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Concessioni idroelettriche, si punta tutto sul confronto concesso dal Ministero
La partita delle grandi concessioni idroelettriche segnerà il futuro del Trentino: per le risorse economiche, importanti, che molti territori ricavano dalle concessioni e che permettono loro di realizzare progetti in loco, ma anche per la salvaguardia del paesaggio sia per l’investimento economico su di esso sia per la gestione delle risorse idriche. Acqua ed energia, ce ne rendiamo conto ancora di più in questo periodo, sono le grandi risorse che si davano per scontate ma scontate non sono affatto.
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Sulle grandi concessioni idroelettriche in scadenza - non solo da noi, ma in tutta Italia - la Provincia di Trento ha presentato, lo scorso autunno, una legge specifica chiedendo una sospensione delle gare fino al 2029. Perché una sospensione? “Perché eravamo convinti - spiega il vicepresidente della Provincia e assessore all’ambiente Mario Tonina - che di fronte a queste difficoltà oggettive che c’erano e che ci sono, con rincari dell’energia elettrica e del gas talmente importanti, fosse necessario come Provincia sospendere le gare per superare questo periodo. La base di legge sulla quale ci siamo agganciato è l’articolo 13 dello Statuto di Autonomia. Il 2029 è una data legata inoltre ad una serie di scadenze di concessioni Enel che scadono in quell’anno anche nel resto d’Italia”. La Provincia per arrivare alla legge ha avviato un percorso condiviso con i concessionaricomplessivamente sono 19 le concessioni in scadenza in tutto il Trentino - perché in cambio, qualora ci fosse stata la sospensione della gara, i concessionari avrebbero dovuto presentare un piano industriale per garantire una serie di ricadute complessive sul territorio provinciale e non solo: lo scorso anno di fronte ad una ciclicità per quando riguarda il tema della carenza d’acqua il Trentino è andato in soccorso ad altre regioni con una serie di iniziative di solidarietà per fornire acqua nel momento in cui le altre regioni lo richiedevano, in primis il Veneto. E qui sta la chiave di lettura che la Provincia cerca di far passare sul tema delle concessioni idroelettriche: una sospensione non giova solo entro i confini provinciali, ma anche al di
di Denise Rocca
Dopo la notizia dell’impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri della legge provinciale in materia di gandi concessioni idroelettriche, rimane la possibilità di tutelare gli interessi del Trentino attraverso un Tavolo di concertazione. Per le piccole concessioni, si pensa ad un regolamento attuativo che tuteli l’autoproduzione dalla messa in gara.
fuori nel momento in cui le risorse idriche sono scarse. “Credo che il ruolo del Trentino - sottolinea Tonina - sia sempre stato quello, attraverso questi importanti bacini realizzati da Eni ed Edison, di produrre energia idroelettrica ma anche, e non è un ruolo secondario, di restituire attraverso i fiumi quantità di acqua fondamentali per la pianura e la produzione agricola. L’idea della sospensione andava in questa direzione e verso quella in cui attraverso i canoni e sovracanoni che valgono circa 100 milioni all’anno introitati da Bim, Provincia e Comunità di Valle, ci fosse una reale restituzione ai territori a fronte delle risorse idriche che venivano utilizzate. Se si fosse accettato di posticipare al 2029 la gara, nel momento difficile che stiamo attraversando saremmo stati in grado di aumentare quelle risorse con delle ricadute omogenee un po’ su tutto il Trentino”. Ma la legge, ed è l’ultima notizia in merito alla partia delle concessioni idroelettriche, è stata impugnata dal Consiglio dei Ministri. Malgrado una interlocuzione con i governi Draghi e poi Meloni e i vari ministeri interessati che avevano dato una disponibilità davanti alla legge, si è arrivati allo stop da parte del Ministero degli Affari Europei a causa delle norme sulla concorrenza che, a suo tempo, il governo Draghi fu costretto ad approvare per poter ottenere le importanti risorse del Pnrr. Norme sulla concorrenza che prevedono che tutte le gare fino ad allora sospese o posticipate - in particolare idroelettriche e balneari - dovevano andare in gara. Una bocciatura legata, quindi, all’arrivo dei fondi del Pnrr. Rimane però una speranza. “Abbiamo ottenuto un’apertura di trattativa con la creazione di un tavolo tecnico - spiega Tonina - che sarà attivato nelle prossime settimane, lì siederemo alla pari con tecnici e ministri cercando di portare ulteriori motivazioni sulla bontà della nostra legge: la sospensione non porta benefici solo al Trentino, ma anche alle regioni limitrofe attraverso investimenti importanti per garantire maggiore produzione idroelettrica ma anche a fronte di un rilascio di acqua in una solidarietà che abbiamo dimostrato lo scorso anno davanti ad un problema, quello della carenza idrica, che si ripeterà anche quest’anno e i segnali di allarme ci sono già”. La situazione dell’acqua, lo vediamo dalle misure che alcuni comuni già ora che siamo ancora in inverno hanno dovuto adottare, è peggiore dello scorso anno dopo un inverno scarsissimo di precipitazioni seguito ad un’estate altrettanto secca. “Di fronte ad una crisi climatica in atto - ribadisce l’assessore Tonina - è troppo semplicistico mettere in gara concessioni importanti come le nostre, ma anche quelle di tutto il nord Italia, nel momento in cui altre nazioni le hanno posticipate prorogandole per dieci, quindici o vent’anni.Loro hanno potuto farlo perché al loro situazione non è quella debitoria e complessa dell’economia italiana, Draghi in questo senso ha dovuto fare un compromesso per garantire le importanti risorse del Pnrr, ma rimane rischioso mettere in gara queste concessioni perché il tema dell’idroelettrico è fondamentale e ad uno snodo importante della sua storia”. Ora, dal punto di vista dell’iter giuridico, la Corte costituzionale dovrà esprimersi sull’impugnativa del Conisglio dei Ministri, cosa che accadrà ne giro di un anno: è questo il tempo nel quale, attraverso il tavolo tecnico aperto con Roma, la Provincia si giocherà le sue carte diplomatiche per convincere il governo nazionale che la sospensiva è una strada vantaggiosa per tutto il norditalia.
“Il nostro impegno nei prossimi mesi è quello di arrivare ad una soluzione prima che si esprima la Corte costituzionale - conclude Tonina - intanto la legge rimane e il ricorso verrà fatto. L’augurio è di trovare una soluzione condivisa. Di sicuro proviamo con tutte le nostre forze a far passare una linea nella quale crediamo convintamente e siamo in un momento talmente particolare e difficile che chi ha una responsabilità non può tirarsi indietro”.
Ma se non dovesse andare bene, qual è il piano B?
“Oggi reputo importante un modello di partenariato pubblico-privato, su modello dell’A22 - prosegue Tonina -. Da questo punto di vista Dolomiti energia è una società attrezzata di esperienza e di fronte all’impossibilità di sospendere le concessioni credo sarà in grado, sulla base di una gestione di oltre 15 anni di esperienza, di concorrere e dimostrare che la conoscenza e capacità di continuare la gestione di un bene sempre più prezioso come l’ac- qua. La bontà del modello trentino, che garantisce ricadute e compensazioni ai territori, è indubbia: negli altri territori questo non accade, le ricadute sono pochissime ma a livello ambientale e climatico è proprio il modello trentino ad essere più in linea con ciò che è necessario fare in questo momento storico e che anche la stessa Europa chiede per ridurre le emissioni nocive”.
Le piccole concessioni Accanto alle grandi, ci sono anche le piccole concessioni idroelettriche, ovvero quelle sotto i 220 kwatt e fra i 220 e i 300 kwatt. Per queste al momento le garre sono posticipate fino al 2024. “Si è cercato di mettere in sicurezza queste concessioni per qualche anno - spiega il vicepresidente provinciale -. La recente sentenza sulla legge del Friuli Venezia Giulia, che in parte ha salvato le piccole concessioni, ci aiuta in questo momento. Ecco che in quel Tavolo tecnico creato per le grandi concessioni noi porteremo anche il tema delle piccole”.
Le strade che la Provincia sta valutando in questo momento sono sostanzialmente due: o abrogare la legge fatta per prorogare le piccole concessioni, ma in questo caso va fatto un passaggio a livello nazionale perché non è automatico che abrogata al legge provinciale si prosegua sulle conces- sioni con le stesse modalità di oggi. L’altra via è quella di un regolamento attuativo legato alla legge 6, regolamento che gli uffici provinciali hanno predisposto con il Consiglio delle Autonomie e verrà portato in giunta provinciale nei prossimi mesi. Il regolamento di fatto introduce, a quanto si sa in questo momento, dei criteri ambientali per le piccole concessioni e permetterebbe di mettere nelle condizioni chi ha una concessone scaduta di avere delle possibilità di concorrere perché venga riassegnata sul principio di conoscenza e professionalità. Si è cercato nel preparare il testo di salvaguardare le forme di autoconsumo e autoproduzione. “In sostanza - spiega Tonina, dal cui assessorato la proposta di Regolamento nasce - la ratio che abbiamo introdotto è che quando si garantisce che la produzione è per i soci questa non vada in gara: questo passaggio mira a salvaguardare i consorzi elettrici e le forme cooperative di produzione. Abbiamo visto i benefici dei soci dei consorzi elettrici giudicariesi nel momento del caro bollette. In prospettiva anche le comunità energetiche ricadono nella stessa idea di autoproduzione. Per questo voglio difendere a denti stretti quel vantaggio ottenuto sull’autoconsumo e l’autoproduzione legato alla legge 6”.