1 minute read

Le “Montagne” di Paolo Dalponte in mostra al Centro Studi Judicaria

P erché le montagne affascinano?

Interrogarsi in tal senso in Trentino, non è banale, anche se la gente vive e vi lavora, nasce e talvolta muore per non averle valutate appieno. Sono, infatti, sempre state luogo di sfida e di mitologia. Per le caratteristiche morfologiche, per la difficoltà della salita, per il clima, per i colori, hanno ispirato all’umanità una grande varietà di sentimenti e di occasioni di “utilizzo”. Le creature mitologiche dell’antichità ne hanno colorato la storia e la scoperta, così come la natura nell’evolversi millenario le ha rese culla di biodiversità e bellezza, trasformata in miti di conquista dalle imprese alpinistiche, ed anche luoghi di impegnative sfide sportive. E l’uomo ne ha fatto teatro di infinite ed inutili battaglie.

Advertisement

Ammirate quali gigantesche increspature di pietra, spesso sfondo di paesaggi dipinti, le montagne fino al XVI secolo erano soprattutto temute. Riscoperte in seguito da pensatori e intellettuali, adesso sono identificate come il luogo del sublime, del sollievo, spesso in opposizione alla frenesia delle metropoli. Per Dalponte tale laboratorio della natura è un magnifico spunto per i suoi disegni: solo per i disegni però, in quanto, onestamente, non si può certo spacciare per appassionato dell’escursionismo o della scalata, vista la sua pervicace staticità, il suo stare fermo con i piedi ed, al contrario, i lunghi viaggi della fantasia. La vitalità della sua fantasia l’ha condotto - e lo conduce tuttora - a lasciarsi prendere da temi apparentemente comuni, come dimostrano le ben cinque personali programmate nel corso del 2023, in occasione dei suoi “primi 50 anni” nell’arte. La mostra al Centro Studi Judicaria è stata la seconda, terminata quasi insieme alla prima, tenutasi al Grand Hotel Trento. Da segnalare la collaborazione domenicale con il quotidiano “il T”.

Le montagne qui disegnate non sono sicuramente di interesse paesaggistico ma vogliono essere contenitori di metafore e storie - come sempre nei lavori di Dalponte - certo non oggettive, e nemmeno prodotti riconducili alla razionalità. Infinite sono le combinazioni di ambiti diversi, tese a scardinare luoghi comuni, aprendo panorami inattesi, non certo tramonti tra cime innevate o laghetti alpini. Dalponte percorre i sentieri del surrealismo, quelli che non contemplano bussole o coordinate spaziali; va coltivando altri obiettivi che parlano di libertà. Ogni visitatore davanti alla qualità grafica di un suo disegno, riceve messaggi insoliti, che vanno a calibrarsi sull’immaginario di ognuno. Montagne, quindi, che non sono quelle che ci si potrebbe aspettare.

E. Doniselli

This article is from: