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Migranti, Europa e coscienza individuale

Quel biberon, quel pigiamino colorato, sulla spiaggia calabrese di Cutro, lì, assistiti da granelli di sabbia e lambiti dal vento, portano il mio cuore straziato al bambino o alla bambina che, forse, succhiava dal ciuccio avvicinatoli dalla mamma un po’ di alimento e a quella bambina o a quel bambino che nel lungo viaggio fra le onde del mare aveva il suo fragile corpicino protetto solamente da quel semplice, povero pezzo di stoffa. Un biberon e un pigiamino simbolo e tragica testimonianza in rappresentanza di altri bambini e con le loro mamme ed altri disperati hanno avuto sepoltura nel Mediterraneo a pochi metri da terra. Ma quante volte ancora, dovremo assistere a simili scene strazianti! Sotto l’effetto di quale anestesia i cuori di molti uomini rimangono insensibili di fronte al ripetersi, ormai da troppi anni, di simili stragi di innocenti. Uomini di governo e altre istituzioni con poteri decisionali; ma non solo loro, pensiamo anche a noi cittadini tutti che con il nostro voto possiamo imprimere orientamenti di governo e decide. Penso e scrivo di questo in un continente con grande maggioranza di cristiani, che dovrebbero testimoniare quel Vangelo che chiede a tutti di pensare ai poveri e di garantire a ogni persona dignità umana. Assistiamo invece a testimonianze verbali di governanti di vari paesi e delle istituzioni europee di partecipazione al dolore per le tragedie, con l’impegno di – che il più delle volte è auspicio affinché altri facciano – ad evitare che simili cose non si ripetano ancora. E invece i drammi continuano a ripetersi e ad essere anche oggetto di dibattiti televisivi dove ci si limita ad accusarsi reciprocamente, senza mai riconoscere le responsabilità per rapporto agli interventi di salvataggio e ad invocare soluzioni per fermare quello che non sarà mai possibile fermare: la disperazione di chi scappa dalla guerra e dalla fame. Nessun muro e nessun blocco navale riuscirà mai a fermare la disperazione. Si attribuiscono responsabilità e si pretendono interventi da parte dell’Europa. Ritenendo che quando si parla di Europa ci si riferisca all’Unione europea nell’insieme delle sue istituzioni, ritengo che il riferimento venga fatto o in malafede o senza avere la minima conoscenza dei poteri dell’Unione, la qua- le può esercitare esclusivamente le funzioni che sono ad essa attribuite dagli Stati membri. In tema di migranti gli Stati membri non hanno mai voluto, e la realtà dimostra che ancora di fronte a queste gravi tragedie non vi sia da nessun Stato membro – o quantomeno in stragrande maggioranza degli Stati membri - alcuna intenzione e concreta volontà di modificare trattati europei nel senso di conferire all’Unione europea reali poteri di intervento in termini di immigrazione, compresa la doverosa possibilità di distribuire i migranti fra i vari paesi. Vi è invece convergenza di volontà sul fatto di bloccare la partenza di migranti, infischiandosene di che qualcosa possa succedere loro al di là del blocco. Vi sono molti politici e vari rappresentanti di governo e che invocano un “Piano Marshall”; sì, un grande piano di investimenti nel continente africano per far sì che la gente che lì nasce e vi abita possa rimanere a casa propria, avendo un lavoro ed una possibilità di vita dignitosa. Nessun passo concreto al riguardo è stato fatto e mai sarà fatto se i governanti non decideranno di dire ai propri elettori che è necessario rinunciare un po’ al nostro benessere per aiutare quei disperati a rimanere a casa loro.

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Una decisione che potrà costare consenso elettorale ma che è fatta per un principio e per un piano di giustizia che dovrebbero essere compreso e sostenuto da tutti quegli elettori che credono nell’imperativo della dignità umana e sono disponibili a rinunciare per aiutare coloro che vivono in condizioni che più che bisognose sono disperate. Solo così, credo, ognuno potrà dire di sentirsi a posto con la propria coscienza, contribuendo anche a garantire che la colomba della pace non cada fra le macerie.

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