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Neet, pronto a ripartire il camper del progetto Cope

senz’altro positivo, ma occorre precisare che l’obiettivo che ci siamo prefissi richiede tempo e pazienza. Nei nostri incontri ci capita di incontrare persone e familiari che chiedono aiuto ma anche persone che offrono aiuto. Il nostro è quindi un vero servizio di prossimità che si propone di creare reti e permettere ai vari soggetti interessati di entrare in relazione, – spiega Sara Paternoster, supervisore clinico del progetto Cope per l’Apss – è procedendo in questo modo che siamo riusciti a entrare in contatto con un certo numero di ragazzi e ragazze che si sono dimostrati interessati ai nostri progetti e che hanno chiesto e accettato di farsi aiutare. Per intercettare, avvicinare e recuperare i giovani in situazione di neet, lo strumento più efficace, ma anche il più complesso e lungo da realizzare, è quello di costruire reti».

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All’interno dell’Unione Europea l’Italia è uno dei Paesi in cui il fenomeno dei neet si presenta in forma più accentuata: si stima che il numero di giovani di età compresa fra i 15 e i 34 anni che non frequentano nessun tipo di scuola e non sono inseriti nel mondo del lavoro sia di oltre 3 milioni, ossia un giovane su quattro. Una condizione che non risparmia i territori toccati da un relativo benessere: in provincia di Trento si ritiene che i Neet siano circa 15mila, con una certa prevalenza del genere femminile. Le situazioni che portano questi giovani alla decisione di sottrarsi a scelte di vita fondamentali, come quelle di impegnarsi in un progetto scolastico o in un percorso lavorativo, sono molteplici: possono dipendere da fattori legati agli stili di vita e alla salute, oppure da situazioni sociali, familiari e relazionali, senza trascurare gli aspetti culturali, ambientali ed economici.

«In questi incontri, durante i quali si raggiungono territori della nostra provincia, c’è il desiderio di mettersi in ascolto per cercare di realizzare uno dei “cardini” del progetto Cope: la prossimità – ha spiegato Sabrina Herzog, professionista di Apss e coordinatrice territoriale dei link worker – vorremmo cercare alleanze che permettano di raggiungere questi giovani, presidiare i territori per anticipare i bisogni, sostenere cambiamenti, e fornire le informazioni necessarie per creare consapevolezza verso questa situazione, per attivare circuiti di responsabilità. Dai racconti e dall’ascolto delle persone ci viene data la possibilità di immaginare insieme un futuro con soluzioni innovative e vicine alla popolazione».

La tappa di Trento di fine maggio rappresenta la chiusura di una prima fase del progetto Cope, ma la missione del personale dell’Apss non può certo dirsi conclusa. Il progetto va avanti anche nel mese di giugno; luoghi e date dei prossimi appuntamenti saranno pubblicati sul sito www. apss.tn.it.

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