Tennis world italia n 50

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fino al tremendo infortunio che rovina in parte la sua meravigliosa stagione, chiusa a un soffio dalla gloria. Senza quel guaio, forse sarebbe andata ancora meglio. Flash Jack Sock voto 8 Rifà grande l'America, riportando il tennis maschile americano IL PAGELLONE ATP 2017 Ariano S. Roger Federer voto 10 e lode Regala al tennis l'anno probabilmente più emozionante della sua leggendaria carriera, toccando a tratti il più alto livello di gioco mai espresso. Non smette mai di stupirci, ed evidentemente non smetterà mai. Paradisiaco

2018 lo stato delle sue ginocchia, ma se saprà preservarsi, quantomeno su terra appare inattaccabile.

ad altissimi e fino a novembre remoti livelli. Difficile dire se si riconfermerà, ma nella storia

Mostruoso

ci è già entrato nel suo

Grigor Dimitrov voto 9 Più

Inaspettato

solido, coordinato, sveglio. Si perde dopo l'inizio sfolgorante in Australia, salvo ritrovarsi a Cincinnati per poi chiudere l'anno nel migliore dei modi, da

piccolo.

Juan Martin del Potro voto 7 Vista la seconda parte di stagione 2016, probabilmente ci si aspettava qualcosa di più. L'argentino delude fino agli

Rafael Nadal voto 10 e lode

campione.

Chiude l'anno meritatamente

Finalmente.

Us Open, poi si sveglia,

costante, persino il più

David Goffin voto 8 La

alle Finals che ormai tutti

integro fino a Shanghai.

stagione su terra lo stava

Rimane un punto

consacrando come uno dei

interrogativo in vista del

migliori interpreti sul rosso,

al numero 1. E' il più

sfiorando una qualificazione assaporavano. Autunnale Stan Wawrinka voto 6 Negli


Slam, tolto Wimbledon, è da considerare sempre fra i favoriti. Lo conferma con le grandi prestazioni in Australia e a Parigi. Va detto che se dovessimo considerare esclusivamente il circuito Atp il voto sarebbe bassino, ma i problemi al ginocchio lo giustificano in parte. Incostante Alexander Zverev voto 7,5 L'ultimo in grado di arrivare così in alto a 20 anni fu Novak Djokovic. Tuttavia considerando anche le tante assenze, negli Slam come alle Atp Finals delude, ponendo qualche dubbio sulla sua tenuta mentale. Pronto? Jo-Wilfried Tsonga voto 7 Strana stagione quella del francese, che col trionfo in Davis si afferma come il miglior tennista transalpino mai esistito dopo Noah nell'era Open. Vince parecchi tornei minori, perde anzitempo praticamente in

tutti quelli che contano.

fianco.

Paradossale

Terraiolo

Marin Cilic voto 6,5

Nick Kyrgios voto 6 Ha il

Dimostra di meritare

tennis per vincere tornei

appieno la top 10,

pesanti. Ci va vicino a

nonostante le consuete

Cincinnati, non molto negli

amnesie. Se le vesciche

altri appuntamenti clou.

avessero aspettato una

Sembra più maturo e più

settimana in più, forse

interessato al suo mestiere,

parleremmo in ben altri

il prossimo sarà forse l'anno

termini della sua stagione.

della verità.

Fragile

Diverso

Dominic Thiem voto 5,5 Su

Denis Shapovalov voto 7

terra bissa quanto di buono

La più bella novità del 2017,

fatto lo scorso anno. Altrove

col suo tennis che sembra

però va male, nonostante

un mix fra la classe di

chiuda col best ranking e

Federer e l'esplosività di

una fidanzata di lusso al suo

Nadal. Solo il tempo potrà


dirci se potrà anche solo avvicinare il palmares dei due GOAT, ma ci divertiremo, questo è sicuro. Splendido Carreno-Busta e Anderson voto 7 Toccano vette inesplorate e che molto probabilmente mai più esploreranno. Bravi però ad approfittare dei guai altrui. Miracolati Djokovic, Murray, Nishikori, Raonic sv Inutile sparare sulla croce rossa, in tutti i sensi. Rimandati Fabio Fognini voto 6 Si può criticare, si può odiare per le sue follie, ma se proprio non si riesce ad amarlo, è quantomeno oltraggioso non apprezzare le sue qualità tecniche e i suoi risultati, una manna per il tennis italiano allo stato attuale. Unico



Rafa Nadal, l'anno che è stato

massimo.

ha cambiato la storia della loro rivalità. Tuttavia, nel

Sharada

Roger Federer è stato l'uomo da copertina per

primo Slam della stagione c'è molto di più del loro

Non era un bel segno vedere Rafa Nadal con la

tutto il 2017, visti i suoi risultati che hanno

scontro. Lo svizzero, da numero 17 del mondo, ha

fasciatura appena sotto il

alimentato la narrazione di

attraversato la sua metà di

ginocchio destro nella finale del Masters 1000 di

un ritorno. Questo, insieme agli avversari sconfitti dallo

tabellone battendo avversari meglio

Shanghai. Non perché la visione familiare riportava

svizzero, e alle quattro vittorie su Nadal, hanno

classificati. Nella sua zona Nadal, oscurato dal

alla mente ricordi di dubbi e dolore, ma perché era la prima volta che in tutto il 2017 il numero 1 del mondo era apparso fisicamente vulnerabile.

aumentato il fervore intorno ai suoi risultati. Ma ridurre il 2017 di Federer alle sole vittorie su Nadal vorrebbe dire fare un torto a entrambi. Soprattutto allo

percorso di Federer, ha ottenuto un paio di notevoli vittorie contro Alexander Zverev (terzo turno) e Grigor Dimitrov (semifinale). Questo tipo di

spagnolo.

progressione, meno celebrata, ha punteggiato tutta la stragione di Nadal. L'energia che il maiorchino

Il successivo ritiro forfait a Basilea allontana temporaneamente i dubbi crescenti così come la vittoria su Hyeon Chung al secondo turno a Bercy che gli permette di chiudere la stagione da numero 1, per la quarta volta in carriera. Ma la vittoria poco convincente su Cuevas e il ritiro prima del quarto di finale contro Filip Krajinovic frena il leggero momento di sollievo. Tuttavia, nonostante il caos delle ultime settimane, quella di Nadal rimane una stagione da celebrare così come il suo 2008, il 2010 e il 2013 in cui ha toccato il

Certo, il quinto set della finale dell'Australian Open


ha mostrato a Melbourne non è svanita nelle

sostanza alla sua abilità di superare i momenti difficili

facilità o difficoltà del tabellone, la prestazione di

settimane successive, come ci si sarebbe

e riemergere da vincitore.

un giocatore in ogni partita, in ogni giornata, dipende

aspetatti, prima di ritornare nella stagione sulla terra

Quasi a contrastare questo aspetto della sua

solo da se stesso. Il tabellone è secondario,

rossa. E non si è nemmeno

personalità, i tabelloni dei

fornisce solo un'indicazione

spenta dopo i trionfi a Monte Carlo, a Barcellona,

tornei sono stati spesso criticati quest'anno. Molti

sugli avversari ma non sul piano di gioco dei rivali

a Madrid e al Roland Garros.

hanno lasciato intendere, in maniera esplicita e

quando si incontrano. Nel complesso, la carriera di

Ha sofferto sconfitte, come quella contro Gilles Muller in cinque set a Wimbledon, o le eliminazioni nei primi turni a Montreal e

implicita, che Nadal sia stato inserito in sezioni più facili rispetto ai rivali, e hanno portato proprio lo US Open come l'esempio più lampante di questa

Nadal ha vissuto più volte la ripetizione di questo schema, di queste considerazioni sulla maggiore facilità dei suoi tabelloni. È una linea di

Cincinnati tanto da farlo apparire quasi un outsider allo US Open, che però hanno solo dato nuova

teoria. Tuttavia, queste osservazioni non considerano che, indipendentemente dalla

pensiero credibile? A parte gli infortuni, Nadal ha dovuto essere


aggressivo per mantenere il suo ruolo di giocatore capace di adattarsi anche alle circostanze difficili che lo circondano. Chiamato ripetutamente uno specialista della terra rossa, le sue prestazioni nel 2017, anche senza contare quanto ottenuto

negli anni passati, dovrebbero bastare da sole a togliergli questa riduttiva etichetta una volta per tutte. Se Nadal fosse solo una specialista del rosso, non avrebbe raggiunto la finale dell'Australian Open, su una superficie che non avrebbe potuto essere piĂš

veloce. E soprattutto, se fosse stato cosĂŹ refrattario ai cambiamenti, non sarebbe diventato il piĂš anziano di sempre a salire al numero 1 del mondo quasi dieci anni dopo aver toccato per la prima volta la vetta del ranking.



Oltre Toni Nadal: un'occhiata gettata al futuro Sharada

Nel febbraio 2017, quandi Toni Nadal ha annunciato che avrebbe smesso di essere il coach del nipote Rafa a fine stagione per assumere maggiori responsabilità nella Rafa Nadal Academy, l'annuncio ha avuto forti conseguenze. Non solo perché si è trattato di una

sorpresa, ma anche percé voleva dire la fine di un'epoca. Non che la loro fosse una partnership unica. Ci sono già stati in passato casi di successo di familiari diventati allenatori. Tuttavia, se in molti di questi precedenti le relazioni professionali hanno messo in crisi i legami familiari e il benessere emotivo dei giocatori, niente di tutto questo sembra essere successo fra Nadal sr. e il suo protetto in tutti questi anni. Certo qualche dubbio è emerso quando Toni ha

dichiarato al Tennis Italiano che non era soddisfatto di come il suo era cambiato dopo le recenti aggiunte al team, nello specifico riguardo alla figura di Carlos Moya, entrato nello staff a fine 2016. Rapidi chiarimenti sono poi arrivati da Rafa e Toni su quella frase il cui messaggio sarebbe stato mal tradotto. “Toni è con me da un vita, il rapporto con lui è stato un po' più speciale di quelli che ho con gli altri miei zii, perché con lui ho vissuto tutti i giorni e gli sono grato per tutto quello che ha fatto per me” ha detto lo scorso marzo a news.com.au durante il Mexican Open.


Tuttavia, al di là delle parole, sono le prestazioni di Rafa nel corso dell'anno che dimostrano come il legame con zio Toni sia forte come prima e forse anche di più. Toni aveva in mente di non comunicare la sua decisione fino al termine dell'Australian Open per evitare che Rafa perdesse la concentrazione. I suoi risultati nella stagione sul rosso, con La Decima al Roland Garros e il terzo Us Open, hanno dimostrato che il peso del ritiro imminente dello zio è diventata una motivazione in più per fare di questa stagione un addio memorabile, per far sì che i suoi risultati fossero per sempre collecati al contributo dello zio. Il Roland Garros ha scelto di riconoscere questo contributo e ha permesso a Toni di presentare a Rafa la copia del trofeo col suo nome scolpito dieci volte nella cerimonia premiazione. Un gesto singolare che chiude il cerchio di una storia di successo, di una narrazione affascinante iniziata qui una decina di anni fa nel 2005. Il suo ritiro dopo il primo

match alle ATP World Tour Finals a novembre, è un

superato tutti i miei sogni di coach. Ho viaggiato al suo

nuovo capitolo della sua carriera, anche se appare

fianco in posti incredibili, ho incontrato persone importanti,

solo come la ripetizione di una storia già sentita mille

interessanti in molti campi” ha detto. “Oggi lascio il suo

volte. Perché l'anno

angolo, ma non finisce qui il

prossimo il rientro di Nadal sarà diverso, senza lo zio

mio percorso. Continuerò ad essere legato al tennis perché

al suo fianco. E sarà diverso anche per Nadal sr.

fortunatamente il mio entusiasmo e l'amore per

che prenderà una strada diversa dopo aver seguito il cammino di Rafa verso la gloria tennistica per 27 anni. Solo il tempo dirà come i due percorsi, ora

questo sport non sono cambiati”.

differenti, proseguiranno. Resta però il messaggio che Toni, 56 anni, ha lasciato al quotidiano spagnolo El Pais.

dichiarazione. Perché è vero che lascerà fisicamente l'angolo di Nadal, ma non uscirà mai davvero dalla mente di Rafa, per quanti cambiamenti ci potranno essere nel suo staff.

“Grazie a Rafa ho vissuto esperienze che hanno

C'è una prospettiva leggermete distorta, però, in questa sua ultima




Federer-Nadal: chi è stato il vero numero 1 del 2017?

Marco Di Nardo Il 2017 ha premiato Rafael Nadal come numero 1 del Ranking ATP di fine anno. Per lo spagnolo si tratta della quarta volta in cui riesce ad ottenere questo prestigioso obiettivo, dopo averlo fatto negli anni 2008, 2010 e 2013. Rafa ha così migliorato un record che già gli apparteneva, visto che nessuno prima di lui aveva terminato la stagione al numero 1 in tre periodi diversi non consecutivi: ora questi periodi sono diventati quattro, per un primato che sarà davvero difficile da battere in futuro.

Eppure, nonostante l'impresa di Nadal sia quasi incredibile, sono in molti a pensare che il giocatore di Manacor non sia stato il vero numero 1 del 2017. Per quantità e qualità, i titoli vinti da Roger Federer quest'anno hanno un valore maggiore rispetto a quelli conquistati da Rafa, e inoltre lo svizzero ha vinto tutti e quattro i confronti diretti stagionali contro il rivale di sempre. Lo spagnolo ha però giocato più tornei, e alla fine il Ranking, che si basa su un calcolo aritmetico, gli ha dato ragione. Ad ogni modo, esaminando le statistiche dei due giocatori presi in considerazione, avere qualche dubbio su chi sia stato il migliore è del tutto legittimo. Nel 2013 Nadal terminò l'anno al numero 1 della classifica mondiale, ma l'ITF decise di assegnare il proprio titolo di Campione del Mondo a Novak Djokovic, - anche se, a sua volta, l'ATP


assegnò il premio di ATP Player of the Year a

La scelta di Federer di saltare tutta la stagione

Rafa, non smentendo quindi il proprio sistema

sulla terra rossa, è stata strategicamente

di calcolo delle classifiche - e in questo 2017

perfetta. Roger ha infatti impedito in questo

per lo spagnolo c'è il rischio che possa

modo a Rafa di partire favorito in un eventuale

riproporsi la stessa situazione, anche se non

scontro diretto su questa superficie e di poter

più a favore del serbo, ma di Re Roger.

interrompere la striscia positiva dell'elvetico. Ma soprattutto, questa scelta gli ha permesso

I quattro scontri diretti Federer-Nadal di questa

di arrivare in perfette condizioni a Wimbledon,

stagione, come abbiamo detto, sono tutti stati

e di poter conquistare il suo 19esimo Slam.

vinti dallo svizzero. E' stato il primo di questi a

Ovviamente, se questo ha rappresentato un

fare la differenza per tutto il resto dell'anno:

vantaggio nella corsa verso l'ottavo titolo ai

nella finale dell'Australian Open, Rafa era

Championships, è stato invece uno svantaggio

avanti per 3-1 nel quinto e decisivo set, quando

nella corsa al numero 1 di fine anno. Saltare

Roger ha messo a segno una grande rimonta,

uno dopo l'altro 3 Masters 1000 (Monte-Carlo,

conquistando il suo 18esimo titolo dello Slam.

Madrid e Roma) e uno Slam (il Roland

Da quel momento, è iniziato un vero e proprio

Garros), è stato decisivo nell'impedirgli di

dominio dell'elvetico sull'iberico, e nei

raggiungere il primo gradino del Ranking.

successivi tre confronti (Indian Wells, Miami e Shanghai) Federer non ha ceduto nemmeno un

Alla fine della stagione, abbiamo quindi un

set contro Nadal, che probabilmente è rimasto

Federer che ha giocato solo 12 tornei. Ma la

con la testa all'occasione persa a Melbourne, e

qualità dei risultati ottenuti da Roger è davvero

non ha più saputo mettere tra sé e il proprio

incredibile: 7 titoli (ha vinto il 58,3% dei tornei

rivale quella superiorità mentale che aveva

disputati!), tra cui 2 Slam (Australian Open e

sempre avuto nelle sfide degli anni passati.

Wimbledon) e 3 Masters 1000 (Indian Wells,

Tuttavia, sono stati anche i miglioramenti di

Miami e Shanghai), con un record di 52 partite

Federer con il rovescio in top spin a fare la

vinte e 5 perse (91.2%). Nadal ha giocato 6

differenza, e una volta superato l'ostacolo

tornei in più (18), ma ha vinto un titolo in meno

mentale nell'incontro dell'Australian Open, è

(6), tra cui 2 Slam (Roland Garros e U.S.

stato lo svizzero a dominare tennisticamente il

Open) e 2 Masters 1000 (Monte-Carlo e

suo avversario, anche sulla diagonale che in

Madrid), e chiude con un record di 67 partite

passato gli aveva sempre dato molti problemi,

vinte e 11 perse (85.9%).

ossia quella del suo rovescio contro il dritto mancino di Nadal.

Le statistiche sembrano quindi dare ragione a Roger, che però termina la stagione con 1040


punti in meno di Rafa. Certamente un successo dello svizzero alle ATP Finals avrebbe chiarito la situazione, decretando il primo posto "virtuale" dello svizzero nel 2017 (pur restando numero 2 del Ranking). Ma Federer è arrivato stanco, soprattutto mentalmente, al torneo di fine anno, e non è riuscito ad andare oltre le semifinali, dopo aver superato il girone da imbattuto per la decima volta nella sua carriera (altro record). A questo punto possiamo solo aspettare la decisione dell'ITF in merito al titolo di ITF World Champion, che sostanzialmente indica


il numero 1 dell'anno secondo il parere della Federazione Internazionale. VerrĂ riconosciuto il valore della classifica di fine anno (in tal caso sarebbe Nadal il nuovo Campione del Mondo) o l'ITF deciderĂ di smentire il sistema di calcolo dell'ATP (in questa situazione sarebbe Federer il numero 1 per l'ITF)?


Roger Federer e Rafa Nadal, una magica rivalità nell'epoca d'oro del tennis Veronica Bruno

Dopo lo Us Open 2017 di Rafa Nadal, è tornato di moda pronosticare chi sarà

sono stati gli anni di Federer. Per quattro anni di fila, ha vinto tre Slam a stagione:

incoronato il più grande di tutti i tempi. Senza Nadal, Federer avrebbe forse 30

Australian Open, Wimbledon e Us Open.

titoli Slam, e il contrario potrebbe valere per Rafa, o forse no. Entrambi si sono manifestati da subito come intoccabili, ma è proprio la loro contemporanea presenza

È arrivato il Re del rosso

nella stessa era che spiega la longevità di Fed e Rafa. La rivalità fra Federer e Nadal ha rappresentato un'incredibile Età dell'Oro. Quando Federer è arrivato sulla scena e ha conquistato il suo primo Slam a Wimbledon nel 2003, ha iniziato una stagione di dominio che l'ha visto disegnare vincenti quasi senza sudare, con una precisione e una potenza da lasciare senza fiato. Era brillante, era emozionante, e riusciva a far tutto con i tocchi più leggeri, senza la minima indicazione di dover avrebbe tirato. Era chiaro, gli dei del tennis avevano benedetto l'uomo da Basilea. “Prima c'era il tennis, poi c'è Roger Federer” ha detto l'ex numero 1 Andre Agassi. Le stagioni fra il 2004 e il 2007

Gli è sempre mancato solo il Roland Garros, il palcoscenico dove stava iniziando a brillare il “Re della terra rossa”, Rafa Nadal, che si abbatteva sugli avversari come un treno merci. Così ha vinto la Coupe des Mousquetaires per quattro anni di fila (2004-2008), poi di nuovo per altri cinque anni, fra il 2010 e il 2014, naturalmente prima della Decima del 2017. Ha stabilito il miglior record di sempre per un singolo Slam. Rafa ha poi spinto la sua fortuna su altre superfici e il suo stile sfrontato e non certo ortodosso (i veenosi colpi in top spin, una resistenza da maratoneta, la capacità di spegnere la resistenza di chiunque, tutto questo giocando con la mano sinistra pur essendo naturalmente un destrorso) ha sconvolto i piani di Federer, il suo perfetto mix di grazia e naturalezza in campo. Il confronto di stili diventa l'icona di tutto quello che il tennis potrebbe essere.


Il più grande match di sempre La finale di Wimbledon 2008 fu lo zenith di questa straordinaria rivalità. Federer, nel suo incantevole cardigan che si abbina al vestito dalle cuciture dorate, e Nadal col suo look più disordinato e i capelli più lunghi, ci dicono tutto in una sola immagine. Affrontano entrambi le sospensioni per la pioggia poi, mentre scende l'oscurità, Nadal interrompe la striscia di 65 vittorie di fila di Federer sull'erba. Non è più il giocatore che vince solo gli Slam sulla terra rossa. È una finale epica, la più lunga nella storia di Wimbledon, cinque set epici con i due giocatori che mettono in mostra il loro tennis migliore. Alla fine, Nadal alza il trofeo per la prima volta, nel buio illuminato solo dai flash delle macchine fotografiche. Molti la considerano ancora

oggi la miglior partita di tutti i tempi. La vittoria a Wimbledon sembra essere un momento che definisce la loro magnifica rivalità. Il successo all'All England Club ha dato a Nadal la fiducia necessaria per ripetersi l'anno successivo in Australia, nel suo unico trionfo a Melbourne, e di nuovo nel 2010, il suo anno migliore, in cui vince Roland Garros, Wimbledon e Us Open. Federer non aveva più battuto Nadal in una finale Slam dal 2007. Ovviamente non fino a quest'anno. In qualche modo, il maiorchino gli era entrato in qualche modo nella testa, era come una scimmia immaginaria sulla spalla di cui lo svizzero non riusciva a liberarsi. Dopo la sconfitta all'Australian Open, si affrontano in finale solo al Roland Garros, e Federer perde


sempre. Ma vince i “suoi” Slam, trionfa

contro Del Potro. L'argentino ha vinto il

due volte a Wimbledon, vince ancora all'Australian Open e conquista anche il

primo set, Nadal ha cambiato tattica e ha ribaltato l'incontro.

Roland Garros completando il Career Grand Slam.

Un doppio ritorno al vertice

Una pausa per nuove motivazioni

L'Australian Open è stato il primo palcoscenico dove le due leggende hanno

Prima del 2017, lo svizzero non aveva più

potuto testare le nuove tattiche e gli sforzi

vinto uno Slam dal 2012. Quattro anni più tardi, il fisico stava iniziando a mostrare il

hanno magicamente pagato. Tutti i giocatori hanno guardato con meraviglia

conto di decenni di sforzi in campo. Il maestro svizzero ha deciso di fermarsi qualche mese, di ricostruirsi dal punto di vista fisico e mentale, in una prospettiva di lungo periodo. Federer ha viaggiato a lungo con e senza coach, ma ha trovato il giusto mix con Ivan Ljubicic. Insieme hanno lavorato sul rovescio, spesso il suo

la velocità e lo stile del loro gioco. Hanno sconfitto avversari meglio classificati e mostrato l'antica forma con una nuova energia. E ottenuto una risposta euforica. Quando Federer si è trovato sotto al quinto set sulla Rod Laver Arena, la brillantezza sembrava spegnersi. Abbiamo pensato “eccoci di nuovo”, ma

vero tallone d'Achille contro Nadal, e Federer ha accettato di prendersi una meritata pausa.

stavolta l'esito si è rivelato diverso. Lo svizzero, con la sua racchetta più grande, ha firmato cinque giochi di fila e finalmente si è tolto quella scimmia immaginaria dalle spalle. Era evidente quanto quella vittoria significasse per il numero 2 del mondo, che si è messo a saltare con entusiasmo giovanile su e giù per il campo, come un ragazzino la mattina di Natale, prima di ricomporsi e stringere la mano al suo rivale.

Nadal ha fatto lo stesso. Si è preso del tempo, ha lavorato con un nuovo coach, Carlos Moya, che ha preso le redini da zio Toni. Moya l'ha aiutato a sviluppare un tennis più vario di quello fatto di colpi potenti da fondo che ha costretto il suo fisico di trentunenne a combattere con gli infortuni, compreso quello al polso nella seconda metà del 2016. Moya ha incoraggiato Nadal a giocare un tennis più “furbo”, a cambiare tattica più spesso, a mantenere una prospettiva diversa dal concentrarsi solo sulla prossima palla da colpire. Gli effetti si sono visti allo Us Open, nella semifinale di quest'anno

Federer ha battuto Nadal altre tre volte quest'anno, al quarto turno a Indian Wells,poi in finale a Miami e Shanghai. Le sconfitte contro Federer hanno pesato, certo, ma hanno spinto Nadal a diventare migliore. Stavolta, era arrivato il momento di Nadal di soffrire per le sconfitte. Ha



reagito dominando la stagione sul rosso, conquistando praticamente ogni trofeo su cui avrebbe potuto mettere le mani, compreso il leggendario decimo Roland Garros. I due non si sono affrontati sull'erba, con Federer capace di vincere l'ottavo Wimbledon e Nadal fuori al quarto turno. Chi l'avrebbe mai detto che saremmo arrivati a questo punto con Federer a quota 19 Slam? Ha mostrato una resilienza apparentemente incontenibile, che però si è un po' fermata nella stagione sul duro. Stavolta c'era in palio anche il posto da numero 1 del mondo, una prospettiva difficile da ipotizzare avendo iniziato la stagione da numero 17 e numero 9. Dipendeva molto dai risultati nei Masters 1000. Nessuno dei due ha ottenuto risultati straordinari. Federer, con la schiena che tornava a far male, ha perso da Zverev in finale a Montreal e ha dato forfait a Cincinnati. Nadal è uscito nei quarti in Ohio e ancora prima in Canada. Ma e sconfitte di Federer hanno permesso a Nadal di riconquistare la vetta del ranking alla vigilia dell'ultimo Slam della stagione. Nadal risponde presente. Federer perde nei quarti, il maiorchino vola e conquista il suo sedicesimo major, che gli vale un significativo vantaggio in classifica.

L'ultima parte della stagione Rafa, apparentemente provato dopo Flushing Meadows, e Federer, con la schiena dolorante da tenere a riposo, hanno messo in scena un ultimo sforzo durante la stagione asiatica. Nadal ha vinto per primo, a Pechino, senza affrontare Federer, che però l'ha sconfitto in finale a Shanghai. Lo

svizzero ha dato seguito alla quarta vittoria su quattro sul rivale con il settimo titolo dell'anno, nel torneo di casa, Basilea, un evento che Nadal ha deciso di saltare. Ma il fisico ha presentato il conto per entrambi. Federer ha dovuto ritirarsi da Bercy, e Nadal è bastato superare il primo turno per avere la certezza matematica di diventare il più anziano a chiudere l'anno al numero 1. Federer resta il più anziano a finire da numero 2. La loro rivalità ha conquistato tutti e avremmo voluto che continuasse, ma nessuno dei due è riuscito a mantenere l'inerzia positiva alle ATP Finals: Nadal deve ritirarsi, Federer perderà in semifinale contro David Goffin.

La rivalità continua Ed eccoci qui, con le due icone del tennis e dello sport che egoisticamente si sono divisi


quasi tutti i grandi tornei della stagione. Hanno vinto due Slam a testa e cinque Masters 1000 su nove. Nadal ne ha vinti due, Federer tre. Lo spagnolo ha centrato sei titoli complessivi, lo svizzero sette. Rafa, come a inizio anno, ha sempre tre major in meno di Roger, ancora lì da numero 1 e numero 2. Uniti come i due lati di una stessa medaglia, hanno deliziato e affascinato. Hanno dimostrato una forza mentale misteriosa per spingersi ancora più in là, per arrivare a totalizzare 35 Slam in due, e rimettere in discussione il titolo di GOAT, con tanti grandi nomi a sostenerli. “Se avessi vinto due Slam e lui non ne avesse centrato nessuno, adesso saremmo più vicini” ha detto Nadal. “Ma ora lui ne ha 19 e io 16, e tre major sono tanti. Ma non penso troppo a queste cose. Faccio a modo

mio e sono felicissimo di tutto quello che mi sta succedendo. Nessuno è completo senza l'altro. Ognuno ha reso migliore il rivale. Si sono reciprocamente motivati nel corso della stagione, ognuno ha tirato fuori il meglio dall'altro. “Il nostro legame più forte di quello che posso avere con Murray e Djokovic” diceva Federer nel 2014, come riportava l'Indian Express.

L'eredità dei rivali Federer sembrava motivato a recuperare un po' della reputazione persa dopo le tante sconfitte contro Nadal in tutti questi anni. Lo spagnolo resta avanti 23-15 negli scontri diretti. Federer, però, ha sottolineato che gran parte di questi match sono avvenuti sulla terra rossa, e ha trasformato le parole in fatti sul duro, quando ha prima eguagliato il bilancio negli h2h su questa superficie a


Indian Wells, e poi l'ha migliorato a 11-9 con i successi a Miami e Shanghai. Federer ora è in vantaggio su Nadal sia sul duro, sia sull'erba, un punto importante a suo favore nel dibattito sul GOAT. Ha anche una percentuale di vittorie più alta nel 2017, il 91% contro l'86,15% di Nadal, secondo sportskeeda. Nei grandi tornei, è Djokovic che ha la migliore percentuale di titoli sul totale degli eventi disputati. Ma Federer, secondo l'ATP, è il migliore di tutti per vittorie contro i top 10. Considerata la sua superiorità sulla terra rossa, sembra probabile che possa conquistare almeno un altro Roland Garros o due. Il tempo gioca a suo favore, per John McEnroe resterà in top 5 per almeno altri cinque anni, almeno così ha detto in un'intervista su Metro UK. A 31 anni, cinque in meno di Federer, è in evidente vantaggio anagrafico ma tutti sanno che vincere uno Slam diventa sempre più difficile con il passare dell'età. Anche la loro collezione di titoli l'hanno praticamente completata prima dei 30 anni. Fra 2004 e 2010 hanno vinto 24 Slam su 28 (15 Federer, 9 Nadal), e raggiunto il loro picco fra i 24 e i 29 anni.

Ambasciatori del loro sport La loro rivalità continua ad affascinare. Entrambi trasudano rispettabilità, correttezza e umanità. Federer è fortemente coinvolto nella sua fondazione, Nadal ha aperto un'academy nella sua città natale; rappresentano tutto quello che si vorrebbe vedere in un grande eroe dello sport. Durante la cerimonia di premiazione dello US Open, nel suo discorso Nadal ha dato un messaggio di speranza alle vittime del

terremoto in Messico e dell'uragano Irma. Dopo aver battuto Stan Wawrinka in finale a Indian Wells, Federer ha cercato di far sorridere comunque il suo avversario sconfitto. Ma quando i due campioni si affrontano, in campo la prestazione è letale, brutale, aggressiva, impietosa. Il contrasto rende intrigante la loro presenza nello sport e i tifosi, non solo gli appassionati di tennis, si sono abituati a questo alto livello di prestazioni e questa elevazione dello spirito umano. “Ben fatto per Roger che sta avendo una stagione straordinaria, e bene per me perché anche io ne sto vivendo una simile” ha detto Nadal allo Us Open. Lo spettacolo della loro rivalità da decenni caratterizza il vertice del temmis mondiale. Il riemergere del loro talento è già diventato una delle più grandi storie di sport di quest'anno. La


prosecuzione della rivalità è un dono che continuano a offrire al mondo del tennis. Sarà affascinante vedere cosa succederà nel 2018 con l'atteso ritorno di Djokovic, Murray, Wawrinka, Nishikori. Al momento hanno circa 4.000 punti di vantaggio ma anche tantissimo da difendere.

In ogni caso, possiamo considerarci fortunati per aver assistito al ritorno della rivalità Federer-Nadal e all'estenzione dell'Età dell'Oro del tennis.


Meno è meglio

opzioni, dovuto scegliere fra troppe strade da

Cortina di ferro, nelle nazioni del blocco sovietico

percorrere. Un bagaglio di variabili che è insieme

abituate a pensare allo sport come una

Grigor Dimitrov ha

un'opportunità e un peso, perché fare la scelta giusta

prosecuzione del modello socialista, fino all'iper-

al momento giusto non è

razionalizzazione

poi così facile. E raggiungere quello che il

scientifica del calcio del “colonnello Lobanovsky” in

dottor Timothy Gallwey identificava come uno stato

Unione Sovietica, la concentrazione ha una

di allerta tranquilla, che più facilmente spinge il livello della prestazione al limite, diventa più difficile. Gallwey ne faceva anche

connotazione diversa. Concentrazione, nel suo senso più alto e tennisticamente più valido, è assenza di pensiero, è la condizione che permette al

un discorso di eredità culturale, che si potrebbe applicare, con le giuste accortezze, anche a Dimitrov. Nei Paesi della ex

subconscio di reagire allo stimolo esterno. È un'arte che poi arriverà, nel tennis occidentale, col modello soprattutto americano, con

Alessandro Mastroluca

asciugato il suo tennis, ha ridotto la complessità e scoperto le vie che portano all'essenza. “La semplicità mi ha aiutato a giocare molto meglio” ha detto, l'ha aiutato a vincere quattro trofei in un anno, come mai gli era riuscito prima, a vincere il primo 1000 e il primo Masters, primo a riuscirci alla prima partecipazione dal 1998. Per eliminare il “wannabe” dall'etichetta del suo destino il percorso non poteva che comprendere una compartecipazione di fattori. La costruzione di un campione non può prescindere dalla stabilizzazione di prerequisiti essenziali: killer instinct, convinzione, consapevolezza di sé. Non facile per chi come il bulgaro non è abituato a giocare e pensare come una macchina, per chi ha sempre mostrato troppi talenti, goduto di troppe


Nick Bollettieri, con la ripetizione ossessiva dei

beneficiato di un enorme progresso atletico. Dimitrov

sgombra da pensieri pesanti e un fisico pronto.

gesti per raggiungere l'interiorizzazione perfetta,

può giocare con i piedi sulla riga e chiudere presto

È così che Dimitrov ha finito per sfiancare Sock e

col milione di palline all'anno contro il drago del

il punto, il rovescio tanto bello quanto utile rimane

ha superato i momenti chiave della finale a

giovane Agassi, con l'idea

ma il dritto è ora un colpo

Londra, nella settimana più

della quantità come misura della riuscita che è alla

fondamentale in uscita dal servizio per chiudere il

importante della sua carriera. Ma gli schemi al

base della discussa, e in gran parte smentita, teoria

punto o preparare il terreno per il vincente successivo.

servizio, nella settimana trionfale alla O2 Arena,

delle diecimila ore di Malcolm Gladwell.

Ha più fiducia nelle scelte, più sicurezza nell'intepretazione, e la brevità nell'esecuzione gli consente di non dover improvvisare piani

rivelano molto del nuovo Dimitrov, scottato e lanciato insieme dalla semifinale dell'Australian Open, dai 79 vincenti in una delle sue migliori

alternativi.

prestazioni di sempre, non sufficiente però a battere Nadal, unica sconfitta nelle prime 17 partite della stagione.

Quel principio, però, nell'evoluzione del gioco di Dimitrov si vede eccome. Dani Vallverdu ha incanalato l'energia e le possibilità dentro un piano più chiaro. Ha sfrondato il suo tennis, che ha

Il tennis in fondo è un'attitudine, come l'arte, che richiede una mente

In tutto il torneo, infatti, ha piazzato più ace, 8, e servito più prime, il 55%, a uscire: una soluzione che offre un bersaglio più ampio consente più facilmente di avere un secondo colpo più facile per chiudere il punto. Anche per questo, nella settimana delle Finals, in ogni match il vincitore ha ottenuto più punti con i servizi esterni che con quelli alla T.


Tredicesimo nelle ultime 52 settimane per punti vinti contro la seconda, Dimitrov ha centrato più break di tutti in percentuale alle Finals, su una superficie dal Court Pace Index sopra il 40 (più basso solo dell'Australian Open fra i grandi tornei) dunque particolarmente veloce, anche se i giocatori hanno percepito non così unanime le condizioni di gioco.

La tensione l'ha chiaramente condizionato al servizio nel secondo set della finale. Ma non è un caso che abbia registrato le percentuali

finali.

migliori di servizi “unreturned”, non risposti, e di punti con la prima nel terzo set. Pur essendo solo diciassettesimo nel Leaderboard ATP, l'indicatore che misura il rendimento in questo tipo di situazioni, nelle occasioni in cui si ritrova sotto pressione Dimitrov quest'anno ha dato il meglio. La finale del Masters si pone in perfetta continuità con una stagione che ha chiuso con un record

bulgaro tende quasi a lasciar andare i game che avverte ormai compromessi: ne ha salvati solo 6 su 25 da 0-40, ne ha tenuti 34 su 74 da 15-40. Se però la lotta si fa scivolosa e profonda, allora lo scenario cambia. Quando si è trovato 30-40 Dimitrov ha difeso il servizio 71 volte e subito 64 break, e ai vantaggi ha tenuto la battuta in 140 game su 177 nel 2017.

di 17-10 nei tiebreak, 8-5 contro i top 10, 4-1 nelle

La maggiore convinzione emerge anche in risposta.

Anche nei turni di battuta questo aspetto è particolarmente evidente. Il

È tutto un complesso di piccoli cambiamenti che fa sì che Dimitrov si trovi lì, per la prima volta in top 5 a fine stagione, “maestro” imbattuto e vincitore a Cincinnati della prima finale in un grande torneo fra due giocatori negli anni Novanta. La maggiore fluidità nei colpi di inizio gioco e di conseguenza la posizione più vicina alla riga in risposta, si abbina a una reattività che il bulgaro non aveva ancora mai raggiunto. La fermezza negli appoggi e la leggerezza negli spostamenti hanno fatto la differenza sul duro, soprattutto negli scambi brevi, che scrivono la storia



dei tornei e delle stagioni. L'ultimo step, ora che è numero 3 del mondo ma con tutti i se e i ma dei cacciatori di asterischi per la lunga assenza dei big, può arrivare solo se continua su questa stessa strada. Piedi per terra,

occhi fissi sulla strada e sul traguardo, è questa la filosofia del Grigor passato da buono a grande. Per andare dove deve andare, Dimitrov sa per dove deve andare. Deve cercare più continuità anche nelle giornate no, e un tennis più solido sul rosso, dove

perdere troppo campo, non accorciare le traiettorie dei colpi difensivi, non lasciare a lungo l'iniziativa all'avversario. Potenza, pazienza e controllo non possono che andare insieme nella ricerca di quel capolavoro fragile che chiamiamo felicità. Su quel

orizzonte di pensiero limitato all'oggi e al massimo al domani, ma

quest'anno non ha mai vinto due partite di fila. E questo vuol dire non

cammino semplice e sfuggente in cui meno è spesso meglio.



Etimologia di un Masters senza stelle Giorgio Perri

Scindere in due grosse macro-categorie l’anno delle rinascite e appellarsi alla storia per raccontarne le vicissitudini. Portare in trionfo l’insostenibile leggerezza dell’essere attraverso il miracolo Federer e il prodigio Nadal. Al netto delle reminiscenze delle passate dolcezze risulta allora sadico risfogliare il best-seller più venduto e ritrovare poche analogie tra l’inizio e la fine, tra il prologo e l’epilogo. Dal

blue carpet di Melbourne Park a quello della O2 Arena di Londra con un filo conduttore pieno di sfilacciature nella parte cruciale. Il rischio che il Masters finisca per autosabotarsi è più forte che mai: con o senza assenze di lusso, con o senza Federer e Nadal, con o senza i gregari sul carro.

almeno cinque dei primi dieci giocatori al mondo. Djokovic e Murray su tutti. Assenze estremamente vincolanti e invadenti nell’ultimo spicchio di stagione, se possibile ancora di più nell’ultima vera corsa. Quella dei Maestri.

Il 2017 ha restituito al mondo la rivalità. L’ha ribaltata, se possibile. Ha garantito l’assidua presenza delle young-guns nel panorama mondiale, battezzato e consacrato Zverev, accettato con grande umiltà le assenze

Insieme alle prime donne, almeno cinque i protagonisti della lotta finale. Da Anderson, finalista a Flushing Meadows, a Querrey. Passando per Del Potro e Carreno Busta. Dalla prospettiva di uno big shooter a quella di Delpo. Finendo con il murospagnolo, legato agli straordinari risultati

(giustificate o meno) di

accumulati nella prima parte


di stagione e a un rendimento praticamente imbarazzante nel finale. Rimasto appiccicato alla qualificazione fino all'ultimo respiro e beffato da uno sconfortante bottino di quattro sconfitte all'esordio e un solo successo (con Pella) in terra viennese. Scardinato persino Tsonga, poi uomochiave in Coppa Davis, con un nome inedito a ricoprire lo spazio lasciato vuoto: insieme a Goffin, a Londra ci finisce miracolosamente Sock. Per riuscire nell'impresa aveva a disposizione un solo risultato: la vittoria a ParigiBercy. Ed è successo. Alla fine, complice il ritiro di

è comunque riuscito a strapparlo anche il numero due di Spagna.

Nadal, un abito da Maestro

abbia collezionato la miseria

Il ritiro di Nadal è il primo vero cavillo da risolvere nella settimana londinese. Lo è per lo spettacolo e per lo scontro al vertice con Federer, non di certo per la logica. Che il maiorchino potesse mantenere gli standard primaverili ed estivi anche sotto il tetto di Londra era pressoché impossibile. Che potesse arrivare addirittura ad alzare bandiera bianca dopo la quarta sconfitta in stagione con Federer a Shanghai forse un po' meno. Forse. Non è un caso che Nadal

di due finali in otto partecipazioni e che il conflittuale rapporto con i tornei di fine anno abbia influenzato - e non poco anche quello con l'enorme quantitativo di problemi fisici accumulati nel decennio più splendente. Nadal dice basta dopo la sconfitta all'esordio con Goffin e sfalsa (involontariamente) le gerarchie del gruppo. Per Federer si prospetta un mero allenamento agonistico. Il saldo negli scontri diretti, all'interno del girone, è imbarazzante: 12 le vittorie, appena 3 le sconfitte. Il Maestro vince con qualche difficoltà tutte le sfide. Le vince, sì, ma senza


convincere. Dall'esordio con Sock alle mirabolanti vittorie in tre set con Cilic e Zverev arranca: a un passo dalla finale, poi, trova Goffin. Anche con il talentino belga l'impetuoso 6-0 negli h2h assume un peso specifico considerevole. Ma Federer non è Federer, non ha lo smalto di inizio stagione, le motivazioni di inizio estate, la lucidità della tournée indoor. Semplicemente non ha più benzina nel serbatoio. Dal 2012 - che è l'anno della

Boulogne a Londra.

prima tra i due - alla resa dei conti, dalla terra di Bois de

Finals, il 6° a farlo all'esordio, il 2° a riuscirci

Non colpiscono le due stelle più brillanti, il parco si riduce a pochi insospettabili, chi rinnova (e mantiene) le promesse di inizio stagione è Dimitrov. Irrimediabilmente appisolato sugli scogli della semifinale-monstre con Nadal a Melbourne, dritto al sigillo più prestigioso in carriera alla 02 Arena. In un battito di ciglia. Il bulgaro diventa in un colpo solo il 22° giocatore a trionfare alle

senza affrontare uno dei primi tre giocatori del ranking nei cinque episodi fatidici. Il punto finale sulle Finals più povere del reame lo mette lui. La stagione 2017 chiude i battenti con un ingombrante punto interrogativo. Con le sorti di un tennis che corre forte e rimane fermo, la riuscita del ballo di fine anno prescinde dalla continuità o dalla qualità?



Novak Djokovic: l'ultimo giullare del tennis Akshay

Il tennis è un gioco serio. È una battaglia di forza e resistenza, forza di volontà e pazienza, con una tradizione di comportamenti aristocratici e correttezza. Perciò non serve sottolineare che il tennis ha bisogno di una quota di personaggi simpatici e carismatici, di figire come Andre Agassi, Andy Roddick e Novak Djokovic. John McEnroe, Jimmy Connors e Henry Leconte hanno garantito quella desiderata aura molti anni fa ma, siamo onesti, la simpatia sui campi da tennis non si è vista fino all'arrivo di Novak Djokovic. Andando su Youtube e cercando le sue spiritosaggini fuori dal campo, si trovano una

marea di video che ci dicono come sia un uomo

considerato uno “showman”, ma in questa

non capace di ridere a spese degli altri, ma anche

definizione nel contesto di Novak c'è qualcosa che

quando si tratta di prese in giro, sa essere uno

non va.

sportivo e un vero

Il Serbinator,

gentleman.

contrariamente ai veri showman, non vi rivelerà

Novak parla bene cinque lingue: serbo, italiano,

un trucco solo per piacervi o per farvi guardare (e allo

tedesco, inglese e humour. Fuori dal campo, è famoso per le imitazioni di grandi campioni come Rafael Nadal, Roger Federer, Andy Roddick, Maria

stesso tempo per entrare nella mente dell'avversario). Sembra più uno di quelli che stanno pensando qualcosa di divertente e desiderano

Sharapova e molti altri. Dato il suo sense of humour e il modo di giocare con il pubblico, Djokovic è spesso

condividerla. È questo che rende Novak Djokovic, il Djoker, umano. C'è una linea sottile fra il successo, la gloria e una vita


normale. Probabilmente questo ragazzo riesce ad

occupare la scena. Il suo lato più spiritoso, amante

Sharapova per imitare uno spot che la russa aveva

attraversarla e a sì che i contenuti delle due parti si

del divertimento e delle battute, è una valvola di

girato per la Head, l'azienza che le fornisce le

mescolino gli uni con gli altri e formino una massa

sfofo dalla routine non troppo divertente dell'atleta.

racchette, con tanto di parrucca bionda e tutto il

unica. Questa massa è la

“Le persone non capiscono

resto. “Questo mi fa sentire

sua vita che per alcuni è anche il modo che Novak

i sacrifici che facciamo per essere qui, il tempo libero

bella in campo, mi fa sentire una donna” dice

usa per rilassarsi.

che non abbiamo. Ogni volta che ho la possibilità di

mentre agita la chioma finta. Per quanto sia

Anche per quanto riguarda la sua classific fluttuante e la sua rivalità con gli altri grandi, soprattutto Andy Murray, Novak utilizza il sense of humour per

sperimentare qualcos'altro, perché non farlo? Mi diverto”. Molti descrivono il Djoker come l'ultimo giullare del

ridicola la presa in giro, non si può non applaudire un atleta che, pur al vertice del suo sport, trova il tempo per farsi una risata a sue spese.

riaffermare la sua presenza, per continuare a

tennis. Una volta si è anche travestito da Maria

Qualche ora dopo la


semifinale dell'Australian Open 2013, quando Viktoria Azarenka aveva preso un lungo toilet break per calmarsi contro Sloane Stephens, Djokovic si presenta in campo vestito da medico durante un doppio fra vecchie leggende. Dopo aver sconfitto Ferrer in meno di 90 minuti nella sua semifinale, rientra in camice bianco per assistere un “infortunato” Henri Leconte. Nella pantomina, misura il battuto dello showman francese e finge anche una respirazione bocca a bocca, per il divertimento del pubblico. Tuttavia, non sempre le sue imitazioni sono state apprezzate dalle vittime. Nadal non si è divertito quando il serbo ha preso in giro la sua “smutandata” durante una cerimonia di premiazione. Novak ha divertito il pubblico di tutto il mondo imitando Nadal, Sharapova e prendendo in giro anche se stesso nauralmente. I suoi fan, però, apprezzano sì che mantenga il cappello del giullare per tutto il tempo che vorrà, ma desiderano soprattutto rivederlo con la corona di numero 1 del mondo.



David Ferrer, l'umile trottolino Askhay

Ferrer, che già è più basso rispetto ai top player come Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. In più, Andy Murray, noto per il suo temperamento fragile, ha messo insieme i pezzi del puzzle e vinto il suo primo Slam nell'anno esatto in cui Ferrer è esploso.

David Ferrer è uscito dalla top 30 per la prima volta dopo oltre 10 anni. Fatica, lo spagnolo, ad adattarsi alle dinamiche

Ferrer è cresciuto con l'idea di essere vicino al capolinea, con la prospettiva dei titoli di

cangianti di questo sport. Tuttavia, non solo le statistiche che definiscono quest'uomo,

coda, ma l'avversità sembra motivarlo. Parte di una generazione d'oro del tennis

ma è l'emozione che evoca negli spettatori a caratterizzare lo stile di David.

spagnolo, Ferrer è forse il meno talentoso del quintetto che comprende Juan Carlos Ferrero, Nicolas Almagro, Fernando

La bellezza nel tipo di gioco di Ferrer sta nel fatto che nessuno nel pubblico possa dire di odiare Ferrer. A 35 anni, la sua determinazione è un incubo per gli avversari e il suo atteggiamento battagliero, da giocatore che non molla fino all'ultimo, lo avvicina ai tifosi. È proprio questo approccio che gli ha permesso di farsi apprezzare anche dal pubblico ostile, nel match contro Andy Murray a Wimbledon nel 2012. Il suo soprannome, Ferru, che significa fatto in ferro, rispecchia bene la sua etica del lavoro. Ogni sua partita emoziona e diverte ma, a 35 anni, essere divertente per lui non significa nulla.

Ferrer e la fortuna Ferrer è l'equivalente moderno del “trottolino” leggendario Michael Chang. Ma se l'americano ha vinto uno Slam, lo spagnolo potrebbe finire la carriera senza alcun titolo in un major. Sembra che la fortuna maturi un certo sadistico piacere nell'accanirsi contro


Verdasco e naturalmente Rafa.

nello scenario attuale la risposta è no.

Tutti loro hanno almeno due armi con cui far male agli avversari, mentre Ferrer ha solo la

Tuttavia, Ferrer non dirà mai no alla perseveranza e alla resilienza. La sua

velocità, la tenacia e una condizione atletica che non è seconda a nessuno nel circuito. Il

speranza deriva dal fatto che nello sport i miracoli si verificano. E finché giocatori come

valenciano ha portato la frase “non c'è

Nick Kyrgios e Alexander Zverev continuano

nessun sostituto del duro lavoro” a un livello superiore. I suoi regolari allenamenti che

a battere i Murray e i Nadal con il talento e i colpi potenti, le instancabili corse di Ferrer

prevedono una corsa di quattro miglia e 90 chilometri in bicicletta farebbero rabbrividire

potranno mettere in difficoltà i migliori del mondo.

un Iron Man. Ma questo fa sorgere spontanea la domanda: il duro lavoro oggi basta per vincere uno Slam? In tutta onestà,


Enfin la France Giogio Perri

Vittima del tempo e delle circostanze, dell'invadente panno di malinconia che veste con orgoglio. Barlume di luce fioca per gli underdog, conquista di una notte per tutti gli altri. Sublimata dall'imperfezione e priva di armi di seduzione: la Coppa Davis ai tempi dello sport 3.0 come fotocopia sbiadita di se stessa. Spogliata fino all'osso, snobbata, superata nel senso proprio del termine. La massima competizione mondiale a squadre ridotta a un mero passatempo o a uno scambio di interessi: nell'annus domini dell'individualizzazione e delle assenze di lusso l'insalatiera è ricaduta tra le grinfie della Francia. Non necessariamente la squadra più forte. Quella più profonda, forse, sì. La demi-génération alla resa dei conti, all’appuntamento con la storia dopo 16 anni di digiuno. Una vittoria che nasce dalla necessità di dare un senso all’operazione Noah e dall’obbligo di riscattare (almeno in parte) un malinconico teatrino di fallimenti nel decennio dei forse segna altresì un fondamentale spartiacque all’interno delle gerarchie tennistiche. Con la Dècima aumenta il peso delle responsabilità e il gravoso fardello della storia: dopo un’annata praticamente perfetta più di una semplice ciliegina sulla torta. Un gruppo solido, profondo, affiatato e amalgamato in maniera perfetta. A Noah il solo compito di centellinare nella migliore maniera possibile le energie delle frecce e quello di gestire le scelte in maniera saggia. “Avessimo perso il

doppio, sarei finito sulla sedia elettrica” aveva confessato scherzosamente dopo la vittoria di Herbert e Gasquet in finale. Ironico, sì, ma nemmeno troppo. Dalla passeggiata di salute con il Giappone di Nishioka e Daniel al trionfo in finale, la Francia ha potuto contare su un totale di 8 pedine. Praticamente un lusso. Se per la stragrande maggioranza delle squadre nel World Group rinunciare al numero uno significa rinunciare quasi completamente al successo, per la Francia non rappresenta nemmeno un peso. Genesi di un successo annunciato: con una Gran Bretagna povera di Murray che anche al cospetto di Pouille e Chardy racimola le briciole. Una Serbia decimata, senza Djokovic, che strappa a Noah appena un punto. Con i galletti spediti in finale senza praticamente soffrire, chiamati a vendicare il


passo falso del 2014 con la Svizzera del Maestro, finalmente pronti. Circostanze e prospettive diverse, certo, avversari completamente differenti e molte più soluzioni a disposizione. Ma con qualche scheletro nell’armadio. A opporre resistenza Goffin e Darcis, non certo Federer e Wawrinka. Nella sfida a distanza, e in quella diretta, a stravincere è Goffin. Il talentino di Rocourt maltratta Pouille nel primo singolare e non lascia scampo a Tsonga nella sfida che inaugura il programma della domenica. Nel mezzo, comunque, il successo del numero uno transalpino ai danni di Darcis e – soprattutto – quello nel doppio: Bemelmans e De Loore alzano bandiera bianca. Ed è dopo i successi del 1991 e del 1996 che Noah riporta al trionfo la Francia, regala il decimo sigillo ai suoi e diventa appena il

quarto coach dall’abolizione del Challenger Round a imporsi almeno tre volte nella massima competizione mondiale a squadre. Dall’ultima firma di Guy Forget nel 2001 al cumulo di piccole tragedie sportive a cavallo tra il 2004 e il 2016 i galletti fanno il loro dovere nell’anno giusto. Con a disposizione Pouille e Gasquet, Noah decide di confermare la prima scelta. Lo Squalo Darcis abbassa la pinna e tira indietro i denti, nel match della verità racimola appena quattro game. Pouille gioca un match gagliardo, solido, praticamente perfetto. Si culla e si crogiola in un ultimo piccolo trionfo che fa da trampolino di lancio perfetto per il tuffo nell’olimpo dei grandi. Per un posto non solo nella storia del tennis francese ma di quello mondiale.




Martina Hingis: la Mozart del suo tempo

la “cattiva ragazza del tennis”, che si rifiutava di conformarsi alle norme sociali, che arrivava anche a offendere le avversarie

Era difficile amare all'inizio la “cattiva ragazza del tennis” ma negli anni è cresciuta l'ammirazione per lei

curatissima coda di cavallo fosse un po' troppo stretta e quel look intenso e critico distraeva dal suo gioco brillante. E che gioco. Era una tennista pensante. Era come vedere giocare Roger Federer ma con la

Veronica Bruno

Martina Hingis, un genio contrastato. Ho amato il suo gioco, ma non la sua personalità. E non sono certo l'unico fra i tifosi di tennis. Per molti versi, era

con l'aria di chi non si preoccupa troppo delle conseguenze delle sue azioni. Si muoveva per il campo come se la sua

personalità di un Nick Kyrgios o di un John McEnroe.

È stata giudicata correttamente? Ci saremmo sentiti offesi allo stesso modo se Hingis fosse stata un uomo? Certo, la sua esplosione di rabbia durante la finale del Roland Garros del 1999 contro Steffi Graf è uno dei peggiori momenti tennistici che io ricordi. È stato terribile vederla attraversare il campo per andare a discutere il segno nella metà campo di Graf. Vederla reagire in tutti i modi negativi al pubblico schierato per la tedesca è stato imbarazzante. Sono rimasto scioccato quando è scoppiata in lacrime e ha cercato di non presentarsi


alla cerimonia di premiazione. Ma a posteriori, ripensando alla sua età e al suo successo precoce da teenager, credo di aver compreso la sua irascibilità. Lo sport non perdona e il pubblico ha applaudito la sua schadenfreude, il piacere che nasce dall'altrui sfortuna, quando ha chiamato Graf una giocatrice ormai “senza futuro”. Il pubblico voleva vedere Graf vincere un'ultima volta al Roland Garros e quel match imperfetto le ha permesso poi di ritirarsi con grazia. Ma per i tifosi di Hingis, quei pochi rimasti, l'incontro ha evidenziato un grande problema che riguarda il talento della svizzera. La sua mente, che prima le aveva permesso di dominare le avversarie e vincere cinque titoli Slam in rapida successione mentre iniziava l'era delle grandi colpitrici, stava diventando il suo peggior nemico. Ma che sarebbe successo se quello stesso comportamento l'avesse avuto John McEnroe, che si è fatto squalificare

all'Australian Open del 1990 per aver detto al

prodigio allenata da un genitore amante del tennis

supervisor di andare a “f...si sua madre”? Ci siamo

(la mamma l'aveva chiamata così in onore di

andati giù così duri con Martina Hingis perché era

Martina Navratilova). Entrambi geni in questo

una donna? Ha mostrato

campo, da Hingis e Mozart

comportamenti inaccettabili per una campionessa?

tutti si attendevano tanto già da giovanissimi, da

Anche se non ci sono scuse per come si è

quando mentalmente erano ancora bambini. Il padre di

comportata e per alcune delle cose che ha detto delle sue avversarie, me lo chiedo ancora.

Mozart ostentava il figlio prodigio musicista già a sei anni e ha usato i suoi legami al tribunale di Salisburgo per garantire un'opportunità a quel suo

Bambina prodigio Guardare Martina Hingis mi ricordava un po' Amadeus, il Mozart del film di Milos Forman. Come Mozart, Hingis era una bambina

figlio così talentuoso quando ha raggiunto i 17 anni. Martina Hingis ha vinto i suoi Slam e raggiunto il punto più alto


della sua crescita tennistica

longevità della sua carriera

già da teenager. Nonostante il loro brillante talento,

dimostra che era più di una bambina prodigio. Non a

entrambi si ribellano ai genitori che cercano di

caso ha vinto cinque Slam in doppio negli ultimi anni. In

gestirli e diventano molto duri. Veder giocare Hingis e

fondo, anche Mozart ha composto il suo capolavoro,

ascoltare le sue opinioni erano, per un tifoso, due

il Requiem, nel suo ultimo anno di vita e l'ha

esperienze completamente diverse. Mozart non ha mai

completato poco prima di morire a 35 anni.

ricevuto in vita gli apprezzamenti che poi sono piovuti nei secoli a venire, con la continua riscoperta della sua imperitura perfezione. Senza le occhiatacce del pubblico, Martina Hingis è entrata nel terzo atto della sua carriera e vinto diversi titoli in doppio diventando la migliore nella specialità. Chiunque giocasse con lei, come Sania Mirza e Leander Paes, avevano la sicurezza di vincere. Oltre ai 20 Slam in doppio, ha conquistato anche l'argento alle Olimpiadi del 2016. Anche se gran parte dei titoli in doppio sono arrivati negli ultimi anni, Hingis rimane la più giovane ad aver vinto un major e ad essere salita al numero 1 del mondo. La

Terzo atto, una nuova gioia Vedere Hingis lasciarsi alle spalle molti dei suoi demoni personali in doppio era esaltante. Ha trovato una nuova gioia per il gioco, e il suo gioco brillante risplendeva ancora di più. Sapeva anticipare le intenzioni delle avversarie meglio di tutte, era capace di ricomparire praticamente ovunque in campo. Roger Federer l'ha indicata come suo idolo. “E' normale, quando pensi al tennis svizzero, pensare a Martina” diceva in un vecchio video, da giovane, prima di iniziare la sua incredibile striscia di successi.

Un'influenza per

Federer Forse Federer ha imparato qualche lezione da come il pubblico ha percepito Hingis. Federer, mai fuori posto, forse ha visto le reazioni negative dei giornalisti e dei tifosi nei confronti di Hingis e questo può aver influenzato la sua più misurata personalità pubblica. Ha cancellato il giovane che viveva di alti e bassi e ha trovato il modo di rimanere calmo in campo. E questo gli ha dato enormi benefici in carriera. Naturalmente, lo ha aiutato arrivare al successo più tardi rispetto a Hingis: ha vinto il suo primo Slam a 21 anni, infatti, Martina a 15. Fiorire tardi è il dono che Federer continua a offrire, ancora a 36 anni dopo 19 titoli Slam. “In parte, è Martina che mi ha indicato la via per essere il migliore” ha detto a proposito del suo ritiro. “Per la Svizzera è stato straordinario avere una giocatrice del suo calibro. Siamo stati molto fortunati. È stato bellissimo giocare con lei in Hopman Cup, è stata molto amichevole e mi è



piaciuto molto questo suo lato”. Non averli visti in doppio misto alle Olimpiadi rimane una grande occasione mancata. Ne avevano parlato per i Giochi di Rio, ma l'anno sabbatico di Federer ha fatto saltare il piano. Sarebbe stato affascinante, considerato che entrambi hanno vinto medaglie olimpiche in doppio. Restano solo i grandiosi video vintage su YouTube delle loro partite in Hopman

che l'ha portata al secondo ritiro, sulla positività alla cocaina. Ha sempre rifiutato l'accusa, alla base di una squalifica di due anni. Ma dà la dimostrazione di quanto sia cresciuta dal momento del suo rientro da doppista, stabilendo così l'inizio di una nuovo capitolo della sua carriera. Serve una grande persona per risalire fino in vetta partendo dal basso. Nonostante le controversie sulla sua

Cup.

personalità quando era giovane, nel suo terzo atto ha avuto la possibilità di mostrare al mondo un

Alle sue condizioni Non voglio entrare su quel

carattere più maturo e nuovi titoli. Ma soprattutto, ha percorso la strada a modo suo, alle sue condizioni, ritirandosi da miglior doppista del mondo. Sono curioso di vedere cosa succederà ora. Sono sicuro che qualcuno la cercherà come super coach. Ma chi lo sa? Ha già sorpreso molti con i suoi successi dopo i trionfi in singolare. Magar, ora che si è ritirata, avrà già un altro asso della manica.



Agnieszka Radwanska: fedele al suo gioco, alla vecchia maniera Akshay

Nel mondo iper-competitivo del tennis moderno, in cui l'aggressività e un body language deciso sono diventati i requisiti indispensabili di una strategia efficace, Agnieszka Radwanska emerge come un esempio di giocatrice più calma, che sfida la modernità con un tennis basato sulla precisione e vince di intelligenza, con le sue tattiche vecchio stile ma sempre affidabili. Il pubblico che riempiva il Centrale di Wimbledon ha assistito all'attesa demolizione della polacca nel primo set della finale 2012, con Serena Williams che aggredisce ogni opportunità e rapidamente

chiude 6-1. Alcuni tifosi polacchi sulle tribune si

alle altre top player, la polacca si è guadagnata

aggrappavano alle bandiere tenute strette al

una base solida di tifosi, anche per il suo spirito

petto ad ogni vincente di Serena. Non è esagerato

battagliero e il suo comportamento in campo.

affermare che molti provassero una certa empatia per la minuta

La giocatrice

Agnieszka. Ma era una reazione, questa sì,

Molti esperti direbbero che

smisurata. Radwanska dà vita a una generosa rimonta con il suo classico gioco da fondo e dimostra che la sua presenza in finale non è certo casuale. Proprio questo suo stile così in contrasto rispetto

pensante il suo gioco da fondo è abbastanza prevedibile, ma non possono negare che riesce a completarlo con tattiche sottili. La sua arma migliore resta quel suo modo così aggraziato in campo che ispira quasi soggezione. Con un'incrollabile fiducia nelle


sue qualità, la polacca può battersela alla pari con le

essere diventato sinonimo di gioco moderno, ma la

alla sua resilienza e alla fede nel suo tennis. Non

migliori. Svelta come un gatto, ha ottimi piedi e

convinzione di Aggie nel suo stile, nelle sue tattiche,

potrà mai sopraffare le avversarie con colpi rapidi,

ottime mani che le permettono di raggiungere

la fanno emergere al vertice della categoria delle

ma mostra grande coraggio e personalità quando viene

ogni colpo ai quattro angoli

giocatrici in via di

spinta al limite. Diventata

del campo.

estinzione, che non si sono adattate bene alle richieste

professionista nell'aprile 2005, ha saputo

Inoltre, sfrutta al massimo la palla corta per chiamare

del tennis moderno.

raggiungere il numero 2 del mondo con determinazione

l'avversaria a rete e poi sorprenderla con uno squisito lob. Per ogni amante del tennis, Radwanska è un tesoro che ripaga con un tennis

Un altro aspetto rilevante del suo gioco è il suo straordinario anticipo. Così, è più facile rispondere ai più insidiosi colpi delle avversarie. La sua

e duro lavoro, e ancora lascia a bocca aperta con le sue magie spesso premiate come Colpo del Mese.

elegante e vintage che vale sempre la pena guardare. Il tennis aggressivo può

strategia a tutto campo le consente di trasformare la difesa in attacco, grazie


L'anno che verra' Federico Mariani

Ammorbati dall’off-season che, vivaddio, nel tennis dura poco, è tempo di proiettarsi con la mente al sole pieno di Melbourne Park dove, pronti-via, si aprirà ufficiosamente la stagione 2018. L’anno che verrà ha le stigmate del più spettacolare tra le ultime stagioni. Da qui a rispettare le attese, tuttavia, ce ne passa.

DJOKOVIC E MURRAY. L’aspetto di maggiore interesse riguarda certamente i grandi assenti del 2017: Murray e Djokovic, che tra a fine 2015 e fine 2016 si sono scambiati prima e seconda posizione e oggi

si ritrovano addirittura sbattuti fuori dalla topten. I sei mesi di assenza forzata dal circuito hanno fatto precipitare Djokovic in dodicesima posizione e Murray – che nell’ultimo semestre 2016 aveva vinto pressoché tutto – alla numero 16. Il che fa di loro schegge impazzite nel sorteggio del primo Slam stagionale. Non ci vuole un genio per pronosticare una rapida scalata per entrambi nel 2018, basti pensare che il serbo difende appena 2585 punti, mentre Andy addirittura meno, 2290 con appena 200 punti raccolti nel circuito Masters 1000. Ciò, sommato all’enorme mole di punti da onorare sia per Federer che per Nadal, lascia presagire una lotta per il primato che s’infiammerà in breve tempo.


FEDERER E NADAL. Da contraltare alla coppia sparita dai radar, ci sono Federer e Nadal, le ancore a cui il circuito s’è aggrappato per salvare un’annata drogata da infortuni illustri e assenze prolungate. Parliamoci chiaro, se i due fenomeni non fossero semi-resuscitati avremmo assistito a una delle stagioni più grigie degli ultimi anni. Roger e Rafa hanno salvato il banco, illudendo soltanto di trovarci di fronte a una rinnovata Età dell’Oro. Difatti, il confine oggettivo tra i meriti dei due campionissimi e le défaillance altrui è più labile di quanto si è portati a ritenere con uno sguardo oscurato dalla nostalgia. Il basilese ha signoreggiato a piacimento nei grandi tornei, fallendo praticamente soltanto a New York –

conviveva con un problema fisico alla schiena reso evidente già da Montreal – e soprattutto alle Finals dove si è fatto sfilare via il titolo in modo piuttosto inspiegabile. Nadal, dal canto suo, ha rimediato quattro sberle nelle altrettante sfide col rivale di sempre, ma si è potuto consolare con un cammino sul rosso tornato cannibalesco e la prima posizione mondiale riacciuffata e difesa fino alla fine dell’anno. Immaginare un 2017-bis è francamente utopistico.

LE NUOVE VARIABILI. Il 2018 partirà con una top-ten rinnovata di sei elementi rispetto all’inizio della passata stagione. Oltre al ritorno di Federer, gli altri cinque sono inediti: Dimitrov, Zverev, Goffin, Sock e


Carreno Busta. Tra questi, Dimitrov e Zverev sembrano gli unici “arrivati” per merito e non per aver sfruttato il vuoto di potere aperto dalle assenze di Djokovic, Murray, Nishikori, Raonic su tutti. O, almeno, non soltanto per quello. Ci si rivolge soprattutto a loro per soddisfare quel desiderio di novità che ammorba ormai il circuito con un agognato ricambio generazionale mai realmente ultimato, forse neanche cominciato a tutti gli effetti. Tra i giovanissimi, invece, Shapovalov sarà attenzionato in modo totalmente diverso di quanto fatto finora e sarà interessante vedere come il talentino canadese risponderà al peso delle aspettative. Due anni fa ha vinto Wimbledon juniores, lo scorso anno ha cominciato

rischiando la maxi-squalifica per aver quasi fatto saltare un occhio al giudice di sedia con una pallata ma lo ha terminato entrando nei primi 50 del mondo con tanto di vittoria contro Nadal e del Potro. Proprio l’argentino, in ultima analisi, potrebbe rappresentare una nuova colonna – tecnica e mediatica – su cui il 2018 può poggiarsi. Federer sparerà gli ultimi colpi, Nadal sarà ancora l’uomo da battere almeno sul rosso, Djokovic e Murray hanno fame di nuova gloria, del Potro è tornato davvero, Dimitrov è una rosa finalmente sbocciata, Zverev e gli altri giovanotti hanno un anno e nuove consapevolezze in più. Il 2018 sarà un anno da ricordare.



Stadi, quattro meraviglie del mondo del tennis Akshay

Lo spirito del tennis non deriva solo dai giocatori o dai milioni di tifosi. Nel cuore del gioco ci sono la ricca storia, l'estetica e lo stile incorporati nelle cattedrali del tennis. Gli stadi sono uno spettacolo di grandezza che regalano sensazioni magiche con l'immensa importanza storica e le viste mozzafiato. L'architettura tennistica trova le sue origini, già dall'inizio della storia del gioco, a Wimbledon. L'All England Lawn Tennis and preferito. Andiamo a dare un'occhiata ai più belli per stile, storia, capienza, popolarità.

1. Centre-Court, All England Club, Londra Non esiste un posto migliore al mondo per guardare una partita di tennis del Centrale di Wimbledon, che offre le più splendide immagini di questo sport. La vista complessiva, le sensazioni che si provano nella sala del tennis creano soggezione negli spettatori. Dai vestiti bianchi che ai giocatori si richiede di indossare alla luce naturale che sembra illuminare I venerati prati in maniera straordinaria, allo sfondo grigiastro alle spalle degli spettatori che siedono vicini ai

Croquet Club che organizza I Championships ora ospitati a Church Road nel sud ovest di Londra, aveva un impianto più modesto a Worple Road dove lo Slam sull'erba si è giocato dal 1877 al 1922. È questa la prima manifestazione di quello che si può chiamare uno stadio per il tennis, con le tribune per gli spettatori che così potevano guardare I loro beniamini da vicino. Con il passare del tempo, l'importanza del tennis è cresciuta e la sua popolarità ha raggiunto dimensioni immense. Così da quel momento sono stati costruiti molti stadi. Alcuni di loro, però, hanno una magia in più, per la loro grandezza, la posizione o l'atmosfera. Visitarli ha sempre un posto speciale nel cuore dei tifosi, che lo vivono come un pellegrinaggio per andare a porgere omaggio al proprio giocatore


giocatori, alla storia che qui si è scritta anno dopo anno, si può solo immaginare quanto sia speciale l'opportunità di essere al SW19.

2. Court Central, Monte-Carlo Country Club, Monte Carlo L'atmosfera nel centrale di Montecarlo è elettrizzante, lo sfondo sereno e lo scenario toglie il fiato: l'insieme è davvero sbalorditivo. Circondato dalle colline rocciose della Provenza da un lato e dallo scintillante Mar Mediterraneo dal'altro, è uno degli impianti meglio posizionati al mondo. Il club, costruito negli anni Venti, è stato realizzato su una catena di terrazze che guarsano il mare. La location è meravigliosa, con le palme, I colori vivaci e I magnifici panorami.

3. Rod Laver Arena, Melbourne Park, Melbourne La Rod Laver Arena (RLA) è il campo principale del cosiddetto ‘Happy Slam’ – the Australian Open. Con lo skyline di Melbourne visibile in lontananza e lo sfondo lasciato in ombra, l'impressione che lascia la RLA è sontuosa. L'ambiente è amichevole, tranquillo, festoso. L'emozione, l'energia si sentono nell'aria nel più intimo degli stadi: anche chi è 15 file indietro non si sente distaccato dall'azione. In più, il Plexicushion blu è diventato l'emblema dello Slam dell'Asia-Pacifico. Oggi, l'impianto è ancora più accattivante, evoca le immagini del “vero blu” oceanico sempre presenti nella mente degli Australiani che vanno matti per le loro spiagge. Il tetto retrattile salva tifosi e


giocatori dal caldo soffocante e dai venti caldi che renderebbero altrimenti la vita molto difficile.

4. Qi Zhong Stadium, Shanghai Il Qi Zhong Stadium è l'indirizzo del solo grande torneo in calendario in Asia. L'arena da 15 mila spettatori è una meraviglia architettonica con una particolare struttura ad anello che lo fa somigliare al Colosseo. Di sera, l'esterno del centrale si illumina e il riverbero della luce si vede anche da lontano. Le fonti di luce sono sormontate da otto giganti blocchi di metallo che ricordano un petalo di magnolia. Lo stadio dei fiori, come viene chiamato, ha un tetto in acciaio in otto parti che ricordano ancora il fiore tipico di Shanghai, la magnolia. Servono otto minuti per aprirlo o chiuderlo, perché per I cinesi 8 è il numero più fortunato. La comodità dei tifosi è tenuta nella massima attenzione: in estate dalla cima dell'impianto viene veicolata aria fresca mentre d'inverno gli spettatori si riscaldano con flussi d'aria calda che partono da sotto I seggiolini.



Nuove regole, possibile riproporle?

punteggio. A Milano è stata proposta una formula innovativa per quanto riguarda lo score degli incontri: partite al meglio dei 5 set, in cui ogni parziale è giocato sulla

Marco Di Nardo

distanza dei 4 giochi, con eventuale tie-break sul 3-3;

Le Next Gen ATP Finals di

in caso di parità (40-40) all'interno di ogni game,

Milano, disputate per la prima volta quest'anno, hanno rappresentato un evento tennistico rivoluzionario. Non solo perché i migliori giocatori under-21 del circuito ATP hanno avuto la possibilità di affrontarsi in un unico torneo, per stabilire sostanzialmente chi fosse il migliore delle "nuove proposte"; ma soprattutto per le tante sperimentazioni regolamentari che sono state fatte. Questo ha permesso all'evento di ricevere un'attenzione particolare da parte di tutti gli esperti, che hanno cercato di capire se le nuove regole potessero poi essere riproposte nel circuito durante la stagione.

Partiamo dal

deciding-point (chiamato anche killer-point), con il battitore che decide da che parte servire, quindi un unico punto stabilisce chi conquista il gioco, senza il classico sistema dei vantaggi. Una formula che potrebbe sembrare completamente innovativa, anche se in realtà in alcuni

tornei futures giocati all'inizio del nuovo millennio, era già stata provata una formula molto simile, anche se con i vantaggi classici (quindi senza killer-point) e con il tie-break sul 4-4 anziché sul 3-3; altra formula simile, è quella che si utilizza nei tornei agonistici organizzati dalla FIT in Italia, denominati tornei "rodeo", anche se in questo caso si gioca al meglio dei 3 set, e con il tie-break sul 4-4, mentre resta la regola del killer-point, anche se con il giocatore in risposta che decide da che parte rispondere nel punto decisivo. Sostanzialmente,


quella provata alle Next Gen ATP Finals è stata

stato già molto difficile riuscire ad introdurre il tie-

è quella dello "shot

quindi la revisione di una serie di formule che già

break nel quinto set della Coppa Davis, e fare un

rovescia di 25 secondi che

esistevano.

salto così lungo, riducendo il numero di game per set,

Ad ogni modo, pensare di

sembra davvero difficile da

riproporre questo sistema di punteggio nei tornei della

immaginare. Più logica potrebbe essere

stagione regolare, non avrebbe molto senso,

l'introduzione di una nuova categoria di tornei,

perché significherebbe rivoluzionare eccessivamente il gioco, che è da sempre basato su set che si disputano sulla distanza dei 6 giochi. In

composta da pochi eventi, in cui introdurre questo sistema di punteggio.

uno sport legato alle tradizioni come il tennis, è

probabilmente avrà una sua continuità nel circuito,

La regola che ha convinto maggiormente, e che

clock", ossia il conto alla parte alla fine di ogni punto, entro il quale bisogna iniziare il punto successivo. Ogni giocatore può visualizzare il tempo restante sul classico display in cui è segnato il punteggio del match. Ovviamente, se il giocatore al servizio non rispetta i tempi di gioco - ma anche il giocatore in risposta deve rispettarli, e farsi trovare pronto entro i 25 secondi subisce un richiamo da parte dell'arbitro, e se


l'evento si ripete si subiscono ulteriori sanzioni. All'Australian Open 2018, la regola verrà già riproposta, ma resta il problema di trovare un accordo tra l'ITF e l'ATP, perché si rischia ancora una volta di avere una regola nei tornei dello Slam che non viene applicata nei tornei organizzati dall'ATP, con una conseguente disparità regolamentare tra un torneo ed un altro, che a livello professionistico può creare diversi problemi e

Milano è stata quella

tante polemiche. Altra importante innovazione proposta a

dell'Hawk-Eye Live, in

precisione di questi sistemi di chiamata elettronici.

sostanza un occhio di falco fisso, che effettua le chiamate delle palle

Alle Next Gen ATP Finals è inoltre stato riprovato il

giudicate out automaticamente, in completa assenza dei giudici di linea. Nel World Tennis Challenge di gennaio, torneo di esibizione che si gioca ad Adelaide, verrà nuovamente provato questo sistema , ma è difficile pensare che possano scomparire

"no-let", che già aveva avuto una sua sperimentazione a livello Challenger nei primi 3 mesi del 2013. In pratica, se il servizio viene deviato dal nastro e finisce del rettangolo di battuta corretto, si continua a giocare il punto, senza ripetere la battuta. Una regola che già non era

definitivamente i giudici di linea, anche perché molti giocatori continuano ad essere scettici sulla

piaciuta quando era stata provata nel 2013, e che ha continuato a non convincere, quindi è


assolutamente da escludere la possibilità che possa avere un futuro nel tennis. Infine, è stato provato anche il coaching al

cambio di campo, effettuato attraverso degli apparecchi elettronici che mettono in comunicazione giocatori e allenatori, e la possibilità (sempre durante il cambio campo) di poter visualizzare varie statistiche del match attraverso un tablet. Obiettivamente, si tratta di due regole che rischiano di far diventare il tennis più

vicino ad un gioco elettronico che ad uno sport vero e proprio. In sostanza, l'unica modifica regolamentare che ha convinto (quasi) tutti, è stata quella dello shot clock, ed è l'unica regola che sembra poter essere riproposta, almeno nel breve periodo. Nel complesso, si è trattato di una serie di modifiche che hanno certamente aumentato l'interesse nei confronti dell'evento che si è svolto a Milano, ma che non hanno tracciato una strada percorribile durante la stagione ATP. Rafael

Nadal, per esempio, si è espresso in questo modo sulle varie modifiche: "Le nuove regole? Non credo che la gente continuerà ad amare il tennis". Lo spagnolo, in pratica, non lascia spazio a speranze di poter rivoluzionare il gioco in maniera così esasperata. E probabilmente ha ragione lui, perché in fondo non ce n'è bisogno, in un tennis che sta appassionando sempre più persone con le regole di sempre.


Il Coraggio di Aver Paura Francesca Amidei

Ci sono giocatori freddi e giocatori emotivi, ci sono

li accomuna tutti e dal quale nessun tennista del pianeta, dal principiante al professionista, può scappare. Ebbene, si tratta della paura di vincere e della sua gemella, meglio nota, come paura di perdere. Chiunque abbia impugnato

tennisti killer e tennisti che non sfruttano miriadi di palle game o palle set o palle match e infine ci sono quelli che nei punti importanti riescono a giocare sempre il loro miglior tennis e quelli a cui,

una racchetta e giocato

in quei momenti, il dritto ed il rovescio non gli scorrono mai. Eppure c’ è un comune denominatore che

un punto importante che

almeno una volta nella vita una partita o anche solo pochi punti con un amico, avrà provato sulla propria pelle quel brivido che ti pervade prima di giocare può decidere le sorti del match. Non importa cosa

c’è in palio, se è una partita di torneo o la partitella in amicizia della domenica, perché ciò che rende veramente unico il nostro sport è che tutti possono vivere, a qualsiasi livello e in qualsiasi contesto, quelle stesse paure. Però c’ è una domanda che ci tormenta, che risuona imperterrita nelle nostre menti prima, durante e dopo una partita alla quale forse non c’ è risposta o forse, semplicemente, ce ne sono molte. E’ possibile con l’


esperienza esorcizzare

travolgere dalle difficoltà.

realizzarci come tennisti, e

questa paura o bisogna

Spesso per vedere il reale

solo quando impareremo a

conviverci ed affrontarla in

valore di un giocatore si

riconoscerla, ad accettarla,

ogni singola partita?

osserva come si tira fuori

a farla nostra avremo

Le paure ci accompagnano

dalle situazioni delicate,

finalmente il coraggio di

nel corso di tutta la nostra

come reagisce al

avere paura. E solo allora

vita, dalla classica paura

cosiddetto “momento no” e

piazzando un ace sulla

del buio da bambini alla più

se riesce a rimanere lucido

palla break, sfoderando un

complessa paura del “cosa

nei momenti catartici del

dritto vincente sulla palla

ne sarà di noi” da ragazzi

match perché è lì, in quegli

set o chiudendo una volée

fino all’ inesorabile paura

attimi, in quelle scelte che

a campo aperto sul match

della morte in tarda età.

emergono le caratteristiche

point ci sentiremo

Non possiamo pensare di

umane e mentali di ognuno

Giocatori.

provare le stesse emozioni

di noi che vanno ben oltre il

o sentirci nello stesso stato

dritto ed il rovescio.

Non possiamo non avere

d’ animo per l’ intera durata

Dunque la paura sarà la

paura ma, nel campo da

di un torneo o più

nostra compagna di viaggio

tennis così come nella vita,

semplicemente di un

lungo quella strada

possiamo imparare ad

match, ci saranno momenti

tortuosa che tutti noi

avere coraggio.

in cui saremo in fiducia e

percorreremo per

qualsiasi colpo giocheremo risulterà vincente, ci saranno punti in cui il nostro braccio non girerà a dovere, cambi campo in cui penseremo che non potremmo mai perdere e altri in cui tutto ci apparirà nero e ci daremo per vinti. C’è chi si esalta e chi scompare nella lotta, c’è chi si carica o si emoziona con il pubblico e c’è chi reagisce e chi si fa


La mentalità vincente nel tennis Federico Coppini Molti nel tennis parlano di cosa sia la mentalità vincente. Alcuni la confondono con gli attributi maschili mentre altri la considerano come l’espressione di una fiducia estrema in se stessi, altri ancora pensano che sia questione di carattere e quindi la responsabilità del suo affermarsi dipenderebbe da un fattore innato e non allenabile, infine c’è anche chi ritiene che una bassa condizione sociale determini quella volontà di affermazione che mostrano i campioni, la famosa “fame di vincere”. Queste spiegazioni servono a costruire un’idea rigida e magica della mentalità vincente e pone il tennista in un condizione di subire le sue origini, che se non corrispondono a quelle

sopradette non potrà mai

tecnico, forma fisica e tipo

emergere come vincente.

di gioco.

Sulla base della mia

Non avere aspettative,

esperienza con tanti atleti

impegnati a fare del tuo

vincenti, di cui 10 vincitori

meglio

di medaglie alle Olimpiadi e

Ogni giocatore vuole

di quanto documentato

vincere la partita che andrà

dalla psicologia dello sport

a giocare, ma bisogna

in relazione ai top atleti la

mettere nel punto più

questione è molto diversa e

lontano della mente questa

più articolata. In questo

idea e pensare solo a

breve articolo voglio fornire

giocare. Nessuno può

alcune indicazioni pratiche

sapere cosa succederà,

che ogni tennista potrebbe

mentre tutti possono

impegnarsi a seguire con la

concentrarsi sul presente,

certezza di migliorare le

sul servizio e sulla risposta.

sue prestazioni, che

Nelle mani del tennista vi è

ovviamente saranno

la possibilità di impegnarsi

adeguate al suo livello

al proprio massimo ma non


quella di vincere un punto,

entusiasmano quando

avere il coraggio di

quindi il focus deve essere

giocano bene e perdono il

accettare le proprie paure e

totale sul proprio gioco … e

controllo emotivo quando

imparare a gestirle, questa

poi alla fine dello scambio

perdono i punti. Sono

è una delle grandi

vedere se il proprio

tennisti che in campo

differenze fra i campioni e

massimo è stato sufficiente

dimostrano poca stabilità

gli altri.

o se l’avversario è stato più

nei loro comportamenti. In

bravo.

tal modo, è il loro stato

Pensare al gioco

d’animo che determina

Quale che sia il proprio

Sii paziente, i momenti

come giocano. Spesso dico

livello tecnico, il tennista

negativi stanno arrivando

a queste persone che

deve pensare a come

Il tennis è un gioco in cui

dovrebbero essere il primo

vuole giocare. Può essere

vince chi fa meno errori del

tifoso di loro stessi, mentre

anche un semplice “corri e

proprio avversario, lo

invece si comportano come

buttala di là” ma non può

scopo non è non sbagliare

quei tifosi che applaudono

non pensare. Questo

ma sbagliare meno

la loro squadra quando

approccio è

frequentemente dell’altro. I

vince e la fischiano quando

particolarmente evidente

momenti negativi ci sono in

perde.

nel servizio: “in che modo

ogni set e non si deve

metto in difficoltà la mia

avere la presunzione di

Gestisci lo stress

avversaria?” “Cosa ho fatto

credere che non arriverà

agonistico e accetta le

quando vinco i punti”. Vi

quel momento. Bisogna

tue paure

sono pensieri tecnici e

accettare questo limite e

Molti ragazzi hanno così

pensieri che aiutano a

quando si presenta non

paura delle loro paure che

sostenere la motivazione e

bisogna arrabbiarsi o

preferiscono credere che:

un approccio attivo al

deprimersi ma mostrare

“oggi non sentivo i colpi”,

game. Servono tutte e due.

pazienza e continuare a

“ero rigido, le gambe

giocare in modo attento.

legnose”, “l’altro ha fatto la partita della vita”. Le

Non lasciare che il

ragazze invece sono

punteggio determini le

spesso emotivamente più

tue emozioni

ondeggianti e si caricano o

I giocatori poco esperti e

scaricano in funzione dei

molti adolescenti si

punti vinti o persi. Bisogna


Perché e come stai a rete quando il tuo compagno serve in doppio? Qualche sera fa mi è capitato di vedere il doppio della Federation Cup Russia – Serbia 2012 sulla terra rossa; sinceramente non ricordo la località. Si giocava a risultato acquisito e quindi

ho trovato in campo per la

come”? A me suonerebbe

Serbia 2 giocatrici a me poco note ma poco importa;

meglio il primo ma la nostra verità è nella seconda scelta

la questione interessante per non dire strabiliante era

perché prima dobbiamo sempre sapere il perché e

la posizione a rete, se così si può chiamare, della

poi adattarci al come.

tennista Serba più alta al

Tutta la nostra vita parte

momento del servizio della sua compagna: sulla riga di

da un “perché” per arrivare ad un “come”; nel

metà campo….inverosimile!!!

tennis il nostro “perché” lo accosteremo allo

La prima volta ho pensato che la compagna avesse battuto in anticipo non dando tempo alla nostra giocatrice sotto esame di sistemarsi adeguatamente

sviluppo tattico, il” come” allo sviluppo tecnico.

ma nei punti successivi ho realizzato che era proprio così e non credevo ai miei occhi!! A voi suona meglio “come e perché” oppure “perché e

stessi “perché parto da rete”? E poi: “ma dove mi metto”? Molti di voi mi staranno rispondendo con le seguenti frasi:

Nel nostro caso specifico: doppio, compagno serve, avete mai chiesto a voi


- Perché il doppio si gioca

da colpire. Tornando al

dovrete rovesciare la

in attacco o meglio a rete - Perché così provo ad

nostro perché, se saremo lucidi, risponderemo:” parto

situazione partendo dal principio che i vostri games

intervenire - Perché tutti stanno a rete

da rete perché voglio essere abbattuto dall’avversario” e

più importanti saranno quelli di risposta. E se poi vi

quando il compagno serve

allora capiremo che partire da fondo non sarà “un

troverete anche un avversario a rete sarà

disonore”.

perfetto per vincere il punto!!

Ci sono andato vicino alle vostre risposte?

La giocatrice Serba non

- Questa disamina tattica specifica vi dovrà servire

La verità è che le risposte sono tutte giuste ma l’errore

interveniva mai e veniva solo impallinata dalle

per capire il “perché” si fa una cosa e cosa

di fondo parte dal fatto che tutti seguono la stessa tattica qualunque sia il proprio livello di gioco. Si parte da rete per poter mettere pressione

avversarie!! Partire da rete è sinonimo di centralità, la posizione da tenere è quasi più vicino al centro che al corridoio e la profondità sarà all’incirca

vorremmo che l’avversario provasse prima di colpire. - Se poi questo non sarà chiaro, girate la frittata e mettetevi nei panni dell’avversario e allora

all’avversario, far capire a chi si trova al di là della rete che la risposta non sarà una cosa facile, che lo spazio sarà minimo. Chi non riesce a fare ciò, è meglio che rimanga a fondo all’inizio dello scambio avendo magari, nello sviluppo del punto, la possibilità di attaccare con una palla più consistente. Immaginiamoci il classico doppio da circolo dove colui che serve rimette solo la palla in campo, quante possibilità avrà il compagno a rete di essere aggressivo? A rete saremo solo bersagli

sull’intersezione delle diagonali del rettangolo di servizio; così sarete pronti sia pallonetto sia cambio facendo sempre la guardia al vostro corridoio in caso di scelta negativa sul cambio. Solo così l’avversario avrà il campo ridotto all’osso!! Quante volte ho visto attendere il servizio del compagno con un piede quasi nel corridoio? Farete solo un regalo all’avversario che vedrà un’autostrada prima di tirare.

capirete il tutto. - La strategia in doppio, l’organizzazione con il compagno all’inizio del punto è fondamentale per l’obiettivo finale : la vittoria!!!

Se poi i vostri servizi saranno deboli allora

Provare per credere e chiedetevi sempre il “perché” si fa una cosa e il vostro mondo cambierà!!! P.S. speriamo che la tennista Serba legga queste righe!!! Abbiamo tutti da imparare……


essere attaccato, fallo. Se invece l' avversario non gradisce scendere a rete, rimani a fondo campo e obbligalo a venire avanti. Ricordati che la difesa più efficace è l'attacco, perché se l'avversario è occupato a contrastare i tuoi attacchi avrà meno tempo per organizzare i suoi.

Quanto conosci il gioco del tuo avversario prima della partita? E perché dovresti conoscerlo? Federico Coppini

La prima cosa da fissare bene a mente è che in partita non bisogna mai lasciare che l'avversario giochi il suo colpo preferito e, quando è possibile obbligarlo a sceglierne uno che non gradisce. Studia l'avversario sia fuori che dentro il campo. Cerca di capire quali sono i suoi punti deboli e utilizzali per colpirlo senza pietà. Ricordati che non sarai tu a decidere la tua strategia di gioco tma i verrà suggerita dalle debolezze dell'avversario. Ad esempio, se il tuo avversario non gradisce

Se stai giocando contro un giocatore molto regolare e continuo, non sfidarlo sul suo terreno, perché in quel tipo di gioco sarà con ogni probabilità più bravo di te, ma cerca di giocare colpi vincenti. Al contrario, se incontri un avversario aggressivo e discontinuo, gioca in modo regolare, sbagliando poco e raccoglierai così i frutti dei suoi errori, risparmiandoti dei problemi e togliendogli fiducia. E soprattutto, non cambiare mai gioco se stai vincendo. Cambialo sempre quando sei in svantaggio, perché a quel punto cambiare non può più danneggiarti, ma solo migliorare la situazione.


La decisione di cambiare gioco perché stai perdendo, tuttavia, non è mai semplice. È difficile dire quando sei veramente battuto. Se percepisci di giocare bene ma ti trovi sotto di un set per 6/4 o 7/5 avendo perduto un solo turno di servizio, non ti conviene cambiare. Il tuo gioco non è risultato davvero inferiore. La differenza è stata minima, dunque è possibile che ti ritrovi a vincere con facilità il set successivo. Se invece hai perso il primo set , perdendolo 6/1 o 6/2, sei in netta inferiorità e dovrai cambiare il tuo piano di gioco immediatamente. Prenditi dei rischi quando sei in svantaggio nel punteggio, mai quando sei avanti. Per esempio, non giocare mai un colpo rischioso sullo 0-30 o sul 30-0 I rischi pagano prevalentemente quando hai tutto da guadagnare e niente da perdere. Possono darti la vittoria, ma non accelerano la sconfitta.

L'importante è mantenere la tranquillità e non perdere

sorriso sulle labbra, godendoti ogni momento.

fiducia. Farlo significherebbe

Una partita di tennis nella quale si fronteggiano due

regalare all'avversario due punti in ogni game: un

giocatori dello stesso livello si risolve in una battaglia di

handicap troppo difficile da

astuzia e di nervi.

superare, anche giocando al meglio.

Chi usa la prima e non perde il controllo dei

Nascondi le tue

secondi risulterà alla fine vincitore.

preoccupazioni all'avversario. Non mostrare segni di affaticamento o di problemi fisici, se ti è possibile, per non accrescere la sua

Non credo in quei giocatori che pensano di fare strada in un lungo torneo dando sempre il massimo in tutti gli incontri.

fiducia nelle sue possibilità di vittoria. Ricordati che l'avversario sta soffrendo quanto te e ogni segno di debolezza da parte tua lo incoraggia ad andare avanti. In altre parole, stringi i denti e non mollate mai la presa. Non avere paura. Stai calmo. Alla lunga la fortuna gira. Non dimenticarti che un sorriso fa vincere molti punti, perché rivela la fiducia in te stesso e mina quella dell'avversario.

Fai economia di risorse e di sforzi per i momenti che contano davvero, e cerca di vincere quante più partite possibili in modo netto, ma non autodistruttivo.

Lotta sempre fino alla fine. Più aumentano la tensione e la fatica, più forte dovrai lottare; ma fallo con il


servizio che dovrai cercare di occupare, colpo dopo

una palla più corta, così sarà costretto in una

colpo.

posizione disagevole. Se il pallonetto non è ben

Difesa Se sei sulla riga e ti trovi a

direzionato, darai al tuo avversario la possibilità di

rispondere a un attacco da

chiudere con uno smash.

Federico Coppini

metà campo, prova a rispondere con un

Se questo succede, torna dietro la riga per difenderti e alzare un altro lob.

Costruisci il tuo gioco

passante, con un colpo al corpo, a giocare nei piedi

Se ti trovi con i piedi dentro il campo, puoi scegliere fra diverse possibilità. Puoi provare a colpire in controbalzo e giocare un lungolinea molto

dell'avversario o a giocare un lob. L'avversario non dovrebbe essere particolarmente a suo agio nel gioco di volo, perciò non avere paura di metterlo

Chiudi il punto Stai sempre pronto a giocare una volée o uno smash per chiudere il punto. Potresti trovare in quella zona di campo se il

aggressivo o variare con una palla corta. Giocare dentro il campo ti darà la possibilità di venire avanti e di essere creativo.

alla prova giocandogli addosso. Scegli appositamente di giocare

tuo avversario ha giocato una palla più corta.

Usa una tattica basata sul tuo stile

Aggressività Quando colpisci la palla nella zona di metà campo, ti troverai in una situazione favorevole, e dovresti provare a giocare aggressivo e cercare gli angoli in controbalzo o addirittura con una volée. Non far salire troppo la palla sopra la rete quando attacchi. Stai giocando un vincente o comunque un colpo d'attacco che ti permetterà di allontanare la palla dal rettangolo di



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immancabile in qualunque tipo di scarpa poiché riunisce due tecnologie estremamente all’avanguardia: il materiale NOENE®, che dona una protezione articolare high-tech, e il tessuto NEXUS Energy. Il tessuto ad alta tecnologia combina tre metalli nobili (platino, titanio e alluminio), che gli forniscono la proprietà unica di emettere delle onde all’infrarosso (FIR) che portano benefici alla salute di chi lo indossa. Grazie a questa strategica combinazione, le solette OPTIMUM OFP2 aiutano a ridurre il dannoso effetto gravità alle articolazioni e offrono diversi benefici: migliorano l’ossigenazione del sangue e aiutano a ridurre il gonfiore dei piedi, riducono l’affaticamento dei muscoli, favorendone il rilassamento, accelerano l’assorbimento dell’acido lattico e favoriscono il defaticamento post-gara o allenamento. Le solette OPTIMUM OFP2 offrono prestazioni senza eguali sul mercato, garantendo comfort e benessere allo stesso tempo. Sono indicate per gli atleti post gara e post allenamento, momento in cui i muscoli hanno bisogno di recuperare in fretta la propria condizione, e per chi soffre di gonfiore e desideri rendere più snelli e freschi i propri piedi. Alleviano gli stress a cui

siamo costantemente soggetti durante la giornata e ci permettono di arrivare più freschi e riposati a sera.

Con la tecnologia Noene® proteggi le tue articolazioni Il quotidiano impatto del piede con il suolo durante la deambulazione è tra le cause primarie delle dolorose infiammazioni articolari. Solitamente si è portati a credere che le articolazioni possano andare in sofferenza solo se sottoposte a sollecitazioni meccaniche derivanti da particolari attività sportive o in conseguenza di traumi. In realtà ciascuno di noi ha necessità di minimizzare quotidianamente gli effetti negativi conseguenti anche al semplice impatto con il suolo nella normale deambulazione. In qualunque momento della giornata, infatti, il nostro corpo riceve “scosse articolari”


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provocate dall’energia negativa generata dall’urto dei piedi con il terreno. Tali scosse, dai piedi si propagano lungo tutto l’apparato locomotore provocando microtraumi che si traducono in dolorose infiammazioni articolari (tendinite, tallonite, fascite plantare, ecc.) o più semplicemente, mal di schiena, stanchezza articolare e gambe appesantite a fine giornata! Ecco cosa succede all’apparato locomotore quando corriamo o camminiamo: - Ogni contatto tra il piede e il suolo provoca un’onda di shock. Quest’onda viene chiamata “Energia negativa” - L’energia negativa si propaga lungo tutta l’articolazione ossea. Accumulata passo dopo passo, giorno dopo giorno, produce dei microtraumi in ciascun punto nevralgico del nostro corpo (articolazioni) - La ripetizione di tali onde genera e sovente favorisce: tendiniti; fasciti plantari; talloniti; fratture causate dalla stanchezza; dolori alle

articolazioni dei piedi, delle ginocchia, delle anche, della schiena; cervicale; mal di schiena; ecc. In alcuni casi, semplicemente stanchezza e gambe appesantite! La letteratura scientifica e gli studi più recenti hanno così evidenziato la certa necessità di combattere questi shock fin dalla sede primaria della loro formazione, ossia a livello dei piedi. Proprio nel solco di queste conclusioni scientifiche si è sviluppata la ricerca Noene®, con il chiaro obiettivo di formulare un prodotto in grado di ridurre gli effetti negativi sulle articolazioni e sulla schiena, degli impatti al suolo. Noene® è un elastomero vibro-assorbente, formato da micro cellule cristalline, che possiede due caratteristiche uniche primarie: - Elasticità: l’elasticità permette di assorbire l’energia - Ammortizzazione: l’ammortizzazione


permette di disperdere l’energia assorbita Da test effettuati secondo le richieste delle norme ISO 8307/2007, è stato dimostrato che l’onda di shock provocata dall’impatto piede-suolo si disperde nella soletta Noene® in una percentuale tra il 94% ed il 99% e, quindi, non colpisce il tallone! Nessun materiale riesce ad ottenere dei risultati simili anche se è due volte più spesso! Unici al mondo della categoria ad avere questa certificazione, le solette e i plantari Noene® hanno ottenuto anche il riconoscimento di Dispositivo Medico di Classe 1 da parte del Ministero della Sanità in base alla Direttiva Comunitaria 2007/47/CE. Un Dispositivo Medico deve possedere una funzione reale, offrire la possibilità di misurare tale funzione e, come minimo, garantire la sicurezza sanitaria del paziente. Pertanto, Noene© corrisponde esattamente alla definizione di Dispositivo Medico, che richiede il rispetto di regole molto strette e garantisce sull’efficacia e innocuità di tale dispositivo. In quanto Dispositivo Medico, le solette high-tech Noene® possono essere prescritte dal Medico e dedotte fiscalmente come costo.






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