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IL SARS-COV-2 E LE SUE CARATTERISTICHE
GALILEO GALILEI E ALAN TURING
Si può continuare a fare scienza quando si è vittima di pregiudizi?
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'Tutte le verità sono facili da capire una volta che sono state rivelate. Il difficile è scoprirle'' (G. Galilei)
Galileo Galilei e Alan Turing, nati a circa 340 anni di distanza l'uno dall'altro, apparentemente senza legami tra di loro, sono uniti dal medesimo destino.
Mettere a confronto la vita e l’esperienza scientifica di questi due grandi uomini può apparire un’operazione ardita, ma, a guardar bene, soffermandosi un momento a riflettere, se sono differenti nello spazio e nel tempo, sono estremamente simili nella passione con cui hanno affrontato le loro ricerche scientifiche, nonostante le difficoltà e le opposizioni. Entrambi, per amore della scienza e della scoperta, per la loro irrefrenabile voglia di dare una spiegazione ai perché della vita e della natura, hanno sofferto quando non è stata data loro la possibilità di proseguire nel lavoro iniziato. Infatti, sia Galileo sia Turing sono stati vittime di una morale ottusa e retrograda, una morale cristiana che non concepisce chi mette in dubbio l’ipse dixit, nel caso di Galileo, e di una morale puritana e bigotta che non comprende che l’orientamento sessuale non è una pregiudiziale per il lavoro e la ricerca.
In un tempo in cui non vi era una chiara distinzione tra sistema solare ed universo, Galileo dimostrò, con metodo scientifico, la veridicità della teoria sviluppata nel cinquecento dall’astronomo polacco Copernico, secondo la quale il Sole è al centro dell'universo e i pianeti, Terra inclusa, ruotano attorno ad esso. Così facendo, Galileo, come prima di lui Copernico, smentì la dottrina tolemaica, che affermava fosse la Terra a stare immobile e tutti gli altri pianeti e astri a girarvi intorno. La dottrina tolemaica era tuttavia la dottrina cosmologica di riferimento della Chiesa romana e questo in ragione della sua compatibilità con la concezione religiosa dell’uomo epicentro del creato divino. Per aver infranto il divieto di sostenere la teoria copernicana, Galileo fu processato dal Santo Uffizio di Roma e condannato per "veemente sospetto di eresia" al carcere con sette voti favorevoli su dieci; egli tuttavia non scontò la pena comminata perché il giorno successivo alla sentenza, il 22 giugno 1633, abiurò, rinnegando le idee alle quali si era infaticabilmente dedicato tutta la vita. In seguito all’abiura la pena fu commutata negli arresti domiciliari che lo scienziato pisano scontò presso la sua casa di Arcetri fino alla sua morte. Solo 359 anni dopo, il 31 ottobre 1992, la commissione di studio, istituita da papa Giovanni Paolo II per riesaminare il caso Galileo e accertare eventuali errori processuali, ha ammesso l’ingiusta condanna e ha riabilitato lo scienziato.
Nel 1952 toccò invece all’inglese Alan Turing subire un’ingiusta condanna. Matematico di professione, Turing fu assoldato dai servizi segreti inglesi durante la seconda guerra mondiale allo scopo di decifrare i messaggi scambiati tra le forze naziste, prodotti attraverso il complesso sistema crittografico chiamato “Enigma”. Per farlo, Turing costruì una macchina (primo prototipo dei moderni computer) capace di calcolare le combinazioni di cifratura della “Enigma” e di conoscere così in anticipo le mosse del nemico tedesco. Fu proprio grazie a questa che l'Inghilterra fu in grado di sconfiggere Hitler.
Alla fine della guerra, però, Turing non fu celebrato come avrebbe dovuto; al contrario fu arrestato il 31 marzo 1952 e condannato con l’accusa di oltraggio al pudore, poiché omosessuale. Pur di sfuggire al carcere, egli accettò di sottoporsi ad un pesante trattamento ormonale, equivalente, in realtà, alla castrazione chimica: ciò gli consentì di proseguire il suo lavoro di matematico, ma certo non di essere felice. La “cura”, infatti, iniziò a modificare il suo corpo ed il suo animo ironico e allegro iniziò pian piano a incupirsi, lasciando posto alla depressione. Il 7 giugno 1954, Alan Turing si suicidò, a soli 41 anni, mangiando una mela intrisa di cianuro.
Solo nel 2017, il Parlamento britannico, emanando la ''Alan Turing Law'', ha chiesto pubblicamente scusa per tutte le condanne per omosessualità e, a parziale compensazione per quanto fatto, a partire dal prossimo 23 giugno, sulla nuova banconota da 50 sterline vi sarà il volto proprio di Turing.
Galileo e Turing, per amor del proprio lavoro, si sono visti costretti a rinnegare la propria persona e i propri studi, pur di avere la possibilità di continuare a dedicarsi ad essi. È assurdo pensare che ciò che è diverso possa essere visto come pericoloso. L'articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti umani, sostiene che
“ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. Nonostante ciò, vi sono tutt'oggi Paesi in cui la libertà di espressione è assolutamente negata, dove si è perseguitati se si ha un credo religioso o politico, un orientamento sessuale o un'opinione differente da quella imposta.
Per quanto tempo ancora ciò che è diverso da noi, ciò che ci fa paura deve essere annullato? Quante occasioni di crescita, di sviluppo perderà l’umanità perché troppo oscurata dal pregiudizio? Il diverso non deve essere reato, non deve far paura: è ciò che permette il progresso della società, mettendola alla prova.