mAXImagazine n. 03 - 2015

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n.03 04 marzo 11 marzo

2015

assoluti d’italia l’isola d’elba torna sul palcoscenico dell’enduro tricolore


04 marzo 11 marzo

Sommario n.03 2015

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Rubrica

nicolo’

mori

6 the interview #offroadgirl di @micolmuraglia

matteo boffelli

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assoluti d’italia coppa italia

l’isola d’elba torna sul palcoscenico dell’enduro trico lore

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Moto Club Isola d’Elba Portoferraio

Positivo esordio in Toscana dei piloti iscritti al National Trophy Offroad

Donne, dududu Commissione Normative dadada Fuoristrada

Presidente Marco Marcellino

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20

sotto la

lente

di Elisabetta Caracciolo



la rubrica

nicolo’

mori


Ciao ragazzi! sono Nicolò Mori e sarò in vostra compagnia per tutta la stagione Enduro 2015. Ringrazio prima di tutto Axiver sia per avermi riservato questo spazio, sia per l’eccellente organizzazione delle stagioni passate e future. Capisco che aver a che far con noi enduristi non è proprio una cosa facile e per questo vi ringrazio della pazienza che portate! Come tutti voi sapete, corro con la Ktm 450 del Team Farioli, team che mi da’ la possibilità di affrontare tutto il Campionato Mondiale tutti gli Assoluti d’Italia nella classe E2. Come ogni stagione ho assegnato un appellativo alla mia moto, che da due anni a questa parte si chiama “Tigra”. Ogni nome ha la sua storia, quella di questa stagione è legata ai colori ktm e alla forza del “quattroemezzo”,che mi ricorda una tigre. In più, coincidenza ha voluto che a inizio stagione la mia ragazza mi ha regalato un tigrotto portafortuna di “Winnie the Pooh”, e così ho pensato che non poteva esistere nome più appropriato (si lo so, sono smielato! ihihih) Come tutti sapete la stagione 2015 è ormai cominciata con la particolare gara di Lignano Sabbiadoro, la cui formula potrebbe portare, in futuro, un’innovazione nel mondo dell’enduro. Se d’a un lato mi è piaciuta molto l’idea di correre sabato sera circondato da un caloroso pubblico, dall’altro, da vero endurista quale sono, ho accusato l’assenza di veri e propri controlli orari, tipici della nostra disciplina. Comunque quello che conta alla fine è divertire i tifosi e attirare sempre più persone al nostro sport.

La mia gara nel complesso è stata positiva; non vi nascondo che la presenza della sabbia mi ha fatto passare alcune notti insonne! Non essendo infatti un gran sabbiaiolo temevo molto la lunga prova sul litorale di Lignano, ma nonostante questo direi che io e tigra ci siamo difesi abbastanza bene collezionando un secondo posto finale. Per ora la prima posizione è un po’ lontana, anche perchè ad occuparla c’è un certo Alex Salvini, che piano non va! Lo sapete meglio di me! E’ comunque un onore per me confrontarmi con lui, in primis perché sono un suo grande tifoso! Archiviata la prima prova è già tempo di focalizzare l’attenzione sul round successivo all’Isola d’Elba. Per l’occasione, nella pausa che ha separato le due prove, casa mia si è trasformata in un “enduro camp” d’eccezione. Ho avuto la fortuna di allenarmi con piloti del calibro di Monni, Leok, Remes e l’amico Deny Philippearts, che ormai ha preso la residenza a casa Mori! Grandi piloti ma prima di tutto grandi amici perchè l’enduro è soprattutto questo. Che dire, speriamo di raccogliere buoni frutti da questi allenamenti e che l’Elba ci lasci un bel ricordo. Ci vediamo belli! Alla prossima! @nickmori80


di @micolmuraglia

#offroadgirl

the int Un ventunenne atipico: Matteo Boffelli, coordinator e meccanico del Team BBM Husqvarna Motorcycles Italia, praticava enduro da amatore e da due anni ha deciso di mettersi dietro alle quinte per permettere a chi ha talento di essere un professionista, in questo caso Thomas Oldrati.

Allora Matteo, raccontaci brevemente la tua storia. “Sono sempre stato appassionato di motociclismo, di enduro in particolar modo. Da passione era diventato il mio sport, oggi è parte del mio lavoro.” Perché la decisione di non gareggiare più tu, ma supportare un altro? “Tutto è nato nel 2012 quando da amatore correvo il campionato italiano under23 con i colori del Team Gp Motorsport di Chicco Piana, nell’agosto dello stesso anno si disputava la doppia trasferta nordica del mondiale, Svezia e Finlandia, e fatalità Thomas Oldrati aveva rotto i rapporti con la sua squadra, cosicché io e mio papà insieme all’amico Daniele Consonni abbiamo preso la decisione di far correre Thomas con le nostre forze di lì a fine stagione, ripagandoci con ottimi risultati. Nel 2013 ho continuato a seguirlo ogni gara come supporter , successivamente nel 2014 Thomas è stato pilota ufficiale Bel-Ray Husqvarna Factory Racing Team e, quando a dicembre non era ancora stato scelto il suo meccanico, in accordo con Daniele Giacometti (CEO di Husqvarna Motorcycles Italia), è stato identificato il mio ruolo con precisione, ovvero il primo meccanico del pilota. Nel 2015 uscendo dalla squadra ufficiale, ci siamo reinventati: Husqvarna Austria ha dato l’opportunità alla filiale italiana di dare vita ad una squadra, prendendo parte al campionato italiano con una struttura del tutto personale e correndo il campionato mondiale con il supporto della stessa casa madre, così la nascita del BBM Husqvarna Husqvarna Motorcycles Italia Team.”


terview Quale è il tuo ruolo nel Team BBM Husqvarna Motorcycles Italia? “Ufficialmente sono il Team manager, nella realtà? Il tuttofare! Mi occupo dell’organizzazione tecnica, grafica e logistica, supportato comunque da Husqvarna Italia e da collaboratori esterni. Il BBM Husqvarna Motorcycles Italia Team ha un solo pilota con l’obiettivo di ottenere risultati per rilanciare un marchio a suo modo “nuovo” ” Quanto è il sacrificio? “La fase pre-stagione è stata la fase più critica e il periodo più sacrificato, quando ti trovi dietro le quinte a dover preparare tutto quel che un pilota necessita per essere al 100%, bisogna dare il massimo. Parallelamente al team, ricopro anche il ruolo di componente del ufficio Tecnico nell’azienda di papà Beppe, la B.B.M. Packaging Solutions” Sai di essere un ventunenne anomale, ma responsabile e ammirabile? “Lo so di essere fiero di quel che faccio, se sono ammirabile e responsabile devono dirlo gli altri…”


di @micolmuraglia

#offroadgirl

the int Meglio ora da dietro le quinte o prima da protagonista? “Da protagonista l’ho sempre vissuto come divertimento, non avevo pensieri, oggi mi ritrovo a dover comporre un puzzle composto da più pezzi, sembra facile ma non lo è affatto…” Chi ti ha supportato in questa decisione? “Papà Beppe in primis, abbiamo condiviso ogni scelta insieme” Quando il periodo di gare è off, come impieghi il tuo tempo? “Volete dirmi che esiste un periodo OFF? (ride n.d.r). Il mio lavoro in azienda, la preparazione della moto da allenamento, la scelta grafica e la fase logistica occupano il mio periodo di non-gare. Se mi avanza tempo libero, esco con gli amici come un comune ventunenne oppure vado in moto o in MTB per hobby”


terview

Perché tra tutti hai scelto Thomas Oldrati? “Thomas Oldrati è un amico, è il mio compagno d’avventura e ritengo abbia talento, sia deciso e determinato in allenamento come in gara. Credo in lui e nelle sue capacità tecniche, è un professionisa a tutti gli effetti. E’ un tipo tosto e estroverso, a volte, nel suo modo di fare mi rispecchio” Rifaresti tutto da capo? “Domani mattina riavvolgerei il filo per ricominciare e rivivere lo stesso film” Cosa ripaga il tuo impegno? “I risultati ripagano il mio impegno, se Thomas sale sul podio è come se parte di me toccasse quel gradino…”


campionato ital

assolut

04 marzo 2015

l’isola d’elba torna sul palcoscenico

dell ’

enduro tricolore di Monica Mori

Era il 1981 quando l’Isola D’Elba divenne l’epicentro dell’Enduro Mondiale. A catapultare questa perla del Tirreno sul palcoscenico internazionale dell’offroad la gara per eccellenza del fuoristrada: la Sei Giorni. Un’edizione indimenticabile che vide il trionfo, sia nel Trofeo che nel Vaso, della nazionale italiana formata da piloti che hanno fatto la storia del nostro sport come Gualtiero Brissoni, Alessandro Gritti, Luigi Medardo, Gianangelo Croci, Augusto Taiocchi, Andrea Marinoni, Angelo Signorelli, Gianpiero Findanno, Cesare Bernardi e Franco Gualdi, attuale coordinatore nazionale enduro. Sono passati oltre trent’anni da quando le ruote tassellate di tutto il mondo raggiunsero l’Isola D’Elba; domenica 8 marzo, il territorio elbano è pronto a tornare protagonista dell’Enduro con la terza prova del Campionato Italiano Assoluti d’Italia/Coppa Italia. Quasi 170 i piloti iscritti per una gara che è già entrata nella storia; i migliori atleti del panorama mondiale, già protagonisti nella prima tappa del tricolore dello scorso 21-22 febbraio a Lignano Sabbiadoro, stanno per approdare a Portoferraio, sede logistica della manifestazione. Alla direzione gara il Moto club Isola d’Elba, sodalizio capitanato da Stefano Frassini, e che dal 2010 sta svolgendo un costante e brillante lavoro per far ritornare il territorio elbano ai vertici dell’offroad internazionale.


liano enduro

ti d’italia

A quindici giorni dall’esordio in Friuli Venezia Giulia con una formula del tutto inusuale per l’Enduro, ma che ha riscosso un grande successo, sia tra gli addetti ai lavori, sia tra il pubblico, giunto numeroso per assistere ad una prova davvero spettacolare, si ritorna alla “classica regolarità”. Tre le speciali disposte lungo un percorso di circa 60 km tra sentieri spettacolari e panorami mozzafiato. Partenza da piazza Cavour alle ore 8.30 di domenica mattina; dopo circa 8 km di trasferimento si raggiungerà la prima prova speciale, il Cross Test. Oltre alle naturali difficoltà di un terreno in contropendenza, i piloti dovranno cimentarsi altresì con alcuni ostacoli artificiali, quali sassi, tronchi e salti, predisposti dall’organizzazione. A seguire, in località Vecchio Papa, sarà situato il C.O. con assistenza, che anticipa una

lunga ed impervia prova in linea, caratterizzata da un fondo morbido/sabbioso, con passaggi in mulattiera e sottobosco, per concludere con tratti che costeggiano il mare. Speciale con vista panoramica assicurata, ma occhio a non distrarsi! Altri nove chilometri separeranno i concorrenti dall’ultima prova, l’Extreme Test. Duemila metri di pura tecnica; partenza veloce e poi scogli, pietraie e canali metteranno in luce le abilità dei concorrenti, che dovranno mettere in campo tutta la loro preparazione enduristica. Il tutto sarà ripetuto per quattro volte, con un totale di 240 km.


Ma l’Isola d’Elba non è solo competizione. E’ sempre più forte il legame tra Enduro e rispetto dell’ambiente che sta portando il fuoristrada tricolore ad una pratica molto più consapevole e attenta nei confronti del territorio. A dimostrarlo sono proprio gli organizzatori della terza prova del Campionato Assoluti d’Italia/Coppa Italia 2015 che per l’occasione hanno collaborato con l’Ente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano per la realizzazione di una gara che vedrà l’attraversamento di una parte del parco dell’isola; l’autorizzazione al passaggio è arrivato dopo un’attenta e approfondita analisi con il Corpo Forestale dello Stato. Questo importante accordo è la conferma che fare Enduro si può, con il rispetto delle regole.

Ricco il programma che farà da contorno alla gara vera e propria; venerdì 6 marzo alle ore 17.00 presso la Sala Telemaco Signorini (sede anche della direzione gara) si svolgerà la conferenza stampa di presentazione dell’evento, mentre per sabato 7 marzo la Proloco locale, in collaborazione con i locali del centro, hanno organizzato una serata all’insegna della musica, con concerti all’aperto. Premio speciale inoltre per il miglior pilota elbano in gara; il Motoclub renderà omaggio a Jaro Piccinini, socio del moto club scomparso prematuramente lo scorso ottobre in un incidente motociclistico, con un memorial che sarà consegnato al pilota più veloce in gara.


Passando alla situazione in campionato, nella generale vediamo il dominio incontrastato di Antoine Meo. Il pilota KTM Farioli è saldo in prima posizione con un punteggio pieno di 40 punti; alle spalle il compagno di squadra Matthew Phillips, mentre al terzo posto troviamo Aigar Leok, alfiere TM. Interessante la lotta tra i giovani enduristi che prendono parte della classe E1. Al comando al momento troviamo Alessandro Battig su Honda del Team Redmoto, seguito in seconda posizione da Gianluca Martini (Yamaha Miglio Yamahalube) e in terza da Rudy Moroni (Sherco CH Racing). Nella E2 è partito con due vittorie nette Alex Salvini (Honda Redmoto), primo con 40 punti. Alle sue spalle Nicolò Mori (KTM Farioli), pronto a contrastarlo su un terreno di gara più “Enduro” rispetto alla particolare gara di Lignano. Terzo posto per Vanni Cominotto (KTM). In testa alle E3 troviamo Thomas Oldrati (BBM Husqvarna Italia), anche lui al vertice grazie a due vittorie; come visto nella prova friulana, Oldrati dovrà stare ben attento agli avversari, che lo seguono a pochi punti e che all’Isola D’Elba non si faranno certamente sfuggire l’occasione per avvicinarsi al portacolori Fiamme Oro. Da tener d’occhio saranno sicuramente Manuel Monni (TM Racing), Oscar Balletti (KTM Farioli) e Deny Philippaerts (Beta Boano), attualmente secondo, terzo e quarto in graduatoria. Tra i giovani della Youth spicca in prima posizione Emanuele Facchetti (KTM), new entry della pattuglia enduristica. Il bergamasco dovrà fare i conti con una contusione al dito che non gli renderà semplice la trasferta elbana. A seguirlo, con 34 e 30 punti, i due portacolori del Team Italia Mirko Spandre (KTM Farioli) e Jordi Gardiol (KTM Cabutti). La Junior è guidata da Giacomo Redondi su Beta che precede Davide Soreca (Beta Boano) e Nicolò Bruschi (Honda).


La categoria Stranieri rispecchia la classifica assoluta; da sottolineare la partenza tutta in salita del vincitore 2014 Johnny Aubert rallentato in questo inizio di campionato da alcune noie meccaniche. Nei Club al comando la pattuglia del moto club Sebino, primi con 113 punti davanti al G.S. Fiamme Oro e al Trial David Fornaroli. Nella Coppa Italia la situazione in ogni categoria è davvero combattuta. Nella Cadetti gradino più alto del podio per Fabio Gobbi (KTM GP Motorsport), seguito da Maurizio Martinelli (KTM GP Motorsport) e Alberto Capoferri (Yamaha Norelli BG). Nella Junior, con una vittoria e un terzo posto a Lignano troviamo in prima posizione Marco Montelaghi (KTM) e Igor Sonzogni (KTM), entrambi con 35 punti. Alle spalle dei due leader Edoardo Lazzarini (Husqvarna Rigo Racing), a 7 lunghezze di distacco. Tra i Senior primo posto occupato da Andreas Pfeifer (Gas Gas) seguito a pochi punti da Alberto Cicalò (Yamaha) e Francesco Pasqualetti (TM), mentre tra i Major il podio è composto da Simone Fiaccadori (Husqvarna), Maurizio Zigliani (KTM) e Mirko Colombo (KTM).


Immancabile l’appuntamento con l’X-Cup Brema-Honda Redmoto che anche per questa seconda tappa stagionale vedrà i nostri alfieri dalle due ruote tassellate sfidarsi nell’impegnativo tracciato dell’extreme test. A Lignano il primo round è stato vinto da Antoine Meo, ma la strada verso la vittoria finale è ancora lunga.

Chi sarà l’uomo Xtreme dell’Isola d’Elba?


Il movimento motociclistico elbano si affilia per la prima volta alla Federazione Motociclistica Italiana nei primi anni ‘70 sotto il nome di AME, Associazione Motociclistica Elbana . Tanti ragazzi e appassionati attraverso l’associazione si avvicinano al nostro sport iniziando a partecipare nei vari campionati regionali ed italiani dimostrando da subito il buon valore dei piloti . Verso la fine degli anni ‘70 l’AME inizia ad organizzare sul territorio le prime manifestazioni di Enduro sia a carattere regionale che nazionale. Il successo e l’impegno del sodalizio toscano viene poi coronato nel 1981 con l’indimenticabile Sei Giorni di Enduro, che approda all’Isola D’Elba grazie a un’idea del comitato direttivo dell’associazione Elbana e il supporto della FMI. Nel 1982 la componente elbana vince il campionato regionale a squadre cadetti e si piazza nei vertici del campionato italiano di specialità. Durante gli anni ‘80 l’Isola viene caratterizzata da grandi eventi, con l’organizzazione di diverse gare a livello regionale. Nel 1987 nasce il Moto Club Isola d’Elba, con lo scopo iniziale di seguire gli atleti che partecipano ai vari campionati italiani e regionali. Solo due anni più tardi il neonato Mc Isola d’Elba e l’AME decidono di unire le forze, forma un unico club che a partire dagli anni ’90 sarà il cuore pulsante dell’offroad isolano. Questi sono gli anni delle grandi collaborazioni che portano il sodalizio toscano a realizzare manifestazioni del calibro di Elba 500, XT Challenge, Transitalia Marathon . Nel 1998, in virtù di un cambio nei vertici, viene nominato un nuovo club, sotto la denominazione di Moto Club Elba Full Gas, organizzatore di due importanti eventi Trial a livello nazionale.


Con l’arrivo nel 2010 di Stefano Frassini e del nuovo direttivo del Moto Club Isola d’Elba si instaura una nuova sinergia, che intravede la possibilità reale di riportare sul territorio un movimento motociclistico nuovo, organizzato e rispettoso delle normative imposte per la tutela dell’ambiente. Da qui nascono molte ed importanti collaborazioni con tutte le Istituzioni presenti sull’Isola che hanno permesso di far riparte la macchina organizzativa che può contato ad oggi l’organizzazione di una prova di Regionale di enduro e tre prove di Campionato Italiano Motorally, fino ad arrivare al ritorno, dopo molto anni di assenza, dell’Enduro tricolore, con la seconda tappa della stagione 2015. Fondamentale per la realizzazione dell’evento il rapporto creatosi tra il Motoclub e l’Ente Nazionale dell’Arcipelago Toscano, basato sul dialogo e il confronto.. Come ogni anno saranno presente per l’evento tanti volontari, che svolgeranno un ruolo determinante per la realizzazione della manifestazione; vogliamo cogliere l’occasione per ringraziarli poichè attraverso la loro passione rendono possibili questi eventi.

motoclub isola d’elba

Da qui una grande pausa, dovuta principalmente al cambiamento di diverse normative a tutela del territorio Elbano, che non hanno permesso l’associazione di poter ancora organizzare manifestazioni di nessun genere.


portof portof

Portoferraio è una cittadina ricca di storia, fra le più antiche dell’isola. Le sue origini risalgono ai liguri, agli etruschi e ai greci prima di diventare una colonia romana con il nome di Fabricia. In quel periodo, intorno al I secolo d.C., lungo le coste dell’Elba si incrociavano le principali rotte commerciali: vino italico diretto ad Occidente, salse di pesce, olio e grano. Tutti prodotti che da Spagna, Gallia e Africa giungevano ai mercati italici in età imperiale. L’attuale Portoferraio fu edificata nel 1548, sul luogo dell’antica Fabricia romana, per volontà di Cosimo I de Medici granduca di Toscana che fece ricostruire e fortificare la città rasa al suolo dai saraceni. In suo onore la città fu inizialmente ribattezzata Cosmopolis e fu concepita come presidio militare con lo scopo di difendere le coste del Granducato e dell’Isola d’Elba, un quadrante di mare molto importante e nevralgico per le comunicazioni navali nell’alto Mediterraneo.

La piazzaforte fu impostata su quattro capisaldi: il Forte Falcone, il Forte Stella, la Torre della Linguella e la bellissima cinta muraria, i cui resti circondano il centro storico di Portoferraio. Il nome attuale si compone di “porto” e “ferraio” da ferrum, ossia ferro, in riferimento al trasporto di questo materiale dalle miniere elbane al continente, di cui Portoferraio divenne il porto principale durante il regno di Napoleone. Intorno al 1556 il nucleo della città poteva considerarsi definito e Cosimo I emanò un editto per il suo popolamento. Alla fine del 1600, il dispositivo militare era completato nelle sue grandi linee, ma le fortificazioni furono ulteriormente potenziate sotto i Lorena, a partire dal 1744. L’Isola d’Elba si trovò improvvisamente al centro dell’attenzione mondiale quando, con il Trattato di Fontainebleau, nell’aprile del 1814, divenne il piccolo regno di Napoleone Bonaparte.


ferraio erraio Sarebbe molto riduttivo tracciare un percorso napoleonico limitato alla città di Portoferraio. Tutta l’Elba mostra segni e testimonianze della frenetica attività di governo del grande còrso, nei dieci mesi (3 maggio 1814 - 26 febbraio 1815) del suo “impero” elbano: razionalizzazione dell’attività estrattiva delle zone minerarie, progettazione di un impianto siderurgico, organizzazione di nuove strutture ospedaliere o il potenziamento delle vecchie, cura e selezione dei vitigni, introduzione di colture inusitate all’Elba come l’olivo e la patata, miglioramento della viabilità. Ma è a Portoferraio che rimangono ben conservate le testimonianze più concrete e visibili della presenza di Napoleone all’Elba. Grazie al regno dell’imperatore francese, seppur breve, Portoferraio crebbe in importanza e modernità in maniera esponenziale, come del resto tutta l’isola, per merito delle infrastrutture

create. In seguito, la città tornò sotto il dominio del Granducato di Toscana fino all’unità d’Italia nel 1860. Oggi Portoferraio si può tranquillamente definire la capitale dell’Isola d’Elba, meta turistica conosciuta in tutto il Mediterraneo per le sue bellezze naturali .


positivo esordio in toscana dei piloti iscritti al

national trophy offroad

A Massa Narittina Conforti domina la gara del campionato toscano. Bene Simone Girolami che vince la classe Major Spoleto - Non poteva esserci esordio migliore per il neonato National Trophy Off Road, il challenge enduristico organizzato dal Moto Club Spoleto che ha esordito domenica scorsa a Massa Marittima in provincia di Grosseto in concomitanza con la prima prova del Campionato Toscano di Enduro. La gara è stata perfettamente organizzata dal Moto Club Massavetennensis su un percorso molto tecnico e selettivo che ha visto oltre 200 piloti misurarsi su un tracciato lungo circa 70 chilometri, ripetuto tre volte e comprendente sei prove speciali. La vittoria assoluta è andata all'esperto Guido Conforti (Yamaha) che ha preceduto Marco Casucci (Honda) e Lorenzo Massini (KTM). Buona la prova del laziale Simone Girolami (KTM) che ha chiuso dodicesimo assoluto, risultando il migliore dei piloti iscritti al National Trophy Off Road e che si è aggiudicato anche la classifica riservata alla categoria Major. Nella classifica generale del Trofeo, Girolami ha preceduto il viterbese Fabio Scrocca (KTM), l'umbro Martino Vestri (Beta), il viterbese Stefano D'Alessadro che si è aggiudicato anche la categoria Senior e il veneto Roberto Baldaccini, entrambi su Husqvarna, quest'ultimo ha chiuso anche al secondo posto fra i Major. I piloti del National Trophy hanno dominato la categoria Amatoriali, con Stefano Cesaroni e Massimo Rappuoli che in sella alle Beta hanno conquistato i primi due gradini del podio, da segnalare anche il settimo posto di Davide Pellegrini e il tredicesimo di Marco Ciofi, entrambi su KTM

Fra gli Junior dietro Fabio Scrocca da evidenziare il secondo posto del pilota Spoletino Alessandro Pagliacci (Beta) che si conferma sempre di più pilota off road a trecentosessanta gradi. A questa prima prova non hanno preso parte le due punte di diamante del National Trophy, Federico Mancinelli e Roberto Bazzurri, il primo per un improvviso impegno di lavoro e il secondo per un grave lutto familiare che lo ha colpito proprio alla vigilia della gara. Nulla di compromesso per i due centauri umbri visto che il regolamento del trofeo da la possibilità di scartare una prova. Questo vale ovviamente anche per chi volesse iscriversi alla prova successiva e partecipare quindi alle restai quattro gare in programma. Si ricorda che il National Trophy Off Road vanta un ricco montepremi che supera i diecimila Euro a fronte di una quota di iscrizione di soli 390 Euro. Sabato, sempre a Massa Marittima, si è svolta anche la gara di Minienduro che ha visto la vittoria assoluta del toscano Filippo Colarusso (KTM) davanti al giovane pilota del National Trophy Mini Off Road Francesco Giusti (Rieyu). L'altro portacolori del trofeo Leonardo Giusti (KTM) si è classificato decimo. Prossimo appuntamento con il National Trophy Off Road il 12 aprile a Cantalice in provincia di Rieti in concomitanza al Campionato Europeo , mentre i giovani del Minienduro si ritroveranno a Terni il 19 aprile.



sotto la

lente

di Elisabetta Caracciolo

Donne, dududu dadada La presenza femminile nell’enduro aumenta e un ottimo esempio per le ragazze è sicuramente quello di Laia Sanz: una carriera esaltante costellata però di sacrifici, rinunce, e allenamento

Domenica scorsa, primo marzo, si è corsa a Chieve la prima prova del Regionale d’enduro Coste da Cef – Under e Senior - e ben 283 piloti vi hanno preso parte. Fra questi 4 ragazze a cominciare dalla vincitrice della classe Lady, Raffaella Cabini che con i suoi 18 anni fa parte della classifica ranking; con lei c’erano poi Elisa Caronni, Corinne Franzetti, e Giulia Re Calegari.

Ma nella classifica ranking 2015 ci sono anche Raissa Terranova che ha da poco passato i 15 anni, Alessia Signetti che di anni ne ha più di 20 e poi Susanna Grasso, Paola Riverditi, Maria Teresa Belgiovine e naturalmente, Cristina Marrocco. Le quattro giovanissime di Chieve, domenica, sono arrivate tutte in fondo alla gara. Hanno affrontato i tre giri senza una piega, scivolando e cadendo nella prova


estrema più e più volte, ma non hanno mai mollato e la loro determinazione, che le ha portate tutte al traguardo, le premia al di sopra di qualsiasi coppa o targa. Tolto il tempo da dedicare alla scuola, o all’università, le donne dell’enduro italiano hanno tutte le carte in regola per emergere ma devono concentrarsi di più sull’allenamento, e non solo in moto. Decidere cosa si vuol fare da grandi, cosa si vuol diventare è importante e conta per loro come per i colleghi maschi. Ma le donne, si sa, hanno quel qualcosa in più – oltre alla testardaggine - che può essere utile quando si insegue un obiettivo. Non ci credete?

Un nome su tutti: Laia Sanz, pilota ufficiale Honda Hrc Rally. Lunedì sera, 2 marzo, Laia è stata premiata al Gala Nacional de Deporte 2015 che è il massimo riconoscimento organizzato dalla associazione spagnola della stampa sportiva: una manifestazione che ha visto sul palco fra gli altri Marc Marquez, Tito Rabat, Juan Manuel Asensi e l’intera formazione del Real Madrid. E Laia. Laia Sanz è un esempio da seguire, e sinceramente non solo per le donne. La pilota spagnola è la determinazione fatta

Laia Sanz a 4 anni

persona e ha costruito la sua vita, oltre che la sua carriera e la sua popolarità, sul sacrificio, ma anche sulla passione che ancora oggi, alla soglia dei trent’anni, è assolutamente la stessa di quando ne aveva 4 e saliva per la prima volta in moto. La spagnola quest’anno a dicembre compirà 30 anni e ha già vinto, nell’ordine: 13 titoli mondiali di trial, tre mondiali di enduro, 10 titoli europei, 3 medaglie d’oro agli X Games e ha chiuso la sua quinta Dakar, per la prima volta nella storia, quest’anno, al 9° posto assoluto in sella alla CRF 450 Rally.


Un successo incredibile, un nono posto che per una donna, nella gara considerata la più dura del mondo, vale quanto una vittoria, eppure per lei non è mai abbastanza. E’ caparbia, testarda come un mulo, decisa, potente e combattiva. Raramente ho conosciuto un combattente più combattente di lei. Laia quest’anno la Dakar avrebbe potuto finirla all’ottavo posto, e ha perso la posizione solo nell’ultima tappa, ma se a tutti noi comuni mortali, ed alla Honda HRC stessa, ottavo o nono non faceva differenza, per lei invece la faceva eccome. Quando nella penultima speciale della Dakar un altro pilota l’ha tenuta dietro per un mare di chilometri, nella polvere, impedendole di superarlo e così di riguadagnare minuti preziosissimi per la sua classifica, Laia a fine prova avrebbe voluto strozzarlo. E il nervoso era talmente tanto che se non l’avessero tenuta ferma – nel vero senso della pa-

rola – sarebbe saltata in moto e avrebbe coperto i 500 chilometri di trasferimento in sella alla sua Honda, su asfalto, invece di caricare la due ruote, come quasi tutti gli altri, su un carrello. Laia è fatta così. Sanguigna, verace e sa trasformarsi in donna, dolce ed elegante appunto, come l’abbiamo vista sul palco a La Nucia in Spagna due giorni fa. La forza e la determinazione di questa pilota l’hanno portata dove è ora, conosciuta ovunque, al di qua e al di là dell’oceano, ospite d’onore ad alcune delle gare indoor e non solo, più famose del mondo. Ma tutto ciò costa, e anche tanto. I sacrifici di Laia non si contano. Non conosce sosta e neanche vacanze. Dopo la Dakar è riuscita a concedersi non più di tre giorni sulla neve, a sciare e durante l’anno non si ferma mai. Si allena tutti i giorni: bicicletta, palestra, uscite in moto.


In un anno quanti giorni non vai in moto? Ridiamo insieme perchè conosciamo la risposta “Pochi, troppo pochi – dice la campionessa mondiale - dipende. Di solito mi alleno, alla mattina sono in moto, poi mangio e al pomeriggio vado in palestra, però fra andare e tornare...esco di casa alle 8 e torno alle 20...A volte parto da casa in moto oppure in bici...” Fai molta bici per allenarti? “Sì ho cominciato circa 4 anni fa perchè per il trial non va bene, non è un tipo di allenamento adatto..Per la Dakar invece è un allenamento che mi ha aiutato molto. Durante l’anno fra trial ed enduro non avevo tanto tempo però adesso salto in sella e pedalo”. E non ti alleni mai da sola, vero? “In effetti no, vado sempre con qualche altro pilota, è più bello. Perchè andiamo via insieme, tante ore in moto, oppure in palestra o in bici, è più divertente in due...da solo a volte non andresti, magari ti dici ‘oggi resto a casa, non ho voglia’ e invece in due questo non succede”. Ma quando invece è in gara stare da sola non la disturba, anzi, l’aiuta a concentrarsi. Durante le speciali se raggiunge o affianca qualche altro pilota ci fa qualche chilometro insieme “ma poi se vedo che posso andarmene, che vado più forte, allora lo stacco e faccio la mia gara”.


E in ogni cosa che fa usa la testa, come quando quest’anno all’ottava tappa della Dakar fece il quinto tempo. Avevano tutti paura che il giorno dopo si montasse la testa, andasse troppo forte commettendo magari un errore, e invece lei ha conservato la calma e la lucidità e ha fatto la sua gara, senza colpi di testa, finendo dodicesima ma risalendo nella classifica generale in ottava posizione. Quella maledetta posizione che le hanno portato via negli ultimi chilometri di gara. Ma per tutti noi questo non conta. Lei è la più grande di sempre e bisognerà ricordarselo quando capiterà di incontrarla, magari al Mondiale di Enduro, a giugno, sopra Bergamo. E a quelli che possono malignare, sulla sua bravura, sulle sue sponsorizzazioni che certamente l’aiutano tanto, giusto un paio di aneddoti, per spiegare di che pasta è fatta questa donna... “La Dakar è sempre stata un sogno e da piccola non avrei mai immaginato di riuscire a farla. Però penso che grazie a tutto quello che ho portato a termine prima – il trial, cioè – ho avuto la possibilità di avere i soldi e di trovare gli sponsor per correre la Dakar”.


Da quel momento la sua vita è cambiata, e di nuovo a costo di grandi sacrifici. Andare bene in moto non bastava più, ci voleva la navigazione: “alla prima Dakar Jordi Arcarons corse con me e mi aiutò ad avere fiducia in me stessa. Si trattava del primo rally e quindi i primi tre giorni ero totalmente sperduta fra road book, GPS, navigazione”. Ma adesso ha imparato, eccome se ha imparato: 39. nei primi due anni, 2011 e 2012, poi 93. nella Dakar per lei più bella, quindi 16. nel 2014 e nona quest’anno. La Dakar del 2013, in assoluto la più dura per lei, la spagnola non se la dimenticherà mai: una notte trascorsa nel deserto, oltre 200 chilometri al traino di un’altra moto in speciale e più di 100 nel trasferimento, tante cadute con la corda che si arrotolava nel disco, un’ora e mezza di sonno su 36 ore di gara: “Furono due giorni durissimi. Dopo la notte in bianco partii per ultima, tardissimo. Ero con il mio seguidores ed andammo pianissimo per tutto il giorno perchè avevamo sonno ed eravamo stanchi, sembravamo due morti. Faceva un caldo da morire...”. Ed oltre a ciò: “Per le tante botte e cadute del giorno prima ho rotto tutto il supporto della strumentazione e ci siamo dovuti fermare perchè stavo perdendo tutto. Abbiamo cercato di fissare le apparecchiature ma era impossibile, allora me le sono legate sulla schiena e ho proseguito così...Erano pesanti e portarle fu un calvario.... in due giorni ci successe di tutto ma arrivammo al bivacco alle nove e mezza di sera il secondo giorno e dopo aver preparato il road book andai a dormire: cinque ore, non di più, ma profonde, e il giorno dopo quando ripartii mi sentivo bene e chiusi la speciale con il 25° tempo”. Questa, signore e signori, è Laia Sanz.



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