Garofalo - moltissima parte di questa cifra è dovuto a svalutazioni e a pesi di cui abbiamo voluto liberarci. E quindi possiamo guardare al futuro con grande serenità».
CULTURA E la Fondazione del futuro sarà molto diversa a quella degli ultimi vent’anni: non si occuperà più di edilizia e urbanistica, ma tornerà a fare solo cultura. «Fondazione riprende la sua attività principale - annuncia Garofalo - che è pensare alla cultura, all’arte e al patrimonio artistico. E di tutto questo vuol rendere partecipe la cittadinanza, perché possa godere delle meraviglie che custodiamo». Il primo passo sarà trasformare Ca’ Spineda in un museo: «Come avevo detto, stiamo lavorando attivamente per adibire il piano terreno e il primo piano a luoghi che ospitino i
nostri capolavori. Al piano terreno abbiamo già tutto pronto, al primo piano invece siamo un po’ più in ritardo ma solo per alcune questioni burocratiche. Poi i cittadini potranno venire liberamente».
NOVITÀ Ma la sorpresa più gustosa è un’altra: «Il mio obiettivo è quello di riuscire a trovare il più presto possibile l’accordo con Unicredit, che occupa l’ex Monte di Pietà. Vorrei che fosse immediatamente aperta alla cittadinanza la magnifica cappella dei Rettori, un gioiello di bellezza planetaria». E infine le conferenze, il pallino di Garofalo che intende portare a Treviso luminari della cultura
LA SVOLTA Il tavolo di Ca’ Spineda presieduto dal presidente della Fondazione Cassamarca Luigi Garofalo
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per serate di altissimo livello: «Il 10 maggio partiranno i venerdì della cultura. Ogni venerdì dalle 18, Ca’ dei Carraresi avrà come ospite una personalità illustre che tratterà temi di due grandi filoni: classico e universo. Il 10 maggio si parte con Roberto Scevola che parlerà del processo di Norimberga; il 17 maggio ci sarà Massimo Cacciari mentre Fulvio Cortese, dell’università di Trento, il 24 maggio parlerà di cosa sono i beni comuni. Vogliamo che tutti i cittadini entrino nei nostri palazzi, che tutti vedano le bellezze che custodiamo. E spero che questi venerdì della cultura riattivino il pensiero della città». P. Cal.
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Oderzo
IL PRESIDENTE Chiara vuole essere propositivo «Siamo pronti a collaborare per migliorare la viabilità e rendere più vivibile la città»
Motta
Mercoledì 1 Maggio 2019 www.gazzettino.it
treviso@gazzettino.it
Ascom a gamba tesa sul Put «Danneggia i commercianti» I dubbi dell’associazione sul piano: ` Sotto accusa anche il poco dialogo: «I sensi unici non riducono il traffico» «Mai interpellati dall’amministrazione» `
ODERZO Ascom-Confcommercio, l’associazione dei commercianti e degli esercenti, avanza forti perplessità sul metodo adottato dal Comune per realizzare il piano urbano del traffico. In una nota, ieri, il direttore di Ascom Enrico Chiara evidenzia una serie di preoccupazioni. «Pur essendo stata indicata nel documento “rapporto ambientale preliminare” la necessità di un confronto tra l’amministrazione comunale e i diversi interlocutori scrive Ascom - si constata come tale confronto non ci sia stato. Alla comunicazione formale (assemblea pubblica del 6 novembre) non è seguita l’apertura di un dialogo costruttivo con le associazioni e gruppi che rappresentano gli interessi di categoria e dei cittadini».
IL MERITO Ascom è contraria all’introduzione dei sensi unici, che il piano prevede in alcune delle principali strade cittadine, da via Garibaldi a via Roma. «Appare inaccettabile da parte di Ascom l’adozione dei sensi unici. Tale azione viene indicata dall’amministrazione come intervento atto a ridurre il traffico ma le stesse indagini effettuate per il piano dicono che risulta molto contenuto nell’area centrale. Paradossalmente - dice l’associazione commercianti - nello stesso piano si afferma che nello stato di progetto “la densità media di circolazione aumenta”». Poi la lamentela per il poco dialogo. «Pur avendo rilevanti interessi in gioco in questo ambito, Ascom non è stata sentita né messa nella condizione di formulare proposte nella fase di redazione del piano. L’amministrazione ha così omesso l’auspicata fase di confronto sulle idee di progetto e di concertazione per individuare i comuni “valori in grado di mediare tra le diver-
LA POLEMICA I sensi unici in centro (via Garibaldi e via Roma) previsti dal Put non piacciono all’Ascom
L’incontro
Il “sistema Europa” visto dalla Lega «Pensando al benessere degli italiani» (An.Fr.) Si terrà venerdì, alle 20.45 in aula magna Amalteo, l’incontro su “Europa Sostenibile-Lavoro, impresa, moneta”, organizzato dalla sezione opitergina della Lega in collaborazione con la circoscrizione opitergino-mottense. Saranno presenti il viceministro dell’Economia Massimo Bitonci e il senatore Alberto Bagnai, docente di politica economica alle Università di Chieti e Pescara, nonché presidente della commissione Finanze in Senato. «Affronteremo insieme a loro un dibattito su lavoro e
fare impresa in questi tempi difficili, ma anche di Sistema Europa, per costruire un benessere generale all’interno dell’Unione Europea, pensando all’interesse dei cittadini italiani - dicono i consiglieri comunali Erika Zaia, Stefano Dalla Nora ed Edda Battistella -. Le scelte strategiche hanno conseguenze dirette sulla nostra vita di lavoratori, imprenditori, commercianti, e cittadini. È opportuna una riflessione sulla strada europea da intraprendere in vista del rinnovo del Parlamento Europeo».
se esigenze del territorio”. In conclusione - dice l’associazione - si ritene che le misure proposte nel piano urbano del traffico arrechino grave pregiudizio e problemi ai negozianti del centro, con difficoltà di accesso sia per i clienti che per i gestori».
MANO TESA Alla fine l’Ascom si pone in modo propositivo nei confronti del Comune, tendendo la mano. «Ascom è comunque a disposizione dell’amministrazione per offrire un apporto concreto nell’elaborazione di un nuovo scenario della viabilità che contribuisca a raggiungere effettivamente gli obiettivi di miglioramento della vivibilità della città a beneficio di tutta la comunità». Il Put dovrebbe essere portato a breve all’attenzione del consiglio comunale. Annalisa Fregonese
Cattivi odori in zona industriale: Arpav tranquillizza MOTTA DI LIVENZA Tecnici Arpav in consiglio comunale a Motta per illustrare gli esiti dei monitoraggi, eseguiti tra 21 giugno e 12 luglio 2018, nella zona industriale sud. In sostanza una risposta alle lamentele sugli odori espresse da chi in quell’area vive e lavora. In alcuni giorni della settimana, ormai da mesi, si avverte un odore molto intenso, tipico di una lavorazione chimica. «Il problema del cattivo odore - hanno spiegato i tecnici Arpav - può essere innocuo. Capita che le sostanze pericolose siano inodore». Da qui i diversi monitoraggi dell’estate 2018, durati 3 settimane, utilizzando diverse centraline. Il monitoraggio era stato eseguito su richiesta dell’amministrazione,
APPARECCHIATURA Una centralina dell’Arpav per il controllo degli odori e della qualità dell’aria nelle aree industriali
dopo le lamentele dei cittadini. Tra le aree con le maggiori concentrazioni di sostanze poco profumate ci sono via Dalmazia, via Lazio e via Toscana. «I dati, pur non trascurabili, sono però sotto i limiti». L’aria non è a rischio? Il capogruppo di Motta Unita, Paolo Tolotto, non è d’accordo: «La ricerca segnala tre zone con concentrazioni anomale di sostanze. Via Lazio e è l’unica in cui non sono presenti aziende di verniciatura. Come mai? Inoltre la ricerca ha riguardato i soli composti organici volatili (cov). Mi auguro che in futuro vengano eseguite ricerche più approfondite». «Sarà nostra cura tenere monitorata la situazione ambientale in quell’area», ha chiarito il vicesindaco ed assessore all’ambiente Ercole Girotto. Gianandrea Rorato
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Il mondo dello sport in lacrime per Guerrato ` Dal volley
al calcio: «Un professionista di immenso valore» MOTTA DI LIVENZA La notizia della morte di Marco Guerrato (nella foto), 46enne giornalista sportivo, continua a suscitare commozione. Malato da tempo, aveva compiuto 46 anni sabato in ospedale a Treviso, dove era ricoverato dal 18 aprile. Innumerevoli le attestazioni di affetto sul web che stanno ricevendo il papà Sergio, la mamma Anna e il fratello Efrem. Stasera, alle 18, il rosario nel Duomo di San Nicolò. Ma un ricordo del 46enne quasi sicuramente sarà previsto anche alle 20.45 sul piazzale della basilica, dove con la bella stagione il mercoledì si recita il rosario con fiaccolata. Marco era presenza fissa in santuario, dove il papà è corista da 50 anni e dove il fratello suona l’organo per accompagnare le funzioni. Domani, alle 11, il funerale in Duomo. E in tanti ricordano il giornalista con affetto. A partire dalla società Pallavolo Motta: «Vogliamo ricordare quello che amavi dire durante le cronache: “Non si molla nulla. Si combatte fino all’ultima palla”. E lo hai
fatto anche tu, con il sorriso, ma come un vero leone». E poi dalla Liventina calcio: «Ci rimarrà per sempre la sua passione e professionalità, la sua presenza a bordo campo. Soprattutto ci mancherà lui». L’Opitergina calcio: «Era un giornalista leale, corretto e puntuale. Un grande conoscitore dello sport locale a tutti i livelli». Stessa commozione dal Portomansuè: «Persona apprezzata e ben voluta, Marco lascia un vuoto incolmabile in tutto l’ambiente dello sport di cui era vero appassionato e profondo conoscitore». E infine dall’Imoco volley Conegliano: «Se n’è andato un nostro grande tifoso, un giornalista appassionato, ma soprattutto un grande amico delle pantere. Ci mancherai». (gr)
Malore al bar: il mercato non fa passare l’ambulanza MOTTA DI LIVENZA Malore al mercato in centro a Motta: pensionato crolla a terra per un malore. E scoppia la polemica perché il 118 ha dovuto rallentare i soccorsi, bloccato dalle bancarelle. È quanto accaduto, intorno alle 10, all’interno del Caffè Commercio, vicino all’ingresso del municipio. Immediata la chiamata al 118. Decine i testimoni: in quel momento la piazza era gremita tanto che l’ambulanza, giunta da Oderzo, ha dovuto fermarsi dopo il Torresin, non di fronte all’ingresso del bar, perché bancarelle e sedie le impedivano il passaggio. Il pensionato non ha mai perso conoscenza, ma per sicurezza è stato adagiato su una lettiga e portato in ospedale Oderzo per accertamenti. E tanti hanno voluto commentare l’ambulanza bloccata dalle bancarelle. «Stiamo ultimando l’iter per la riorganizzazione dei banchi
del mercato», ha detto l’assessore Ilario Daneluzzi. «Vogliamo migliorare la sicurezza di passanti, clienti e commercianti. Ci sono delle procedure già avviate per la messa in sicurezza, più che mai necessaria». A Motta il mercato è previsto due volte la settimana, il martedì e il sabato. «A breve sarà programmata una nuova disposizione. Stiamo lavorando su questa problematica, riscontrata da tempo. Posso dire che il progetto è comunque già avviato». Il rappresentante dei commercianti ambulanti, Adriano Strenghetto: «Come categoria abbiamo a suo tempo chiesto un incontro per sistemare una volta per tutte la questione. Ne abbiamo parlato in Comune. Ci è stato segnalato che a breve siederemo intorno a un tavolo per discutere insieme la soluzione migliore per tutti. Attendiamo con impazienza il vertice, perché una riorganizzazione dei banchi va a vantaggio di tutti». (gr)
ULTIMI METRI A PIEDI L’ambulanza bloccata dalle bancarelle
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Treviso
Mercoledì 1 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Teatro, lo Stabile salva i dipendenti Ufficializzato l’accordo tra Comune, Fondazione e Regione ` Zaia: «Rilanciamo una delle istituzioni illustri del Veneto» Nessun lavoratore perderà il posto. Conte: «Una nuova era» Beltotto: «Un Del Monaco di qualità e dal bilancio sano» `
L’ANNUNCIO TREVISO «L’accordo è stato trova-
to e sarà positivo per tutti». Luigi Garofalo, presidente della Fondazione Cassamarca, ci mette la giusta enfasi per sottolineare una svolta a suo modo epocale: il teatro Comunale Del Monaco torna definitivamente nelle mani del comune di Treviso che, allo stesso tempo, ha chiesto ufficialmente l’ingresso nel Teatro Stabile del Veneto. E il cerchio è quasi chiuso: adesso manca il via libera dei soci dello Stabile (che già comprende il teatro Goldoni di Venezia e il Verdi di Padova) cui verrà presentato piano industriali e bilancio. Ma l’ok è scontato. Tirano quindi un sospiro di sollievo anche i dipendenti : non perderanno il proprio posto di lavoro. Si tratta di 12 persone con varie competenze: «Professionalità di ottima qualità e attaccati al Teatro», sottolinea Garofalo. In sei, ma il numero esatto lo si saprà quando verrà definito il cartellone degli spettacoli, passeranno alle dipendenze dello Stabile, il resto rimarrà con Ca’ Spineda: «Verranno ricollocati nelle attività
culturali e artistiche che la Fondazione sta riattivando», spiega il presidente. Insomma: tutti felici.
A CA’ SUGANA Il più sollevato di tutti è il sindaco Mario Conte. La questione teatro, con le stagioni artistiche in bilico e il pericolo di chiusura imminente vista l’impossibilità di Fondazione a portarne avanti la gestione, è stata la prima vera grana che ha dovuto affrontare una volta arrivato a Ca’ Sugana: «Oggi è un giorno importante per la città - ribadisce - ricomincia il percorso di crescita del nostro teatro che tornerà a essere un punto strategico nel territorio. Il Comune si riprende un De Monaco rimesso a nuovo dalla Fondazione Cassamarca che ha deciso, negli anni, di investirci tanti soldi. Poteva essere un buco nero, invece è diventato un gioiello». Il sindaco non dimentica la tensione e la pressione che lo hanno accompagnato in questi mesi, ma ora si sente su un trampolino di lancio: «Il destino del teatro è stato in bilico, adesso siamo entrati in una piattaforma come quella dello Stabile che ci proietta in una dimensione nazionale e internazionale».
LE TAPPE Ieri sono state Fondazione e Ca’ Sugana a mettere nero su bianco il passaggio di consegne sul Comunale, poi il sindaco ha ufficializzato la richiesta di entrare nello Stabile direttamente al presidente Giampietro Beltotto e all’assessore regionale alla Cultura Cristiano Corazzari, entrambi presenti e sorridenti. «Un passaggio fondamentale ha ribadito l’assessore - che sviluppa la rete di teatri in Veneto e ci rafforza». Beltotto ci aggiunge un po’ di pepe: «Ringrazio la generosità della Fondazione, del presidente della Regione Zaia che ha seguito questo progetto passo dopo passo. Ho letto di gente che criticava i costi, molto probabilmente persone che non sanno leggere un bilancio dove,
IL COMUNE HA CHIESTO L’INGRESSO NEL CIRCUITO VENETO «ADESSO ENTRIAMO IN UNA DIMENSIONE INTERNAZIONALE»
L’indiscrezione
oltre ai costi, ci devono essere anche i ricavi. Non ci sono benefattori che mettono soldi, ma attività che devono produrre cultura e un bilancio sano e a Treviso accadrà questo».
SODDISFAZIONE
Il maestro Marcon per il posto in Cda Una delle prossime partite legate all’ingresso di Treviso nel circuito del Teatro Stabile sarà quello delle nomine. Ca’ Sugana, in quanto nuovo socio, avrà diritto a nominare un suo rappresentante all’interno proprio del consiglio d’amministrazione. Il sindaco Mario Conte vuole una figura esperta, dal curriculum importante. Il nome che gira è quello del maestro Andrea Marcon, maestro d’orchestra, clavicembalista e organista di livello internazionale diventando un punto di riferimento per la musica barocca.
Da Venezia osserva contento il governatore Luca Zaia: «Esprimo un plauso convinto per l’iniziativa di rilancio di una delle più illustri istituzioni culturali di Treviso e del Veneto. L’impegno profuso da tutti nel ricercare la soluzione migliore per valorizzare l’attività del teatro trevigiano, consente di guardare alla futura programmazione con grande aspettativa e interesse. Ho sempre sostenuto la creazione di un ente teatrale unico della nostra regione e con la futura adesione del teatro di Treviso diventano tre le sale gestite dal Teatro Stabile del Veneto, Sottolineo che tale accorpamento non potrà che favorire il prezioso coinvolgimento di finanze private nell’attività dell’ente e assicurare economie di scala nell’acquisto di prodotti, nella gestione del personale, nell’offerta al pubblico». Paolo Calia
Ca’ Sugana spenderà 400mila euro «Investimenti» I NUMERI TREVISO Tutto, adesso, ruota
attorno ai numeri. L’adesione al Teatro Stabile ha un costo, che il sindaco Mario Conte preferisce definire “investimento”. Ca’ Sugana, assieme alla domanda di adesione, dovrà allegare anche un assegno da 220mila euro: a tanto ammonta la quota annua per poter rimanere nel circuito veneto che ha mire anche oltre confine. Oltra a questo dovrà aggiungere i 180mila euro di contributo per mantenere la denominazione di “Teatro di Tradizione” e ottenere così lo stanziamento di 380mila euro previsto dal Ministero per la lirica. In poche parole, il Comune spenderà 400mila euro all’anno: «Questi non sono costi - precisa il sindaco - ma investimenti per la cultura. E siamo lieti di farli». Anche Fondazione Cassamarca, che uscirà definitivamente dalla gestione del teatro nel 2020, ha dovuto sostenere uno sforzo economico non indifferente: rinunciare alla convenzione di durata trentennale per la gestione del teatro (quando mancano undici anni alla scadenza) è costato 17 milioni di euro in mancati rimborsi per i lavori di ristrutturazione eseguiti ancora agli inizi degli anni Duemila.
RISULTATI
PROTAGONISTI Ieri a Ca’ Spineda la firma del protocollo che riconsegna il teatro Comunale a Ca’ Sugana e la richiesta del sindaco Conte di entrare nello Stabile
Cosa produrrà questo sforzo finanziario? La possibilità di ottenere un cartellone fitto di appuntamenti, anche con produzioni straniere di livello. L’adesione allo Stabile garantisce 80 appuntamenti l’anno tra prosa, danza e concerti. Poi c’è la questione della lirica: a oggi si parla di tre eventi per otto repliche. Ma sul punto il presidente dello Stabile Beltotto è molto chiaro: «A pochi chilometri da qui abbiamo uno dei maggiori produttori di lirica a livello internazionale, la Fenice. E il Teatro Stabile dovrà collaborare con la Fenice». P. Cal.
Garofalo riparte dalla cultura: «Apriremo l’Ex Monte di Pietà» IL BILANCIO TREVISO Non solo teatro Comu-
nale, ma anche bilancio. Ieri mattina a Ca’ Spineda il Consiglio d’Indirizzo ha approvato il consuntivo 2018 chiuso con un maxi rosso da 78 milioni di euro. Un voto all’unanimità, senza sorprese, ma alimentato dalla speranza che questa sia proprio l’ultima tappa del dolorosissimo percorso di risanamento dei conti. «Sono molto ottimista - spiega il presidente Luigi Garofalo - moltissima parte di questa cifra è dovuto a svalutazioni e a pesi di cui abbiamo voluto liberarci. E quindi possiamo guardare al futuro con grande serenità».
CULTURA E la Fondazione del futuro sarà molto diversa a quella degli ultimi vent’anni: non si occuperà più di edilizia e urbanistica, ma tornerà a fare solo cultura. «Fondazione riprende la sua attività principale - annuncia Garofalo - che è pensare alla cultura, all’arte e al patrimonio artistico. E di tutto questo vuol rendere partecipe la cittadinanza, perché possa godere delle meraviglie che custodiamo». Il primo passo sarà trasformare Ca’ Spineda in un museo: «Come avevo detto, stiamo lavorando attivamente per adibire il piano terreno e il primo piano a luoghi che ospitino i
nostri capolavori. Al piano terreno abbiamo già tutto pronto, al primo piano invece siamo un po’ più in ritardo ma solo per alcune questioni burocratiche. Poi i cittadini potranno venire liberamente».
NOVITÀ Ma la sorpresa più gustosa è un’altra: «Il mio obiettivo è quello di riuscire a trovare il più presto possibile l’accordo con Unicredit, che occupa l’ex Monte di Pietà. Vorrei che fosse immediatamente aperta alla cittadinanza la magnifica cappella dei Rettori, un gioiello di bellezza planetaria». E infine le conferenze, il pallino di Garofalo che intende portare a Treviso luminari della cultura
LA SVOLTA Il tavolo di Ca’ Spineda presieduto dal presidente della Fondazione Cassamarca Luigi Garofalo
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per serate di altissimo livello: «Il 10 maggio partiranno i venerdì della cultura. Ogni venerdì dalle 18, Ca’ dei Carraresi avrà come ospite una personalità illustre che tratterà temi di due grandi filoni: classico e universo. Il 10 maggio si parte con Roberto Scevola che parlerà del processo di Norimberga; il 17 maggio ci sarà Massimo Cacciari mentre Fulvio Cortese, dell’università di Trento, il 24 maggio parlerà di cosa sono i beni comuni. Vogliamo che tutti i cittadini entrino nei nostri palazzi, che tutti vedano le bellezze che custodiamo. E spero che questi venerdì della cultura riattivino il pensiero della città». P. Cal.
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Nordest
TURISMO, UN CODICE PER LE STRUTTURE Via libera in Sesta commissione al “codice identificativo”. Il presidente Alberto Villanova: «Veneto sempre più modello per un turismo di qualità»
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Il “nero” viaggiava in scatole da scarpe Il racconto dell’imprenditore padovano Del Bello: così lo studio Pvp ha fatto rientrare dall’estero i miei capitali `
Passa dalla Procura di Venezia a quella di Padova l’inchiesta sul maxi-riciclaggio. Ma resta il sequestro `
prenditore ha riferito che lo studio Pvp gli trovò ben presto una soluzione, consegnandogli denaro contante all’interno di una scatola da scarpe.
L’INCHIESTA VENEZIA Passa a Padova l’inchiesta sul presunto riciclaggio da quasi 12 milioni di euro contestato ai commercialisti Paolo Venuti, Christian e Guido Penso dello studio Pvp; fascicolo che riguarda anche una parte di quello che la Procura di Venezia ritiene essere il “tesoro” estero dell’ex presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, uscito con il patteggiamento per corruzione dallo scandalo Mose. Lo ha stabilito ieri pomeriggio il Tribunale del riesame di Venezia accogliendo l’eccezione di incompetenza territoriale avanzata dai difensori degli imputati, gli avvocati Alessandro Rampinelli ed Enrico Ambrosetti, i quali hanno rilevato che tutte le operazioni di riciclaggio finite sotto accusa sono avvenute a Padova. Il sequestro ottenuto a metà aprile, con il blocco di quote societarie e immobili, resta in vigore: i magistrati della città del Santo avranno 20 giorni di tempo per “rinnovarlo”.
SCATOLE DA SCARPE La decisione dei giudici del Riesame è arrivata dopo un’udienza molto combattuta, proseguita per tutta la mattina, nel corso della quale il procuratore aggiunto di Venezia, Stefano Ancilotto ha prodotto nuovi elementi di prova in relazione alla presunta attività svolta dallo studio Pvp di Padova nell’aiutare a movimentare fondi “neri” dall’Italia alla Svizzera e in altri paradisi fiscali, riferendo in particolare sul cosiddetto sistema delle scatole da scarpe. Il magistrato ha depositato il
IL PM: PROBABILE CHE IL CONTANTE SIA STATO GIRATO TRA GLI STESSI CLIENTI SENZA TOCCARE IL DENARO ALL’ESTERO
IL SISTEMA
quasi 11 milioni di euro a testa - è stata disposta a carico di Baita e Buson in relazione alla presunta mazzetta per il disinquinamento di Marghera. Sono finiti in prescrizione gli atti per corrompere Galan e l’allora generale della Guardia di Finanza, Emilio Spaziante; prescritti anche una parte degli atti per corrompere l’ex assessore regionale Renato Chisso. Non prescritti, invece, gli episodi corruttivi che hanno visto protagonista l’allora presidente del Magistrato alle acque, Patrizio Cuccioletta. (gla)
Il pm Ancilotto ha evidenziato una singolare coincidenza: in precedenza, infatti, l’imprenditore calzaturiero Damiano Pipinato, anche lui inserito nella “lista De Boccard”, ha confessato di aver convogliato a varie riprese in Svizzera una somma di poco inferiore a 40 milioni di euro in una decina di anni, fino al 2010, avvalendosi sempre della collaborazione dello studio Penso-Venuti-Penso al quale ha portato il “nero” aziendale all’interno di scatole da scarpe. È probabile, ha ipotizzato il magistrato, che parte del contante consegnato da Pipinato sia stato “girato” a Dal Bello, lasciando i soldi di quest’ultimo sempre all’estero, senza dover scomodare qualche “spallone” in andata e ritorno. Circostanze sulle quali ora dovrà indagare la Procura di Padova, alla quale il fascicolo sarà trasferito per competenza nei prossimi giorni. Nell’inchiesta risultano indagati anche la moglie di Venuti, Alessandra Farina, imputata di riciclaggio con l’accusa di aver fatto da prestanome di Galan per consentirgli di nascondere un milione e mezzo di euro in una banca croata (circostanza dalla donna sempre negata); nonché gli intermediari finanziari Bruno De Boccard e Filippo San Martino di San Germano D’Agliè, accusati di esercizio abusivo di attività finanziaria per aver raccolto e gestito il denaro di decine e decine di imprenditori attraverso la costituzione di società fiduciarie in Svizzera e altri paradisi fiscali per nasconderli al Fisco. Anche la loro posizione sarà trasferita alla Procura di Padova per la prosecuzione delle indagini. Gianluca Amadori
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COMMERCIALISTI Christian Penso (in alto) e Paolo Venuti. A destra, la sede della Pipinato calzature, il cui titolare ha ammesso l’export di “nero”
verbale con la deposizione resa da un noto imprenditore padovano, Pierino Dal Bello (non indagato), conosciuto per l’attività di importazione di frutta, il cui nome è stato rinvenuto dalle Fiamme Gialle, assieme ad un centinaio di altri imprenditori italiani, nella cosiddetta “lista De Boccard”, dal nome di un consulente finanziario svizzero, specializzato nell’investire somme attraverso fiduciarie.
SOLDI IN SVIZZERA Dal Bello è stato ascoltato lo scorso 24 aprile a Venezia: agli inquirenti ha raccontato di essersi rivolto allo studio di commercialisti Pvp di Padova attorno al 2009-2010 per far rientrare in Italia alcune centinaia di migliaia di euro depositate in Svizzera, provento di operazioni con il Sudamerica che non aveva potuto inserire nella dichiarazione dei redditi. L’im-
Scandalo Mose, le motivazioni dei patteggiamenti
Minutillo, la prescrizione “taglia” le confische VENEZIA Cinquantacinque pagine per spiegare gli ultimi cinque patteggiamenti del caso Mose, ma soprattutto la confisca di oltre 23 milioni di euro disposta a loro carico. Il giudice per l’udienza preliminare Gilberto Stigliano Messuti ha depositato le motivazioni della sentenza emessa lo scorso febbraio, che riguarda l’ex presidente della Mantovani costruzioni, Piergiorgio Baita, l’ex direttore amministrativo della società, Nicolò Buson,
Pio Savioli in rappresentanza del Coveco, il faccendiere Mirko Voltazza e Claudia Minutillo (foto), ex segretaria dell’allora presidente della Regione, Giancarlo Galan, ai quali sono state applicate pena tra 20 e 24 mesi. La confisca poteva essere ben superiore, ma molti dei reati si sono prescritti, l’ultimo dei quali poche settimane prima della sentenza: è così che a Minutillo è stato possibile confiscare “solo” 33 mila euro. La confisca più ingente -
Maratona di Trieste, in corsa anche 5 campioni africani IL CASO TRIESTE Alla fine i corridori africani professionisti ci saranno, alla Trieste Half Marathon, la mezza maratona che partirà domenica 5 aprile da Aurisina, sul Carso, per concludersi in piazza Unità d’Italia a Trieste. L’organizzazione, che inizialmente - sollevando un mare di polemiche - non aveva invitato top runner africani (ma qualunque atleta poteva comunque iscriversi a titolo personale), per denunciare i casi di sfruttamento di atleti professionisti neri sottopagati da manager poco seri, ha infine invitato 5 top runner africani, quattro uomini e una donna, che saranno probabilmente tra i protagonisti della gara. L’organizzatore, Fabio Cari-
ni, spiega che «per ingaggiarli abbiamo preso accordi diretti o attraverso strutture manageriali etiche, qualificate e trasparenti, in grado di garantire la tracciabilità dei compensi».
I NOMI Gli atleti africani presenti alla maratonina internazionale saranno i keniani Noel Hitmana, Sammy Kipngetich e Joel Kipke-
LA RETROMARCIA DELL’ORGANIZZAZIONE NON METTE A TACERE LE POLEMICHE. SERRACCHIANI: «ERRORE CLAMOROSO»
nel Melly, l’ugandese Simon Rugut, e Camaline Nahimana del Burundi. In campo maschile al via ci saranno anche lo svedese Fredrik Uhrbom (oro mezza maratona triestina 2 anni fa), lo sloveno Rok Puhar e l’accoppiata azzurra Stefano La Rosa e Marco Najibe Salami. Tra le donne, ci saranno la campionessa europea maratona 2018, la bielorussa Volha Mazuronak,,con l’italiana Laila Soufjane. Carini annuncia che dal prossimo anno sarà previsto un «montepremi adeguato che possa liberamente richiamare» i top runner. Al momento la mezza maratona può già contare su oltre 1400 podisti iscritti provenienti da una trentina di Paesi. Fra questi la triestina Rita Giancristofaro, al ritorno in gara 264 giorni dopo l’incidente subìto sul
Ponte Morandi di Genova.
LE POLEMICHE La decisione di invitare anche atleti professionisti africani non ha tuttavia messo a tacere le polemiche. Se il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ripete che «Nessuno ha mai escluso gli atleti africani, l’organizzazione aveva detto di non volerli ingaggiare e non di non farli partecipare», l’ex presidente Debora Serracchiani tiene il punto: «Fedriga apra gli occhi, forse non gli è chiara l’enormità di quello che dice. A cominciare dalle alte cariche delle istituzioni e dello sport, il mondo intero sta dicendo a Fedriga che l’organizzazione della mezza maratona ha fatto un errore clamoroso». AFRICANI La Mezza Maratona di Trieste sarà “colorata”
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21 Mercoledì 1 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Cultura & Spettacoli L’Intervista Ezio Bosso Il direttore d’orchestra in agosto per la prima volta a Verona «La città salvò mia madre durante la guerra, le sono grato»
«La musica è una terapia dell’anima» ccoglie in sè potenza e umiltà. Le sue parole trasmettono un entusiasmo contagioso e apertura agli altri. È un grande artista, un talento riconosciuto nel mondo, ma il suo approccio è una mescolanza di emozioni che vanno dall’amore per la musica alla paura per il debutto. Perché quello dell’Arena di Verona, il prossimo 11 agosto, è per il maestro Ezio Bosso la sua prima volta sul più grande e antico palco lirico del mondo. «Speriamo che il debutto non diventi un mi butto - sorride davanti a spartiti e pianoforte provo una meravigliosa preoccupazione. Studio sodo ogni particolare di Orff perché la bacchetta deve andare da sola». Compositore, pianista e direttore, a Verona indosserà quest’ultimo abito e ammette: «Quando dirigo mi sento più completo». Un grande affresco medioevale, quali sono i Carmina Burana di Carl Orff, lo vedranno esibirsi con l’Orchestra e il Coro della Fondazione Arena di Verona, i solisti Ruth Iniesta, Raffaele Pe e Mario Cassi e un doppio coro di voci bianche con sessanta bambini. Una folla di suoni diretti dal maestro torinese, ora 47enne, diventato celebre al grande pubblico, come ospite, al festival di Sanremo 2016 dove ha presentato “Following bird”. Questo artista è una forza della natura malgrado una malattia gli
limiti i movimenti, ma non la potenza emotiva. Vive a metà tra Londra e Bologna, è ambasciatore dell’associazione Mozart 14 ereditata da Claudio Abbado, con il suo recital per pianoforte ha raccolto 100mila spettatori nei più prestigiosi teatri e tra i tanti premi e incarichi ricevuti l’ultimo, in ordine di tempo, è la direzione del teatro Verdi di Trieste.
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MUSICISTA Ezio Bosso è nato a Torino
«STUDIO DALLA MATTINA ALLA SERA I CARMINA BURANA DI CARL ORFF MERITANO TUTTA LA MIA ATTENZIONE»
Maestro, cosa deve aspettarsi il pubblico all’Arena? «Gli spettatori si troveranno di fronte un’immensità che accoglie le diverse fasi della vita. Orff è stato un grande didatta, inclusivo che insegnava musica ai bambini, anche a quelli in difficoltà. Da qui le voci bianche del coro. Sarà una musica che ti rimane addosso». Lei è particolarmente legato a Verona? «Dico sempre che senza Verona non sarei nato. Questa città ha protetto mia madre dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e lei è sempre rimasta affezionata a questi ricordi. Così l’Arena fu il primo regalo, che assieme a mia sorella, feci a lei e a papà. L’ho fatta tornare a Verona, all’interno dell’Arena dove non era potuta andare in quegli anni. Quella sera andava in scena l’Aida». Da quanto manca dal Veneto?
SUL PALCO Ezio Bosso è attualmente direttore del Teatro Verdi di Trieste
«Ormai sono due anni che non vengo da quelle parti, anche se il pubblico veneto mi dimostra sempre un forte legame. Lì ho frequentazioni giovanili con i Solisti Veneti, ho fatto il lavoro con il violoncellista Mario Brunello, un caro amico, e poi sono tornato a dirigere il primo concerto intero alla Fenice. Già l’anno scorso mi avevano invitato all’Arena e ora con il sovrintendente Cecilia Gasdia ce l’abbiamo fatta. È per me un grande onore e il concerto è dedicato a Claudio Abbado. L’Arena di Verona è il palco dei sogni di tutti i direttori, cantanti e musicisti». Cos’è la musica classica per lei? «Una terapia dell’anima. La musica classica è un’esigenza per stare meglio, per migliorare la società. La ascoltiamo da centinaia di anni eppure è sempre nuova e contemporanea perché è magia. Spero di tirare fuori quel bambino che è sempre in me e che riesce a stupirsi per quanto è bella. Vivo di questa musica fin da pic-
colo e quando salgo sul palco sento tutta la responsabilità di darla agli altri». Così avvicina alla classica anche chi non la conosce. «Non esiste chi dice io non capisco nulla di questa musica. La musica va oltre e non mi piace nemmeno l’atteggiamento di chi pensa di sapere tutto e dice cosa è giusto e cosa è sbagliato, bisogna solo lasciarsi andare e farsi coin-
«LA PARTECIPAZIONE A SANREMO NEL 2016 MI HA RESO MOLTO POPOLARE MA OCCORRE ANDARE AVANTI»
Il Teatro comunale di Treviso nell’orbita dello Stabile del Veneto IL PROGETTO l cerchio si sta chiudendo: il teatro Comunale Del Monaco di Treviso entro nel circuito del Teatro Stabile del Veneto. Manca ancora un passaggio nel consiglio d’amministrazione, dove il presidente dello Stabile Giampiero Beltotto presenterà il piano industriale e il bilancio di previsione e poi bisognerà attendere l’ok definitivo del Ministero, ma ormai il passo è compiuto e tutto verrà formalizzato entro l’estate. «Ho letto di gente che criticava i costi di queste operazioni- sottolinea Baltotto - molto probabilmente persone che non sanno leggere un bilancio dove, oltre ai costi, ci devono essere anche i ricavi. Non ci sono benefattori che mettono soldi, ma attività che devono produrre cultura e un bilancio sano e a Treviso accadrà questo».
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LA FIRMA E ieri, nella sede della Fondazione Cassamarca, il sindaco Mario Conte, lo stesso Beltotto, il presidente della Fondazione
Luigi Garofalo e l’assessore regionale alla Cultura Cristiano Corazzari, hanno firmato un protocollo articolato che sancisce la restituzione del teatro dalla Fondazione al Comune di Treviso e la contestuale domanda del sindaco di Conte di poter entrare nello Stabile. Il Comune si accollerà dei costi inevitabili: 220mila euro per la quota d’iscrizione e 180mila euro per mantenere la denominazione di Teatro di Tradizione. «Per noi ribatte il sindaco Conte - questi non sono costi ma investimenti. È un giorno importante per la città, ricomincia il percorso di crescita del nostro teatro. Il Comune si riprende un Del Monaco rimesso a nuovo dalla Fondazione Cassamarca che ha deciso,
ORA TOCCHERÀ AL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL’ENTE ACCOGLIERE LA RICHIESTA
L’apparizione a Sanremo l’ha resa molto popolare? «Certo, mi ha reso una grande figura pubblica e popolare. Spesso questo mi pesa, avrei potuto continuare a sfruttare “Following bird” invece ho preferito andare avanti. La popolarità è anche dolorosa: Garcia Lorca diceva che la popolarità è una forma di solitudine, invece per me è una grande responsabilità». Quanto studia per preparare questo concerto? «Io studio dalla mattina quando mi sveglio, alla sera quando mi addormento. Sono sempre concentrato a scavare per trovare e scoprire ancora qualcosa, la musica è una dimensione grande. E così sto facendo anche per i Carmina Burana che sono una delle cose più suggestive che ci siano: un inno alla vita in tutte le sue forme». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA
DEL MONACO Una panoramica del teatro trevigiano che ora avvia la collaborazione con il Tsv per un cartellone culturale comune.
negli anni, di investirci tanti soldi. Poteva essere un buco nero, invece è diventato un gioiello». Il sindaco non dimentica la tensione e la pressione che lo hanno accompagnato in questi mesi: «Il destino del teatro è stato in bilico, ma adesso siamo entrati in una piattaforma come quella dello Stabile che ci proietta in una dimensione nazionale e internazionale». L’intera operazione è stata seguita, oltre che
interventi all’interno di conferenze, lezioni, letture sceniche e altre letture pubbliche, dettagli su regie e progetti di regia, quaderni personali. Accanto a questi scritti, la donazione include fotografie di scena, locandine degli spettacoli e rassegna stampa, insieme a copioni e note di regia degli spettacoli.
dall’assessore Corazzari che ha fatto da collegamento con la Regione, anche dal governatore Luca Zaia: «Esprimo un plauso convinto per l’iniziativa di rilancio di una delle più illustri istituzioni culturali di Treviso e del Veneto - dice il governatore - ho sempre sostenuto la creazione di un ente teatrale unico della nostra regione e con la futura adesione del teatro di Treviso diventano tre le sale gestite dal Teatro Stabile del Veneto, Sottolineo che tale accorpamento non potrà che favorire il prezioso coinvolgimento di finanze private nell’attività dell’ente e assicurare economie di scala nell’acquisto di prodotti, nella gestione del personale, nell’offerta al pubblico». La collaborazione con lo Stabile porterà a Treviso 80 appuntamenti tra prosa, danza e concerti, mentre saranno tre le date dedicate alla lirica. E Beltotto precisa: «Abbiamo qui vicini la principale produttrice di lirica, la Fenice. Il nostro obiettivo è trovare un accordo con una simile eccellenza». Paolo Calia
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Venezia
Fondazione Cini acquisisce l’archivio del regista Momo Domani alle 11 alla Fondazione Giorgio Cini sarà presentata la recente acquisizione dell’archivio dell’attore e regista Arnaldo Momo (Venezia, 1916-2008). La donazione, giunta a San Giorgio per volere dei figli Fabio e Federico, include i materiali relativi alla carriera artistica a partire dal secondo dopoguerra, integrando così il nucleo
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teatrale sul secondo Novecento veneziano già in possesso dell’Istituto. L’incontro vedrà la partecipazione di Maria Ida Biggi, Carmelo Alberti, Ilaria Crotti, Carlo Montanaro e dei figli Fabio e Federico Momo. La donazione include l’intera raccolta di manoscritti e dattiloscritti di Arnaldo Momo, principalmente di argomento teatrale, che comprende
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Primo Piano
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Caos trasporti, il Comune vuole risposte L’Amministrazione preme sulle Fs: considera fondamentale `Dopo gli ultimi “assalti” ai mezzi pubblici a Pasquetta un collegamento frequente attraverso il ponte della Libertà e il 25 aprile, si cerca una soluzione in vista dell’estate `
L’analisi
IN PRESSING
Ora tra Mestre e Venezia serve subito il treno navetta
MESTRE Il Comune torna a insi-
stere sul treno navetta dedicato come via d’uscita al grosso problema dei turisti che soggiornano in zona stazione e per visitare Venezia assediano i treni regionali e gli autobus di linea. «Abbiamo formalizzato alle Ferrovie la richiesta di poter utilizzare in via preferenziale il primo binario o, se non sarà possibile questo, comunque un altro binario dove indirizzare un flusso importante di quanti si spostano in giornata dalla zona della stazione per e da il centro storico», dice l’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin che ancora un anno e mezzo fa, in occasione dell’inaugurazione del primo ostello, aveva scoperto pubblicamente le carte della strategia del Comune. Il tema dei mezzi pubblici presi d’assalto e diventati oggettivamente insufficienti, si è riproposto con forza anche negli ultimi giorni: a Pasquetta, col surplus di pendolari ad andare in sofferenza erano stati proprio i treni regionali, quelli ad alta frequenza, riempiti all’inverosimile da frotte di persone intenzionate a raggiungere Venezia a ogni ora; sabato scorso, invece, ad andare “in tilt” erano stati gli autobus di linea, così zeppi di passeggeri che gli autisti non hanno potuto nemmeno fermarsi alle fermate di via Righi, lasciando a terra diverse persone in attesa che, in qualche caso, ovviamente non l’hanno presa molto bene. «Abbiamo la questione in evidenza – sottolinea De Martin – e la scorsa estate, nei giorni di massima pressione, l’abbiamo anche messa a verbale in una comunicazione tecnica che è stata inviata alle Ferrovie».
MURO CONTRO MURO Sia Trenitalia (il servizio di trasporto) che Rfi (l’infrastruttura) riferiscono però di non avere mai ricevuto una domanda formale per cui, di fatto, ad oggi non c’è mai stato neppure un primo incontro tra le parti. Sempre da Trenitalia e Rfi vengono ribadite le perplessità espresse già in altre occasioni:
MA TRENITALIA E RFI RIBADISCONO LE PERPLESSITÀ GIÀ ESPRESSE IN ALTRE OCCASIONI: NON CI SONO LE CONDIZIONI
segue dalla prima pagina
COME SARDINE Una foto emblematica della situazione verificatasi il 25 aprile scorso in via Righi all’altezza delle ultime fermate prima del ponte della Libertà
«Il ponte della Libertà è già saturo e la stazione di Santa Lucia è già alla massima capacità di ricezione e di gestione dei treni in entrata e uscita. Peraltro di treni regionali ce ne sono in continuazione, più di così non si può fare». E più di così non può fare neppure Actv che ha messo su strada tutti i rinforzi possibili, destinando alle linee più sovraffollate – come il 2, il 4L, il 7 – gli autosnodati da 18 metri e massima capienza, con le corse bis portate al massimo grazie al dirottamento dei mezzi impiegati per le corse scolastiche riservate, una volta terminato questo servizio. Resta che il problema è sotto gli occhi di tutti e destinato a peggiorare sensibilmente
quando, tra un mese, saranno inaugurati gli hotel che hanno cambiato volto a via Ca’ Marcello e che sono proprio serviti da una banchina costruita appositamente per un collegamento diretto con il primo binario. L’Amministrazione, che nel piano del ridisegno della stazione si è data l’obiettivo generale di un’analisi a tutto tondo della pianificazione trasportistica, dovrà tirare fuori qualcosa dal cilindro per evitare che la situazione sfugga definitivamente di mano. Qualche mese fa l’assessore alla Mobilità Renato Boraso aveva dichiarato l’intenzione d’incontrare proprietari e manager dei nuovi alberghi e ostelli, per chiedere di fare la loro parte. Ora Bo-
raso rilancia, all’indomani degli assalti registrati in questi giorni: «Resto dell’idea che le strutture ricettive devono allestire delle navette direzione Tronchetto, da dove poi i loro clienti potranno usare il People Mover. O quanto meno accollarsi le spese di un eventuale servizio Actv. Mi hanno informato che per metà maggio saranno nominati tutti i direttori di questi nuovi complessi, per cui confido che l’incontro possa finalmente tenersi. Certo, la soluzione migliore rimane via treno, non a caso l’Amministrazione ha voluto che venisse realizzata quella banchina sul primo binario». Alvise Sperandio © RIPRODUZIONE RISERVATA
(soprattutto a Pasquetta) e all’analogo assedio ai bus dal centro città a via Righi (soprattutto il 25 aprile) testimoniano che lo stato di saturazione dei mezzi pubblici nei percorsi finali diretti a Venezia è pericolosamente vicino al collasso. Una situazione che peraltro sembra destinata a penalizzare sempre più pesantemente i veneziani e i veneti, dal momento che per ragioni facilmente comprensibili più ci si avvicina alla laguna e più si trovano i mezzi pubblici stracarichi. Era uno scenario che fino a un recente passato si definiva “da Carnevale” ma che pare ora riverberarsi anche in molte altre giornate festive, quando all’esercito giornaliero di turisti e pendolari si aggiungono per l’appunto i gitanti. E nella crescente massa in movimento - che a volte ha le sembianze di una valanga - restano invischiati anche tutti coloro che utilizzano bus o treni per ragioni di lavoro o altri aspetti legati alle loro relazioni con Venezia. Il punto di non ritorno è drammaticamente vicino e ricordiamoci sempre che dall’inizio dell’estate a questa folla in attesa si aggiungeranno potenzialmente altre duemila persone per effetto dell’apertura dei quattro alberghi targati Mk in zona stazione. Con un altro test da brividi alle porte - quello del 1 maggio - resta da chiedersi se arriverà nel medio periodo qualche scelta strategica per dare una risposta al corto circuito in atto. Detto che Actv non sembra in grado di incrementare ulteriormente la flotta sulle tratte calde («appena potenziamo le linee nel giro di qualche settimana anche i nuovi mezzi si riempiono», predica da tempo l’Ad Giovanni Seno) gira e rigira il discorso casca sulla navetta ferroviaria sul ponte della Libertà, che oggettivamente sembra l’unica carta ancora da giocare con qualche possibilità di successo. Ora sappiamo che il Comune ne ha
formalmente avanzato richiesta alle Ferrovie dello Stato, che da parte loro però tergiversano. In questa palude che assomiglia molto a uno scaricabarile chi è destinato a rimetterci sono gli utenti dei servizi pubblici, e in particolare i veneziani. Magari ai signori delle ferrovie - che per le loro promozioni non esitano a far leva sistematicamente sul fascino di Venezia - è il caso dunque di ricordare che chi ha un biglietto in mano non dovrebbe mai trovarsi nelle condizioni di non poter salire a bordo e che chi paga dovrebbe viaggiare in condizioni decenti a prescindere, si tratti di un Frecciarossa o di un treno regionale. Continuare a fare resistenza sull’istituzione della navetta Mestre-Venezia sembra prima di tutto una mancanza di attenzione e rispetto verso chi viaggia. Tiziano Graziottin © RIPRODUZIONE RISERVATA
QUELLO DI OGGI SARÀ UN ALTRO “STRESS TEST” E DA GIUGNO I NUOVI HOTEL PORTERANNO ALTRE 2MILA PERSONE SUI MEZZI PUBBLICI
CAOS La situazione su un treno a Pasquetta
Boom di arrivi, nelle casse comunali 27 milioni in più `Polemica tra l’assessore
Zuin e Rosteghin (Pd) sulle entrate di Ca’ Farsetti IL BILANCIO VENEZIA Quanto pesa il turismo sulle casse del Comune. Se n’è tornato a parlare ieri, in Consiglio comunale, in occasione della discussione sul rendiconto di gestione 2018. A rivendicare i risultati raggiunti l’assessore al bilancio, Michele Zuin, a cui ha ribattuto il consigliere comunale Pd, Emanuele Rosteghin, sottolineando proprio gli incassi crescenti del turismo: «Leggendo i dati del rendiconto si vede che, dal 2014 ad oggi, le spese non sono dimi-
nuite. Quel che è aumentato sono le entrate del turismo, tra tassa di soggiorno, Ztl, transiti delle navi. Se nel 2014 erano di 62 milioni, nel 2018 sono salite a 89 milioni. 27 milioni in più che, con il contributo d’ingresso, sono destinati ad aumentare ulteriormente nel 2019 e nel 2020». Un aumento legato a un evidente aumento del turismo, con gli «annessi problemi di gestione» per Rosteghin. E critiche al rendiconto sono arrivare anche da Rocco Fiano (Lista Casson): «I numeri sono positivi, per carità. Ma da un rendiconto non mi aspetto solo numeri, ma anche analisi e strategie. Ad esempio, si sono spesi 300mila euro per i varchi. Ma sono serviti a qualcosa?». Secche le repliche di Zuin e dei consiglieri di maggioranza unanimi. Sui varchi molti ne hanno di-
feso la funzione disincentivante. L’assessore, da parte sua, ha invitato a non trarre facili conclusioni dai raffronti tra numeri. E sul peso delle entrate del turismo, «non è tutta fortuna»: ha sottolineato, ricordando, ad esempio, l’azione per recuperare l’imposta di soggiorno evasa. Presentando il documento l’assessore ne ha poi sottolineato i principali numeri. Per l’esercizio 2018, il rendiconto si chiude con un risultato di amministrazione pari a 334.571.662 euro. Il disavanzo, si attesta a 29.073.784 euro e scende in quattro anni da 73 a 29 milioni di euro. In calo anche l’indebitamento netto del Comune che passa dai 307 milioni del 2014 ai 243 milioni del 2018. Migliora anche la liquidità. «Per la prima volta si è registrata una situazione positiva della cassa - ha
UN TESORO L’aumento dei turisti è corrisposto a un aumento delle entrate dei vari tributi nelle casse comunali
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ribadito Zuin - ed il Comune, dall’estate 2017, non ricorre più all’anticipazione onerosa di tesoreria. Si è passati da una situazione di deficit di cassa pari a meno 113 milioni di euro nel 2016 ad un più 54 milioni a fine 2018». La relazione evidenzia come nel 2018 si siano «verificate maggiori riscossioni rispetto ai pagamenti con un saldo positivo pari a 80.249.667 euro, che ha determinato un saldo finale di 126.191.453 euro. La differenza tra crediti e debiti della gestione dei residui presenta un saldo positivo di euro 275.404.114,31 che, sommato al saldo finale di cassa, determina il risultato di amministrazione pari a 334.571.662 euro». Alla fine il rendiconto è passato a maggioranza, con 23 voti a favore e 9 contrari. (r. br.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
LA POLITICA VENEZIA Non lancia ultimatum. Non ripete, come ha fatto in un’intervista al Corriere della Sera, che se salta l’autonomia salta anche il contratto tra Lega e M5s e, dunque, il Governo va a casa. Ma è indubbio che il presidente della Regione Veneto non ne possa più di questo tormentone: «Non possiamo andare avanti con un dibattito che diventa lunare e rischia di far diventare questa autonomia un’agonia». Anche perché Zaia ci ha messo la faccia. Ha voluto il referendum. Ha detto che il Veneto pretende tutte le 23 materie. Ha detto che non firmerà intese annacquate. Solo che dal 1° ottobre 2018, quando il ministro agli Affari regionali Erika Stefani ha presentato al premier Giuseppe Conte la bozza dell’intesa sull’autonomia per Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna dopo un’intera estate di lavori e la bellezza di 85 riunioni, l’esito è che non c’è ancora nessun esito. Sono state fissate date, tutte disattese. E i ministeri “forti” del Movimento 5 Stelle si sono guardati bene dal dare il via libera al provvedimento. È così che Zaia si rivolge a loro, ai pentastellati che in Veneto il 22 ottobre 2017 hanno fatto campagna per il sì al referendum e che invece a Roma continuano a porre una sfilza di se e di ma. «Se i Cinque Stelle hanno cambiato idea sull’autonomia ce lo dicano - afferma Zaia - Se non l’hanno cambiata, allora ci spieghino cosa vorrebbero veder scritto in quel contratto».
LA RICHIESTA Zaia ai Cinque Stelle rimprovera di aver posto solo obiezioni senza suggerire soluzioni alternative. «Non è possibile - dice il governatore - che a un anno e mezzo dal referendum si stia ancora qui a favellare e a dissertare
PATTO TRA VENETISTI E SVP PER LE EUROPEE. DORFMANN: «SENZA INTESA IL GOVERNATORE DEL VENETO DEVE ROMPERE CON ROMA»
Mercoledì 1 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Ora Zaia sfida i cinquestelle «Autonomia, dite cosa fare» Il presidente della Regione: «Il partito `Salvini: «Lega pronta ad andare avanti» dei dubbiosi non ha prodotto nulla» Ma salta ancora il confronto con l’alleato `
AUTONOMISTI E NO Il governatore leghista del Veneto Luca Zaia con il vicepremier grillino Luigi Di Maio e, sopra, l’eurodeputato della Sudtiroler Volkspartei Herbert Dorfmann, sostenuto anche dai venetisti
su paese di serie A e di serie B, sulla secessione dei ricchi. Non è un male avere delle perplessità ed è corretto avere delle risposte, ma devo prendere atto che a tutt’oggi il partito dei dubbiosi non ha prodotto nulla». Che sia colpa delle elezioni? «Siamo un Paese che va continuamente a votare - risponde Zaia - allora non si approverebbe più niente. Non capisco perché si votino altri provvedimenti e non questo. Oltretutto questo è un provvedimento che arriva dal popolo, e il popolo dev’essere rispettato». E cosa pensa il governatore delle chiacchiere romane secondo cui lo stesso Salvini non si starebbe spendendo più di tanto? Zaia scuote la testa: «L’autonomia non è un affare dei veneti, l’hanno chiesta anche Lombardia, Emilia Romagna, tante altre Regioni, anche al Sud. E, comunque, al ministero dell’Autonomia Salvini ha messo una veneta». «La Lega è pronta ad andare
Consiglio regionale
Ok alle schede ospedaliere. Il Pd: favorito chi ha “santi” in paradiso VENEZIA La Quinta commissione del consiglio regionale del Veneto ha licenziato ieri sera, dopo una seduta durata sette ore, le nuove schede sanitarie. «Un lavoro importante che conclude un percorso iniziato con la riduzione delle Ulss, l’istituzione di Azienda Zero e il nuovo Piano socio sanitario», ha commentato soddisfatto il presidente della Quinta commissione, Fabrizio Boron.
Di tutt’altro avviso le opposizioni: «Tanta politica e poca programmazione hanno detto Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia del Pd Sono prevalse altre logiche: la protezione di chi ha i “santi in Paradiso” di marca leghista ha avuto la meglio rispetto alla rispetto alla garanzia di dare a tutti i territori adeguati servizi». Nei prossimi giorni gli uffici
regionali presenteranno il dettaglio delle modifiche apportate in ciascuna Ulss rispetto al provvedimento originario della giunta. «Con queste schede - ha detto l’assessore Manuela Lanzarin (foto) - la sanità veneta può compiere un nuovo passo avanti di efficienza organizzativa e di erogazione delle cure tarata sulle esigenze, storiche ed emergenti, della popolazione. In commissione è stato fatto un ottimo lavoro, per il quale
ringrazio il presidente Boron e tutti i componenti, di maggioranza e opposizione. Come giunta, rispetto alla prima stesura, abbiamo accolto numerose richieste emerse dalle consultazioni, dal territorio e dalle indicazioni dei singoli consiglieri, con l’unico limite che non si andasse a stravolgere l’impianto complessivo della nuova programmazione».
IL PROGETTO Da Del Debbio, Moretti raccon-
L’ATTACCO E mentre l’Udc con Antonio De Poli denuncia il comportamento dei Cinque Stelle («Si renderanno colpevoli di far abortire l’autonomia») e LeU con Stefano Fassina accusa Zaia di fare propaganda («Il Parlamento deve poter discutere e emendare i testi delle intese tra Governo e presidenti delle Regioni»), il colpo più duro arriva forse da Antonio Guadagnini, alleato della maggioranza che governa Palazzo Balbi. Il consigliere regionale di Siamo Veneto ieri ha convocato una conferenza stampa a Mestre per annunciare che il neonato Partito dei Veneti, di cui fa parte, sosterrà alle elezioni europee il candidato del Sudtiroler Volkspartei Herbert Dorfmann. E ha duramente contestato Zaia sul fronte dell’autonomia: «Quella di Zaia non è autonomia, ma una trattativa sul decentramento amministrativo». Concetto ribadito da Dorfmann: «Non può essere che i soldi se li prende Roma per poi distribuire qualche delega. La solidarietà nazionale non è messa in discussione, ma l’aiuto che si dà deve essere chiaro». Domanda: al posto di Zaia, Dorfmann cosa farebbe? «Mi rendo conto delle difficoltà di Zaia. Ha fatto un referendum per chiedere più autonomia e ora si trova con un governo nazionalista che ha dato un reddito di cittadinanza al Meridione che costa. La gente comincerà a rendersi conto di queste incongruenze». E allora? E allora, dice Dorfmann, «o Zaia riesce a portare a casa l’autonomia, oppure deve rompere con questo Governo». Alda Vanzan
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già da un mese, da quando cioè Calenda è stato messo al primo posto delle lista del Pd per le Europee.
LA POLEMICA VENEZIA «Noi stile ladylike, brave, intelligenti e belle». Lo disse la dem Alessandra Moretti nel 2015, durante la campagna elettorale per la presidenza della Regione Veneto. Una polemica che puntualmente viene rispolverata. Com’è successo in queste ore con l’assessore regionale Elena Donazzan che alla conterranea Moretti si è rivolta, con un post sui social, così: «Cara Alessandra, ti preferivo Ladylike». La nuova polemica che ha investito la consigliera regionale del Partito democratico, ora candidata in Europa, riguarda le tendine e i crocifissi. Succede tutto a Pieve di Cento, in provincia di Bologna, ma siccome la circoscrizione elettorale del Nordest alle Europee raggruppa quattro Regioni Veneto, Friuli, Trentino e, appunto, Emilia Romagna - va da sé che i candidati si occupino anche di temi “local” non propriamente sotto casa. Moretti ne parla il 26 aprile durante la trasmissione “Dritto e Rovescio” di Paolo Del Debbio su Rete 4, ma la polemica è a scoppio ritardato: serve un tweet di Giorgia Meloni, lunedì scorso, per far parlare dei crocifissi oscurati.
avanti sul tema dell’autonomia ribadisce intanto il vicepremier Matteo Salvini - Visto che c’è l’impegno anche dei Cinque Stelle e il voto di milioni di italiani, non solo al nord ma anche al sud, che vogliono un paese moderno, efficiente, fondato sulle autonomie, spero che il Consiglio dei ministri a brevissimo approvi l’autonomia». E per tutta la giornata rimbalzano voci di una possibile trattazione dell’argomento nella seduta del Consiglio dei ministri convocato in serata, al cui ordine del giorno però c’erano solo “varie ed eventuali”.
LA REPLICA
CANDIDATA Alessandra Moretti
ASSESSORE Elena Donazzan
Tendine e crocifissi Bufera su Ladylike ta cosa ha in mente il Comune di Pieve di Cento, a suo tempo devastato dal terremoto: montare in una cappella non consacrata del cimitero un sistema di oscuramento motorizzato con teli di tessuto che consentiranno, all’occorrenza, di coprire temporaneamente le immagini sacre. Questo per permettere la celebrazione di
MORETTI ILLUSTRA IN TV IL PROGETTO DI UN COMUNE PER OSCURARE I SIMBOLI RELIGIOSI «NON LA PENSO COSÌ»
riti o cerimonie laiche. Moretti in trasmissione spiega il progetto: «Tendine amovibili, che salgono e scendono, per coprire temporaneamente i simboli religiosi durante una cerimonia laica». I social si scatenano. C’è chi le chiede se le tendine le vuole anche firmate (ed è il più garbato dei commenti). Lunedì interviene Giorgia Meloni: «Ma solo io trovo delirante tutto ciò?». È l’inizio delle bordate. «Ho solo descritto una proposta di altri - si difende Moretti - Io penso che i nostri simboli religiosi vadano salvaguardati. Coprirli, nasconderli o distruggerli va contro l’idea che ho di paese civile e democratico». (Al.Va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
FILOSOFO Massimo Cacciari
CANDIDATO Carlo Calenda
La lite Cacciari-Calenda «Ma dove vai?» «Inutile» BOTTE E RISPOSTE VENEZIA Botta e risposta a distanza tra Massimo Cacciari e Carlo Calenda. Il primo, filosofo, ex sindaco di Venezia, presenza fissa nei talk show televisivi e “animatore” di furiosi confronti, commentando il voto spagnolo ha liquidato Calenda, capolista del Pd alle Europee nella circoscrizione Nordest. Al giornalista de La Repubblica che gli chiedeva ragione delle mosse del neo segretario dem Zingaretti, Cacciari è stato tranchant: «Dove vai se metti nel simbolo Carlo Calenda? Contro le élite? Ma lasciamo stare. Partito di massa, intendiamoci, non signi-
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fica non fare i conti con la classe dirigente. Il Pci usava la categoria degli indipendenti di sinistra. Ma non può essere quella la spina dorsale di una forza di sinistra. Ci stiamo giocando l’Italia e anche l’Europa. Rendiamocene conto». La reciproca “stima” tra i due è cosa nota e la polemica dura
IL FILOSOFO CONTRO IL CAPOLISTA PD PER LE EUROPEE «CORRESSE DA SOLO PRENDEREBBE L’1%» È LOTTA CONTINUA
Questa, dunque, è solo l’ultima di una serie di esternazioni dell’ex primo cittadino, da tempo critico con i Dem: da «se si presentasse da solo e prendesse l’ 1% sarebbe tanto» a «non sa nemmeno di essere al mondo». E ieri l’ex ministro ora in corsa per Bruxelles - che aveva già giudicato il filosofo «inutile, dannoso e un po’ adolescenziale» - ha ribattuto piccato: «Il grande limite di Cacciari è fare ragionamenti di topografia politica: destra, sinistra, centro. Non coglie il punto. Il governo che doveva essere vicino al popolo ha rimosso un pezzo di Paese: quelli che studiano, lavorano, producono e faticano. Anche la sinistra ha perso questo pezzo di mondo. Ha semplificato fenomeni complessi come l’innovazione tecnologica, il multiculturalismo, la globalizzazione. Adesso deve recuperare il terreno». Sull’idea che sia l’élite a far perdere la sinistra, Calenda è stato chiaro: «La mia idea nella vita pubblica è sempre stata quella di lavorare per le persone. Questa è la differenza tra la classe dirigente e l’élite che si autoperpetua». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Attualità
Mercoledì 1 Maggio 2019 www.gazzettino.it
AL CA’ FONCELLO Momenti di panico nel reparto di Medicina d’urgenza per una donna nigeriana di 31 anni che ha sorpreso gli agenti
IL CASO TREVISO Il giro mattutino di medici e infermieri era già iniziato e alcuni pazienti passeggiavano insonnoliti nel reparto di Medicina d’Urgenza del Ca’ Foncello quando dal fondo del corridoio è stato cacciato un urlo: «Ha preso la pistola, ha preso la pistola, tornate tutti nelle vostre stanze». Una richiedente asilo nigeriana, piantonata da due militari della Guardia di Finanza che l’avevano bloccata la sera prima in aeroporto a Treviso perché trovata con decine di ovuli di cocaina nello stomaco, con la scusa di andare in bagno, aveva strappato dalla fondina di uno dei due finanzieri la Beretta semiautomatica in dotazione e aveva premuto il grilletto tentando di esplodere un colpo. Solo la “sicura” inserita aveva impedito al colpo di partire. Ma la donna, 31 anni, aveva cercato di disinserirla per poter fare fuoco e solo dopo diversi minuti di colluttazione, con l’aiuto di altri due agenti della polizia di Stato, è stata disarmata e bloccata mentre in reparto alcuni pazienti, presi dal panico, cercavano riparo nelle proprie stanze. E c’è chi, temendo che la donna potesse uscire e fuggire con la pistola in pugno, si è nascosto addirittura dietro armadi. Oltre al traffico di stupefacenti, la 31enne ora dovrà rispondere dei reati tentato omicidio, violenza e lesioni nei confronti della militare della Finanza, una donna, rimasta lievemente ferita.
TRAFFICO DI COCAINA La 31enne nigeriana è atterrata all’aeroporto Canova di Treviso lunedì sera con un volo proveniente da Charleroi, in Belgio. Nessun problema con i documenti: la donna, sbarcata in Sicilia con un barcone nel 2016, risulta regolare nonostante un primo diniego della Protezione Internazionale da parte della Commissione territoriale siciliana, contro la quale ha presentato ricorso, tuttora pendente. Ma i suoi viaggi attraverso l’Europa erano tenuti sotto stretto monitoraggio, e appena è arrivata all’aeroporto Canova è stata perquisita dal personale delle Dogane e affidata alla Finanza che, grazie a una radiografia in ospedale, ha
ARRIVATA SUI BARCONI, HA CHIESTO ASILO E POI FATTO RICORSO: TROVATA IN AEROPORTO CON OVULI DI COCAINA NELLO STOMACO
natamente una pattuglia era a poche centinaia di metri dall’ospedale. I poliziotti sono arrivati a stretto giro di posta e sono intervenuti in aiuto ai due colleghi, riusciti ad immobilizzare la 31enne sul letto ma non a disarmarla. Sono stati quindi gli agenti delle volanti a sganciare il caricatore della Beretta e a toglierla dalle mani della donna, fino a quel momento incontenibile. Solo dopo diverse ore la cittadina nigeriana, espulsi gli ultimi ovuli di cocaina, è stata trasferita al carcere della Giudecca.
LA PAURA
Strappa la pistola all’agente Tenta di spararle in ospedale Nigeriana “profuga” corriere della droga `Preme il grilletto, l’arma ha la “sicura” semina il terrore tra i pazienti in corsia Cerca di toglierla ma la fermano prima `
trovato riscontro ai primi sospetti: la donna trasportava nello stomaco diversi grammi di polvere bianca.
INCONTENIBILE L’ospedale, dopo i primi controlli, ha messo a disposizione
I COMMENTI TREVISO «Piena solidarietà alle forze dell’ordine e tolleranza zero per i delinquenti che portano droga nelle nostre strade e aggrediscono chi si occupa della nostra sicurezza». Sono da poco passate le 11 quando da Roma arriva il primo commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini. La condanna a quanto accaduto all’ospedale di Treviso è perentoria: «Non ha sparato solo perchè non è riuscita a togliere la sicura» sottolinea il vicepremier riprendendo la notizia e sottolineando lo status della 31enne: «Nel 2016 aveva ricevuto il diniego della protezione internazionale e, controllata dalla Guardia di Finanza di Treviso, è stata scoperta con parecchi ovuli in pancia. Non contenta, ha aggredito un militare sottraendole l’arma e cercando di fare fuoco».
una delle due stanze del reparto di Medicina d’Urgenza del Pronto Soccorso dotate di inferriate. E alle porte, ieri mattina, sono stati piazzati due finanzieri, un uomo e una donna. È stata quest’ultima, verso le 9, a entrare in camera quando la 31enne, O.B., ha
chiesto di essere accompagnata in bagno, per liberarsi degli ovuli. Era solo una scusa per tentare di fuggire. Appena il militare le si è avvicinata, lei l’ha aggredita e le ha strappato dalla cintura pistola e fondina. Poi ha premuto il grilletto: “click”. Nessuno sparo, solo
un colpo a vuoto, la sicura era inserita. Ma la richiedente asilo nigeriana ha subito provato a disinserirla. È a quel punto che è intervenuto anche il secondo finanziere e un medico del reparto, che ha lanciato l’allarme e ha chiesto l’intervento della polizia. Fortu-
Zaia: «Fermiamo questi delinquenti» Ciambetti: ecco i frutti del buonismo LA CONDANNA
GOVERNATORE Luca Zaia
IN POLEMICA Roberto Ciambetti
Ferma anche la condanna del presidente della Regione Luca Zaia, che ha voluto prima di tutto esprimere la sua solidarietà nei confronti dei finanzieri aggrediti. «I delinquenti vanno chiamati con il loro nome e il loro posto è il carcere - va giù duro il Governatore -. Non saprei quali altri ragionamenti possa meritare una persona che non solo è protagonista di un traffico di morte, ma in più non avrebbe esitato a sparare su un tutore dell’ordine. Mi auguro che nessun buonista in servizio permanente trovi scuse o giustificazioni». Zaia, in particolare, chiede la mano pesante per chi commette reati violenti. «Ormai notizie simili ci giungono ogni gior-
no - precisa -, con un’escalation di gravità preoccupante per tutte le persone per bene che vivono da onesti cittadini. Ripeto ancora una volta: tolleranza zero per chi viene qui a fare il delinquente: se necessario vanno inasprite le leggi ma va fermata questa spirale pericolosa».
BASTA BUONISMI Roberto Ciambetti, presiden-
SALVINI: «NON HA FATTO FUOCO SOLO PERCHÈ NON CI È RIUSCITA: ORA SERVE TOLLERANZA ZERO»
In reparto molti pazienti hanno vissuto momenti di vero e proprio panico. «La voce all’altoparlante diceva di chiudersi nelle proprie stanze e in corridoio c’erano persone che si nascondevano dietro gli armadi: c’è stato un fuggi fuggi generale» racconta una paziente 34enne, mamma di un bambino di 5 anni, ieri all’ultimo giorno di ricovero in ospedale. «Abbiamo sentito urlare e il rumore dei mobili che cadevano a terra, e poi abbiamo visto dei medici e degli infermieri che scappavano da quella stanza e ci dicevano che c’era una persona armata, che aveva una pistola - racconta la donna -. Ho cercato di tenere calme gli anziani che erano in camera con me, ma chi era in corridoio è morto di paura. Tra l’altro, se questa persone fosse uscita dal reparto, si sarebbe trovata direttamente all’ingresso principale dell’ospedale». Alberto Beltrame Lina Paronetto © RIPRODUZIONE RISERVATA
te del Consiglio regionale del Veneto, punta infine il dito sulle politiche sulla sicurezza del passato, “troppo buoniste”. «Quanto accaduto all’ospedale di Treviso dimostra quanto profondo è il danno causato dal buonismo del passato - è l’analisi di Ciambetti -. Purtroppo per tanti anni il lassimo, il non aver fatto scontare pene certe e giustamente severe, hanno radicato nella mente di troppi delinquenti che il nostro sia il paese del Bengodi e della massima impunità. Fortunatamente si è cambiato rotta e non ci sono tentennamenti, falsi buonismi nè complicità colpevoli». «Siamo grati alla militare intervenuta e alle Fiamme gialle che, ogni giorno, svolgono un compito che è essenziale per assicurare valori fondamentali come legalità e giustizia nelle nostre comunità» aggiunge infine il senatore dell’Udc Antonio De Poli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
“Cicciolina” fa causa a Sotheby’s «Battute all’asta alcune mie foto»
LA COPPIA Una delle opere di Jeff Koons con l’allora compagna Ilona Staller, in arte Cicciolina. Un rapporto di coppia finito a carte bollate
za il mio permesso e senza pagarmi i diritti d’autore. Anche Koons non ha il permesso di utilizzare la mia immagine e non ha mai pagato». La serie “Made in Heaven” fu esposta per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1990, un’opera che ha assottigliato il limite fra arte e porno, rappresentando un racconto moderno di Adamo ed Eva. Si tratta infatti di una serie di fotografie, statue e dipinti che ritraggono l’artista con quella che sarebbe stata la sua futura sposa, Cicciolina.
ogni accusa. Adesso punta a un’altra vittoria in tribunale. «Perché io non ho mai visto una cosa del genere - ha detto Ilona Staller - un’artista vivente esposta nelle gallerie di mezzo mondo che non prende una lira. Ma stiamo scherzando?».
IL CASO ROMA Ilona Staller fa causa a Sotheby’s New York per aver battuto all’asta alcune foto della serie “Made in Heaven” dell’artista Jeff Koons. L’attrice ha dato mandato al suo avvocato, Luca Di Carlo, di formulare la richiesta di risarcimento totale di 21 milioni di dollari, di cui 19 milioni di dollari di risarcimento danni più 2 milioni di dollari per attività legale. «È ingiusto che Sotheby’s abbia messo in circolazione quelle fotografie - ha dichiarato l’ex deputata all’agenzia Dire - utilizzando la mia immagine, sen-
LA STORIA Jeff Koons e Ilona Staller si
sono sposati nel 1991 per separarsi solo un anno dopo, quando nacque il figlio Ludwig. I due si erano conosciuti nel 1987, un momento in cui la loro popolarità era alle stelle. La pornoattrice ungherese aveva 35 anni, a breve sarebbe diventata l’icona del cinema porno italiano, prima di diventare addirittura deputata nel Partito Radicale. Lui era attratto dal mondo porno e incuriosito dall’idea di farne rappresentazione artistica. Fece così della moglie un’opera d’arte, prima che le cose tra di loro andassero a finire male. La nascita del figlio Ludwig non rasserenò la coppia: la battaglia per conten-
LA BIANCHERIA
DOPO LA BATTAGLIA CON L’EX MARITO JEFF KOONS ALTRE CARTE BOLLATE CONTRO IL TAGLIO AL VITALIZIO
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derselo è durata 14 anni. Era stato proprio l’avvocato Luca Di Carlo a far vincere a Ilona Staller il processo nato dalla denuncia di Koons per rapimento internazionale del loro figlio, con una richiesta di risarcimento di otto milioni di dollari. L’ex deputata alla fine fu assolta da
L’altra battaglia legale intrapresa da “Cicciolina” riguarda i tagli ai vitalizi degli ex parlamentari. L’ex pornostar in un’intervista a Le Iene ha confessato di essere stata costretta a mettere all’asta la sua biancheria hot per far fronte al taglio del proprio vitalizio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
MERCOLEDÌ 1 MAGGIO 2019 IL MATTINO
REGIONE
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La sfida delle regioni
Zaia sull’autonomia «I 5 Stelle rispettino la volontà popolare Passi indietro? Mai» Salvini: «Confido che a brevissimo il Consiglio dei ministri approvi le bozze d’intesa e le trasmetta al Parlamento» Filippo Tosatto VENEZIA. Chiamiamolo penultimatum. L’autonomia incombe come un macigno sulla litigiosa alleanza gialloverde e il grido di dolore di Luca Zaia assume il tenore di un sussulto: «Io sono l’amministratore delegato del Veneto e ho il dovere di difendere i diritti della nostra gente, non cerco la rissa però non posso accettare che un anno e mezzo dopo il referendum si continui a favellare di sanità di serie B, scuola di serie C, secessione dei ricchi...». Il governatore leghista ce l’ha con il M55, reo di frenare il via libera alla riforma, e si rivolge ai grillini alternando bastone e carota: «Le critiche e le perplessità sono legittime, siamo qui per chiarirle, ma il partito del dubbio non ha mai prodotto nulla. È come ritrovarsi da notaio con un contraente che ritira la firma e non ti spiega perché, faccio appello ai 5 Stelle di buona volontà, non si limitino a dire no, mettano nero su bianco la loro proposta, lo devono a milioni di cittadini e non soltanto del nord perché ora sono 17 le regioni che richiedono maggiore autonomia allo Stato». IL BASTONE E LA CAROTA
Il richiamo è al rispetto degli impegni: «Di Maio parla di forzature elettorali e rischi per la coesione nazionale? Ma in Italia si vota ad ogni pié sospinto e l’autono-
mia, che tutto è tranne un attentato all’unità italiana, è un obiettivo costituzionale, incluso nel contratto che ha consentito la nascita del governo Conte e addirittura previsto dal Def. Il M5S consenta al Parlamento di discutere la bozza d’intesa raggiunta, poi ciascuno trarrà le proprie conclusioni». C’è chi prevede che il mancato traguardo si tradurrà in un calo di consensi alla Lega e chi attribuisce a Matteo Salvini scarso entusiasmo all’idea di un Veneto “bavarese” a trazione zaiana... «Premesso che non facciamo questa battaglia per
dare avanti sul tema dell’autonomia. Visto che c’é l’impegno programmatico dell’alleato e il voto di milioni di italiani che vogliono un paese più efficiente e moderno, spero che il Consiglio dei ministri a brevissimo approvi la pre-intesa e la trasmetta alle camere». Pià sbrigativo, sul versante del Carroccio, il governatore friulano Massimo Fedriga: «Se il contratto viene applicato l’esecutivo avrà vita lunga, altrimenti non ha senso andare avanti, faremmo come il Pd in passato: occupare le poltrone senza vantaggi per il Paese». LEU: SI ROMPE L’UNITÀ
Il governatore friulano Fedriga: se il contratto non è rispettato, inutile prolungare l’alleanza raccogliere voti ma perché risponde alla volontà popolare, credo che gli elettori abbiano ben chiaro chi si batte per l’autonomia e chi la ostacola. Salvini? Si è sempre mosso bene, ha scelto come ministro la nostra Erika Stefani, il suo sostegno alla causa non è mai mancato. Rivalità? Al contrario, in passato mi ha ventilato opportunità importanti, che ho declinato preferendo restare in Veneto». SPADA SUI GIALLOVERDI
Evocato a distanza, Salvini rilancia il mantra: «La Lega è pronta anche oggi ad an-
Tant’è. Con i pentastellati recalcitranti se la prende anche il senatore Antonio De Poli: «Chi rimanda o perde tempo vuole solo fare abortire il processo dell’autonomia, è il caso del M5S, deciso ad impedire alla Lega di incassare un risultato che è, da sempre, obiettivo di tutto il centrodestra», sostiene il presidente dell’Udc. A sinistra però c’è chi oppone un veto di principio: «Zaia fa propaganda, strumentalizza il voto popolare e, trincerandosi dietro la Costituzione, mira in realtà alla rottura dell’unità nazionale», l’accusa di Stefano Fassina (Leu), convinto che «le bozze d’intesa sottoscritte da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna corrodano il patto civile di solidarietà in nome dell’egoismo». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
europee, sostegno dell’indipendentista al candidato svp
E Guadagnini voterà Dorfmann «Autonomisti veri? A Bolzano» VENEZIA. Il consigliere regio-
nale Antonio Guadagnini sposa la causa di Herbert Dorfmann (Sudtiroler Volkspartei) e di quella che definisce «vera autonomia». Ieri mattina all’hotel Bologna di Mestre, Guadagnini per il Partito dei Veneti, ha appoggiato ufficialmente – con lui anche Andrea Bona vicepresidente Bard e Marinella Piazza – la campagna elettorale del parlamentare europeo che si bat-
te per «un’Europa delle regioni e non degli Stati». «Se vuoi essere come Bolzano devi fare come Bolzano» ha esordito il consigliere regionale «in base a questa idea abbiamo stretto un patto di collaborazione con i movimenti autonomisti più forti dell’arco alpino. L’obiettivo è percorrere anche in Veneto questa strada e trattare grazie al consenso più autonomia con Roma».
Una strategia secondo Guadagnini, vincente rispetto a quella di Zaia. «Credo sia l’unico modo per ottenere qualcosa quello di avere forza contrattuale. Serve consenso e servono voti». Diretta la bordata al governatore: «L’autonomia di Zaia non è autonomia, la sua è una trattativa sul decentramento amministrativo, per me si parla di autonomia solo quando c’è il controllo delle entrate,
Matteo Salvini e Luca Zaia: il governatore confida nel pieno sostegno del vicepremier alla causa autonomista
forcolin: regione in buona salute
Sì al bilancio consuntivo del Balbi: 16,4 miliardi debito giù di 300 milioni VENEZIA. La Giunta regionale
ha approvato il Bilancio consuntivo 2018 che, ora, sarà sottoposto al vaglio della prima commissione prima di approdare all’aula del consiglio regionale per il voto definitivo. Il rendiconto generale ha un valore complessivo pari a 16 miliardi e 486,356 miioni di euro con entrate e spese in pareggio. «I numeri fondamentali», sottolinea il vicepresidente e assessore al bilancio Gianluca Forc olin «testimoniano uno stato di buona salute dei conti della Regione so-
altrimenti sei dipendente dello Stato che allunga il guinzaglio». Da qui ad appoggiare l’europarlamentare Dorfmann e il suo progetto, il passo è breve. «Abbiamo tante cose in comune» spiega il candidato «gestire regione e territorio significa avere l’appoggio dell’Europa, una regione deve essere inserita in contesto più alto. Trento e Bolzano sono l’esempio che autonomie e gestione del territorio possono funzionare e penso che questa opportunità vada data anche alle altre regioni che la vogliono avere». Autonomia, per il candidato, non significa chiamarsi fuori da solidarietà nazionale. «Chiaro che in uno stato come l’Italia ci sono territori
prattutto se si considera che le amministrazioni regionali sono sempre più impegnate a misurarsi in un contesto contrassegnato da rigidissime regole di finanza pubblica. Al 31 dicembre, ad esempio, il fondo cassa ammontava a ben 1,178 miliardi, un dato che similarmente a quanto avviene in una buona azienda privata, è indice di rigore e acquisisce particolare rilevanza abbinandolo ai tempi di pagamento della Regione nel 2018 che si sono attestati a circa 20 giorni rispetto ai 30 im-
Antonio Guadagnini assieme a Herbert Dorfmann
che hanno bisogno di aiuto, ma le regioni devono sapere di quanto contribuiscono e su questo punto a Bolzano ab-
posti dalla legge, segnando anche un miglioramento rispetto all’anno precedente, con tempi di pagamento più rapidi di ben 9 giorni». «Il valore positivo del nostro fondo cassa», conclude Forcolin «ci ha messo in condizioni di non dover ricorrere a finanziamenti bancari per gli investimenti già autorizzati prima del 2015, rendendo possibile un altro importante risultato: la riduzione del debito autorizzato e non contratto di circa 303 milioni di euro. Con riferimento, poi, alla spesa corrente pro capite, risulta pari a 2.219 euro, dei quali 1936 pari all’87% sono stati riservati all’ambito sanitario. Per quanto riguarda la spesa in conto capitale, la quota pro capite è pari a 145 euro, la maggior parte dei quali (133 euro) destinati al finanziamento di interventi sul territorio». —
biamo lottato a lungo». Dorfmann ha una idea precisa sull’autonomia di Zaia: «Il Governo del Veneto è in difficoltà perché a Roma non c’è politica di federalismo. La Lega si trova stretta tra un’ala fortemente nazionalista e un’ala federale. Non accuso il governo veneto di non far nulla ma mi rendo conto della difficoltà». Il Governatore deve sciogliere il nodo gordiano, per il candidato. Che chiude: «Zaia deve decidere se continuare a sostenere la politica romana e il governo nazionale che ha fatto altre promesse come il reddito di cittadinanza (che costa), o rompere. Non vedo via di uscita». Non c’è una terza via. — Marta Artico
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MERCOLEDÌ 1 MAGGIO 2019 IL MATTINO
REGIONE
la criminalità organizzata
Autoriciclaggio, Veneto primo «Le mafie ancora molto attive» I dati della relazione semestrale della Dia sul 2018: in aumento i “reati spia” Naccarato (Pd): «Nonostante la giustizia, continuano le operazioni sospette»
Claudio Malfitano PADOVA. Il Veneto primo in Ita-
lia per le segnalazioni di auto-riciclaggio, reato introdotto nel 2016 per favorire il contrasto della criminalità organizzata. Valori alti anche per le denunce di riciclaggio e estorsioni, tutti “reati spia” dell’attività mafiosa sul territorio. Sono i dati, riferiti ai primi mesi del 2018, della relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia: «Numeri che confermano quello che dicevamo illo tempore e che poi si sono concretizzati nelle ultime operazioni in Veneto orientale e nel Padovano – sottolinea Alessandro Naccarato, ex deputato Pd che ha molto lavorato in commissione anti-mafia – Sul 416 bis passeremo da un solo caso nel 2018 a una trentina già emersi nei primi mesi di quest’anno. Il fenomeno mafioso è radicato e attivo nel territorio. E non è certo finito
Una delle ultime operazioni anti-mafia nel Veneziano e a destra l’ex parlamentare Pd Alessandro Naccarato
con le ultime operazioni. Dobbiamo tenere la guardia ancora alta». LA RELAZIONE DELLA DIA
Ogni sei mesi la Dia riferisce al parlamento l’attività di lotta alla criminalità organizzata. E nelle statistiche fornite il Veneto è ormai stabilmente
nella parte alta della classifica, tra le 10 regione a maggiore influenza mafiosa. «La ricchezza diffusa del Veneto costituisce un’attrattiva per la criminalità mafiosa, principalmente interessata a riciclare e reinvestire capitali illeciti – si legge nella relazione – Va poi ricordata l'influen-
za che è stata esercitata dalla presenza di un’organizzazione criminale autoctona, la cosiddetta “mala del Brenta”». Dunque il Veneto è territorio di mafia, dove però non esiste il controllo “militare” del territorio, ma la propensione a sfruttare il diffuso sistema di illegalità economica
a vantaggio delle organizzazioni mafiose: «L’alta incidenza di “reati spia” come quelli di riciclaggio ci confermano che siamo uno dei territori al centro delle attività economiche dei sodalizi criminali organizzati – spiega ancora Naccarato – Ci sono organizzazioni criminali presenti e attive da anni che commettono reati tipici delle attività mafiose».
abbiamo visto negli ultimi mesi – ragiona Naccarato – Ma le operazioni delle forze dell’ordine, le evidenze giudiziarie e anche la grande mobilitazione del 21 marzo con Libera a Padova, non bastano. Il fenomeno mafioso è ancora presente e attivo. Serve la massima attenzione sul settore economico, quindi su imprese e banche. Il contrasto dovrebbe aumentare proprio adesso e non certo scemare». —
’NDRANGHETA E ALTRE
La prima presenza mafiosa evidenziata dalla relazione Dia è quella della ’ndrangheta calabrese: «In particolare per i traffici di sostanze stupefacenti, nonché per il reimpiego di capitali illeciti in attività imprenditoriali, specificamente nella ristorazione, nella ricezione alberghiera e nell’autotrasporto», si legge ricordando le operazioni “Fiore reciso”, “Ciclope” e “Picciotteria 2”. «Tentativi di infiltrazione dell’economia legale sono stati registrati anche da parte di soggetti riconducibili a Cosa Nostra – proseguono gli inquirenti – Nella regione operano anche referenti di clan camorristici, anch’essi prevalentemente attivi nel riciclaggio di capitali illeciti, ed anche nello smercio di stupefacenti importati in Italia da sodalizi di origine campana». Presenze accertate anche di mafie straniere, in particolare la nigeriana. GUARDIA ALTA
«La relazione Dia è quasi “preistoria” rispetto a quello che
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
i numeri
Ci sono stati 29 incendi sospetti e 129 estorsioni La relazione della Direzione investigativa antimafia fornisce i dati sui “reati sintomatici di criminalità organizzata” registrati nel primo semestre 2018. Il Veneto è in evidenza per i 48 casi di autoriciclaggio, che colpisce chi trasferisce in attività economiche il denaro provente di reato. La Lombardia fa registrare 39 casi, la Campania 42. Per quanto riguarda il riciclaggio il Veneto con 176 casi viene dopo Lombardia (313), Campania (258) e Lazio (211). Si registrano anche 29 casi di danneggiamento con incendio, 192 di estorsione, 8 di usura, 31 di impiego di beni di origine illecita. Assente nel 2018 lo scambio elettorale politico-mafioso. Le ultime vicende di Eraclea hanno scoperto però i legami con la politica.
teatri
il risiko delle multiutility
Il Comunale di Treviso nel polo Stabile del Veneto
Hera va all’assalto di Ascopiave «Siamo pronti per lo shopping»
TREVISO. La rivoluzione al tea-
PADOVA. Con un miliardo e rotti di marginalità quanto shopping può fare un’azienda con poco debito? Tanto, viene da rispondere, soprattutto se l’azienda in questione risponde al nome di Hera, una delle più grandi multiutility del Paese. E così ieri durante l’assemblea dei conti, Stefano Venier l’amministratore delegato del gruppo ha spiegato che l’aggressività del gruppo sul mercato è tornata. «Il rapporto debito Ebitda che raggiunge il livello di 2.5 ci dà lo spazio e la flessibilità per programmare un percorso di investimenti anche più sostenuto di quello degli ultimi anni, o anche per seguire alcune opportunità che dovessero nascere sul mercato in termini di acquisizioni. Come abbiamo già fatto e che è parte della nostra storia» ha detto Venier intervenendo all'assemblea dei soci della multiutility chiamata ad approvare il bilancio di esercizio del 2018. L'obiettivo futuro, ha aggiunto Venier, è quello di passare dagli oltre 2,5 milioni di clienti attuali, «numero significativo ma che non ci soddisfa a livello di piano industriale», a oltre «3 milioni di clienti». Un traguardo che «potrebbe avvenire sia attraverso lo sviluppo organico», ma anche nel caso in cui «dovesse completarsi positivamente una ope-
tro Comunale di Treviso è cominciata. L’immobile torna al comune, che aderisce allo Stabile del Veneto: sarà il terzo polo culturale della rete, con Goldoni di Venezia e Verdi di Padova. La Pa-tre-ve della programmazione e della produzione teatrale sarà una realtà sinergica sin dalla prossima stagione. La prosa a Treviso avrà un cartellone con 80 spettacoli, il triplo di oggi, senza contare concerti e danza. «Un’abbuffata di prosa», è stato detto ieri. E si confida anche nella stagione lirica, ottenendo il disco verde del ministero dello Spettacolo al passaggio della titolarità dalla Teatri spa allo Stabile. No n scontato, ancora, ma si conta di arrivare a una soluzione giuridico amministrativa. Treviso sarà sede di una produzione che volerà all’estero. Ampliando la rete teatrale regionale in grado di esportare «cultura, valori, tradizioni e identità del Veneto», come ha detto l’assessore regionale alla cultura, Cristiano Corazzari. Ampliandosi non solo al Sociale di Rovigo, ma anche a collaborazioni con Fenice e Arena nel lirico sinfonico, come ha auspicato Giampiero Beltotto, presidente e ad dello Sta bile. Tutto scatterà entro giugno, il tempo che lo Stabile
Il Teatro comunale di Treviso
recepisca l’adesione di Treviso e il protocollo siglato lunedì dal presidente di Fondazione Cassamarca, Luigi Garofalo, dal sindaco di Treviso, Mario Conte, e dallo stesso Beltotto. Lo Stabile raccoglierà il testimone, assumendo non meno di 6 dipendenti della Teatri spa (ma potrebbero salire a 8-9, se le esigenze lo richiederanno), mentre i dipendenti non assorbiti dallo Stabile testeranno in Fondazione, nel settore arte e cultura nuovo faro dell’attività di Ca’ Spineda. L’accordo è stato illustrato ieri in Fondazione. L’anfitrione Garofalo era affiancato da Conte, Beltotto e Corazzari: presenti anche l’assessore
alla cultura del capoluogo, Lavinia Colonna Preti, e il direttore artistico dello Stabile, Massimo Ongaro, i consiglieri di indirizzo e di amministrazione di Fondazione, che avevano appena approvato il protocollo siglato da Garofalo il giorno prima. Soddisfazione generale, e pioggia di ringraziamenti incrociati. Conte ha sottolineato il «valore del teatro, e l’affetto dei cittadini», ha ringraziato Fondazione Cassamarca «per il restauro e la riqualificazione», (in 20 anni Ca’ Spineda ha investito 100 milioni, nei teatri ndr). E con Garofalo ha sottolineato come l’accordo salva i posti di lavoro di tutti di dipendenti della Teatri spa. —
Il presidente di Hera Tommasi di Vignano e l'ad Venier
razione alla quale partecipiamo, legata alla cessione dei clienti da parte della società veneta Ascopiave che è in corso, rispetto alla quale abbiamo presentato una proposta assieme ad altri operatori la scorsa settimana». Venier ha ricordato che i clienti di Hera sono cresciuti «di quasi 90 mila unità in un solo anno», vale a dire «uno dei tassi di crescita più significativi se non il più significativo a livello nazionale». «Credo sia il terzo o il quarto anno di fila» ha poi sottolineato, in Hera «risulta essere l'azienda italiana con la maggior crescita commerciale sul mercato di tutto il contesto, superiore ai grandi operatori e agli operatori stranie-
ri, testimonianza dell'efficacia con la quale riusciamo a indirizzare questo mercato competitivo, in termine di offerta e di gestione dei clienti». Il bilancio 2018, al vaglio dei soci di Hera, si è chiuso con un utile netto pari a 296,6 milioni, in crescita dell'11,2%, fatturato a 6,62 miliardi di euro, in aumento dell'8% sul 2017 mentre il margine operativo lordo si è attestato 1,03 miliardi di euro con un rialzo del 4,7%. L'assemblea della multiutility ha inoltre dato il via libera alla proposta del Cda di distribuire un dividendo di 10 centesimi di euro per azione. — Roberta Paolini
MERCOLEDÌ 1 MAGGIO 2019 IL MATTINO
REGIONE
riciclaggio internazionale. Per gli intermediari svizzeri Filippo Manfredi San Martino di San Gemano D’Agliè e Bruno De Boccard, invece, l’accusa è di esercizio abusivo dell’attività finanziaria con raccolta e gestione illecita di investimenti.
giro di 250 milioni, coinvolti molti imprenditori
Fondi in nero portati in Svizzera, la maxi indagine passerà a Padova
PATTEGGIAMENTI MOSE
Il denaro sarebbe andato all’estero tramite lo studio “PVP” Inchiesta Mose, le motivazioni del patteggiamento di Baita Roberta De Rossi VENEZIA. Passa da Venezia alla
Procura di Padova l’indagine sul riciclaggio internazionale del “fatturato nero” dei grandi imprenditori veneti: danaro è l’accusa - portato in Svizzera per il tramite dello studio PVP di Paolo Venuti e dei soci Guido e Christian Penso, ripulito dopo investimenti all’estero e tornato in Italia con gli scudi fiscali e i condoni. Una montagna di soldi che la Guardia di Finanza ha stimato in almeno 250 milioni di euro, scoperto secondo le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Stefano Ancilotto - seguendo le tracce del “tesoretto” di
Giancarlo Galan, sulla scia delle tangenti Mose. Ieri, i giudici del Tribunale del Riesame di Venezia - chiamati a decidere sul ricorso contro il sequestro di 12 milioni di euro in beni e azioni a carico dei soci dello studio commercialista - hanno raccolto la prima delle eccezioni avanzate dagli avvocati Ambrosini e Rampinelli, relativa proprio alla competenza territoriale. Se passaggio di danaro tra imprenditori e commercialisti c’è stato è avvenuto a Padova e, quindi, la competenza ad indagare è dei magistrati patavini. Così tutti gli atti dell’inchiesta passeranno di mano: l’ufficio dei giudici per le indagini preliminari di Padova avrà 20 gior-
bando di cinque milioni
La Regione finanzia lavori di pubblica utilità e di cittadinanza attiva VENEZIA. La Regione interviene per dare lavoro a chi è più in difficoltà rifinanziando i lavori di pubblica utilità e di cittadinanza attiva. Con il bando 2019 da cinque milioni di euro approvato ieri, la Giunta di palazzo Balbi, su proposta dell’assessore al lavoro, Elena Donazzan, invita comuni, enti strumentali e società partecipate a presentare, in partenariato con cooperative, associazioni ed enti del privato sociale, progetti per l’inserimento lavorati-
Elena Donazzan
domani a roma
Pfas nel Po, Bottacin incontra il ministro VENEZIA. L’Assessore all’Am-
biente della Regione del Veneto Gianpaolo Bottacin incontrerà il Ministro dell’Ambiente domani e nell’occasione chiederà venga fatto il punto sulle misure necessarie per contrastare l’inquinamento da Pfas nel Po. Domani il Ministro ha convocato a Roma la Conferenza del Bacino Padano, a cui parteciperanno tutti i responsabili dell’Ambiente di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Come previsto dall’or-
dine del giorno, il vertice affronterà l’inquinamento da smog. Ma l’Assessore veneto ha annunciato che porrà all’attenzione del Ministro e dei colleghi anche quello dei limiti all’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (Pfas). La Regione del Veneto, infatti, ritiene che il problema necessiti di una soluzione da parte di tutte le regioni rivierasche perché i dati dei rilevamenti nelle acque del Po – che il Veneto ha già deciso di depositare alla
ni di tempo per confermare il sequestro dei beni, che altrimenti decadrà. IMPRENDITORI ACCUSATORI
Nel corso dell’udienza del Riesame, il pm Ancilotto ha depositato il verbale con le dichiarazioni dell’imprenditore padovano Pierino Dal Bello - grande importatore di frutta con la sua azienda Sife, ufficiale della Repubblica e tra i finanziatori della campagna elettorale del leghista Bitonci a sindaco di Padova (con 3 mila euro), sentito per sommarie informazioni il 24 aprile - che al pm ha raccontato di essersi rivolto allo studio commercialista PVP perché non sapeva come far tornare in Italia circa un milio-
vo di almeno mille disoccupati over 30, privi di ammortizzatori sociali e di tutele. «Alla vigilia della festa del Lavoro del Primo maggio» commenta «aver riconfermato questa misura decennale della Regione, alla quale hanno aderito quasi il 70 per cento dei comuni veneti e che ha offerto occasioni di impiego ad almeno 3. 400 disoccupati nell’ultimo quadriennio, dà il segno di un investimento concreto e operativo nella dignità delle persone e nel valore del lavoro». Obiettivo dei progetti di cittadinanza attiva e di lavori di pubblica utilità è offrire ai cittadini più in difficoltà, quelli esclusi dalle dinamiche occupazionali e più a rischio di povertà, la possibilità di avere una occupazione e di ritornare con un atteggiamento attivo e propositivo al-
Procura della Repubblica – confermano una presenza di Pfas di nuova generazione a livelli anomali. «I dati – sottolinea Bottacin – ci dicono che qualcuno lungo il Po sta sversando in grande quantità. Nel fiume, infatti, scorrono ogni giorno quattro chili di sostanza inquinante. È necessario che siano definiti subito i limiti da rispettare lungo tutto il corso perché se vengono fissati solo dal Veneto ma non da chi ha competenza su altri tratti del fiume è un lavoro inutile che non porta ad alcuna soluzione. Al tavolo del Bacino Padano convocato dal Ministro saranno rappresentate tutte le regioni interessate, questa è quindi l’occasione adatta per sollecitare una strategia comune a questa emergenza». —
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Lo studio commercialista di Padova coinvolto nell’indagine
ne di euro depositato in un conto in Svizzera. Per tutta risposta avrebbe ricevuto seduta stante una scatola per scarpe, piena di contanti. Per l’accusa, una prova in più del massiccio traffico di danaro di qua e di là delle Alpi, per la difesa un semplice favore e, in ogni caso, un elemento in più a favore della competenza territoriale di Padova. Eccezione accolta dai
la ricerca di un lavoro. «Non si tratta solo di offrire una esperienza di lavoro temporaneo» sottolinea «ma un percorso di accompagnamento, orientamento e rimotivazione morale e professionale che spezza il circuito negativo della disoccupazione e dell’isolamento sociale. Il vero modo di festeggiare il Primo maggio è offrire il giusto lavoro ad ogni persona». Nel 2018 sono stati 66 i progetti di pubblica utilità approvati in Veneto e finanziati dalla Regione con circa cinque milioni di euro: hanno coinvolto 253 comuni creando occasioni di impiego per 689 disoccupati di lunga durata. Il nuovo bando, di prossima pubblicazione, conferma la sinergia tra Regione, Comuni e soggetti pubblici e privati. — M. A.
giudici, senza entrare nel merito delle contestazioni. Ad ammettere pubblicamente per primo di aver portato in Svizzera 37 milioni tramite lo studio Pvp era stato l’imprenditore padovano delle calzature Damiano Pipinato: soldi poi regolarmente “scudati” con i vari condoni. Venuti, la moglie Alessandra Farina e Penso, padre e figlio, sono indagati per
Si chiude intanto ufficialmente l’inchiesta Tangenti Mose, che nel 2014 ha terremotato il Veneto dell’imprenditoria e della politica. Il giudice Stigliano Messuti ha depositato le motivazioni dei patteggiamenti con i quali protagonisti del meccanismo per la creazione del fondi neri del Consorzio Venezia Nuova - Piergiorgio Baita, Nicolò Buson, Claudia Minutillo, Pio Salvioli, Mirco Voltazza - divenuti grandi accusatori a fianco della Procura, hanno chiuso le loro pendenze penali con pene fino a 2 anni. Sospese «potendosi ritenere che in futuro si asterranno dalla commissione di ulteriori reati, valutata la condotta processuale e la funzione deterrente costituita dalla minaccia di esecuzione delle sanzioni detentive». Dei 27 capi d’imputazione, pochi sono sopravvissuti alla prescrizione. Il giudice ha tradotto in danaro il corrispettivo delle tangenti rimaste nel setaccio: 23,2 milioni, sui quali ha disposto confisca. Che resterà solo sulla carta. A Baita, ad esempio, lo Stato può trattenere solo un quinto della pensione. «Saldato il contenzioso fiscale», commenta l’avvocato Rampinelli, «non gli è rimasto nulla: non c’è una riga che provi che lui si sia arricchito». —
IN BREVE Fiere L’assemblea di IEG approva il bilancio 2018
Industria Somec quadruplica utile Ricavi su a 169 milioni
L’Assemblea degli Azionisti di Italian Exhibition Group SpA (IEG) ha approvato il bilancio d’esercizio e consolidato della società al 31 dicembre 2018 e la distribuzione di un dividendo di 18 centesimi . Gli altri dati: fatturato consolidato a 159,7 milioni di euro (+22,2% sui 130,7 mln del 2017), Margine Operativo Lordo (EBITDA) a 30,8 mln (+ 32,6% sui 23,2 mln del 2017). L’Utile Netto consolidato è pari a 10,8 mln (+17,9% sui 9,2 mln del 2017 che aveva beneficiato di un impatto fiscale favorevole). —
Somec, gruppo ingegneristico che opera in ambito navale e civile, ha chiuso il 2018 con ricavi per 168,9 milioni di euro, in crescita del 50% sul 2017, un ebitda salito del 79% a 17,9 milioni e un utile di 7,8 milioni, quadruplicato rispetto agli 1,8 milioni del 2017. Il portafoglio ordini, si legge in una nota, era pari a 431 milioni di euro a fine 2018 e nel corso del 2019 è stato incrementato di ulteriori 182 milioni di nuovi ordini. Il cda della società quotata sull'Aim ha proposto un dividendo di 0,5 euro per azione. —
il progetto promosso dal cuamm
“Treno per la salute”, palazzo Balbi stanzia finanziamento di 80 mila euro VENEZIA. La Giunta regionale del Veneto su proposta dell’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, ha approvato uno stanziamento di 80 mila euro per la realizzazione del progetto di divulgazione sanitaria denominata “Treno della Salute”, presentato dal Cuamm – Medici con l’Africa di Padova. «Si tratta» sottolinea l’assessore veneto «di una bella iniziativa, con la quale
vengono diffuse informazioni sui fattori di rischio delle principali malattie croniche, a offrire consigli sugli stili di vita salutari e a promuovere e sostenere i valori universali di equità in salute e salute globale, attraverso la conoscenza delle differenze economiche, sociali e culturali tra il Veneto e le zone povere dell’Africa». Non a caso, i promotori dell’iniziativa sono il
Cuamm di Padova, il Gruppo dei Ferrovieri del trasporto regionale del Veneto per l’Africa, la Regione Veneto e le sue Usl. Il primo appuntamento con il Treno della Salute è già fissato per domani, maggio, alle 11, al binario 14 della Stazione di Venezia Santa Lucia, alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale ai Trasporti. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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ROVIGO
MERCOLEDÌ 1 MAGGIO 2019
IL RECORD Ancora una vincita nella tabaccheria ‘Stella’, giovane lavoratore si porta a casa 25mila euro. La gioia della titolare
Sorride la fortuna, nuova vita per un ragazzo Ormai con una certa frequenza i clienti riescono a fare il colpaccio e si portano a casa cifre che oscillano dai 10 ai 50mila euro LA DEA DELLA FORTUNA ha baciato ancora una volta la ricevitoria ‘Stella’ del centro commerciale Aliper, in via Porta Adige. Sabato infatti un fortunato frequentatore della tabaccheria ha azzeccato al Superenalotto il ‘4 stella’, portandosi a casa ben 25mila euro. «Siamo felicissimi – racconta la proprietaria Cristina Venturini mentre mostra il cartellone con impressa a caratteri cubitali la cifra – è infatti la seconda grossa vincita che centriamo in pochi giorni, la settimana scorsa infatti un nostro cliente ha vinto 10mila euro tentando la fortuna con un gratta e vinci». Non si contani poi i montepremi che oscilla-
no tra i 500 ed i mille euro che sono stati portati a casa in genere da clienti affezionati che quasi ogni giorni fanno un salto per acquistare un tagliendo, augurandosi che sia quello giusto. Le vincite alla ricevitoria ‘Stella’ sembrano essere infatti di casa. Ormai con una certa frequenza qualche cliente riesce a fare il colpaccio portandosi a casa cifre che oscillano dai 10 ai 50 mila euro. «Vanno per la maggiore – spiega la titolare – i Gratta e vinci. Ogni settimana c’è sempre qualcuno che riesce a indovinare la combinazione con vincite che vanno dai 500 ai 1000 euro». L’altro giorno però la dea bendata è stata più generosa. «Lunedì è arrivato il vincitore con il biglietto della giocata – spiega l’esercente –. Noi ci eravamo già accorti che era stata messa a segno una vincita considerevole. Si è rivolto a noi con un bel sorriso e abbiamo subito capito che era lui il fortunato». Per riscuotere i 25mila euro della vincita il giocatore do-
vrà però rivolgersi alla banca e poi attendere il bonifico. «È un giovane lavoratore – spiega Cristina – siamo felici abbia ricevuto questo bel regalo proprio a ridosso della festa del Primo Maggio. «Le uova, recita un detto, – aggiunge la commerciante facendo riferimento alle festività – sono buone anche dopo Pasqua, soprattutto se la sorpresa è un gruzzoletto da 25mila euro». Cristina, bionda e un bel sorriso, dopo la serie di vincite importanti che sono state registrare nella sua ricevitoria, è stata ‘battezzata’ dai clienti ‘la tabaccaia che porta fortuna’. Anche ieri, dopo che la notizia della vincita ha fatto il giro del centro commerciale, più di qualche cliente attendeva paziente in fila d’essere servito proprio da lei. Nel gioco la scaramanzia è infatti il pane quotidiano di chi è spera di essere baciato dalla dea bendata. L’importante è che il gioco avvenga sempre responsabilmente e senza eccessi. Roberta Merlin © RIPRODUZIONE RISERVATA
La proprietaria Cristina Venturini
L’ingegnere che aveva nel cuore il Polesine Folla all’addio di Giuseppino Padoan
Gremito il Duomo per l’ultimo saluto a Padoan figura storica della Bonifica polesana
C’ERANO FAMILIARI, amici e rappresentati dei consorzi di bonifica a dare l’addio ieri mattina, nel Duomo, a Giuseppino Padoan, figura storica della Bonifica polesana, morto a 79 anni. Lascia la moglie dalla quale ha avuto tre figli. Sfollato per l’alluvione nel 1951 a Massa Carrara (Toscana) era tornato a Rovigo per poi laurearsi in ingegneria civile idraulica all’università di Ferrara. Subito dopo la laurea aveva iniziato a lavorare al Consorzio di Bonifica Padana poi diventato Consorzio di Bonifica Padana Polesine, svolgendo tutti i ruoli fino a diventare direttore. Commosso Giulio Veronese, ex direttore Coldiretti. «Pino – afferma – era di Bosaro e a causa dell’alluvione era sfollato in Toscana, poi era tornato. Sono stato io ad indirizzarlo a fare l’ingegnere. Ha fatto un’ottima carriera al Consorzio di Bonifica, lo ricordo come una persona seria e preparata». Padoan ha dimostrato di essere un profondo conoscitore della storia delle Bonifica, partecipando a convegno e ricorrenze. E scrivendo libri. Importante il suo contributo dal titolo ‘L’opera dei Consorzi di Bonifica Polesani nelle fasi dell’alluvione e della ricostruzione’ sulla pubblicazione ‘1951 - La rotta, il Po, il Polesine’ a cura di Luigi Lugaresi pubblicato dalla Minelliana. Da ricordare il ruolo nel Sindacato della Beata Vergine del soccorso La Rotonda, sodalizio per il quale, nella pluriennale presidenza, ha catalogato tutte le opere d’arte, con foto artistiche e rilevato il disegno integrale e fedele della chiesa e del campanile. g. r. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ENTI Confartigianato
ALL’ALTARE Don Claudio Gatti
IL CANTIERE In maggio
IL BLITZ I Noe in azione
Transpolesana, al via lavori per otto milioni
Rifiuti, 21 denunciati «Province, sbagliato Sigilli ad un capannone il ritorno al passato»
Botte al nonno, dimezzata la pena
ANAS ha programmato, con l’assessorato regionale, importanti interventi alla Transpolesana per un totale di circa 30 chilometri. Negli ultimi cinque anni Anas ha stanziato per la Transpolesana circa 33 milioni. Anas ora darà il via alla prima tranche di ripristini della pavimentazione, del valore di 8 milioni di euro. L’intervento per la metà di maggio e riguarderà le tratte di Oppeano, Isola Rizza, Roverchiara, Cerea, Legnago, Villa Bartolomea, Castagnaro, Badia, Canda, Castelguglielmo, San Bellino, Fratta Polesine, Villamarzana, Arquà Polesine e Rovigo.
VENTUNO denunciati per violazioni contro l’ambiente. E questo il risultato dei controlli dei carabinieri del Noe di Venezia, nell’ambito di verifiche sul ciclo dei rifiuti negli stabilimenti delle provincie di Venezia, Padova e Rovigo. I denunciati sono legali rappresentanti e responsabili tecnici di 40 impianti. Sono stati eseguiti anche tre sequestri. Tra questi un capannone nella nostra provincia dove sono stati rinvenuti 5mila metri cubi di rifiuti di plastica e scarti tessili, oltre a aree all’aperto con rifiuti stoccati illecitamente per un valore di 500mila euro.
RIDOTTA della metà in Appello la condanna ai due fratelli che avevano picchiato il nonno del figlio di uno di loro due, un anziano già condannato per violenza sessuale sul nipotino. Ieri dalla Corte dl’Appello di Venezia ai due fratelli di 43 e 37 anni, di Porto Tolle, è arrivata una condanna anche dal secondo grado di giudizio, ma di soli sei mesi. A giugno del 2017, in primo grado, uno era stato condannato a 13 mesi (lesioni e violenza privata), il secondo ad un anno (solo lesioni).
CONFARTIGIANATO Imprese Veneto rivolge un invito a Regione e associazione dei Comuni affinché cresca un più forte associazionismo tra gli enti per la gestione dei principali servizi. «La legge regionale per la riqualificazione urbana ed il contenimento dell’uso del suolo – afferma il presidente Agostino Bonomo – richiede criteri di attuazione non compatibili con la dimensione del solo Comune. Ma tra il dire che la Provincia può essere sede di un nuovo governo della programmazione urbanistica e il ritorno delle province del passato, ne passa di strada. Forte la nostra perplessità».
IL PROCESSO Due fratelli
Il presidente Ivan Dall’Ara
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