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Le prospettive per il Trentino passano dal principio di sussidiarietà

Fino a pochi anni fa le prospettive dell’evoluzione economica sembravano del tutto pacifiche. Si andava verso una globalizzazione sempre più spinta e, in conseguenza, erano necessarie per essere competitivi dimensioni più grandi, specializzazione, investimenti nella ricerca. D’altra parte, la globalizzazione avrebbe portato benefici a tutti perché orientandosi ognuno su produzioni nelle quali era competitivo si sarebbe prodotto dove i costi erano minori e, attraverso gli scambi, tutti avrebbero avuto dei vantaggi. In questo quadro diventava abbastanza agevole individuare le linee guida delle politiche provinciali. Appariva, infatti, utile utilizzare l’autonomia e le sue risorse per migliorare le infrastrutture (strade in primo luogo), potenziare la ricerca, razionalizzare (anche attraverso le fusioni) l’operatività dei comuni, introdurre elementi manageriali, attraverso l’ingresso dei privati, nella gestione di autostrade e centrali idroelettriche. In questa logica l’autonomia è diventata uno strumento per avere più risorse non maggiore capacità di adattare alle condizioni locali normative generali pensate per altri contesti. Anche per questo oggi che le risorse sono più scarse è necessario avere un modo nuovo di interpretare l’autonomia medesima.

di Geremia Gios*

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Una burocrazia invasiva ostacola qualsiasi tentativo di partecipazione attiva alla vita delle comunità, indispensabile per la sussidiarietà. Burocrazia che nel tentativo di arrivare a controllare ogni aspetto della realtà rende difficile ogni iniziativa e scoraggia l’impegno attivo

Oggi la globalizzazione viene messa in discussione per una serie di motivi. In primo luogo diventa evidente che una completa liberalizzazione senza un preventivo accordo sulle regole generali comporta concorrenza sleale, instabilità, crescente incertezza. Inoltre, la consapevolezza che siamo in un mondo finito mette in dubbio la possibilità di una crescita senza limiti. Ancora la competizione tra i diversi paesi porta a creare aree di influenza che possono valutare le risorse di cui dispongono (ad esempio i combustibili fossili) come un’arma da utilizzare per contare di più o cercare di imporre la propria volontà. Infine, una crescente diseguaglianza sociale conseguenza della forte differenza in termini di opportunità nei diversi settori economici rende meno solida la tradizionale coesione sociale e provoca gravi disagi di cui l’impressionante aumento dei suicidi che caratterizza anche le nostre comunità rappresenta un esempio fra i tanti. Per tali motivi anche gli obiettivi della politica provinciale devono essere modificati. Ovviamente sarebbe presuntuoso pensare di cambiare lo scenario generale, ma all’interno di questo l’autonomia può servire a garantire alle comunità trentine una migliore qualità della vita. In questa direzione possono essere intraprese diverse azioni. La prima di queste è relativa a creare situazioni in grado di favorire il recupero della coesione sociale. Questa è la premessa per poter identificare, almeno in parte, il proprio destino con quello della comunità di cui si fa parte. Condizione quest’ultima necessaria per poter avere il contributo, da parte di molti se non di tutti, per migliorare la comunità di appartenenza. Impegno questo indispensabile (anche ai fini di recuperare competitività) nel prevedibile nuovo contesto socioeconomico mondiale.

Tuttavia l’impegno personale a favore della comunità di appartenenza può esserci se le persone che ne fanno parte sono convinte che attraverso il medesimo impegno sia possibile modificare qualche aspetto ritenuto importante del funzionamento della comunità stessa. Per far questo è necessario che i diversi meccanismi che regolano la vita sociale siano chiari e trasparenti. Allo stato attuale il principale ostacolo in tale direzione è costituito da una burocrazia invasiva che ostacola qualsiasi tentativo di partecipazione attiva alla vita delle comunità. Burocrazia che nel tentativo di arrivare a controllare ogni aspetto della realtà rende difficile ogni iniziativa e scoraggia l’impegno attivo. Nella realtà trentina la burocrazia è anche la conseguenza di un’interpretazione distorta dell’autonomia che porta ad utilizzare quest’ultima per introdurre ulteriori complicazioni in norme europee e nazionali già complicate in partenza. Ritengo che se Presidente e Assessori della Provincia provassero in incognito a presentare una richiesta relativa a qualche autorizzazione che ricade nelle loro competenza si renderebbero rapidamente conto di come la situazione sia al punto di rottura. Basti semplicemente pensare alle carte necessarie per organizzare in paese il tradizionale appuntamento di carnevale. Credo che in ogni paese del Trentino con la legna con cui è stata ottenuta la carta necessaria, in quel medesimo paese, per adempimenti solo formali si potrebbe alimentare una stufa per tutto l’inverno L’alternativa vera è rappresentata da un’applicazione seria e coerente del principio di sussidiarietà vale a dire non pretendere di controllare tutto ma dare fiducia a tutti i livelli e lasciare margini di discrezionalità a tutti coloro che operano. Si tratta di un obiettivo possibile e che, pertanto, è opportuno perseguire con decisione e coerenza.

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