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La solitudine della presidente
La politica italiana vede ormai da qualche mese un uomo solo al comando. Anzi, per essere più precisi, una donna sola, Giorgia Meloni, alla guida del governo dopo le elezioni del 25 settembre scorso. Ora sono in molti a parlare della solitudine di cui soffrirebbe la nostra presidente del Consiglio, sembra che il suo percorso avvenga circondata da pochi amici fedeli, parenti e poche altre persone. Sembra non fidarsi molto degli alleati. Si dirà: ma, essendo giunta al potere alla testa di una coalizione, come può considerarsi sola?
Silvio
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La situazione politica italiana non è per niente facile da spiegare. Di certo, la solitudine di cui si parla, è legata proprio alla fragilità dell’alleanza della quale fa parte che, molto spesso, e lo leggiamo tutti i giorni, tende a prendere le distanze da lei, la ostacola nelle sue scelte e nel suo lavoro, non per colpa di differenziazioni ideologiche, ma per una meno nobile questione di poltrone che si vorrebbero occupare. Così sono spesso i suoi compagni di cordata a farla sentire più sola confermando un vecchio detto:”dagli amici mi guardi Iddio che ai nemici ci penso io”. Quanto ai “nemici”, cioè all’opposizione, essa dovrebbe contribuire a spezzare la solitudine di colei che è alla guida del Governo perché in qualunque sistema democratico è all’opposizione che compete svolgere una forte funzione di stimolo nei confronti del Governo. L’opposizione dovrebbe, cioè, indurre la maggioranza a serrare le file e far si che la presidente del consiglio sia tutt’altro che isolata. Purtroppo in Italia non è così perché ad una maggioranza tenuta insieme con la colla e che sta insieme solo per ragioni opportunistiche, c’è di contro una opposizione del tutto debole e ancora alla ricerca della strada da seguire. D’altronde, a breve termine, non c’è alternativa. Questa situazione, che dovrebbe facilitare il compito di Giorgia Meloni, è al contrario particolarmente complessa e difficile e lo stato di solitudine della Premier non giova a nessuno, men che meno al Paese.(a.a.)
Io non so come sia, ma non capisco come in certi canali Tv la pubblicità diventa insopportabile. Mi riferisco alla pubblicità inserita, senza preavviso, nei momenti clou delle trasmissioni. Di solito quando il telespettatore è coinvolto magari nell’emozionante finale di un film, sulla scena conclusiva irrompe una rabbiosa e roboante macchina che si offre a costi esorbitanti. Ma perché scegliere sempre i momenti più emozionanti per rompere le scatole...capisco la furbizia commerciale, ma talvolta esagerano, non può pensarci una legge a rimettere un po’ d’ordine nelle comparse pubblicitarie dell’attuale tv?
Lucio
Purtroppo hai ragione, credo che un po’ tutti siano infastiditi quando uno spot interrompe uno spettacolo che appassiona. E tanto maggiore è la tensione emotiva e tanto maggiore è l’irritazione. Purtroppo non è che ci sia molto da fare, gran parte delle Tv sono aziende private, non hanno altre entrate che la pubblicità e quindi cercano di farne il più possibile e proporla nei migliore dei modi. Resta da chiedersi perché la Rai, che non è una azienda privata, a cui paghiamo il canone annuo, e che ottiene non pochi soldi dallo Stato, anch’essa abbia lo stesso comportamento delle Tv private, pubblicità in ogni momento, e soprattutto nei momenti più di intensa emozione. Mah! Ricordiamoci che nel 1995 con un referendum apposito che aveva proprio l’obbiettivo di impedire l’interruzione di film e partite di calcio con spot pubblicitari, la maggioranza degli Italiani (più di 15 milioni di votanti), si dichiararono contrari a questa proposta. Temo quindi che non ci resti che rassegnarsi, soffrire e sorbirsi la pubblicità così com’è proposta, anche perché cambiando canale, non è che cambino di molte le cose. (a.a.)