Immaginari incerti

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+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ progetto DEEP di Martina Dandolo Questa mappa rappresenta la somma delle descrizioni e dei racconti del quartiere, rispetto alla sua morfologia, il suo paesaggio fisico, i suoi abitanti, le sue mobilità e i suoi ritmi sociali, masopratutto riassume desideri, emozioni e immaginari. Questa mappa cerca di rappresentare le persone di un quartiere che è in forte ricerca di identità; mentre le normali carte vi mostrano i luoghi fisici dove poter trovare cosa, questa mappa

vuole mostrarvi le risorse, i desideri e le rappresentazioni che il quartiere ha di sé. Alla gente è stato chiesto di segnare i luoghi più frequentati, le strade percorse, definire un centro, mostrare i confini del quartiere e, parallelamente di raccontare delle storie passate, delle emozioni presenti e dei desideri futuri. Il fine è di stimolare un dibattito pubblico, riguardante non solo il caso specifico ma anche una discussione sulle politiche e le visioni della città del prossimo futuro.

a cura di Giusi Campisi per il quartiere di San Martino a Trento promosso dal tavolo di lavoro “Il fiume che non c’è”


Il progetto DEEP -declinazioni percettive nel territorio- nasce dall’esigenza e dalla volontà di ripensare lo spazio abitato e visualizzare le stratificazioni dei livelli di realtà e i diversi gradi di declinazione di un territorio. Un insieme di spunti e tecniche di riappropiazione della città da parte di chi la abita.

Ci si è posti ogni tipo di domanda, discussione, possibile soluzione; DEEP ha rivolto queste domande e dubbi ai cittadini.

Viviamo in un momento storico in cui le pratiche quotidiane sono una delle risposte alle soluzioni del vivere. bisogna valorizzare i desideri delle comunità, L’operazione risponde al bisogno di ascoltando le loro storie e le loro predocumentare la realtà del territorio occupazioni per trovare nuovi metodi tracciando nuove mappe, in grado di di traduzione sul territorio. restituire un’immagine della zona che va al di là di una geografia puramente Molte delle conversazioni che si afdescrittiva, ma attraverso un lavoro di frontano sembrano ridondanti, banali e esplorazione coinvolgendo gli stessi molto focalizzate su singole questioni: abitanti, chiamati in prima persona a come riusciamo a trasformare questi narrare il proprio quartiere. spunti in domande più ampie legate alle risorse a disposizione di beni e serVista dall’esterno, questa zona della cit- vizi per una comunità? tà, che anche se molto piccola, contiene tutti gli elementi necessari per rap- Il fine è trovare lo scarto del pensiero presentare un intero territorio, forse è comune: come viene percepito, utiproprio per questo che molti negli anni lizzato, concepito mentalmente; dalla l’anno studiata, interrogata, vissuta. qualità della vita, alle peculiarità, abitudini, fino alla descrizione soggettiva.


Sulla base di questo processo sono stati individuati alcuni elementi riportati in questa mappa: -

la percezione dei confini la definizione di quartiere un glossario cittadino gli itinerari tematici una lista di risorse e i servizi

Il lavoro lascia spazio di confronto senza dare, volutamente, tutte le informazioni. In questa mappa infatti, non troverete le indicazioni stradali, la collocazione delle risorse o degli itinerari precisi ma una somma di intuizione che lasciano aperto alle interpretazioni e allo stesso tempo da un immaginario del luogo o di una condizione tipica di alcuni quartieri. Ora sta al lettore esplorare come un turista curioso i luoghi di San Martino e perdersi nel interpretare le informazioni raccolte oppure nella ricerca di nuove esperienze.


Il quartiere

DEFINIZIONE La definizione che trovate qui di seguito sono le deduzioni che vengono fatte quotidianamente dagli abitanti di San Martino, nate da processi intuitivi ed emozionali che sono stati attivati partendo dalle dichiarazioni e dalle opinioni raccolte dagli abitanti stessi. La definizione del quartiere è sostanzialmente un lavoro fatto sulle frasi degli abitanti, estrapolate da una serie di conversazioni informali e portate a racconto, dove la scelta degli argomenti trattati è stata selezionata sulla base della frequenza di nomina.


Confinante con il centro storico: quella definita la storica San Martino è una zona che occupa poco più di una via, quella comunemente non definita si sviluppa a settentrione per pochi isolati, fino al punto più a nord prima della zona commerciale.

no marciapiedi e bar; i nuovi abitanti si lanciano nell’impresa di ripopolare il quartiere che a suon di affitti moderati, chiama giovani coppie, famiglie bengalesi e neonati; i lavoratori sono quelli che creano più movimento: tra attività di ogni tipo (alle volte anche bizzarre) e un cambiamento costante (alle volte La percezione del territorio è alterata, quasi repentino). i confini e gli spazi sono confusi con le pratiche del quotidiano; la mancan- Mentre pochi, al di fuori del quartiere, za della percezione generale di confini conoscono più della via che lo caratprecisi sottolinea l’intento e il desiderio terizza, la maggior parte degli abitanti degli abitanti di definirsi parte integran- sono legati alla storia di questo posto. te di un centro. La rappresentano all’interno dei negozi affiggendo le cartine storiche e parteRacchiusa tra il centro e zona commer- cipando attivamente al mantenimento ciale, si potrebbe dividere in 3 zone: re- della narrazione orale. sidenziale vecchia, commerciale nuova e dei settori amministrativi; conta c.ca In pochi km quadri troviamo oggi mol1500 abitanti divisi in 3 gruppi, quelli te più risorse e servizi di quanti ne qui da sempre, i nuovi cittadini e i la- possa offrire un intero paese. Fino alla voratori. metà dell’ottocento la vita degli abitanti era condizionata dal fiume. Il fiume e le Tutti e 3 rivendicano un po’ la paesani- cave, attive fino al dopoguerra, erano tà di questo luogo: gli anziani detentori stati la base degli scambi commerciadella storia (non sempre vera) occupa- li prima, successivamente il manteni-


mento, a livello logistico, di quella zona come artigianale, ora dopo la deviazione del fiume, l’inutilizzo delle cave e la caduta in disuso delle attività sulle quali si basavano l’economia e la vita, la crescita e l’identità del quartiere stanno andando a perdersi. La deviazione del fiume ha creato un grande spazio vuoto che, nel corso degli anni, ha fatto si che tutti i luoghi e gli uffici dell’amministrazione pubblica, regionale, militari e civili prendessero il suo posto. Successivamente, lo sviluppo verso nord della zona commerciale ha fatto perdere valore agli artigiani e percepire il quartiere come periferico. Il forte desiderio da parte degli abitanti di rendere pedonabile la zona, denota una ricerca di quell’identità perduta a causa del decadimento economico del quartiere.

Basta percorrere a piedi le strade del quartiere per rendersi conto della disposizione dello spazio urbano/abitato, dei mutamenti avvenuti negli anni al suo interno e sopratutto nei palazzi che lo circondano: centri commerciali, grattaceli, torri di vetro, palazzine popolari affiancate a qualche centinaio di anni di storia: i contrasti non mancano a San Martino. I gruppi di case che suddividono il territorio evidenziano ciò che rappresentano: la famiglia, il commercio, il potere, l’istituzione, il ceto basso, quello alto, l’istruzione e il controllo.

Tutto suddiviso e frammentato tra un arteria principale di traffico e qualche parco/piazza pubblica, aumentando così la distanza percettiva dell’insieme e trasformando il quartiere in un insieme di isole tematiche. Indicativo, inoltre, osservare il rifacimento del parco pubblico, completamente in discesa e La possibilità di annettersi percettiva- costruito sotto struttura programmata, mente al centro storico rende ideolo- utilizzato come area cani o per spaccio gicamente una prospettiva di ripresa semi-appartato ma ancora poco vissueconomica. to dagli abitanti. Da comparare con il


progetto apparentemente utopico degli anni ‘90, ancora oggi spesso ricordato dagli abitanti, per la riqualificazione del centro storico: si proponeva una zona verde e ricca di alberi che collegasse il centro con il castello e il borgo annesso; interrando una strada ad alto traffico e prevenendo forse il decadimento economico della zona. L’ idea principale che è venuta fuori interrogando le persone è che San Martino è una zona malfamata ma che, nonostante tutto, si sentono sicuri. Il contrasto è evidente e non c’è dubbio che ci sia una forte confusione tra fatti reali e realmente accaduti. La maggior parte della vita pubblica si svolge nei bar o nei circoli, questo fa aumentare drasticamente il numero dei pettegolezzi e, di conseguenza, la percezione degli eventi per lo più negativi. Tra i fatti accaduti e la realtà c’è una evoluzione paesana della notizia: molti sono intimoriti dall’ alto tasso alcolico

dei vecchietti, dalle droghe giovanili e dalle evidenti vetrine sfitte, ma tutti sono consapevoli di ciò che ha da offrire e nessuno nega i prezzi d’affitto vantaggiosi che fanno concorrenza a qualsiasi mercato immobiliare. I nuovi abitanti portano una ventata di fresco e internazionale aprendo attività paticolari in aggiunta ai già svariati spazi di associazionismo. San Martino è vissuto molto da chi ci lavora come un paese di addozione e il coraggio giovanile per le nuove attività sta facendo nascere molti spazi creativi e di riuso; se uniamo il tuttocon alcuni artigiani storici tra cui parrucchieri per ogni gusto otteniamo acuni spunti per un immaginario futuro...


guida alla consultazione

GLOSSARIO CITTADINO

Il glossario cittadino è composto dalla definizione dell’argomento scelto contenente: divisione sillabica, indicazione dell’accento, categoria grammaticale, trascrizione fonetica, etimologia, data prima attestazione del lemma prese dal Vocabolario della lingua italiana di Tullio De Mauro e dall’ articolazione della voce in accezioni trascritte da interviste effettuate sul quartiere di San Martino, Trento.


con|fì|ne s. m. [1269; dal lat. confìne, au|tòc|to|no

agg., s. m. [av. 1796; propr. neutro di confinis «confinante», dal lat. autochtōn -ŏnis, gr. αὐτόχϑων comp. di con- «assieme, con» e finis «fi- -ονος, comp. di αὐτός «stesso» e χϑών nire, limite»]. – «terra»]. – 1 I confini originali sono quelli del ‘64, quando San Martino diventa parrocchia: v. Tore Augusto, P.zza Centa fino alla ferrovia, dall’altro lato fin su a nord al distributore di benzina e via Petrarca a ovest dove c’è l’autosilo. 2 La vecchia San Martino, quella di quando c’erano le mura (riferito alle mura cittadine storiche), più in là non ci sono reperti storici ma è San Martino lo stesso. 3 via San Martino, via Torre Augusto, Largo Nazario Sauro, via Malvasia, via Manzoni, P.zza Sanzio 4 Dalla torre alla chiesa. 5 Non so neanche dove finisce e dove inizia 6 la via San martino, una volta via Germania, zona di dogana; iniziava con la Torre Verde che fungeva da porta difensiva della città e finiva con il fossato della Malvasia.

1 gente particolare di convivenza intensa, ci si potrebbe scrivere un libro per raccontare i suoi abitanti. convivono tutti insieme: avvocato, closhard, è come una micro società multirazziale che va dal consigliere provinciale al barbone passando per il lavoratore. 2 una volta eravamo tutti qui di ogni religione e politica: destra, sinistra, atei e cristiani: non si faceva nessuna differenza. adesso ci sono troppi extracomunitari. 3 la caratteristica straordinaria di un quartiere di operai e artigiani è che si aiutano l’uno con l’altro indipendentemente dal colore politico. 4 non c’è una categoria precisa di abitanti, ci sono persone di vario tipo, anche quelle di cui si capisce che non hanno una grande disponibilità economica; ci sono pareri diversi sulla convivenza tra questi. 5 diciamo che la scritta “welcome” sui tappetini d’ingresso delle case non è sempre veritiera.


ri|sór|sa

s. f. [a.v. 1576; dal fr. res- spà|zio s.m. [sec. XIII; dal lat. source, der. dell’ant. ressourdre, del lat. spatĭu(m)]. stor., potit. [1939; cfr. ted. resurgĕre «risorgere»]. – Lebensraum]. – 1 le risorse naturali del quartiere sono da sempre state la cave, da dove si estraeva “il marmo rosso di Trento” con cui sono rivestiti molti palazzi e scalinate della città 2 il rifugio anti aereo, diventato ex magazzino di carta, poi edile, è ora officina per aggiustare i casalinghi, deposito e cimitero degli oggetti vecchi, fonte di aiuto e passatempo per gli ex artigiani in pensione 3 pochi lo sanno ma, sotto la montagna, dentro il bunker, c’è una sorgente 4 il nome della via Malvasia arriva dal termine con cui sono indicati i vitigni; una volta qui infatti c’erano campagne e vigneti 5 nella parte alta del quartiere le parti di terreno non ancora edificate sono sfruttate come orti 6 nel 1860 hanno tolto l’Adige e in fondo alla via si creò una piazza che verso la fine dell’ 800 era usata per il commercio e il deposito della legna, proprio dove ora c’è la fontana 7 sembrava di stare a Venezia, l’acqua era a 2 mt da terra, vedevi tutte le isolette 8 il fiume si ribellò, e si vendicò...si è ripreso il suo vecchio letto

1 non è sicuramente il salotto elegante e snob del centro città 2 uno dei pochi quartieri rimasti intatti come una volta, le sue caratteristiche storico culturali si sono mantenute inalterate 3 fino a 30/40 anni fa la gente dormiva in soffitta, oggi ci sono molti appartamenti ITEA e dicono che le case operaie verranno trasformate in alloggi da acquistare 4 è pensato per le botteghe e i magazzini artigiani, quindi la residenza è dai 3m in su 5 la fontana è già stata spostata tre volte, ora è vicino al grattacielo, costruito vicino all’ultima casa del centro storico; fu il primo a Trento, la gente veniva a vederlo come se fosse un attrazione turistica 6 a un passo dal centro (50 m), lo attraversi in 5 min, sei vicino ma sei fuori, a 3 minuti dal casello dell’autostrada e a 5 dalla tangenziale 6 roggia, molti magazzini, barbieri, vendo e compro oro, officine auto, palazzine popolari, chiesa, benzinaio, supermercato, parco pubblico...


u|to|pì|a

s. f. [1821; dal lat. mod. Utopia, nome di un isola immaginaria in cui il filosofo inglese Thomas More, ambientò l’omonima opera, dal gr. ou «non» e tópos «luogo», per indicare un luogo che non c’è]. – 1 non so se “il pedonale” sia la ricetta per risolvere gli sfitti commerciali... 2 sarebbe molto bello ma forse verremmo tagliati fuori ancora di più

de|fi|ni|zió|ne

s.f. [1304-08; dal lat. definitiōne(m), v. anche definire] de|fi|nì|re v.tr. [av. 1294; dal lat. definīre, comp. di de– con valore raff. e finis «confine»]. – 1 “la zona maledetta” 2 porto sull’Adige 3 il bronx 4 zona malfamata 5 zona franca 6 via di mezzo 7 particolare

la|vò|ro

la|vo|rà|re v. intr. e tr. (io lavóro, ecc.; aus. avere) [sec. XIII; dal lat. labōrāre, der. di labōr -oris «fatica, sforzo, pena»]. – 1 è sempre stato il quartiere degli artigiani, ora ne sono rimasti pochi, molti sono parrucchieri o barbieri ma una volta qui c’era una bottega dietro l’altra: l’officina meccanica (lui era il re dei carburatori), l’elettrauto, il lattoniere, il carburo (quello che metteva la luce nei locali), il recupero e ricambi (in tempo di guerra magazzino del ferro per la patria), l’ aggiusta fisarmoniche... 2 il problema principale delle attività è la destinazione d’uso, molti spazi qui sono depositi o capanni, altri sono interrati 3 sono positivo, noto già che c’è una ripresa da parte dei giovani alla conquista degli spazi 4 molte attività ora sono in mano agli extracomunitari, loro prendono quello che c’è e si adattano a tutto. Nell’ultimo periodo sono aumentate le attività gestite da loro anche se alcuni sono qui da molto tempo, come il primo ristorante cinese di Trento.


San Martino

ITINERARI A TEMA Gli itinerari a tema nascono dall’idea di calarsi nella realtà di coloro che vivono nel quartiere, non di costruire un percorso in modo approfondito, ma di restituire l’idea che gli abitanti hanno del loro territorio. Si è cercato di cogliere le suggestioni dell’immaginario collettivo e restituirle con il linguaggio trovato trasformandole in itinerari. I percorsi e la loro descrizione rispecchiano infatti i sentimenti trovati e, volutamente, si mantieno su un registro colloquiale fatto di regionalismi, incoerenze e qualche scorrettezza.


itinerario #1

MONUMENTO AI CADUTI 7 dicono alcuni, altri arrivano a 10...sono i luoghi dove, a detta degli abitanti, ci si ritrova a bere un caffè o il tè (nome in codice per teroldego). I luoghi sono i più svariati e ben distribuiti sul territorio: vanno dai caffè letterari al club nato nel dopoguerra, da quelli il cui nome ha creato leggenda e usanza (bere in piedi) a quelli in cui l’usanza dei giocatori d’azzardo è scomparsa, fino a quelli che hanno fatto i soldi con i camionisti perché facevano il minestrone. Si racconta di un passato di locali sempre pieni di gente e lavoratori provenienti da tutta la città, compresi gli universitari; di luoghi di grande baldoria, di donne orrende e uomini ubriachi... ma di gente gentile, con cui si poteva passare il pomeriggio a giocare a carte.

itinerario #2

MISSIONI BENEVOLE Mentre Amelia, che apre la chiesa alle sette della mattina, la va a chiudere alla sera, Amalia, un paio di anni prima, va ad aprire le sue case del piacere; oggi comprate dalla chiesa per i missionari. Nella zona ovest del quartiere tra la chiesa e il parco pubblico, partendo dalla sede dei pompieri e proseguendo verso la stazione ferroviaria, mantenendo il lato sinistro della strada, troverete la case militari passando per quelle della finanza fino ad ritornare alle case dei missionari. Questi i luoghi dell’antico piacere a San Martino.

itinerario #3

LUOGHI CONFLITTUALI Una stecca lunga un centinaio di metri, un edificio murato con una promessa incisa sui mattoni “torneremo”. La presa dell’asilo da parte degli anarchici è durata poco più di 2 settimane, tempo di far contento il kebabbaro di fronte...da sempre luogo di diatriba politica, l’asilo di San Martino fu un asilo italiano dei genitori aventi diritto, costruito nella zona tedesca della città. (1886 c.ca). Attraversando la strada, in direzione delle cave, troviamo il nuovo asilo, protetto da una recinzione quasi militare, nascosto tra il blocco delle case popolari. Queste esistono tutt’oggi, salvate dalla speculazione edilizia da un vecchio accordo tra il sindaco e il parroco della zona. Oggi caratterizzano quella che è una categoria di abitante tipico del quartiere, le ex case operaie, infatti, sono alloggi piccoli, pensati per una o due persone, ideali per i single o per gli anziani. Sul versante completamente opposto, il dopolavoro, che pare non si riesca a salvare dal mercato immobiliare, utilizzato per un periodo come balera, oggi venduto per costruire appartamenti.


itinerario #4

ZONE TRAFFICATE Sul versante est dopo la salita, sopra alle cave, a fianco al castello, c’è una camminata, quando sali vedi uno scorcio bellissimo con vista su tutto l’antico borgo: qui cresce una vegetazione particolare, un mix di cespugli, sacchetti dell’immondizia, siringhe e piante che crescono spontanee accanto ad un assembramento di cartelli per la lotta al traffico. Quassù tutto tace. Di fronte in linea d’aria, quella definita una muraglia cinese, perché d’ inverno non lascia passare neanche un raggio di sole: l’autosilo, un parcheggio a più piani dalla forma arrotondata che riprende il vecchio letto del fiume. Dall’ultimo piano si gode di una vista panoramica ideale, ci si trova infatti in mezzo al quartiere e lasciandosi molti metri più in sotto, quasi a nasconderlo, il traffico della strada principale.


TERRITORIO: chi sono gli attori delcontesto urbano? Quali sono le possibili risorse economiche e sociali?

luoghi pubblico incontro

☕ ❀ u

luoghi di interesse comune

caffè & ristorante

chiesa

giardini

museo

fontana

luoghi storici

parco giochi

centro storico

punto panoramico servizi banca

istituzioni

posta

vigili del fuoco

parcheggi supermercato & zona commerciale benzinaio

militari

i agenzie immobiliari ⌂ case popolari

farmacia

asilo & scuola

ambulatori

servizi disabili

trasporti tangenziale

vigili urbani

risorse dismesse

s

orti vigneti

ferrovia

cave

taxi

hotel

polizia

strada statale bus

associazioni & circoli

fiume

luoghi abbandonati

d ☪

ostello moschea balera officine artigiane dopolavoro asilo


DEEP declinazione di esperienze percettive nel territorio CONTRIBUTI: le persone del quartiere di San Martino barycentro - coop. delfino museo storico Associazioni anziani ... TESTI: tutti i testi, riferimenti e informazioni contenute in questa pubblicazione fanno riferimento ad interviste, discorsi e affermazioni realmente avvenute tra febbraio 2012 e marzo 2013 tra Martina Dandolo e le persone del quartiere di San Martino EDITING: Martina Dandolo Giusi Campisi POGETTO GRAFICO: Martina Dandolo EDIZIONE: stampato in aprile 2013

DISTRIBUZIONE: creative commons

DEEP

http://declinazionipercettive.wordpress.com/


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