Tunisia at Expo 2015

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Milano

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Official Catalogue of the Tunisian participation in the Universal Exhibition EXPO MILANo 2015



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Official Catalogue of the Tunisian participation in the Universal Exhibition EXPO MILANo 2015

Edited by Marketing Communication Media

mcmcommunication.tn 56, avenue Taïeb Mhiri, 2078 La Marsa - Tunisia Tel. : +216-71 74 98 88 - Fax : +216-71 74 92 29 www.mcmcommunication.tn - e-mail : mcm@gototunisia.com Copyright © 2015 by MCM, All rights reserved Tel. : +216-31 40 23 23 Media buying : Maghrebiz Fax : +216-32 40 23 23 - email : contact@maghrebiz.net Printed in Tunisia by

Not for sale

Advertising index Terra Delyssa (back cover), Office National du Tourisme Tunisien (inside front cover), Nouvelair (inside back cover), Dana House (p.2-3), Laico & Ledger Hotels (p.6),Tunisie Télécom (p.8-9), Golden Yasmin Hotels (p.12), Radisson Blu Palace Resort & Spa, Djerba (p.14),Radisson Blu Ulysse Resort & Thalasso, Djerba (p.20), Office National du Tourisme Tunisien (p.22), Dorémail (p.27), Eye laser (p.28), Novotel Hotels (p.30), Jalta Boat (p.36), Casino Europe (p.42), Pôle de compétitivité de Sousse (p.88), Le Grand Casino de Djerba (p.92), Boudjebel dates (p.94), Radisson Blu Resort & thalasso, Hammamet (p.95), Ulysse & Athénée Thalasso (p.96), Syphax Airlines (p.102).


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© Nicolas Fauqué

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Tunisia naturally generous Tunisia, naturalmente generosa The wheat rich heartland of the ancient ‘granary of Rome’, the vineyards so dear to the Carthaginian agronomist Magon, the olive groves that marvelled the geographer Al Bekri, the boats and fish traps of the fishermen of Kerkennah and Djerba, the date palms heavy with golden fruit… Tunisia has long been a land of plenty. Le terre da grano dell’antico “granaio di Roma”, i vigneti che l’agronomo cartaginese Magon tanto amò, le distese di uliveti che meravigliarono il geografo Al Bekri, le barche, le nasse e le trappole per polpi dei pescatori di Kerkennah e di Djerba, le palme da dattero cariche di frutti dorati… la Tunisia è stata in tutti i tempi una terra di abbondanza.

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Contents Sommario

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The Tunisian Pavilion: an enchanted oasis Il padiglione della Tunisia : Un’oasi incantata

Tunisia So Unique, So Mediterranean Tunisia : così unica, così mediterranea

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That is Tunisia… Questa è la Tunisia…

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Doing Business Fare affari

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The Tunisian Pavilion An enchanted oasis

Il padiglione della Tunisia, un’oasi incantata The Tunisian pavilion, “an enchanted oasis”, pays a tribute to the oasis of Gabès, the unique coastal oasis of the Mediterranean and one of the last worldwide. By its vicinity to the sea and its multi-storey crops (palm trees, date palms, fruit trees, vegetables and fodder plants), the oasis is a favorable microclimate for the development of a diverse flora; it guarantees the food security of its inhabitants and adaptation to climate change. The survival of the oasis depends also upon man, through the smart use of space and the intelligent system to share water that has become increasingly scarce. A symbiosis was created between man and the natural environment, an energy exchange that guarantees the balance and the harmony of this unique ecosystem. It is this energy for life that is the project’s key concept. This energy is the sap that feeds the exhibition. It takes the shape of a fluid and generous envelope that sneaks between visitors to stage the space. This organic shape, inspired by nature, exudes an impression of frailty,

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Il padiglione tunisino “oasi incantata” rende omaggio a l’oasi di Gabès, l’unica oasi litoranea del Mediterraneo e una delle ultime al mondo. Grazie alla sua vicinanza al mare e alle sue coltivazioni a diversi livelli (palma, datteri, alberi da frutta, piante orticole e da foraggio), l’oasi costituisce un microclima favorevole allo sviluppo di una flora molto variegata e garantisce la sicurezza alimentare dei suoi abitanti e l’adattamento ai cambiamenti climatici. La sopravvivenza dell’oasi dipende anche dall’uomo, dallo sfruttamento intelligente dello spazio e dal giudizioso sistema di condivisione dell’acqua diventata sempre più rara. Una simbiosi è stata creata fra l’uomo e questo ambiente naturale, uno scambio di energia che assicura l’equilibrio e l’armonia di questo ecosistema eccezionale. È questa energia per la vita che è il concetto chiave del progetto. Questa energia è la linfa che alimenta l’esposizione. Essa prende la forma di un involucro fluido e generoso che scivola fra i visitatori per mettere in scena lo spazio. Ispirandosi alla natura, questa forma organica emana una sensazione di


friendliness and sensuality, it floats above the viewer who is completely encompassed by the installation, the work requests him physically (smell, touch, use..…) and psychologically, and becomes a contemplative and interactive space. It gets transformed and changes its shape, color and texture. It is nourished and fed by the generosity of Tunisia. The Tunisian pavilion adopted an architecture that is environment-friendly, economic and light, easy to implement and disassemble, an architecture based upon delicacy to express strength. A unique experience, exceptional moments in a magic place. The visitor is accompanied by this mysterious envelope which crosses the pavilion. Its stretched textile texture grants it a light and friendly appearance. Its wavy forms and folds evoke the varied landscapes of Tunisia. This envelope is fed of light: thematic projections, threedimensional effects and holograms provide it with life, vitality and energy and convey strong emotions to visitors. The organic-shaped envelope creates shadow and light areas, depressions and ledges. Each visitor chooses his

fragilità, di convivialità e di sensualità, vagando al di sopra dello spettatore che si trova totalmente inglobato da questa installazione, l’opera lo stimola fisicamente (odorato, tatto, utilizzazione…) e psicologicamente, e diventa uno spazio contemplativo e interattivo. Essa si trasforma e muta d’aspetto, di colore e di tessitura. Essa si nutre e si alimenta della generosità della Tunisia. Il padiglione Tunisia ha adottato una architettura che si appoggia sulla delicatezza per esprimere la forza. Un’esperienza unica, dei momenti eccezionali in un luogo magico. Il visitatore è accompagnato da questo involucro misterioso che attraversa il padiglione. La sua struttura in tessuto gli conferisce un aspetto leggero e conviviale. Le sue ondulazioni e le sue pieghe evocano i molteplici paesaggi della Tunisia. Questo involucro si nutre di luce : di proiezioni tematiche, di effetti a tre dimensioni, degli ologrammi gli danno la vita, dinamismo ed energia e trasmettono delle forti emozioni ai visitatori. L’involucro di struttura organica crea delle zone di ombra e di luce, degli incavi e delle sporgenze. Ogni visitatore sceglie il proprio itinerario, può effettuare una visita personalizzata

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route, he can make a customized visit or share moments in a group. All senses are awakened during the passage through this enchanted oasis. The soil shifts into a yellow gold sand, pomegranates, fig and almond trees grow in the shade of date palms. At the turn, we are attracted by the runoff of a water spring or by the songs of peasants. The visitor is not just a consumer, he will become an actor and the master of the space. By manipulating interactive panels and downloadable softwares, he can cheer up the pavilion, play with lights, shadows, textures and colours. He can, through interactive walls, participate in making traditional bread, picking dates or ensuring the irrigation of vegetable crops by the system of “seguia”, an irrigation channel… It’s like a dream, between the real and the virtual. The pavilion has a surrealistic dimension through a sophisticated, dynamic lighting and it can turn into a real stage show. At the end of the tour, visitors can enjoy, taste and order traditional dishes that demonstrate a know-how and an ancestral cuisine that reflects varied cultural legacies.

o condividere dei momenti in gruppo. Tutti i sensi sono svegli passando attraverso questa oasi incantata. Il suolo si trasforma in sabbia color giallo oro, dei melograni, dei fichi e dei mandorli crescono all’ombra delle palme da dattero. Svoltando si è attratti dallo scorrere di una sorgente d’acqua o dal canto dei contadini. Il visitatore non è un semplice spettatore, egli diventa attore e signore dello spazio. Grazie alla manipolazione dei pannelli interattivi e di programmi scaricabili, egli può animare il padiglione, agire sulle luci, sulle ombre, sulle strutture e sui colori. Egli può, grazie a dei muri interattivi, partecipare ad una scena di produzione di pane tradizionale o alla raccolta dei datteri oppure, inoltre, garantire l’irrigazione di colture orticole grazie ad un sistema proprio del Nord Africa chiamato di “seguia”… È come trovarsi in un sogno, tra il reale ed il virtuale. Il padiglione gode di una dimensione surrealista grazie ad una illuminazione sofisticata e dinamica e può trasformarsi in una autentica scena di spettacolo. Alla fine del percorso, i visitatori possono apprezzare, degustare e ordinare dei piatti tipici che testimoniano di una abilità e di una cucina ancestrale che riflette variegati retaggi culturali.

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Location of the Tunisian pavilion Ubicazione del padiglione della Tunisia

Programme of events Programma di animazione 26 May 2015 : Tunisian Cultural Performance “Ziara” 27 May 2015 : Tunisia National Day

28 May 2015 : Tunisian & Italian Partnership Forum

Our partners I nostri partner

14 – 15 – 16 May 2015 : Promotional event for off season fruits and vegetables and biological products 18 – 19 – 20 June 2015 : Tunisian food, art and tradition 16 – 17 – 18 July 2015 : Mediterranean Sea Food Days

19 – 20 – 21 August 2015 : Festival of Harissa and flavours 17 – 18 – 19 September 2015 : Couscous Festival

15 – 16 – 17 October 2015 : Festival of Tunisian Dates and Oasis 26 Maggio 2015 : Rappresentazione culturale tunisina “Ziara” 27 Maggio 2015 : Giornata Nazionale della Tunisia 28 Maggio 2015 : Foro del Partenariato italo-tunisino 14–15–16 Maggio 2015 : Festival delle Primizie e dei prodotti biologici 18–19–20 Giugno 2015 : Tunisian food, art and tradition 16–17–18 Luglio 2015 : Mediterranean Sea Food Days 19–10–21 Agosto 2015 : Festival dell’Harissa 17–18–19 Settembre 2015 : Festival del Cuscus 15–16–17 Ottobre 2015 : Festival dei Datteri

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Tunisia

So Unique, So Mediterranean Tunisia, cosĂŹ unica, cosĂŹ mediterranea

Carthage

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Between North and South, between the Orient and the West Tra il nord e il sud, tra l’Oriente e l’Occidente

Have a look at a map of the Mediterranean: Tunisia is in the center, sharing with Sicily the control of the strait that separates the eastern basin from the western one. Its position connects it to the three major civilizations that Fernand Braudel defined in his famous essay on the Mediterranean: Western Europe, of a Latin and Catholic culture, Eastern Europe, a Byzantine and Orthodox culture, and the Southern Shore, an Arab and Muslim civilization, that inherited the great Eastern civilizations of Antiquity. Indeed, the history of Tunisia is a long oscillation between North and South, the Orient and the West. The Eastern culture had arrived at a very early date, with the Phoenicians who had founded Carthage their new capital, one of the brightest cities of Antiquity. Tunisia had been a Latin country for six centuries, when the Romans had conquered Carthage that became one of the most prosperous provinces of the empire and quickly adopted Christianity. Being in contact throughout Antiquity with the Greek world, the country had been connected for a century to the Byzantine empire. Then, it renewed 18 Tunisia at Expo Milano

Guardate una cartina del Mediterraneo: la Tunisia si trova al centro, condividendo con la Sicilia la guardia dello stretto che separa il bacino orientale da quello occidentale. La sua posizione la lega alle tre grandi aeree di civilizzazione descritte da Fernand Braudel nel suo celebre trattato sul Mediterraneo: l’Europa occidentale, di cultura latina e cattolica, l’Europa orientale bizantina e ortodossa, e la sponda sud, araba e musulmana, erede delle grandi civiltà orientali dell’antichità. E in effetti, la storia della Tunisia è un lungo gioco di equilibrio tra il nord e il sud, tra l’Oriente e l’Occidente. La cultura orientale vi arrivò molto presto, con i Fenici che vi fondarono Cartagine, la loro nuova capitale, una delle città più fulgidi dell’antichità. Latina, la Tunisia lo è anche stata durante sei secoli, quando Cartagine conquistata dai Romani, divenne una delle province più prospere dell’impero e adottò rapidamente il cristianesimo. In contatto durante tutta l’antichità con il mondo greco, il paese fu annesso per un secolo all’impero bizantino.


19 Tunisia at Expo MilanoBizerte


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its relationships with the Eastern world and its successive dynasties the Umayyads, the Abbasids, the Fatimids and the Ottomans. While being formally connected to these great empires, Tunisia had maintained, very often, its autonomy under the leadership of its own dynasties: the Aghlabids, the Zirids, the Hafsids, the Mouradites and the Husseinites. But, before all this, Tunisia is African. So African that its ancient name – Africa for the Romans, Ifriqiya for Arabs – was given to the whole continent. The Berbers, considered as the original inhabitants of Tunisia, have mostly melted into the population throughout the successive invasions. But in ancient times, as they were encouraged by their contact with Carthage, they had formed the brilliant Numidian kingdoms which left some remains in the western regions of the country. Some Berbers then made their mark in Tunisian history: St. Monica, the mother of the great Catholic theologian St. Augustine, the Jewish Queen Kahena who resisted the Arab conquest, or even, the different dynasties that ruled Tunisia and part of North Africa, from the 11th to 16th century.

Poi rannodò con il mondo orientale e le sue dinastie successive: Omeyadi, Abbassidi, Fatimidi, Ottomani. Pur essendo in maniera formale legata a questi grandi imperi, riuscì spesso a conservare la sua autonomia sotto la guida delle sue dinastie: Aglabidi, Ziriditi, Afsidi, Muraditi, Husseiniti. Ma prima di tutto ciò la Tunisia è africana. Così africana che è il suo antico nome – Africa per i Romani, Ifrikiya per gli Arabi – che è stato attribuito a tutto il continente. I Berberi, considerati come i primi abitanti della Tunisia, si sono per la maggior parte amalgamati con la popolazione nel corso delle successive invasioni. Ma nell’antichità, stimolati dal contatto con Cartagine, avevano formato i fulgidi reami numidi di cui sussistono delle tracce nelle regioni dell’ovest. Alcuni Berberi hanno in seguito segnato la storia della Tunisia: Santa Monica, madre del grande teologo cattolico Sant’Agostino, la regina giudea Kahena che ha resistito all’invasione araba, o ancora le diverse dinastie che hanno regnato sulla Tunisia e una parte del Magreb, dall’XI al XVI secolo.

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Africa in Tunisia L’Africa in Tunisia Between Tunisia and Black Africa, there is the Sahara which – like the sea – separates peoples and brings them together. Since the camel had existed in this region of the world (that is at the beginning of the Christian era), caravans had connected the two banks of the desert. Loaded with gold, salt or ostrich feathers, they had crossed the desert and docked in the oasis cities. These cities thus became prosperous through the caravan trade; the oasis agriculture helped them be developed. Thanks to the methodical irrigation from natural springs flowing in the desert, palm groves composed of hundreds of thousands of trees were grown. Under the protective shade of the date palm, a great number of plants, fruit trees and vegetables were cultivated. Some are still renowned such as the henna and the pomegranates of Gabès. Thus, the division and complementarity between nomad cameleers and sedentary farmers had once allowed the South to thrive.

Fra la Tunisia et l’Africa nera, si trova il Sahara che – come il mare – separa e unisce i popoli. Dacché il dromedario esiste in questa regione del mondo (cioè dagli albori dell’era cristiana), delle carovane hanno collegato le due rive del deserto. Cariche di oro, di sale o di piume di struzzo esse attraccavano in quei porti che erano le città-oasi. Queste città sono divenute prospere grazie al commercio carovaniero, e la coltivazione delle oasi ha loro permesso di svilupparsi. Grazie al metodo di irrigazione che utilizza le sorgenti naturali, hanno potuto nascere dei palmeti con diverse centinaia di migliaia di piante. E sotto l’ombra protettrice delle palme da datteri ha potuto essere coltivata una grande quantità di piante, frutta e verdura. Alcune di queste sono ancora rinomate come la henna e le melagrane di Gabès. Ed è così che la separazione e la complementarità tra nomadi cammellieri e sedentari agricoltori ha consentito anticamente al Sud di prosperare. L’uomo a cui la tradizione attribuisce la paternità della Page 26

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The Gabes Oasis L’oasi di Gabès “There is in Africa, in the middle of the desert, on the road of Scyrtes and Leptis Magna, a city named Tacapae, whose territory, well-drained, has a miraculous fertility. Within a radius of about one mile, there is a spring providing undoubtedly an abundant water, which, however, is distributed at fixed times to residents. There, under a huge palm tree, an olive tree grows; under the olive tree, there is a fig tree; under the fig tree, we find a pomegranate; under the pomegranate, a vine; under the vine wheat and vegetables are sown, finally, garden herbs; all in the same year, all are feeding in the shadow of their neighbor. (…) The most amazing thing is that the vine bears fruit twice there and we do harvest grapes twice a year. If we do not exhaust the fertility of the soil by multiple productions, exuberance would destroy each harvest.” This description by Pliny the Elder of the oasis of Tacapae (Gabès) always matches the story of agriculture in layers in the oases of Gabès today, where palm trees protect with their shadow other plantations. One of the specialties of Gabès is the growing of henna, whose leaves are used to reinvigorate and dye hair.

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« Esiste in Africa, in mezzo al deserto, sulla via delle Sirti e di Leptis Magna, una città chiamata Tacapae, il cui territorio, ben irrigato, è di una fertilità miracolosa. Per un raggio di circa mille passi, una sorgente fornisce acqua, in abbondanza senza dubbio ma che viene ciò nonostante distribuita agli abitanti solamente ad ore fisse. Là, sotto la palma, cresce un ulivo ; sotto l’ulivo un fico ; sotto il fico un melograno ; sotto il melograno una vite ; sotto la vite si semina il grano, poi le leguminose ed infine gli ortaggi ; tutto questo, lo stesso anno, tutto ciò nutrendosi all’ombra del vicino (…) La cosa più stupefacente, è che la vite vi porta frutto due volte e che la vendemmia si fa due volte all’anno. E se non si sfruttasse la fecondità del suolo con delle molteplici produzioni, l’esuberanza farebbe perire ogni raccolto. » Questa descrizione di Plinio il vecchio dell´oasi di Tacapae (Gabès), corrisponde ancora oggi all’agricoltura a livelli delle oasi, dove le palme proteggono con la loro ombra le altre piante. Una delle specialità di Gabès è la coltura di henna, una pianta a foglie utilizzata per fortificare e tingere i capelli.


© Nicolas Fauqué

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The man to whom the tradition attributes the authorship of the irrigation system of the oasis of Tozeur is the 13th century thinker Ibn Shabbat; his ancestors were Islamized Byzantines. In caravans from the south of the Sahara, men also were taken to Tunisia, often against their will. Their descendants had formed their own religious brotherhoods and enriched the Tunisian popular culture through their music, dances and religious rituals; especially the ritual called Stambali which mixes Maghreb and sub-Saharan religious practices. In Djerba, in Gabes, there are, today, large black communities. It is also in Djerba and in the SouthEastern part of Tunisia where we meet the few Tunisian villages where the Berber language is spoken: Sedouikech, Guellala, Chenini and Douiret... Indeed, within the deep ethnic and cultural melting that formed Tunisia, the Berber heritage is present everywhere. Its most visible signs appear on the traditional weavings in the countryside such as in the patterns of herringbone, lozenge and stylized animals. The same very old symbols had been applied by rural women, until recent times, in the form of tattoos. Moreover, the iconic recipe of the North African cuisine, couscous, is of a Berber origin.

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rete di irrigazione dell’oasi di Tozeur è il pensatore del XIII secolo Ibn Chabbat ; i suoi avi erano dei Bizantini convertiti all’Islam. Con le carovane venute dal sud del Sahara, anche degli uomini furono portati fino in Tunisia, spesso contro la loro volontà. I loro discendenti hanno formato le loro proprie confraternite religiose e hanno arricchito la cultura popolare tunisina con le loro musiche, le loro danze e i loro riti religiosi ; in particolare, il rituale chiamato Stambali riunisce delle pratiche religiose magrebine e subsahariane. A Djerba e a Gabès esistono tuttora delle importanti comunità nere. Ed è anche a Djerba e nel sud che si incontrano i rari villaggi tunisini in cui si parla la lingua berbera : Sedouikech, Guellala, Chenini, Douiret… Ma in realtà, nel profondo mescolamento etnico e culturale che ha prodotto la Tunisia, l’eredità berbera è presente ovunque. I suoi segni più visibili compaiono nelle tessiture tradizionali delle campagne sotto forma di motivi a spina di pesce, di losanghe, di animali stilizzati. Simboli questi molto antichi che anche le donne rurali praticavano, fino a poco tempo fa, sotto forma di tatuaggi. E la ricetta emblematica della cucina magrebina, il couscous, è di origine berbera.


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Sbeïtla

Tunisia, A Roman Province La Tunisia, provincia romana The whole Western part of Tunisia is a region of mountains and highlands, the end of the Atlas Mountains where we find some of the most fabulous Roman sites in Africa: Sbeïtla, Makthar, Bulla Regia, Chemtou, Dougga... There are whole cities emerging from the ground, capitols, triumphal arches, remains of baths and theaters that provide an evidence of the prosperity of Roman Tunisia. Rebuilt by the Romans, Carthage was covered with magnificent buildings in the image of a second Rome, while the whole province became wealthier through its production of wheat, wine, salted fish and namely olive oil. Tunisia distinguished itself in the art of making mosaics by creating its own style, lively, realistic and often exuberant, using fine shades

Tutto l’ovest della Tunisia è una regione di montagne e altipiani, limite ultimo della catena dell’Atlas. Vi si incontrano alcuni dei più splendidi siti romani dell’Africa : Sbeitla, Makthar, Bulla Regia, Chemtou, Dougga… Intere città che emergono dalla terra, templi, archi di trionfo, resti di terme e di teatri danno un’idea della prosperità della Tunisia romana. Ricostruita dai Romani, Cartagine si ammantava di splendidi edifici all’immagine di Roma mentre tutta la provincia si arricchiva grazie alle sue produzioni di grano, di vino, di pesce conservato sotto sale e soprattutto di olio di oliva. La Tunisia si affermò nell’arte del mosaico creando il suo proprio stile vivace, realista e spesso esuberante, servendosi di raffinate sfumature.

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of colors. Surprisingly, the Latin culture penetrated into the countryside and even today the popular tradition keeps the memory of the Julian calendar with the celebration of the months of Maïou (May) and Aoussou (August). As for the Tunisian mosaic artists, they were appreciated throughout the Roman Empire – for example at the Villa Romana del Casale in Sicily – and they are believed to have contributed significantly to the rise of the Byzantine mosaic. Among the most famous centers in the making of mosaics, the Roman city of Thysdrus, on the site of the present city of El Jem, became tremendously rich through trade in olive oil. Its miraculously preserved amphitheater is almost equal to the Coliseum in Rome by its size. It is one of the most impressive monuments of the whole Roman Empire and a masterpiece of architectural harmony and technical perfection.

Cosa sorprendente, la cultura latina giunse persino nelle campagne e, ancora oggi, la tradizione popolare conserva spesso il ricordo del calendario giuliano celebrando i mesi di Maiou (maggio) e Aussou (agosto). Quanto ai mosaisti tunisini, la loro manodopera era richiesta in tutto l’impero romano – per esempio nella villa romana del Casale in Sicilia ; si pensa persino che abbiano contribuito largamente al sorgere dell’arte bizantina. Tra i centri più rinomati per la lavorazione del mosaico spicca una città romana che conobbe un arricchimento prodigioso grazie al commercio dell’olio di oliva : Thysdrus, nel luogo dove ora sorge la città di El Jem. Il suo anfiteatro miracolosamente preservato è uno dei monumenti più maestosi di tutto l’impero romano ; quasi identico al Colosseo di Roma per le sue dimensioni, esso è un capolavoro d’armonia architettonica e di perfezione tecnica.

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Dougga


The ancient sites I siti antichi Four ancient sites and monuments are inscribed on the UNESCO World Heritage List. Quattro siti e monumenti antichi sono iscritti nella Lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. Carthage must be one of the rare cities in the world to have been founded by a woman, the Phoenician princess Elyssa, also known as Dido. The Punic city was destroyed and rebuilt by the Romans, before being abandoned. There are still rare but suggestive remains: the two basins of the military and commercial ports, the Roman theatre which could accommodate at least 5,000 spectators, the Baths of Emperor Antoninus Pius, which were among the largest and most sumptuous baths of the of Roman era. The Roman villas near the theatre, overlooking the Gulf of Tunis, were particularly sumptuous : gardens, marble columns, waterfalls, private baths… The site of Kerkouane offers a unique example of a Punic town which has remained untouched during the ensuing centuries. In spite of its small size, the town boasted a regular layout and houses equipped and decorated with a certain refinement: numerous houses in Kerkouane were equipped with a slipper bath lined with a pink coating. Clinging to a verdant hillside, the exceptionally well preserved site of Dougga is, without doubt, one of the most magnificent in Tunisia. In addition to recreating the entire structure of a small Roman town, a number of extremely beautiful monuments can be seen, such as the Capitol, the theatre and Numidian mausoleum. A masterpiece of Roman architecture, El Djem’s amphitheatre can be compared only with the Coliseum in Rome for size and state of preservation. The facade is of austere and powerful beauty due to the unity of its architectural style (only two orders, Corinthian and composite) and the warm colour of the stone. It could accommodate 30,000 spectators. 32 Tunisia at Expo Milano

Cartagine è senza dubbio una delle poche città al mondo ad essere stata fondata da una donna, la principessa fenicia Elissa, soprannominata anche Didone. La città punica è stata distrutta poi ricostruita dai Romani, prima di essere abbandonata. Ne restano ancora delle vestigia rare ma suggestive : i due bacini dei porti militare e commerciale, il teatro romano che poteva accogliere fino a 5 000 spettatori, le Terme dell’imperatore Antonino Pio che erano tra le piú vaste e sontuose del mondo romano… Le ville romane situate in prossimità del teatro, di fronte al golfo, erano particolarmente lussuose : giardini, colonne di marmo, cascate, bagni privati. Il sito di Kerkouane costituisce un esempio unico di città punica mai modificata in epoche successive. La città, nonostante le piccole dimensioni, era costruita con pianta regolare e le sue case erano arredate e decorate con un certo gusto : numerose case di Kerkouane erano dotate di una vasca da bagno su gradino rivestita con intonaco rosa. Eccezionale per il suo stato di conservazione, abbarbicato sulle pendici di una collina verdeggiante, il sito di Dougga è senza dubbio uno dei più belli della Tunisia. Nel restituire la completa struttura di una piccola città romana, esso offre allo sguardo alcuni meravigliosi monumenti come il campidoglio, il teatro ed il mausoleo numida. Capolavoro dell’architettura romana, l’anfiteatro di El Jem può essere paragonato solamente dal Colosseo di Roma per le sue dimensioni e il suo stato di conservazione. La facciata è di una bellezza sobria e possente dovuta all’unità di stile architettonico (due ordini solamente, corinzio e composito), e al colore caldo della pietra. Esso poteva accogliere 30 000 spettatori.


Dougga

Kerkouane

Carthage

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El Jem


The Orient in Tunisia L’Oriente in Tunisia

It was in this same region, the one of coastal plains of central Tunisia, where the new Arab conquerors settled some centuries later, in 670. Halfway between the sea and the mountains, they founded Kairouan, the first capital of the Muslim Maghreb and one of the most prestigious Mediterranean cities for two and a half centuries. Kairouan ruled over an empire that stretched at certain times, until the Lesser Kabylia, Sicily and Tripolitania. From this period, we still have the Great Mosque of Kairouan, one of the oldest mosques in the world. There are also on the coast, the beautiful medieval city of Sousse with its ramparts and fortresses and other monuments in Monastir, Tunis, Sfax... Mahdia

Ed è in questa stessa medesima regione, quella delle pianure litorali della Tunisia centrale, che si sarebbero stabiliti qualche secolo più tardi i nuovi conquistatori, gli Arabi, nel 670. A metà strada tra il mare e le montagne, essi fondarono Kairouan, prima capitale del Magreb musulmano e una delle più prestigiose metropoli del Mediterraneo durante due secoli e mezzo. Kairouan dominò su un impero che si estendeva, in certi periodi, fino alla piccola Cabilia, alla Sicilia e alla Tripolitana. Di questa epoca, resta a noi la Grande Moschea di Kairouan, una delle più mitiche moschee del mondo. Rimane ancora, sulla costa, la superba medina medievale di Sousse con i suoi bastioni e le sue fortezze, e altri monumenti a Monastir, Tunisi, Sfax…


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The destruction of Kairouan by the Hilali Arab tribes in the 11th century, was a disaster. But, the final settlement of the tribes in the Tunisian countryside created a harmony between Berber and Arab populations, and these latters had revived the old Semitic legacy left centuries ago by the Phoenicians. Meanwhile, Berbers brought to power in Kairouan a proclaimed descendant of the Prophet, Ubayd Allah al-Mahdi: he became the first Fatimid caliph and founded the city of Mahdia, on the Tunisian coast. Then, this new dynasty left to the East, to found the city of Cairo, carrying there much of the wealth and knowledge accumulated in Tunisia since ancient times. Tunis, a Berber village a few kilometers from the abandoned city of Carthage, then took over the lead. The country turned again towards the sea and the northern shore of the Mediterranean. New sultans,

La distruzione di Kairouan ad opera delle tribù Hilaliens, nell’XI secolo sprofondò questa zona in una condizione di rovina e di miseria. Ma l’insediamento definitivo di queste tribù nelle campagne tunisine ha creato una osmosi tra le popolazioni berbere e le popolazioni arabe e queste ultime hanno riportato in vita l’antico retaggio semitico lasciato secoli prima dai Fenici. Nel frattempo, dei Berberi avevano portato al potere a Kairouan un discendente proclamato dal Profeta : Ubayd Hallah al Mahdi ; egli divenne il primo califfo Fatimida e fondò la città di Mahdia, sulla costa tunisina. Poi questa novella dinastia era partita verso l’Oriente, fondando la città de Il Cairo, trasferendovi gran parte delle ricchezze e delle conoscenze accumulate in Tunisia fin dall’antichità. Tunisi, sobborgo berbero situato a pochi chilometri da Cartagine lasciata in rovina, prese in seguito la staffetta. Il paese tornò a volgersi verso il mare e la riva nord del Mediterraneo.

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Sfax


the Hafsides, provided shelter to many refugees from Andalusia during the Spanish Reconquista. Among these refugees, there were architects and craftsmen who introduced to Tunisia a new style: the Zawiya of Sidi Qacem el-Jellizi in Tunis, that of Sidi Abid el-Ghariani in Kairouan are fine examples with their pyramidal domes covered with green tiles. The Hafsides also encouraged trade with the Venetians, the Catalans, the Pisans, the Genoese, the French... People from these nations were allowed to settle in Tunis and build chapels to practice their religion. The Hafside Al-Mustansir was recognized as a Caliph in the Maghreb and Andalusia. It was under his reign that the King of France, Louis IX (Saint Louis) had led a crusade that failed at the gates of Tunis. Later, power struggles in the Mediterranean led Tunisia to be linked to the Ottoman Empire. The city of Tunis largely kept the memory of this Ottoman Tunisia which was ruled by its own dynasties, the Beys. The fine octagonal minarets distinguish Turkish mosques and tiled panels of mausoleums and medersas reflect the influence of the Moriscos, expelled from Spain in 1609. They revived the craft of ceramics where Maghrebi, Spanish, Italian and Ottoman decorations henceforth combine. These Moriscos, whose Muslim ancestors in Spain had adapted to Christian rule for generations, brought with them their Spanish culture. At the same time, many Italians, Jewish merchants from Livorno, settled in Tunis in order to make business. Pirates from Asia Minor or Italian islands, Syrians from the Ottoman army, and later Maltese craftsmen and adventurers, Sicilian and Greek fishermen... The whole Mediterranean met at that time in Tunis and throughout the country. The time of Beys is also an era when Tunisia undertook a deep modernization movement.

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I sultani Afsidi accolsero un gran numero di rifugiati scappati dall’Andalusia all’epoca della Reconquista. Tra costoro vi erano degli architetti e degli artigiani che introdussero in Tunisia un nuovo stile : la zaouia di Sidi Qacem el-Jellizi a Tunisi, quella di Sidi Abid elGhariani a Kairouan ne sono degli begli esemplari con le loro cupole piramidali ricoperte di tegole verdi. Gli Afsidi favorirono anche il commercio con i Veneziani, i Catalani, i Pisani, i Genovesi, i Francesi… Dei cittadini di queste nazioni venivano autorizzati a stanziarsi a Tunisi e ad avere delle cappelle per professare il loro culto. L’Hafside Al-Moustancir era stato riconosciuto come califfo nel Magreb e in Andalusia ; è sotto il suo regno che il re di Francia Luigi IX (San Luigi) condusse una crociata fallita alle porte di Tunisi. Più tardi, le lotte per il potere nel Mediterraneo hanno portato ad un riavvicinamento della Tunisia all’impero ottomano. La città di Tunisi ha ampiamente conservato il ricordo di questa Tunisia ottomana che è stata governata dalle sue proprie dinastie, i Bey. I sottili minareti ottagonali caratterizzano le moschee turche, e i riquadri di faience dei mausolei e delle scuole tradiscono l’influsso dei Moriscos espulsi dalla Spagna nel 1609 ; a Tunisi essi diedero nuovo impulso all’artigianato della ceramica in cui ormai erano fuse decorazioni magrebine, spagnole, italiane e ottomane. Questi Moriscos, i cui antenati musulmani della Spagna si erano adattati alla dominazione cristiana da numerose generazioni, portarono con loro la cultura spagnola. Nello stesso periodo, numerosi Italiani, commercianti ebrei di Livorno, si stabilirono a Tunisi per condurvi i loro affari. Dei corsari originari dell’Asia minore o delle isole italiane, dei Siriani dell’esercito ottomano, e più tardi degli artigiani e degli avventurieri maltesi, dei pescatori siciliani e greci… È tutto il Mediterraneo che a quest’epoca si incontra a Tunisi e in tutto il paese. Il tempo dei Bey è anche un periodo in cui la Tunisia ha intrapreso un profondo processo di modernizzazione.


Sidi Qacem el-Jellizi

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The medinas Le medine Three towns and medinas are inscribed on the UNESCO World Heritage List. Tre città e medine sono iscritte nella Lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. The medinas, or cities’ historic neighborhoods, were usually organized around the Great Mosque. The areas reserved for economic activities – the souks – were clearly separated from the living areas and the houses opened onto secondary streets. Thus the traditional town firmly established a division between public and private areas. Kairouan consists of a tight and homogenous fabric of white streets interspersed with arches and pleated cupolas, creating subtle games of light and shadow. The Great Mosque was built in its present form in 836. This robust monument, with its restrained decoration, seems to be fixed still in ancient culture; its minaret is inspired by Roman lighthouses, such as the famous lighthouse of Alexandria. The Aghlabid Pools formed part of a network of 15 reservoirs which represented one of the most important hydraulic works in the Muslim world. The zaouia of Sidi Saheb is one of the most beautiful examples of 17th-century Tunisian architecture. It represents a synthesis full of the charm of local traditions and Turkish and Andalusian contributions. Sousse was the country’s principal naval base in the ninth century. The medina has preserved a number

Kairouan

Le medine, quartieri storici delle città, si formavano abitualmente attorno alla Grande Moschea. Gli spazi riservati alle attività commerciali – i suks – erano nettamente separati dai quartieri delle abitazioni e le case davano di preferenza su dei vicoli ciechi. Così, la città tradizionale tendeva a conservare una divisione fra lo spazio pubblico e quello privato. La città di Kairouan era composta da un intreccio serrato e omogeneo di stradine bianche intersecate da archi e da cupole scanalate, propizie a dei sottili giochi di luce. La sua Grande Moschea fu costruita sotto la sua forma attuale nell’836. Questo monumento sobrio e robusto sembra tuttora ancorato nella cultura antica; il suo minareto è ispirato ai fari romani, come quello celebre di Alessandria. I Bacini degli Aglabidi facevano parte di un insieme di una quindicina di vasche per la raccolta delle acque, una delle più importanti opere idrauliche del mondo musulmano. La zaouia di Sidi Saheb e una dei più begli esempi di architettura tunisina del VII secolo, una sintesi delle tradizioni locali e delle influenze turche e andaluse. Sousse era la principale base navale del paese nel IX secolo. La sua medina ha conservato delle importanti


of important testimonies from this period : its Great Mosque with thitseir austere beauty and the imposing fortifications (ramparts, Ribat, Kasbah) recall, in spite of the tranquil bonhomie of the present-day souks, the town’s former military and maritime vocation. The medina of Tunis is vast and remarkably well preserved. The mosques, medersas, zaouias, palaces and Turkish funerary buildings offer a range of Tunisian architectural styles, from the classic austerity of cut stone to the exuberance of certain Turkish decors, passing through the green roofs of Andalusian taste and the elegance of two-toned arches and paving. The Great Zitouna Mosque, founded in 698 and rebuilt in the ninth century, greatly resembles that of Kairouan for its prayer hall whose arches are supported by ancient columns, its two cupolas and the vast courtyard surrounded by porticos.

testimonianze di questa epoca : la sua Grande Moschea dalla bellezza austera e le sue imponenti fortificazioni (bastioni, Ribat, Kasba ) ricordano nonostante la tranquilla bonomia degli attuali suk, l’antica vocazione militare e marittima della città. La medina di Tunisi è vasta e notevolmente preservata. Le moschee, le scuole, le zaouias, i palazzi, gli edifici funerari turchi offrono uno spettro degli stili architettonici tunisini, andando dalla austerità classica della pietra tagliata fino alla esuberanza degli arredi turchi, passando dai tetti di fattura andalusa e dall’eleganza degli archi bicolore. La Grande Moschea Zitouna, fondata nel 698 e ricostruita nel IX secolo, assomiglia molto a quella di Kairouan per la sua sala di preghiera con i suoi archi sostenuti da colonne antiche, con le sue due cupole e con il suo vasto cortile circondato da portici.

Sousse

Tunis

Kairouan


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Tunisia today La Tunisia odierna

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Nel 1861, la Tunisia promulgava la prima costituzione del mondo arabo instaurando una forma di separazione dei poteri. Nel 2014, è ancora la Tunisia che riesce a votare una costituzione grazie alla quale è garantita l’essenza delle libertà fondamentali, fra cui la libertà di coscienza. Fra queste due date, il paese vede la nascita del primo sindacato operaio (1924) grazie a Mohamed Ali Hammi, egli stesso amico di Tahar Haddad che pubblicò nel 1930 un famoso trattato, « Nostra moglie nella legislazione islamica e nella società ». Quest’opera reclamava delle riforme per la liberazione della donna e per l’abolizione della poligamia e avrebbe, più tardi, ispirato il fautore dell’indipendenza della Tunisia, Habib Bourguiba, a promulgare nel 1956 il Codice di statuto personale, un insieme di leggi progressiste a favore della donna tunisina. Quest’ultima beneficia tuttora di uno statuto ineguagliato nel mondo arabo. La Tunisia, all’avanguardia nel movimento delle riforme del mondo arabo, si trova oggi in maniera del tutto naturale ad essere l’iniziatrice della Primavera araba. Un movimento senza leader e senza ideologia che può essere definito come l’insurrezione di una gioventù alla ricerca di dignità e di libertà. I giovani tunisini, che rappresentano circa un terzo della popolazione (inferiore ai 29 anni), sono gli eredi di questa lunga trasformazione del paese che ha visto col passare degli anni la generalizzazione della scuola gratuita e mista. Una evoluzione che ha portato la proporzione delle ragazze nelle università pubbliche dal 5% nel 1962 al 61,6% nel 2012. Oggi la Tunisia è un simbolo di apertura.

© Nicolas Fauqué

In 1861, Tunisia enacted the first constitution of the Arab world establishing a form of separation of powers. In 2014, it is still Tunisia which guarantees essential fundamental freedoms in its new constitution, including freedom of conscience. Between then and now, the country has seen the creation of the first workers’ union (1924) by Mohmed Ali Hammi, himself a friend of Tahar Haddad, who published in 1930 a famous essay, “Women in Islamic legislation and society”. The book called for reforms to the liberation of women and the abolition of polygamy. He would later inspire the architect of the independence of Tunisia, Habib Bourguiba, to enact in 1956 the Personal Status Code, a set of progressive legislation in favour of Tunisian women. They still benefit from an unparalleled status in the Arab world. At the forefront of the reform movement in the Arab world, Tunisia naturally found itself the initiator of the Arab Spring; a movement without leaders or ideologies which can only be defined as the uprising of youth in search of freedom and dignity. Tunisian youth, who represent nearly a third of the population (for those under 29 years old), are the heirs of this long transformation of the country which has over the years seen widespread adoption of free and mixed schools. These changes have resulted in the percentage of women in public universities rising from 5% in 1962 to 61.6% in 2012. Today Tunisia is a symbol of openness, a country where all


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© Nicolas Fauqué

Municipal Theatre of Tunis Teatro Municipale Tunisi at Expodi Milano 46 Tunisia


cultures and ways of life can coexist peacefully. Visual arts, contemporary dance and classical European music are exhibited alongside Sufi songs and rap, theatres welcome modern Tunisian creations alongside the classic adaptations known worldwide. The National Museum of Bardo, one of the most beautiful museums in the world, with its mosaic collections and Roman statues, which recently received an exhibition dedicated to the three painters, Paul Klee, Macke and Moiliet – first of its kind south of the Mediterranean – is here to remind us of the deep and diverse roots of this little country.

Un paese in cui tutte le culture, tutti i modi di vivere coesistono senza difficoltà. Le arti plastiche, la danza contemporanea e la musica classica europea si esprimono al fianco della musica soufies e del rap, i teatri accolgono tanto le creazioni contemporanee tunisine quanto gli adattamenti dei classici universali. E il museo nazionale del Bardo, uno dei più bei musei del mondo con le sue collezioni di mosaici e di statue romane, ha accolto recentemente una mostra consacrata ai tre pittori Paul Klee, Macke e Moilliet – una première a sud del Mediterraneo – è là per ricordare le differenti e profonde radici di cui questo piccolo paese si può pregiare.

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That is

Tunisia... Questa è la Tunisia …

Crafts, flavors, colors, talents, dynamic associations reinventing everyday what Tunisia will be tomorrow… and especially, women and men without whom Tunisia would not be Tunisia.

Dei mestieri, dei sapori, dei colori, dei talenti, delle associazioni dinamiche che reinventano quello che sarà la Tunisia del domani… e soprattutto, delle donne e degli uomini senza i quali la Tunisia non sarebbe la Tunisia.

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A farmer in Djerba Contadino a Djerba

In Djerba, water is scarce and farmers prefer rain-fed farming. A Djerba l’acqua è rara e si preferisce la coltura a secco. Abdelhamid Borgi inherited the land from his father and is still practicing traditional agriculture whilst at the same time introducing techniques of organic farming. For his vegetables, he prefers rain-fed varieties called in Tunisia baali, a very old word derived from Baal, the great God of the Phoenician pantheon of Antiquity. This is an agriculture that relies on the will of God, that is to say on rain. However, Abdelhamid is also using water from his well and enriches it with compost to sprinkle some of his plantations. In Djerba, water is scarce and often brackish. It is better suited for leafy vegetables and this is reflected in the gastronomy of Djerba which has numerous dishes based on spinach, parsley, spinach-beet and dill. Abdelhamid Borgi ha ereditato della terra da suo padre ed è per lui motivo di orgoglio il perpetuare l’arte della coltivazione tradizionale, pur tuttavia adottando delle moderne tecniche di agricoltura biologica. Per la sua produzione egli privilegia delle specie che reggono la coltura priva di irrigazione, denominata in Tunisia baali – un termine antico derivato da Baal, il grande dio del pantheon fenicio dell’antichità. È una tecnica di coltivazione che si rimette alla volontà di Dio, vale a dire alla pioggia. Ma Abdelhamid utilizza anche l’acqua del suo pozzo arricchita di composto per irrigare certe piantagioni. A Djerba l’acqua è rara, spesso salmastra e si adatta meglio alla coltura di verdure a foglia verde (prezzemolo, spinaci), che occupano un posto importante nella cucina locale.

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Designer of fabric-made jewellery Creatrice di gioielli di stoffa Salwa Jebali lovingly works with fabrics recovered from traditional clothing to make ethnic and offbeat jewellery. Embroidered fabric, small cords… A real tribute to these old costumes carefully worked, but too heavy and cumbersome for modern life. She is a native of Ksar Hilal, the Tunisian capital of textile, and the granddaughter of weavers. Yet, she started working in graphic design. But a year later, she understood that it was not her way: “There was no life, I needed to touch material.” Daughter of a seamstress (“my best source of inspiration”, she says) she now rediscovers the gestures of her mother. Her energy also stems from the Medina ambiance where she has just opened a boutique at Rue du Pacha. “I like the odours, the stories, people and the mystical aspect…” At present, she is looking forward to designing her own clothing line. Her brand name “Kimaenti” corresponds to her philosophy of life and can be rendered as “you are as you are”.

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Saloua Jebali elabora con amore dei pezzi di stoffa recuperati da abiti tradizionali per farne degli ornamenti etnici e originali. Tessuti ricamati, cordoncini… Un vero e proprio omaggio a questi costumi antichi lavorati minuziosamente ma troppo pesanti e ingombranti per la vita moderna. Originaria di Ksar Hellal, la capitale tunisina del tessile, e nipote di tessitori, Saloua ha tuttavia incominciato nel settore del design grafico. Ma dopo un anno si è resa conto che quella non era la sua vocazione. « Non vi era vita, io avevo bisogno di toccare la materia ». Oggi lei ha ritrovato i gesti di sua madre sarta « la mia migliore fonte di ispirazione ». Oggidì Saloua ha la sua boutique nella rue du Pacha, nel cuore della medina di Tunisi. « Questo ambiente mi dà energia. Ne amo gli odori, le storie, la gente, l’aspetto mistico… ». Attualmente il suo sogno sarebbe quello di creare una linea di abbigliamento. Il suo marchio, Kimaenti, corrisponde alla sua filosofia di vita e si può tradurre così « Tu sei come tu sei ».


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Fixed fishing system in Djerba and Kerkennah Le peschiere fisse di Djerba e di Kerkennah

On the eastern coast of Tunisia, the archipelago of Kerkennah and, further south, the island of Djerba have much in common: breathtaking landscapes, a turbulent history of invasions and piracy, as well as an original fishing technique: fixed fisheries. This technique was recognized by FAO as “globally important ingenious agricultural heritage system”. In the shallow waters around these islands, labyrinths of palm tree walls planted in the water block the fishes’ 54 Tunisia at Expo Milano

path and orientate them towards fish traps located at the ends. The fish are trapped in the funnel-shaped structure. The owner regularly recovers these traps full of live fish. This clever system is under threat and might disappear. With the help of Swiss Cooperation in Tunisia, the Association for safeguarding the island of Djerba is trying to relaunch this traditional technique by building ten new fishing sites.


This technique was recognized by FAO as “globally important ingenious agricultural heritage system”. Una tecnica riconosciuta dalla FAO quale sistema ingegnoso del patrimonio agricolo mondiale.

Sulla costa orientale della Tunisia, l’arcipelago delle Kerkennah e, più a sud l’isola di Djerba hanno molto in comune : dei paesaggi da sogno, una movimentata storia di invasioni e di pirateria, così come una originale tecnica di pesca : le peschiere fisse. Una tecnica riconosciuta dalla FAO quale sistema ingegnoso del patrimonio agricolo mondiale. Nelle acque poco profonde che circondano queste isole, dei labirinti di muri di palme piantate in vasi bloccano il passaggio dei pesci e li dirigono verso

delle nasse piazzate alle estremità. I pesci rimangono intrappolati nella nassa grazie alla sua apertura a imbuto. Il proprietario viene quindi periodicamente a recuperare le sue nasse piene di pesci vivi. Questo sistema ingegnoso sta purtroppo scomparendo. Con l’aiuto della Cooperazione svizzera in Tunisia, l’Associazione di protezione dell’isola di Djerba ha costruito dieci nuove peschiere per tentare di rilanciare questa tecnica tradizionale.

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A potter in Sejnane Vasaia a Sejnane Sabiha Ayari is perpetuating an art which goes back into the mists of time: namely moulded pottery, the prerogative of women in Tunisia, whilst the potter’s wheel is reserved for men. In her village in Sejnane, to the west of Tunis, there are many women moulding the clay which is found there in abundance. They produce bowls, cooking pots, toys and dolls whose red and black decorations have become famous. But Sabiha is one of the most skilled and knew how to evolve this traditional practice into artistic handicrafts without ever betraying the spirit of ancestral pottery. She introduced a new black patina which is obtained by plunging the hot article into sawdust. She invented a surprising vessel with handles decorated with pendants which won her a Creative Crafts Award. But she was distrustful towards the introduction of

coloured enamels proposed to the village women by foreign ceramists. One day a distributor wanted to give her an electric oven to increase her production; she curtly refused, exclaiming: “You might as well be removing the oxygen which I breathe in!”. Sabiha Ayari perpetua un’arte che risale alla notte dei tempi : la creazione del vasellame modellato, prerogativa delle donne in Tunisia, mentre il tornio da vasaio è riservato agli uomini. Nel suo villaggio di Sejnane ad ovest di Tunisi, sono numerose le donne che lavorano l’argilla, che abbonda in quei luoghi. Queste donne creano scodelle, pentole, giocattoli e bambole le cui decorazioni rosse e nere sono diventate famose. Ma Sabiha è una della più abili e ha saputo fare evolvere questa pratica tradizionale verso un autentico artigianato artistico, senza pertanto mai tradire lo spirito della ceramica ancestrale. A lei si deve l’introduzione nella lavorazione di una nuova patina nera ottenuta tuffando il pezzo caldo nella segatura. Sua è la creazione di uno stupefacente vaso con orecchie con pendenti che le è valso un premio di Creazione artigianale. Ha guardato con diffidenza l’introduzione di smalti colorati proposta alle donne del villaggio da parte di ceramisti stranieri. Quando un venditore volle un giorno offrirle un forno elettrico per aumentare la sua produzione, lei rifiutò seccamente esclamando « Tanto varrebbe levarmi l’ossigeno che io respiro! ».

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Sugar doll of Nabeul La bambola di zucchero di Nabeul It is a well established tradition in the town of Nabeul of offering small multi-coloured sugar figures to children for Ras el-Am, the new year of the Hegira. Little girls get a doll, sometimes a gazelle or a fish and little boys get a cock or a horse. A “methred” is prepared on that day. It is a ceramic bowl filled with dried fruits and sweets, crowned with a large doll with lively colours so that the new year may be “as sweet as sugar”. Upon their engagement the young fiances must offer a methred and a sugar doll as a symbol of their love and fidelity. Where does this custom come from which is not found in other Tunisian regions? It is reminiscent of the Sicilian custom of “pupacena”, sugar dolls offered to children for the Feast of All Saints. As for the dish of dried fruits, this is a common practice on religious feasts of many peoples in the Mediterranean. Many traditions bear witness to the contacts and exchanges of Tunisia with its neighbours.

Nella città di Nabeul è antica consuetudine regalare ai bambini delle figurine di zucchero di vari colori in occasione di Ras el-Am, il Capodanno dell’egira. Le bambine ricevono una bambola, talvolta una gazzella o un pesce; i bambini un gallo o un cavallo. Per l’occasione si prepara un methred, una coppa di ceramica colma di frutta secca e di caramelle e coronata da una grande bambola dai colori vivaci, affinché il nuovo anno sia “dolce come lo zucchero”. I giovani fidanzati devono offrire alla loro futura sposa un methred e una bambola di zucchero, in pegno di amore e di fedeltà. Da dove viene questa usanza che non si incontra nelle altre regioni tunisine ? Essa ricorda la tradizione siciliana delle “pupaccene”, bambole di zucchero che si regalano ai bambini per la festa di ognissanti. Quanto al piatto con frutta secca, è comune alle feste religiose di numerosi popoli del mediterraneo. Molte tradizioni testimoniano dunque dei contatti e degli scambi della Tunisia con i paesi vicini.

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Magon

The Father of Agronomy Magon, il padre dell’agronomia

When the Romans were not at the head of an empire, there was a book they coveted as a priceless treasure, a real encyclopedia of agriculture in twenty-eight volumes that they captured and deposited piously in the temple of Apollo on the Palatine Hill; this book was written by a Carthaginian, Magon. Magon had lived in the 4th century BC, a time when the Carthaginian agriculture was at its peak: “vines, olive trees and plenty of fruit trees” were grown on the lands, as Diodorus of Sicily wrote about the Cap Bon region. When the Romans conquered Carthage in 146 BC, his treatise was translated and widely distributed in Latin and Greek, completely and in a summarized form. Only a few passages remained dealing with the cultivation of wheat, vines and fruit trees as well as livestock, medicinal plants, bee-keeping, farm management. His recipe of sweet wine also reached us: a wine made from ripe grapes, sun-dried on racks, which reminds us of some current Mediterranean wines such as the Passito of the island of Pantelleria, located only 70 km from the Tunisian coasts… Today, the name of Magon is worn by a famous Tunisian wine under the designation of Mornag.

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Quando i Romani non erano ancora alla testa di un impero, esisteva già un libro che essi bramavano al pari di un tesoro inestimabile, una autentica enciclopedia dell’agricoltura in ventotto volumi di cui si impossessarono e che fu devotamente conservata nel tempio di Apollo sul monte Palatino ; questo libro era l’opera di un cartaginese, Magon. Magon aveva vissuto nel IV secolo a.C., un’epoca in cui l’agricoltura cartaginese era al suo apogeo : la terra allora era « coltivata a vigna, a oliveti e con gran numero di alberi da frutta », ha scritto Diodoro di Sicilia a proposito delle regioni del Cap Bon. Quando i Romani conquistarono Cartagine, nel 146 a.C., il suo trattato fu tradotto e largamente diffuso in latino e in greco, integralmente o in forma ridotta. Non ne resta che qualche passaggio che tratta la coltura del grano, la coltivazione della vigna e degli alberi da frutta ma anche dell’allevamento, delle piante medicinali, dell’apicoltura, della gestione delle fattorie. Anche la sua ricetta di un vino liquoroso è giunta fino a noi : un vino prodotto da uve ben mature, seccate al sole su delle graticciate che non può non ricordarci alcuni vini dei nostri giorni del Mediterraneo come il Passito dell’isola di Pantelleria, situata a solamente 70 km dalle coste tunisine… Oggi, il nome di Magon è portato da un celebre vino tunisino denominato Mornag.


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Barman in a palace Chef di bar in un palazzo Rachid Toumi’s smile is irresistible. In the great Djerba hotel where he has been working for fifteen years, the customers enjoy his good mood. But the barman is also a real professional who explains in a nutshell the requirements of his profession: “The welcome and a good eye.” In other words, how to be totally available and smiling for the customer you are serving, while looking after the needs of other customers. Like many employees of the Tunisian hotel industry, Rachid started from the very low professional position – as a dish-washer – then he was trained internally before being promoted. He has experienced ups and downs due to international crises in the tourism sector or the change of management. Today, he is established in a hotel of a large international chain and he regularly attends training seminars to learn how to prepare fashionable cocktails or offer good wine to guests according to their nationality. Il sorriso di Rachid Toumi è irresistibile. Nel grande hotel di Djerba dove esercita la sua professione da più di quindici anni, il suo buon umore fa la gioia dei clienti. Ma lo chef di bar è anche un vero professionista che spiega in due parole le esigenze del suo mestiere : « ben accogliere e ben osservare ». In altri termini, sapere essere completamente disponibili e sorridenti per il cliente che si sta servendo, stando però attento all’attesa degli altri. Come molti dipendenti dell’industria alberghiera tunisina, Rachid ha iniziato dal basso – come lavapiatti – e dopo la gavetta ha salito i gradini della carriera. Egli ha dovuto affrontare i numerosi rischi del settore tunisino come le crisi internazionali o i cambiamenti di gestione. Attualmente, assunto a pieno titolo, segue regolarmente dei seminari di formazione per imparare a preparare i cocktails alla moda o a proporre il buon vino ai clienti a seconda della loro nazionalità.

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Abul Qacem Chebbi A Visionary poet

Abul Qacem Chebbi, Poeta visionario Abul Qacem Chebbi crossed the sky of Arab literature like a shooting star and is recognized today as one of the greatest Arab poets of the 20th century. But his transgressions shocked his contemporaries. On the level of form, he broke the shackles of written Arabic and classical prosody. On the content, he abandoned the traditional themes of the old poets for the sincere expression of his feelings, inspired by European romantics that he had come to read through translation. Like some naive painters, he mixes up the amazed evocation of nature with a deep fear of death, overcome by the will to live that is reflected in his collection of poems entitled “Songs of Life”. In a lecture given at the age of nineteen, he had criticized severely classical Arabic poetry, which he had accused of leaving no room for myth and imagination, and to convey a vision of women as a simple object of desire. He, himself, was not afraid to feed his poems with references to foreign myths, like Prometheus, or even to the Christian religion. He also gave to the feeling of love a holy dimension: “You are the song of songs sung by the God of music”, one can read in his poem “Prayers in the Temple of Love.” He dared to challenge the French colonial power in his poem “To the Tyrants of the World.” Another transgression for the proponents of a religious and conservative vision, is found in the first two lines of his poem “The Will to Live”: “If the people one day will to live then destiny must respond / and the night must disappear and the chain must break.” The poet was only twenty-three; he died of illness two years later. These verses that celebrate the freedom and the will of the people have been integrated since 1955 to the Tunisian national anthem, “Humat al-Hima”. 64 Tunisia at Expo Milano

Come una stella cometa, Abul Qacem Chebbi ha attraversato il cielo della letteratura araba con delle trasgressioni che hanno scioccato la sua epoca, ma che lo fanno riconoscere oggigiorno come uno dei più grandi poeti arabi del XX secolo. Sul piano della forma, ha spezzato il giogo dell’arabo letterale e della prosodia classica. Su quello del contenuto, egli ha abbandonato i temi consacrati dagli antichi per l’espressione sincera dei suoi sentimenti, ispirato dai romantici europei dei quali aveva potuto leggere le opere tradotte. Alla maniera di alcuni pittori naifs, egli mescola l’evocazione stupita della natura con una profonda paura della morte, vinta dal desiderio di vivere che esprime il titolo della sua raccolta “Cantici della vita”. In una conferenza tenuta all’età di diciannove anni, aveva criticato con violenza la poesia araba classica, accusandola di non lasciare spazio al mito e all’immaginario e di trasmettere una visione della donna quale semplice oggetto di desiderio. Egli stesso non esitava ad arricchire i suoi poemi con riferimenti a miti stranieri, come Prometeo, e persino alla religione cristiana. Inoltre ha dato al sentimento amoroso una dimensione sacra : « Tu sei il cantico dei cantici cantato dal Dio della musica », si legge nel suo poema « Preghiere al tempio dell’amore ». Egli ha osato sfidare il colonizzatore francese nel suo poema « Ai tiranni del mondo ». Un’altra trasgressione per coloro che avevano una visione conservatrice, i primi due versi del suo poema « Volere la vita » : « Se un giorno, il popolo si decide per la vita, il destino non può che consentire / La notte non può che svanire e la catena finire per rompersi ». Il poeta aveva appena ventitré anni ; doveva morire di malattia due anni più tardi. Questi versi che celebrano la libertà e la volontà del popolo sono integrati dal 1995 nell’inno nazionale tunisino, « Humat Al-Hima ».


“If the people one day will to live then destiny must respond…” Abul Qacem Chebbi (1909-1934) « Se un giorno, il popolo si decide per la vita, il destino non può che consentire… » Abul Qacem Chebbi (1909-1934) Tunisia at Expo Milano 65



L’mdina wel Rabtine

The association L’medina wel Rabtine aims at revitalizing the Medina of Tunis. L’associazione L’mdina wel Rabtine vuole ridonare la vita alla medina di Tunisi.

Living in the medina, this is the choice made by more and more city dwellers who come from the modern neighbourhoods of Tunis. They are seduced by the atmosphere of the historic neighbourhoods where they discover a completely different new lifestyle and neglected neighborhoods, which are gradually revitalized. An association of residents, L’medina wel Rabtine (“the medina and its suburbs”) was created to provide advices to those who are willing to give it a go. There are several constraints to overcome: they must find the owners – as there are often too many heirs –, then they have to find the craftsmen who are able to restore old houses. A useful action for the conservation of the medina, listed by UNESCO as a World Heritage Site; indeed, behind the facades, magnificent palaces are collapsing one after the other, due to the lack of maintenance. The association is also involved in other ways. In 2014, it completed a research project on historic hammams (Turkish baths) which are also threatened. The action culminated in a large exhibition of 114 artistic photographs telling the architecture, rituals, the atmosphere of those places that belong to the collective memory.

Vivere nella medina è la scelta fatta da un sempre maggior numero di cittadini venuti dai quartieri moderni di Tunisi. Sedotti dall’atmosfera dei quartieri storici, vi scoprono un modo di vivere completamente diverso e dei quartieri abbandonati che, a poco a poco, ritrovano una nuova vita. Un’associazione di abitanti della medina, L’medina wel Rabtine (“la medina e i suoi sobborghi”), è stata creata per dare consigli a coloro i quali vogliono a loro volta tentare l’avventura. Perchè le difficoltà sono numerose : bisogna ritrovare i proprietari – degli eredi spesso numerosi –, trovare degli artigiani capaci di restaurare le vecchie case. Un’azione utile per la conservazione della medina, iscritta dall’Unesco nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità ; poiché, dietro le facciate, sono spesso dei magnifici palazzi che crollano uno dopo l’altro per mancanza di manutenzione. L’associazione si impegna anche in altri campi. Nel 2014, ha compiuto un lavoro di ricerca sugli hammam storici, anch’essi minacciati. L’azione è stata coronata da una grande esposizione di 114 foto d’arte per raccontare l’architettura, i rituali, le atmosfere di questi luoghi che appartengono alla memoria collettiva.

Tunisia at Expo Milano 67


Craftsman in Nabeul Artigiano a Nabeul

Lotfi Chiibi is a copper engraver in Nabeul, a great handicrafts town known for its ceramists, mat makers, embroideresses and ornamental metalworkers… But it is in the Tunis medina that he spent his apprenticeship, from the age of eleven, under the supervision of the “amine” of the brassworkers – the “amine”, in the old organisational system of the handycrafts, is the designated responsible person for each trade. He is the one who guarantees that the manufacturing standards are respected. Lotfi carefully looks after this notebook containing the complex Tunisian motifs. “I am one of the rare craftsmen who still practice the art of incrustation using silver thread and which demands many years of learning and practice”, he explained. But even in Tunis, most of the engravers’ workshops have closed. “The clients are now satisfied with hastily engraved trays with palm trees and camels, and the increased copper prices make the trade even less attractive”. He set up his business in the Artisanal Village in Nabeul in the hope of training young apprentices. In the meantime, he is adapting his techniques to the present fashion trends. “One day a hotel ordered cutlery and candlesticks of hammered copper, a technique which is traditionally reserved for bigger kitchen utensils. And this gave me the idea of hammering trays and jewellery. It is a pity that our hotels do not give us more opportunity to perpetuate our know-how.”


Lotfi is one of the rare craftsmen who still practice the art of incrustation using silver thread and which demands many years of learning and practice. Lotfi è uno dei pochi a praticare ancora l’incrostazione di filo d´argento, che richiede anni di apprendimento .

Lotfi Chiibi è cesellatore di rame a Nabeul, una grande città di artigianato conosciuta per i suoi ceramisti, i suoi intrecciatori di giunco, le sue ricamatrici, i suoi fabbri… Ma é alla medina di Tunisi che egli ha fatto il suo apprendistato, dall´età di 11 anni, presso l’amine dei cesellatori di metallo – l’amine è nel vecchio sistema organizzativo dell’artigianato, il responsabile designato da ogni corporazione; è il garante del rispetto delle norme di fabbricazione. Lotfi conserva preziosamente il suo quaderno con motivi complessi. « Io sono uno dei pochi a praticare ancora l’incrostazione di filo d´argento, che richiede anni di apprendimento », spiega. Ma a Tunisi la maggior parte delle botteghe di cesellatori ha dovuto chiudere: « La clientela si accontenta di piatti incisi alla bell’e meglio con motivi di palme e di cammelli e l’aumento del prezzo del rame rende il mestiere meno attraente. » Lui stesso si é installato nel Villaggio Artigianale di Nabeul con la speranza di formare dei giovani. Nell’attesa, egli adatta le sue tecniche al gusto attuale : « Un hotel ha ordinato dei coperti e dei portacandele in rame battuto, una tecnica solitamente riservata ai grandi utensili da cucina. Questo mi ha dato l’idea per decorare cosí dei piatti e dei ninnoli. È un peccato che i nostri hotel non ci diano tante occasioni per adoperare le nostre capacità. »

Tunisia at Expo Milano 69


Photographer and wreck explorer Fotografo e esploratore di relitti

What Selim Baccar likes about underwater diving is the exploration of wrecks, “as is the case of 90% of the divers”, he pointed out. The wrecks represent the expectation of a discovery, of something new… And rightly so, as there are hundreds of boats sunk off Tunisia’ coast, namely the military ships from the Second World War – as this Italian 111-meterlong cargo ship which is lying off Mahdia. Selim Baccar became an underwater photographer “to merge my two hobbies, diving and photography”. With his engineer’s diploma and keen on diving ever since his childhood, he went to the USA to get his MBA and join an agro-food multi-national company while also training at deep diving. Then he had to get back to Tunisia and founded two clubs, in Kelibia and in Hammamet. Today Selim Baccar is a professional coral fisher. He has recently co-signed a superb book entitled “La Tunisie sous-marine” (underwater Tunisia, Lella Hadria Editions). But for him diving gives him a taste of adventure through his untiring search for new wrecks.

70 Tunisia at Expo Milano

Cio’ che Selim Baccar ama dell’immersione subacquea è l’esplorare i relitti. « Come il 90% dei sommozzatori », sottolinea. I relitti rappresentano per lui l’attrazione della scoperta, dell’inedito… E, in effetti le navi affondate al largo della Tunisia sono centinaia, in particolar modo i relitti della Seconda Guerra Mondiale – come questo cargo italiano di 111m di lunghezza che giace al largo di Mahdia. Selim Baccar é diventato fotografo subacqueo « per unire i miei due hobbies, l’immersione e la fotografia ». Titolare di un diploma di ingegnere e appassionato di immersione fin dall’infanzia, ha lavorato negli Stati Uniti presso una multinazionale dell’agroalimentare, riuscendo a specializzarsi al contempo nell’immersione subacquea di profondità. Prima di essere costretto a rientrare in Tunisia dove ha fondato due clubs di immersione, a Kelibia e a Hammamet. Oggi, Selim Baccar è corallaio di professione. E’ anche coautore di un meraviglioso libro “La Tunisie sousmarine” (La Tunisia subacquea, Lella Hadria Editions). Ma l’immersione conserva per lui il gusto dell’avventura, attraverso la ricerca instancabile di nuovi relitti.


© “La Tunisie sous-marine” (Lella Hadria Editions)

Tunisia at Expo Milano 71


The olive tree L’ulivo The first inhabitants of Tunisia used to extract oil of the oleaster, the wild olive tree, born 11,000 years BC in what is now the Sahara. The Carthaginians developed the cultivation of olive trees which they used to called “zit” or “Zita” in their Semitic language – today, “Zitouna” in Arabic. At the end of Antiquity, Tunisia was the first oil supplier to the entire Roman Empire. Leaving Carthage to Milan, Saint Augustine was surprised that in Italy oil lamps were off for the night: in Carthage, oil was so plentiful that they did not care to save it… After the Arab conquest, amazed travelers described Tunisia as being covered from the north to the south by a huge forest of olive trees. The geographer AlBakri noted: “Among the wonders of Kairouan, one can point out the importance of its olive grove which is used exclusively for the needs in wood of the city without suffering any damage.” The Great Mosque of Tunis is called Mosque of the Olive Tree; no one knows with certainty the origin of the name. On the island of Djerba, old customs are connected to the olive tree: children exchange colored eggs under the Olive Tree of Eggs, and a wedding ritual asks the groom to turn seven times around an olive tree. Today, olive trees are grown throughout Tunisia, from the Northwestern mountains to the pre-Saharan regions. The olive tree is a respected and venerated tree, mentioned in the Qur’an. It is exceptionally protected by the Tunisian law: the grubbing up of olive trees is severely regulated, and its planting is encouraged by the authorities.

72 Tunisia at Expo Milano

I primi abitanti della Tunisia ottenevano già dell’olio dall’oleastro, l’ulivo selvatico, nato 11 000 anni prima della nostra era nella regione dell’attuale Sahara. I Cartaginesi hanno incrementato la coltura dell’ulivo che essi chiamavano “zit” o “zita” nella loro lingua semitica – “zitouna” nell’odierno arabo. Alla fine dell’Antichità, la Tunisia era il primo fornitore d’olio di tutto l’Impero romano. Lasciando Cartagine per Milano, Sant’Agostino si stupì che in Italia la notte si spegnessero le lampade ad olio : a Cartagine, l’olio


era talmente abbondante che non ci si preoccupava di economizzarlo… Dopo la conquista araba, dei viaggiatori meravigliati hanno descritto la Tunisia coperta dal nord al sud da una immensa foresta di ulivi. Il geografo Al-Bekri notava : « Fra le meraviglie di Kairouan, si può segnalare l’importanza del suo uliveto che è sfruttato, senza subire il minimo danno, per il fabbisogno di legno della città. » La Grande Moschea di Tunisi è chiamata Moschea dell’Ulivo, senza che si sappia con certezza l’origine di quasto nome. Sull’isola di Djerba,

degli antichi usi sono legati all’ulivo : l’Ulivo delle uova sotto il quale i bambini si scambiavano delle uova colorate, il rituale che domandava al giovane sposo di girare sette volte intorno ad un ulivo… Ai giorni nostri, l’ulivo è coltivato il tutta la Tunisia, dalle montagne del Nord-Ovest alle regioni presahariane. È un albero rispettato e venerato, citato nel Corano. È particolarmente protetto dalla legge tunisina : il suo sradicamento è severamente regolamentato, e piantarlo è un atto incoraggiato dalle autorità. Tunisia at Expo Milano 73


A choreographer in search of roots Coreografa alla ricerca di radici Daughter of a well known Tunisian archaeologist, Malek Sebai learned to dance at the tough Paris Opera school. Years later, after a first career in Europe and the United States, she decided to seek free gesture beyond the rigorous classical ballet training. This she found in the traditional Tunisian dance. “I discovered the richness, the physical force of this dance which allows to release one’s pent-up emotions. A dance which draws its energy from the earth, which uses pulsation; a bit like a trance dance, but which is nevertheless highly codified”, she said. Together with her partner Sondos Belhassen, she created a duo ballet inspired by two mythical Tunisian dancers in the 1970s, Zina and Aziza.These two sisters brought recognition and prestige to traditional dance by starring in large stage productions. Two figures so popular that, even today, the articulated buses are nicknamed “Zina and Aziza” by Tunisians for their strange swaying when turning… In the meantime there is now a new generation of male and female dancers some of which perform on great international scenes. Malek Sebai is one of the pioneers of contemporary dancing in Tunisia who opened up the way for them.

Figlia di una rinomata archeologa tunisina, Malek Sebai ha appreso la danza alla dura scuola dell’Opera di Parigi. Alcuni anni più tardi, dopo una prima carriera in Europa e negli Stati Uniti, ha voluto ritrovare la libertà del gesto dietro la formazione severa del balletto classico. L’ha trovata accostandosi alla danza tradizionale tunisina : « Ho scoperto la ricchezza, la forza fisica, l’aspetto liberatorio di questa danza. Una danza che attinge la sua energia dal suolo, che sfrutta le pulsazioni; un po’ come la danza di trance pur restando molto schematizzata ». Con la sua partner Sondos Belhassen, ha creato un balletto per due interpreti ispirato alle mitiche ballerine tunisine degli anni ’70, Zina e Aziza; due sorelle che avevano dato i loro titoli nobiliari alla danza tradizionale esibendosi sui più importanti palcoscenici. Due figure così popolari che, fino ad oggi, i tunisini soprannominano “Zina e Aziza” gli autobus articolati che ondeggiano buffamente nelle curve… Nel frattempo è apparsa una nuova generazione di ballerini e ballerine; alcuni di loro si esibiscono sulle grandi scene internazionali. Malek Sebai fa parte dei pionieri della danza contemporanea in Tunisia che hanno aperto loro la via.

“I discovered the richness, the physical force of the traditional dance. A dance which draws its energy from the earth, which uses pulsation; a bit like a trance dance, but which is nevertheless highly codified”. « Ho scoperto la ricchezza, la forza fisica della danza tradizionale. Una danza che attinge la sua energia dal suolo, che sfrutta le pulsazioni; un po’ come la danza di trance pur restando molto schematizzata ».

74 Tunisia at Expo Milano


Tunisia at Expo Milano 75



Chechia

the red cap from Tunis Chéchia, la berretta rossa di Tunisi The felt cap produced in Tunisia was in the past highly sought after in the whole Ottoman empire. Nowadays it is still worn in numerous Maghreb countries and in West Africa and of course in Tunisia where it is a truly national emblem. It is said sometimes that the Andalusians brought the small red cap to Tunisia; or maybe they only organized and developed its production so that it could be exported on a great scale. Clearly the different production phases of the chechia coincide with the regions where the Moslems who were expelled from Spain in 1609 had settled. The merino wool which in the past was imported from Spain (and today from Australia), was knitted near Bizerta and then washed in the waters of the Mejerda river, carded with the help of thistles from the village of El Alya, dyed red with the Zaghouan spring waters before getting the finishing touches at the chechia souk in the Tunis medina. Even today you can still see this impressive set of vaulted souks from the 17th century. There the craftsmen take their time in brushing their oilimbibed chechias with the help of thistles with hooked spines to obtain the soft and downy felt which keeps warm in the winter.

La berretta di feltro prodotta in Tunisia era una volta richiesta in tutto l’impero ottomano. Oggigiorno, essa è ancora portata nei numerosi paesi del Maghreb e dell’Africa occidentale e, logicamente, in Tunisia dove rappresenta un vero emblema nazionale. Si dice talvolta che siano stati gli Andalusi ad aver introdotto in Tunisia la piccola calotta rossa; forse ne hanno solamente organizzato e incrementato la lavorazione per farne un prodotto da esportazione su vasta scala. Certo è, che le differenti tappe della manifattura della chéchia coincidono con le regioni in cui si sono insediati i musulmani cacciati dalla Spagna nel 1609. La lana merino, importata dalla Spagna (oggi dall’Australia), era lavorata a maglia nei dintorni di Bizerta, poi follata nell’acqua del fiume Medjerda, pettinata servendosi di cardi che provenivano dal villaggio di El Alya, tinta in rosso nell’acqua delle sorgenti di Zaghouan, prima di ricevere le ultime rifinizioni nel souk di Tunisi. Ancora oggi si può ammirare questo bel complesso di bazar coperti di volte, risalente al 17° secolo. Gli artigiani vi spazzolano a lungo le loro chéchia impregnate d’olio con l’aiuto di un cardo dalle spine ritorte per ottenere quel feltro morbido e lanuginoso che tiene caldo in inverno.

Knitted caps are crushed, shaped on a mold, thistlebrushed and ironed. I berretti lavorati a maglia vengono follati, messi in forma, cardati ed infine stirati. Tunisia at Expo Milano 77


Saliha

the voice of Tunisia Saliha, la voce della Tunisia One day it was said of this great singer “That is the voice of Tunisia!”. She was the star of the ordinary people and the diva admired by the composers of that time and she excelled in all the repertoires. Her voice was full of warmth, slightly husky but powerful and full of nuances and highly suitable for songs in classical Arabic and simple popular melodies. One of her most beautiful songs, Bakhnoug, evokes the Bedouin shawl made by the bride-to-be for her marriage. It was so finely embroidered that “two years were not enough to embroider its edges”… Despite her halo of fame and glory, Saliha retained throughout her whole life the signs of her peasant origins: a tatooed face and seamed cheeks due to an unhappy childhood. Born in north-western Tunisia, she was lucky to have found employment in a great house in Tunis where celebrities of the time gathered for the musical evenings; and she imitated them in secret. Years later, Saliha joined the Rachidia, one of the oldest institutions of Arab music and became the Oum Kalsoum of the Tunisians, loved by all for her familiar and warm talent.

78 Tunisia at Expo Milano

Di questa grande dama del canto, fu detto un giorno : « È la voce della Tunisia! ». Al contempo stella del popolo e diva adulata dai compositori del suo tempo, ella eccelleva in tutti i repertori. La sua voce irradiata di sole, un po’ velata ma possente e ricca di sfumature, l’ha prestata sia ai canti in arabo classico sia alle semplici melodie popolari. Una delle sue più belle canzoni, Bakhnoug, evoca lo scialle beduino cucito dalla beneamata in vista del suo matrimonio, sì finemente ricamato che « due anni non son bastati pe r ornare la sua bordura »… Aureolata dalla gloria, Saliha ha conservato per tutta la vita il marchio delle sue umili origini contadine : viso tatuato, gote segnate da un’infanzia infelice. Nata nel nord-ovest della Tunisia, la sua fortuna fu di lavorare in una grande casa di Tunisi dove le serate musicali riunivano le celebrità dell’epoca; lei le imitava in segreto. Anni più tardi, Saliha impreziosì la Rachidia, una delle più antiche istituzioni di musica araba, e divenne l’Oum Kalsoum dei tunisini, da tutti amata per il suo talento familiare e caloroso.


Saliha (1914-1958). A voice full of warmth, slightly husky‌ Saliha (1914-1958). Una voce irradiata di sole, un poco roca, un poco velata.

Tunisia at Expo Milano 79


UNESI The UNESI association works for the professional insertion of the mentally handicapped L’associazione UNESI si adopera per l’inserimento professionale dei giovani con insufficiente sviluppo delle capacitá mentali UNESI is one of the numerous Tunisian associations looking after disabled children. Its aim is the reinsertion of the slightly mentally handicapped who are excluded from the school system and who too often remain dependent on their respective families. The challenge is to guide these children towards obtaining a professional qualification. Thanks to a motivated team of psychologists, speech therapists, specialized educators and trainers, the 106 pupils at the training centre in Ariana, near Tunis, acquire rudimentary skills in reading and arithmetic and then can choose a speciality such as jewellery skills, patisserie or horticulture. Lila, the association’s young director, says that the school has accomplished its mission when the children become autonomous. “We want these youngsters to be given a job because of their qualifications and to live like everyone else. One day, one of our former pupils, whom we intended to visit at his workplace, refused, as he did not want to be identified as a disabled person in his professional surroundings. And for me, that is a great success!” Several pupils have found a job with craftsmen in the souks after their jewellery training. One of the patisserie certificate-holders continued with his training in the public system. Today in his turn he wants to become an assistant-trainer! A motivated team of psychologists, speech therapists, specialized educators and trainers. Una equipe motivata costituita da psicologi, ortofonisti, educatori specializzati e formatori. 80 Tunisia at Expo Milano


The challenge is to guide these children towards obtaining a professional qualification. La scommessa: accompagnare questi bambini fino al conseguimento di un diploma professionale.

L’UNESI è una delle numerose associazioni tunisine che si occupano di bambini disabili. Il loro progetto : reintegrare dei soggetti con leggere carenze intellettive esclusi dal sistema scolare e che restano troppo spesso a carico delle loro famiglie. La loro scommessa: accompagnare questi bambini fino al conseguimento di un diploma professionale. Grazie ad una equipe motivata costituita da psicologi, ortofonisti, educatori specializzati e formatori, i 106 allievi di questo centro di formazione situato all’Ariana vicino a Tunisi, acquisiscono i primi rudimenti di lettura e di calcolo, dopodiché possono scegliere una specializzazione : bigiotteria, pasticceria o orticoltura. Secondo Lila, la giovane direttrice dell’associazione,

la scuola ha portato a compimento la sua missione nel momento in cui i bambini diventano autonomi. « Noi vogliamo che questi ragazzi vengano ingaggiati per le loro qualifiche e che vivano come tutte le altre persone. Un giorno, uno dei nostri vecchi allievi, al quale avevamo domandato di rendergli visita sul posto di lavoro, ha rifiutato : non voleva essere identificato come disabile nel suo ambito professionale. Per me, è stata una grande vittoria! » Diversi allievi formati in bigiotteria hanno trovato un impiego presso artigiani nei souks. Uno dei diplomati in pasticceria ha proseguito la sua formazione nel sistema pubblico. Oggi desidera a sua volta, divenire aiuto-formatore!

Tunisia at Expo Milano 81



Couscous

The metamorphoses of a great dish Cuscus, la metamorfosi di un grande piatto

Couscous is now known around the world. It is one of the French’s favorite dishes and it has undergone the weirdest innovations: couscous with chips, paella-style couscous… However, there is a city in the north of the Mediterranean where couscous is not a recently imported dish, but an old tradition: Trapani in Sicily, where “cùscusu” with fish has been cooked for many generations. It is possible that fishermen from Trapani learned to prepare from the region of Tabarka, Tunisia, where they used to exploit coral reefs. Couscous is an old Berber dish which recipe dates back to more than three thousand years. This delicacy requires a careful preparation: medium and fine wheat semolina are blended and agglomerated into small grains, then steamed, dried in the sun, steamed again over a “couscoussier” and served with meat or fish, vegetables and chickpeas cooked in a properlyseasoned broth. This typical North African dish is served at all the parties and celebrations. There are many variations of the recipe: couscous with grouper sometimes served with quinces, couscous with yazoul (a kind of very small onion) in Mahdia, with stuffed squid in Monastir… Everywhere, you can taste the classical couscous with lamb. During the nights of Ramadan, Tunisians consume a sweet couscous served with milk, “mesfouf”, and to celebrate the new year of the Hegira calendar, a salty-sweet couscous with dried meat and garnished with hard boiled eggs, dates and raisins.

Il cuscus è oggi conosciuto nel mondo intero – è annoverato fra i piatti preferiti dai Francesi – e dà luogo alle piú strane innovazioni : cuscus-frites, cuscus-paella… Esiste però una città del nord del Mediterraneo dove il cuscus non è di importazione recente bensì una vecchia tradizione : Trapani, in Sicilia, dove si prepara un “cuscusu” col pesce da diverse generazioni. È possibile che i pescatori di Trapani abbiano nel passato imparato a prepararlo nella zona di Tabarka, in Tunisia, dove sfruttavano dei banchi di corallo. Poichè il cuscus è un antico piatto berbero la cui ricetta risalirebbe a più di tremila anni. È un piatto eccellente che richiede una preparazione minuziosa : agglomerare in piccoli grani una mescolanza di semola media e fine, cuocere al vapore e fare seccare al sole, in seguito cuocerla nuovamente nella cuscussiera e servire guarnito di carne o di pesce, verdure e ceci cotti in un brodo saporito… Questo piatto tipicamente magrebino è consumato in occasione di tutte le feste e conosce in Tunisia numerose varianti : il cuscus con cernia guarnito con mele cotogne, il cuscus con yazul (piccola cipolla molto fine) di Mahdia, con calamari farciti di Monastir… Ovunque, ovviamente, si può degustare il classico cuscus con agnello. Durante le notti del ramadan, si consuma un cuscus dolce innaffiato di latte, il mesfuf, e per celebrare l’anno nuovo del calendario dell’egira, un cuscus dolcesalato con carne secca e guarnito con uova sode, con datteri e con uva passa.

Tunisia at Expo Milano 83


An artist between two shores Artista fra due rive

“Free art///free”: a reaction to the idealized and rosy view of Tunisia imposed by dictatorship. “Free art///free” : una reazione alla visione idealizzata e “pubblicitaria” della Tunisia imposta dalla dittatura.

“Chronology”: a work on facts, statements, aggressions and trials that have jeopardized freedom of expression since 2011 (a collective projet “Rosige Zukunft / A rosy future”, contemporary art in Tunisia, Berlin and Stuttgart). “Cronologia” : un lavoro sui fatti, dichiarazioni, aggressioni e processi che hanno messo in pericolo la libertà di espressione dal 2011 (progetto collettivo Rosige Zukunft – Un futuro roseo, arte odierna in Tunisia – Berlino e Stoccarda). 84 Tunisia at Expo Milano

Patricia Triki was born in France. When she was eighteen, she chose to live in her father’s homeland. She created gradually her own artistic path off the beaten tracks. Patricia Triki mainly uses photography through series and installations, and often collaborates to group projects (she was associate curator of the Rosige Zukunft project in Germany). She remains an “experimenter” sailing between two shores, exhibiting sometimes in Tunis, sometimes in Berlin, Madrid, New York or Paris. For a long time she has turned her fragility into strength. A year before the Revolution, she challenged surreptitiously the state censorship by imposing in Tunis the label of “free art” on advertising signs. More recently, she denounced the new insidious censorship with a chronology of events, which were sometimes serious, targeting artists and freedom of expression: “I wanted this accumulation of facts to be brought to the public space, I also wanted to show to foreigners what artists in Tunisia are going through daily.” A post-revolutionary Tunisia where artists and people in the cultural sphere do not intend to be forgotten and shall continue to think they have a key role to play.


Patricia Triki

“Sabrina” photo series: an allegory of the Tunisian youth on the go, between private and public spaces. “Sabrina”, serie di foto : una allegoria della gioventù tunisina in evoluzione fra spazio privato e spazio pubblico.

“Resist-Exist”: graffiti, citizen actions and the postrevolutionary everyday life… hand-made art magazines distributed for free. “Resist-Exist” : graffiti, azioni cittadine, vita quotidiana del dopo rivoluzione… riviste d’arte fatte a mano e distribuite gratuitamente.

Nata in Francia, Patricia Triki a diciotto anni ha scelto di andare a vivere nel paese di suo padre. Si è creata a poco a poco il suo percorso di artista al di fuori di quelli già tracciati. Utilizzando essenzialmente la fotografia attraverso delle serie e delle installazioni, collaborando sovente a dei progetti collettivi (è stata commissario aggiunto del progetto Rosige Zukunft in Germania), ella è restata una “sperimentatrice” navigando fra due rive, esponendo talvolta a Tunisi, talvolta a Berlino, Madrid, New York, o Parigi. Della sua fragilità, da tempo, ne ha fatto una forza. Un anno prima della rivoluzione, sfidava in

segreto la censura dello stato apponendo a Tunisi la menzione « free art » su dei pannelli pubblicitari. Più recentemente, ha denunciato la nuova insidiosa censura con una cronologia di incidenti, talvolta gravi, che avevano avuto come bersaglio gli artisti e la libertà di espressione: « Volevo che l’insieme di questi fatti diventasse di conoscenza pubblica, volevo anche dimostrare agli stranieri che cosa vivono quotidianamente gli artisti in Tunisia ». Una Tunisia della post-Rivoluzione in cui gli artisti e le persone di cultura non intendono essere dimenticati e continuano a pensare di avere un ruolo essenziale. Tunisia at Expo Milano 85


86 Tunisia at Expo Milano


Uncovering new talents He invented the Djerbahood village, the first Street Art’s living Museum

Traghettatore di talenti, Ha creato il villaggio Djerbahood, primo museo vivente della street Art. “After ‘Tour 13’, everyone was expecting me to make another tower”, he says. Tour 13 was a temporary exhibition of urban art in a residential tower block doomed to demolition in the 13th arrondissement of Paris, which saw a great popular and media success in 2014. Mehdi Ben Cheikh is a gallery owner specializing in street art. Born of a Tunisian father and a French mother, both professors at the School of Fine Arts in Tunis, he chose to make his homeland benefit from his fame and his acquaintances. The resulting project is “Djerbahood”, a new concept of street art museum, permanent, evolutionary and free, across a whole village: Erriadh on the island of Djerba. Mehdi feels as comfortable with the kids of Djerba as with sponsors and young artists. He managed to bring the project to completion thanks to his adaptability and enthusiasm against all odds. To overcome the prejudices of some people of the island, he had to explain and re-explain the project. At present, the inhabitants of the village have made the project their own, artists are in love with Djerba and many visitors come to explore Djerbahood and look for the 250 frescoes and graffiti by artists from Tunisia and around the world.

« Dopo la Tour 13, tutti si aspettavano che io ripetessi lo stesso progetto », racconta Mehdi Ben Cheikh. La Tour 13 era una mostra effimera di arte urbana nella torre residenziale destinata alla demolizione, nel 13° arrondissement di Parigi, che aveva riscosso nel 2014 grande successo popolare e mediatico. Gallerista specializzato nell’arte da strada, nato da padre tunisino e da madre francese, entrambi professori alla scuola di Belle Arti di Tunisi, Mehdi Ben Cheikh ha deciso di far trarre profitto al suo paese natale dalla sua fama e dalla sua rubrica. Così è nato “Djerbahood”, un nuovo concetto di museo della street Art, permanente, evolutivo e gratuito, su scala di un villaggio intero, Erriadh sull’isola di Djerba. A proprio agio tanto coi ragazzi di Djerba quanto con gli sponsors e i giovani artisti, Mehdi è riuscito a portare a termine il progetto grazie alla sua capacità di adattamento e al suo entusiasmo a tutta prova. Per sormontare i pregiudizi di alcuni abitanti, egli ha dovuto spiegare e rispiegare il progetto oggi adottato dal villaggio. Gli artisti hanno adorato Djerba, e i visitatori vi giungono numerosi alla ricerca dei 250 affreschi e graffiti realizzati dagli artisti tunisini e dal mondo intero.

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88 Tunisia at Expo Milano


Doing Business Fare affari

Tunisia at Expo Milano 89


Publi info

Casino Europe the new jewel in Tunisia Casino Europe, nuovo gioiello della Tunisia Casino Europe is the new jewel in Tunisia and the Mediterranean. This land-based casino is a first-class venue that offers luxury and excitement to professional players as well as recreational ones. Located in the heart of Sousse on the Boujaafar promenade, Casino Europe boasts a very elegant entrance that features a beautiful portico: the Tunisian architect and designer Nour Eddine Lajnef drew his inspiration from the ancient Greece. Before you even realize it, as you cross the doors to get inside, the detachment from the external world is a journey itself to a new different universe. Enhanced with an extensive use of marble and gilt, as well as some frescos inspired to Michelangelo’s, the outstanding interior of the building evokes the luster of the Renaissance era. At the lobby, the patrons are welcomed by a receptionist and directed to the main gaming area or to the Italian fine restaurant. The Casino has a good selection of traditional table games, including Roulette, Black Jack, Stud Poker and Punto banco. As for slots, it offers the latest from word leading suppliers such as IGT and Aristocrats. Casino Europe aims to be the foremost luxury venue in Tunisia: nongaming entertainments, such as the fine dining, the Bar and the live shows, will make its guests live a one of a kind experience. High-rollers will also have the access to the VIP floor that features a slot machines terrace, a private table gaming room and a glamorous balcony overlooking the main gaming area and the theatre.

90 Tunisia at Expo Milano

Casino Europe, nuovo gioiello della Tunisia e del Mediterraneo, rappresenta la destinazione d’eccellenza per gli amanti del gioco e del lusso. Si trova nel cuore di Sousse, precisamente sul lungomare Boujaafa, e vanta un ingresso molto elegante caratterizzato da un portico con un frontone sorretto da colonne di ordine Corinzio. L’architetto e designer tunisino Nour Eddine Lajnef si é ispirato all’architettura greca e all’arte rinascimentale. L’ingresso dell’edificio ci catapulta, in maniera quasi impercettibile, in un mondo che ricorda un grande passato storico-culturale. E’ possibile osservare l’estensivo uso del marmo e della doratura nonché di affreschi ispirati alle opere d’arte di Michelangelo. Alla reception, gli ospiti verranno accolti e indirizzati verso la sala principale dove il gioco e gli spettacoli teatrali accompagneranno l’intera serata; altri potranno invece deliziare delle pietanze che contraddistinguono il menu del ristorante italiano «Il Conte”. Il Casino offre una serie accurata di giochi da tavolo tradizionali, tra cui Roulette, Black Jack, Stud Poker e Punto Banco. Inoltre, é fiero di presentarvi le novità fornitegli dai produttori leader quali IGT e Aristocrats per quanto riguarda le Slot Machines. Casino Europe mira ad essere la perla della Tunisia e dell’intero Magreb, dove l’intrattenimento non si limita puramente al gioco. I High-rollers avranno accesso al piano VIP, che dispone di una terrazza «slot machines», di una sala privé con giochi da tavolo e di un balcone glamour con vista sulla sala principale e sul teatro.


Economy:

waiting for growth Economia : domani la crescita

In a recent report, the World Bank emphasised that “Tunisia holds enormous potential. A skilled workforce, including a relatively large number of foreign-educated graduates. A good public administration building on a tradition established since the time of President Bourguiba in the 1960s. Good road infrastructure across the country, such that most of the country (but not all) is well connected to urban centers. A good number of ports and airports. Good access to electricity, safe drinking water, and telecommunications. Its strategic

In un rapporto recente, la Banca Mondiale, sottolineava che « la Tunisia possiede un enorme potenziale. Una manodopera qualificata con un numero relativamente considerevole di laureati che hanno compiuto i loro studi all’estero. Una buona amministrazione pubblica edificata sulla tradizione introdotta durante il suo mandato dal Presidente Bourguiba negli anni ’60. Delle buone infrastrutture stradali in tutto il paese, al punto che quasi tutto il territorio nazionale (ma non l’insieme) è ben collegato con i centri urbani. Un buon numero di porti e di aereoporti. Un buon raccordo all’elettricità, accesso

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92 Tunisia at Expo Milano


© Nicolas Fauqué

geographic location gives it privileged access to the huge European market. And last but not least, the country has an established tripartite dialogue process on economic policies between government, trade union and employers’ federation. Tunisia has everything it needs to become the ‘Tiger of the Mediterranean’.” However, this same report, entitled “The unfinished revolution”, notices that this big potential has not yet been translated into practice in the field. Tunisia, says the World Bank, is an “economic paradox” as its achievements remain below the country’s real potential. Indeed, the political progress achieved during the three

all’acqua potabile, e telecomunicazioni. La sua strategica posizione geografica le dà un accesso privilegiato all’enorme mercato europeo. Infine, ultimo elemento ma non meno importante : il paese ha creato un processo di dialogo tripartito sulle politiche economiche fra il governo, i sindacati e la federazione dei datori di lavoro. La Tunisia ha tutto quello che è necessario per diventare la “Tigre del Mediterraneo”. » Questo stesso rapporto, intitolato “La rivoluzione incompiuta”, constata tuttavia che questo grande potenziale non si traduce ancora in fatti. La Tunisia, conclude la Banca Mondiale, costituisce un « paradosso economico » nella misura in cui le sue realizzazioni restano al di quà del reale potenziale del paese.

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post-revolution years had not allowed the removal of all barriers to growth that Tunisia could legitimately expect. Now, the last 2014 elections allowed the emergence of stable government and parliament whose motto is the revival of investment, both national – through the enactment of a law of national reconciliation – and international – through the upcoming vote of a new Code of Investments, more attractive than the one currently in force. The country is planning to carry out ambitious sectoral reform programmes such as the banking sector, tourism and agriculture. In the medium and long terms, Tunisia has set a growth target of 7% per year against 3.5% in 2014 and 4% expected in 2015.

In effetti i progressi politici realizzati durante i tre anni che hanno seguito la rivoluzione, non hanno reso possibile la soppressione di tutti gli impedimenti alla crescita alla quale la Tunisia avrebbe legittimamente potuto sperare. Attualmente, le ultime elezioni del 2014 hanno permesso l’avvento di un governo e di un parlamento stabili il cui leitmotiv è il rilancio dell’investimento, anche nazionale – grazie alla promulgazione di una legge di riconciliazione nazionale – e internazionale – attraverso il prossimo voto di un nuovo codice degli investimenti più attraenti di quello attualmente in vigore. Allo stesso modo il paese intende condurre degli ambiziosi programmi di riforma settoriale concernenti le banche, il turismo e l’agricoltura. A medio e a lungo termine la Tunisia si prefigge un obiettivo di crescita del 7% all’anno, contro il 3,5% del 2014 e il 4% previsto nel 2015.

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Industrial fabric in Tunisia Tessuto industriale in Tunisia 5,683 companies including 2,596 totally-exporting ones 5 683 imprese di cui 2 596 totalmente esportatrici

Textile and wearing apparel

Prodotti tessili e abbigliamento

Construction products, ceramic and glass

Food products

Settore agro-alimentare

Materiali da costruzione, vetro, ceramica

Mechanicals and basic metals Meccanica e metallurgia

Electric and electronic equipment Settore elettrico e elettronico

Chemicals and chemical products Settore chimico

Wood and wood products

Legno, sughero e mobile

Other manufacturing Altri settori Leather and footwear Cuoio e calzature

1806

1058

650

569

454

371

311

258

206

Source: Agency for the Promotion of Industry and Innovation - March 2015 Fonte: Agenzia per Promozione dell’Industria e dell’Innovazione - Marzo 2015

Companies with foreign investments Le imprese a partecipazione straniera 1,800 companies including 1,120 with a totally foreign capital

1 800 imprese di cui 1 120 a capitale interamente straniero 712

516 470 156

France

Francia

Italy

Italia

Germany

Germania

125

Belgium Belgio

Other Altri

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agriculture:

An increasingly exporting agriculture Un’agricoltura sempre più esportatrice

© Nicolas Fauqué

The Tunisian economy is structured around the three sectors of services (58% of the GDP, with 7% from tourism), industry (32% of the GDP) and agriculture. The latter, with only 10% of the GDP, has an important share in the country’s exports (10%). Tunisia is the world’s top exporter of dates and the second largest exporter of olive oil after the European Union. Food exports account for 26% of the agricultural GDP. Some Tunisian agricultural products (fresh and processed vegetables, fruits, olive oil, seafood etc.) benefit from the access to the European market. The agrifood industry has 5,692 enterprises employing more than 10 people, including 200 totally-exporting companies and 133 companies with foreign participation. Olive oil, one of the major agricultural export products, benefited this year from an exceptional output close to 300,000 tons, four times more than the previous year. Tunisia has about 1,700 oil mills, amongst

L’economia tunisia è strutturata intorno ai tre settori dei servizi (58% del PIL, di cui il 7% dovuto al turismo), dell’industria (32% del PIL) e dell’agricoltura. Quest’ultima con solamente il 10% del PIL, occupa un posto importante nelle esportazioni del paese (10%). La Tunisia è così la prima esportatrice mondiale di datteri e la seconda di olio di oliva dopo l’Unione europea. Le esportazioni di prodotti alimentari rappresentano il 26% del PIL agricolo. Alcuni prodotti agricoli tunisini (verdure fresche e trasformate, frutta, olio di oliva, prodotti ittici…) beneficiano dell’accesso al mercato europeo. L’industria agroalimentare annovera 5 692 imprese aventi un effettivo superiore a 10 persone, di cui 200 sono totalmente esportatrici e 133 a partecipazione straniera. L’olio di oliva, uno dei principali prodotti di esportazione agricola, ha beneficiato quest’anno di una produzione eccezionale che ha sfiorato le 300 000 tonnellate, ossia quattro volte più dell’anno precedente. La Tunisia annovera circa 1 700

Tunisia at Expo Milano 99


them a thousand mills are still using traditional pressing techniques. Since 2010, Tunisia has been accredited as an organic exporter to the EU market to which Tunisia exports 77% of its production of organic agriculture, in particular citrus, dates and olive oil. Indeed, the country is now devoting about 400,000 hectares (500,000 ha are planned in 2016) to organic farming, including 47% of olive groves and a thousand hectares of date palms.

frantoi, di cui un migliaio utilizza ancora le tecniche tradizionali di spremitura. Dopo il 2010, la Tunisia è accreditata quale esportatrice di olio di produzione biologica sul mercato dell’Unione Europea al quale è destinato il 77% della produzione dell’agricoltura biologica, in particolare di agrumi, di datteri e di olio di oliva. In effetti, il paese consacra ormai circa 400 000 ettari (500 000 previsti nel 2016) all’agricoltura biologica, di cui il 47% di uliveti e mille ettari di palme da dattero.

Main agricultural productions in Tunisia (tons) Le principali produzioni agricole in Tunisia (tonnellate)

4 287 500

Fruit and vegetables Frutta e verdura

1 284 000

1 088 000

1 100 000

352 000

189 500

100 000

Pomodori

Latte fresco

Olive da olio

Agrumi

Datteri

Prodotti ittici

Tomatoes

Fresh milk Olives for oil

Citrus

Dates

Seafood

Fonte: Agenzia per Promozione dell’Industria e dell’Innovazione - Marzo 2015

100 Tunisia at Expo Milano

© Nicolas Fauqué

Source: Agency for the Promotion of Industry and Innovation - March 2015


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102 Tunisia at Expo Milano


Useful information

Mediterranean Sea Bizerte Sejnane Ichkeul

Tabarka

Utique

Beja

Jendouba

Chemtou

Dougga

Oudhna

Thuburbo Majus

Zaghouan

Le Kef

Area / Superficie

Kelibia

163 155 sq. Km/ Km2

Coast line / Litorale

Nabeul Hammamet Enfidha Hergla El Kantaoui

Makthar

Sousse Monastir

Haïdra

ALGERIA

Kerkouane

Korbous

Tunis

Informazioni utili

El Haouaria

Sidi Bou Saïd Carthage

Ain Draham Bulla Regia

Ghar El Melah

Kairouan

Thala

Mahdia

Sbeïtla El Jem Kasserine Sidi Bouzid

Sfax

Chebika

Iles Kerkennah

Tamerza Metlaoui

Chott Gharsa

Nefta

Gafsa

Degache

Houmt-Souk

Tozeur Chott El Jerid

Kebili

Blidet Sabria

Ile de Djerba

Gabès Matmata

Douz

Tamezret

Zaafrane

Beni Khedache Ksar Haddada Ghomrassen Ksar Ghilane

Motorway Autostrada

Zarzis

Gightis

Medenine

Chenini

Tataouine

L I B YA

Midès

Remada

Railway Ferrovia Archaeological site Sito archeologico

El Borma

International airport Aeroporto internazionale Sea link (ferry) Traghetto

E S

0 10 20 30 40 50Km

Yacht harbour Porto turistico Oasis Oasi

N W

Borj el Khadhra

1 298 Km Climate / Clima Mediterranean (semi arid in the interior, arid in the South). Average températures : December 11.4°C, July 29.3°C. Mediterraneo (semiaride all’interno, aride nel Sud). Temperatura media : dicembre 11°4 C, luglio 29°3C. Population / Popolazione 10.7 million inhabitants/abitanti Time zone / Zona oraria GMT + 1 Capital / Capitale Tunis, Tunisi Main cities / Principali città Sfax, Sousse, Béja, Bizerte, Jendouba, Gabès, El Kef, Nabeul, Médenine, Kairouan… Public holiday / Festa Nazionale March 20 (Indep., 1956)/ Il 20 Marzo (Indipendenza 1956) Religion / Religione Moslems (98% of pop.), Jews, Christians Musulmani (98% della popolazione), Ebrei, Cristiani. Language / Lingua The Tunisian people converse in the Arabic language yet many speak French fluently. English, German and Italian are often spoken. I tunisini parlano l’arabo e spesso il francese. Sono spesso parlati anche l’inglese, il tedesco e l’italiano. International airports / Aeroporti internazionali Tunis, Monastir, Djerba, Sfax, Tabarka, Tozeur, Gafsa, Gabès, EnfidhaHammamet. Tunisia at Expo Milano 103


Currency / Moneta The Tunisian Dinar is divided into 1,000 millimes. It may neither be imported nor exported. Euro 1 = TND 2.2 approx. Il dinaro tunisino è diviso in 1000 millesimi. Si cambia solo in Tunisia. 1 euro = 2,2 dinari circa. Telephon / Telefono Country code 216 + number (8 digits) L’indicativo é il 216 + un numero di 8 cifre

Credit cards accepted/Carte di credito accettate Visa, MasterCard, Eurocard, Amex, Diner’s Club. Economic data / Dati economici • GDP: TND 60.5 billion • GDP growth: 3.7 % • Inflation rate: 4.4 % • Exports: TND 23.5 billion • Imports: TND 31.8 billion • PIL : 60,5 miliardi TND • Crescita del PIL : 3,7% • Tasso di inflazione : 4,4% • Esportazioni : 23,5 miliardi TND • Importazioni : 31,8 miliardi TND

Sociological data / Dati sociologici • Urban population: 66 % • Life expectancy: 74.7 years • Population growth rate: 1.29 % • Reproduction rate: 2.13 children per woman • Schooling rate 98.3 % (6-11 years) • Litteracy rate 77.1 % (10 years+)

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Useful links Collegamenti utili Cepex (Export Promotion Center) www.cepex.nat.tn Agricultural Investment Promotion Agency (APIA) www.apia.com.tn Agency for promotion Industry and Innovation (API) www.tunisieindustrie.nat.tn Ministry of Commerce www.commerce.gov.tn Ministry of Finance www.finances.gov.tn TTN (Tunisie TradeNet, the electronic single window of foreign trade) www.tradenet.com.tn Tunisian National Tourist Office www.beintunisia.com • Popolazione urbana : 66% • Speranza di vita : 74,7 anni • Tasso di crescita demografica : 1,29% • Indice di fecondità : 2,13 per donna • Tasso di di scolarizzazione : 98,3% (6-11 anni) • Tasso di alfabetizzazione : 77,1% (10 anni+)




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