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Europa cristiana, dove sei?

Molti sono gli scritti, supportati da evidenti ed inconfutabili testimonianze storiche, che affermano e documentano come l’Europa sia fortemente plasmata dalla Civiltà cristiana. Un’Europa che ha profonde radici cristiane, attraverso le quali una linfa generata da fondamentali principi e valori ha alimentato Fede, cultura, rispetto e valorizzazione della dignità umana. Tutto questo anche al di là del trascendente, e al netto di limiti e deviazioni – anche molto gravi – che non possono essere nascosti. Grandi cattedrali, monumenti, eccezionali dipinti, espressioni della musica, della poesia e della letteratura sono certamente una vivida testimonianza di Civiltà cristiana. Sarebbe tuttavia limitativo circoscrivere solamente, o anche principalmente, a tali realtà il nesso cristiano con la storia d’Europa. Vi sono molti altri valori che hanno accompagnato il cammino cristiano in Europa, oltre che in molte altre realtà dell’Occidente. Una schiera di monaci, oltre che di altri ministri di Dio, hanno percorso per secoli le strade d’Europa per predicare e testimoniare il Vangelo di Cristo. Un Vangelo che, oltre a contenuti per i credenti contengono fondamentali messaggi e proposte di vita che possono informare e guidare comportamenti per chi credente non lo è. È lo stesso Benedetto Croce a ricordarci in un suo saggio del 1942 il perché in Europa “non possiamo non dirci ‘cristiani”

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Perno dell’intero impianto evangelico viene, oltre evidentemente al Supremo, l’essere umano titolare di un diritto inalienabile che si chiama vita e dignità. Chi si professa cristiano è tenuto ad agire e comportarsi secondo il dettato evangelico sia nei suoi comportamenti personali sia per rapporto agli altri esseri umani. Un impegno che deve essere portato avanti con la massima coerenza possibile, sia dai singoli cristiani, sia, e per certi aspetti soprattutto, da chi è chiamato a guidare i popoli e le genti, sul piano sia civile sia religioso. La mancanza di coerenza non è né accettabile né giustificabile. L’interpretazione del messaggio evangelico spetta in primo luogo ai leader religiosi, i quali nel rivolgersi al pubblico non dovrebbero evitare di nascondere incoerenze anche nei confronti dei leader politici, soprattutto di coloro che si professano manifestamente cristiani anche nel partecipare alle cerimonie religiose. Le Chiese cristiane - è a queste che qui ci si riferisce - interpretano e comunicano i Testi sacri attraverso costanti collaborazioni dottrinali che non sono evidentemente norme impositive, bensì insegnamenti su ciò che è giusto e su ciò è falso, su ciò che deve essere e che non deve essere. Ma alla coscienza di ognuno decidere. Per quanto riguarda la dottrina sociale della Chiesa cattolica, quattro sono le colonne portati che la sostanziano e la reggono attorno alle quali dovrebbe vedersi crescere persona come individuo e l’intera comunità a cui appartiene.

Quattro sono il principe permanenti della dottrina sociale della Chiesa e costituiscono cardini dell’insegnamento sociale cattolico. Essi sono: dignità della persona umana, principio nel quale ogni altro principio contenuto della dottrina sociale trova fondamento; bene comune; sussidiarietà e solidarietà.

Viene comune non significa insieme il bene di una collettività, bensì “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente”. Il compito di realizzare il bene comune spetta in primo luogo alle pubbliche istituzioni ma anche al singolo cittadino come individuo e nelle aggregazioni sociali alle quali decide liberamente di riunirsi. In base alla sussidiarietà, che è tra le più costanti e caratteristiche direttive della dottrina sociale della Chiesa, ogni individuo deve utilizzare tutte le possibilità di cui dispone per soddisfare le proprie esigenze e un’entità superiore deve intervenire quando ciò non sia possibile. Un intervento che si sostanzia nell’altro basilare principio cristiano che è la solidarietà; solidarietà come principio sociale e come diritto morale, divenuta più che mai imperativo negli ultimi tempi alla luce di una crescente interdipendenza tra uomini e popoli. Ed è soprattutto qui, nel segno della solidarietà, che nella nostra Europa cristiana si è aperto un vulnus di eccezionale e pericolosa gravità. Non possiamo non nascondere e mancare di denunciare comportamenti e tendenze che per vari aspetti vedono lo scricchiolare dell’ impianto nella dottrina sociale della Chiesa costruito sulla base dell’insegnamento evangelico. L’individualismo; la brama di potere per il potere, ammantata spesso da un patologico nazionalismo; insofferenza per il diverso, messo ai margini dell’umanità o accettato solamente se è capace di produrre; degrado della dignità umana con il soffocamento della libertà e intolleranza per la democrazia; il primato assoluto dell’economia e del guadagno, dimenticando che un’economia che non si occupa di aspetti sociali, soprattutto dove vi è maggior bisogno, è come una religione che pensa solo a pregare trascurando di occuparsi dei bisogni della società.

Purtroppo stiamo assistendo nell’Europa che si dice cristiana ad una gravissima carenza di coerenza fra il dire e fare, fra quello in cui si dice di credere che ciò che viene fatto. Una carenza che osserviamo fra i “fedeli”, ma anche, mi permetto di dirlo, fra uomini di Chiesa che non sempre si sentono sospinti dagli appelli incessanti di Francesco alla solidarietà.

Sarebbe certamente ingeneroso generalizzare, per- ché non mancano indubbiamente testimonianze di grande valore umano. Credo, tuttavia, che come il Vangelo si predicare al pubblico, non sarebbe fuori luogo se anche dal pulpito venissero richiami a maggiore coerenza certi leader politici che professandosi profondamente cristiani negano platealmente messaggi evangelici ed ostentano Fede nel bacio dell’anello di vescovi e cardinali.

Che Europa cristiana è quella degli Stati membri dell’Unione europea che apprezzano la missione della Cancelliera austriaca ad Ankara per offrire - e poi concedere – sei miliardi di euro al Sultano turco affinché si trattenga - in condizioni disumane - migliaia e migliaia di disperati, purché non li si vedano camminare sulle strade delle lussuose vetrine di Berlino, di Parigi o di Roma? La distinzione fra politica e religione è fondamentale. L’argomento “religione e politica”, fa parte della cultura occidentale fin dal tempo in cui il Cristianesimo fece la sua prima comparsa nel mondo romano. Tuttavia, la religione non solo può, ma in spirito di coerenza deve intervenire per dire la sua su scelte e comportamenti della politica quando si tratti di questioni morali. Nella nostra epoca, sembra che nell’”Europa cristiana” vi sia realmente carenza di concreta testimonianza per rapporto al messaggio evangelico, al quale si legano le radici della civiltà continentale.

Era un giorno di pioggia abbondante e i sodali dell’osteria della Maroca, a costo di prendersi una polmonite, si sono ritrovati al tavolo preferito dell’osteria più famosa del paese. A dir il vero sono fra i pochi a non aver sofferto la siccità delle passate stagioni, la Maroca li ha sempre confortati con fiaschi di vino d’ogni sorta, in ogni momento ne avessero avuto bisogno. Poco importa che il vino sapesse d’aceto, appena appena, poco importa se nel fiasco ci fosse più acqua che vino, gli amici della Maroca l’hanno fatta franca, per loro niente siccità: hanno goduto, tutto l’inverno, della vita serena che solo l’osteria della Maroca sa garantire. Col rumore della pioggia che cade in sottofondo, gli amici sono ormai entrati nel profondo dei loro ragionamenti. Sono impegnati in una discussione che farà discutere tutta la Provincia quando verrà resa nota. Stanno parlando di donne. Non che siano grandi esperti, quel poco che sanno di bello sulle donne risale alla loro gioventù. Ma poi ognuno ha fatto le sue esperienze e ha tratto le sue conclusioni, conclusioni condivise da tutti i presenti al tavolo della Maroca. E’ Vitale a fare da moderatore, lui di donne ne ha avute a bizzeffe, e sa cosa dire. Con lui sono in ansia di dire il proprio pensiero l’Abele, che non manca mai, con una sola donna basta e avanza, l’Ercole, che le ha sempre guardate da lontano, la sua timidezza l’ha sempre condizionato, l’Eusebio, che ne ha corteggiate tante, ma senza grandi conquiste, il Gelindo

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