RASSEGNA STAMPA DEL 24 APRILE 2019

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PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Mercoledì 24 Aprile 2019

Opposizioni all’attacco Pd e Udc chiedono a Toninelli di riferire in parlamento sulla Tav Brescia-Verona. Intanto i comitati ricorrono (di nuovo) al Tar contro la Pedemontana

Le opere ● Tav BresciaVerona Il governo ha commissionato un’analisi costi-benefici i cui risultati non sono mai stati resi noti. Intanto i cantieri sono fermi ● Valdastico Nord Il Trentino non ha ancora dato il via libera al tracciato per contrasti locali sul punto d’innesto sulla A22 ● A22 del Brennero È scontro tra il ministero delle Infrastrutture e le Province autonome sul peso dello Stato all’interno della nuova società di gestione inhouse ● Pedemontana I lavori proseguono, l’opera è completata per oltre il 50%, ma i comitati non mollano la presa e annunciano nuove battaglie giudiziarie

PONTE DELLA PRIULA (TREVISO)

«Con Anas lavoriamo benissimo» assicura il presidente della Regione Luca Zaia. È con gli alleati del Movimento Cinque Stelle che proprio non ci si capisce. O almeno così par di capire dalle dichiarazioni di Matteo Salvini, che anche ieri si è accapigliato col ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli spaziando dalla Valdastico alla A22 del Brennero. Una polemi-

«Autostrade, avanti con la holding» Ma tra Lega e M5s è rissa continua

ZaiaeAnasrilancianoilpianomentreSalvinieToninellilitiganosuA22eValdastico ca continua che prende le mosse dai cantieri ma sembra in realtà andare a parare sul caso di Armando Siri, fedelissimo di Salvini (è l’ideologo della flattax) e sottosegretario di Toninelli a cui il ministro ha appena tolto le deleghe dopo aver saputo del suoi coinvolgimento in un’indagine per corruzione. Un clima politico pessimo, non bastasse il meteo già orribile, che non ha frenato il sopralluogo di Zaia a Ponte della Priula insieme al nuovo amministratore delegato di Anas Massimo Simonini per verificare lo stato di avanzamento dei lavori dello storico ponte che unisce Destra e Sinistra Piave. Un appuntamento utile per tre ragioni. La prima: il cantiere da 9,3 milioni, fondamentale per la logistica di uno dei cuori produttivi del Veneto, procede come da cronoprogramma e sarà aperto tra la fine di maggio e l’inizio di giu-

Il caso di Martina Zambon

Simonini (Anas) La holding sarebbe la prima nel suo genere in Italia, credo darebbe buoni frutti

gno con una giornata «pedonale» dedicata ai cittadini. «Il ponte mantiene il suo “abito d’epoca” - ha spiegato il governatore - ma ha un’anima tutta nuova in acciaio». E una pista ciclabile per lato. La seconda: Simonini, pur con estrema genericità dovuta probabilmente al recente insediamento, ha dato garanzie sul prosieguo degli interventi per i Mondiali di sci di Cortina del 2021 (a cominciare dalle quattro varianti dei paesi del Cadore per cui si attende il parere della commissione Via), sulla manutenzione straordinaria della Romea (c’è un piano da 230 milioni da realizzare in 5 anni mentre non è ancora chiuso il confronto con Gefip per l’acquisto da parte di Anas del progetto Orte-Mestre, «che ci interessa - ha spiegato Simonini - perché il progetto è già approvato e non è cosa da poco in Italia, dove mediamente ci si

mettono 5 anni»). È stato anche annunciato l’avvio di contatti con Regione, Comune e Provincia per il monitoraggio del Ponte di Vidor, prodromico alla risistemazione. La terza: nonostante il cambio al timone, Anas resta convinta della bontà del progetto lanciato da Zaia di dar vita ad una holding autostradale del Nordest. «Con Anas lavoriamo bene - ha ribadito Zaia - l’esperienza che ci vede fianco a fianco in Cav funziona con reciproca soddisfazione e ritorni notevoli per il territorio, dove vengono reinvestiti tutti gli utili». Conferma Simonini: «Una hol-

Botta e risposta Su A22 e Valdastico gli alleati di governo si rimpallano la responsabilità dello stallo

ding mista tra Anas e gli enti locali sarebbe la prima esperienza di questo tipo in Italia e potrebbe dare buoni frutti, con ottimi riscontri per i cittadini. È un progetto su cui andiamo avanti». Anche se, va detto, al momento al di là delle intenzioni politiche di concreto non c’è alcunché. Manca «il veicolo», che dovrebbe nascere dall’unione di Cav con Autostrade Alto Adriatico, la società creata dal Friuli Venezia Giulia per la gestione in house della A4, e BrennerCorridor, la società creata dalle Province di Trento e Bolzano per identica gestione in house della A22 (Zaia vorrebbe mettere sul piatto pure il prolungamento della A27 fino a Monaco ma qui non si va oltre la suggestione, peraltro la A27 è attualmente gestita dai privati di Autostrade per l’Italia). Proprio la A22, insieme alla Valdastico Nord che per il Ve-

Sblocca cantieri e tangenziali venete Roma spinge il project dimenticato

Intanto Pizzarotti ha fatto ricorso al Tar per le spese di progettazione

VENEZIA Era la punta di diamante del Veneto che correva immaginato dall’allora assessore regionale Renato Chisso, Oggi, però, il Sitave, Sistema delle tangenziali venete è diventato il paradigma, kafkiano, del concetto stesso di project. Una formula un decennio fa ritenuta magica per rilanciare economia e territori e, ora, fonte di imbarazzo per le istituzioni che ne hanno, forse, abusato. A riportare agli onori delle cronache il Sitave è lo sblocca cantieri che inserisce quello che, di fatto, è un raddoppio dell’A4 fra Verona e Padova fra le opere da «far ripartire». Val la pena ricordare che il progetto prevede la creazione di una autostrada parallela all’A4 fra Peschiera (Verona) e Busa di Vigonza (Padova). Centodieci chilometri di cui

77 di nuova costruzione e 33 di ampliamento delle tangenziali esistenti. L’iter approvativo, sul fronte regionale, è completato da tempo. Il progetto, infatti, è adottato dal Piano Regionale dei Trasporti della Regione del 2004. L’opera, che prevede un tracciato a tre corsie per senso di marcia in corrispondenza dei tre capoluoghi e a due nei tratti rimanenti, ha già superato anche la Via, la Valutazione di impatto ambientale. Eppure, la Regione su impulso della giunta Zaia, ha avviato un processo di verifica della sussistenza del preponderante interesse pubblico e la rispondenza alle attuali esigenze di programmazione regionale e sostenibilità economica-finanziaria. Nessuno si azzarda a fare formalmente marcia indietro ma l’opera che vale 2

Traffico Un’immagine della tangenziale est di Verona, uno dei tratti che sarebbero collegati con la «doppia» A4 del Sitave

miliardi e 230 milioni di euro dovrebbe stare ancora in piedi proprio sul piano economicofinanziario e le stime di traffico o i pedaggi ipotizzati 15 anni fa difficilmente reggerebbero una verifica. Prigioniera, comunque, nelle sabbie mo-

bili romane, l’opera che ha per proponente la Società delle Tangenziali Lombardo Venete Srl (parte del gruppo Autostrada Brescia Padova) può contare su un progetto preliminare adottato dalla giunta regionale e presentato dall’Ati

(Associazione temporanea d’impresa)costituita da Pizzarotti e Maltauro (partner anche nel lotto della Tav fra Brescia e Verona) e la Mantovani travolta dallo scandalo Mose. Nessuno lo dice apertamente, quindi, ma appare molto improbabile che il governatore Zaia dia il suo placet a una seconda A4 dopo la faticosa risalita sul «raddrizzamento» di quello che era nato come un altro miracoloso project, la Pedemontana. Ripercorrere la stessa via Crucis sembra fuor di discussione. Le aziende, almeno quelle ancora in buona salute, non si tirerebbero certo indietro se l’iter si rimettesse in moto, ma va registrato un ricorso al Tar proprio di Pizzarotti, lo scorso anno, per chiedere al Veneto di rifondere almeno le spese sostenute per la progettazio-

3 VE

Il ponte storico della Priula Risale ai primi del Novecento. Lungo 430 metri, negli anni è stato eroso dal Piave e ora è oggetto di un restauro da 9,3 milioni. I lavori sono iniziati il 30 maggio 2018. A lato, Zaia e Simonini durante il sopralluogo di ierI

neto resta un progetto strategico («Noi abbiamo dato l’ok - ha ricordato Zaia - attendiamo il sì dei trentini») è stato al centro ieri di un duro scontro tra Salvini e T0ninelli. Salvini: «Sulla A22 Toninelli non tiri la corda con i territori». Toninelli: «Ho sbloccato un dossier impantanato da 5 anni. Ora aspetto dagli amministratori locali - molti dei quali della Lega - un aiuto per finalizzare il risultato». La Lega: «I ritardi sono esclusivamente frutto delle scelte del Mit, che ha cercato di togliere spazio agli enti locali per dare più peso allo Stato». E sulla Valdastico, Salvini: «Prima la facciamo meglio è: non possiamo perdere altro tempo, come sulla Tav». Toninelli: «Per la Valdastico manca ad oggi un’ipotesi di tracciato condivisa dai territori. Per la Brescia-Verona il procedimento è invece andato avanti senza interruzioni e l’analisi costi benefici servirà a migliorarla, con meno sprechi e più sostenibilità». Un caos in cui l’opposizione, dal Pd tutto all’Udc Antonio De Poli, ha gioco facile nell’affondare la lama («Toninelli riferisca in parlamento, sulla Tav si sta insabbiando la verità») mentre il Covepa annuncia un nuovo ricorso al Tar del Lazio per bloccare il cantiere della Pedemontana. Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA

ne. La sentenza è attesa per l’estate. In buona sostanza, la comparsa proprio del Sistema delle tangenziali venete nell’elenco dello sblocca cantieri ha lasciato perplesso più di qualcuno. L’idea di un raddoppio autostradale ha già fatto alzare le barricate, in passato, ad esempio nel Veronese (a ferro e fuoco pure per la Tav di questi tempi). Criticità legate soprattutto ai comuni veronesi di Soave e San Bonifacio. Un caso su tutti: il viadotto che in base al progetto preliminare dovrebbe attraversare Soave. Una storia che ha dell’incredibile visto che proprio la giunta Zaia ha creato un Comitato scientifico per rivedere il lungo elenco di project autostradali lasciato in eredità dall’era Galan. Tolte Via del Mare e Nogara-Mare, le procedure di project veneti sono ferme in istruttoria al Mit, il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, da anni. In caso il dicastero guidato da Toninelli chiudesse positivamente l’istruttoria, la dovrebbe poi trasmettere al Cipe per l’approvazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA


MERCOLEDÌ 24 APRILE 2019 - ANNO XVIII - N. 97

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via F. Rismondo 2/E - 35131 Padova - Tel 049 8238811 - Fax 049 8238831 E-mail: corriereveneto@corriereveneto.it

L’evento

Lo spettacolo

OGGI 17°C

AperyShow, 5 giorni di musica e solidarietà a Piazzola sul Brenta

Notre-Dame «rinasce» con un musical tutto made in Veneto a pagina 18 Gargioni

LE ALTRE EDIZIONI: Padova-Rovigo, Treviso-Belluno, Vicenza-Bassano, Corriere di Verona

Distribuito con il Corriere della Sera - Non vendibile separatamente

a pagina 19 Peluso

VENEZIA E MESTRE

Parz nuvoloso Vento: SE 12 Km/h Umidità: 70%

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Onomastici: Fedele

corrieredelveneto.it

Triangolo Nordest L’emergenza Carenza di camici bianchi, gli obiettivi del dicastero alla Salute. Gli atenei: «La politica trovi una soluzione»

Pochi medici, piano del ministero

LACRESCITA PASSADALLA CONOSCENZA Il sottosegretario Coletto: «Specializzandi, in arrivo 200 borse di studio in più per il Veneto» di Franco Mosconi

I

l nuovo triangolo industriale, architrave dell’economia italiana, è composto da tre regioni che condividono alcune caratteristiche strutturali di fondo: in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna robusta è la base manifatturiera e spiccata è la vocazione all’export. Al tempo stesso, ognuna delle tre vanta alcune caratteristiche distintive. Più volte sono state esaminate le principali specializzazioni produttive ponendo in rilievo la leadership della manifattura emilianoromagnola vis-à-vis quella veneta nel macro-settore costituito da automotive, meccanica avanzata e meccatronica. È stato altresì posto in rilievo la tendenza dell’industria emiliano-romagnola – e in questo caso lo stesso accade in Veneto - a sviluppare nuove specializzazioni sempre più basate sulla scienza. Si pensi, al riguardo, ai distretti del biomedicale (Mirandola, Bologna, Padova) e all’industria farmaceutica. Che cosa suggeriscono tutte queste evidenze? Si tratta di un insieme di fortunate congiunzioni astrali o, piuttosto, il frutto di forze che si muovono nel profondo? E se è vera questa seconda interpretazione, quali sono queste forze? La teoria economica e la ricerca empirica sono concordi nell’enfatizzare la centralità degli «investimenti in conoscenza», che possiamo declinare con ricerca e sviluppo (R&S) e capitale umano. Ebbene, come stanno le cose nel triangolo?

RISPARMIATORI TRUFFATI

Salvini: «Il decreto c’è» Ma è scontro nel governo

VENEZIA Il «Piano Marshall» a Roma fra ministeri della Salute, Miur, e Mef per trovare camici bianchi da impiegare negli ospedali. Il sottosegretario Luca Coletto fa sapere che è pronto un piano che porterà in Veneto 200 borse di studio in più per gli specializzandi. Le università venete replicano: «Buona notizia, ma la politica deve trovare una soluzione definitia pagina 6 Zambon va».

ECONOMIA

Ascopiave,maxicedola Arrivailsìdell’assemblea Votodoppio:Holdingal67% di Federico Nicoletti

a pagina 2

di Gianni Favero

a pagina 15

ANAS E REGIONE

NELLO SBLOCCA CANTIERI

TREVISO Regione e Anas annunciano di voler proseguire lungo la strada della «ottima collaborazione» che «sta funzionando bene in Cav» e in futuro potrebbe culminare nella nascita della holding autostradale del Nordest. Intanto, però, Lega e M5s litigano su Tav, Valdastico e A22. a pagina 3 Bonet

VENEZIA Era il fiore all’occhiello

«Autostrade, avanti con la holding»

Rispuntano le tangenziali dimenticate

del piano di Renato Chisso: collegare le tangenziali di Verona, Vicenza e Padova realizzando un raddoppio dell’A4 lungo 110 km. Era un project financing benedetto dalla Regione di Galan. È fermo da anni in un cassetto del ministero ma rispunta nello sblocca cantieri. a pagina 3

VENEZIA LA SENTENZA DI DIVORZIO

«Ex moglie e figlio possono lavorare» Niente assegni di mantenimento

Le celebrazioni Il capo dello Stato a Vittorio Veneto

L’ex moglie e il figlio maggiore possono trovarsi un lavoro. Quindi, non solo non hanno diritto all’assegno di mantenimento ma sarà lei, d’ora in poi, a versare all’ex marito un contributo mensile per la crescita dell’altro figlio. È la sentenza del tribunale di Venezia. a pagina 7 Priante VENEZIA

ANNONE VENETO

Ustionato alla grigliata a diciannove anni Ora è in gravi condizioni

LiteLega-M5ssul25Aprile MaZaiavadaMattarella

continua a pagina 7

VENEZIA Mentre Salvini e Di Maio litigano sul

25 aprile, Le due massime cariche dello Stato hanno scelto di festeggiare in Veneto. Il presidente Mattarella, sarà accolto a Vittorio Veneto dal governatore Zaia, Casellati sarà a a pagina 5 Madiotto Padova.

Giovane wedding planner trovata morta

Venezia, tragedia a Pasqua. Aveva organizzato anche le nozze di Campello e Morata Tom Cruise, Denzel Washington, Angelina Jolie, Tom Hanks, Steven Spielberg, è lungo l’elenco delle star delle quali si era occupata per organizzare feste, compleanni, matrimoni, come quello di Alice Campello e Alvaro Morata. Era giovane ma la sua gavetta era stata lunga: Eleonora Rioda, 37 anni, è stata trovata morta nel suo appartamento il giorno di Pasqua. Nonostante l’intervento di un’ambulanza e dei carabinieri, non è stato possibile salvarla. VENEZIA

a pagina 10

IL PROGETTO

Europee, torna il «Voto sotto esame» La campagna elettorale analizzata dai migliori studenti di Scienze politiche dell’Università di Padova. Ogni giorni analisi, dati, video. È «Il voto sotto esame», che torna da oggi sul Corriere del Vea pagina 4 neto.

ANNONE VENETO (VENEZIA) Una grigliata con gli amici, il giorno di pasquetta. Poi si fa tardi, la temperatura cala e qualcuno versa benzina sulla griglia per scaldarsi. Le fiamme risalgono verso il contenitore. Il ragazzo si spaventa e getta il barattolo che centra un amico. Avvolto dalle fiamme, il diciannovenne Andrea Mazzaracca, è ora in gravi condizioni all’ospedale di a pagina 7 Rossi Tonon Padova.


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REGIONE

MERCOLEDÌ 24 APRILE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

Il restyling delle schede ospedaliere Più lievi i tagli a posti letto e primari Ospedali: Venezia, Chioggia e Castelfranco-Montebelluna restano“spoke”. Abano: pronto soccorso finanziato “a funzione” neti, Castelfranco mantiene le sue 165 - ed estende un “tentacolo” verso il Veneto Orientale, con l’annunciata apertura di ambulatori a Portogruaro nell’intento di frenare la fuga dei malati verso il polo friulano d’eccellenza di Aviano. Restando in zona, San Donà consolida le specialità di Anestesia rianimazione e Terapia del dolore, a Portogruaro è creata l’unità operativa di Medicina trasfusionale e al trittico ospedaliero Jesolo-Caorle-Cavallino è riservato un punto di primo intervento h24.

Filippo Tosatto VENEZIA. “Ammorbiditi” i tagli

a posti letto e primariati; revocato il declassamento di una serie di poli ospedalieri tra il Veneziano e la Marca; programmata la “transizione” del Sant’Antonio destinato a confluire nell’Azienda di Padova; sancito lo sbarco dell’Istituto oncologico a Portogruaro. L’emendamento di maggioranza

Lo Iov aprirà ambulatori a Portoguraro per frenare la fuga dei pazienti in Friuli alle schede ospedaliere 2019-2023, presentato in mattinata alla commissione sanità dall’assessore del Veneto Manuela Lanzarin, modifica così la manovra originaria nell’obiettivo di accogliere, in parte almeno, le istanze espresse dai soggetti portatori d’interesse - direttori delle Ulss, rettori universitari, sindacati di medici e infermieri, sindaci - convocati in audizione dal presidente leghista Fabrizio Boron. LA RIVINCITA DI DOLO

I passaggi salienti prevedono la classificazione come “spoke” degli ospedali di Venezia, Chioggia e Villafranca di Verona (rischiavano la retrocessione) nonché il ripristino del cosiddetto “spoke a due gambe” rappresentato da Montebelluna e Castelfranco; quest’ultima, in particolare, recupera 15 posti letto di chirurgia generale (a gestione montebellunese) e 5 di chirurgia vascolare gestiti da Treviso. Nella Ulss2

IL VERSANTE BELLUNESE

Èquipe al lavoro in sala operatoria: tra le specialità che scarseggiano negli ospedali veneti, con disagi crescenti, la chirurgia figura ai primi posti

della Marca sono due le apicalità ripristinate: Radiologia a Oderzo, Direzione medica a Vittorio Veneto. Altro punto sensibile, quello del Civile a Venezia: il declassamento previsto dalla normativa nazionale sarà scongiurato - attraverso una modifica legislativa già approntata (e ora all’attenzione dei commissari) ispirata alla specificità del caso lagunare, caratterizzato da ingenti flussi turistici. Nella provincia veneziana, dopo le vivaci proteste che hanno coinvolto gli amministratori locali, è Dolo a battere un colpo: con la “conquista” delle unità di Ostetricia e ginecologia ed Anestesia e Rianimazione, con i 25 posti letto

destinati a Recupero e riabilitazione funzionale. DA BORON E MANTOAN

Illustrata poi l’attesa “scheda di transizione” per il Sant’Antonio di Padova avviato alla fusione con il Giustiniani, contraltare cittadino del nascente policlinico di alte specialità che avrà vocazione veneta e nazionale; prevede la sostanziale salvaguardia di degenze e apicalità e la confluenza finale dell’ospedale urbano nell’Azienda universitaria. Ancora, nel Padovano, è confermata la revoca dello status di presidio al Policlinico-Casa di cura di Abano Terme; tale qualifica vale una tassazione ridotta del

50% alla proprietà ma esige un ventaglio di prestazioni cliniche, ambulatoriali e territoriali: secondo il direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan, tali condizioni non risultano pienamente rispettate né giustificano i conseguenti benefici fiscali («Rischiamo di ritrovarci la Guardia di Finanza... »); «Abbiamoripristinato i 35 posti letto ortopedici e stabilito che il pronto soccorso sarà finanziato “a funzione”, cioè in base all’attività effettivamente svolta», fa sapere Boron «è una scelta tecnica che coniuga funzionalità del servizio sanitario e correttezza amministrativa». Nell’ambito della 6 Euganea da segnala-

le grandi infrastrutture

Holding delle autostrade c’è l’apertura dell’Anas Simonini a Zaia: mi piace Tra Salvini e Toninelli polemica a distanza su Valdastico Nord Il leghista: prima si fa meglio è Il titolare del Mit: «Manca ancora un tracciato condiviso» TREVISO. L’holding autostra-

dale del Nordest? «Io ci credo», replica senza esitazioni Massimo Simonini, il nuovo amministratore delegato dell’Anas. I tempi? «Stiamo lavorando, vedremo nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, come la si può costruire». Anas c’è e ci sarà, assicura l’ad a margine del sopralluogo al ponte sul Piave di Susegana, in fase finale di

ristrutturazione: «È il primo manufatto che realizziamo con la Regione e potrebbe essere davvero un ottimo inizio». Certo è che il governatore Luca Zaia gli stende il tappeto rosso: «Con quest’Anas si dialoga, si lavora bene e si vedono i risultati. Vogliamo mettere in cantiere quella che è l’idea mia da sempre, creare questa holding non solo del Veneto ma del Nordest ed estenderla a tutto quello che è mobilità . Del resto, abbiamo già un’esperienza assieme simile: quella di Cav, un’azienda che funziona e produce utili che vengono reinvestiti in Veneto» .

Sorriso d’intesa da parte di Simonini, è il momento di fare il punto su altre infrastrutture. Da Trento, Matteo Salvini esorta il collega Arturo Toninelli a salire in Trentino Alto Adige per rendersi conto delle urgenze: «Per quanto riguarda l’A22 e la Valdastico prima si fa e meglio è, in entrambi i fronti», scandisce il capo della Lega «questo vale anche per l’alta velocità Brescia-Verona-Vicenza-Padova che fortunatamente abbiamo tirato fuori dal pantano del ministero delle Infrastrutture e vale per tante altre infrastrutture. Prima si scava e si costruisce, meglio è. Me-

Massimo Simonini è l’ad di Anas

glio si viaggia, meglio è. Non vorrei che il litigio tra Roma, Trento e Bolzano durasse settimane e mesi anche perché alcuni lavori sono già finanziati e ci sono gli operai pronti a cominciare a lavorare» . Zaia coglie la palla al balzo: «La Valdastico Nord la vogliamo. Abbiamo già individuato il tracciato e siamo allo studio progettuale, speriamo si faccia altrettanto dall’altra parte, c’è bisogno

Sant’Antonio mantiene la dotazione di medici e degenze ma a breve confluirà nell’Azienda re anche l’Unità di Medicina trasfusionale «aggiunta» a Camposampiero e la “restituzione” dei 25 posti letto psichiatrici a Schiavonia. NEL VENETO ORIENTALE

Un capitolo rilevante riguarda lo Iov; l’istituto oncologico consolida la sua organizzazione bifronte -alle 120 degenze di Padova se ne aggiungono 25 destinate a pazienti extrave-

di un nuovo sbocco in direzione nord» ; incluso il proseguimento dell’A27 verso Monaco? «Il dossier è aperto», risponde, ma i tempi non sono maturi e ci vorrebbero 8 miliardi. Per quanto riguarda Valdastico nord, precisano al Mit, manca tuttora un’ipotesi di tracciato condivisa dai territori; «Per la Brescia-Verona il procedimento è invece andato avanti senza interruzioni e l’analisi costi benefici servirà a migliorarla, con meno sprechi e più sostenibilità» , fa sapere Toninelli. Sulla concessione in house dell’A22, aggiunge, il ministero ha sbloccato un dossier arenato da cinque anni, proponendo una soluzione innovativa, frutto di un lungo lavoro anche in sede europea: «Adesso, dagli amministratori locali, soci della concessionaria e in buona parte leghisti, ci attendiamo piena collaborazione per finalizzare il risultato. Con il loro via libera la questione sarebbe già risolta da tempo ma confidiamo che ci si arriverà a breve». — Francesco Dal Mas

Il versante bellunese non riserva particolari sorprese; se all’ospedale di Feltre sono assegnati 30 posti addizionali “extraregione” per il Primiero, nulla cambia nel l’Agordino che lamenta criticità nell’emergenza-urgenza, soprattutto in fascia notturna: «L’esperienza dimostra come la soluzione più efficace sia l’elisoccorso capace di assicurare trasporti rapidi a Belluno, Feltre e Treviso», è la conclusione di Mantoan. ANAAO E BALBI LITIGANO

Tant’è. Il voto finale in commissione è previsto il 30 aprile, poi le schede approderanno in aula e non si escludono nuovi ritocchi. Nel frattempo, si infiamma la polemica tra Anaao Assomed e Palazzo Balbi. «Assumere medici in pensione o cercarli all’estero è una provocazione concepita da Zaia in chiave autonomista», punge Carlo Palermo, leader dei amici bianchi; «Parole che dimostrano profonda ignoranza della realtà veneta, basta con la difesa miope delle rendite di posizione», ribatte Lanzarin.— BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

pedemontana

Ricorso al Tar Veneto contro il tunnel di Malo VICENZA. L’annullamento della variante della galleria di Pedemontana Veneta tra Malo e Castelgomberto, nel Vicentino, nonché del progetto “Lotto 1 tratta C” con la modifica delle fasi di scavo della galleria naturale di Malo: è l’obiettivo del ricorso presentato al Tar del Lazio dall’associazione Covepa (Coordinamento veneto pedemontana alternativa) e da altri 40 ricorrenti, contro il ministero dell’Ambiente, la commissione tecnica di Via (Valutazione impatto ambientale), il consorzio Sis concessionario dell’opera, la società di gestione Superstrada Pedemontana Veneta spa e la Regione. Un’azione legale che i rappresentanti di Covepa illustreranno lunedì 29 aprile alla Camera dei deputati, insieme ad alcuni tra i ricorrenti ed alla parlamentare Sara Cunial. —


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MERCOLEDÌ 24 APRILE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

Il restyling delle schede ospedaliere Più lievi i tagli a posti letto e primari Ospedali: Venezia, Chioggia e Castelfranco-Montebelluna restano“spoke”. Abano: pronto soccorso finanziato “a funzione” neti, Castelfranco mantiene le sue 165 - ed estende un “tentacolo” verso il Veneto Orientale, con l’annunciata apertura di ambulatori a Portogruaro nell’intento di frenare la fuga dei malati verso il polo friulano d’eccellenza di Aviano. Restando in zona, San Donà consolida le specialità di Anestesia rianimazione e Terapia del dolore, a Portogruaro è creata l’unità operativa di Medicina trasfusionale e al trittico ospedaliero Jesolo-Caorle-Cavallino è riservato un punto di primo intervento h24.

Filippo Tosatto VENEZIA. “Ammorbiditi” i tagli

a posti letto e primariati; revocato il declassamento di una serie di poli ospedalieri tra il Veneziano e la Marca; programmata la “transizione” del Sant’Antonio destinato a confluire nell’Azienda di Padova; sancito lo sbarco dell’Istituto oncologico a Portogruaro. L’emendamento di maggioranza

Lo Iov aprirà ambulatori a Portoguraro per frenare la fuga dei pazienti in Friuli alle schede ospedaliere 2019-2023, presentato in mattinata alla commissione sanità dall’assessore del Veneto Manuela Lanzarin, modifica così la manovra originaria nell’obiettivo di accogliere, in parte almeno, le istanze espresse dai soggetti portatori d’interesse - direttori delle Ulss, rettori universitari, sindacati di medici e infermieri, sindaci - convocati in audizione dal presidente leghista Fabrizio Boron. LA RIVINCITA DI DOLO

I passaggi salienti prevedono la classificazione come “spoke” degli ospedali di Venezia, Chioggia e Villafranca di Verona (rischiavano la retrocessione) nonché il ripristino del cosiddetto “spoke a due gambe” rappresentato da Montebelluna e Castelfranco; quest’ultima, in particolare, recupera 15 posti letto di chirurgia generale (a gestione montebellunese) e 5 di chirurgia vascolare gestiti da Treviso. Nella Ulss2

IL VERSANTE BELLUNESE

Èquipe al lavoro in sala operatoria: tra le specialità che scarseggiano negli ospedali veneti, con disagi crescenti, la chirurgia figura ai primi posti

della Marca sono due le apicalità ripristinate: Radiologia a Oderzo, Direzione medica a Vittorio Veneto. Altro punto sensibile, quello del Civile a Venezia: il declassamento previsto dalla normativa nazionale sarà scongiurato - attraverso una modifica legislativa già approntata (e ora all’attenzione dei commissari) ispirata alla specificità del caso lagunare, caratterizzato da ingenti flussi turistici. Nella provincia veneziana, dopo le vivaci proteste che hanno coinvolto gli amministratori locali, è Dolo a battere un colpo: con la “conquista” delle unità di Ostetricia e ginecologia ed Anestesia e Rianimazione, con i 25 posti letto

destinati a Recupero e riabilitazione funzionale. DA BORON E MANTOAN

Illustrata poi l’attesa “scheda di transizione” per il Sant’Antonio di Padova avviato alla fusione con il Giustiniani, contraltare cittadino del nascente policlinico di alte specialità che avrà vocazione veneta e nazionale; prevede la sostanziale salvaguardia di degenze e apicalità e la confluenza finale dell’ospedale urbano nell’Azienda universitaria. Ancora, nel Padovano, è confermata la revoca dello status di presidio al Policlinico-Casa di cura di Abano Terme; tale qualifica vale una tassazione ridotta del

50% alla proprietà ma esige un ventaglio di prestazioni cliniche, ambulatoriali e territoriali: secondo il direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan, tali condizioni non risultano pienamente rispettate né giustificano i conseguenti benefici fiscali («Rischiamo di ritrovarci la Guardia di Finanza... »); «Abbiamoripristinato i 35 posti letto ortopedici e stabilito che il pronto soccorso sarà finanziato “a funzione”, cioè in base all’attività effettivamente svolta», fa sapere Boron «è una scelta tecnica che coniuga funzionalità del servizio sanitario e correttezza amministrativa». Nell’ambito della 6 Euganea da segnala-

le grandi infrastrutture

Holding delle autostrade c’è l’apertura dell’Anas Simonini a Zaia: mi piace Tra Salvini e Toninelli polemica a distanza su Valdastico Nord Il leghista: prima si fa meglio è Il titolare del Mit: «Manca ancora un tracciato condiviso» TREVISO. L’holding autostra-

dale del Nordest? «Io ci credo», replica senza esitazioni Massimo Simonini, il nuovo amministratore delegato dell’Anas. I tempi? «Stiamo lavorando, vedremo nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, come la si può costruire». Anas c’è e ci sarà, assicura l’ad a margine del sopralluogo al ponte sul Piave di Susegana, in fase finale di

ristrutturazione: «È il primo manufatto che realizziamo con la Regione e potrebbe essere davvero un ottimo inizio». Certo è che il governatore Luca Zaia gli stende il tappeto rosso: «Con quest’Anas si dialoga, si lavora bene e si vedono i risultati. Vogliamo mettere in cantiere quella che è l’idea mia da sempre, creare questa holding non solo del Veneto ma del Nordest ed estenderla a tutto quello che è mobilità . Del resto, abbiamo già un’esperienza assieme simile: quella di Cav, un’azienda che funziona e produce utili che vengono reinvestiti in Veneto» .

Sorriso d’intesa da parte di Simonini, è il momento di fare il punto su altre infrastrutture. Da Trento, Matteo Salvini esorta il collega Arturo Toninelli a salire in Trentino Alto Adige per rendersi conto delle urgenze: «Per quanto riguarda l’A22 e la Valdastico prima si fa e meglio è, in entrambi i fronti», scandisce il capo della Lega «questo vale anche per l’alta velocità Brescia-Verona-Vicenza-Padova che fortunatamente abbiamo tirato fuori dal pantano del ministero delle Infrastrutture e vale per tante altre infrastrutture. Prima si scava e si costruisce, meglio è. Me-

Massimo Simonini è l’ad di Anas

glio si viaggia, meglio è. Non vorrei che il litigio tra Roma, Trento e Bolzano durasse settimane e mesi anche perché alcuni lavori sono già finanziati e ci sono gli operai pronti a cominciare a lavorare» . Zaia coglie la palla al balzo: «La Valdastico Nord la vogliamo. Abbiamo già individuato il tracciato e siamo allo studio progettuale, speriamo si faccia altrettanto dall’altra parte, c’è bisogno

Sant’Antonio mantiene la dotazione di medici e degenze ma a breve confluirà nell’Azienda re anche l’Unità di Medicina trasfusionale «aggiunta» a Camposampiero e la “restituzione” dei 25 posti letto psichiatrici a Schiavonia. NEL VENETO ORIENTALE

Un capitolo rilevante riguarda lo Iov; l’istituto oncologico consolida la sua organizzazione bifronte -alle 120 degenze di Padova se ne aggiungono 25 destinate a pazienti extrave-

di un nuovo sbocco in direzione nord» ; incluso il proseguimento dell’A27 verso Monaco? «Il dossier è aperto», risponde, ma i tempi non sono maturi e ci vorrebbero 8 miliardi. Per quanto riguarda Valdastico nord, precisano al Mit, manca tuttora un’ipotesi di tracciato condivisa dai territori; «Per la Brescia-Verona il procedimento è invece andato avanti senza interruzioni e l’analisi costi benefici servirà a migliorarla, con meno sprechi e più sostenibilità» , fa sapere Toninelli. Sulla concessione in house dell’A22, aggiunge, il ministero ha sbloccato un dossier arenato da cinque anni, proponendo una soluzione innovativa, frutto di un lungo lavoro anche in sede europea: «Adesso, dagli amministratori locali, soci della concessionaria e in buona parte leghisti, ci attendiamo piena collaborazione per finalizzare il risultato. Con il loro via libera la questione sarebbe già risolta da tempo ma confidiamo che ci si arriverà a breve». — Francesco Dal Mas

Il versante bellunese non riserva particolari sorprese; se all’ospedale di Feltre sono assegnati 30 posti addizionali “extraregione” per il Primiero, nulla cambia nel l’Agordino che lamenta criticità nell’emergenza-urgenza, soprattutto in fascia notturna: «L’esperienza dimostra come la soluzione più efficace sia l’elisoccorso capace di assicurare trasporti rapidi a Belluno, Feltre e Treviso», è la conclusione di Mantoan. ANAAO E BALBI LITIGANO

Tant’è. Il voto finale in commissione è previsto il 30 aprile, poi le schede approderanno in aula e non si escludono nuovi ritocchi. Nel frattempo, si infiamma la polemica tra Anaao Assomed e Palazzo Balbi. «Assumere medici in pensione o cercarli all’estero è una provocazione concepita da Zaia in chiave autonomista», punge Carlo Palermo, leader dei amici bianchi; «Parole che dimostrano profonda ignoranza della realtà veneta, basta con la difesa miope delle rendite di posizione», ribatte Lanzarin.— BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

pedemontana

Ricorso al Tar Veneto contro il tunnel di Malo VICENZA. L’annullamento della variante della galleria di Pedemontana Veneta tra Malo e Castelgomberto, nel Vicentino, nonché del progetto “Lotto 1 tratta C” con la modifica delle fasi di scavo della galleria naturale di Malo: è l’obiettivo del ricorso presentato al Tar del Lazio dall’associazione Covepa (Coordinamento veneto pedemontana alternativa) e da altri 40 ricorrenti, contro il ministero dell’Ambiente, la commissione tecnica di Via (Valutazione impatto ambientale), il consorzio Sis concessionario dell’opera, la società di gestione Superstrada Pedemontana Veneta spa e la Regione. Un’azione legale che i rappresentanti di Covepa illustreranno lunedì 29 aprile alla Camera dei deputati, insieme ad alcuni tra i ricorrenti ed alla parlamentare Sara Cunial. —


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CADORE - COMELICO

comelico superiore

La Regione: strategie separate per vincoli e collegamento Bottacin: la battaglia per gli impianti deve proseguire in modo indipendente In vista un confronto con i sindaci sulle norme di tutela previste dal ministero

Francesco Dal Mas COMELICO SUPERIORE. Separa-

re il problema dei nuovi vincoli da quello del collegamento sciistico. La Regione, dopo un’approfondita disanima con i propri tecnici, ha deciso che questa sarà la strada da percorrere nel rapporto con il Governo, specificatamente con il ministero dei Beni ambientali e culturali, e con la Soprintendenza.

Gli assessori Cristiano Corazzari e Gianpaolo Bottacin lo spiegheranno anche ai sindaci di Comelico Superiore, Danta, San Nicolò Comelico, Santo Stefano di Cadore ed Auronzo nell’incontro in programma a Venezia il 30 aprile. Un appuntamento per mettere a punto la risposta da dare al Mibac sui vincoli, il prossimo 15 maggio. «Per quanto riguarda la battaglia per portare a buon fine il collegamento sciistico Comelico-Pusteria», puntua-

domegge

Il muncipio di Domegge

Achille Barnabò accetta la sfida per il municipio DOMEGGE. A pochi giorni dal-

la scadenza per la presentazione delle liste elettorali, da Domegge arriva la prima conferma ufficiale: Achille Barnabò ha sciolto le riserve e correrà per la poltrona di sindaco sostenuto da una lista già definita. La conquista del palazzo municipale entra dunque nel vivo anche nel paese cadorino. Barnabò ha confermato la sua candidatura a sindaco di Domegge senza però aggiungere, almeno

per il momento, molto altro. «Siamo ai dettagli, mi prendo ancora qualche giorno prima di presentare lista e relativo programma elettorale», ha spiegato, «per mia natura sono uno che ama parlare poco e lavorare tanto. Consegneremo la lista prima della scadenza fissata per sabato, abbiamo già definito quali saranno i suoi componenti. Anche il programma è stato stilato. L’iter burocratico presenta però ancora alcuni pas-

calalzo

Sostegno alle famiglie dall’Unione Montana CALALZO. L’Unione Montana

di Centro Cadore ha approvato il bilancio di previsione 2019 con l’ok ad una serie di misure di supporto alla popolazione in collaborazione con i comuni. Approvato dunque un contributo di duecentomila euro che verrà destinato alla manutenzione ambientale. Lavoro che verrà svolto, in sinergia, dalla squadra di operai che fa capo all’Um composta da quattro persone ed un altro team che

sarà selezionato attraverso uno specifico bando destinato alle Cooperative. «Il vincitore del bando dovrà garantire 470 ore di lavoro per ognuno dei comuni facenti parte dell’Unione Montana», annuncia il presidente Luca De Carlo che ha poi spiegato quali sono state le altre decisioni assunte dall’assemblea tenutasi nei giorni scorsi: «Abbiamo confermato il sostegno attraverso una serie di contributi all’associazionismo, so-

lizza l’assessore Gianpaolo Bottacin, «resto della convinzione che debba andare avanti indipendentemente senza essere collegata a questa nuova proposta di vincolo, che tuttavia, visti i tempi e modi un po’ schizofrenici in cui si è materializzata, sembrerebbe studiata apposta per frenare la progettualità di sviluppo dell’area». La strada maestra rimane quella della conferenza dei servizi, che è un po’ complicata, ma che permetterebbe di

saggi che non abbiamo fatto, una volta messi a posto anche quei tasselli passeremo agli annunci formali». Quella che sosterrà la candidatura a sindaco di Achille Barnabò, dipendente della Usl, sarà una lista nuova, composta da figure alla prima esperienza politico amministrativa. Resta da capire se Barnabò dovrà sfidare un altro candidato sindaco oppure il quorum. Al momento pare stia prendendo forma quest’ultima ipotesi, soprattutto dopo l’annuncio di Paolo Salvini che ha reso nota pubblicamente la sua mancata partecipazione alla tornata elettorale a capo di una lista chiamata ad offrire una linea di continuità all’attuale maggioranza capitanata da Lino Paolo Fedon, che non potrà ricandidarsi. In paese circola con insistenza la voce che un ultimo tentativo verrà fatto in extremis e che alla fine una seconda lista verrà presentata. Detto di Domegge, si attendono indicazioni da Lozzo e soprattutto Perarolo dove la ricandidatura di Pier Luigi Svaluto non è affatto scontata: «Io sindaco? Non è detto, potrebbe essere anche qualcun altro. Abbiamo ancora una riunione per decidere», ha detto. — Dierre

prattutto giovanile, mentre insieme al consorzio turistico di San Vito presto ratificheremo una convenzione che rappresenta il primo passo verso la programmazione di eventi estivi. Tra questi ci sarà sicuramente quello lanciato lo scorso anno per la promozione dei paesi del Cadore che ha riscosso un grande successo. Abbiamo previsto un contributo per implementare i servizi dell’App Tourist Office. Anche per quest’anno provvederemo infine a supportare le famiglie che vivono in montagna con iniziative accolte positivamente. Mi riferisco soprattutto al bonus bollette che l’anno scorso ha fatto registrare novanta domande». — Dierre

calalzo

Al via domani in piazza il Criterium Cadorino Prenderà il via domani alle 9,30 dalla piazza di Calalzo la 24ª edizione del Criterium Cadorino di atletica 2019, promossa dal Csi di Belluno con le società cardoine. La gara è valida per la decima edizione del trofeo Giovanile Riccardo De Martin – Claudio Del Favero e per la nona edizione del memorial Carletto Giacobbi.

svicolare alcuni ostruzionismi insorti negli ultimi mesi. Bottacin conferma che – come promesso al sindaco di Comelico Superiore l’altro giorno di ritorno dall’incontro di Roma, al Mibac – insieme al collega assessore regionale all’urbanistica e con la Direzione pianificazione territoriale della Regione si è immediatamente approfondita la questione dei nuovi vincoli per la tutela paesaggistica, avanzati dalle strutture del ministero dei Beni culturali. «Per questo motivo, dopo un primo confronto tecnico con le nostre strutture sui contenuti della nota ministeriale», prosegue l’assessore, «nei prossimi giorni ci confronteremo con le amministrazioni comunali coinvolte. La nostra risposta infatti non sarà semplicemente il parere della Regione, ma quello della Regione che si unisce senza se e senza ma al territorio». Sui nuovi vincoli, dopo una prima reazione di netta opposizione, quando ancora non era stato approfondito il

dossier consegnato dal Mibac, pare che ora le posizioni di contrarietà si siano alleggerite, nel senso che si è preso atto che alcune misure ci sono già. E che altre sono così eccessive da dover essere riorganizzate. Il progetto per la più semplice della staccionate con tanto di pratica da inviare in Soprintendenza – per fare un esempio – trova l’opposizione più dura, perché va ad incidere nella quotidianità della gente. Altra cosa sono le attenzioni richieste per gli impianti, i parcheggi, la dislocazione di nuovi interventi edilizi. Poi c’è il caso specifico di Auronzo. La sindaca Tatiana Pais Becher si sta ancora chiedendo per quale ragione il suo Comune è stato associato al Comelico. «Devono spiegarmelo, a Roma o a Venezia», dice, «e devono anche rassicurarmi che i limiti paesaggistici imposti in una località come Misurina non possono essere trasferiti in tutto il territorio comunale». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

sappada

Manuel Piller Hoffer si ricandida a sindaco Nella sua lista otto nomi noti in paese ma non solo il programma punta sul turismo e sul lavoro SAPPADA. La tornata eletto-

rale di Sappada fissa un altro tassello: è ufficiale la ricandidatura di Manuel Piller Hoffer. Depositata la lista con la quale il sindaco uscente si ripresenterà di fronte agli elettori sappadini. Si chiama “Per Sappada – Ver s’Plodn” ed è composta da otto candidati consiglieri. La linea della continuità amministrativa, ritenuta “fondamentale per chiudere la fase di transizione relativa al passaggio dal Veneto al Friuli Venezia Giulia”, sarà garantita dalla presenza di due assessori uscenti: Marco Rossa ed Andrea Polencic. I restanti candidati consiglieri sono nuovi, almeno per quanto riguarda la lista “Per Sappada – Ver s’Plodn” . Si tratta di Giulia Piller e Stefano Kratter, Stefania Piller Hoffer, Rodolfo Selenati, Valerio Piller Roner e il grande atleta Silvio Fauner. Già fissati due incontri con la popolazione il 4 e il 18 maggio. Da stabilire la sede. È stato messo a punto anche il programma con il quale Manuel Piller Hoffer punta a strappare il mandato-bis: «Uno dei primi punti ruota attorno al rafforzamento della struttura Comune. Lo riteniamo un elemento fondamentale per l’attuazione di qualsiasi iniziativa amministrativa. Un altro punto importante riguarda il completamento di alcune opere pubbliche avviate e intraprendere nuove iniziative per favorire il benessere della comunità sappadina che a nostro avviso passa attraverso la prosecu-

Manuel Piller Hoffer

zione di uno sviluppo sostenibile del territorio. La priorità, tra le opere pubbliche, riguarda le infrastrutture, fondamentali per l’economia turistica del paese. Abbiamo il compito di accogliere nel modo migliore i nostri ospiti ma e garantire un futuro alle nuove generazioni attraverso la creazione di nuove opportunità lavorative». Il sindaco uscente Manuel Piller Hoffer, a proposito del passaggio in Friuli , fissa un altro obiettivo ritenuto di fondamentale importanza per la comunità sappadina: «La lotta allo spopolamento passa attraverso un

programma di fiscalità di favore. ll primo passo è stato compiuto di recente con l’approvazione del bilancio che presenta già misure in linea con un piano volto alla lotta allo spopolamento e alla possibilità di preservare in maniera integra il tessuto sociale di Sappada-Plodn». A questo punto la tornata elettorale di Sappada può entrare nel vivo. Ufficializzate con qualche giorno d’anticipo rispetto alla scadenza le due liste con relativi candidati sindaci, si aspetta solo l’inizio della campagna elettorale. — Gianluca De Rosa


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REGIONE

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Il ritorno in Veneto del capo dello Stato in occasione del Venticinque Aprile

Sergio Mattarella omaggia la Resistenza Il Presidente domani a Vittorio Veneto FRANCESCO DAL MAS

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l presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà domani a Vittorio Veneto per rilanciare i valori fondativi dell’unità d’Italia. La democrazia e la libertà conquistati, a duro prezzo, con la lotta di Liberazione, ma anche con la prima guerra mondiale, di cui Vittorio Veneto ha appena concluso le celebrazioni centenarie. Una città simbolo che ha fatto memoria, l’anno scorso, della tragedia del primo conflitto mondiale, conclusosi a Vittorio Veneto, con il motto: qui è esplosa la pace. Quindi la ‘città santa’, come è stata definita in alcuni raduni delle associazioni combattentistiche, sì della morte, ma anche di una nuova vita, nel segno della pacificazione. Il Capo dello Stato era stato invitato, dal sindaco Roberto Tonon, a concludere quella memoria, in modo propositivo, lo scorso IV Novembre. Il presidente è stato portato, invece, a Trieste. I vittoriesi, reduci da 250 mila presenze tante hanno partecipato ai diversi eventi del 2018 - ci rimasero male. Mattarella l’ha saputo e ha scelto, per venire, una data ancora più impegnativa per la città che è decorata con la medaglia d’oro alla Resistenza. Il 25 aprile, appunto. All’arrivo (ore 11) rendere omaggio ai caduti di tutte le guerre in piazza del Popolo, davanti al monumento di Augusto Murer (all’inaugurazione del quale nel 1968 presenziò l’allora presidente della repubblica Giuseppe Saragat, accompagnato dall’allora presidente della Camera Sandro Pertini), poi Mattarella si recherà al teatro Da Ponte per le commemorazioni della Liberazione, con il benvenuto del sindaco Roberto Tonon, l’intervento del governatore Luca Zaia, della storica Giulia Albanese e dell’ex partigiana Francesca Meneghin. Il discorso conclusivo sarà quello del Presidente. L’evenbto sarà trasmesso in diretta tivù. Mattarella, sarà poi al Museo della Battaglia, dedicato alla I Guerra. Quasi tutti i Capi di Stato, in carica nei decennali del primo conflitto, sono venuti a Vittorio Veneto per ricordare le vittime dell’ “inutile strage”, come la definì Benedetto XV. Per il 25 aprile, invece, ci sono stati Antonio Segni, nel 1951, allora ministro dell’agricoltura (e successivamente al Quirinale), Oscar Luigi Scalfaro, nel 1962, da sottosegretario al ministero dell’Interno (ma ci ritornò da Presidente, e Sandro Pertini, giunto in tre occasioni: nel 1960, nel 1970 e nel 1974, prima che assumesse la presidenza della Repubblica. —

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che domani sarà a Vittorio Veneto per celebrare il 74esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo

LUCA ZAIA*

IL SALUTO DEL GOVERNATORE

Il sacrificio per la Libertà e l’autonomia nella Costituzione

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aro Presidente, nel riceverLa nuovamente a poco tempo dalla Sua ultima visita, colgo una peculiare attenzione verso la nostra Regione e Le do il benvenuto nel giorno della festa della Liberazione che coincide con quella più significativa per l’identità di noi Veneti: la festa del Santo Patrono San Marco. Ci incontriamo a Vittorio Veneto. Un nome che, senza bisogno di aggettivi, parla della nostra vita e - da solo riassume due momenti cruciali della nostra storia nazionale e veneta. In questa città si concluse l’immenso e straziante sacrificio e impegno che accomunò i nostri nonni nella Grande Guerra. Oggi, nell’anniversario della Liberazione, ricordiamo che qui fu scritta una delle pa-

gine più importanti della Resistenza, la cui memoria è affidata per sempre alla Medaglia d’oro al Valor Militare che fregia il gonfalone di questa città. La Resistenza non fu soltanto quella combattuta nelle trincee e nelle montagne, con le armi. In quei tristi anni alla fine della seconda guerra mondiale, in senso più esteso, vi fu anche una resistenza di tutta la popolazione che vide come principali protagoniste le donne. Le madri, le mogli, tutte le donne di casa resistettero. Quelle donne che seppero, di fronte al terrore, a tanta insicurezza e a tanta rovina, tenere unite le famiglie e favorire la solidarietà tra esse, molto spesso riuscendo a vincere e far superare il clima fratricida frutto dei tempi. Donne

che hanno restituito al Veneto figli virtuosi i quali hanno trasformato la Regione in uno dei poli industriali più importanti d’Europa. Guardando oggi a quegli anni, l’impegno delle donne fu il vero motore e la reale garanzia di ripresa nel Dopoguerra. Se la lotta combattuta fu la via e il tributo per la costruzione delle libere istituzioni, quella lotta nascosta e silenziosa delle donne venete non fu secondaria. Fu il terreno, infatti, che mantenendo coesa e solidale la società in tanto sfacelo, consentì di far germogliare proprio dalla famiglia quel modello veneto di impresa che sarà al centro di uno sviluppo economico e sociale unico, senza precedenti storici nella nostra regione. Un modello che ha fatto

del Veneto una delle regioni più virtuose, produttive, solidali (uno veneto su cinque opera nel volontariato). Il modello grazie al quale, oggi, la nostra Regione può aspirare alla sua autonomia nei termini previsti dalla Costituzione repubblicana. Signor Presidente, siamo ospiti di una città Medaglia d’Oro della Resistenza. Altre cinque città venete si sono guadagnate questa decorazione in quel frangente storico (Bassano, Belluno, Treviso, Verona, Vicenza). Vicenza è anche l’unica città italiana ad averla ricevuta due volte, essendone già stata insignita come Venezia e Pieve di Cadore per il valore dimostrato nel secolo precedente. Veneta è anche l’unica università a fregiarsene, quella di Padova. Lo ricordo per sot-

tolineare che i Veneti non sono mai stati estranei a queste vicende storiche. Com’è nel loro modo di essere, hanno dimostrato il loro impegno più con i fatti concreti che con le parole, ma nelle loro corde non c’è mai stata l’indifferenza e l’idea di bastare a sé stessi. Anche oggi, infatti, è la madre di tutte le bugie quella che viene mossa al Veneto, da persone disinformate e spero non in malafede, di volere l’autonomia come una “secessione dei ricchi”. Non è così, signor Presidente. L’autonomia è un desiderio trasversale, è un fatto di popolo. Quasi due milioni e mezzo di veneti hanno votato democraticamente per chiederla, consapevoli che è una vera assunzione di responsabilità, che è lo spartiacque tra il progredire e l’es-

sere conservatori, tra la visione di un paese federale moderno e innovativo e quella di un paese che continua a fondarsi sul centralismo e l’assistenzialismo. Cesare Calamandrei, padre costituente, disse: «Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la Costituzione andate nelle montagne dove caddero i partigiani». Aggiunse, tra l’altro, rivolto ai giovani: «Dietro ogni articolo di questa Costituzione voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, torturati …». Oggi, anniversario di quel lontano 25 aprile, siamo tra quelle montagne e abbiamo la certezza che la nostra aspirazione all’autonomia non è fuori del dettato costituzionale. Siamo di fronte a un passaggio storico irreversibile che nelle forme che saranno stabilite sarà una nuova tappa di crescita per la vita di tutta la Repubblica. *governatore del Veneto


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la riforma dell’autonomia

Ultimatum dei sindacati a Conte «Scuola alle Regioni? Sciopero» Cgil, Cisl e Uil incontrano a Palazzo Chigi il premier Conte e il ministro Bussetti I dubbi di Salvini: il presidente Fico vuole bloccare il grande lavoro sul federalismo Il ministro Marco Bussetti PADOVA. La scuola regionale di Veneto e Lombardia non convince i sindacati, che hanno proclamato lo sciopero generale il 17 maggio: ieri, i leader di Cgil Cisl Uil, Snals e Gilda sono saliti a Palazzo Chigi per un faccia a faccia con il premier Giuseppe Conte e il ministro Marco Bussetti. Due i temi: il rinnovo del contratto di lavoro e la “regionalizzazione” del personale come previsto dalla bozza sull’autonomia solo per il Veneto e la Lombardia. Ipotesi considerata irricevibile perché “minaccia l’unità culturale del Paese”. Il progetto di Zaia e Fontana punta in primis a trasferire i presidi e i “provveditori” dal Miur al Veneto e alla Lombardia e poi a creare delle graduatorie regionali per coprire il turn over. Il ministro Bussetti ha dato il via libera alla bozza, ma il premier Conte è di avviso totalmente opposto, come tutti i ministri del M5S. In mezzo al braccio di ferro c’è il ministro Erika Stefani, più che mai consapevole che su

questa delicata riforma rischia di saltare tutto l’impianto dell’autonomia differenziata. Dubbi palesati anche da Matteo Salvini in un’intervista alla Verità: «L’ autonomia deve arrivare in consiglio dei ministri e il parlamento deve dire la sua senza tenerla bloccata per otto mesi». Ma chi può tirare il freno? «Se c’è qualcuno che vuole impantanare, qualcuno

Sinopoli della Cgil: «Non si può mettere a rischio l’unità culturale del Paese»

Una protesta dei sinadacati della scuola a Mestre

alla Fico, tanto per fare nomi, sappia che non accettiamo giochini su questi temi», dice il vicepremier della Lega Non c’è solo il presidente della Camera a nutrire dei dubbi. Francesco Sinopoli, segretario nazionale della Cgil scuola, non ha dubbi e rincara la dose: «Il sistema d’ istruzione nazio-

nale è il maggior fattore di coesione culturale e sociale dell’Italia. I progetti di regionalizzazione del governo minano alle basi l’idea di un’istruzione nazionale. Regionalizzare i contratti, gli organici, i salari del personale della scuola, significa attaccare il ruolo unificante dei contratti nazionali di lavoro e la garanzia di uguali diritti per tutte le lavoratrici e i lavoratori, in ogni parte del Paese. I diritti non possono essere un bene limitato alle condizioni di dove si vive e il diritto all'istruzione deve essere garantito in modo uniforme su tutto il territorio nazionale cosa che già oggi avviene a fatica. Soprattutto per questo scioperiamo il 17 maggio, per ricordare al governo che il mondo dell’istruzione e la ricerca hanno bisogno d’ investimenti e di un rilancio complessivo e non di ulteriori divisioni. Il governo si fermi», conclude Sinopoli. A Palazzo Chigi ieri è salita anche Maddalena Gissi, leader della Cisl: «La scuola non

il calendario delle lezioni 2019-2020

Ritorno in classe l’11 settembre Giornate dello sport a febbraio Dopo le vacanze di Carnevale spazio all’attività motoria e agonistica dei ragazzi Il 20 marzo giorno della legalità Termine delle lezioni il 6 giugno VENEZIA. Inizierà mercoledì 11 settembre, nel Veneto, l’anno scolastico 2019-2020 per concludersi sabato 6 giugno. La giunta regionale, infatti, ha approvato il calendario scolastico per le scuole di ogni ordine e grado della Regione, statali e paritarie. Fanno eccezione

le scuole dell’infanzia che apriranno le porte lo stesso giorno ma proseguiranno le lezioni fino al 30 giugno. Oltre alle consuete festività, il calendario del prossimo anno scolastico prevede la sospensione obbligatoria delle lezioni il 2 novembre per il ponte di Ognissanti, dal 23 dicembre al 6 gennaio per le vacanze natalizie, dal 24 al 26 febbraio per le quelle di Carnevale e dal 9 al 14 aprile per le ferie pasquali. Sono previsti, inoltre, il 2 maggio 2020 per il ponte

della festa del Lavoro e il successivo 1 giugno per il ponte della festa nazionale della Repubblica. Alle scuole, a fronte di particolari esigenze o eventi, sono consentite ulteriori sospensioni delle lezioni o modifiche del calendario comunicandolo alla Regione, agli Enti erogatori dei servizi di supporto e alle famiglie, fermo restando l’obbligo di garantire 200 giorni minimi di attività scolastica. Anche in questo calendario, la Regione ha previsto le

Genitori e alunni in una scuola elementare nel Trevigiano

“Giornate dello Sport” che si terranno il 27, 28, 29 febbraio 2020, di seguito alle vacanze di Carnevale. In questa circostanza gli istituti potranno programmare iniziative finalizzate ad approfondire gli aspetti educativi dell’attività sportiva e diffondere la conoscen-

za delle varie discipline praticate nel territorio. Sono previste, inoltre, la Giornata della Legalità per il 20 marzo 2020 e quella della Musica per il precedente 4 marzo. «Le giornate dedicate in calendario sono un contributo ed un’opportunità per l’of-

L’evasione fiscale sfacciata come male molto italiano

A

Gissi, leader della Cisl: non vogliamo docenti e presidi dipendenti di Veneto e Lombardia ta costituzionale, continuerà a svolgere i suoi compiti. Ovvero definire un’azione politica che miri ad assicurare livelli di educazione e istruzione adeguati e servizi di qualità in tutto il Paese. E vigilare sulla sua effettiva attuazione». — Albino Salmaso BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

ferta formativa d’ogni istituto che potrà organizzarle in autonomia - sottolinea l’assessore alla Scuola. Per quelle dello sport, come è già avvenuto con successo negli ultimi anni, tramite l’Ufficio scolastico, la Regione stanzierà risorse specifiche. Non si tratta di giorni dedicati al tempo libero in un’ottica ricreativa, infatti, ma di veri e propri giorni di attività educativa imperniati sui valori formativi dello sport. Analogamente non è secondario l’alto valore formativo che ha la giornata della musica sensibilizzando all’attività musicale e coreutica e quella della legalità, occasione pensata per approfondire tematiche che favoriscono l’educazione al rispetto della legalità, appunto, e al senso civico». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

MARIO BERTOLISSI

IL COMMENTO

vvilito è chi si sente «sconfortato, scoraggiato». Io sono avvilito! Ed è avvilente ciò «che umilia, che deprime». È avvilente l’evasione fiscale sfacciata. Mortifica il cittadino costretto, ogni giorno di più, a prendere atto - come mi è accaduto di notare qualche tempo fa - che l’Italia è un Paese che non ha mai conosciuto né vere rivoluzioni né vere riforme. Non a caso, attribuivo la responsabilità di questi esiti negativi alla simonia dello Stato -

si tocca: è importante per il Paese e deve rimanere in un sistema unitario nazionale. Non vogliamo docenti e dirigenti scolastici alle dipendenze delle Regioni né un’invasione della politica che non sta mostrando il meglio di sé in questi tempi. Il 17 maggio sciopereremo anche per dimostrare che la scuola, l'Università e la ricerca non sono d'accordo sull’autonomia differenziata. Lo dimostrano centinaia di migliaia di firme raccolte dalla petizione come i manifesti che hanno ricoperto i maggiori della città di Roma». E il ministro Bussetti che ha dato il via libera alla preintesa con Zaia, Fontana e la Stefani? Non fa dietrofront. Anzi, spiega le ragioni della riforma che punta ad allargare il modello di Trento e Bolzano. «Ciò che posso dire al momento è che la competenza sui programmi e sugli ordinamenti resterà all’amministrazione centrale. Lo Stato, nel rispetto della Car-

ai condoni fiscali -, per il cui tramite l’obbligazione tributaria, che si dice inderogabile, per alcuni diviene flessibile, mentre lo Stato replica la figura di chi è debole con i forti e forte con i deboli. Nella Costituzione c’è tutto. Perché sta scritto che «Tutti sono tenuti a concorrere alla spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva» (articolo 53). Perché ciò lo si deve fare in quanto è richiesto «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,

economica e sociale» (articolo 2), attraverso i quali la Repubblica è messa nelle condizioni di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale» (articolo 3). A parte le prestazioni e i servizi normali, erogati a favore di chi contribuisce alla vita in

comune, come si fa ad alleviare la sofferenza di chi è sprovvisto di mezzi? La Costituzione si preoccupa degli indigenti (indigente è chi è «privo dell’indispensabile per vivere») (articolo 32), della donna lavoratrice (articolo 37), di chi è «inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere» (articolo 38), perché a tutti dovrebbe essere assicurata «un’esistenza libera e dignitosa» (articolo 36). Sarà anche vecchia questa Costituzione, ma è attraversa-

ta da grandi valori, che parte della società dimostra di non comprendere, dominata come è - sono le parole di Vittorino Andreoli - dal mito del denaro. «In questi casi il denaro finisce per essere l’idea dominante, in grado di modificare e condizionare persino la meccanica mentale che produce solo pensieri in valuta pregiata, riduce tutto il mondo a cartamoneta, e l’uomo a denaro. Ogni altra caratteristica scompare o viene coperta e si entra decisamente nella fase della malat-

tia». Ho l’impressione che la società sia nettamente divisa tra chi è rispettoso della legge, per un’inclinazione inderogabile, che prescinde addirittura dalle sanzioni; e chi è rapace oltre ogni limite ed ogni decenza. Poi, c’è chi, pur avendo tra le mani il Vangelo, non ha ancora bene compreso che cosa significa «dare a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio». Così, Matteo, 22, 15-22. Poi, ci sarebbe Giacomo, 5, 1-6: «Ora a voi, ricchi»: ma - capisco - il discorso si fa ancor più complicato ed è bene troncarlo. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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BELLUNO

E mail belluno@corrierealpi.it Belluno Piazza Martiri, 26/b Centralino 0437/957.711 Fax 0437/957.750 Abbonamenti 800.860.356 Pubblicità 0437/942.967

la viabilità nel bellunese

Varianti di Cortina e Tai, l’Anas assicura «Per l’autunno tutto sarà sbloccato» Sul proseguimento dell’autostrada A27, Zaia continua a predicare un «cauto realismo» per i costi e l’impatto ambientale Francesco Dal Mas LONGARONE. I vertici Anas sono ancora convinti che il nodo delle quattro varianti sulla statale Alemagna, a Cortina, San Vito, Valle e Tai di Cadore, possa trovare soluzione entro l’anno. «È più avanti la definizione di Cortina e di Tai – afferma l’amministratore delegato Massimo Simonini -, esiste ancora qualche problema per le altre due situazioni, ma riteniamo che per l’autunno si possa sbloccare il tutto». Con il via ai cantieri per quando? «Speriamo qualche cantiere già quest’anno, per Cortina ad esempio, mentre gli altri», afferma Claudio de Lorenzo, coordinatore Anas per il Nordest «scatteranno nei primi mesi del 2020». Mentre, dunque, procede il piano di riqualificazione della 51, una domanda incombe: l’Anas potrebbe essere interessata a proseguire l’autostrada A27? «Non ne sappiamo nulla» risponde Simonini. Sia lui che De Lorenzo erano presenti, ieri mattina a Ponte della Priula, insieme al governatore Luca Zaia e all’assessore Elisa De Berti. «L’A27 è una partita regionale – precisa Zaia -, un dossier che consideriamo aperto, perché c’è la necessità per il Bellunese ed il Veneto orientale di

avere uno sbocco a Nord, ma bisogna avere un cauto realismo. Siamo in un contesto delicato, quello dolomitico, protetto dall’Unesco. Ci sono norme e convenzioni internazionali di cui tener conto e sulle quali sarebbe utile aprire un confronto con gli ambientalisti». Per i bellunesi e i veneti sarebbe già importante poter superare più facilmente il collo di bottiglia di Longarone. È quanto prevedono, si sa, le varianti Anas riguardanti la riqualificazione dell’Alemagna per Cortina 2021. «Stiamo discutendo fin do-

peraltrestrade

L’A22 scoppia? «Non riversate nel Bellunese il problema»

È già una impresa trovare il miliardo che serve per il treno ve può arrivare l’eventuale prolungamento dell’A27» ammette De Lorenzo. «Fino a dove?» gli chiediamo. «Fino alle porte di Longarone o anche dopo?». «No, prima, al momento». Zaia, però, ha evocato la prospettiva che l’asfalto autostradale possa andare oltre. Par di capire, insomma, che il confronto sia aperto. E che, per la verità, non sia di imminente conclusione, per cui il nodo di Longarone difficilmente sarà pronto per i Mondiali di sci. «Noi ce la mettiamo tutta

Luca Zaia con l’amministratore delegato di Anas Massimo Simonini, ieri al Ponte della Priula

perché accada – insiste il governatore -, ma nel 2006 avremo le Olimpiadi». Il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, auspica ovviamente la celerità, ma ammette di rendersi conto anche lui della complessità dell’opera. Ritornando all’A27, la consapevolezza che il costo sia quasi proibitivo c’è tutta nel vertice della Regione. 8 miliardi da Pian di Vedoia a

Monaco non sono bruscolini. Lo ha fatto capire anche ieri Zaia, ma pure l’assessore ai trasporti, Elisa De Berti, che lo accompagnava. Già il miliardo necessario per il collegamento ferroviario tra Calalzo e Cortina è un’impresa trovarlo. Ma Zaia e De Berti temono anche che la proposizione di un’infrastruttura così impegnativa possa dividere, in un momento

tanto delicato, il territorio e le Comunità che vi risiedono. È accaduto, in parte, con il progetto del treno delle Dolomti e l’indecisione se farlo passare per la Val Boite o la Val d’Ansiei. Il Comelico, oggi tutto unito per le piste da sci con la Val Pusteria, resterà tale anche di fronte alla prospettiva di essere attraversato dall’autostrada? —

comelico

Coltrondo, progetto in corso per la galleria Intanto si lavora al paramassi che sarà ultimato dopo l’estate Viene prolungato di cento metri quello attuale per proteggere la 52 Carnica dai sassi SANTO STEFANO DI CADORE.

Eppure si muove. La galleria di Coltrondo non è ferma al palo, tanto meno è stata rimossa e abbandonata, come progetto, in un cassetto. «No, no, andiamo avanti» ha fatto sapere ieri Claudio De Lorenzo, coordinatore Anas del Nordest, a margine di un sopralluogo sul ponte Priula, in comune di Susegana, che è in corso di ristrutturazione. «La progettazione è in corso, ormai da qualche tempo – assicura – e speriamo di poterla presto concludere». Potrebbe essere il prossimo anno o, al più tardi, il 2021, poi

si tratta di avviare la procedura autorizzativa e, nel frattempo, di ritrovare i soldi che due anni fa si decise di passare alla riqualificazione della 51 bis e della 52, per poi fare marcia indietro, nell’autunno scorso. Si tratta di una sessantina di milioni, anzi qualcuno in più. Mostra soddisfazione, evidentemente, la sindaca di Santo Stefano di Cadore, Alessandra Buzzo, che ancora quattro anni fa lanciò la necessità, anzi l’urgenza di mettere in sicurezza l’ingresso in Comelico dal Cadore. Temeva, la sindaca (e per la verità non solo lei) che la costruzione della galleria paramassi, ai piedi del colle franoso, fosse la soluzione alternativa di cui i comeliani dovevano accontentarsi. Ieri si è capito che non è così. De Lorenzo ne ha parlato

I lavori sulla 52 Carnica

in una sede dove c’erano anche l’amministratore delegato di Anas, Massimo Simonini, e il presidente della Regione, Luca Zaia. È stato Zaia, si sa, ad introdurre Coltrondo al vertice delle priorità infrastrutturali del Veneto.

Intanto si è avuto conferma dall’ingegner Gabriella Manginelli, responsabile veneta della stessa Anas, che la galleria paramassi sarà ultimata entro il prossimo autunno. Viene prolungata di oltre un centinaio di metri, in modo da mettere al riparo la 52 dalla caduta di massi ed altro materiali dai versanti molto ripidi, e appunto franosi di Coltrondo. L’Anas vi sta investendo circa 4 milioni di euro e al momento è l’unico cantiere sulle due strade soggette, insieme all’Alemagna, agli ammodernamenti in vista di Cortina 2021. Ma entro l’estate, si è saputo, dovrebbero partire altri lavori, soprattutto sulla 51 bis, quindi tra Pieve di Cadore e Lozzo. «Ovviamente esprimiamo soddisfazione per le rin-

novate assicurazioni – interviene Buzzo – Ci sono già state comunicate le interruzioni del cantiere in agosto, per non creare difficoltà ai turisti. Ma ci è stato garantito che subito dopo si riprenderà con l’ultimo step». La determinazione con cui l’Amministrazione Buzzo sta portando avanti l’impegno per le strade e la sicurezza della mobilità è il punto di forza del suo gruppo nella prossima tornata elettorale. Roger De Bernardi si è candidato sindaco (e al momento è l’unica lista), ma Buzzo continuerà a fare la paladina della sicurezza. «Non sarò soddisfatta – conclude – fino a che non riuscirò a percorrere il tunnel di Coltrondo». Per la fine del prossimo mandato? — F.D.M. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

BELLUNO. «L’autostrada del Brennero scoppia? È comprensibile che le popolazioni della Valle d’Isarco pretendano che il problema venga affrontato di petto, ma la soluzione non sta nel creare, a poca distanza, un altro corridoio di traffico internazionale». Lo afferma Peraltrestrade, comitato interregionale Carnia-Cadore – Pas Dolomiti, che esprime la propria contrarietà al proseguimento dell’A27, perché – come spiega – in un susseguirsi di viadotti e gallerie sventrerebbe la valle del Piave, il Cadore centrale, il Comelico e la Val Digon ancora intatta, per poi attraversare i verdi prati della Lesachtal, arrivare fino a Lienz e fermarsi là, spacciando questo per “l’interesse del territorio”. Il movimento lancia a tutti i bellunesi un interrogativo: come si fa a non rendersi conto che la costruzione di questa autostrada o superstrada veloce, in contrasto con i dettami della UE, interessa solamente i costruttori, i loro amici e gli amici dei loro amici, e che le grandi infrastrutture viarie non portano vantaggi alle aree marginali attraversate, come il Cadore? Far passare un’autostrada per il Cadore-Comelico, ha affermato il sociologo Diego Cason - ricorda Peraltrestrade -, sarebbe come togliere il tappo alla vasca da bagno. «Se oggi la provincia di Belluno soffre di un preoccupante spopolamento, chi rimarrebbe in un territorio devastato dal cemento, dal traffico che produce inquinamento?». Critiche alla tesi di Vivaio Dolomiti che propone una condotta tecnologica dove far passare la corrente elettrica ed altri servizi. «Non possiamo credere che il gruppo che sta portando avanti la lotta contro l’impatto degli elettrodotti, sempre a ridosso delle elezioni europee, proponga questo “incredibile” progetto dell’autostrada tecnologica». — F.D.M.


XV

Comelico Cadore

Mercoledì 24 Aprile 2019 www.gazzettino.it

«Allungare l’A27? Interessa solo ai costruttori» `Il no del Comitato

Peraltrestrade Dolomiti al progetto autostradale CADORE

LA CAUSA i comeliani continuano la loro battaglia per il collegamento e fanno parlare anche i ruderi. Con il territorio la Regione

«No al vincolo sul Comelico siamo a fianco dei Comuni» Nella guerra al Ministero per il Carosello `L’assessore Bottacin: «Ci confronteremo anche la Regione si schiera con il territorio con le amministrazioni e avanti insieme» `

COMELICO È guerra aperta tra dirigenti del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali e amministratori regionali del Veneto e comunali delle zone interessate ai nuovi vincoli ambientali che vedono coinvolti tutti i Comuni del Comelico e la Valle d’Ansiei. Dopo le proteste già espresse dai sindaci comeliani e lo stupore indignato della sindaca di Auronzo, Tatiana Pais Becher, che non capisce cosa c’entri il suo Comune con il Comelico, ora si esprime con fermezza contro i vincoli ambientali l’assessore regionale bellunese, Gianpaolo Bottacin.

L’ASSESSORE «Come promesso al sindaco di Comelico Superiore di ritorno dall’incontro di Roma -afferma Bottacin- insieme al collega assessore regionale all’urbanistica e con la nostra Direzione Pianificazione territoriale, abbiamo immediatamente approfondito la questione dei nuovi vincoli per la tutela paesaggistica, avanzati dalle strutture del Ministero dei Beni Culturali, che andrebbero a coinvolgere i comuni del Comelico e anche di Auronzo. La nostra posizione di risposta al Ministero sarà assolutamente allineata alla volontà del territorio».

IL FERMENTO E che la volontà quasi generale della popolazione del Comelico sia di rifiuto per l’imposizione di nuovi vincoli che aggraverebbero le già restrittive norme che regolano tanta parte dell’attività edilizia privata e anche pubblica, lo si sente nei confronti tra le opinioni sull’argomento che si abbina al collegamento sciistico tra Padola e Passo Monte Croce, così come nelle proteste sui social e anche negli interventi dei candidati alle prossime elezioni amministrative, tutti orientati a resistere a questo tipo di intervento dall’alto sul territorio. L’assessore regionale Gianpaolo Bottacin assicura che la Regione Veneto non sarà mera esecutrice delle indicazioni provenienti dal Ministero dei Beni Culturali: «Nei prossimi giorni ci confronteremo con le amministrazioni comunali coinvolte. La nostra risposta infatti non sarà semplice-

ANCHE MAINARDI, MEMBRO DELLA VIA: «STRANA TEMPESTIVITÀ CI SONO GLI ELEMENTI PER CONTRASTARE QUESTO AMBIENTALISMO»

mente il parere della Regione, ma quello della Regione che si unisce senza se e senza ma al territorio».

LA PERPLESSITÀ Anche un ex politico, già assessore in Regione, Bortolo Mainardi, per anni Commissario alla Grandi Opere del Nord Est, ora membro della Commissione Via del Ministero dell’Ambiente esprime la sua perplessità sulle indicazioni provenienti da Roma. «Il provvedimento annunciato -afferma- è ambiguo rispet-

to alle competenze e stravagante se non sospetto per la strana tempestività di un Ministero che impone vincoli su 6 Comuni con zone montane già abbondantemente assoggettate ad imposizioni di tutela ambientale. La Regione Veneto può opporsi al vincolo». Vincoli e progetto di collegamento sciistico saranno i primi argomenti sul tavolo della prossima amministrazione comunale che si insedierà il prossimo 27 maggio nel municipio di Comelico Superiore. Lucio Eicher Clere

Pieve di Cadore

Il Comitato Peraltrestrade Dolomiti interviene ancora nel dibattito sul prolungamento autostradale. «Sostenere l’idea di un’infrastruttura enormemente impattante come il prolungamento della A27 che, senza toccare Belluno, in un susseguirsi di viadotti, gallerie e rilevati sventra la valle del Piave, il Cadore Centrale, il Comelico e la Val Digon ancora intatta, per poi attraversare i verdi prati della Lesachtal, arrivare fino a Lienz e fermarsi là, spacciando questo per “interesse del territorio”, ha dell’incredibile. Far passare un’autostrada per il Cadore-Comelico, assicura il sociologo Diego Cason, sarebbe come togliere il tappo alla vasca da bagno. Se oggi la provincia di Belluno soffre di un preoccupante spopolamento, chi rimarrebbe in un territorio devastato dal cemento, dal traffico che produce inquinamento? L’autostrada del Brennero scoppia? È comprensibile che le popolazioni della Valle d’Isarco insorgano e pretendano che il problema venga affrontato di petto, ma la soluzione non sta nel creare, a poca distanza, un altro corridoio di traffico internazionale».

L’IMPATTO Un progetto che per Peraltrestrade Dolomiti ha dell’incredibile anche perché «lo si vuole spacciare come raffinata soluzione contro l’impatto ambientale rappresentato dagli elettrodotti (la corrente elettrica correrebbe sotto l’autostrada, dentro l’autostrada, molto meglio. Non si vedrebbero i tralicci e i cavi

potrebbero essere bene isolati nella colata di cemento). Poi, magari, potremmo farci passare qualche altra ‘necessità tecnologica’. Tutto in uno, tutto nella A27. Nessun impatto. Tutto verrebbe fatto ‘nel rispetto dell’ambiente’ e si toglierebbero le code domenicali dalla statale 51 d’Alemagna».

IL CONFRONTO Ed è l’occasione per chiarire bene i rapporti con altri Comitati. «Non crediamo, noi ‘ambientalisti’, che il gruppo che giustamente sta portando avanti la lotta contro l’impatto degli elettrodotti, e che promuove in tutti i modi, sempre a ridosso delle elezioni europee, questo ‘incredibile’ progetto dell’autostrada tecnologica, abbia ben presente di che cosa sta parlando in termini ambientali nel delicato territorio delle Dolomiti patrimonio dell’Umanità. Gradirebbe un confronto con noi ‘ambientalisti’: ci mandi un invito scritto e quando lo riceveremo potremo trovarci e parlarne, forse riusciremo a capire». Nell’attesa Peraltrestrade Dolomiti ribadisce con forza: «Non intendiamo lasciare in eredità ai nostri figli un mondo inospitale che si avvia a diventare invivibile, un Cadore devastato. Come si fa a non rendersi conto che la costruzione di questa autostrada interessa solamente i costruttori, e che le grandi infrastrutture viarie non portano vantaggi alle aree marginali attraversate, come sarebbe il Cadore?». Giuditta Bolzonello

GLI AMBIENTALISTI: «SAREBBE DEVASTANTE PER IL CADORE, SI SCATENEREBBERO TRAFFICO E INQUINAMENTO»

Il patto per i servizi sociali in Consiglio Il consiglio comunale di Pieve di Cadore è stato convocato alle 20.30 di martedì 30 aprile. Sono sei i punti all’ordine del giorno. Dopo la lettura ed approvazione dei verbali della seduta precedente si passerà all’approvazione dello schema di convenzione tra i 46 comuni dell’ambito territoriale Agordino, Bellunese e Cadorino per la gestione associata dei servizi sociali per il piano nazionale e regionale di contrasto alla

povertà. Si approverà anche la modifica al regolamento per l’accesso e la partecipazione al costo delle prestazioni sociali agevolate dei servizi socio sanitari e socio assistenziali dell’area della residenzialità disabili. Ci sarà poi l’alienazione di una porzione di area pubblica nella frazione di Tai, l’esame ed approvazione del rendiconto di gestione dell’esercizio 2018 e la terza variazione del bilancio 2019. (G.B.)

LA PROTESTA gli ambientalisti di Peraltrestrade Dolomiti snocciolano le ragioni del no del prolungamento dell’A 27

Cambio di rotta, De Zolt da sfidante ad alleato: «Con la maggioranza uscente» `Colpo di scena

in campagna elettorale: ecco il vicesindaco SAN PIETRO Da potenziale rivale a braccio destro, con l’eventuale carica di vicesindaco già in tasca, qualora le urne del 26 maggio fossero favorevoli alla sindaca uscente, Elisabetta Casanova Borca. Nel giro di poche ore, in un lampo, si è consumata la metamorfosi del gruppo di Luca De Zolt, che due settimane fa si era esposto, di fronte alla mancanza di altri candidati a sindaco, scendendo nell’agone amministrativo per lo scranno più alto di Villa Poli. Ieri la voce dell’avvicinamento delle

due liste ha trovato conferma nel diretto interessato, diventato il bersaglio anche di severe critiche e accusato «di andare dove tira il vento», per il cambiamento di rotta. Lui sottolinea: «È stato condiviso all’unanimità da tutto il gruppo». «Da parte della maggioranza uscente c’è stata disponibilità nei miei confronti – spiega Luca De Zolt, che di fronte alla generale difficoltà di trovare candidati, ha tentato positivamente l’accordo – anche per una mia candidatura a sindaco. Mi è stato illustrato il quadro che mi sarei trovato di fronte, da qui in avanti. Quindi giustamente, anche per la mia inesperienza nel settore, mi sarei sentito di prendere questa responsabilità fino ad un certo punto, comportando essa effettivamente dei rischi, con Zaia che ha demandato tutto L’ALLEANZA l’uscente Casanova Borca sostenuta da Luca De Zolt

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ai sindaci». Una richiesta troppo elevata per chi non ha mai varcato il portone del seicentesco palazzo, il cui governo da decenni è alquanto complesso e complicato. Un passo indietro quindi da parte di De Zolt, che però non era stato preso in considerazione nei confronti del gruppo di partenza che, invece, sfiderà Casanova Borca e che sarà guidato da Manuel Casanova Consier. «La mia valutazione finale – conti-

STAVA LAVORANDO PER UNA SUA LISTA POI IL DIETROFRONT: «IO, TROPPO INESPERTO PER GOVERNARE DA SOLO»

nua il candidato a vicesindaco – nasce dalla considerazione che, rispetto al primo gruppo, per questo sono più importanti coloro che sono all’interno e non chi è fuori o dietro. Ho rivalutato l’attuale amministrazione, dopo aver letto il rapporto di fine mandato e aver parlato con la gente: è un’immagine completamente diversa da quella che mi avevano descritto. La sua pecca è la comunicazione: non aver fatto sapere quanto realizzato». Cambio di rotta sì per Luca De Zolt, che non è riuscito a completare la “sua” lista perché cercava competenze e non portavoti, ma gli obiettivi restano gli stessi: rimboccarsi le maniche per la trasparenza, unire il tessuto sociale e rendere più partecipe la comunità. Yvonne Toscani


II

PrimoPiano

Mercoledì 24 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Grandi opere mostrazione di come si fanno le cose bene rispettando la storia –ha affermato il presidente della Regione Luca Zaia, ieri in sopralluogo al cantiere assieme all’assessore regionale Elisa De Berti, al presidente della Provincia Stefano Marcon, al vicesindaco di Susegana Alessandro Pettenò, al sindaco di Nervesa Fabio Vettori e ai vertici di Anas– C’è qualità nella progettazione e nella realizzazione. C’è stata una ricostruzione talmente precisa e ossequiosa della storia che si farà fatica a capire che alcune parti non sono originali».

SICUREZZA E PRATICITÀ

IL GOVERNATORE guida l’ultima verifica sullo stato di avanzamento dei lavori prima del grande giorno: il restauro del manufatto è costato quasi 10 milioni di euro

Elezioni, poi maxi festa il ponte riaprirà a giugno Fra un mese sarà pronto, ma gli impegni elettorali ` Zaia: «Progettazione e realizzazione di qualità» delle autorità fanno slittare il taglio del nastro L’Anas: «Investito sulla sicurezza e sull’estetica» `

con gli impegni politici delle autorità. Quindi l’apertura potrebbe avvenire i primi giorni di giugno.

IL SOPRALLUOGO SUSEGANA Il restaurato Ponte della Priula sarà pronto fra un mese, ma le elezioni faranno slittare l’inaugurazione al primo fine settimana di giugno. Questo perché l’idea del governatore Luca Zaia, condivisa dai sindaci di Susegana e Nervesa, fin dal giorno dell’avvio del cantiere era quella di restituire ai cittadini il ponte monumentale rimesso a nuovo con una festa proprio sul ponte con una grande tavolata, giostre e intrattenimenti. E riapertura al traffico, finita la festa. Ma organizzare il Ponte-party la domenica delle elezioni, ossia l’ultima di maggio, non sarebbe compatibile

LA QUALITÀ DEL PROGETTO Sono in corso gli ultimi interventi propedeutici al ripristino della viabilità, relativi in particolare alla posa delle barriere laterali, di una parte dei parapetti originali già restaurati e al-

la realizzazione della pavimentazione stradale. Una volta ripristinata la circolazione sul ponte, Anas avvierà le attività di smantellamento della passerella provvisoria e il completamento del restauro dell’intradosso del ponte, interventi che non avranno alcuna ripercussione sulla viabilità lungo la statale e che Anas prevede di completare in cento giorni. «È la di-

Il ponte storico della Priula è una infrastruttura dei primi del Novecento della lunghezza di 430 metri, composta da 20 arcate sostenute da 21 pile che suddividono l’opera in 20 campate. Ora ha una carrozzeria d’epoca con un motore potenziato. L’investimento complessivo per l’intero corpo degli interventi ammonta a un totale di circa 9,3 milioni di euro, di cui 1,3 milioni per la realizzazione della viabilità alternativa. «L’investimento e la professionalità che abbiamo messo in campo –ha spiegato Massimo Simonini amministratore delegato di Anas– darà presto i suoi frutti a tutto vantaggio dell’intera provincia di Treviso, sia in termini di sicurezza per la circolazione lungo la statale Pontebbana che di rivalutazione, anche estetica, di una infrastruttura di notevole rilevanza storica. Non solo, mi preme anche sottolineare che il progetto di adeguamento e consolidamento di un ponte così imponente, che attraversa un fiume dalle caratteristiche torrentizie come il Piave, ci ha messi alla prova durante la piena dello scorso ottobre. Ma in soli 8 giorni siamo riusciti a ripristinare la circolazione sulla passerella provvisoria riattivando allo stesso tempo i lavori interrotti sulla struttura storica». Il ponte Bailey, che ha consentito di non paralizzare la viabilità di collegamento tra destra e sinistra Piave in questo anno di lavori, sarà invece smantellato come previsto una volta riaperto il ponte storico. Elisa Giraud

L’IDEA: UN PARTY SULLA CARREGGIATA APERTO A TUTTI I CITTADINI. E ALLA SERA IL VIA LIBERA AI VEICOLI

C’è ancora il Piave nel futuro del bailey «Portatelo a Vidor, sarà indispensabile» LA TRATTATIVA SUSEGANA (eg) Chissà che il ponte Bailey, che ha salvato la viabilità di collegamento tra le due sponde del Piave a Ponte della Priula, non salvi la situazioni anche a Vidor dove da anni si attende il restauro del ponte e la costruzione di uno nuovo. L’auspicio che il ponte in acciaio provvisorio possa essere spostato qualche chilometro più a nord per consentire i lavori di restauro e consolidamento del ponte storico di Vidor, è del presidente della Provincia Stefano Marcon, presente ieri al sopralluogo sul cantiere di Ponte della Priula. «Stiamo lavorando anche per la situazione di Vidor- ha detto- La nuova linfa in arrivo per le province e la collaborazione con Anas ci fanno sperare che a breve si possa

arrivare a una soluzione». Era stato il governatore Luca Zaia, l’anno scorso, ad aprire una breccia in Anas per il ponte di Vidor.

PROGETTO SUL TAVOLO Vista la buona collaborazione che si è instaurata fra i due enti, Zaia aveva ipotizzato che potesse essere proprio Anas a occuparsi del restauro del manufatto di Vidor. Un intervento che le comunità di Vidor, Valdobbiadene

LA RICHIESTA DELLA PROVINCIA VALUTATA DA ANAS «DIPENDE TUTTO DAI RISULTATI DEI SENSORI»

e Pederobba attendono da molti anni. Le arcate della struttura presentano i segni di deterioramento dovuti al carico di traffico quotidiano che sopportano: circa 20mila veicoli al giorno su un manufatto del 1910 revisionato nel 1980. Per le opere di consolidamento e restauro sono necessari 12 milioni di euro. Cifra di cui la Provincia non dispone. La Regione però sostiene la necessità dell’intervento, ponendosi come interlocutore con Anas per vedere di dare corso all’opera. Il 10 ottobre scorso c’è stata l’ispezione sui piloni da parte dei tecnici di Anas che hanno rilevato la necessità di una campagna di monitoraggio del rischio statico del ponte attraverso l’installazione di sensori che però non sono ancora stati posizionati. «Nelle scorse settimane è iniziata la procedura per predi-

sporre il piano di monitoraggio tramite sensori -fa sapere Anasche rileveranno il rischio statico della struttura. Stiamo cerando di approntare la convenzione con Provincia e Regione».

VECCHIO O NUOVO Convenzione che servirà a capire chi paga cosa, visto che il sistema di monitoraggio ha un costo, così come l’analisi dei dati e poi la predisposizione degli interventi di ristrutturazione. I sindaci dei comuni rivieraschi non abbandonano comunque l’idea di costruire un nuovo ponte. C’è un progetto elaborato nel 2013 da Veneto Strade e Regione, che localizza la nuova infrastruttura circa un chilometro e mezzo a sud est dell’attuale ponte e che collegherebbe le due sponde del fiume dalla località Fornace. Ma ci vorrebbero 40 milioni.

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IL PONTE DI VIDOR e, sopra, il bailey di Ponte Priula che potrebbe essere trasferito a monte con nuove funzioni di by-pass


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Osservatorio

LA DOMANDA DELLA SETTIMANA Quanta fiducia prova nel presidente della Repubblica: Carlo Azeglio Ciampi (2000-2005), Giorgio Napolitano (20062014), Sergio Mattarella (2015-2019)?

Nordest

Mercoledì 24 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Pagina a cura di Adriano Favaro

COM’È CAMBIATA LA FIDUCIA NEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Quanta fiducia prova nelle seguenti personalità? Il Presidente della Repubblica (Valori percentuali di quanti esprimono molta o abbastanza fiducia Serie Storica Nord Est)

IL PRESIDENTE E LE GENERAZIONI

LE DIVISIONI DELLA POLITICA

Valori percentuali di quanti esprimono molta o abbastanza fiducia in base alla classe d’età Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Valori percentuali di quanti esprimono molta o abbastanza fiducia in base all’orientamento politico Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

18-24 anni

Carlo Azeglio Ciampi Giorgio Napolitano

69

25-34 anni

Sergio Mattarella

55

35-44 anni

77 78

73 65 64

82 79

58

61

71

66

62 49

51

58

63

45

45-54 anni

55

55-64 anni

Pd

94 95

80

TUTTI Nord est

69

Più Europa CD Forza Italia Fratelli d’Italia

67

65 e più anni

‘00 ‘05 ‘06 ‘07 ‘08 ‘09 ‘10 ‘11 ‘12 ‘13 ‘14 ‘15 ‘16 ‘17 ‘18 2019

Liberi e Uguali

L’intervista

63

60 64

Lega

46

M5S

47

Altri partiti Incerti, reticenti TUTTI Nord est

54 67 63

Fonte: Demos, Osservatorio sul Nord Est, Marzo 2019 (Base: 1000 casi)

IL SONDAGGIO el novembre scorso, Sergio Mattarella è stato a Redipuglia (centenario della fine del Grande Guerra) e a Verona (inaugurazione dell’anno accademico). A dicembre, si è recato a Trento, nella triste ricorrenza delle esequie del giornalista Antonio Megalizzi. A marzo, lo abbiamo visto a Longarone, per essere vicino al Bellunese colpito dalla tempesta Vaia e ricordare la tragedia del Vajont. Domani, sarà a Vittorio Veneto, a celebrare il 25 Aprile, Anniversario della Liberazione. La presenza assidua del Presidente della Repubblica - che come recita l’art. 87 della Costituzione “rappresenta l’unità nazionale” - non può essere casuale nel territorio di una Provincia Autonoma, una Regione a Statuto Speciale e un’altra che sta maggiormente rivendicando l’autonomia. Ma secondo i dati raccolti da Demos per l’Osservatorio sul Nord Est, oggi è il 63% dei rispondenti a riporre molta o abbastanza fiducia in Mattarella (+5 punti percentuali rispetto ad un anno fa).

N

IL CONFRONTO Nel corso del tempo, il consenso verso la figura del Capo dello Stato ha mostrato degli andamenti peculiari, che riflettono solo in parte le condizioni politiche esterne. Eletto con voti bipartisan, Ciampi gode, tra il 2000 e il 2005, di un gradimento molto ampio (77-78%). Nel 2006, Napolitano diventa Presidente con i soli voti del centrosinistra e par-

In ripresa il consenso per il Quirinale: dopo il crollo di 20 punti, gradimento al 63% Mattarella piace nel Pd, meno in Lega e M5s. Ciampi al 78%, Napolitano in altalena

Capo dello Stato, la fiducia torna a crescere a Nordest te in difficoltà: tra il 2006 e il 2007, la fiducia che raccoglie è pari al 64-65%. Le sue frequenti visite, però, mutano gli umori dell’opinione pubblica nordestina. Così, nel 2009 la fiducia balza al 73%, valore che sale all’82% nel 2010 e si mantiene stabile nel

2011 (79%). Tuttavia, durante il suo secondo mandato, Napolitano erode progressivamente il consenso costruito negli anni, chiudendo, nel 2014, con un gradimento del 49%. Il suo successore viene inizialmente accolto positivamente dai nordestini (71%),

ma la distanza tra Mattarella e quest’area si fa presto larga: nel 2016, il valore scende al 62%, e si riduce ulteriormente nel 2017 (51%). Nel 2018, qualcosa cambia e osserviamo un incremento del sostegno al Presidente (58%), confermato dall’ulteriore cresci-

Nota informativa L’Osservatorio sul Nordest è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 18-21 marzo 2019 e le interviste sono state realizzate con tecnica Cati, Cami, Cawi da Demetra. Il campione, di 1000 persone (rifiuti/sostituzioni: 6.704), è statisticamente rappresentativo della popolazione con 18 anni e più residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per provincia (distinguendo tra comuni capoluogo e non), sesso e fasce d’età (margine massimo di errore 3.10% con Cawi) ed è stato ponderato, oltre che per le variabili di campionamento,

in base al titolo di studio. I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. I dati sono arrotondati all’unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100. I dati fino a febbraio 2019 fanno riferimento ad una popolazione di 15 anni e più. Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l’analisi dei dati. Marco Fornea ha svolto la supervisione della rilevazione effettuata da Demetra. L’Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti. Documento completo su www.agcom.it

ta registrata quest’anno (63%). Maggiore presenza sul territorio e un Governo più vicino agli orientamenti dell’area sembrano restituirgli fiducia. Il gradimento verso il Capo dello Stato, però, sembra essere influenzato dagli orientamenti politici. Mattarella raccoglie un consenso quasi unanime tra chi guarda al Pd o a +Eu-Cd (94-95%), ma ampio è anche quello proveniente dagli elettori di LeU (69%) o da chi è incerto (67%). Non si discostano dal valore medio i sostenitori di Forza Italia (60%) e FdI (64%), mentre chi guarda ai partiti minori si ferma al 54%. Tuttavia, è tra i sostenitori di Lega (46%) e M5s (47%) che la fiducia verso il Presidente della Repubblica scende in maniera più consistente, collocandosi sotto la soglia della maggioranza assoluta. Natascia Porcellato © RIPRODUZIONE RISERVATA

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«Rispettoso degli equilibri di tutti i poteri» rofessore universitario, rettore a Ca’ Foscari, sindaco di Venezia, ministro dei Lavori Pubblici durante il Governo Prodi, presidente della commissione Trasporti al Parlamento Europeo, presidente dell’Autorità Portuale di Venezia. Questo l’intenso passato professionale e politico di Paolo Costa. Ieri da protagonista, oggi da osservatore della scena politica nazionale ed internazionale guarda al presidente Sergio Mattarella come ad «un uomo in grado di tenere in equilibrio l’espressione di tutti i poteri dello Stato in modo rispettoso».

P

Partito con un ampio consenso a Nordest, Mattarella sembra non aver fatto breccia nei due anni successivi. «All’inizio rappresentava una novità, quindi una fonte di speranza. Poi, invece, come accade per tutti, i giudizi tendono a raffreddarsi. Specialmente rispetto ad uno come lui che pur essendo un eccellente custode della Costituzione, parla poco e non è invadente». La fiducia torna a crescere. «La “risalita” è la conseguenza di una presa di coscienza collettiva di quanto il nostro presidente della Repubblica sia una persona di grande spessore, abile gestore della crisi di Governo. Sergio Mattarella rappresenta l’unica certezza nel panorama politico nazionale in una prospettiva futura di grandi incertezze». Tra i giovani la stima nei confronti del Presidente è piuttosto elevata. «Non mi stupisco. Perché Mattarella è un europeista convinto. E le nuove generazioni hanno evidentemente compreso come non ci sia spazio per i sovranismi. E che l’unico futuro possibile risieda proprio nella costruzione di un’Europa in grado di regge il confronto e il dialogo a livello internazionale». Annamaria Bacchin © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Lettere&Opinioni

«IL 25 APRILE NON È UNA FESTA DI COMPLEANNO, È UNA CERIMONIA ISTITUZIONALE DELLA REPUBBLICA E CHI NON VI PARTECIPA SI METTE FUORI DA SOLO». Roberto Dipiazza Sindaco di Trieste

La frase del giorno

Mercoledì 24 Aprile 2019 www.gazzettino.it

La Liberazione

Il 25 aprile una festa di tutti piegata agli interessi di parte. Come la canzone “Bella Ciao” Roberto Papetti

C direttore@gazzettino.it Via Torino, 110 - 30172 Mestre (VE) tel. 041665111

aro direttore, ecco il 25 Aprile, forse la data che indica il giorno più paradossale del calendario per quanto attiene alla storia d’Italia: l’Anniversario della Liberazione. Una giornata che dovrebbe rappresentare il momento più importante di unione per un popolo tornato alla libertà dopo anni di dittatura e una guerra disastrosa, porta invece ancora oggi, a più di settant’anni, il germe della discordia e della divisione. Il motivo a mio modo parere è che anziché vedere il 25 Aprile come un simbolo di libertà e democrazia, valori sui quali tutti possiamo concordare tranne piccole frange di irriducibili nostalgici che la storia ha emarginato, lo si vuole connotare politicamente. Ecco quindi che da sinistra lo si festeggia evidenziando il contributo degli uomini che diedero vita alla lotta partigiana, dimenticando che non tutti i partigiani erano di sinistra e che l’Italia venne liberata dagli Alleati e nascondendo anche i lati meno nobili

Ambiente

Modo d’esprimersi

lo stesso!) che a fronte della straordinaria scoperta e fotografia del buco nero riesce a twittare scrivendo, in toni anche irriverenti verso la scienza, che lo chiamerebbe in dialetto lombardo “el bus .......” ed ironizza verso la Magistratura perché se avesse usato quell’aggettivo correva il rischio di vedersi recapitare un altro avviso di garanzia; un cittadino che dà della mocciosa a Greta che aspira ad altro ed invita i poteri decisionali a darsi una mossa (grazie a Lei per aver pubblicato la nota del sig. Fuso, a dimostrazione che la democrazia lascia spazio all’espressione libera ed al rispetto del pensiero altrui, aspetto che il sig. Fuso forse ignora). E ancora altri esempi, ma non vorrei tediarLa. Mi resta l’amaro in bocca perché sento scarsa sensibilità rispetto a questo nuovo e selvaggio modo di esprimersi che connatura questo momento storico e nulla sembra scalfire la vita di ogni giorno; anzi, al contrario, tutto viene enfatizzato ancor più da un modo di comunicare che, come dice un nostro noto scrittore, non è social, ma a-social. Dobbiamo imparare ad indignarci! Luciano Vedorin Mogliano Veneto (Tv)

Impariamo ad indignarci

Imprenditori

Ne leggiamo e ne sentiamo di cotte e di crude, e tutto sembra transitare nel vivere quotidiano senza smuovere le coscienze. Un ministro di questa “sgangherata” repubblica che invade le competenze di altri ministri e riesce a far agitare i comandi supremi delle nostre Forze Armate, note per il loro consueto equilibrio, segno di garanzia per noi cittadini; un ministro (sempre

Francesco Canella, leader e fondatore della catena di supermercati Alì/Alìper, ha da poco ricevuto la Laurea ad honorem in “Italian food and wine”, per il suo grosso contributo innovativo apportato al settore agroalimentare. Egli aprì il

Accanimento sbagliato contro Greta Va bene dare spazio alle più diverse opinioni, anche se non condivisibili, ma a tutto c’è in limite. Mi riferisco alla lettera di tale Enzo Fuso pubblicata sabato scorso, nella quale, in tre righe, riesce a mettere in fila una inqualificabile, volgare, insulsa, stupida, offensiva serie di giudizi nei confronti di Greta Thunberg. Ora, si può essere anche in disaccordo con le iniziative di Greta, ma qualificarla “mocciosa”, invitarla “ad andare a scuola”, “a fare quello che fanno i suoi coetanei”, pensare che i cambiamenti climatici siano una “favola”, lo qualifica come persona rancorosa. Per inciso, oggi è la Giornata della Terra, cioè il giorno in cui, dal 1970 e per iniziativa delle Nazioni Unite, si celebra l’ambiente e la salvaguardia del pianeta Terra: oggi ne prendono parte 193 Paesi, milioni e milioni di persone. Milioni e milioni di persone che vivono sulla Luna? Mario Ferrarese Rovigo Contatti Le lettere inviate al Gazzettino per fax, posta o e-mail, devono sempre essere firmate con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Le lettere inviate in forma anonima verranno cestinate. Le foto, anche se non pubblicate, non verranno restituite. Si prega di contenere il testo in circa 1.500 battute, corrispondenti a 25 righe da 60 battute ciascuna.

della Resistenza che ebbe però sicuramente il grande merito di rappresentare un momento di riscatto per un popolo che fino al 25 luglio del 1943 era stato pressoché interamente fascista. Da destra invece si vede nel 25 Aprile la data che segnò la sconfitta del nazi-fascismo e quindi degli uomini e delle donne che per il fascismo e per la Repubblica Sociale combatterono e morirono. A quei caduti si vorrebbe fosse riconosciuta la buona fede e quindi la stessa dignità di coloro che si immolarono per la libertà, dimenticando però che la buona fede non può giustificare una scelta di campo sbagliata a fianco di chi volle la guerra, le leggi razziali e i campi di sterminio. In conclusione il 25 Aprile dovrebbe essere la festa di tutti, la festa del domani, da cui ripartire per costruire una Italia migliore partendo dalla nostra Carta Costituzione e ricordando le parole di Pietro Calamandrei: “Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione,

Canella Alì/Aliper self made man veneto

DIRETTORE RESPONSABILE:

PRESIDENTE:

Roberto Papetti

Azzurra Caltagirone

DAL 1887

VICEDIRETTORE:

Pietro Rocchi Registrazione Tribunale Venezia, n. 18 dell’1/07/1948

UFFICIO CENTRALE:

Vittorino Franchin (responsabile)

CONSIGLIERI:

Alessandro Caltagirone, Fabio Corsico, Mario Delfini, Gianni Mion Alvise Zanardi

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andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.” Calamandrei disse “dovunque è morto un italiano” quindi penso che si possa tranquillamente continuare a intonare “O bella ciao” senza dimenticare che il primo grande atto di Resistenza fu quello della Divisione Acqui che a Cefalonia fu massacrata perché, in nome del giuramento fatto al Re e alla loro

IL CELEBRE BRANO DEVE LA SUA FORTUNA PROPRIO AL FATTO CHE “UNIVA”, PERCHÈ ERA UNA CANZONE “SOLO” CONTRO L’ INVASORE

primo negozio Alì a Padova nel 1971, vestendo i panni del “casoìn”; negli anni, è riuscito a dare vita ad un vero e proprio impero della grande distribuzione, che oggi arriva a contare quasi quattromila dipendenti e più di cento punti vendita sparsi sul territorio veneto/emiliano. Mi sembra doveroso spezzare una lancia a favore di un piccolo grande eroe come il “neo dottore” Francesco Canella, un autentico esempio di self-made man alla veneta, che anche in questi anni di crisi non ha mai delocalizzato all’estero, e permette a molte persone (con relative famiglie) di credere ancora nel futuro. Mattia Bianco. Galzignano Terme (Pd)

Reddito di cittadinanza

Confido nell’elettorato più intelligente Come avevo previsto all’epoca, il famigerato reddito di cittadinanza si sta dimostrando alquanto deleterio e sta evidenziando la parte peggiore e la stupidità degli italiani. Il social media manager di Inps, povera anima, è sommerso dalle domande e richieste più ignobili coi “furbetti” che palesano il proprio lavoro in nero e altre irregolarità, al punto che lo stesso ha pubblicamente risposto che sarebbe stato costretto a segnalare il messaggio agli ispettori. Qualcuno, non senza malizia, è arrivato addirittura al punto di congetturare che in realtà tale presunto sistema di welfare sia stato attuato proprio al fine di far sì che i “furbetti” del Fisco si autodenunciassero. In ogni caso, spero che questo governo di inetti vada a casa al più presto augurandoci che alla prossima occasione

dignità di soldati, rifiutò di consegnare le armi ai tedeschi. Maurizio Conti Portogruaro (VE) Caro lettore, sono d’accordo con lei. Purtroppo quella che dovrebbe essere una festa di tutti viene ogni anno piegata alle esigenze tattiche del momento e diventa l’occasione non per affermare e festeggiare ciò che ci unisce, ma per sottolineare ciò che divide. Anche a “Bella Ciao” del resto è toccata la stessa sorte. Questa canzone deve la sua fortuna e popolarità anche al fatto che, a differenza di altri brani più noti della Resistenza, era poco o nulla connotata politicamente. Il suo testo non contiene riferimenti di parte, alla lotta di classe o a bandiere di qualche colore. E’ solo contro l’”invasore”, di cui l’Italia si doveva liberare. Un elemento unificante e trasversale. Ma anch’essa, come bene sappiamo, è stata trasformata in una canzone di parte.

l’elettorato attivo si dimostri po’ più intelligente. Matteo Favaro Scorzè (Ve)

Celebrazioni

Rivalutiamo il 25 aprile Le similitudini storiche tra il periodo del fascismo e il nostro attuale ci sono e non sono trascurabili, ma ci sono pure differenze sostanziali che ci danno motivazioni di speranza. L’Europa allora era teatro di guerra me tre oggi è una democrazia consolidata. Una UE evidentemente fragile, spesso governata da cinici calcoli economici e non da solidi ideali ma pur sempre un’unione: ne vediamo gli enormi difetti senza valutare e apprezzare gli altrettanti pregi. Ignoranza, violenza, razzismo, sopraffazione sono le facce del male di allora che in questo momento stanno riaffiorando a macchia d’olio in tutta Europa come in Italia. Oscuri presagi a cui la maggioranza dell’opinione pubblica saprà opporsi consapevolmente con le armi della democrazia e della libertà quotidiana, un fronte civile che sarà di grande ostacolo per i cosiddetti “sovranismi” considerati non a torto i nuovi fascismi contemporanei. Il 25 aprile non è il giorno del derby tra fascisti e comunisti, come invece sostenuto con disprezzo da un ministro palesemente sprovvisto di un minimo di cultura storica, bensì è una ricorrenza popolare da ricordare e rivalutare. Certi atteggiamenti ignobili e offensivi ai valori della Resistenza devono farci riflettere: cerchiamo di fare tesoro della storia che insegna molto. Silvano Lorenzon

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La tiratura del 23/4/2019 è stata di 57.713


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Primo Piano

Mercoledì 24 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Il 25 Aprile LA VISITA VITTORIO VENETO (TREVISO) La consueta deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria a Roma è un gesto doveroso e, dunque, immancabile anche quest’anno nell’agenda del Quirinale. Ma il vero 25 Aprile per Sergio Mattarella sarà nella città della Vittoria: a sei settimane dal tributo alle vittime del Vajont, infatti, domani il presidente della Repubblica tornerà in Veneto. «Vuole rimediare al dispetto del mancato omaggio al centenario della Grande Guerra», attacca Gianantonio Da Re, che della località trevigiana è stato sindaco e adesso è in corsa per le Europee, con la Lega di cui è segretario nathional. «Ma quale sgarbo, siamo onorati di essere stati scelti proprio per l’anniversario della Liberazione», ribatte Roberto Tonon, primo cittadino uscente e non ricandidato del Partito Democratico. Fra un mese si vota pure per le Comunali e inevitabilmente l’ombra delle urne si allunga sulla visita presidenziale, che comunque per il capo dello Stato sarà un viaggio nella memoria anche familiare, visto che suo papà (e ministro) Bernardo arrivò qui ben tre volte.

Mattarella in Veneto ma è scontro politico Domani il capo dello Stato a Vittorio, `Da Re (Lega): «Rimedia al dispetto» dov’era mancato lo scorso 4 novembre Il sindaco dem: «Onorati della scelta» `

pre in coincidenza con la Giornata dell’unità nazionale, come documentato dalle pagine del giornale inviate dallo storico locale Ido Da Ros allo stesso presidente Mattarella, che l’ha ringraziato con una lettera scritta di proprio pugno e divulgata proprio in prossimità di questo evento: «Gentile signore, la ringrazio molto per la sua lettera del mese scorso e del cortesissimo invio delle copie de Il Gazzettino sulle presenze di mio padre a Vittorio Veneto per il 4 novembre negli anni Cinquanta e Sessanta: per me rappresentano un bel ricordo.

IL RICORDO Accadde nel 1954, nel 1957 e nel 1962, da titolare ora dei Trasporti e ora delle Poste, ma sem-

La lite gialloverde

IL PRESIDENTE RICEVERÀ IN DONO LE FOTOGRAFIE DEL PADRE BERNARDO, CHE DA MINISTRO FU OSPITE DELLA CITTÀ PER BEN TRE VOLTE

Anche il 25 aprile diventa occasione di lite tra i gialloverdi. Il vicepremier Luigi Di Maio (nella foto) attacca, senza fare nomi, il pari grado leghista Matteo Salvini: «Leggo che qualcuno oggi arriva persino a negare il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Lo trovo grave. È curioso che coloro che oggi negano il 25 aprile siano gli stessi che però hanno aderito al congresso di Verona, passeggiando mano per la mano con gli

Come avrà saputo, quest’anno ho ricordato quel Centenario a Trieste, insieme alla Festa delle Forze Armate. Verrò comunque in altra occasione nella sua bella città».

LA POLEMICA L’occasione è dunque arrivata, ma con annessa polemica, scatenata dal leghista Da Re che pure ha sempre onorato la ricorrenza del 25 Aprile, inteso come anniversario della Liberazione (e non come giorno di San Marco, tema invece rivendicato dalla “Asenblèa Veneta” con un volantino). «Mio padre era partigiano – sotto-

LIGA VENETA Il segretario Toni Da Re

Di Maio contro Salvini: grave negare questa festa antiabortisti». Il ministro dell’Interno infatti sarà a Corleone in Sicilia, «perché la Liberazione che ora serve al Paese è quella dalla mafia». Il M5s parteciperà in massa con Di Maio alle celebrazioni della Comunità ebraica di Roma. E governatori leghisti bilanciano l’assenza del loro leader: oltre a Luca Zaia, a Vittorio Veneto con Mattarella, Attilio Fontana celebrerà a Varese, mentre Massimiliano Fedriga sarà alla Risiera di San Sabba a Trieste.

E

EPOPEA MINORITARIA E comunque, l’epopea partigiana fu tutt’altro che maggioritaria. Anzi, non fu affatto un fenomeno di massa, come ormai è chiaro a tutti gli studiosi, la Resistenza italiana. Mentre nel suo piccolo - i paradossi della storia! - sembra quasi un’organizzazione di massa l’attuale Anpi con i suoi 130mila tesserati. E così questa - che come in tutti i 25 aprile sta giocando da protagonista in queste ore e tiene alta la guardia contro il «ritorno del fascismo» nelle celebrazioni e nei picchetti - è un’associazione di partigiani senza partigiani ma partigiana. Ossia che fa politica. Non rappresenta più, per

L’ASSOCIAZIONE CONTA 130MILA TESSERATI TRA GIOVANISSIMI, “REDUCI” DEL ‘68 E POCHI COMBATTENTI DI 75 ANNI FA

IL PROGRAMMA L’aereo presidenziale dovrebbe atterrare a Istrana, dopodiché Mattarella salirà in elicottero e in auto. Il programma prevede alle 11 l’alzabandiera in piazza del Popolo e alle 11.30 la cerimonia al Teatro Da Ponte, dove il capo dello Stato parlerà dopo i saluti del sindaco Tonon e del governatore Luca Zaia, nonché gli interventi della storica Giulia Albanese e della staffetta partigiana Francesca Meneghin. In forse la visita al Museo della Battaglia, certo invece il dono della città: le foto di papà Bernardo a Vittorio Veneto. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

traccia del ritorno del Duce. Chissà se l’ha vergata una ragazzino dell’Anpi quella scritta comparsa di recente su un muro del Prenestino: «Monogamy is the new fascism».

segue dalla prima pagina

la cifra delle vecchie glorie, fatalmente, col passare del tempo s’assottiglia sempre di più. In un andamento opposto a quello che accadde dopo la Liberazione, quando si trattò di riscuotere la pensione da partigiano. I 250mila del post 25 aprile del ‘45 sarebbero lievitati a 650mila, sempre stime dell’Archivio centrale di Stato, nel momento di avanzare la richiesta di riconoscimento (in gran parte non documentate) come combattente della Resistenza anti-fascista nelle brigate Garibaldi, nel Corpo dei volontari della libertà e affini. Se si veniva annoverati nelle liste dei miliziani, si conquistava una paghetta non indifferente: tra le mille e le cinquemila lire.

linea il segretario nazionale della Liga Veneta – e da sindaco di tutti ho sempre indossato la fascia tricolore. Ma non posso dimenticare che la città ha vissuto come uno schiaffo la mancata visita di Mattarella alla chiusura delle celebrazioni per i cent’anni della prima guerra mondiale. Ora il presidente corregge il tiro e per questo io ci sarò, ma spero abbia capito che Vittorio Veneto era ben più importante di Trieste per commemorare il 4 novembre». Una lettura che indigna il dem Tonon, oggi alle prese con gli ultimi sopralluoghi insieme al cerimoniale del Quirinale. «Il presidente Mattarella non deve farsi perdonare proprio un bel nulla – sbotta il sindaco – e siamo casomai noi che dobbiamo ringraziarlo per questa prima volta di un capo dello Stato a Vittorio Veneto per il 25 Aprile. Certo, la nostra è la città della Grande Guerra, ma non dimentichiamo che è anche Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. Per le iniziative del centenario abbiamo scelto il motto “Quando scoppia la pace”, ma la vera pace è arrivata non nel 1918 bensì nel 1945».

A CHE SERVE?

CELEBRAZIONI Il capo dello Stato Sergio Mattarella sull’Altare della Patria a Roma e una sfilata dei partigiani

Lo strano caso della nuova Anpi: “partigianeria” senza più partigiani mancanza di materia prima, l’esercito (esiguo) dei combattenti di 75 anni fa e potrebbe o dovrebbe chiamarsi altrimenti: come uno dei tanti partitini a sinistra del Pd. Gli aderenti sono per lo più nella fascia tra i 35 e i 65 anni, e gli altri sono ragazzi di vent’anni. Che s’iscrivono all’Anpi, perché «ora e sempre Resistenza!» e perché - secondo la teoria di Umberto Eco, giudicata assurda anche da molti suoi amici esiste il «fascismo eterno», l’ur-fascismo, e dunque questa costante antropologico-politica deve avere eternamente qualcuno che la contrasta. Chi finanzia l’Anpi? Le entrate delle donazioni del 5 per mille, e secondo i dati relativi al 2013 tramite questo canale sono arrivati nelle casse dell’associazione oltre 218mila euro (non tantissimi ma neanche pochi) e la cifra continua più o meno una ad aggirarsi su questo standard. A questi soldi vanno aggiunti quelli che tutte le

associazioni combattentistiche e partigiane ricevono dal ministero della Difesa. La somma per l’Anpi è la più alta ed è cresciuta nel corso del tempo: fino a quota 108mila all’anno. E poi c’è il tesseramento: 15 euro a testa. E si distribuiscono tessere ad honorem: hai un lontano cugino di cui in famiglia si narra che abbia sacramentato contro un nazifascista? Meriti una tessera onoraria. Hai un amico che si è distinto in qualche impresa lassù in montagna? Lui non c’è più, perché magari caduto combattendo, e la tessera spetta a te.

L’EVOLUZIONE DI OGGI: PARTITO-SENTINELLA CONTRO OGNI DEVIAZIONE DALL’ANTIFASCISMO MILITANTE

UN PARTITO Come partito politico, l’Anpi s’è schierata contro il referendum costituzionale voluto, e perduto, da Renzi. Fa da sentinella a ogni sbandamento del Pd dalla retta via dell’anti-fascismo militante sempre e comunque. Gioca di sponda con la Cgil e con i movimenti ieri in lotta contro Berlusconi e ora in guerra contro Salvini (molti tesserati nuovi all’indomani delle elezioni del 4 marzo e a Milano quasi 500 iscritti in più da allora). Si autodefinisce «una casa comune che difende diritti e Costituzione» e soltanto a Roma e provincia nel 2018 sono sorte 10 nuove sezioni Anpi. Che non è più il dopolavoro dei vecchietti di un tempo, dove ci si raccontava storie o leggende delle proprie peripezie con il mitra in mano («Quella che volta che mi si parla davanti un nazista dagli occhi di ghiaccio, e io... bum, bum bum ... l’ho steso con il mio mitra»), ma luogo da cui si vede in ogni cosa la

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LA VITTORIA I partigiani nel 1945

LA CAMPAGNA CONTRO RENZI E IL SUO REFERENDUM IL GIOCO DI SPONDA CON LA CGIL E I MOVIMENTI

Dunque serve a combattere il fascismo, l’Anpi? No, perché il fascismo non c’è più. Serve a riunire gli antichi partigiani? No, perché non ci sono più. Serve a tenere vivo il ricordo? No, perché all’uopo ci sono gli storici. Più che altro serve come motore, un po’ da giovani e un po’ da canuti ex sessantottini, della dilatazione lessicale del termine fascismo. Che è una tendenza davvero senza età ed è quella che faceva scrivere a George Orwell non certo un reazionario destrorso - sul settimanale Tribune nel 1946: «La parola fascismo ha perso ogni significato e designa semplicemente qualcosa di indesiderabile». E così, è fascista il padre che punisce, il professore che boccia, lo studente che bulleggia, il vigile che multa, l’arbitro che non è imparziale. Gente di questo genere - se ne faccia una ragione! non avrà mai la tessera dell’Anpi. Cioè di questa associazione presieduta da Carla Federica Nespolo, ex parlamentare del Pci, la quale nacque (ma non c’entra con la canzone di Lucio Dalla) il 4 marzo del ‘43. Nel mitico 25 aprile del ‘45 aveva poco più di due anni, ma magari già faceva la Resistenza. Mario Ajello © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

FONDI PER LE SAGRE “ECOLOGICHE” La Regione stanzia 50mila euro per dare contributi alle sagre che utilizzeranno stoviglie biodegradabili o riutilizzabili Mercoledì 24 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Veneto, M5s senza candidati sindaci Su 321 Comuni chiamati al voto il prossimo 26 maggio i pentastellati risultano presenti in appena 17 municipi `

Il record negativo di Belluno: neanche una lista nei 32 paesi E rischia di chiudere anche il Meetup ufficiale regionale `

Democratico; Lega; Popolari per l’Italia; Partito Animalista Italiano, +Europa Italia in Comune; Sinistra; Federazione dei Verdi; Forza Italia; Forza Nuova; Destre Unite CasaPound; Movimento 5 Stelle; Partito Pirata (ma alcuni candidati sono stati esclusi); Fratelli d’Italia; Movimento Politico Pensiero Azione. Venerdì l’estrazione dell’ordine delle liste che dovrà comparire nelle schede.

dove l’espulso Marco Fabbri è stato riconfermato al primo turno con oltre il 50 per cento dei consensi, mentre Mira è tornata al centrosinistra escludendo il M5s perfino dal ballottaggio. Come andrà tra un mese, si vedrà. Al momento le liste certificate dal M5s sono solo 17. Il record in provincia di Vicenza con 6 liste, seguita da Padova con 4, Venezia con 3, Verona con 2, Treviso 1, Rovigo 1. Nel Polesine si vota nel capoluogo e il candidato sindaco è Mattia Maniezzo. Su 21 Comuni veneti sopra i 15mila abitanti, dove si andrà al ballottaggio se nessun candidato sindaco prenderà la maggioranza assoluta, il M5s è presente solo in 9. Queste le liste per ora certificate in provincia di Vicenza: Arcugnano con candidato sindaco Antonio Del Lago; Bassano del Grappa con Bruno Trevisan; Monticello Conte Otto con Gian Luca De Mattini; Mussolente con Aurelio Marini; Piovene Rocchette con Daniele Sartore; Schio con Marco Vantin. Nel Trevigiano l’unico Comune al voto con un candidato sindaco pentastellato è Mogliano Veneto che presenta Roberta Longhin. Nel Padovano il M5s corre a Cadoneghe con Nicola Longo, a Limena con Michele Zaramella, a Monselice con Andrea Bernardini, infine a Saccolongo con Giosè Enzo D’Introno. Tre i Comuni veneziani dove il Movimento è presente con una propria lista: Camponogara con Denis Sbrogiò; Ceggia con Piera Semenzato; Spinea con Agim Lorenzo Danaj. Nel Veronese, a Pescantina il candidato sindaco è Emanuele Boscaini. Nell’elenco del M5s delle liste certificate c’è anche San Bonifacio ma senza l’indicazione del candidato sindaco. Da registrare, intanto, che il Meetup ufficiale del M5s del Veneto rischia la chiusura: l’organizzatore ha lasciato il suo ruolo senza nominare un sostituto. Se non se ne troverà un altro, il 3 maggio quello che era il luogo virtuale di dibattito a livello regionale cesserà di esistere. Alda Vanzan

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LE ELEZIONI VENEZIA Premessa: c’è ancora tempo. Il termine per presentare le liste per le Comunali del prossimo 26 maggio, quando ci sarà l’election day con le Europee, scade a mezzogiorno di sabato prossimo. Da qui a sabato, dunque, potrebbero esserci altre liste e altri candidati sindaci. Resta il fatto che il riepilogo al momento è desolante: su 321 Comuni al voto in tutto il Veneto, il Movimento 5 Stelle risulta presente in appena 17 municipi. E neanche in tutte le province. A Belluno, il vuoto pneumatico: 32 Comuni al voto, zero pentastellati in lizza.

FLOP NAZIONALE Non è un caso unico. Il M5s fatica a presentare liste per le Amministrative in tutta Italia. La carica di sindaco, per non dire di quella di consigliere comunale, magari di opposizione, attrae poco. Nulla rispetto alla corsa che c’è stata un anno fa per essere candidati al Parlamento o quella più recente per Bruxelles. Tra il municipio del paese e le sontuose aule di Montecitorio e Palazzo Madama, per non dire di quelle europee, c’è un abisso. Anche dal punto di vista economico. In tutta Italia, su 3.856 Comuni al voto, a ieri le liste certificate del M5s erano 285. In Veneto non va meglio. Semmai, è singolare che vengano organizzati corsi di formazione in vista delle prossime amministrative, come quello tenutosi a Padova una decina di giorni fa con il parlamentare bellunese Federico D’Incà e l’assessore al Comune di Roma Antonio De Santis, se poi non ci

IL TERMINE SCADE A MEZZOGIORNO DI SABATO. CINQUE ANNI FA LISTE IN 72 CENTRI CON 57 ELETTI

VERSO LE ELEZIONI Il prossimo 26 maggio si vota anche per il rinnovo dei sindaci in 321 Comuni del Veneto

sono manco le liste. Formazione per crescere, era lo slogan. Evidentemente chi si forma poi non corre. O aspetta le Politiche.

L’ELENCO Nel 2014 in tutto il Veneto sono stati 72 i Comuni con il M5s in corsa e vennero eletti 57 consiglieri pentastellati. Due anni prima, nel 2012, c’era stata la conquista di importanti municipi: Parma con Federico Pizzarotti, Comacchio nel ferrarese, Mira in provincia di Venezia, Sarego nel vicentino. Nel 2017 Sarego è stato l’unico Comune riconfermato a Cinque stelle, visto che Pizzarotti è stato sì rieletto ma dal Movimento se ne era fuoriuscito, esattamente come a Comacchio

Tra le 17 formazioni ammesse

Europee, venerdì il sorteggio VENEZIA Sono tre le liste non ammesse dalla Corte d’appello di Venezia alle elezioni europee del 26 maggio nella circoscrizione Nordest. Le liste escluse per carenza di requisiti o irregolarità sono: Movimento Gilet Arancioni, Ora Rispetto Per Tutti Gli Animali, Parlamentare Indipendente. Ammesse le restanti 17 liste: Popolo della Famiglia Alternativa Popolare; Sudtiroler Volkspartei; Partito Comunista; Partito

Sanità

E il leghista Boron rompe il “ponte” al Ferro Fini

Fosse stato per lo stakanovista del consiglio regionale del Veneto, quello che ha fatto aprire Palazzo Ferro Fini per l’unica giornata di lavoro dell’intera settimana, i colleghi consiglieri della Quinta commissione Sanità sarebbero dovuti tornare in laguna anche oggi: «Siamo pagati per lavorare, non per fare ponti», ha detto il leghista Fabrizio Boron (foto). Alla fine ha vinto il ponte, ma solo quello di San Marco/Liberazione: martedì prossimo, vigilia della festa dei lavoratori, i consiglieri della Quinta saranno richiamati a Venezia per discutere e votare le nuove Schede ospedaliere così come modificate dalla giunta. Variazioni presentate ieri in Quinta da un’afona assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, reduce dalla riunione di giunta al Balbi, così che a illustrarle è stato il direttore generale Domenico Mantoan. Resta il fatto che dell’intera settimana, peraltro senza consiglio, l’unica seduta di commissione è stata quella di Boron. Vedremo la prossima chi altri romperà il ponte del 1. maggio o continuerà a imitare Montecitorio. (al.va.) `VENEZIA

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«Privilegi rubati», l’ex senatore denuncia la deputata grillina IL CASO VENEZIA Bruno Pìzzol non è solo uno dei tanti ex parlamentari che si sono visti decurtare il vitalizio. Quella di questo ex senatore trevigiano, in carica dal 1987 al 1992, già sindaco comunista di Vittorio Veneto dal 1975 al 1982 e poi consigliere indipendente del Psi, è una storia particolare, non fosse altro perché la vita e la passione l’avevano portato ad impegnarsi in politica e poi a decidere di svolgere un ruolo, quello di giudice di pace, che non prevedeva contributi pensionistici. Col senno di poi magari avrebbe rinunciato a quella toga onoraria indossata per vent’anni, certo è che all’epoca era sostanzialmente tranquillo sapendo di poter contare, per

la vecchiaia, su una pensioncina per le supplenze da insegnante e su un vitalizio di 2mila euro netti garantitigli dalla legge. Invece, come ai suoi ex colleghi, è arrivata la mannaia e il vitalizio si è ridotto a un netto di 1000 euro. Poco più del reddito di cittadinanza. Con l’aggiunta di sentirsi dare del ladro da una giovane eurodeputata pentastellata. È così che l’ex senatore Pìzzol ieri si è recato in Procura a Treviso e ha denunciato Tiziana Beghin.

LA TRASMISSIONE È il 12 aprile quando la trasmissione “Mattino Cinque” affronta il tema dei vitalizi percepitui dagli ex parlamentari ed ex consiglieri regionali. Tra gli ospiti della trasmissione condotta da Francesco Vecchi c’è Tiziana Beghin,

CARTE BOLLATE Giorgio Pizzol A destra Tiziana Beghin

TAGLIO DEI VITALIZI, IL TREVIGIANO PIZZOL CONTRO TIZIANA BEGHIN: «IO PRIVO DI PENSIONE PER AVER FATTO IL GIUDICE DI PACE»

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deputata del M5s al Parlamento Europeo. Che dice: «I vitalizi più che diritti acquisiti sono privilegi rubati». Di più: «I vitalizi sono privilegi rubati ai cittadini da una casta che vuole autoalimentarsi». Aggiungendo: «È vergognoso. E qualcuno si permette anche di fare ricorso». Parole che Pìzzol respinge: «Non posso accettare di essere descritto come appartenente ad una casta che ha derubato i cittadini italiani. Sono stato eletto in libere elezioni e ho percepito i compensi previsti dalla Costituzione, dalle leggi e dai regolamenti parlamentari vigenti all’epoca». Compensi, peraltro, mai dichiarati illegittimi o illeciti. A Pìzzol non va per niente di essere «additato al pubblico disprezzo» per aver fatto ricorso contro il taglio dei vitalizi.

E così denuncia tutti - la Beghin, il direttore di Mattino Cinque, i responsabili della messa in onda della trasmissione - riservandosi di costituirsi parte civile.

CARTE BOLLATE «La Prima Repubblica ha avuto tanti farabutti, ma anche persone oneste che con la politica non solo non si sono arricchite, ma si sono impoverite», dice Pizzol. Che parla di se stesso: avesse continuato a fare l’insegnante e poi a dedicarsi all’attività di avvocato, anziché fare prima politica e poi il giudice di pace («E quella fu la mia disgrazia»), oggi avrebbe una pensione senza preoccuparsi del taglio del vitalizio. Ma sentirsi dare del ladro, questo no. Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Mercoledì 24 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Il 25 Aprile LA VISITA VITTORIO VENETO (TREVISO) La consueta deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria a Roma è un gesto doveroso e, dunque, immancabile anche quest’anno nell’agenda del Quirinale. Ma il vero 25 Aprile per Sergio Mattarella sarà nella città della Vittoria: a sei settimane dal tributo alle vittime del Vajont, infatti, domani il presidente della Repubblica tornerà in Veneto. «Vuole rimediare al dispetto del mancato omaggio al centenario della Grande Guerra», attacca Gianantonio Da Re, che della località trevigiana è stato sindaco e adesso è in corsa per le Europee, con la Lega di cui è segretario nathional. «Ma quale sgarbo, siamo onorati di essere stati scelti proprio per l’anniversario della Liberazione», ribatte Roberto Tonon, primo cittadino uscente e non ricandidato del Partito Democratico. Fra un mese si vota pure per le Comunali e inevitabilmente l’ombra delle urne si allunga sulla visita presidenziale, che comunque per il capo dello Stato sarà un viaggio nella memoria anche familiare, visto che suo papà (e ministro) Bernardo arrivò qui ben tre volte.

Mattarella in Veneto ma è scontro politico Domani il capo dello Stato a Vittorio, `Da Re (Lega): «Rimedia al dispetto» dov’era mancato lo scorso 4 novembre Il sindaco dem: «Onorati della scelta» `

pre in coincidenza con la Giornata dell’unità nazionale, come documentato dalle pagine del giornale inviate dallo storico locale Ido Da Ros allo stesso presidente Mattarella, che l’ha ringraziato con una lettera scritta di proprio pugno e divulgata proprio in prossimità di questo evento: «Gentile signore, la ringrazio molto per la sua lettera del mese scorso e del cortesissimo invio delle copie de Il Gazzettino sulle presenze di mio padre a Vittorio Veneto per il 4 novembre negli anni Cinquanta e Sessanta: per me rappresentano un bel ricordo.

IL RICORDO Accadde nel 1954, nel 1957 e nel 1962, da titolare ora dei Trasporti e ora delle Poste, ma sem-

La lite gialloverde

IL PRESIDENTE RICEVERÀ IN DONO LE FOTOGRAFIE DEL PADRE BERNARDO, CHE DA MINISTRO FU OSPITE DELLA CITTÀ PER BEN TRE VOLTE

Anche il 25 aprile diventa occasione di lite tra i gialloverdi. Il vicepremier Luigi Di Maio (nella foto) attacca, senza fare nomi, il pari grado leghista Matteo Salvini: «Leggo che qualcuno oggi arriva persino a negare il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Lo trovo grave. È curioso che coloro che oggi negano il 25 aprile siano gli stessi che però hanno aderito al congresso di Verona, passeggiando mano per la mano con gli

Come avrà saputo, quest’anno ho ricordato quel Centenario a Trieste, insieme alla Festa delle Forze Armate. Verrò comunque in altra occasione nella sua bella città».

LA POLEMICA L’occasione è dunque arrivata, ma con annessa polemica, scatenata dal leghista Da Re che pure ha sempre onorato la ricorrenza del 25 Aprile, inteso come anniversario della Liberazione (e non come giorno di San Marco, tema invece rivendicato dalla “Asenblèa Veneta” con un volantino). «Mio padre era partigiano – sotto-

LIGA VENETA Il segretario Toni Da Re

Di Maio contro Salvini: grave negare questa festa antiabortisti». Il ministro dell’Interno infatti sarà a Corleone in Sicilia, «perché la Liberazione che ora serve al Paese è quella dalla mafia». Il M5s parteciperà in massa con Di Maio alle celebrazioni della Comunità ebraica di Roma. E governatori leghisti bilanciano l’assenza del loro leader: oltre a Luca Zaia, a Vittorio Veneto con Mattarella, Attilio Fontana celebrerà a Varese, mentre Massimiliano Fedriga sarà alla Risiera di San Sabba a Trieste.

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EPOPEA MINORITARIA E comunque, l’epopea partigiana fu tutt’altro che maggioritaria. Anzi, non fu affatto un fenomeno di massa, come ormai è chiaro a tutti gli studiosi, la Resistenza italiana. Mentre nel suo piccolo - i paradossi della storia! - sembra quasi un’organizzazione di massa l’attuale Anpi con i suoi 130mila tesserati. E così questa - che come in tutti i 25 aprile sta giocando da protagonista in queste ore e tiene alta la guardia contro il «ritorno del fascismo» nelle celebrazioni e nei picchetti - è un’associazione di partigiani senza partigiani ma partigiana. Ossia che fa politica. Non rappresenta più, per

L’ASSOCIAZIONE CONTA 130MILA TESSERATI TRA GIOVANISSIMI, “REDUCI” DEL ‘68 E POCHI COMBATTENTI DI 75 ANNI FA

IL PROGRAMMA L’aereo presidenziale dovrebbe atterrare a Istrana, dopodiché Mattarella salirà in elicottero e in auto. Il programma prevede alle 11 l’alzabandiera in piazza del Popolo e alle 11.30 la cerimonia al Teatro Da Ponte, dove il capo dello Stato parlerà dopo i saluti del sindaco Tonon e del governatore Luca Zaia, nonché gli interventi della storica Giulia Albanese e della staffetta partigiana Francesca Meneghin. In forse la visita al Museo della Battaglia, certo invece il dono della città: le foto di papà Bernardo a Vittorio Veneto. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

traccia del ritorno del Duce. Chissà se l’ha vergata una ragazzino dell’Anpi quella scritta comparsa di recente su un muro del Prenestino: «Monogamy is the new fascism».

segue dalla prima pagina

la cifra delle vecchie glorie, fatalmente, col passare del tempo s’assottiglia sempre di più. In un andamento opposto a quello che accadde dopo la Liberazione, quando si trattò di riscuotere la pensione da partigiano. I 250mila del post 25 aprile del ‘45 sarebbero lievitati a 650mila, sempre stime dell’Archivio centrale di Stato, nel momento di avanzare la richiesta di riconoscimento (in gran parte non documentate) come combattente della Resistenza anti-fascista nelle brigate Garibaldi, nel Corpo dei volontari della libertà e affini. Se si veniva annoverati nelle liste dei miliziani, si conquistava una paghetta non indifferente: tra le mille e le cinquemila lire.

linea il segretario nazionale della Liga Veneta – e da sindaco di tutti ho sempre indossato la fascia tricolore. Ma non posso dimenticare che la città ha vissuto come uno schiaffo la mancata visita di Mattarella alla chiusura delle celebrazioni per i cent’anni della prima guerra mondiale. Ora il presidente corregge il tiro e per questo io ci sarò, ma spero abbia capito che Vittorio Veneto era ben più importante di Trieste per commemorare il 4 novembre». Una lettura che indigna il dem Tonon, oggi alle prese con gli ultimi sopralluoghi insieme al cerimoniale del Quirinale. «Il presidente Mattarella non deve farsi perdonare proprio un bel nulla – sbotta il sindaco – e siamo casomai noi che dobbiamo ringraziarlo per questa prima volta di un capo dello Stato a Vittorio Veneto per il 25 Aprile. Certo, la nostra è la città della Grande Guerra, ma non dimentichiamo che è anche Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. Per le iniziative del centenario abbiamo scelto il motto “Quando scoppia la pace”, ma la vera pace è arrivata non nel 1918 bensì nel 1945».

A CHE SERVE?

CELEBRAZIONI Il capo dello Stato Sergio Mattarella sull’Altare della Patria a Roma e una sfilata dei partigiani

Lo strano caso della nuova Anpi: “partigianeria” senza più partigiani mancanza di materia prima, l’esercito (esiguo) dei combattenti di 75 anni fa e potrebbe o dovrebbe chiamarsi altrimenti: come uno dei tanti partitini a sinistra del Pd. Gli aderenti sono per lo più nella fascia tra i 35 e i 65 anni, e gli altri sono ragazzi di vent’anni. Che s’iscrivono all’Anpi, perché «ora e sempre Resistenza!» e perché - secondo la teoria di Umberto Eco, giudicata assurda anche da molti suoi amici esiste il «fascismo eterno», l’ur-fascismo, e dunque questa costante antropologico-politica deve avere eternamente qualcuno che la contrasta. Chi finanzia l’Anpi? Le entrate delle donazioni del 5 per mille, e secondo i dati relativi al 2013 tramite questo canale sono arrivati nelle casse dell’associazione oltre 218mila euro (non tantissimi ma neanche pochi) e la cifra continua più o meno una ad aggirarsi su questo standard. A questi soldi vanno aggiunti quelli che tutte le

associazioni combattentistiche e partigiane ricevono dal ministero della Difesa. La somma per l’Anpi è la più alta ed è cresciuta nel corso del tempo: fino a quota 108mila all’anno. E poi c’è il tesseramento: 15 euro a testa. E si distribuiscono tessere ad honorem: hai un lontano cugino di cui in famiglia si narra che abbia sacramentato contro un nazifascista? Meriti una tessera onoraria. Hai un amico che si è distinto in qualche impresa lassù in montagna? Lui non c’è più, perché magari caduto combattendo, e la tessera spetta a te.

L’EVOLUZIONE DI OGGI: PARTITO-SENTINELLA CONTRO OGNI DEVIAZIONE DALL’ANTIFASCISMO MILITANTE

UN PARTITO Come partito politico, l’Anpi s’è schierata contro il referendum costituzionale voluto, e perduto, da Renzi. Fa da sentinella a ogni sbandamento del Pd dalla retta via dell’anti-fascismo militante sempre e comunque. Gioca di sponda con la Cgil e con i movimenti ieri in lotta contro Berlusconi e ora in guerra contro Salvini (molti tesserati nuovi all’indomani delle elezioni del 4 marzo e a Milano quasi 500 iscritti in più da allora). Si autodefinisce «una casa comune che difende diritti e Costituzione» e soltanto a Roma e provincia nel 2018 sono sorte 10 nuove sezioni Anpi. Che non è più il dopolavoro dei vecchietti di un tempo, dove ci si raccontava storie o leggende delle proprie peripezie con il mitra in mano («Quella che volta che mi si parla davanti un nazista dagli occhi di ghiaccio, e io... bum, bum bum ... l’ho steso con il mio mitra»), ma luogo da cui si vede in ogni cosa la

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LA VITTORIA I partigiani nel 1945

LA CAMPAGNA CONTRO RENZI E IL SUO REFERENDUM IL GIOCO DI SPONDA CON LA CGIL E I MOVIMENTI

Dunque serve a combattere il fascismo, l’Anpi? No, perché il fascismo non c’è più. Serve a riunire gli antichi partigiani? No, perché non ci sono più. Serve a tenere vivo il ricordo? No, perché all’uopo ci sono gli storici. Più che altro serve come motore, un po’ da giovani e un po’ da canuti ex sessantottini, della dilatazione lessicale del termine fascismo. Che è una tendenza davvero senza età ed è quella che faceva scrivere a George Orwell non certo un reazionario destrorso - sul settimanale Tribune nel 1946: «La parola fascismo ha perso ogni significato e designa semplicemente qualcosa di indesiderabile». E così, è fascista il padre che punisce, il professore che boccia, lo studente che bulleggia, il vigile che multa, l’arbitro che non è imparziale. Gente di questo genere - se ne faccia una ragione! non avrà mai la tessera dell’Anpi. Cioè di questa associazione presieduta da Carla Federica Nespolo, ex parlamentare del Pci, la quale nacque (ma non c’entra con la canzone di Lucio Dalla) il 4 marzo del ‘43. Nel mitico 25 aprile del ‘45 aveva poco più di due anni, ma magari già faceva la Resistenza. Mario Ajello © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Attualità

LA TRAGEDIA VENEZIA Era considerata la regina incontrastata dei matrimoni a Venezia e una delle wedding planner per l’Italia più quotate a livello internazionale. Bella donna, sempre curata ed elegante, con un sorriso che sapeva conquistare tutti, Eleonora Rioda, è stata trovata senza vita nella sua abitazione alla Giudecca. In quell’isola era cresciuta e aveva continuato a mantenere la residenza nonostante gli impegni la portassero frequentemente in giro per l’Italia e altri Paesi.

Mercoledì 24 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Suicida l’organizzatrice dei matrimoni di lusso Eleonora Rioda, ideatrice di “Venice First” `Nella città lagunare ha curato le nozze trovata morta nella sua casa a Venezia di Morata e organizzato feste a molti attori `

Con i personaggi famosi

IL SORRISO SPENTO Aveva 35 anni, un cagnolino e tante cose ancora da dire e da fare. Dietro quel sorriso e quell’affabilità si celava però una fragilità di cui nessuno era consapevole e che l’ha portata a togliersi la vita. Non si sa se abbia lasciato una lettera o un altro tipo di messaggio. La notizia del decesso, avvenuto presumibilmente il giorno di Pasqua, ha fatto rapidamente il giro della città, dove era molto conosciuta a livello professionale, ma dove aveva anche molti amici. Amici che però stentano a parlare, con la voce rotta dall’emozione e dalla tristezza e non si capacitano per l’accaduto.

LA CARRIERA

CALCIATORI Con Alvaro Morata e Alice Campello

berg, Will Smith, Ben Stiller, Jamie Fox, Larry Gagosian, Kirtsen Dunst, Uma Thurman, Alfonso Cuaron, Joel Silverand Oliver Stone.

CLIENTI VIP Attraverso la sua organizzazione, Venice First, formata esclusivamente da donne, ha realizzato alcune tra le feste nuziali più belle e anche moltissimi eventi come celebrazioni di compleanni, anniversari o eventi aziendali, artistici e mondani e persino vacanze su misura. Nel suo portafoglio clienti figurano aziende importanti nel mondo del lusso e nomi come Tom Cruise, Owen Wilson, Denzel Washington, Angelina Jolie, Tom Hanks, Robert De Niro, Robert Downey Jr,Steven Spiel-

IL TRAGICO GESTO APPARENTEMENTE INSPIEGABILE: AVEVA 35 ANNI E VIVEVA DA SOLA CON IL SUO CANE

cui nulla era stato lasciato al caso: rose bianche ovunque, una tensostruttura in giardino di 600 metri quadrati e un clima da favola come i due avevano chiesto. Data la notorietà dei personaggi e la giornata a dir poco torrida, erano state previste persino delle lattine di acqua minerale personalizzate con i nomi degli sposi da distribuire tra i circa 200 curiosi assiepati sulla fondamenta del Redentore, sull’isola della Giudecca. Al Marriott aveva organizzato anche un grandioso e costosissimo matrimonio indiano tra Riya Khilnani e Ashwin Grover, che portò a Venezia molti divi di Bollywood. Nel suo curriculum non manca poi il matrimonio ebraico, che si è svolto tra la Scuola Spagnola del Ghetto, l’hotel Cipriani e la Peggy Guggenheim collection. E anche un matrimonio tra due giovani uomini americani.

IL PARTY DI MORATA Nel 2017 Eleonora Rioda ha organizzato con le sue collabo-

ratrici quello che era stato definito il matrimonio dell’anno: quello tra la modella mestrina Alice Campello e il calciatore del Real Madrid (ex Juve) Alvaro Morata. Una celebrazione che si è svolta nella basilica del Redentore e poi al Marriott Isola delle Rose di Sacca Sessola in

AL LAVORO Elonora in una foto dal suo profilo Facebook mentre cura gli ultimi dettagli di una cena

Roma

ATTORI Con George Clooney

Indossa un crocifisso, marocchino lo accoltella

MILIARDARI Il suo staff su Vogue India

ROMA Accoltellato alla gola per il crocefisso che portava al collo. «Cattolico di m...» e giù la stilettata con un coltello da cucina dalla lama lunga più di 10 centimetri. Samuel, senzatetto georgiano di 44 anni, perde sangue, si tampona la ferita con una mano, barcolla, vede una pattuglia di polizia la avvicina e chiede aiuto: «Quell’uomo mi ha aggredito, mi ha scambiato per un italiano», e indica un marocchino di 37 anni,

STAZIONE TERMINI Il luogo del ferimento

Mohammed Rarhdo un altro clochard che frequenta la stazione Termini e che, alla vista degli agenti prova a dileguarsi e a disfarsi dell’arma. Inutilmente: viene arrestato in via Cavour e portato in commissariato. Anche il coltello viene preso. Il marocchino finisce a Regina Coeli con l’accusa di tentato omicidio con l’aggravante dell’odio religioso che il pm gli contesta proprio per quella frase che avrebbe pronunciato.

Il mondo del lusso e dell’esclusività ha fatto parte di Eleonora Rioda fin dall’inizio della sua carriera lavorativa. L’esordio era stato con la Abercrombie & Kent, noto tour operator di lusso sviluppando una certa sensibilità per i clienti più esigenti. Esperienza continuata con Dmc Holland, una delle più grandi agenzie “incoming” (si occupano dell’arrivo, della sistemazione dei turisti e delle loro attività) in qualità di account manager. Infine, nel 2009 decise il salto di qualità, intuendo che Venezia sarebbe stata una meta sempre più richiesta a livello internazionale da una clientela d’élite. Ha così fondato Venice First, che in breve tempo si è fatta una solida reputazione sul campo, tanto da essere citata su Vogue India nel ristrettissimo numero dei wedding planner di tendenza a livello mondiale, e poi sulle riviste Elle e Brides. Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA

SOS SUICIDI SONO ATTIVI ALCUNI NUMERI VERDI A CUI CHIUNQUE PUÒ RIVOLGERSI PER AVERE SUPPORTO E AIUTO PSICOLOGICO: TELEFONO AMICO 199.284.284 TELEFONO AZZURRO 1.96.96 PROGETTO INOLTRE 800.334.343 DE LEO FUND 800 168 678

Medici romeni, il sindacato protesta La Regione Veneto: portateci italiani SANITÀ

L’ex manager

VENEZIA Dopo il Veneto anche la Toscana trova una soluzione tampone per superare la carenza di medici. E tanto basta per riaccendere la polemica con il sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed. In Toscana si è optato per l’assunzione di medici senza nessuna specializzazione con contratti di formazione lavoro per tappare i buchi nei pronto soccorso. Una soluzione che si aggiunge a quelle già avanzate dal Veneto che ha scelto di assumere i medici in pensione o di chiamare camici bianchi dalla Romania. Al punto che Anaao-Assomed parla di «nascita di sanità low cost». Sulle scelte di Veneto e Toscana è duro il commento del segretario nazionale dell’Associazione medici e dirigenti Carlo Palermo: «Un giovane laureato in Medicina senza specializzazione assunto in pronto soc-

La Cassazione conferma 2 anni e 4 mesi a Brentan VENEZIA Resta la condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione a carico di Lino Brentan. Il ricorso presentato dall’ex amministratore delegato della concessionaria autostradale Venezia-Padova è stato giudicato inammissibile dalla Cassazione, che ha anche condannato il 70enne al pagamento delle spese processuali e al versamento di 2.000 euro alla cassa delle ammende. Accusato di corruzione, per aver favorito appalti e consulenze ad alcune imprese in cambio di tangenti calcolate tra il 5% e il 10% dell’importo dei lavori, Brentan aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello di Venezia, che gli aveva contestato l’aggravante riservata al pubblico ufficiale.

corso con contratto libero professionale avrà scarsa protezione contrattuale, nessuna copertura previdenziale e dovrà pagarsi da solo l’assicurazione: i rischi sono tutti a suo carico. Le Regioni si stanno muovendo al risparmio». Il sindacato denuncia inoltre che nell’organizzazione della Sanità «non c’è un pensiero comune, manca la programmazione e si produce disparità».

LE CRITICHE «Sul fronte veneto le ultime mosse del governatore Zaia dice Palermo - sono una provocazione, una scelta chiaramente legata al progetto dell’Auto-

L’ASSESSORE LANZARIN: «INVECE DI CRITICARE TROVINO I 1300 DOTTORI CHE CI SERVONO». E IN TOSCANA ASSUMONO SENZA SPECIALIZZAZIONE

IN CORSIA La Lombardia ricorre a medici privi di specializzazione per coprire i buchi di organico nei pronto soccorso

nomia». Palermo ha quindi ricordato che in Italia ci sono già 10 mila medici specializzati in attesa di chiamata, e altri 6 mila che stanno frequentando l’ultimo anno di specializzazione: «Stiamo parlando di 16 mila medici pronti per essere assunti negli ospedali con un contratto a tempo indeterminato, ma a cui vengono preferiti pensionati e neo-laureati per non spendere. Così si mortificano dei professionisti e si lasciano nel limbo i camici bianchi già formati mentre gli ospedali affogano». «In Veneto - entra nello spe-

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cifico Adriano Benazzato segretario regionale di Anaao - ci sono 500 specializzandi dell’ultimo anno a cui si sommano altri 90 finanziati con le borse di studio regionali, quindi circa 600 specializzandi che raddoppieranno con gli iscritti al prossimo anno accademico, questo significa che i medici veneti ci sono». Nella polemica si inserisce anche Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici: «Le misure-tampone sono contro ogni logica: anziché risolvere i problemi, li alimentano am-

pliando con medici tappabuchi senza prospettive». Ma la Regione Veneto non ci sta a farsi bacchettare. All’Anaao risponde l’assessore alla Sanità della Regione Manuela Lanzarin: «A Carlo Palermo chiedo di presentarci 1.300 medici, quelli di cui abbiamo bisogno e non si riesce ad assumere perché non partecipano alle chiamate. Sarebbe ora di fare squadra e di cercare le soluzioni tutti assieme, invece che dire di no a tutte quelle che gli altri propongono». r.ian. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Economia

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Ascopiave, via alla fusione con Unigas

EssilorLuxottica, francesi e fondi per nuove nomine: oggi cda decisivo

`Dividendo da 50

milioni per liquidare anche i soci in uscita

Gli investitori temono lo stallo del gruppo, Del Vecchio pronto a far valere il suo 31%% `

IL CASO VENEZIA EssilorLuxottica, oggi cda della verità. Fondi d’investimento e dipendenti chiedono di ampliare il consiglio a nuove figure indipendenti, i legali di Leonardo Del Vecchio sono pronti a bloccare l’operazione. Da mesi i due grandi soci del primo gruppo mondiale dell’occhialeria da 16 miliardi di fatturato sono ai ferri corti. I patti tra Delfin (l’holding di Del Vecchio) e la francese Essilor avrebbero dovuto garantire la gestione paritaria ma secondo i fondi - riuniti in una cordata - invece la società sarebbe paralizzata. L’ambizioso progetto «è stato minato da una grave crisi di governance» quando «il presidente (Leonardo Del Vecchio) e il vicepresidente

IL TIMORE DI FINANZIERI E DIPENDENTI: COSÍ SI INDEBOLISCE LA MULTINAZIONALE MA IN BORSA IL TITOLO GUADAGNA L’1%

esecutivo (Hubert Sagnières), entrambi di pari potere, pubblicamente e in modo sconcertante si sono scontrati» sostengono Baillie Gifford, Comgest, Edmond de Rothschild Asset Management, Fidelity International, Guardcap, Phitrust e Sycomore Asset Management, che hanno fatto valere l’1% del capitale per far aggiornare l’ordine del giorno dell’assemblea del 16 maggio. «Una situazione di stallo nella governance di lunga durata indebolirebbe la società, la sua reputazione, motivazione dei dipendenti, capacità di attirare i migliori leader e trovare nuovi potenziali partner - proseguono i fondi - e sarebbe quindi dannosa per tutte le parti interessate. Rompere lo stallo è uno dei prerequisiti per EssilorLuxottica per raggiungere le sue ambizioni a lungo termine» concludono i fondi, che hanno candidato Wendy Evrad Lane e Jesper Brandgaard. Anche Valoptec, l’associazione dei dipendenti e manager Essilor, già rappresentata in cda dalla sua presidente Juliette Fevre, chiede un posto in più e forte del suo 4% ha fatto inserire all’ordine del giorno la sua mozione con cui candida come consigliere indipendente il giornalista in-

ENERGIA

AGORDO Uno degli stabilimenti italiani di EssilorLuxottica

glese Peter James Montagnon, esprimendo «profonda delusione per la situazione di blocco della governance». Secondo i legali di Leonardo Del Vecchio, che già ha fatto domanda di arbitrato, ci sono state evidenti violazioni dell’accordo da parte del vicepresidente esecutivo Hubert Sagnieres ma sulla gestione non ci sarebbero problemi. In Borsa, mentre i soci continuano a sfidarsi, il titolo prosegue la sua serie di rialzi, per la settima seduta consecutiva (+ 1,06% a 109.3 euro) recuperando dai minimi toccati a fine marzo (a 98,18 euro).

OPA O NUOVI PATTI Cosa può succedere ora? Dalla revisione dei patti alla revoca del cda e all’Opa. Sulla carta, ammesso che passi l’allargamento del consiglio dagli attuali 16

membri al massimo di 18, per le delibere chiave i poteri di veto assegnati congiuntamente a Del Vecchio e a Sagnières restano immutati, così come per la gestione di EssilorLuxottica «le deliberazioni devono essere assunte congiuntamente dal presidente esecutivo e dal vice presidente esecutivo». Cioè i duellanti. I tempi dell’arbitrato richiesto da Del Vecchio però rischiano di essere molto lunghi, fino a due anni. Troppi. In caso di scontro finale conterebbero i voti. Del Vecchio controlla il 31% dei diritti di voto e il 32% del capitale con Delfin. I francesi hanno dalla loro il 4%. Il resto del capitale è nelle mani del mercato, che potrebbe essere l’arbitro finale di questa partita. M.Cr. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Popolare Vicenza, tre fondi in corsa per i palazzi LA LIQUIDAZIONE VENEZIA Slitta al 29 aprile la data di scadenza per le offerte non vincolanti per il patrimonio di Popolare Vicenza custodito in Immobiliare Stampa inizialmente prevista per il 16 aprile. La società in vendita dal 1 marzo è rimasta nel perimetro della liquidazione che punta a valorizzare il “mattone” raccolto negli anni dall’ex presidente Gianni Zonin. Si parla di un patrimonio attorno ai 400 milioni (ma gravato di debiti per oltre la metà) con diversi palazzi di grande pregio come la filiale che BpVi aveva a Roma in Largo del Tritone oppure via Turati a Milano. Poi ci sono gli immobili Vicenza come Palazzo Thiene (sede storica di BpVi con annesso museo, probabilmente vincola-

to), palazzo Repeta (acquisito dalla Banca d’Italia da Zonin con 9,3 milioni di euro) e Palazzo Negri, ma anche sedi in provincia come ad Asiago l’ex direzione generale della Popolare dei Sette Comuni. In corsa ci sarebbero diversi soggetti e tra questi anche i fondi Apollo, Lone Star e Blackstone. Nomi che circolano da tempo come da tempo sta gestendo la vendita Vitale & Co. L’unico immobile

SLITTA AL 29 APRILE LA SCADENZA DELLE MANIFESTAZIONI DI INTERESSE PER LA SOCIETÀ IMMOBILIARE STAMPA

venduto per ora è la cessione a Fineco per circa 70 milioni dell’immobile milanese di piazza Durante, già sede legale della banca online di Unicredit. «Per noi prioritaria è la salvaguardia dei posti di lavoro, dopo il prepensionamento di 10 colleghi a fine 2018 stiamo seguendo con la massima attenzione il processo di vendita di Immobiliare Stampa», sottolinea Giuliano Xausa, segretario nazionale Fabi. Una parte del patrimonio immobiliare di Popolare Vicenza è finita a Intesa Sanpaolo nell’ambito del salvataggio avviato a fine giugno del 2017. Si è trattato soprattutto degli immobili strumentali. Intesa si è aggiudicata anche gran parte degli asset della ex Veneto Banca: tra questi c’è villa Spineda, storica sede dell’istituto trevigiano, e il centro direzionale dell’istituto alle

porte di Montebelluna.

ALTRE CESSIONI Nel marzo scorso Popolare di Sondrio ha rilevato per 30 milioni il 70,77% del capitale di Farbanca dalla Banca Popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa, mettendo fine dopo quasi due anni alla travagliata procedura di vendita da parte dei commissari. Sondrio nel 2019 rilevò Prestinuova e a inizio di quest’anno ha innalzato la sua partecipazione nel capitale di Arca assieme a Bper, rilevando le quote che facevano capo a BpVi e a Veneto Banca. Nel frattempo i commissari liquidatori stanno esaminando le domande di insinuazione al passivo, in totale oltre 30mila. M.Cr. © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEVE DI SOLIGO Via libera alla fusione per incorporazione con Unigas Distribuzione srl, manovra già pronta da mesi e che ieri ha avuto il via libera definitivo, con maggioranze ogni volta superiori al 90% anche dall’assemblea di soci di Ascopiave. E non solo: approvato il bilancio dell’esercizio 2018 - 46,5 milioni di euro di utile netto consolidato contro i 49,3 del 2017 - e un dividendo straordinario pari a 0,2 euro ad azione e a un dividendo ordinario (di 0,12 euro ad azione) per un totale di 50 milioni di euro, di cui 30 destinati ai soci di Asco Holding che hanno deciso di procedere al diritto di recesso e quindi di uscire, totalmente o parzialmente, dall’assemblea vendendo le loro quote alla stessa Holding che controlla il 61% di Ascopiave. La controllata ha quindi risposto a una precisa richiesta arrivata dalla Holding che, dopo un lungo e travagliato percorso, adesso deve liquidare una ventina tra comuni e soci privati che lo scorso anno non hanno approvato il nuovo Statuto mettendosi.

GLI ARGOMENTI Sono questi i punti centrale dell’attesa assemblea della società quotata in Borsa. Il presidente Nicola Cecconato ha letto una lunga relazione ma senza soffermarsi sul delicato tema della cessione del ramo vendite, operazione da oltre 500 milioni di euro a cui è legato un maxi premio per lo stesso presidente e per il gruppo di manager che lo affianca in questa delicata trattativa. La questione non era all’ordine del giorno e nessuno dei soci presenti ha mosso domande in merito. Ma è solo una questione di tempo: quando arriverà il momento della decisione, probabilmente dopo l’esame delle offerte arrivate a Pieve di Soligo dai principali protagonisti del mercato dell’energia, la questione approderà sia nell’assemblea della quotata che in quella della Holding.

la qualità e l’impegno del Gruppo finalizzata alla gestione rigorosa e profittevole - ha sottolineato il presidente Cecconato - efficienza e sviluppo sono i binari sui quali si sviluppa la nostra azione. La strategia di azione non vede soltanto la preservazione del capitale, ma è tesa a porre solide basi per un futuro di costante creazione di valore. Per quanto riguarda la distribuzione di gas, abbiamo potenziato il portafoglio delle concessioni e abbiamo espanso la quota di mercato e consolidato la nostra leadership nel settore». Intanto Ascopiave mette piede in Lombardia: con la fusione per incorporazione di Unigas Distribuzione attira nella sua sfera 32 comuni bergamaschi.

LA NOVITÀ L’assemblea ha anche votato e approvato una sostanziale modifica ai meccanismi di voto che mira a premiare i soci più fedeli. È stato infatti deciso che il voto di chi è presente da più di due anni all’interno dello società varrà doppio. Un meccanismo che consente di creare solide maggioranza per temi di particolare importanza. La norma non è retroattiva: il conteggio degli anni, per così dire, parte da adesso. Paolo Calia

DALLA CESSIONE DELLA RETE DI VENDITA SI PUNTA A INCASSARE OLTRE MEZZO MILIARDO MA SILENZIO SUL MAXI PREMIO AI MANAGER

L’OBIETTIVO «I risultati raggiunti da Ascopiave nel 2018 denotano

NICOLA CECCONATO Presidente di Ascopiave: «Creiamo valore»

La Borsa Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.

CAMBI IN EURO Dollaro Usa Yen Giapponese Sterlina Inglese Franco Svizzero Fiorino Ungherese Corona Ceca Zloty Polacco Rand Sudafricano Renminbi Cinese Shekel Israeliano Real Brasiliano

Quotaz.

Var.%

1,1245 125,8200 0,8645 1,1470 320,8500 25,7430 4,2864 15,9686 7,5557 4,0479 4,4201

-0,044 -0,032 -0,023 0,764 0,237 0,238 0,182 0,760 0,148 0,116 -0,011

ORO E MONETE Oro Fino (per Gr.) Argento (per Kg.) Sterlina (post.74) Marengo Italiano

Min. anno

Max anno

Quantità trattate

FTSE MIB A2a

1,485

0,03

1,482

Atlantia

23,17

1,13

18,115

17,200

1,18

Banca Mediolanum

6,520

Banco Bpm Bper Banca

Azimut H.

1,641 1004656 23,43

107315

9,455 17,142

265239

-2,90

5,016

6,751

121834

2,094

-1,78

1,646

2,142

1503758

4,142

-0,98

2,945

4,160

388990

Brembo

11,880

0,68

8,893 11,841

70617

Buzzi Unicem

19,405

-2,24

14,925 19,798

61782

Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.

Min. anno

Max anno

Quantità trattate

Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.

Max anno

Quantità trattate

Finecobank

12,100

-0,45

8,681 12,426

270996

Ubi Banca

2,790

-1,03

2,149

2,836

779473

Generali

17,045

0,00

14,443 17,186

461520

Unicredito

12,340

-3,29

9,700 12,980

1501983

Intesa Sanpaolo

2,321

-0,49

1,902

2,344 8936892

Unipol

4,589

-0,02

3,438

4,639

260363

Italgas

5,564

0,69

5,005

5,605

147678

Unipolsai

2,431

-0,53

1,955

2,442

358334

10,630

0,14

7,567 10,687

144076

NORDEST

Mediaset

2,895

-0,41

2,566

2,972

187893

Ascopiave

3,705

1,93

3,109

3,733

31379

Mediobanca

9,388

-1,18

7,250

9,602

366655

B. Ifis

16,060

0,37

14,675

20,28

79881

Moncler

37,00

1,31

28,13

37,34

95569

2,480

0,81

1,734

2,619

4427

6,926

9,490

357221

Cattolica Ass.

7,057

8,891

32810

15,009 19,067

163745

Danieli

15,237 19,467

4778

Leonardo

9,462

-0,61

Prysmian

16,315

-0,09

Recordati

35,93

1,27

Poste Italiane

Carraro

8,455

-1,17

17,860

0,34

De’ Longhi

23,06

-0,86

21,81

25,71

6509

Denaro

Lettera

Campari

8,800

1,97

7,347

8,801

264478

35,30 369,00 268,00 208,90

37,60 432,00 285,20 225,00

Cnh Industrial

9,768

-0,91

7,786

9,964

213908

Saipem

4,803

Enel

5,519

-0,11

5,057

5,702

1739685

Snam

4,498

Eni

15,798

2,37

13,678 15,941

1442209

Stmicroelectr.

16,030

-3,43

Exor

59,98

-0,53

60,60

37769

Telecom Italia

0,4990

-2,82 0,4479 0,5655 11918034

Ovs

Fca-fiat Chrysler A

14,002

-4,46

12,400 15,201

1069173

Tenaris

13,495

3,49

9,316 13,446

307151

Stefanel

0,1150

Ferragamo

19,825

0,48

17,209 19,835

47973

Terna

5,382

0,71

5,026

528111

Zignago Vetro

10,420

46,35

Min. anno

11d4b02c-3f02-445b-af90-9ce1c68d958c

29,44

37,16

30046

2,91

3,225

4,991

1267061

Eurotech

3,800

-1,55

3,284

4,236

24595

1,12

3,895

4,615

730738

Geox

1,700

0,12

1,147

1,906

46471

10,842 16,549

500553

M. Zanetti Beverage

5,940

0,34

5,811

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254

6,46

1,101

1,814

923900

-0,86 0,0780 0,1632

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1,830

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8,442 10,360

7698


VeneziaMestre OGGI

75 ore 1:05

Mercoledì 24, Aprile 2019

HOME FESTIVAL: SI ALLUNGA LA LISTA DEI BIG CHE IN ESTATE SUONERANNO A MESTRE

CODICE VERDE

0

15°C 19°C

DOMANI

55 ore 15:25 60 ore 1:20 30 ore 19:30

5 ore 8:25

5 ore 9:10

Il Sole Sorge 6.10 Tramonta 20.08 La Luna Sorge 00.39 Cala 9.46

Venezia

Calcio Mestre, maglia da collezione per celebrare 110 anni del club

Grandi ospiti Gué Pequeno Trevisan in nazionale a pag. 18

Guardians, depliant e film Il Comune “educa” i turisti Presentati ieri i nuovi Guardians che resteranno in servizio fino a dicembre. Il Comune spiega la sua strategia per “educare” i turisti

De Lazzari a pag. XXIV

Fullin a pagina V

Sindaci, ecco tutte le sfide A tre giorni dalla consegna delle liste giochi ormai `Ultimi colpi di scena: a Scorzè centrodestra diviso fatti nei 15 comuni che andranno al voto il 26 maggio Ma complessivamente l’asse Lega-Fi-FdI si rafforza `

Giochi fatti nei 15 Comuni nei quali si voterà il prossimo 26 maggio. A tre giorni dalla scadenza per la presentazione delle candidature, il quadro ripropone il tradizionale confronto fra le due maggiori coalizioni: centrodestra contro centrosinistra, con il Movimento 5 stelle in corsa al momento solo in quattro Comuni. Con alcune eccezioni: a Scorzè, dove il sindaco Mestriner, rieletto cinque anni fa a suon di voti, cede il passo dopo due mandati (ma dando il nome a una propria civica di centrodestra), Forza Italia e Fdi faranno corsa a sè. A Noale, sul fronte opposto, è

la sindaca uscente Patrizia Andreotti che dovrà vedersela con la concorrenza interna del Pd che correrà con un proprio candidato. A Spinea, in compenso, dove la corsa si annuncia affollata con una decina di liste già in lizza, si rivede l’ex sindaco Claudio Tessari a sostegno del candidato di centrodestra. Più omogeneo il confronto nel Veneto orientale, dove quasi ovunque il confronto sarà fra due candidati degli opposti schieramenti. Con l’incognita sul peso che, in sede locale, avrà il traino delle elezioni europee. Alle pagine II, III e XVIII

Anche Chioggia salva il “suo” ospedale: non sarà declassato

Spinea

Meolo

L’ultimo sprint di M5S ma gli ex sono già in campo

La prima cittadina ritarda l’annuncio della sua corsa-bis

Corsa contro il tempo per il Movimento 5 stelle, a caccia di firme per potere presentare la propria lista a Spinea. I pentastellati dovranno vedersela con la lista guidata da due consiglieri che hanno lasciato il Movimento.

Cinque anni fa Loretta Aliprandi era stata eletta a sorpresa a Meolo. Questa volta l’incognita riguarda la sua ricandidatura: la sindaca uscente, a tre giorni dalla scadenza, non si è ancora pronunciata in proposito.

AL VOTO Primo turno il 26 maggio

A pagina II

A pagina III

Il caso Devastante mareggiata sul litorale

Regione pronta a presentare le stesse modifiche annunciate per Venezia San Donà

Strade killer C’è la mappa degli incidenti Le strade più a rischio sono via XIII Martiri e via San Pio X, ma anche il periferia non si scherza. Ecco la mappa degli incidenti a San Donà. De Bortoli a pagina XX

Bollette Veritas con stangata per gli utenti non residenti Una bolletta da 58 euro per un metro cubo d’acqua. Troppo? Di mezzo c’è la quota fissa che influisce per quasi il 90 per cento: con sette euro di consumo effettivo, 51 sono di tariffa obbligata. «Mi sembra una sproporzione assurda» commenta il cittadino destinatario della bolletta. Veritas replica che l’adeguamento delle fasce «è stato pensato per premiare chi consuma di meno» e assicura che non vi saranno aumenti di ricavi per l’azienda: «Semplicemente verrà redistribuito il gettito complessivo». Sperandio a pagina XIII

Mestre

Baby gang danneggia le barche sul Canal Salso

`

L’assessore alla Sanità della Regione, Manuela Lanzarin ha presentato ieri alla Quinta Commissione del Consiglio regionale una bozza contenente alcune proposte di modifica delle schede ospedaliere, che verrà formalizzata nel suo complesso nella giornata di domani. Lanzarin ne ha illustrato i contenuti principali, tra i quali la classificazione come “territoriali” degli ospedali di Venezia e Chioggia. Significa che non saranno declassati. Degan a pagina IX

Acqua

Jesolo, “sparita” la sabbia appena portata ALTA MAREA L’ennesima mareggiata si porta via la spiaggia di Jesolo, compresa la sabbia appena distesa sull’arenile in vista della bella stagione e i lavori di ripascimento. Babbo a pagina XXI

La baby gang di Altobello non è rimasta con le mani in mano neppure a Pasqua e Pasquetta. Nei giorni di festa sono finite nel mirino dei mini criminali le barche del Canal Salso: Motori ed eliche, cuscineria e attrezzature da pesca che continuano a sparire con una frequenza sconcertante e finiscono dopo mezz’ora sul sito web Subito.it. A Pasquetta la polizia ha recuperato un motore Yamaha da 60 cavalli, già staccato dalla barca, che i ladri si stavano portando via. Inoltre gli agenti hanno trovato, sempre in Canal Salso, una patanella rubata al Lido e a cui erano state rimosse le targhe. Dianese a pagina XII

Venezia

Fratelli di Pianiga

Ex Palacinema, risarciti gli eredi del consulente

Portano i tramezzini veneziani dagli Usa al Giappone

Il Comune di Venezia deve risarcire con 193mila euro gli eredi dell’avvocato romano Guido Cerruti, consulente del Palacinema del Lido mai realizzato, morto di malattia nel luglio del 2010 pochi mesi dopo essere tornato in libertà dagli arresti domiciliari, accusato di corruzione nell’inchiesta sulla scuola Marescialli di Firenze. A Venezia lavorò al progetto, ma non fu liquidato.

Prima gli Stati Uniti, con un negozio aperto a Manhattan e il marchio depositato “Tramezzino” che loro propongono nello stile rigorosamente veneziano. Ed ora Osaka dove, ai primi di maggio, lo porteranno per la prima volta in Giappone. Due fratelli di Pianiga, Filippo e Massimiliano Paccagnella, continuano la loro “conquista” del mondo con la nostra specialità tipica.

Trevisan a pagina X

Fenzo in nazionale a pag. 14

Redazione Venezia: 30124 - Venezia, San Marco 4410 - Tel. 041.5239301 - fax 041.665173 venezia cronaca@gazzettino.it - Redazione Mestre: Via Torino 110, 30172 - Venezia Mestre - Tel. 041.665.111 - fax 041.665160 mestrecronaca@gazzettino.it

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Mercoledì 24 aprile 2019

IL FATTO 7

il Giornale

SCENARI POLITICI Tensioni in maggioranza LA POLEMICA di Laura Cesaretti Roma

I

l gioco è ormai ben collaudato: nell’eterna campagna elettorale dei grillo-leghisti, che non lascia loro il tempo di respirare, figuriamoci di governare, Salvini e Di Maio cercano di coprire tutti i fronti: maggioranza e opposizione, fascisti e partigiani, destra e sinistra. E così anche la ricorrenza del 25 aprile diventa terreno della loro amichevolissima spartizione: il Cinque Stelle è addetto a presidiare il fronte antifascista, con tanto di strizzata d’occhio alla sinistra e omaggio a quella Comunità ebraica pure molte volte aggredita da esponenti grillini, mentre il leghista si occupa della trincea revisionista, fintamente benaltrista e implicitamente nostalgica. La messa in scena prevede che la diligente divisione dei compiti venga venduta al pubblico come durissimo “scontro”, condito da reciproci improperi e sbruffonate. Ecco allora un corrusco Salvini che annuncia provocatoriamente che,

Il teatrino dell’esecutivo in scena pure sul 25 Aprile Salvini snobba la ricorrenza: «Sarò a Corleone» Di Maio finge indignazione e si scopre antifascista nella ricorrenza che celebra la Liberazione dal nazifascismo, lui sarà altrove: «Ho l’intenzione di trascorrere il prossimo 25 aprile con la polizia di Corleone, perché la liberazione che ora serve al Paese è quella dalla mafia. Manteniamo alta l’attenzione sul fronte della sicurezza. Oggi il pericolo per l’Italia e gli italiani è rappresentato soprattutto dall’integralismo islamico e dalla criminalità organizzata». Il capo leghista (che per una volta, dunque, si occuperà di materie di GIOCO DELLE PARTI

I 5 Stelle coprono il campo della sinistra, mentre il Carroccio la trincea revisionista

sua competenza, sia pur in modo simbolico) alza la palla. E Luigino pronto la raccoglie, fingendo di indignarsi: «Leggo che qualcuno oggi arriva persino a negare il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Lo trovo grave. Non è alzando le spalle e sbuffando che questo paese cresce», dice meditabondo Di Maio, che presumibilmente conosce la ricorrenza storica solo perché quel giorno faceva vacanza da scuola. Preso l’abbrivio, si lancia: «Al contrario - tuona - cresciamo se diamo forza a certi valori, alla nostra storia. Perché col menefreghismo non si va da nessuna parte». Parole forti, da vero capo partigiano. Di Maio fa sapere che domani, coi ministri Trenta e Buonafede, sarà alla Sinagoga di Roma, a rendere omaggio alla Brigata ebraica. «Bene che lo fac-

MILITARI CADUTI PER LA LIBERAZIONE TOTALE

87.000 militari italiani 76.000

2.000

Esercito

Aviazione

9.000 Marina

600.000 ufficiali e soldati italiani catturati dai tedeschi e internati nei campi di concentramento

cia - chiosa l’ex presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici soprattutto se è un modo per dissociarsi dai tanti che, nel suo partito, hanno detto cose assai pesanti su Israele, come il sottosegretario Di Stefano, o lanciato ignobili messaggi antisemiti, come il senatore Lannutti». Di Maio spiega poi che la Lega (con cui allegramente governa) vuole «il ritorno al Medioevo», mescola il «ripristino della leva obbligatoria», le «contestazioni della legge sull’aborto» e la partecipazione al convegno di Verona per motivare l’accusa e chiude solenne, confondendo il 25 aprile col 2 giugno (del resto, sempre vacanza è): «Non è questione di destra o sinistra, è la festa nazionale della Repubblica italiana». Ironizza dal Pd Emanuele Fiano: «Visto che Di Maio si è improvvisamente scoperto antifascista, vediamo se è in grado di passare dalle parole ai fatti, approvando la nostra proposta di legge sull’apologia di fascismo». Intanto arriva l’ultimo palleggio di Salvini: «Le polemiche le lascio volentieri ad altri, ognuno passa il 25 aprile come vuole. Io sarò in mezzo alle donne e agli uomini della Polizia di Corleone per ringraziarli del fatto che ogni giorno rischiano la loro vita per liberare la Sicilia e l’Italia dalla mafia». E il teatrino gialloverde continua. CORTEO Il 25 aprile è sempre stata una data carica di polemiche e distinguo. Ma mai come quest’anno vede i partiti di governo separati: Luigi Di Maio alle manifestazioni per ricordare la Liberazione; Matteo Salvini in Sicilia, a Corleone, per dire che la lotta alla mafia è più importante della memoria della Liberazione Il leader dei 5 Stelle ieri ha attaccato l’avversario anche su questo tema. Ed è andato giù pesante: «Chi nega il 25 aprile era a Verona con gli anti-abortisti»

il commento ✒ di Carlo Lottieri

C

ome già negli anni passati, il 25 aprile è sempre al cuore di aspre discussioni, ma se un tempo si trattava essenzialmente del contrasto tra le componenti democratiche e quelle comuniste della Resistenza (dato che le seconde avevano visto nella lotta all’occupazione nazi-fascista solo un primo passaggio verso l’instaurazione di un regime totalitario), oggi si aggiungono altri elementi. In Veneto, in effetti, il 25 aprile è principalmente la festa di san Marco, protettore di Venezia e simbolo importante per tutta la comunità veneta. Ogni anno la piazza principale della città

LA VERA LIBERAZIONE È L’AUTONOMIA lagunare si riempie di bandiere con il leone e la devozione al santo si mescola con il ricordo dei molti secoli d’indipendenza. Quest’anno, però, ci sarà qualche elemento in più. Nel corso della mattinata quanti reclamano il diritto dei veneti ad autogovernarsi si troveranno in campo Manin per una manifestazione che vedrà la partecipazione di alcuni congiunti di prigionieri politici ed esiliati catalani. Promossa da Asenblèa veneta, l’iniziativa vuole esprimere lo sdegno di molti per un regime politico, quello spagnolo, che non rispetta neppure le sue leggi: tanto

che vari tribunali europei (dal Belgio alla Germania, al Regno Unito) si sono rifiutati di consegnare alle autorità spagnole Carles Puigdemont e gli altri esiliati. Per molti è inammissibile che un problema politico sia risolto in termini giudiziari. Per giunta, il 28 aprile si vota in tutta la Spagna. Lo scontro è a tre (sinistra, destre nazionaliste, partiti regionalisti), ma è difficile che dalle urne esca una chiara maggioranza. Questo lascia pensare che la «crisi catalana» continuerà e che non basterà a pacificare gli animi la repressione in atto.

In Veneto si segue con attenzione quanto sta accadendo a Madrid e Barcellona perché le analogie sono significative. In fondo, il tema indipendentista s’è imposto con forza sulla scena della Catalogna a partire dal 2010, quando la corte costituzionale ha bocciato uno statuto d’autonomia che era stato votato dal parlamento. E molti in Veneto iniziano a pensare che se il governo giallo-verde di Salvini e di Di Maio continuerà a ignorare la richiesta dei veneti di gestirsi da sé, nessuno potrà stupirsi se il Veneto diventerà la Catalogna d’Italia. Questo 25 aprile, in effetti, mostra

quanto sia alta la sofferenza per un’autonomia negata. Non a caso a Vittorio Veneto, dove il giorno della Liberazione sarà presente il presidente Sergio Mattarella, nei giorni scorsi sono apparsi manifestini che invitano a boicottare la manifestazione ufficiale. Roma disprezza il Veneto e ne ignora la storia. E se per ora i sondaggi attestano che la fiducia in Luca Zaia regge, il presidente della Regione è il primo a sapere che il tempo rischia di logorare anche lui. Con un governo amico a parole e che nei fatti è del tutto disinteressato ad allargare gli spazi di autogestione dei veneti, pure per lui possono annunciarsi tempi difficili.


Mercoledì 24 aprile 2019

ATTUALITÀ 17

il Giornale

IN GIAPPONE

L’ateneo e il diktat salutista «Se fumi non vai in cattedra» Simonetta Caminiti «Thank you for not smoking» recita ancora, in quell’inglese accessibile a tutto il globo, se si tratta di queste cinque parole, l’invito molto cortese a non accendere sigarette. Dal 2005, in Italia, il divieto (più o meno cortese) non è necessario: la legge Sirchia ha mutato in una norma (passibile di sanzione, dunque, per il fumatore incallito o distratto che inforchi sigarette e accendino) l’esortazione a non fumare nei luoghi pubblici. Nel nostro Paese, ci siamo abituati da quattordici anni. Ma fin dove si sia spinto il divieto d’accesso ai fumatori, in Giappone, non era immaginabile. È l’università di Nagasaki a spiazzare con un provvedimento unico al mondo: non assumerà docenti e insegnanti che fumano. Parola di un portavoce dell’ateneo, in un nuovo passo della campagna anti-fumo a ridosso delle Olimpiadi 2020. Non ancora banditi i fumatori di-

Lo ha imposto l’università di Nagasaki, per prima al mondo. «Il vizio non è adatto all’istruzione» sposti al «pentimento» e a uno stile di vita lontano dalla nicotina: ma fuori dalla porta (e impossibilitati a ottenere un contratto) coloro che perseverano nel vizio. Potranno, insomma, lavorare per l’università i candidati che s’impegneranno a rinunciare alle sigarette, e solo quelli; e l’istituto ha promosso svariate altre misure che viaggiano su queste frequenze. Per esempio, sussistono anche il divieto di fumare nei campus, e addirittura l’apertura di cliniche per quanti non riescono a smettere. «Abbiamo concluso che i fumatori non sono adatti al settore dell’istruzione», ha spiegato il portavoce, evidenziando come esperti legali siano stati consultati, e come le nuove regole non violino le leggi sulle discriminazioni. Una campagna di sen-

sibilizzazione, oltre e al di là del divieto: quasi un batterio da debellare alla radice, la passione per la sigaretta. Provvedimenti assunti, come detto, dopo che la città di Tokyo ha approvato nuove e ferree regole anti-fumo in vista dei Giochi estivi del 2020. E pensare che il Giappone era considerato una specie di isola felice per i fumatori, al punto che era consentito fumare anche in ristoranti e bar. Cosa non più permessa nei punti di ristoro della capitale, benché i locali CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE

Non ancora banditi i professori disposti al «pentimento» Il Paese ultimo in prevenzione

possano creare aree riservate ai fumatori ove, comunque, ai clienti è impedito bere o mangiare. Il fumo è completamente vietato nelle strutture scolastiche, che vanno dagli asili alle scuole superiori: sono eccettuate piccole aree fuori dalle università e gli ospedali. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dato al Giappone il voto più basso sulle misure per evitare il fumo passivo; un voto inferiore a quello della Cina o Corea del Sud. Ma l’uso di tabacco in Giappone risulta in calo, in piena linea con i trend globali. E in quali altre fette del pianeta vigono divieti severi sul fumo? In Buthan (piccolo Stato di 650mila abitanti, che sorge nella catena dell’Himalaya, tra l’India e il Tibet), il tabacco è vietato

tout-court. Come una sostanza stupefacente. L’Islanda, quanto a divieto di fumo nei luoghi pubblici (2007), trovò terreno fertilissimo: addirittura l’82% degli islandesi, secondo un rilievo effettuato quell’anno, era favorevole al divieto, contro il 18% dei cittadini contrari. In Brasile, la vendita di sigarette è vietata ai minorenni e ne è proibita la pubblicità; inoltre il governo dispensa periodicamente campagne di sensibilizzazione contro gli effetti del fumo (in tutto e per tutto simili a quelle in vigore in Italia dal 2015: cioè, con l’utilizzo di foto che ritraggono arti amputati e altri effetti scioccanti del fumo). Stessa legge in Nuova Zelanda, dove ai minori non è concesso fumare; qui, si registrano norme contro l’abuso di tabacco già dal 1876 e, a partire dal 2011, il divieto di fumo nei luoghi pubblici non si limita a quelli chiusi: via le sigarette anche alle zone all’aperto attorno alle scuole, agli stadi e ad alcuni campus universitari.

EMERGENZA SANITÀ

AL «LORETO MARE» DI NAPOLI

Mancano medici, pure gli stranieri fuggono

Donna operata due volte per la pinza dimenticata

Il Veneto cerca 1.295 dottori. Ma anche dalla Romania ci snobbano per le paghe Serenella Bettin A caccia di medici: pensionati. O stranieri. Timisoara, Palestina, Arabia. Ma anche Germania Inghilterra, Francia. Cosa accade se in una regione mancano medici e i posti non sono coperti? Che oltre a chiedere che tornino i medici in pensione – l’aveva fatto il Molise, poi il governatore veneto Luca Zaia e poi il reclutamento in Friuli Venezia Giulia dei primi tre - si chiede che i medici vengano da altri Paesi. Radiologi, anestetisti, pediatri, ginecologi, medici d’urgenza e d’emergenza. In Veneto mancano 1295 medici ospedalieri e il rischio è che con la Quota 100, ne vadano in pensione altri 501, lasciando la sanità a Quota zero. Si fa per dire. In Veneto

a operare sono in 8400 ma per essere in linea si dovrebbero raggiungere quei 1295, così ora la sanità pubblica e privata hanno chiesto all’Amsi, Associazione medici di origine straniera in Italia, 400 specialisti. L’Ulss di Treviso, unità locale socio sanitaria, è in trattativa con l’università di Timisoara per assumere dieci romeni. Ma non solo questi. L’85 per cento delle richieste proviene da cliniche private, il restante dalla sanità pubblica. Con il rischio che qualche medico arabo, con uno stipendio da 14 mila euro al mese, più auto e scuola per i figli, pagati profumatamente dall’Arabia, snobbi pure l’Italia. Perché i contratti, qui, sono quel che sono con i nostri dodici – diciotto mesi prorogabili ad altri sei. Così

ci si trasferisce, si fanno i concorsi, si viene assunti per capire poi che forse era meglio a casa propria. Un’inversione di tendenza, come ha spiegato il professor Foad Aodi, palestinese, presidente dell’associazione, per cui se prima erano i palestinesi, gli arabi, i siriani, i libici, i giordani a voler venire in Italia e studiare e specializzarsi, ora è l’Italia che chiama aiuto perché non riesce a utilizzare i medici già laureati. Pochi posti nelle Scuole di specialità. Se poi ci mettiamo che quelli laureati scappano all’estero e che l’Italia pesca a sua volta fuori. Il 25 per cento degli stranieri poi se ne torna in patria o migra altrove. «In Italia - spiega Aodi sul portale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli

Odontoiatri (Fnomceo) - ci sono 80 mila professionisti della sanità di origine straniera, di cui 19mila medici. Di questi solo alcuni hanno la cittadinanza italiana o di un paese comunitario. L’85% lavora nel privato: in mancanza di cittadinanza non può accedere ai concorsi pubblici». Da qui la proposta, giunta pochi giorni fa, dell’Amsi: «chiediamo che questi medici, dopo aver lavorato per un periodo, per esempio cinque anni, nelle strutture italiane, possano essere ammessi ai concorsi con riserva, e con un termine per ottenere, dopo aver superato il concorso, la cittadinanza». Ma «la prima misura da adottare – rileva Aodi – è far specializzare i medici che escono dalle università italiane». Già. Lo dice anche lui.

È un classico della narrativa riguardanti la malasanità, al punto di finire anche nel testo di una canzone di Elio e le Storie tese, «La terra dei cachi»: la «pinza nella panza». Ma qui non c’è molto da ridere. Sarebbe accaduto all’ospedale Loreto Mare di Napoli, dove ieri ci sarebbe stato un blitz dei Carabinieri del Nas in seguito alla denuncia presentata da una donna che ha raccontato di aver subito nell’ospedale partenopeo un parto cesareo e subito dopo un secondo intervento perché qualcuno aveva «dimenticato» un ferro chirurgico nel suo addome. Un intervento, il secondo, che avrebbe messo a repentaglio la stessa vita della donna, già provata dal parto. I militari stanno compiendo accertamenti sulle cartelle cliniche e sui turni dei medici quel giorno nel reparto di ginecologia del nosocomio napoletano.


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ATTUALITÀ

MERCOLEDÌ 24 APRILE 2019 IL PICCOLO

Maggioranza ai ferri corti

Battaglia sul Salva-Roma L’ombra lunga della crisi sul governo gialloverde Guerra tra i due vicepremier. Salvini: «norma stralciata». I grillini lo stoppano Il Pd parte all’attacco: «Lo spettacolo è indecente, l’esecutivo non c’è più» Paolo Baroni

attaccati alle poltrone con la colla».

ROMA. Matteo Salvini arriva a

LA NORMA CONTESTATA

palazzo Chigi attorno alle 19.30 e la mette subito giù dura: il Salva-Roma non si fa, è rinviato. Misura concordata con Luigi Di Maio?, gli chiedono i cronisti? «Lo stralcio lo concordo con chi c’è. Con gli assenti è difficile concordare» risponde il vicepremier. Negli stessi istanti Di Maio sta registrando un’intervista per «La 7» ed arriva a palazzo Chigi con mezz’ora abbondante di ritardo sull’avvio dei lavori, inizialmente convocati per le 18, poi slittati alle 19 ed infine iniziati solo alle 20. I suoi, però, si affrettano a far sapere che «per stralciare il Salva-Roma è necessario un voto del Consiglio dei ministri che, al momento, non c’è ancora stato». Sia Matteo Salvini sia Luigi Di Maio, in un botta e risposta a distanza, evocano la crisi di governo per poi negarla. Si litiga fuori e dentro il Consiglio dei ministri. E il Partito Democratico, tramite il suo segretario Nicola Zingaretti, passa immediatamente all’attacco della maggioranza: «In Italia non c’è più un esecutivo, è uno spettacolo indecente. Sono

Il Salva-Roma è in bilico tra passare così com’è stato già annunciato oppure finire in un provvedimento a parte, come chiede la Lega. In forse, al momento di chiudere questa edizione, anche il varo dello stesso decreto crescita che doveva contenerlo. Molto probabile che slitti tutto di nuovo. «Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio, Conte, che tutti i Comuni in difficoltà vengano aiutati nella stessa maniera, non qualcuno prima e qualcuno dopo» spiega Salvini. Con un «provvedimento ad hoc per tanti Comuni in dissesto, in predissesto, indebitati, in difficoltà economica al nord, centro e sud. Vogliamo aiutare i cittadini romani, savonesi, catanesi e alessandrini». L’obiettivo del Movimento Cinque Stelle per evitare nuovi guai di bilancio alla sindaca Raggi è, invece, quello di chiudere dal 2021 la gestione commissariale che ha ancora in carico 12 miliardi di debito storico della Capitale girandolo allo Stato, ma – assicurano – senza nuovi oneri, anzi liberando almeno 2,5 miliardi a favore dei romani.

Un intervento che, però, subito dopo esser stato annunciato in pompa magna dal viceministro Laura Castelli e dalla sindaca pentastellata ha generato un vespaio di polemiche. IL “RISPARMIAITALIA”

Negli ultimi giorni per annacquare l’effetto anche mediatico del Salva-Roma (o Salva-Raggi, come qualcuno l’ha poi ribattezzato), rintuzzare gli attacchi di Salvini e togliere un’arma di propaganda alla Lega, la Castelli in realtà ha pure proposto di allargare il campo degli interventi, aggiungendo un pacchetto proposte frutto del confronto con le città metropolitane. Nel suo menù, ribattezzato #RisparmiaItalia la viceministra metteva così una norma interpretativa della sentenza della Corte Costituzionale per spalmare i debiti dei piani di riequilibrio in venti anni, la sospensione della contabilità economico patrimoniale ai piccoli Comuni, norme per consentire alla Cassa depositi di rinegoziare e sospendere per due anni i mutui delle città capoluogo e di rinegoziare le anticipazioni per i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione alle stesse, l’utilizzo

del piano dismissioni Invimit sui beni delle grandi città e, infine, una norma per migliorare il sistema di riscossione della tassa di soggiorno. MISURE IN BILICO

In bilico il Salva-Roma, in bilico tutto il pacchetto-crescita. Visto il muro contro muro il rischio dopo oltre due ore di consiglio dei ministri infuocato era molto concreto. Si rischia così un ulteriore allungamento dei tempi per l’en-

A causa del muro contro muro fermo anche tutto il pacchetto crescita trata in vigore delle misure già approvate «salvo intese» il 5 aprile. Dal taglio dell’Ires alle imprese alla maggiorazione della deducibilità dell’Imu su capannoni, sino al ripristino del super ammortamento al 130%. Stessa sorte per i rimborsi ai truffati dalle banche, la conversione in azioni del prestito ponte per Alitalia, le misure per la tutela dei marchi storici italiani e il rientro dei cervelli e tutto il resto del pacchetto a bagnomaria da quasi un mese. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

il provvedimento

Risarcimenti con il doppio binario ai risparmiatori truffati da banche Arriva a Chigi la misura che riguarda i 300mila italiani beffati dal crac di sei istituti di credito. Soddisfatte le richieste dell’Unione europea

Michele Di Branco ROMA. Un risarcimento con il

doppio binario. Il provvedimento che serve a indennizzare i 300mila risparmiatori colpiti dai crac delle sei banche (Etruria, Marche, CariChieti, Carife, Popolare di Vicenza e Veneto Banca) arriva finalmente sul tavolo del Consiglio dei ministri. Ma, appunto, il meccanismo messo a punto dal governo e concordato con l’Europa per evi-

tare di incorrere nella procedura d’infrazione separa in due i destini di chi farà richiesta di indennizzo. Palazzo Chigi ha infatti modificato la norma primaria, inserita in legge di bilancio, che prevedeva rimborsi automatici per tutti, consentendo rimborsi diretti solo a chi ha 35mila euro di reddito imponibile nel 2018 o 100mila euro di patrimonio mobiliare. Attraverso questa corsia preferenziale di carattere sociale, circa il 90% degli interessati dovrebbe essere garantito, mentre il restante 10% otterrebbe i rimborsi attraverso un arbitrato semplificato. A questo proposito, nella norma è prevista la “tipizzazione delle violazioni massive”,

Una manifestazione di risparmiatori truffati davanti a Palazzo Chigi

sia contrattuali sia extra contrattuali. E anche i vecchi azionisti potranno accedere al fondo indennizzi. L’arbitrato per coloro che restano fuori dalla corsia preferenziale sarà standardizzato e sarà prevista una procedura semplificata per cercare di abbreviare il più possibile i tempi di rimborso. Questa sorta di esame di merito sarà portato avanti dalla Commissione di 9 esperti istituita al Ministero dell’Economia. Caso per caso, i giudici dovranno accertare il “misselling”, ovvero il riconoscimento della vendita fraudolenta posta dalle direttive comunitarie come presupposto al rimborso attraverso soldi pubblici. Una parte della maggioranza di governo, il Movimento Cinque Stelle, ha insistito fino all’ultimo per rimborsi automatici per il 100% della platea, eventualità che avrebbe messo il governo in rotta di collisione con Bruxelles, che già è stata di manica molto larga, poiché consentire un rimborso ai possessori di

azioni non quotate, titoli rischiosi per definizione, è un grosso passo in direzione delle esigenze del governo italiano. Questo schema, è stato accettato da 17 associazioni di risparmiatori e respinto da due: «Noi che credevamo nella Popolare di Vicenza» e il «Coordinamento Don Torta». Secondo le due organizzazioni, la norma, così come, è parametrata più sulle quattro banche fallite (Etruria, Banca Marche, CariFe e CariChieti) che non sulle venete e non garantisce il rimborso effettivo del 90% dei risparmiatori truffati, come indicato dal governo. La scorsa settimana i “dissidenti”, rappresentanti dei risparmiatori veneti, Luigi Ugone e Andrea Arman, erano stati convocati a Palazzo Chigi per un confronto tecnico al termine del quale era emersa la volontà dell'esecutivo di cercare il più ampio consenso possibile ma non quell'unanimità chiesta a più riprese dal capo politico M5s, Luigi Di Maio. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


MERCOLEDÌ 24 APRILE 2019 LA TRIBUNA

SPECIALE

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Venticinque Aprile Caro Presidente, ricordiamo l’importanza delle donne nella Resistenza Questa regione non è egoista e non vuole la “secessione dei ricchi”

Il sacrificio dei veneti per la libertà e l’autonomia nella Costituzione LUCA ZAIA*

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aro Presidente, nel riceverLa nuovamente a poco tempo dalla Sua ultima visita, colgo una peculiare attenzione verso la nostra Regione e Le do il benvenuto nel giorno della festa della Liberazione che coincide con quella più significativa per l’identità di noi Veneti: la festa del Santo Patrono San Marco. Ci incontriamo a Vittorio Veneto. Un nome che, senza bisogno di aggettivi, parla della nostra vita e - da solo - riassume due momenti cruciali della nostra storia nazionale e veneta. In questa città si concluse l’immenso e straziante sacrificio e impegno che accomunò i nostri nonni nella Grande Guerra. Oggi, nell’anniversario della Liberazione, ricordiamo che qui fu scritta una delle pagine più importanti della Resistenza, la cui memoria è affidata per sempre alla Medaglia d’oro al Va-

lor Militare che fregia il gonfalone di questa città. Per due volte, nella prima metà del secolo scorso, queste terre furono teatro di aspri combattimenti, di aspirazioni alla libertà e di sacrificio per i propri ideali. Non c’è centro abitato, anche il più piccolo, che non abbia esposta una lapide coi nomi di numerosi Caduti. E non vi è valle, campagna o paese che non abbia un angolo che sia memoria degli eventi che in questa regione si consumarono tra il 1943 e il 1945. La Resistenza non fu soltanto quella combattuta nelle trincee e nelle montagne, con le armi. In quei tristi anni alla fine della seconda guerra mondiale, in senso più esteso, vi fu anche una resistenza di tutta la popolazione che vide come principali protagoniste le donne. Le madri, le mogli, tutte le donne di casa che, spesso sole e senza alcun sostentamento, coi mariti lontani, resistettero alle privazio-

ni, combatterono la fame, fronteggiarono le deportazioni e le catture. Quelle donne che seppero, di fronte al terrore, a tanta insicurezza e a tanta rovina, tenere unite le famiglie e favorire la solidarietà tra esse, molto spesso riuscendo a vincere e far superare il clima fratricida frutto dei tempi. Donne che hanno restituito al Veneto figli virtuosi i quali hanno trasformato la Regione in uno dei poli industriali più importanti d’Europa. Guardando oggi a quegli anni, l’impegno delle donne fu il vero motore e la reale garanzia di ripresa nel Dopoguerra. Se la lotta combattuta fu la via e il tributo per la costruzione delle libere istituzioni, quella lotta nascosta e silenziosa delle donne venete non fu secondaria. Fu il terreno, infatti, che mantenendo coesa e solidale la società in tanto sfacelo, consentì di far germogliare proprio dalla famiglia quel modello veneto

di impresa che sarà al centro di uno sviluppo economico e sociale unico, senza precedenti storici nella nostra regione. Un modello che ha fatto del Veneto una delle regioni più virtuose, produttive, solidali (uno veneto su cinque opera nel volontariato). Il modello grazie al quale, oggi, la nostra Regione può aspirare alla sua autonomia nei termini previsti dalla Costituzione repubblicana. Signor Presidente, siamo ospiti di una città Medaglia d’Oro della Resistenza. Altre cinque città venete si sono guadagnate questa decorazione in quel frangente storico (Bassano, Belluno, Treviso, Verona, Vicenza). Vicenza è anche l’unica città italiana ad averla ricevuta due volte, essendone già stata insignita come Venezia e Pieve di Cadore per il valore dimostrato nel secolo precedente. Veneta è anche l’unica università a fregiarsene, quella di Padova. Lo ricordo per sottolineare che i Veneti non sono mai stati estranei a queste vicende storiche. Com’è nel loro modo di essere, hanno dimostrato il loro impegno più con i fatti concreti che con le parole, ma nelle loro corde non c’è mai stata l’indifferenza e l’idea di bastare a sé stessi. Anche oggi, infatti, è la madre di tutte le bugie quella che viene mossa al Veneto, da persone disinformate e spero

non in malafede, di volere l’autonomia come una “secessione dei ricchi”. Non è così, signor Presidente. L’autonomia è un desiderio trasversale, è un fatto di popolo. Quasi due milioni e mezzo di veneti hanno votato democraticamente per chiederla, consapevoli che è una vera assunzione di responsabilità, che è lo spartiacque tra il progredire e l’essere conservatori, tra la visione di un paese federale moderno e innovativo e quella di un paese che continua a fondarsi sul centralismo e l’assistenzialismo. Cesare Calamandrei, padre costituente, disse: «Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la Costituzione andate nelle montagne dove caddero i partigiani». Aggiunse, tra l’altro, rivolto ai giovani: «Dietro ogni articolo di questa Costituzione voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, torturati …». Oggi, anniversario di quel lontano 25 aprile, siamo tra quelle montagne e abbiamo la certezza che la nostra aspirazione all’autonomia non è fuori del dettato costituzionale. Siamo di fronte a un passaggio storico irreversibile che nelle forme che saranno stabilite sarà una nuova tappa di crescita per la vita di tutta la Repubblica. *presidente della Regione Veneto

IL PROGRAMMA Durerà poco più di 2 ore la visita del presidente Sergio Mattarella domani a Vittorio Veneto. Il presidente nella prima parte della mattinata deporrà una corona di alloro all’altare della Patria, quindi si imbarcherà a Ciampino per atterrare quasi certamente a Istrana, meteo permettendo. Qui lo attenderà un elicottero che lo porterà a Vittori Veneto. Ore 11. Arrivo in elicottero allo stadio Barison, e successiva cerimonia in piazza del Popolo, con deposizione di una corona al monumento ai caduti. Firma del libro d’onore in municipio. Ore 11.30. Al teatro Da Ponte la commemorazione del 25 aprile con il sindaco Roberto Tonon, il presidente della Regione, Luca Zaia, la storica Giulia Albanese e l’ex partigiana Francesca Meneghin. Concluderà il presidente della Repubblica. Ore 12.40. Visita al Museo della Battaglia, dedicato alla prima guerra mondiale. L’invito è del sindaco Roberto Tonon e oggi il Cerimoniale del Quirinale dovrebbe confermare se ci sarà il fuori-programma. Subito dopo Mattarella ripartirà per Istrana e, successivamente, per Roma.


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.ROVIGO

... Mercoledì 24 Aprile 2019

La Voce

STALKING Condannato a sei mesi. L’avvocato della vittima: “Attenzione: non sono ragazzate”

S’innamora online e la perseguita Vari profili per corteggiarla, ma anche per spaventarla. E pedinamenti, persino sul lavoro Lorenzo Zoli

ROVIGO - Vari profili social, per corteggiarla. Già così, la vicenda potrebbe essere inquietante. Ma il giovane al centro della vicenda non si sarebbe limitato al virtuale, scendendo, anzi, secondo le contestazioni, estremamente sul concreto. Arrivando a pedinare la giovane, ad attenderla all’uscita del lavoro, ad alternare manifestazioni di affetto e (presunto) amore, a minacce o comunque dichiarazioni in grado di fare paura. Un connubio che avrebbe sconvolto la giovane vittima. I fatti, così come ricostruiti dall’accusa, si collocherebbero nell’arco di alcuni mesi, tra fine 2016 e primavera del 2017 e si sarebbero verificati parte a Rovigo e parte in Altopolesine. A rendere il tutto maggiormente inquietante, secondo questa ricostruzione dei fatti, ci sarebbero state le condizioni del giovane “corteggiatore”, non particolarmente stabile. Tanto che, nel corso della perquisizione domiciliare, eseguita dai carabinieri, si sarebbe lasciato andare a dichiarazioni non proprio rassicuranti. “Ti giuro - avrebbe detto - stiamo solo tutti male. Quella ragazza io non so adesso se la bacio, se l’abbraccio, se le dico vaff..., poi domani torno, se l’ammazzo, poi dico no, madonna, non riesco a sedermi”. L’ipotesi di reato formulata a

IN PIAZZA MERLIN

Il chiosco non si libera dall’essere abusivo

309

Perseguitata sui social, ma anche nella vita reale Finisce condannato a sei mesi il “corteggiatore”

n La giovane dovrà essere anche risarcita Il suo avvocato: “Grazie alle forze dell’ordine” suo carico era di stalking. Come detto, poi, agli scambi online l’imputato avrebbe fatto seguire “comparsate” che avrebbero agitato profondamente la vittima, anche

sul luogo di lavoro. In una occasione sarebbero intervenuti i carabinieri. Al termine del processo, ieri, l’imputato è stato condannato a sei mesi, sospesi.

“Sono soddisfatto della pronuncia del tribunale - spiega l’avvocato Ivan Agnesini, che tutelava, appunto, la vittima - che, lungi dal considerare la vicenda come una ragazzata o un innocente corteggiamento, ha risposto dando un segnale concreto. La cronaca giudiziaria troppo spesso narra di vere e proprie tragedie causate da denunce lasciate nei cassetti, ragion per cui ringrazio anche le forze dell’ordine intervenute”.

ROVIGO - Rovigo sta per celebrare la festa della Liberazione, ma la liberazione del chiosco di piazza Merlin non è ancora in dirittura d’arrivo. L’ex bar continua a collezionare giorni (309) da abusivo e giorni senza una soluzione. Dopo Pasqua e Pasquetta per il chiosco è tempo di un’altra festività, quella della Liberazione. Poi ne arriverà un’altra: quella del Primo maggio. E proprio in questi giorni scadranno i termini dell’ordinanza di rimozione, che impongono ai proprietari la demolizione della struttura. Gli stessi titolari però hanno più volte fatto sapere di non essere in grado di abbattere l’ex bar. In questo caso dovrà intervenire il Comune facendo ricadere il costo dell’operazione sulla cittadinanza. Ma il commissario prefettizio si assumerà questo compito? © RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SCHEDE OSPEDALIERE Sindaci in protesta: “Non è abbastanza”

Accolte le domande dell’Ulss Roberta Boldrin

ROVIGO - La giunta regionale ha recepito le richieste dei direttori generali durante le audizioni in quinta commissione. Ieri mattina, l’assessore regionale alla sanità ha esposto la sintesi delle richieste che la giunta ha deciso di accogliere, rimodulando quindi la delibera delle schede ospedaliere. Una delibera che ora dovrà essere definitivamente votata in commissione competente, la quinta, il 30 aprile. E nonostante la giunta, per quanto riguarda il territorio polesano abbia accolto tutte le richieste del direttore generale dell’Ulss 5 Polesana Antonio Compostella, questo non sembra essere abbastanza. Anzi, pare un palliativo che i sindaci tutti hanno deciso di non accettare tanto che questa mattina, alle 12, saranno in protesta, accompagnati dal presidente della Provincia Ivan D a l l’Ara, davanti alla Hall dell’ospedale civile di Rovigo. Ultima chiamata prima che, la situazione, diventi definitiva (con il voto del 30 aprile) e non più modificabile. L’aver acconsentito al ripristino di tre primariati e di qualche posto letto, infatti, non basta al Polesine. La giunta, nelle nuove schede ospedaliere prevede il ripristino dell’apicalità di neuradiologia nell’ospedale

La manifestazione questa volta a scendere in protesta sono i sindaci del Polesine A lato l’incontro in provincia con il direttore dell’Ulss Antonio Compostella, il presidente della Provicia Iva Dall’Ara e l’assessore Corazzari

di Rovigo, il ripristino dei primariati di chirurgia generale e urologia per l’0spedale di Adria, il ripristino dei 4 posti letto di terapia intensiva a Trecenta e lo spostamento di 24 posti letto di psichiatria da Adria a Rovigo. L’ospedale di Adria, in cambio riavrà quelli di riabilitazione generale. "Quanto accaduto in quinta commissione che doveva discutere di schede ospedaliere è un vero esempio di macelleria sanitaria - ha commentato la consigliera regionale Patrizia

Bartelle (Italia in Comune) dopo l'incontro con la giunta avvenuta ieri mattina in commissione sulla questione delle schede ospedaliere. "L’assessora Lanzarin ha sciorinato azienda per azienda le modifiche decise dalla giunta Zaia in seguito alle audizioni con i sindaci, i sindacati, le rappresentanze degli operatori. In pratica hanno ascoltato solo i direttori generali delle Ulss, senza alcun rispetto per i territori: un primario qua un altro là (le chiamano apicalità),

ti do uno spoke però su due ospedali e non su uno solo, ti tolgo otorino ma ti rendo chirurgia, la direzione medica la rimetto ma ti cavo un po' di posti letto. Insomma il mercato delle vacche nella sanità ospedaliera". "Per adesso ad essere intonso, anzi a guadagnarci è il privato, che rafforza ancora più la presenza nel territorio e il volume delle attività. Un feroce mercanteggio si è svolto sulla pelle dei cittadini, e con i soldi delle loro tasse".

"Speriamo - conclude la Bartelle - che il 2020 sia davvero l’anno in cui ci libereremo della gestione leghista della Regione e della sanità veneta in particolare. Intanto celebriamo questo 25 aprile spiegando ai cittadini che Zaia e soci non stanno semplicemente mangiando la merendina ai cittadini veneti, stanno letteralmente spolpando la sanità pubblica a favore dei privati, e nel disprezzo totale dei bisogni della popolazione”. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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