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sindromi epilettiche

Epilessia temporale mesiale benigna Uno studio sull’integrità del corpo calloso

> Maria Eugenia Caligiuri, Andrea Cherubini, Laura Mumoli, Edoardo Ferlazzo, •

Umberto Aguglia, Aldo Quattrone, Antonio Gambardella, Angelo Labate

Demenze

Esordio di una malattia con corpi di Lewy con un episodio di delirium Presentazione di un caso clinico

> Alessandra Codemo, Cristina Ruaro, Carlo Gabelli •

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Anno XIII - n. 1 - 2017

Lega italiana contro l’epilessia

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Un docufilm per ridare speranza ai pazienti epilettici

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DEMENZE gli interventi non farmacologici sui sintomi comportamentali IPERURICEMIA quali effetti sul rischio cardiovascolare e renale DIABETE DI TIPO 2 le evidenze sul ruolo protettivo del consumo di caffè PSORIASI LIEVE-MODERATA progressi nel trattamento topico

MP

Periodico di aggiornamento e informazione in collaborazione con

CLINICA

Le Miopatie metaboliche Approccio diagnostico e terapeutico

> Antonio Toscano, Emanuele Barca, Mohammed Aguennouz, Anna Ciranni, Fiammetta Biasini, Olimpia Musumeci

TERAPIA

Profilassi dell’emicrania Principi generali e farmaci

> Domenico D’Amico

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64° AAN ANNUAL MEETING

Le novità dal Congresso dei neurologi americani

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I farmaci in fase avanzata di sviluppo per la SM

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Le modalità di pagamento sono le seguenti Bollettino di c.c.p. n. 94697885 intestato a: M e P Edizioni - Medico e Paziente srl Via Dezza, 45 - 20144 Milano Bonifico Bancario Beneficiario: M e P Edizioni IBAN: IT 70 V 05584 01604 000000023440 Specificare nella causale l'indirizzo a cui inviare la rivista


Anno XIII - n. 1 - 2017

Anno XIII - n. 1 - 2017

MP

Periodico della M e P Edizioni Medico e Paziente srl Via Dezza, 45 - 20144 Milano Tel./Fax 024390952

Sommario In ricordo di Antonio

info@medicoepaziente.it Direttore Responsabile Antonio Scarfoglio direttore commerciale Carla Tognoni carla.tognoni@medicoepaziente.it abbonamenti Per le informazioni sugli abbonamenti telefonare allo 024390952 redazione Folco Claudi, Anastasia Zahova segreteria di redazione Concetta Accarrino Hanno collaborato a questo numero Umberto Aguglia, Maria Eugenia Caligiuri, Andrea Cherubini, Alessandra Codemo, Edoardo Ferlazzo, Carlo Gabelli, Antonio Gambardella, Angelo Labate, Laura Mumoli, Cesare Peccarisi, Aldo Quattrone, Cristina Ruaro

progetto grafico e impaginazione Elda Di Nanno Stampa Graphicscalve, Vilminore di Scalve (BG) Comitato scientifico Giuliano Avanzini, Milano Giorgio Bernardi, Roma Vincenzo Bonavita, Napoli Giancarlo Comi, Milano Ferdinando Cornelio, Milano Fabrizio De Falco, Napoli Paolo Livrea, Bari Mario Manfredi, Roma Corrado Messina, Messina Leandro Provinciali, Ancona Aldo Quattrone, Catanzaro Nicola Rizzuto, Verona Vito Toso, Vicenza

Comitato di redazione Giuliano Avanzini, Milano Alfredo Berardelli, Roma Giovanni Luigi Mancardi, Genova Roberto Sterzi, Milano Gioacchino Tedeschi, Napoli Giuseppe Vita, Messina

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Una grande passione per la medicina e per l’editoria. Il filo conduttore della storia professionale di Antonio Scarfoglio è tutto in questa grande motivazione e assoluta indipendenza. Con un cognome importante nella storia dell’editoria italiana (era discendente di Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao) Antonio si era costruito in autonomia un’eccezionale competenza e professionalità partendo dalla base, dal lavoro di redattore scientifico, cominciato con il boom dell’editoria medica italiana e proprio alla Edifarm, la casa editrice che nel 1975 ha lanciato Medico e Paziente, di cui molti anni dopo sarebbe diventato direttore ed editore. La Neurologia italiana, lanciata nel 2005, è uno dei tanti suoi progetti. Colleghi e amici conoscono bene la sua straordinaria capacità di trovare nella sterminata letteratura medica internazionale e dei congressi gli argomenti più interessanti, le tendenze e gli sviluppi più promettenti in tutti i settori della medicina. La sua passione per l’editoria è andata anche oltre. Antonio è stato collaboratore e amico di editori d’arte e cultura, come Vanni Scheiwiller, e ha lavorato a prestigiose collane librarie. Inutile fare un elenco, quello che conta è il suo stile di lavoro mai superficiale, sempre motivato e preciso, come dev’essere quello di un editore di qualità. Uno stile di cui sono eredi naturali la casa editrice fondata da Antonio e la redazione di Medico e Paziente, che intende proseguire anche nel suo nome sulla strada che l’ha portata a essere una delle testate più conosciute e amate dai medici italiani.

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sindromi epilettiche

Epilessia temporale mesiale benigna Uno studio sull’integrità del corpo calloso

Maria Eugenia Caligiuri, Andrea Cherubini, Laura Mumoli, Edoardo Ferlazzo, Umberto Aguglia, Aldo Quattrone, Antonio Gambardella, Angelo Labate

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Esordio di una malattia con corpi di Lewy con un episodio di delirium Presentazione di un caso clinico

Alessandra Codemo, Cristina Ruaro, Carlo Gabelli

rubr ich e

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news dalla letteratura news farmaci news dalle associazioni la neurologia italiana

numero 1 2017

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NEWS dalla letteratura I. Toldo, M. Rattin, P.A. Battistella et al.

Cefalea in età evolutiva: la prima survey italiana che valuta efficacia e tollerabilità delle diverse opzioni di trattamento ❱❱❱ Eur J Paediatr Neurol 2016 Dec 31; doi: 10.1016/j. ejpn.2016.12.009 (Epub ahead of print) Valutare l’impiego, la tollerabilità e l’auto-percezione dell’efficacia dei trattamenti è importante al fine di ottimizzare le strategie terapeutiche nei giovani pazienti cefalalgici. Ed è proprio questo l’obiettivo della survey multicentrica retrospettiva, che è stata condotta da 13 Centri per lo studio della cefalea in età evolutiva. Sono stati inclusi 706 pazienti con cefalee primarie; tra questi 637 presentavano una singola forma di cefalea (76 per cento emicrania e 24 cefalea di tipo tensivo). È stato somministrato un questionario ad hoc, per la raccolta dei dati clinici. L’età media era 12 anni. I farmaci più comunemen-

te usati negli attacchi acuti erano paracetamolo e FANS (ibuprofene, in particolare), impiegati rispettivamente dal 76 e 46 per cento dei ragazzi. I triptani venivano usati dal 6 per cento degli emicranici e dal 13 per cento degli adolescenti con emicrania, e mostravano un profilo di efficacia migliore sia rispetto ai FANS che al paracetamolo. Farmaci a scopo preventivo venivano usati dal 19 per cento degli emicranici e dal 3 per cento dei soggetti con cefalea tensiva. Tra gli emicranici, la flunarizina era maggiormente impiegata (18 per cento), seguita dagli antiepilettici e dal pizotifene. Da quanto riferito dai pazienti, pizotifene era il farmaco meglio tollerato e il più efficace. Tra le opzioni non farmacologiche, la melatonina e altri nutraceutici venivano utilizzati dal 10 e 32 per cento dei soggetti, dimostrando buona efficacia e tollerabilità. Il ricorso a terapie non farmacologiche in prevenzione (tecniche di rilassamento, biofeedback ecc.) era limitato al 10 per cento dei pazienti. Secondo gli Autori, i FANS e nello specifico ibuprofene, dovrebbero essere preferiti al paracetamolo nel trattamento in acuto, dato che mostrano generalmente un migliore profilo di efficacia e tollerabilità. I triptani come prima o seconda scelta potrebbero essere utilizzati con maggiore frequenza per il trattamento delle acuzie negli adolescenti emicranici. Sul fronte delle terapie non farmacologiche in prevenzione, alcune linee

R. Vasta, A. Nicoletti, M. Zappia et al.

Gli effetti collaterali che si manifestano durante un test da carico in acuto di L-dopa potrebbero costituire un utile strumento in sede di diagnosi differenziale tra malattia di Parkinson e parkinsonismi atipici ❱❱❱ PlosOne 2017; 12(2): e0172145. Doi: 10.1371/journal.pone.0172145 La somministrazione in acuto di una dose di L-dopa (Acute levodopa challenge - ALC) può essere predittiva della risposta cronica alla terapia e rappresentare potenzialmente un valido ausilio per la diagnosi differenziale fra malattia di Parkinson e parkinsonismi. Il lavoro qui presentato, condotto da un gruppo di ricerca dell’Università di Catania, si proponeva di valutare gli effetti collaterali derivanti da ALC sia in malati di Parkinson sia in pazienti con forme atipiche. Il test è stato effettuato in 34 soggetti con MP de novo e 29 soggetti con parkinsonismi (10 con atrofia sistemica multipla, 12 con paralisi sopranucleare progressiva, e 7 con degenerazione corticobasale), e gli effetti collaterali associati sono stati registrati per entrambi i gruppi in studio. Ed ecco i risultati. Nel gruppo di pazienti con forme atipiche l’incidenza di effetti avversi è stata maggiore rispetto a quanto osservato tra i soggetti MP (64,3 per cento vs 23,5, p =0,002), con un OR (odds ratio) aggiustato di 4,36 (CI 95 per cento 1,4013,5). Scorporando i dati, si osserva una maggiore frequenza tra i soggetti affetti da atrofia sistemica multipla (90 per cento); i pazienti con paralisi sopranucleare progressiva hanno sperimentato eventi avversi nel 41,7 per cento dei casi, e quelli con degenerazione corticobasale nel 57 per cento. Gli Autori sulla base di queste osservazioni concludono che gli effetti collaterali associati al test da carico acuto di L-dopa sono di più frequente riscontro tra i pazienti con parkinsonismi atipici, e questo da un lato potrebbe essere di aiuto per preparare meglio il paziente al test, e dall’altro potrebbe costituire un segnale utile in sede di diagnosi differenziale.

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numero 1 · 2017 la neurologia italiana


e n i l n o

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i e n t e b a s t a i s c r i ve rs i z a p e o c i d e iM Pe r r ic ev e r e l a n e w s l e t t e r d ent e .i t i z a p e o c i d e w.m on line al s it o ww n f o @ m e d i c oepa z ie nt e. i t i a l i a m e o z o pp ur e c o m u n i c a r e i l p r o p r i o i n d i r i z


NEWS dalla letteratura guida pediatriche ne raccomandano l’uso in prima linea per le cefalee primarie, e secondo gli Autori, l’impiego dovrebbe esserne incentivato. Per comprendere meglio tuttavia quali siano gli approcci di trattamento ottimali, sono indispensabili studi su casistiche più ampie. A. Pezzini, M. Grassi, A. Padovani et al.

Uno studio caso-controllo valuta gli effetti del trattamento con statine e della colesterolemia totale sul rischio di emorragia intracerebrale ❱❱❱ Journal of Neurology, Neurosurgery&Psychiatry 2016; 87: 924-9 Il legame tra terapia con statine e rischio di emorragie intracerebrali (ICH) è oggetto di discussione, ma quale sia effettivamente il contributo di questi agenti ipolipemizzanti nella relazione tra livelli di colesterolo e incidenza di ICH è un ambito poco studiato. Lo studio condotto da ricercatori di diversi centri nell’ambito del Multicenter Study on Cerebral Haemorrhage in Italy (MUCH-Italy), ha voluto indagare proprio questi aspetti. In un’analisi caso-controllo, pazienti con ICH sono stati confrontati con soggetti senza stroke, appaiati per età e sesso, e sono stati esaminati gli effetti che potessero avere i livelli di colesterolo totale e l’uso di statine sul rischio di emorragia intracerebrale. Lo studio ha incluso 3.492 pazienti con emorragia intracerebrale (età media 73+/-12,7 anni; 56,6 per cento uomini) e 3.492 soggetti controllo. L’analisi ha confermato una relazione inversa tra livelli di colesterolo totale e ICH. È stata osservata un’interazione statistica tra colesterolemia e uso di statine sul rischio di emorragia (OR per interazione 1,09, CI 95 per cento 1,05-1,12). L’aumento dei livelli di colesterolo correlava con una riduzione del rischio di ICH all’interno della stratificazione per statine: in particolare, ogni 0,26 mmol/l di aumento dei livelli di colesterolo è stato associato con un 13 per cento di diminuzione del rischio di emorragia (OR medio 0,87, CI 95 per cento 0,86-0,88). Gli utilizzatori di statine presentavano un aumento del rischio, del 54 per cento, rispetto ai non utilizzatori (OR 1,54 CI 95 per cento 1,31-1,81). L’effetto protettivo della colesterolemia nei confronti dell’ICH veniva attenuato dalle statine in particolar modo a livello delle aree dei lobi cerebrali. Gli Autori concludono che il trattamento con statine e la colesterolemia totale interagiscono sul rischio di emorragia intracerebrale, e il “peso” di tali effetti sembrerebbe più evidente in alcune aree del cervello, come i lobi, piuttosto che in altre.

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M. Paroni, V. Maltese, J. Geginat et al.

Sclerosi multipla: identificato un meccanismo molecolare che apre la strada verso terapie sempre più selettive e gravate da minore tossicità ❱❱❱ The Journal of Allergy and Clinical Immunology 2017; doi: http://dx.doi.org/10.1016/i.jaci.2016.11.045 Un recentissimo studio condotto da alcuni centri milanesi (Istituto Romeo ed Enrica Invernizzi, Università di Milano, Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico) evidenzia un nuovo meccanismo molecolare alla base della sclerosi multipla (SM), e apre così la strada verso la messa a punto di terapie più selettive. La ricerca si è proposta di identificare e caratterizzare in persone con SM, non trattate o trattate con fingolimod o natalizumab e in controlli sani, le cellule T potenzialmente patogene e le cellule T che invece sono importanti perché proteggono da infezioni virali. Allo scopo sono state analizzate le cellule T-helper CD4+ in campioni di sangue periferico e di fluido cerebrospinale per la produzione di citochine, l’espressione genica, la plasticità, il potenziale di homing e l’autoreattività e la reattività nei confronti di antigeni virali. I ricercatori hanno riscontrato che nelle persone affette da SM relapsing-remitting, le cellule immunitarie autoreattive Th1/Th17 della memoria centrale si espandono, attaccano il sistema nervoso centrale e promuovono le ricadute, mentre le cellule Th1 svolgono un’importante funzione di sorveglianza immunitaria, proteggendo l’organismo da possibili infezioni virali. Questi risultati sono significativi perché evidenziano, per la prima volta, un meccanismo cellulare cruciale che è alla base della SM. Poter distinguere le cellule patogenetiche da quelle che invece hanno una funzione protettiva è un passo molto importante verso lo sviluppo di terapie mirate. Un aspetto critico delle attuali terapie per il paziente affetto da sclerosi multipla è infatti la potenziale tossicità. A fronte di un’ottima efficacia dal punto di vista clinico, potrebbe esserci il rischio che tali trattamenti inducano riattivazioni virali, costringendo alla sospensione del trattamento stesso e complicando ulteriormente l’approccio al paziente. Questo studio rappresenta quindi un importante passo in avanti per indirizzare l’immunoterapia della sclerosi multipla verso una medicina di precisione, che permetta di colpire esclusivamente le cellule del sistema immunitario diventate patogene e di lasciare inalterate invece quelle con funzione protettiva verso i virus.


I QUADERNI

di Medico & Paziente

A partire dal mese di gennaio 2017 è disponibile il secondo Quaderno dedicato al DIABETE

Come ricevere i Quaderni di Medico e Paziente Tutti gli abbonati di Medico e Paziente riceveranno gratuitamente il Quaderno Chi sottoscrive un nuovo abbonamento alla rivista Medico e Paziente al costo di 20,00 euro riceverà gratuitamente il Quaderno In assenza di abbonamento è possibile richiedere il Quaderno versando un contributo di 9,00 euro comprensivo di spese di spedizione Le modalità di pagamento sono le seguenti:

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Sindromi epilettiche

Epilessia temporale mesiale benigna Uno studio sull’integrità del corpo calloso L’impiego di tecniche di MRI avanzate ha evidenziato che nei pazienti con MTLE le alterazioni delle strutture cerebrali si estendono oltre il lobo temporale, e in particolare si riscontrano a livello del corpo calloso Maria Eugenia Caligiuri2, Andrea Cherubini2, Laura Mumoli1, Edoardo Ferlazzo1,2, Umberto Aguglia1,2, Aldo Quattrone1,2, Antonio Gambardella1,2, Angelo Labate1,2 1. U.O. di Neurologia, Università Magna Graecia, Catanzaro 2. Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare, CNR (IBFM-CNR), Catanzaro

L’

epilessia del lobo temporale mesiale refrattaria (rMTLE) rappresenta la più comune forma di epilessia farmacoresistente con esordio in età adulta. Tale patologia è spesso accompagnata da sclerosi ippocampale (1-3), caratterizzata in risonanza magnetica (MRI) da atrofia dell’ippocampo e alterato segnale nell’ippocampo, nelle sequenze FLAIR o T2 pesate (4,5). I pazienti con rMTLE e sclerosi dell’ippocampo sono quelli più frequentemente identificati come candidati a un trattamento chirurgico. Purtroppo, però, anche dopo la resezione di porzioni di lobo temporale, il 40 per cento dei soggetti operati continua a soffrire di crisi epilettiche debilitanti e a essere farmacoresistente (6). Sfortunatamente, non esistono biomarkers che permettano di riconoscere precocemente quali siano i soggetti che risponderanno in maniera ottimale dopo l’intervento chirurgico, e per questo motivo è di grande interesse la ricerca in vivo di marker affidabili di refrattarietà, che possano aiutare il medico non solo nella scelta del trattamento antiepilettico farmacologico, ma anche nell’identificazione dei migliori candidati a un precoce intervento chirurgico. Altra distinzione che non è possibile effettuare al momento della diagnosi, è quella tra pazienti che svilupperanno refrattarietà ai farmaci e pazienti la cui malattia, invece, seguirà un decorso benigno (bMTLE) (7,8). I pazienti con bMTLE, definiti e ampiamente studiati dal nostro gruppo nel corso dell’ultimo ventennio, sono caratterizzati da esordio delle crisi epilettiche

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in età adulta, talora storia personale o familiare di convulsioni febbrili, presenza di sporadiche crisi epilettiche parziali semplici, come le auree viscero-sensoriali o il deja-vu, ed elevata responsività ai farmaci. Circa il 20-40 per cento dei pazienti affetti da bMTLE presenta altresì in MRI la sclerosi ippocampale dapprima sempre considerata marker di farmacoresistenza (9).

Obiettivi dello studio Nel corso degli ultimi 20 anni, attraverso l’utilizzo di metodi MRI avanzati, si è inoltre osservato come, nonostante il focus epilettogenico si trovi nel lobo temporale dei pazienti con MTLE, le alterazioni delle strutture cerebrali si estendono oltre il lobo temporale (extra-temporale, nuclei sottocorticali, cervelletto ecc.), e sono spesso indipendenti dalla presenza di sclerosi ippocampale e dalla responsività ai farmaci (7,9-12). Tra le strutture che sono state più frequentemente identificate come sede di alterazione tissutale c’è il corpo calloso (CC), un grande fascio di sostanza bianca che connette le aree corticali omologhe dei due emisferi cerebrali. Per questo motivo, il CC rappresenta la principale via per il trasferimento interemisferico di informazioni (ma anche per la propagazione dell’attività epilettica da un emisfero all’altro) ed è composto da famiglie distinte di fibre, a seconda di quali siano le regioni di corteccia cerebrale connesse: per esempio, nella sua porzione centrale il CC è composto dalle fibre motorie, i cui assoni sono molto


Figura 1. Rappresentazione grafica dell’analisi automatizzata che ha permesso l’estrazione di misure quantitative del corpo calloso a partire da dati MRI multimodali

Note: CC, corpo calloso; FLAIR, FLuid Attenuated Inversion Recovery; DTI, Diffusion Tensor Imaging; FA, anisotropia frazionaria; MD, diffusività media.

spessi per la presenza della guaina mielinica, mentre nella parte anteriore è attraversato da fibre cognitive, più sottili, ma anche più numerose rispetto alle fibre più spesse. Sebbene la presenza di danno del CC nei pazienti con MTLE sia interessante, non è stato chiarito se le alterazioni tissutali osservate siano dovute alla refrattarietà ai farmaci, alla durata di malattia, o alla sindrome epilettica stessa. A questo proposito, i pazienti con bMTLE rappresentano una risorsa molto preziosa per lo studio dei correlati della malattia: infatti, essendo questi pazienti caratterizzati da lunghi periodi di assenza di crisi, si

può escludere che eventuali alterazioni trovate in questo gruppo siano dovute all’attività anormale dei neuroni che generano la crisi stessa. Recentemente abbiamo confrontato le caratteristiche del CC tra pazienti con rMTLE, bMTLE e soggetti sani (13). Per raggiungere l’obiettivo sono stati utilizzati dati multimodali MRI, che ci hanno permesso di ottenere misure di integrità strutturale (spessore del fascio) e microstrutturale (indici di diffusione, legati all’integrità degli assoni nervosi) relative al corpo calloso. la neurologia italiana

numero 1 2017

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Sindromi epilettiche Metodi I pazienti arruolati in questo studio presentavano le caratteristiche cliniche e demografiche riportate in Tabella 1. Pazienti e soggetti sani si sono sottoposti a un protocollo avanzato MRI, che prevedeva l’acquisizione di immagini anatomiche e pesate in diffusione. Tramite una sequenza di elaborazioni completamente automatizzata (Figura 1), per ciascun soggetto è stata valutata la presenza di sclerosi ippocampale ed è stato identificato il corpo calloso, in particolare la sua sezione più Figura 2. Risultati dell’analisi tra gruppi La mappa colorata dal verde al rosso indica le regioni in cui è stato rilevato un danno significativo (p <0,05) nei pazienti refrattari rispetto ai benigni e ai controlli.

centrale (mid-sagittale). Successivamente, lungo il profilo del fascio sono stati selezionati 50 punti equidistanti, per ciascuno dei quali sono state estratte tre misure: spessore del fascio, diffusività media (MD, il cui aumento è considerato indice di danno tissutale) e anisotropia frazionaria (FA, la cui diminuzione è associata a danno delle fibre nervose). Il campionamento dei 50 punti ha permesso di studiare il fascio nella sua interezza, senza l’imposizione di suddivisioni a priori che avrebbero potuto provocare una perdita di informazioni. Una volta estratti i valori di queste tre metriche (spessore, MD e FA) lungo l’intero profilo del CC, è stato possibile confrontarle nei tre gruppi (soggetti sani, rMTLE e bMTLE).

Risultati La Figura 2 mostra i risultati dei confronti statistici applicati ai nostri dati, dai quali è emerso che: a) tra bMTLE e controlli sani non esiste alcuna differenza statisticamente significativa; b) il profilo del CC presenta delle alterazioni nei pazienti con rMTLE, non solo rispetto ai soggetti sani, ma anche rispetto ai pazienti con bMTLE; c) le alterazioni, sia di spessore che microstrutturali, sono localizzate in regioni precise del fascio, e in particolare nello splenio (parte posteriore del CC, attraversato proprio dalle fibre che connettono i due lobi temporali), e nella porzione anteriore; d) delle tre metriche analizzate, la FA, che è indice di integrità delle fibre, è quella che sembra meglio caratterizzare il danno nei pazienti con rMTLE.

Discussione

Note: FA, anisotropia frazionaria; MD, diffusività media

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È importante notare che nell’analisi statistica condotta in questo lavoro, durata di malattia e presenza di sclerosi ippocampale sono state inserite come covariate di non-interesse, e per questo motivo i risultati trovati sembrano essere caratteristici della refrattarietà piuttosto che della sindrome epilettica. In virtù di questo, il danno riscontrato nei pazienti con rMTLE potrebbe essere causato dalle crisi epilettiche ricorrenti, dagli effetti dei vari farmaci antiepilettici che assumono, da fattori precipitanti iniziali, o da altri fattori complessi. Il nostro studio ha dimostrato che le alterazioni del tessuto cerebrale in presenza di refrattarietà non sono spazialmente limitate al lobo temporale e all’ippocampo, ma che, indipendentemente dalla presenza di sclerosi ippocampale e dalla durata di malattia, tali alterazioni si estendono in altre regioni del cervello, e in particolare in zone prefrontali, sensorimotorie e nel corpo calloso (7-9, 11-14). La ricerca di potenziali marker di refrattarietà è cruciale al fine di permettere al medico di poter caratterizzare la sindrome epilettica di ogni singolo paziente in maniera precisa e precoce, specialmente per evitare tentativi multipli con farmaci antiepilettici inefficaci e nell’ottica della pianificazione di un trattamento chirurgico.


Tabella 1 Dati clinici, elettroencefalografici e di MRI nei pazienti bMTLE e rMTLE bMTLE n =79

rMTLE n =61

p-value

Sesso (%)

54 F (68%)

32 F (53%)

0,082

Età (anni)

43,2 ±14,8

45,2 ±12,4

0,392

Età d’esordio (anni)

25,8 ±16,8

23,4 ±17,9

0,424

Durata di malattia (anni)

17,5 ±12,2

21,8 ±14,7

0,071

Convulsioni febbrili, num (%)

10 (13%)

12 (20%)

0,465

Unilaterale destro

18

23

0,082

Unilaterale sinistro

34

24

0,790

Bilaterale

11

9

1

Normale

16

5

0,081

Destra

13

15

0,327

Sinistra

10

12

0,370

Bilaterale

0

0

-

Assente

56

34

0,094

EEG inter-ictale

Sclerosi ippocampale

Note: bMTLE, epilessia del lobo temporale mesiale benigna; rMTLE, epilessia del lobo temporale mesiale refrattaria. I soggetti sani che rappresentavano il gruppo di controllo erano 134 (73 donne; età media e deviazione standard: 44,8 ±15,5 anni).

Bibliografia 1. Babb TL, Brown WJ. Pathological findings in epilepsy. In Engel J Jr (Ed) Surgical treatment of the epilepsies. New York: Raven, 1987: 511–540. 2. Meencke HJ, Veith G. Hippocampal sclerosis in epilepsy. In Luders H (Ed) Epilepsy surgery. New York: Raven, 1991: 705–715. 3. Gloor P. Mesial temporal sclerosis: historical background and an overview from a modern perspective. In Luders H (Ed) Epilepsy surgery. New York: Raven, 1991: 689–703. 4. Cascino GD, Jack CR Jr, Parisi JE et al. Magnetic resonance imaging-based volume studies in temporal lobe epilepsy: pathological correlations. Ann Neurol 1991; 30: 31–36. 5. Jackson GD, Connelly A, Duncan JS et al. Optimizing the diagnosis of hippocampal sclerosis using MR imaging. AJNR Am J Neuroradiol 1993; 14: 758–762. 6. McIntosh AM, Kalnins RM, Mitchell LA et al. Temporal lobectomy: long-term seizure outcome, late recurrence and risks for seizure recurrence. Brain 2004; 127: 2018–2030. 7. Labate A, Cerasa A, Gambardella A et al. Hippocampal and thalamic atrophy in mild temporal lobe epilepsy: a VBM study. Neurology 2008; 71: 1094–1101. 8. Labate A, Gambardella A, Andermann E et al. Benign mesial temporal lobe epilepsy. Nat Rev Neurol 2011; 7: 237–240. 9. Labate A, Ventura P, Gambardella A et al. MRI evidence of mesial temporal sclerosis in sporadic ‘‘benign’’ temporal lobe epilepsy. Neurology 2006; 66: 562–565. 10. Keller SS, Roberts N. Voxel-based morphometry of temporal lobe epilepsy: an introduction and review of the literature. Epilepsia 2008; 49: 741–757. 11. Labate A, Cerasa A, Aguglia U et al. Voxel-based-morphometry of sporadic epileptic patients with mesio-temporal sclerosis. Epilepsia 2010; 51: 506–510. 12. Labate A, Cherubini A, Tripepi G et al. White matter abnormalities differentiate severe from benign temporal lobe epilepsy. Epilepsia 2015; 56: 1109–1116. 13. Caligiuri ME, Labate A, Cherubini A et al. Integrity of the corpus callosum in patients with benign temporal lobe epilepsy. Epilepsia 2016; 57(4): 590–596. 14. Labate A, Cerasa A, Aguglia U et al. Neocortical thinning in “benign” mesial temporal lobe epilepsy. Epilepsia 2011; 52: 712–717.

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Demenze

Esordio di una malattia con corpi di Lewy con un episodio di delirium Presentazione di un caso clinico Alessandra Codemo, Cristina Ruaro, Carlo Gabelli Centro Regionale per lo studio e la cura dell’Invecchiamento Cerebrale, Azienda Ospedale Università di Padova

La malattia con corpi di Lewy presenta all’esordio aspetti clinici sfumati ad andamento fluttuante. Pur rappresentando la seconda causa di demenza tra gli anziani la diagnosi risulta troppo spesso tardiva, solo quando il quadro clinico florido soddisfa una gran parte dei criteri diagnostici classici (1). Il paziente Un ferroviere in pensione di 65 anni viene ricoverato presso un reparto di medicina per acuti nel marzo 2012 per la comparsa di dolore e gonfiore al ginocchio sinistro, associato a febbre. Viene diagnosticata una artrite settica con segni di flogosi locale e generale. Il paziente viene sottoposto a trattamento con antibioticoterapia empirica e antinfiammatori. Nel corso della seconda giornata di ricovero sviluppa uno stato confusionale in cui si alternano momenti di agitazione a disorientamento senza agitazione (delirium di tipo misto). Mostra fluttuazioni dello stato di vigilanza e disorientamento temporo-spaziale complicato da episodi di allucinazioni visive (microzoopsie). L’episodio perdu-

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ra alcuni giorni nel corso dell’ospedalizzazione. Una volta a domicilio, dopo la risoluzione dell’episodio artritico, i familiari rilevano delle sfumate modificazioni delle condizioni cognitive del paziente che si prolungano nei mesi successivi. In particolare, mostra impaccio in alcune attività complesse, maggiori difficoltà nel mantenere l’attenzione. Riferiscono che il paziente “da quando è tornato a casa...non è più lo stesso”.

Valutazione anamnestica, clinica e strumentale All’anamnesi il paziente non presenta familiarità per patologie neurodegenerative. Il padre è deceduto all’età di 61 anni per cause belliche. La madre è deceduta all’età di 79 anni con sospetti sfumati disturbi di memoria, ma in precedenza, aveva sofferto di episodi ischemici transitori. Secondogenito di quattro figli maschi, un fratello soffre di disturbo depressivo maggiore. Ha conseguito un diploma tecnico, ex ferroviere ora a riposo, coniugato, vive con la moglie, ha una figlia che vive in modo indipendente. Dopo il pensionamento ha mantenuto molte attività sociali (coro, volontariato, teatro). Non ha mai fumato, nè assume alcolici eccetto rari casi. Peso e appetito nella norma. Iposmia. Riporta di avere un sonno irregolare. Da alcuni anni presenta stipsi importante. È stata diagnosticata un’ipertensione arteriosa ora in controllo farmacologico con ACE-inibitori, ha sofferto di un pregresso trauma cranico non commotivo. Nella primavera del 2013 viene eseguita una serie di controlli neurologici :


• EEG: lieve prevalenza di attività lenta a 6-7 Hz, scarsamente reagente, senza evidenti asimmetrie. Il ritmo alfa è presente solo sporadicamente, l’iperpnea e lo stimolo luminoso intermittente non modificano il tracciato. Conclusioni: anomalie diffuse dell’attività elettrica cerebrale. • RM cerebrale senza mdc: quadro nella norma per l’età (Figura 1) • Mini Mental State Examination 28/30 punteggio grezzo • Frontal Assessment Battery 11/18 • Matrici Progressive di Raven 20/36 Il paziente mostra di essere consapevole dei problemi segnalati dai familiari e appare depresso, tuttavia mantiene gli interessi e attività usuali, e continua l’attività di podismo amatoriale che pratica da diversi anni. Il disturbo presentato è classificato come Mild Cognitive Impairment non amnesico. Nel febbraio 2014 viene sottoposto a PET cerebrale con FDG che rileva una netta riduzione della fissazione del tracciante in sede temporo-occipitale bilateralmente con relativo risparmio del cingolo posteriore, nettamente ipocaptanti inoltre entrambi gli emisferi cerebellari, nei limiti il gradiente di concentrazione a livello dello striato. Nella primavera del 2014 il paziente e i familiari richiedono una rivalutazione delle condizioni neurocognitive per un peggioramento di alcuni sintomi. Appare più rallentato e a tratti assente. Riporta di avere incubi vividi, spaventosi, talvolta mispercezioni visive al risveglio (gli sembra di vedere delle persone nella stanza da letto). La moglie riferisce che il marito parla nel sonno. Decide di rivolgersi alla nostra struttura per una rivalutazione del caso.

nia, nella norma il tono muscolare, come pure la MOE. ECG. Ritmo sinusale 60 bpm, blocco di branca destro completo. Gli esami ematochimici generali risultano tutti nella norma (esame emocromocitometrico, conta leucocitaria, VES, glicemia, creatininemia, Na, K, AST e ALT e GGT. Pure nella norma CPK, omocisteina, colesterolemia e HDL colesterolo, TSH, concentrazioni di vitB12, acido folico, esame urine. Proteina C reattiva elevata (11,8 mg/l). Viene rivalutato sul piano clinico generale e viene diagnosticata una artrite da microcristalli. Alla prima valutazione NPS completa, eseguita a ottobre del 2014 (Tabella 1), emergono deficit delle funzioni esecutive e in particolare di attenzione divisa e sostenuta, in paziente che presenta rallentamento ideativo e in minor misura motorio. Nel corso dell’esame emergono allucinazioni visive, marcate note d’ansia e deflessione del tono dell’umore. Generalmente nella norma i compiti visuopercettivi e visuospaziali della batteria VOSP; conservate le abilità di memoria a lungo termine e di prassia costruttiva. Viene eseguito follow-up neuropsicologico a distanza di sei mesi dal quale emergono lievi fluttuazioni polisettoriali (più evidenti alla FAB) e iniziali difficoltà prassico-costruttive e di apprendimento verbale. Mantiene un atteggiamento critico verso mispercezioni visive e allucinazioni nonché consapevolezza della fluttuazione delle proprie performance cognitive. Nel settembre 2014 si decide di far effettuare una SPET DaT Scan che dimostra una netta ipocaptazione in corrispondenza dello striato destro in toto, specie posteriormente, del putamen sinistro, specie posteriormente e lieve ipocaptazione del caudato omolaterale (Figura 2). Viene posta diagnosi di malattia con corpi di Lewy.

All’anamnesi il paziente riferisce che gli episodi allucinatori occorsi nel 2012, durante l’episodio di delirium, non contenevano solo Figura 1. RM (marzo 2013) microzoopsie (millepiedi), ma anche immagini complesse e dettagliate, “... guardando fuori vedevo nel parcheggio le auto che arrivavano ed entravano una dentro l’altra e continuavano ad arrivare...ma questo non è possibile!” o ancora “le mattonelle si sollevavano dal pavimento ed io avevo il terrore di camminarci sopra. Ho battuto i piedi per terra e poi sono partito, nessuno si è accorto [del pavimento deforme] solo io lo vedevo”. Il paziente appare estremamente angosciato nel riferire tali episodi. All’esame neurologico: marcia spedita eseguita su tronco rigido, riduzione dell’ammiccamento palpebrale e disfo-

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Demenze

Tabella 1

Valutazione neuropsicologica

Esame eseguito in due sedute

Mini Mental State Examination (MMSE)

cut off

p.g.

p.c.

p.e.

24

27

25

26,50

33,5

33,25

--

35 / 40

--

Test di Digit Span Forward

4,26

6

6,23

4

Test di Corsi Forward

3,75

4

4,25

1

Test del Breve Racconto

8

(9+11)/2=10

12,5

3

Test di Appr. supra-span verbale - riev. MLT totali

37

87

85

2

Test di Appr. supra-span verbale - riev. MLT non casuali

3

23

21

2

Test di Appr. supra-span verbale - riev. differita

2,25

8

7,75

3

Test della Figura Complessa di Rey - Rievocazione

6,20

18

19,03

N

Frontal Assessment Battery (FAB)

13,5

12

12,4

0

Test dei Gettoni Test di Denominazione (da: Esame del Linguaggio, I)

Test delle Matrici Attenzionali

4

31

33

31,25

1

Trail making Test – parte A

>93

68

48

3

Trail making Test – parte B

>282

352

284

0

Trail making Test – B-A

>186

284

236

0

18

22/28

24

2

4,50

10

9,75

3

Test di Fluenza Fonemica

17

26

30

3

Test di Fluenza Semantica

25

17

21

0

>180”

2”

--

N

Test di Digit Span Backward

2,65

4

4,28

3

Test di Corsi Backward

3,08

4

4,06

3

Test delle Matrici Progressive di Raven (Serie A AB, B) Test di Classificazione di Weigl

Picture Interpretation Test (PIT)

Test di Prassia Ideativa – Mano Dominante

--

10/10

--

Test di Prassia Ideativa – Bucco-Facciale

--

9/10

--

Test della Figura Complessa di Rey - Copia

28

34

34,32

Disegno di un Orologio

18

18

--

Visual Object and Space Perception Battery - Screening test

15

20

--

N

VOSP - Incomplete letters

16

18

--

N

VOSP - Silhouettes

15

24

--

N

VOSP - Object decision

14

16

--

N

>14

9

--

N

VOSP - Dot counting

8

10

--

N

VOSP – Position discrimination

18

20

--

N

VOSP - Number location

7

4

--

P

VOSP - Cube analysis

6

8

--

N

>5

6/15

--

--

VOSP - Progressive Silhouettes

Geriatric Depression Scale (GDS)

N

Note: p.g., punteggio grezzo; p.c., punteggio corretto; p.e., punteggio equivalente; 0, patologico; 1, ai limiti inferiori della norma; 2,3,4, normale; N, nella norma; P, patologico.

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Andamento della malattia e risposta alla terapia farmacologica

Figura 2. SPET DaT Scan (settembre 2014)

Il paziente presenta frequenti allucinazioni visive, anche nelle ore diurne, improvvise e spesso spaventose e violente (ad esempio persone con il coltello). Viene iniziata terapia con rivastigmina orale (1,5 mg x2 al dì) che tuttavia è stata mal tollerata per comparsa di nausea e dolenzia agli arti inferiori. Il quadro migliora dopo sostituzione della rivastigmina orale con la forma transdermica e l’introduzione di memantina 20 mg al dì, trazodone 75 mg alla sera e sertralina 100 mg. Nell’estate 2016 si assiste a un peggioramento della sintomatologia: presenta alterazione del riconoscimento dei familiari (fenomeno di Capgras), alterato riconoscimento del proprio domicilio. Un tentativo domiciliare di aumentare il dosaggio di rivastigmina patch a 9,5 mg si associa a insorgenza di vomito ripetuto. Manifesta i segni di un’infezione delle vie urinarie in presenza di diverticoli vescicali per vescica neurogena. Peggioramento della sintomatologia motoria con evidenza di una sindrome extrapiramidale acineticorigida. Nel novembre 2016 è ricoverato per un ciclo di riabilitazione e aggiustamento terapeutico. Viene introdotta clozapina a basso dosaggio e levodopa a basso dosaggio mantenendo memantina 20 mg e rivastigmina transdermica da 13,3 mg ottenendo un soddisfacente controllo della sintomatologia.

Discussione del caso La malattia con corpi di Lewy, definita sin dall’inizio come un quadro clinico fluttuante e di non facile riconoscimento (1) può presentare quadri clinici all’esordio atipici con manifestazioni di tipo psicotico o declino co-

gnitivo rapidamente ingravescente (2). Il caso descritto presenta dei sintomi clinicamente riferibili a un’iniziale patologia neurodegenerativa in corrispondenza di un episodio flogistico acuto che viene interpretato come un delirium, ma non viene adeguatamente segnalato né valorizzato come possibile prodromo di malattia. Fujishiro H e collaboratori (3) hanno descritto un caso simile di un’anziana paziente in cui il delirium ha preceduto un declino cognitivo che poi è stato classificato come malattia con corpi di Lewy limbica confermata dal riscontro neuropatologico. Talvolta può essere difficile capire se il delirium rappresenti o meno un fenomeno isolato. Tuttavia se l’episodio confusivo si prolunga oltre le 24/48 ore appare ragionevole rivalutare il paziente sotto il profilo cognitivo a distanza di 3-6 mesi per capire se sia presente o meno un disturbo cognitivo che richieda adeguato approfondimento. L’uso del neuroimaging nucleare permette di migliorare le capacità di giungere a una diagnosi precoce e di intervenire con maggiore tempestività e specificità sui sintomi (4-5).

Bibliografia 1. McKeith IG et al. Consensus guidelines for the clinical and pathologic diagnosis of dementia with Lewy bodies (DLB): report of the Consortium on DLB International Workshop. J of Alz Dis 2006. 2. Saint-Aubert L, Pariente J, Dumas H et al. Case report of Lewy body disease mimicking Creutzfeld-Jakob disease in a 44-year-old man. BMC Neurology 2016; 16: 122. 3. Fujishiro H, Kawakami I, Oshima K et al. Delirium prior to dementia as a clinical phenotype of Lewy body disease: an autopsied case report. Int Psychogeriatr 2016; 16: 1-3. 4. McCleery J, Morgan S, Bradley KM et al. Dopamine transporter imaging for the diagnosis of dementia with Lewy bodies. Cochrane Database Syst Rev 2015; 30: 1. 5. Bonanni L, Cagnin A, Agosta F et al. The Italian Study dementia with Lewy bodies study group (DLB-SINdem): toward a standardization of clinical procedures and multicenter cohort studies design. Neurol Sci 2016; 13.

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NEWS farmaci terapia

Il dolore nella malattia di Parkinson L’associazione dell’ossicodone con il suo antagonista naloxone permette di controllare efficacemente la sintomatologia dolorosa nei pazienti parkinsoniani senza apprezzabili effetti collaterali

T

ra i sintomi della malattia di Parkinson, il dolore cronico è uno dei più comuni: colpisce infatti più del 60 per cento dei pazienti. Non è solo correlato alle fluttuazioni motorie e ai movimenti involontari, ma è anche di tipo centrale, secondario alle alterazioni dell’apparato muscolo-scheletrico, nocicettivo neuropatico e cronico, che spesso si somma ad altre comorbilità. Eppure, nonostante la sua prevalenza e il suo significativo impatto sulla qualità della vita dei malati, il dolore cronico dei parkinsoniani è spesso sottostimato e trattato in modo inappropriato, ricorrendo in molti casi alla somministrazione di farmaci dopaminergici. Il 26 novembre scorso, la celebrazione della Giornata nazionale del Parkinson è stata l’occasione per richiamare l’attenzione su questo problema e sulla prospettiva, apertasi recentemente, di cambiare il paradigma del trattamento analgesico. Nel 2015 la rivista Lancet

Neurology (Trenkwalder C et al. Lancet Neurol 2015 Dec; 14[12]: 1161-70) ha infatti pubblicato i risultati di un ampio studio di fase II, controllato, in doppio cieco denominato PANDA, disegnato per valutare il profilo di sicurezza e di efficacia dell’associazione dell’oppioide ossicodone con il suo antagonista naloxone. Il campione era costituito da un totale di 202 pazienti afferenti a 47 centri di sette Paesi diversi, con età media di 67 anni, affetti da Parkinson di entità medio-grave (stadio di Hoehn e Yahr compreso tra II e IV) e con dolore severo almeno di grado 6 sulla scala NRS da 0 a 10. I soggetti sono stati randomizzati a ricevere il trattamento con ossicodone-naloxone alla dose di 5/2,5 mg (N =93) o un placebo (N =109) per 16 settimane. Per quanto riguarda l’efficacia, il trattamento ha dimostrato di poter ridurre la sintomatologia dolorosa maggiore rispetto al placebo di almeno il 30 per cento in circa la metà dei pazienti (48 per cento). A beneficiare maggiormente dell’analgesia sono risultate in particolare il dolore notturno e il dolore muscoloscheletrico. Inoltre, nel gruppo di trattamento con ossicodone-naloxone, sono diminuite anche ansia e depressione, due disturbi spesso associati al Parkinson, ed è calato il ricorso alla somministrazione di levodopa al bisogno. L’associazione è risultata ben tollerata,

anche grazie ai bassi dosaggi impiegati: gli effetti sulla funzione gastrointestinale e sul sonno sono rimasti entro un livello accettabile, soprattutto in confronto con quanto avviene con altri oppiacei. “Il neurologo generalmente tratta il dolore del malato parkinsoniano potenziando la terapia a base di farmaci dopaminergici, che il paziente già assume: gli oppiacei sono utilizzati raramente, sia perché fino a poco tempo fa mancavano dati scientifici a riguardo sia perché molti di noi temono gli effetti collaterali, quali la sedazione e la costipazione, soprattutto in una popolazione fragile come quella affetta da Parkison”, ha spiegato Antonio Pisani, professore associato di Neurologia dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Milano. Ulteriori risultati positivi sono emersi da un piccolo studio osservazionale in aperto, condotto presso l’Università di Roma Tor Vergata su pazienti con dolore moderato severo, trattati per otto settimane con ossicodone-naloxone. Dei 14 soggetti che hanno completato lo studio, otto (56 per cento) hanno riferito un miglioramento della sintomatologia dolorosa superiore al 30 per cento. Neppure in questo caso costipazione e sedazione sono aumentati in modo significativo. A cura di Folco Claudi

Invecchiamento cerebrale

Un laboratorio virtuale per conoscere il declino cognitivo

R

icco di contenuti, educativo e semplice da consultare. Tutto questo è racchiuso nel sito web (http://illuminati.cristalfarma.it/) realizzato da Cristalfarma per diffondere la cultura su temi importanti e attuali legati ai problemi di memoria, invecchiamento cerebrale e declino cognitivo. Si tratta di una sorta di laboratorio virtuale che ha lo scopo di informare in merito ai fattori di rischio del declino cognitivo e soprattutto di valorizzare la prevenzione come opportunità di protezione. Basta un semplice click per entrare in contatto con queste tematiche; inoltre è possibile mettere alla prova le proprie abilità cognitive nell’area dedicata ai giochi per la mente. Bastano pochi passaggi per avere una visione immediata, chiara e aggiornata su quello che accade quando il cervello invecchia e su cosa possiamo fare per “nutrirlo”. Le cinque sezioni del sito (Il cervello invecchia, Che cos’è il declino cognitivo, Fattori di rischio, La prevenzione, Giochi per la mente) sono arricchite da approfondimenti e infografiche, scaricabili facilmente in formato pdf.

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Un strumento in piĂš per il Medico Il supplemento di Medico e Paziente, destinato a Medici di famiglia e Specialisti Algosflogos informa e aggiorna sulla gestione delle patologie osteo-articolari, sulla terapia del dolore e sulle malattie del metabolismo osseo


NEWS farmaci AIFA Una guida online sulla prescrizione dei farmaci in gravidanza

“F

armaci in gravidanza”: è questo il nome dell’iniziativa che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha realizzato allo scopo di sottolineare l’importanza di “curarsi anche in gravidanza”, in modo corretto e appropriato al fine di tutelare la salute della mamma e del bambino. Il progetto è articolato su due fronti, coinvolgendo da un lato le pazienti e future mamme, dall’alto i clinici, sia specialisti che medici di famiglia. Tra gli obiettivi dichiarati, vi è quello di correggere una percezione distorta, ancora radicata nell’opinione pubblica, che lega secondo un principio di causa-effetto l’impiego del farmaco con la comparsa di effetti teratogeni sul feto, ostacolando così la possibilità di vivere una gravidanza serena ed esponendo a possibili rischi legati alla mancanza, invece che alla presenza, di cure. Il sito internet www.farmaciegravidanza.gov.it, colonna portante del progetto, permette di consultare liberamente un database che riporta, per ciascuno dei principali farmaci, rischi e benefici nel corso della gravidanza e dell’allattamento consentendo così di formulare prescrizioni con maggiori informazioni, sia per il clinico, sia per la paziente. Nel sito dell’Aifa viene sottolineato come l’idea del progetto sia nata dall’esigenza di informare sull’importanza di un uso corretto e appropriato dei farmaci nel corso della gravidanza con l’obiettivo di tutelare la salute della donna e del bambino, e di garantire il mantenimento e il recupero della salute stessa. Il sito è organizzato in una sezione dedicata agli operatori sanitari e una per la neomamma. La parte dedicata al medico che, viene ricordato nel sito, ha l’esclusiva responsabilità clinica della scelta del trattamento farmacologico per una paziente gravida, comprende indicazioni su una lista di circa 300 farmaci, e su alcune delle principali patologie che si possono riscontrare nella pratica clinica. Nella sezione dedicata ai farmaci l’operatore può trovare per ciascun principio attivo o gruppo farmacologico presenti, sintetiche informazioni relative alle indicazioni cliniche, alla farmacocinetica, alla capacità di passare la barriera placentare e di concentrarsi nel circolo fetale e al fatto che il suo utilizzo possa essere indicato in gravidanza o che viceversa la sua assunzione sia stata associata a rischi. Vengono poi offerti con maggiori dettagli un riassunto aggiornato dei dati sull’impiego di ciascun principio attivo nel corso del primo trimestre di gravidanza e dei due successivi, e degli eventuali rischi associati. Nel caso di farmaci che, nonostante espongano a un certo rischio di malformazioni, debbano essere comunque impiegati, come nel caso di alcuni antiepilettici, vengono anche fornite indicazioni per minimizzare il rischio. La sezione relativa alle patologie comprende un’ottantina di malattie comuni che potrebbero essere riscontrate e gestite nel corso di una gravidanza. Per ciascuna di queste è possibile trovare una scheda che, dopo una brevissima definizione e descrizione, ne riporta l’andamento nel corso della gravidanza e offre indicazioni sulla sua gestione.

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RICERCA La plasticità cerebrale si mantiene per anni, dopo la nascita

L

a Società italiana di neurologia (Sin) ha recentemente diffuso con un comunicato i risultati di un interessante lavoro pubblicato sulla rivista Science (Gomez et al. Microstructural proliferation in human cortex is coupled with the development of face processing, Science 5 january 2017), secondo cui la plasticità del cervello si manifesterebbe fino quasi ai 30 anni di età. La ricerca mette in relazione diretta nell’essere umano, lo sviluppo della capacità di riconoscere i volti con lo sviluppo anatomico di una regione specializzata della corteccia cerebrale, individuabile nella faccia inferiore del lobo temporale. L’analisi è stata realizzata mediante tecniche di risonanza magnetica all’avanguardia e ha permesso di verificare come un’abilità sempre maggiore nel riconoscimento dei volti, a partire dall’infanzia fin quasi ai 30 anni, si associa con un aumento delle dimensioni di questa regione del cervello. “Questo studio – ha commentato il professor Stefano Cappa, specialista della Sin – è la prova che la plasticità del cervello continua per molti anni dopo la nascita e, addirittura dopo l’adolescenza. Finora invece, l’orientamento della comunità scientifica concordava sul fatto che la plasticità cerebrale fosse particolarmente marcata solo nei primi anni di vita dell’uomo”. Il fatto che l’aumento delle dimensioni del cervello sia specifico della parte che interessa il riconoscimento dei volti, e non riguarda una regione vicina, deputata al riconoscimento dei luoghi, conferma il ruolo centrale che la capacità di riconoscere gli altri ha per la nostra specie che infatti, risulta eccellere in questa abilità.


NEWS associazioni LICE - Lega italiana contro l’epilessia

Dissonanze, un docufilm per ridare speranza ai pazienti epilettici Solo chi ha vissuto una malattia sulla propria pelle riesce a trasmettere il faticoso cammino di sofferenza e di rinascita per superarla. Raccontare l’esperienza di essere malati e il viaggio per uscire da condizioni di malattia può talora essere infarcito dalla sofferenza al punto che il racconto non riesce a essere obiettivo e finisce col travolgerci con eccessivi drammi e tragedie. Non è affatto così per i protagonisti del docufilm DISSONANZE realizzato dalla LICE con il contributo di UCB Pharma per la Giornata internazionale dell’epilessia del 13 febbraio scorso: le storie di Lucrezia e Francesco, due veri pazienti trasformati in attori dai registi Emanuele Pisano e Alessandro Grande, riescono addirittura a trasmettere un messaggio di speranza e a rompere lo stigma che da sempre accompagna il mal caduco. Nel film manca il personaggio che vive empaticamente la malattia dietro il riparo di un camice bianco, talora faticando a mantenere il giusto equilibrio fra sofferenza e distacco: saper tradurre la malattia vissuta in terza persona può regalarci film come il noto RISVEGLI con Robert De Niro ricavato dall’omonimo libro di Oliver Sacks. Qui l’unico medico è Francesco che sa interpretare entrambe i ruoli regalandoci l’immagine del malato che gestisce la sua malattia con nostalgica rassegnazione verso le cose della vita che gli sono negate come recarsi con ritualità ogni mattina ad accendere in strada

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un auto che non guiderà più per sua consapevole scelta. Lucrezia, una giovane ragazza appassionata di musica rock che adora perché il suo frastuono riesce a zittire quello che sente nella mente quando è colpita da un accesso, ci regala lo spaccato di altre figure importanti nella vita di questi pazienti che spesso condividono le loro stesse sofferenze: madri e padri, figli e figlie, mogli e mariti, chiunque sia legato a loro da un sottile filo rosso d’amore e affetto che la malattia rende sempre più tenace e che a volte si mortifica di fronte alle difficoltà di una guarigione che non arriva. In Dissonanze c’è solo il padre di Lucrezia che la segue ovunque, anche nei concerti rock che lei adora. L’ultima scena è una “zoomata” su uno di questi concerti, stracolmo di gente felice, un lieto fine forse fin troppo bello per essere vero.... Il film è stato proiettato all’Università La Sapienza di Roma l’11 febbraio in anteprima per i giornalisti al corso LICE Epilessia Una Malattia Sconosciuta Ai Media e un mese dopo per i neurologi lombardi presso la Sala Maria Bambina dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, ma è certamente degno di una programmazione d’essai nelle normali sale cinematografiche, magari in una campagna di sensibilizzazione sul vissuto di questa malattia. A cura di Cesare Peccarisi

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2. Bonifico bancario: Beneficiario: M e P Edizioni IBAN: IT 70 V 05584 01604 000000023440 Specificare nella causale l’indirizzo a cui inviare la rivista

numero 3 · 2016 la neurologia italiana


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