11 minute read

INTERNET OF THINGS IOT: UN MERCATO DA 6 MILIARDI

IOT: UN MERCATO DA 6 MILIARDI

UNA RICERCA DELL’OSSERVATORIO IOT DEL POLITECNICO DI MILANO CI RACCONTA DI UNA CRESCITA LEGATA A SERVIZI E DATI. L’INDUSTRY 4.0 SEGNA UN GAP TRA GRANDI AZIENDE E PMI. PER FAR CRESCERE LE SMART CITY SERVE UNA COLLABORAZIONE TRA SETTORE PUBBLICO E STARTUP.

DI MAURIZIO ERMISINO

UN MERCATO DA 6,2 MILIARDI DI EURO. SONO QUESTE LE CIFRE DEL MERCATO DELL’INTERNET OF THINGS IN ITALIA NEL 2019, E DIMOSTRANO UNA CRESCITA RISPETTO AL 2018, IN CUI SI PARLAVA DI UN MERCATO DI 5 MILIARDI DI EURO. È partito da questo dato il convegno ‘Internet Of Things: Il futuro parte da qui’, organizzato dall’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano e svolto in streaming lo scorso 7 aprile. È una crescita importante, del 24% rispetto all’anno precedente, che è sostenuta da un fatturato di aziende che operano nel mercato dell’Internet Of Things, in settori come automotive, industria 4.0, contatori del gas. Il primo trend di crescita è legato ai servizi che alimentano per il 37% (+28% rispetto al 2018) il mercato dell’IoT per un fatturato di 2,3 miliardi di euro. Si tratta di servizi legati a oggetti connessi che fanno evolvere l’offerta. Enel e Italgas, infatti, hanno ideato dei contatori gas ed elettrici di seconda generazione che non solo inviano i dati sui consumi, ma permettono alle aziende, inviando dei dati sul loro funzionamento, di mettere in campo una manutenzione predittiva. Ma pensiamo anche al mondo dell’assistenza agli anziani: grazie alle tecnologie dell’IoT oggi è possibile un monitoraggio in remoto, video consulti con i medici, avvisi che ricordano di prendere farmaci, consegna di farmaci a domicilio. Pensiamo ai negozi che oggi sono chiusi e non vedono una sorveglianza attiva: è possibile un servizio di sorveglianza con centrali operative 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 in caso di tentativi di infrazione in uffici o magazzini. Quanto alle consegne, in Cina la startup Neolix ha studiato un metodo di consegne con mezzi a guida completamente autonoma che non prevedono un operatore e quindi riducono i contagi. Le tecnologie dell’IoT stanno portando anche un’evoluzione dei modelli di business: oggi, più che di vendita, per certi beni si parla di pay-per-use e pay-per-performance. Toyota, con il suo pay-per-drive connected, grazie ad alcuni sistemi che raccolgono e trasmettono i dati, non fa acquistare semplicemente l’auto, ma modifica rate e pagamenti a seconda dei chilometri percorsi. Così come oggi esistono sistemi di illuminazione pagati a seconda del consumo e macchinari industriali pagati in base al loro utilizzo. Un secondo trend è quello dei dati. Parliamo di un mercato di 30 miliardi di euro a livello mondiale. Grazie ai dati è possibile creare un prodotto migliore attraverso i feedback forniti da un prodotto connesso. Esiste, ad esempio, una startup, Cooler Things, che offre frigoriferi connessi ai punti vendita in modo che possano monitorare il livello delle scorte alimenti, studiare i comportamenti degli utenti e offrire promozioni mirate. Un’altra, Nickelytics, ha pensato di trasformare taxi e altri mezzi di trasporto in ‘cartelloni pubblicitari’ in mo

vimento: GPS e algoritmi AI tengono traccia di chi osserva la pubblicità per fare retargeting sui canali social. Ma cosa ne pensano i consumatori italiani? Il 57% attribuisce un valore importante, o fondamentale, ai dati. Molto più dei francesi. Ma è anche aumentata la preoccupazione per la privacy e la sicurezza dei dati personali. Se nel 2015 si diceva preoccupato il 27% dei consumatori, il dato è raddoppiato nel 2019: 54%. La partita, per le aziende, allora è tutta nelle strategie di protezione dei dati in un mercato che sta evolvendo.

GLI AMBITI APPLICATIVI IN ITALIA: SMART METERING, SMART CAR, SMART HOME Quali sono gli ambiti applicativi dell’internet delle cose? Il mercato delle utility nel 2019 è stato il principale ambito di crescita, + 19%. Parliamo di Smart Metering, cioè dei contatori elettrici e gas di seconda generazione. Per quanto riguarda il gas, abbiamo 12,7 milioni di contatori installati, di cui 3,2 nel 2019, nel mass market (sono il 58% del totale), e 500.000 contatori installati, di cui 30.000 (6%) nel 2018, in ambito industriale (hanno raggiunto il 100%). Per quanto riguarda l’elettricità, ci sono 13,7 milioni di contatori connessi (di cui 5,7 milioni nel 2019), cioè il 37% del parco complessivo. Nel 2020 la crescita sarà ancora trainata dall’elettrico. E ci aspettiamo una crescita dello Smart Metering nei settori del calore e dell’acqua. L’ambito della Smart Car è in crescita del 14% rispetto al 2018, e ha un valore di 1,21 miliardi di euro. Auto e utility insieme valgono il 50% del mercato complessivo. È interessante l’aumento della diffusione delle auto connesse: nel 2019 sono il 40%, cioè 16,7 milioni di auto, (nel 2018 erano il 36%). Come? Con soluzioni come i box gps con finalità assicurative (sono 10,5 milioni, il 63%, +9% sul 2018), ma ci sono anche auto cosiddette nativamente connesse (sono 6,2 milioni) grazie a SIM (13%, +47% sul 2018) o bluetooth (24%, +33% vs 2018). L’altro 50% del mercato è composto da svariati ambiti. Quello che sta crescendo di più è quello della Smart Home (+40%): cresce il mercato, che vale 530 milioni di euro, trainato in primis dagli Smart Speaker (18% del mercato), e poi gli ambiti degli elettrodomestici (16%), dell’illuminazione (7%) e del riscaldamento (12%). Il consumatore si sta evolvendo: non conta infatti solo l’acquisto, ma il fatto che sono sempre di più i consumatori che hanno sentito parlare di Smart Home: il 68% (+9% rispetto all’anno precedente) delle persone ha degli oggetti connessi in casa e il 64% (+10%) è in grado installarli in maniera autonoma. Gli altri settori in crescita sono la Smart Factory (+40% rispetto al 2018) e la Smart City (+32%). E poi l’agricoltura, la salute, il retail, lo Smart Building.

INDUSTRY 4.0 E SMART FACTORY: IL GAP TRA GRANDI AZIENDE E PMI Uno degli ambiti applicativi più importanti dell’Internet Of Things è la Smart Factory, cioè l’Industry 4.0. Ma se, tra le grandi aziende, la quasi totalità ha sentito parlare delle soluzioni IoT per l’in

LA SMART FACTORY È UNO DEGLI AMBITI APPLICATIVI PIÙ IMPORTANTI DELL’IOT, MA RESTA UN FORTE DIVARIO TRA LE GRANDI AZIENDE E LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE.

GIULIO SALVADORI, DIRETTORE DELL’OSSERVATORIO INTERNET OF THINGS SCHOOL OF MANAGEMENT – POLITECNICO DI MILANO.

dustria 4.0 (97%, dato in crescita rispetto al 95% di un anno fa), sono le piccole e medie imprese a conoscerle poco: solo il 39%. È il livello di conoscenza che i manager hanno in materia che non è elevato: il livello di conoscenza medio per le grandi aziende è del 6,4% e per le piccole e medie imprese del 6,2%. Se parliamo di progetti avviati a proposito di IoT, nelle grandi aziende il 54% lo ha fatto nel periodo 2017-2019, mentre il 79% delle PMI non lo ha fatto. Il gap, insomma, rimane importante. Per quanto riguarda il futuro, tra le grandi aziende l’80% ha in programma di avviare progetti di questo tipo, e la percentuale sale al 92% per chi ha avviato già dei progetti: chi ha iniziato a toccare con mano è propenso a continuare su questa strada. Tra le PMI una su due (49%) ha in mente di avviare progetti in questa direzione. Per tutte, sia il presente sia il futuro si baserà su un insieme di soluzioni cablate e wireless. Ma in che ambiti verrà usato l’Internet Of Thing nella Smart Factory 4.0? Soprattutto per progetti di manutenzione preventiva o predittiva (18% e 14%), ma anche per material handling (14%), l’energy management (12%), per il controllo qualità (12%), l’ottimizzazione della produzione (11%), la gestione della produzione (9%) e la sicurezza sul lavoro (8%). Quali sono i driver che spingono le grandi aziende all’utilizzo dell’IoT? In testa ci sono i benefici di efficienza e efficacia (69% e 46%), mentre scende la motivazione degli incentivi del piano nazionale (38%, -8% rispetto al 2018), ma cresce la volontà di sperimentare nuove soluzioni (34%, +14%). Tra le PMI rimangono al primo posto i benefici di efficienza ed efficacia (49% e 23%), ma sale la motivazione del miglioramento dell’immagine aziendale (40%), che vuol dire posizionarsi come azienda innovativa, valorizzare il proprio brand. Anche gli incentivi del piano nazionale sono importanti (24%). Ma solo il 5% delle PMI che ha realizzato i progetti IoT ha poi quantificato questi benefici. Quanto ai dati raccolti con gli strumenti IoT, in tanti casi sono poco utilizzati (35%) o non utilizzati per nulla (10%).

ANGELA TUMINO, DIRETTRICE DELL’OSSERVATORIO INTERNET OF THINGS SCHOOL OF MANAGEMENT – POLITECNICO DI MILANO.

GIOVANNI MIRAGLIOTTA, RESPONSABILE SCIENTIFICO DELL’OSSERVATORIO INTERNET OF THINGS SCHOOL OF MANAGEMENT – POLITECNICO DI MILANO.

Quasi la metà delle aziende non sfrutta ancora i dati raccolti nei progetti Industrial IoT.

SMART CITY: CITTÀ ECOSOSTENIBILI, IN COLLABORAZIONE CON LE STARTUP Quello delle Smart City che viene descritto dalla ricerca del Politecnico è un mondo di luci e ombre. Da un lato è un ambito che sta crescendo molto, con l’aumento del numero di progetti. Il 42% dei comuni ha avviato almeno un progetto di Smart City negli ultimi tre anni. È una crescita del 6% rispetto al periodo 2016-2018: il 31% dei comuni ha avviato 1 o 2 progetti, l’11% dei comuni ne ha avviati 3 o più. Il 58% nessuno. Ma in ogni caso si registra una crescita a livello di maturità: molti progetti non si fermano più solo allo stato di sperimentazione (61% tra analisi preliminari e progetti pilota), ma c’è un 39% di progetti esecutivi: +19% rispetto al triennio 2016-2018. Il problema di questi progetti è che sono portati avanti ancora in maniera indipendente (il 54%): sono progetti a compartimenti stagni che comunicano poco all’interno dello stesso comune, e poco anche tra vari comuni. Cresce comunque il livello di innovazione grazie alle nuove tecnologie legate all’IoT e ai benefici di efficienza ed efficacia che portano. Un caso interessante è quello del Comune di Firenze, che ha elaborato un progetto di irrigazione dei parchi pubblici. Grazie a sensori, algoritmi e all’Intelligenza Artificiale il sistema decide quando è il momento giusto per irrigare, la quantità d’acqua e il momento migliore per effettuare la manutenzione. L’impegno di queste tecnologie da parte dei comuni, oggi, è soprattutto nei settori della sicurezza (60%), dell’illuminazione intelligente (58%) e della raccolta dei rifiuti (48%). Guardando al domani, i comuni pensano a una Smart City che risolva i problemi della mobilità, dalla gestione dei parcheggi (54%) alla gestione del traffico (50%). Oltre alle luci, come detto, ci sono le ombre, cioè una serie di barriere che frenano lo sviluppo di progetti di Smart City, dalla mancanza di competenze (56%) a quella delle risorse economiche (47%), anche se decrescono (-9% e -15%) rispetto all’anno precedente. A crescere, invece (+21%) è il problema della complessità burocratica (38%). Il tasso di comuni che non conosce le reti LPWA diminuisce: è del 32%, contro il 60% del 2018. Quali sono i driver che spingono i comuni verso il mondo delle Smart City? A guidare il cambiamento è la ricerca di un miglioramento dei servizi offerti (79%) e l’introduzione di nuovi servizi (51%). Ma coerentemente con la nuova ondata green, ecco che il driver più in crescita è quello della sostenibilità ambientale: il 38% dei comuni interpellati (l’8% in più rispetto al 2018) la indica tra le motivazioni. E qui possiamo immaginare una città intelligente che in un futuro prossimo applichi la tecnologia alla raccolta rifiuti. Con le tecnologie IoT è possibile lavorare sull’ottimizzazione dei percorsi di raccolta, legati a cestini intelligenti, con la possibilità di monitorarne il riempimento e intervenire in caso di degrado. Ma anche di rimodulare la tariffazione in base a ciò che viene differenziato o meno. Con tecnologie di questo tipo è possibile ridurre i costi. Su un comune di 100mila abitanti, ad esempio, è stato calcolato che si andrebbero a risparmiare oltre 200mila euro per quanto riguarda i percorsi degli operatori, che equivarrebbe a risparmiare 378 ore di trasporto l’anno. E in questo modo si avrebbe anche una riduzione di diverse tonnellate di CO 2 : per la precisione 2.129 tCO 2 /anno. Ma è evidente che quello delle Smart City è uno di quei casi in cui l’unione fa la forza. E la chiave per vederle finalmente nascere non può che essere la collaborazione tra pubblico e privato: i comuni devono collaborare con diversi attori. È stato allora chiesto con che tipo di realtà sarebbero interessati a interagire. Tra le collaborazioni già avviate ci sono le aziende municipalizzate (38%), gli altri comuni (31%), università e centri di ricerca (29%). Ma è importante il dato che ci dice che nel futuro i comuni vorrebbero collaborare con startup innovative (52%) e fornitori di servizi (50%).

SMART CONNECTED PRODUCT: IL CASO TECHNOGYM Un ultimo sguardo va dato agli Smart Connected Products, cioè a quei prodotti in grado di scambiare informazioni, tramite la loro connessione, riguardo al loro stato. Sono poche le aziende italiane in grado di diventare leader mondiali nel loro ambito. Una di queste è Technogym. Oggi è in grado di offrire un valore che non è dato da quello che offre un semplice dispositivo, ma dalla fitness experience. Si parla infatti di Technogym Ecosystem: prodotti fitness intelligenti e connessi, legati a MyWellness, la cloud e app dedicate all’utente finale e agli operatori di settore. MK

This article is from: