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Piero Figura

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PIERO FIGURA, LA RIMA TRA MAGIA E IRONIA

Piero Figura, 2022 - Horns Serie Saying without saying

Entrare nel mondo di Piero Figura significa abbandonare la prevedibilità un po’ come si fa in Giappone con le scarpe prima di entrare nella casa di qualcuno. Ma fare questo non basta perché per comprendere fino in fondo la sua arte bisogna aprirsi ai contrasti, accettando che le dicotomie, anche quelle più rigide, si possono abbattere con la forza dell’immaginazione.

by Giovanna Repossi

Non è un passo semplice né scontato. Sarebbe molto più semplice riconoscere un designer da una sua opera di colpo, come si fa con le proprie canzoni preferite dopo poche note. Ma lui non è solo un designer, ma anche un pittore, architetto d’interni e uno scenografo. Troppo eclettico per concedersi questo “lusso”. Brindisino di nascita, laureato in Architettura a Roma, ha iniziato la sua carriera come designer a Milano dove è stato anche docente di scenografia alla Facoltà di Architettura. Ma la sua passione per l’arte nasce molto prima, già verso i 5-6 anni quando comincia a dipingere in casa: “Dipingevo sempre, infatti mamma era disperata” scherza oggi, Figura che però, sin da piccolo aveva le idee molto chiare. “Non voglio dipingere tramonti tutta la vita. L’ho sempre pensato e così ho fatto. Mi piace rimettermi sempre in gioco, mettendo sempre il massimo dell’impegno sia che mi trovi a dover lavorare con la carta piuttosto che con i diamanti”. Verso i 15 anni arrivano i primi dipinti olio su tela. La pittura non è solo il suo primo amore, ma la grande passione che lo accompagna da sempre. E poi il design. Giocare con i materiali, valorizzando quelli “poveri” e creando un contrasto con quelli pregiati è forse una delle poche costanti nell’opera di un artista che riesce a mescolare classico e pop come pochi. Uno stile unico che gli è valso il soprannome di “Dalì dei Navigli” che un giornalista di Panorama gli incollò addosso ormai anni fa e che Figura porta con sé senza nessun imbarazzo: “In quel periodo avevo aperto uno spazio sui Navigli e lavoravo principalmente a creazioni surreali e ironiche che ebbero molto successo, ecco perché mi è stato dato quel soprannome”. It is not a simple step or a foregone conclusion. It would be much easier to recognize a designer from one of his works all at once, as you do with your favorite songs after a few notes. But he is not only a designer but also a painter, interior architect, and set Designer. Too eclectic to indulge in this "luxury." Born in Brindisi, with a degree in Architecture in Rome, he began his career as a designer in Milan, where he was also a professor of scenography at the Faculty of Architecture. But his passion for art was born much earlier, already around the age of 5-6, when he began to paint at home: "I always painted, in fact, my mother was desperate," he jokes today, a figure who, however, had very clear ideas from an early age. "I don't want to paint sunsets all my life. I've always thought that, and so I did. I like to always get back in the game, always putting the maximum effort into it whether I find myself having to work with paper rather than diamonds ". Towards the age of 15, the first oil paintings on canvas arrive. Painting is not only his first love but the great passion that has always accompanied him. And then the design. Playing with materials, enhancing the "poor" ones, and creating a contrast with the precious ones is perhaps one of the few constants in the work of an artist who manages to mix classic and pop like few others. A unique style that earned him the nickname "Dalì dei Navigli" that a Panorama journalist stuck on him years ago and that Figura carries with him without any embarrassment: "At that time, I had opened a space on the Navigli and worked mainly on surreal and ironic creations that were very successful, that's why I was given that nickname. " 105

Yes, the irony. In the world of art, the ability to be ironic is often fiction, a gift that many would like to boast about. He really is ironic. In his works of him as in a chat like the one, he did with us. Genuinely ironic. And on the other hand, his works do not lie; a glance is enough to understand him. Unique style, just like his approach to art. "Whether it is painting rather than design, everything can be traced back to a creative moment; what changes is only the means through which this In the mid-90s begins its successful collaboration with Athena who consecrates the name of Piero Figura with several successful collections with works for sale at Gregory's, Cambi, Christie's and Già, l’ironia. Nel mondo dell’arte la capacità d’essere ironici è spesso finzione, una dote di cui tanti vorrebbero fregiarsi. Lui ironico lo è davvero. Nelle sue opere come in una chiacchierata come quella che ha fatto con noi. Autenticamente ironico. E d’altronde le sue opere non mentono, per capirlo basta un’occhiata. Stile unico, proprio come il suo approccio all’arte. “Che si tratti di pittura piuttosto che di design, tutto è riconducibile a un momento creativo, quello che cambia è solo il mezzo attraverso il quale questa A metà degli anni ‘90 inizia la sua fortunata collaborazione con Atena che consacra il nome di Piero Figura con diverse collezioni di successo con opere in vendita da Gregory’s, Cambi, Christie’s

e Sotheby’s. Mentre una decina d’anni fa, inizia a lavorare con Gianni Seguso: una collaborazione che porta a due collezioni in vetro di Murano e ad una terza che presto vedrà la luce.creatività si esprime”. Si occupa anche di pittura e di illustrazione, e come illustratore è stato pubblicato su Glamour, per alcuni lavori che ho fatto per Chanel, Dior, Marc Jacobs, Prada, Tod’s, Vuitton e Guerlain. Sempre come illustratore, alcuni anni fa ha realizzato la copertina di Vogue Gioiello, l’unica volta in cui Vogue ha messo in copertina un disegno e non una foto. E’ stato il vincitore del premio Designer dell’Anno. Si è anche occupato di scenografie, come quella per i 10 anni del Four Seasons Hotel di Milano. Abbiamo visto i suoi oggetti in giro per il mondo, dall’America,fino ai Paesi arabi, in grandi showroom e grandi case, e pur essendo una persona piuttosto semplice e umile si è sentito molto gratificato. Diverso è il lavoro di Piero Figura che, dopo l’architettura, il design e la pittura, debutta come fotografo. Il suo nuovo progetto artistico, “Saying without saying”, nato durante la pandemia in totale assenza di contatti, mette a fuoco la gestualità insita nel genere umano come patrimonio da tutelare. Secondo Aristotele le mani sono una diramazione del cervello e così l’artista, enfatizzando il linguaggio delle mani, contestualizza il momento storico creando delle opere ironiche, leggere e giocose. Piero Figura rivisita la fotografia intervenendo pittoricamente con la sua cifra stilistica: il drappo a righe o a pois simbolo di protezione. Figura “crea” nel vero senso della parola le sue foto; dopo aver fotografato il soggetto, stampa le foto su una carta speciale per poterci disegnare sopra immaginando di avvolgere il soggetto in un tessuto a pois. Dopodiché, ritaglia la sagoma del soggetto da incollare su un altro foglio di carta colorata, ottenendo un soggetto quasi tridimensionale in contrasto con un fondo assolutamente piatto. A questo punto fotografa il tutto dandoci un’opera apparentemente semplice e leggera ma dai contenuti e una tecnica molto profondi ed elaborati. Nelle sue foto Piero Figura preserva e protegge i gesti con la pittura, creando un bozzolo iconico intorno al soggetto scelto, racchiudendo in uno scatto una formula artistica tutta sua. Le opere che ne derivano. n Sotheby's. While about ten years ago, he began working with Gianni Seguso: a collaboration that led to two collections in Murano glass and a third that will soon see the light. Creativity expresses itself ". He is also involved in painting and illustration, and as an illustrator, he has been published on Glamor for some works I have done for Chanel, Dior, Marc Jacobs, Prada, Tod's, Vuitton, and Guerlain. Still, as an illustrator, a few years ago, he created the cover of Vogue Gioiello, the only time that Vogue has put a drawing and not a photo on the cover. He was the winner of the Designer of the Year award. He also worked on set designs, such as the one for the 10th anniversary of the Four Seasons Hotel in Milan. We have seen his objects around the world, from America to Arab countries, in large showrooms and large houses, and despite being a rather simple and humble person, he felt very gratified. Different is the work of Piero Figura, who made his debut as a photographer after architecture, design, and painting. His new artistic project, "Saying without saying," born during the pandemic in the total absence of contacts, focuses on the gestures inherent in the human race as a heritage to be protected. According to Aristotle, hands are a branch of the brain. So the artist, emphasizing the language of the hands, contextualizes the historical moment by creating ironic, light, and playful works. Piero Figura revisits photography by intervening pictorially with his stylistic code: the striped or polka dot cloth, a symbol of protection. Figure "creates," in the true sense of the word, the photos of him; after having photographed the subject, he prints the photos on a special paper to be able to draw on them, imagining wrapping the subject in a polka dot fabric. After that, he cuts out the outline of the subject to be glued on another sheet of colored paper, obtaining an almost three-dimensional subject in contrast with an absolutely flat background. At this point, he photographs everything giving us an apparently simple and light work but with very deep and elaborate contents and technique. In his photos, Piero Figura preserves and protects and gestures with painting, creating an iconic cocoon around the chosen subject, enclosing an artistic formula of its own in one shot. The resulting works. n 107

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